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Autore: ila_D    23/07/2012    8 recensioni
Salve! Questa è la prima fanfiction che scrivo e pubblico, perciò non siate troppo duri con la sottoscritta ^///^ E passiamo alla storia ora u.u
Diciamo che è partito tutto con un "e tu? hai mai pensato a Elena&Klaus?" ebbene come avrei potuto non pensarci! così ho iniziato a buttare giù qualcosa ed eccomi qui!
La fanfiction riprende dalla fine della puntata 3x05 e svilupperà una propria trama. Buona lettura! ila_D
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elena Gilbert, Klaus, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Elena ha bisogno di sangue, adesso-.

Restituì a Stefan uno sguardo che rasentava la pazzia, tanto era vacuo e stanco.

Sangue. Ha bisogno di sangue. Ha bisogno del mio sangue.

-Andiamo Elena! Morirà!-.

Morirà. Klaus morirà.

Stefan sembrava esasperato; non aveva a che fare con Elena, ma con lo spettro di questa. Stava cercando di far ragionare un involucro privo di vita. La scosse violentemente per le spalle, pentendonese subito dopo dall'urlo che cacciò lei. Le aveva toccato il braccio rotto.

Ma aveva funzionato, il suo sguardo aveva di nuovo la consueta scintilla di determinazione.

Se non gli dono il mio sangue Klaus morirà.

Giaceva a terra, sostenuto parzialmente dalle braccia di Stefan. Sembrava addormentato. Il sonno della morte.

Aveva un braccio fuori uso, ma si alzò rapidamente, prendendo la prima pietra affilata che trovò. Non poteva ferirsi sulle braccia. Bene, anzi perfetto. Si aprì una ferita all'altezza della gola.

Una sottile linea rosso scarlatto ne fuoriuscì. Poi iniziò a uscire velocemente.

Si accosto alle sue labbra, ora pallide e screpolate. Aveva teso il braccio sinistro, quasi istintivamente. Così Stefan si alzò e lo affidò completamente a lei. Corse dall'altro lato della cripta, forse in aiuto agli altri, o da Rebekah... non aveva più importanza.

Strinse quel corpo a se.

Lo strinse come se fosse la sua unica ancora di salvezza in mezzo al mare in bufera.

Lo strinse come se non ci fosse un domani.

Lo strinse come se fosse la sola ragione per cui restare in vita.

Lo strinse come lui aveva stretto lei la notte del sacrificio.

Si sentiva mancare al solo pensiero di quella volta, della cattiveria di lui e della morte di... no, basta.

Ora era tutto diverso.

Un altro respiro profondo. E chiudendo gli occhi accostò la gola sanguinante alle sue labbra. E attese.

I secondi e poi i minuti in cui non avenne niente. Nessun cambiamento.

Nessun movimento che le fece percepire se qualcosa stesse cambiando in lui. Se il suo sangue stesse facendo effetto.

Strinse ancora di più il suo corpo, anche se le forze la stavano abbandonando insieme al sangue. Secondi e minuti. Niente.

La presa del suo braccio si era allentata.

Secondi e minuti. Niente.

Stava perdendo conoscenza.

Secondi.

I suoni scomparvero.

E minuti.

Così come la presa su di lui.

Un cambiamento.

Priva di svenire completamente, sentì la sua bocca muoversi sul collo, e una mano sulla nuca.

 

Un corpo caldo sopra di lui. Un odore invitante gli stuzzicava il delicato olfatto. Una leggera pressione sul suo busto.

L'odore più forte e penetrante. Una dolce e lenta tortura.

Ne sentiva quasi la consistenza... era... cos'era?

I sensi erano in subbuglio. Un turbinio di sensazioni diverse, ma che richiamavano e convergevano tutte nella fame. Bruciante. Vitale. Fame.

E poi capì.

Capì dove si trovava.

Sentì il suo corpo ridotto a un cadavere raggrinzito, sentì la necessità.

Sangue. Qualcuno gli stava offrendo il suo sangue.

Inspirò e si lasciò avvolgere quasi inconsapevolmente da ciò che oramai era diventato parte del suo quotidiano.

Sentire il cuore battere insieme a quello della vittima, sentire a fiotti il liquido che gli inondava la bocca e restituiva nuovo vigore al corpo. Il cuore morto che pompava ancora, la pelle riacquistava pian piano la sua consistenza.

Riacquistava la vita.

I due cuori ora battevano all'unisono, quel suono rimbombava in tutto il suo essere.

Sarebbe rimasto così per sempre, se non si fosse reso improvvisamente conto di chi stringesse tra le braccia.

Si staccò bruscamente, gli occhi ancora iniettati di sangue e i canini che pulsavano. All'inizio non distinse nulla, se non una cascata di capelli castani sopra di se.

Riversa totalmente contro di lui, Klaus vide Elena priva di sensi. Pallida, un brutto taglio alla base del collo -lenito un poco dalla sua saliva-, un braccio piegato in una posizione innaturale, piccoli graffi e lividi un po' ovunque sulla pelle, e polvere sul viso e gli abiti. Lacrime incrostate sulle guancie.

Si era donata completamente a lui.

Gli aveva ceduto il suo sangue.

Gli aveva affidato la sua vita.

L'adagiò sulla parete di roccia e si alzò. Nuova forza gli scorreva in corpo, adesso.

Ma la rabbia, quella era sempre la stessa.

Il dolore, quello era sempre lo stesso.

Erano sempre gli stessi mentre puntava gli occhi su colui che odiava, Michael.

I suoi fratelli stavano lottando con lui. Elijah, Kol, Finn.

Bene, era arrivata la resa dei conti.

 

Rebekah teneva Bonnie per la gola, visibilmente fuori di se. Stefan le diceva di stare calma e aspettare. Aspettare cosa?

Che quella stronzetta mandasse in pappa il cervello a tutti a forza di aneurismi? Col cavolo! In più faceva parte attivamente al piano per uccidere suo fratello. Doveva morire, altrochè!

-Bekah, lasciala. Aspettiamo prima di compiere gesti avventati-.

Ancora Stefan. La mollò bruscamente facendola cadere a terra, sotto lo sguardo atterrito di Alaric. Bonnie ansimava con le mani sul collo, a occhi chiusi. Stefan sorrise, ma il sorriso non arrivò a illuminargli gli occhi verdi.

Diciamo che non riusciva a dire di no a Stefan.

-Così sarei un mostro, eh?-.

Si voltò al suono di quella voce. Era Nick.

-Invece tu cosa sei?-.

Un ghigno beffardo in risposta.

-Tu cosa sei?-.

Un brivido le corse sulla schiena all'udire suo fratello gridare.

-Per tutta la vita mi hai trattato come fossi un animale, tuo figlio!-.

Insieme a Rebekah ora guardavano anche Stefan e gli altri.

-Oh no, ma non mi hai mai considerato come tale, vero? Ero una vergogna per te, una macchia incacellabile sul tuo onore!-.

I suoi fratelli avevano lasciato Michael e si erano affiancati a Klaus.

-Il figlio bastardo nato dall'unione di tua moglie con una bestia-.

Sentì la mano di Stefan sulla sua spalla, e solo allora si rese conto di tremare. Aveva sempre avuto paura di uno scontro tra Nick e Michael. E ora che stava avvenendo, probabilmente sarebbe stata l'ultima volta. Per Michael. O per Nick.

-Con l'inespiabile colpa di essere venuto al mondo! Dillo! È così non è vero? La mia colpa è essere nato! Dillo!-.

-È così-.

Improvvisamente sentì le guancie umide. Lacrime irrefrenabili vi scorrevano. Lacrime di dolore per lui.

-Guardami. Guarda in cosa mi hai trasformato! Guarda cosa hai fatto di me!-.

Lacrime di dolore per l'inferno della sua vita.

-Sono ancora io il mostro?-.

L'inferno della propria vita. Di Elijah. Di Finn. Di Kol.

-E per completare la tua grandiosa opera hai ucciso lei! Cosa ti aveva fatto? Cosa ti aveva fatto?-.

-Ho evitato il rischio che altri mostricciatoli venissero al mondo...-.

Chiuse gli occhi. Ma non cambiava nulla. Come si era arrivati a tal punto? Come si era arrivati a tutto quell'odio?

-...sei un ibrido. Eri mezzo umano e mezzo lupo. Lei era la figlia di una bestia-.

Riaprì gli occhi. Lei era...Non sapeva tutta la storia allora.

-Ma non era così! Il gene del licantropo salta una generazione! E tu lo sai! Lo sapevi! L'hai uccisa perchè io soffrissi di più!-.

Ancora quell'odiosa risata di scherno.

-Sono scappato da te per mille anni. Non ti bastava aver reso la mia vita un inferno, dovevi rendere un inferno anche la mia eternità-.

Erano scappati da Michael per mille anni. Non erano rimasti in un posto più di qualche mese, lui riusciva a scovarli ogni volta. Dovevano abbandonare tutto ogni volta. Guardò Stefan, sempre vicino a lei.

-Ma adesso basta. Non scapperò più da te.-.

-Finalmente hai deciso di arrenderti?-.

Poi lo vide. Il paletto dell'antica quercia nella mano di Elijah. E lui lo porse al fratello.

Michael lo gettò a terra, e rotolarono insieme, dandosi dei pugni. Ma Nick non mollava mai la presa dal paletto. Rotolò sopra Michael, il paletto sul suo cuore. Michael ribaltò la posizione, il paletto sul cuore del fratello. E così svariate volte.

I suoi fratelli non intervenivano. Capivano. E aspettavano.

Invece sentì la strega provare a fare qualcosa in favore di Michael. Certo che non si arrendeva mai quella, pensò stizzita. La tramortì con un pugno prima che Stefan potesse aprire bocca. Lo guardò, e lui con un sospiro l'assecondò.

-Scusami Rick- e quello svenne dopo un pugno alla stomaco.

Ecco fatto, che intervenissero sullo scontro, adesso.

Una pugnalata a Nick. Un battito perso.

Una pugnalata a Michael, ma nello stomaco.

Poteva sentire che anche Stefan, vicino a lei, era teso come una corda di violino. Pronto a scattare.

Si sentì circondare, e si sentì un pochino meglio con i fratelli vicino. Le sorrisero brevemente.

Un urlo e del fuoco improvviso posero fine allo scontro.

Il terrore la scosse dal profondo e corse fino al fuoco.

Illuminava la cripta con dei bagliori arancio e dorati, rendendo il tutto stranamente inquietante.

Si sentì mormorare con voce flebile -no,no,no,no,no...- finchè lo vide, e le gambe le cedettero.

Lo guardò in ginocchio, come se fosse la prima volta. Lui fissava il fuoco, gli occhi ridotti a due fessure.

-Addio, padre-.

Lentamente si voltò verso di lei e le rivolse un sorriso stanco.

-Oh, Nick!-.

E rise. E pianse. Le stille salate in bocca e sulle labbra, e rideva.

Gli buttò le braccia al collo, la sensazione indescrivibilmente bella di poterlo abbracciare ancora per tutte le volte che voleva. Sano e salvo.

Niklaus era sano e salvo.

-Attenta a non stritolare le mie ossa, Bekah- le disse piano.

-Va bene, va bene, ho capito...- disse in risposta allontanandosi.

Era finita. L'incubo era passato. Stavano bene. Era finita.

Pensò che sarebbe stato difficile adesso cancellarle il sorriso ebete che si era stampata in faccia.

Lui e Stefan si diedero due pacche sulla schiena -nemmeno fossero dei camerati- e poi Stefan gli fece un cenno. Il fratello rispose con grugnito e si voltò dall'altra parte.

Ma come facevano a capirsi esprimedosi a versi e grugniti?!

Uomini, si disse scuotendo la testa.

Nick ora si dirigeva nell'altro lato della cripta. Si era accovaciato e fissava il terreno.

Perchè fissava il ter...?

Oh.

Non fissava il terreno.

No.

Fissava Elena.

E non si stava limitando a fissarla. Le stava accarezzando una guancia, e i capelli.

E il sorriso ebete che aveva stampato sulla faccia, e che niente e nessuno poteva cancellare... era scomparso. Svanito, cancellato.

Suo fratello stava sollevando Elena, delicatamente.

Maledizione, pensò contrariata. Ecco, ci risiamo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice u.u

 

In costante ritardo, eccomi gente!

Non ho avuto molto tempo, e scrivevo nei pochi momenti in cui ero a casa. Inoltre (sono in vacanza, capitemi xD) la connessione non è delle migliori, per non dire pessima, per cui devo sbrigarmi prima che mi abbandoni nuovamente.

Allora, credo che con questo chap il problema "Michael" sia definitivamente chiuso u.u Ora mi concentrerò sulla nostra coppietta! XD

Ho urgente bisogno di sapere se questo capitolo andava bene, e se vi è piaciuto, perchè questa volta sono molto insicura...

Per favore, se passate lasciatemi una recensione, ve ne sono immensamente grata!

Ringrazio di tutto cuore i magnifici che hanno recensito la scorsa volta, ovvero:

 

Elisetta Slitherin

emanuela89

Dama DeLupottis

morgansglasses

Hugghina

Aniel

 

Detto ciò, scappo!

Spero al più presto,

ila_D

 

 

  
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