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Autore: Neko    23/07/2012    3 recensioni
Una nuova avventura travolge inaspettatamente i Mugiwara partiti per affrontare le sorprese del Nuovo Mondo.
Da una strana isola dove avvengono fenomeni strani, si ritroveranno a che fare con quello che il destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente dopo secoli sono riuscita a terminare il capitolo che era già per 2/3 scritto. Però mi sarebbe piaciuto allegare un immagine dei personaggi, ma anche se l’ho iniziata…alla fine l’ho abbandonata non tanto contenta del risultato.

Bhe spero che ci sia ancora qualcuno che mi segua.

Recensite numerosi e buona lettura.

Neko =^_^=

 

Cap 38: Nel paese delle meraviglie?

 

Zoro? Chi è Zoro?”

Nami sgranò gli occhi e successivamente, abbozzando un sorriso preoccupato disse “Ti sembra il momento di scherzare, Zoro?”

“Ragazzina, non so chi tu sia, ma non ho tempo da perdere. È tardi e devo andare…ehm…” Il coniglio si interruppe e, guardando Nami con uno sguardo confuso, chiese “Da che parte è il nord?”

Nami, incredula di vedere che Zoro anche con quelle orecchie bianche da coniglio  restava comunque Zoro, gli indicò la direzione da prendere non rendendosi conto che così facendo, gli diede l’occasione di andarsene.

Nami sbuffò “Grandioso! E adesso che faccio? Non so come trovare gli altri e Zoro è partito di testa!”

Dato che non conosceva il modo di uscire da quella assurda situazione, decise di continuare il suo cammino, nella speranza di trovare i suoi compagni. Intraprese il sentiero che era segnato da un tappeto morbido di erba più scuro rispetto al resto del prato e fra un passo e l’altro si guardava intorno. Sembrava tutto nella norma. Gli alberi non erano più alti o più particolari di quelli del mondo reale, i fiori sembravano non parlassero e gli animali erano normali. Si trovò a domandarsi cosa mai Alice avesse potuto trovare di meraviglioso nel paese delle meraviglie, sempre ammesso che quello fosse davvero il paese del racconto di  Lewis Carroll.

“Ti dico che lo è!” disse una voce

“Ma no che non lo è!” disse un’altra.

“Ma lo sembra!” rispose la prima.

“Se lo sembrasse lo sarebbe!” continuò la seconda.

Quelle due voci per Nami erano alquanto familiari. Sapeva già di chi si trattasse e per quanto fossero strambi i suoi compagni, si chiese il perché di quell’assurda conversazione.

Si diresse sul luogo dal quale provenivano le voci e alla vista dei suoi compagni, la navigatrice disse “Per fortuna vi ho trovato. Questo posto è assurdo. I vestiti che cambiano, io che mi rimpicciolisco, Zoro che diventa un roditore e…!” disse Nami, tacendo improvvisamente e guardando stupita i suoi due compagni che portavano dei pantaloni tenuti su da delle bretelle rosse, indossate insieme a una maglia bianca a strisce blu.

“Che storiella carina!” disse il primo, che sorridendo continuò “Io sono Pinco Panco!”

“Alla rovescia io sono Panco Pinco!” si presentò l’altro.

Nami si portò esasperata una mano alla fronte, prevedendo un po’ di guai per quella situazione che diveniva, passo dopo passo, sempre più ridicola.

“Siamo fratelli!” continuò  Pinco Panco.

“Gemelli!” puntualizzò Panco Pinco “Possiamo raccontarti una storia!”

“BASTA!” urlò la navigatrice mettendo a tacere i due fratelli. “Non so cosa stia succedendo, ma voi  non siete Panco Pinco o Pinco Panco. I vostri nomi sono Franky e Brook e siete dei pirati, non fratelli, né tanto meno gemelli!”

“Perché? Non ci somigliamo?” chiese Franky o per meglio dire Panco Pinco.

Nami non gli rispose, non a parole almeno, perché esso ricevette un sonoro pugno in testa per la sua domanda idiota.

“Che male! Non sei affatto carina!” disse Franky/Panco Pinco.

“Niente storia per te!” disse Brook/ Pinco Panco.

“Ragazzi svegliatevi! Non potete non ricordare chi siete realmente. È impossibile che abbiate scordato il nostro legame di amicizia, le nostre mille avventure e il vostro vero essere!” disse la navigatrice, supplicando loro di fare uno sforzo di memoria “Ci deve essere qualcosa in questo posto, che vi deve aver fatto qualche sorta di incantesimo, che vi ha reso personaggi di una fiaba, ma nessun potere può avere effetto su di voi se  non glielo permettete, soprattutto se avete piena fiducia in voi stessi e su quello che siete!”

“Ma noi sappiamo chi siamo! Io sono Pinco Panco!” disse Brook.

“Alla rovescia io sono Panco Pinco!” disse Franky puntandosi il suo enorme dito al petto.

Una vena cominciò a pulsare sulla tempia di Nami, la quale, raccontando loro numerose cose, cercò di far tornare in sé i suoi compagni.

“Non posso essere uno scheletro, sarei morto!” disse Brook.

“Infatti lo sei, ma…”la ragazza sospirò “Sentite, proverò a cercare gli altri sperando di trovarli in condizioni migliori delle vostre. Voi due non muovetevi da qui!” Disse la navigatrice, rassegnandosi all’evidenza che da sola poteva poco contro la testardaggine dei suoi compagni e si incamminò, continuando a seguire il viale erboso.

Camminò per diverso tempo, tanto che i piedi cominciarono a dolerle, ma non si arrese tanto facilmente. Doveva trovare assolutamente i suoi nakama e risolvere quella situazione al più presto. Aveva come una brutta sensazione, la quale, senza che se ne rendesse conto, le fece aumentare il passo.

“Oh, chi abbiamo qui, Alice!” disse una vocina tenera.

“Chopper, sei tu?” chiese Nami non vedendo niente intorno a sé.

“Chopper? Che nome buffo!” disse una testa con un paio di corna e il naso blu, comparsa sopra di un ramo.

Nami guardò qualche istante quella testa fluttuante, per poi dire “Fammi indovinare, tu sei lo stregatto!”

“Non sono un gatto, ma una renna!”

A Nami le si illuminarono gli occhi, credendo che almeno il dottore si ricordasse realmente chi fosse, ma la sua felicità si spense molto presto.

“Ti sei persa, Alice?”

“Smettila di chiamarmi Alice, non è quello il mio nome!” disse Nami scocciata.

“Oh povera piccola ragazzina…” cominciò la piccola renna, scomparendo e apparendo accanto a Nami “Non ti ricordi più chi sei?”

“No, io ricordo bene chi sono. Tu e tutti gli altri invece avete problemi di identità e mi state facendo impazzire. Come posso farvi ritornare quello che eravate?” chiese la ragazza supplichevole, sperando in una risposta esauriente.

“Ritornare come eravamo? Non si può far rinsavire dei pazzi e qui nessuno a le rotelle a posto, tu compresa Alice!”

Nami lo fulminò con gli occhi prima che la renna, scomparendo, dicesse “A destra per il thè”.

Nami guardò il punto in cui Chopper si trovava fino a un istante prima stralunata, non capendo il senso della frase “Che significa?” domandò sperando in una risposta, ma tutto tacque.

Sbuffò per l’ennesima volta, non nascondendo quella preoccupazione, che le diceva sempre di più di fare in fretta a trovare una soluzione.

Il suo cammino continuò fino a giungere ad un bivio. Osservò entrambe le direzioni cercando di intravedere qualcosa che le indicasse la direzione da prendere, ma lo stesso paesaggio le si parava dinnanzi in entrambe le direzioni.

“A destra per il thè!” sussurrò, ricordando l’indicazione datagli poco prima dallo “stregatto”.

“Ma certo! Il cappellaio matto e la lepre marzolina!” si disse scavando nella sua memoria, cercando di ricordare il seguito di quella storia, che non aveva mai amato.

Non ci mise molto ad adocchiare in lontananza una tavola imbandita con due figure che si muovevano in continuazione. Si avvicinò e si sentii sollevata nel riconoscere in una delle figure che sedavano al tavolo, quella Rufy.

Esso indossava dei pantaloncini lunghi fino alle ginocchia di un colore nero, scarpe mal ridotte e sporche di colore marrone, sebbene non si riuscisse a capire se fosse il colore originale, un foulard alla gola giallo e una giacca viola scura abbinato al cappello a cilindro, al di sopra del quale era posato il suo solito cappello di paglia. Nami lo identificò subito…era il cappellaio matto.

Cominciò a correre verso la tavola urlando il nome di Rufy, ma dovette abbassarsi improvvisamente quando si vide arrivare contro una caraffa piena di thè, che fortunatamente andò a schiantarsi contro un albero.

“Ma sei impazzito stupida lepre che non sei…Sanji?” disse a bocca aperta. Non bastava che fossero spuntate le orecchie a Zoro, anche Sanji doveva diventare un roditore.

Nami si ritrovò a domandarsi come mai Rufy non lo avesse ancora mangiato.

“Oh Alice!” disse Rufy avvicinandosi con un passo un po’ barcollante alla ragazza. Le cinse le spalle e spingendola verso la tavola disse “Vuoi una tazza di thè? O mezza?” le disse porgendole una tazza tagliata a metà, senza però che perdesse il suo contenuto.

Rufy, sono io…Nami!” disse la ragazza guardandolo negli occhi. Sperava che a sentire il suo nome, almeno lui potesse tornare in sé.

Rufy? Chi è Rufy? Non importa accomodati!” disse indicandole una sedia.

Nami sbuffò e provò a sedersi, ma la lepre marzolina si mise ad urlare “Quel posto è occupato!”

Nami guardò il suo compagno sbattendo le palpebre. “Da chi?”

“Ma da me sciocchina!” disse Sanji alzandosi e andandosi a sedere al posto che aveva scelto Nami.

Un’altra vena cominciò a gonfiarsi “Non importa, sto in piedi!”

“Ma ci sono tante altre sedie su cui…” cominciò Rufy.

“Smettila!” urlò, sorprendendo il cappellaio matto.

“Qualche problema Alice?” disse il ragazzo, che inaspettatamente venne preso per il colletto dalla ragazza, che con voce grossa lo ricattò “Chiamami un’altra volta Alice e giuro che distruggo il tuo cappello di paglia!”

Il cappellaio matto e la lepre marzolina si guardarono prima di scoppiare a ridere.

“Oh non importa, ne farò un altro!” disse Rufy alzando le spalle.

Nami lasciò la presa e alcune lacrime cominciarono a bagnarle le guance, un po’ per la delusione, un po’ per lo stress. Sperava veramente che almeno Rufy tornasse in se stesso.

Gli diede uno schiaffo e gli urlò “Sei solo un idiota. Non puoi esserti scordato del tuo sogno, della tua promessa…di me!”.

Il cappellaio si portò una mano sulla guancia pulsante e guardò confuso la ragazza, ma questa, non vedendo nessuna reazione da parte di Rufy, corse via.

Corse per diverso tempo, appoggiandosi a un ramo quando si sentì mancare il fiato. Si asciugò gli occhi e cominciò a domandarsi perché tutto quello fosse capitato a lei. Era quasi sempre Rufy a risolvere i problemi in cui la ciurma si trovava, sebbene fosse sempre lui a condurre tutto il gruppo nei pasticci. Ora toccava alla navigatrice, ma lei non si sentiva all’altezza delle situazione.

Si buttò sul prato con le braccia aperte e guardando il cielo, notò degli strani cerchi di fumo di diverso colore che si alzavano sempre di più.

Immaginò immediatamente che fosse opera del brucaliffo. Ricordava che nella fiaba di Alice, il bruco era l’unico che sappe dare delle risposte alla protagonista, quindi, dirigendosi verso il luogo da dove vedeva provenire quel fumo, Nami decise di provare con lui,nella speranza che gli dicesse come uscire da quella situazione.

Si guardò intorno, ma non riuscì a trovare il bruco da nessuna parte. Continuò a camminare credendo di aver sbagliato luogo, quando ad un tratto sentì delle grida “Non mi pestare, non mi pestare, non mi pestare!”

Nami abbassò lo sguardo e sopra un fungo, notò un strano bruco col naso lungo e capelli neri ricci. La navigatrice era convinta di trovarlo a una grandezza simile alla sua e si sorprese di vederlo piccolo come un qualunque verme. Fu allora che si ricordo, che nel racconto Alice si era rimpicciolita a quel passaggio.

Sebbene gli facesse una certa impressione, nonostante riconobbe in quel personaggio il suo amico Usopp, lo prese in mano per poterlo udire meglio.

“Sei pazza Alice? Mi stavi quasi per fare di me un insetto morto!” disse con un tono di rimprovero Usopp, dopo di chè aspirò dalla sua pipa, buttando fuori del fumo colorato, spazzato via da un soffio di Nami.

“Senti Usopp o Brucaliffo, sai come posso uscire di qui?” gli chiese andando direttamente al sodo.

“Hai provato a usare la porta dalla quale sei entrata?” disse logicamente il bruco.

Nami dovette resistere dal pestarlo “Senti, non ho tempo voglia di giocare con te. Io non sono Alice e mi sono ritrovata in questo assurdo posto, con i miei compagni che hanno cambiato personalità. Cosa devo fare per uscire da questo posto, da questo personaggio e far tornare tutto alla normalità?” disse Nami esasperata.

“Alice, se davvero non sei Alice, forse devi semplicemente finire il racconto. Se questa è una fiaba, ripercorri le tappe della storia e quando finirà forse tornerà tutto alla normalità!” disse Usopp grattandosi il naso.

“Sei geniale. Farò così. Forse è per questo che nessuno è riuscito a ricordarsi di me o del vero io!”

“Ora che hai risolto il problema signorina, mi lasceresti andare? Dovrei cominciare la mia muta!” disse Usopp con aria seccata.

Nami gli sorrise e lo rimise sul suo fungo.

“Cercherò di terminare la storia il prima possibile, ma tu non svolazzare in giro, che anche tu se un mio compagno da salvare, intesi?” disse mentre si allontanava sempre di più!

“Se un bruco come me è un compagno di quella ragazzina, non oso immaginare che tipi sono gli altri suoi nakama…spero solo che non vi siano uccelli!”

 

“Non ricordo bene come finisce la mia storia…cioè quella di Alice, ma se mi faccio trascinare magari verrà tutto da sé!” disse Nami ad alta voce, giungendo all’ingresso di un enorme labirito.

“Forza Alice, diamoci da fare!” disse più determinata che mai.

 

 

 

 

  
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