Jane
Levy, nel ruolo di Eleanor Coleman, ovvero Lily^^
***
27 Dicembre ***
Parte
2^
Damon
spalancò la porta di casa Gilbert senza bussare.
A passo
svelto, raggiunse la cucina, mettendo dapprima in allerta e poi
sorprendendo i tre che stavano consumando la cena in
tranquillità.
«Damon, che ci fai qui?» la voce
un po' acuta di Elena, che lo guardava incuriosita.
«Alzati,
dobbiamo andare via da qui, e alla svelta!» il tono di Damon
risultò duro, meccanico, inanimato, e il suo sguardo non fu da
meno: la fermezza autoritaria imposta dalla circostanza non era nulla
paragonata alla crudeltà con cui il vampiro stava cercando di
annientare la sua anima, pur di non sentire dolore, pur di non
risentire la voce di Summer, che a tratti veniva evocata dalla sua
mente come una sorta fantasma.
«Cosa?! Damon, che sta
succedendo?!» Elena si alzò con un fare agitato, e anche
Alaric e Jeremy fecero lo stesso, i loro volti preoccupati quanto
interrogativi.
Ma il vampiro aveva dato loro le spalle, per
dirigersi nuovamente verso l'ingresso. Dall'appendiabiti, afferrò
il giubbotto di Elena.
I tre lo seguirono.
«Damon,
parla!» fece la ragazza, ormai stanca e spazientita da quei
modi.
Il vampiro le porse il giubbotto, dicendo: «Klaus, sta
venendo qui. Ha scoperto che sei viva» nuovamente, la sua voce
risultò impassibile. Si avviò verso la porta, senza
neanche dare alla ragazza il tempo di smaltire quell'informazione,
l'aprì e le fece cenno di uscire. Il suo sguardo e i suoi
atteggiamenti erano glaciali, privi di coscienza: quest'ultima era
interamente impegnata nel duro compito di non pensare alle parole di
Summer: se abbassava la guardia, anche per un solo istante, se si
distraeva, risentiva quella frase che gli squarciava il petto come
una fredda lama.
“Mi saresti solamente d'intralcio...”
Non poteva permettersi di soffrire: certe situazioni non lo
concedono; ma, soprattutto, lui non voleva.
«No!»
esclamò la ragazza con decisione «Sono stanca di
scappare, Damon. Non lo farò...».
«Elena non
dire assurdità...» obbiettò subito il fratello,
sotto l'occhiata accondiscendente di Alaric.
Il vampiro la
incenerì con lo sguardo, avvicinandosi a lei con dei passi
diretti e sicuri.
«E di un po', qual è l'alternativa?
Mh?! Aspettare Klaus, farlo accomodare, invitarlo a cena e discutere
cordialmente della possibilità di non farti fuori? È
questo il tuo piano?!»
«Non ho nessun piano, è
vero, ma non voglio scappare, Damon. Non più...» lo
sguardo di Elena gli tenne testa, ma gli occhi di Damon si accesero
di una rabbia algida.
Ora ci si metteva anche lei a farlo
sentire un incapace!? Cosa pensava? Che a lui facesse piacere
scappare in quel modo? Che fosse da lui? Lo faceva esclusivamente per
proteggerla! Maledizione! Stava dannatamente facendo quello che gli
altri volevano! Quello che gli era stato detto di fare!
Stefan
la voleva al sicuro alla casa sul lago e Summer la voleva lontana da
Klaus, proprio come desiderava che lui stesse fuori dai piedi!
Possibile che neanche questo andasse bene?!
Cosa
diavolo pretendevano tutti?!
Se fosse stato per lui, i piani
sarebbero stati ben diversi. Ma non poteva fare di testa sua: lui
doveva stare in panchina, lui sarebbe stato solamente
d'intralcio...
«Forse ha ragione, che senso ha?
Piuttosto, a che punto siete con il pugnale? Dov'è
Summer?».
Damon fulminò all'istante anche Alaric, ma
si sforzò ugualmente di mantenere quella calma che tutti
stavano mettendo a dura prova.
Summer … perché
l'aveva nominata?!
Una
fitta, una pugnalata, fredda, spietata.
Ma il volto del
vampiro restò immutato, congelato da quel freddo invernale che
stava invitando dentro di sé, pur d'intorpidire tutto ciò
che gli faceva male.
«Il pugnale è stato ultimato. E
la cacciatrice e la strega ci faranno guadagnare tempo...»
rispose con distacco. Si voltò verso Elena e disse: «Ma
se Klaus riesce a mettere le mani su di te...sarà tutto vano,
Elena, perciò infila quel dannato cappotto e non fare storie!»
scandì quelle parole con una calma inquietante, tanto del
nervosismo che si poteva avvertire in quel tono lineare, che proprio
non voleva lasciare spazio alla volontà altrui.
«No.
Dovremmo aiutarle...» lei scosse la testa con lo sguardo basso,
perso in un punto indefinito del pavimento.
«Elena, non dire
sciocchezze, dobbiamo andarcene» intervenne Jeremy.
Una
smorfia di furia rassegnata, e divenuta quindi passiva, modellò
le labbra del vampiro. Ok, era chiaro che dovesse cambiare
sistema!
«E se ti dicessi...che è stato Stefan a
suggerirmi di portarti via di qui...» una scia di voce sicura,
seducente, velatamente diabolica.
Lo sguardo di Elena mutò
all'istante: sembrò improvvisamente più sveglia, più
presente, come se le avessero gettato sul viso dell'acqua
ghiacciata.
«Hai parlato con lui?!...Dove si trova?»
chiese in un sussurro colmo di speranza.
«Non ne ho idea,
ma ci raggiungerà alla casa sul lago. Ah, ma se vuoi restare
qui, gli dico subito di fare marcia indietro. A te la scelta...»
disse, con i soliti modi tracotanti, dandole quel finto arbitrio, che
increspò le sue labbra in un ghigno vittorioso.
Elena
infilò il cappotto, guardandolo di sbieco, e lui rispose con
un sorriso caustico.
Alaric gettò un mazzo di chiavi che
Damon afferrò al volo.
«Andiamo con la Jeep...»
Si
avviarono verso l'auto e, prima di entrare, Alaric si voltò
verso Jeremy.
«Forse dovremmo avvisare Bonnie...in fondo
l'ultima volta sono riuscite ad avere la meglio perché c'era
anche lei»
«È dagli zii, non tornerà
prima di sabato. Posso provare a chiamarla, ma comunque le ci
vorrebbero circa 10 ore di macchina e...in verità...vorrei
lasciarla fuori da questa storia» disse, cercando
l'approvazione nello sguardo di Elena, che annuì
dolcemente.
«Capisco...» mormorò Rick,
tamburellando le dita sul tettuccio. Subito dopo, si accomodò
al suo posto accanto al vampiro.
Elena si sentì sollevata
nel sapere che l'amica non sarebbe stata coinvolta in quella
battaglia, e sorrise ancora al fratello, per fargli capire di aver
fatto la scelta più giusta.
Damon, invece, avrebbe
preferito non ascoltare quell'avvilente versione dei fatti. Ce
l'avrebbero fatta senza l'aiuto di Bonnie?
Ancora una volta,
quella dannata voce prese vita nella sua mente e, nel momento in cui
mise in moto l'auto, lo costrinse a chiudere gli occhi con forza.
Ci
combattette ancora, dolorosamente, e poi riuscì a metterla a
tacere.
Stava facendo la cosa più giusta.
Stava
facendo ciò che gli altri volevano.
Stava lasciando Mystic
Falls.
In ogni caso, lì sarebbe stato solamente
d'intralcio...
***
***
Summer se
ne stava poggiata alla moto con le braccia conserte. Alle sue spalle,
i riverberi rossastri di un sole all'ultimo atto accendevano di
riflessi ramati alcune ciocche dei suoi larghi boccoli. Sopra di lei,
il cielo era conteso tra il giorno e la notte, e di fronte ai suoi
occhi, da dietro ad una collina dal contorno ancora visibile e
pronunciato, presto sarebbe sorta la luna, che avrebbe fatto sia da
spettatrice indiscreta che da protagonista ignara.
Sul manto
stradale, la neve si era sciolta rapidamente, lasciando sull'asfalto
uno strato scivoloso, mentre ai lati della strada il bianco era
ancora presente in piccoli cumuli sparsi.
Il freddo pungeva la sua
pelle accaldata dalla tensione, e quel contrasto colorava le sue
guance di un rosa acceso.
Dalla posa ferma, per nulla tremante,
sembrava che la leggera maglia nera, di una lanetta sottile e dallo
scollo pronunciato e arrotondato, fosse sufficiente a fronteggiare la
bassa temperatura.
Nascosto in una tasca interna dello smanicato
di jeans, il pugnale. Nella mano destra, un paletto che roteava
nervosamente. Un sguardo gelido come la notte che si apprestava ad
arrivare.
Summer non si sentiva tranquilla o sicura di sé
come la prima volta in cui l'aveva affrontato, al ballo della
scuola.
C'era qualcosa di nettamente diverso nel suo stato
d'animo, così come più generalmente in lei.
Era
sempre stata combattiva, bellicosa, istintiva. Il doversi misurare
con un nemico forte e temuto da tanti l'aveva sempre eccitata e mai
spaventata. Ora, invece, c'era qualcosa di diverso nel suo stato
d'animo, ma non era propriamente paura, era una sua contorta
sfumatura, era una paura legata ad altro...era in qualche modo legata
a Damon. Lui l'aveva cambiata: aveva portato del valore alla sua
vita, l'aveva accesa di significato; e solo in quell'attimo Summer
capì di aver finalmente acquisito la paura di perderla. Forse,
fino a quel momento, quel coraggio estremizzato altro non era stato
che indolenza verso la sua stessa vita, pensò. Forse, pur non
avendo un interruttore per le emozioni, come i vampiri, era
riuscita ugualmente ad estraniarsi da se stessa.
Il ruolo era
diventato la sua vita.
Lei stessa era stata la prima
vittima della cacciatrice che sarebbe diventata.
Adesso,
invece, si sentiva pienamente cosciente di sé e padrona della
realtà che la circondava. Quel nuovo livello di consapevolezza
l'aveva scossa, facendola sentire presente nel suo stesso corpo,
finalmente presente in tutta l'interezza delle sua anima e nelle
nuove sfumature di cui si era colorata grazie all'amore, ma questo
comportava una marea di messe in discussioni e dubbi che non
l'avevano mai scalfita prima.
Di lì a poco, sarebbe
passato Klaus. Quella era l'unica via di accesso a Mystic Falls. La
strada per lasciare la cittadina era invece situata ad ovest, e
sarebbe stata quella percorsa da Damon per raggiungere la casa sul
lago.
Summer aveva l'occasione di uccidere Klaus quella sera
stessa, in fondo, avevano finalmente recuperato il pugnale. Quella,
poteva essere la fine di ogni cosa; eppure non riusciva a sentirsi
sicura di sé. Era da cinquecento anni che il pugnale non
veniva maneggiato da una cacciatrice, e se non ne fosse stata
all'altezza? Perché proprio lei?
Cercò di
debellare ogni insicurezza, pensando ad altro, ma ogni volta che i
pensieri cambiavano tipo di angoscia, rincontrava mentalmente gli
occhi spenti e feriti di Damon, e subito un nodo alla gola le
impediva di respirare.
Se quella sera fosse morta, non avrebbe
avuto neanche l'occasione per chiedergli di perdonarla. Avrebbe
chiuso gli occhi per sempre, ricordando il suo volto amareggiato e
freddo.
Si costrinse a focalizzare la sua attenzione su altro: non
poteva pensare a lui in un momento simile, per quanto le risultasse
impossibile. Doveva concentrarsi solo su Klaus.
Lily dava
l'impressione di essere tranquilla. Si era accovacciata di fronte
alla moto, e faceva passare il tempo giocando col suo telefono. A
vederle, non sembrava che fosse lei la più grande tra le due.
Ma la strega affrontava ogni situazione in un modo particolare:
spirituale, pacato, ottimista, proprio come lei.
Le cose
sarebbe andate com'era destino che andassero.
L'ibrido
percorreva quelle strade alla velocità imposta dal manto
stradale scivoloso. Il sole era appena tramontato e per l'apice della
luna piena mancava ancora del tempo.
A tratti, faceva smorfie
infastidite dai singhiozzi di Sarah, e si chiese perché non
avesse lasciato quella lagna al bar con Amanda, invece di rinunciare
a Bryan, che sembrava più accondiscendente e controllato, ma
poi capì che si trattava appunto di questo: si fidava più
di lui; Sarah andava tenuta sotto controllo, proprio come tutti i
vampiri fastidiosamente emotivi.
Fu costretto a frenare, vedendo
di fronte a sé una moto al centro della strada – in
perpendicolare al senso di marcia – e due ragazze in una posa
rigida, come se si fossero fermate lì ad aspettare
qualcosa.
La macchina slittò lievemente.
Non le
riconobbe all'istante, ma non gli ci volle molto.
Come diavolo
facevano a sapere del suo arrivo? Si domandò, mentre una
smorfia di rabbia gli sfigurava il viso.
«Cosa succede? Chi
sono?» domandò Gloria, seduta accanto a lui.
«Scendete!»
ordinò a voce bassa e controllata.
Klaus uscì
dall'auto, guardando quelle due con un'espressione
truce.
Improvvisamente, uno strano tremore scosse il suo corpo e
la testa gli girò per un istante. Era ovvio che non fosse
paura. Ma allora cosa diavolo era stato?
La sensazione
passò velocemente e lui l'attribuì erroneamente alla
rabbia. Non poteva immaginare che il pugnale fosse a pochi metri da
lui.
Avanzò di qualche passo, posizionandosi di fronte alla
sua auto.
«Vedo che siete ben informate su ogni mio
spostamento! Com'è che si chiama questo?...Stalking?!»
Summer
gli lanciò un'occhiata compassionevole e poi si voltò
verso l'amica, dicendo: «Sai, Lily, credevo che la cosa
peggiore fosse avere a che fare con lui, ma mi sbagliavo: avere a che
fare con lui che cerca di fare il simpatico è
decisamente peggio!».
La strega ridacchiò prontamente
e Klaus le incenerì con lo sguardo.
Lily e Gloria si
fissarono per un intenso istante: era come se entrambe avessero
saputo in anticipo che prima o poi sarebbe successo, che si sarebbero
scontrate. Almeno Lily, nella sua grande ricettività,
proiettata molte volte anche verso il futuro, non ne aveva mai avuto
alcun dubbio.
L'ibrido fu felice di notare che all'appello
mancasse una strega, e fu ancora più soddisfatto di se stesso
per aver lasciato Amanda a fare la guardia a Stefan.
Summer,
dall'aria spaesata, confusa e spaventata che avevano gli altri due
vampiri, capì subito che non erano altro che novellini. Il
problema era solo Klaus.
«Sei davvero impertinente per
essere una cacciatrice che brandisce un semplice paletto contro un
vampiro immortale, ma mi piace. Questa tua presunzione renderà
ancora più soddisfacente l'attimo in cui berrò tuo
sangue...»
«E tu sei piuttosto arrogante per essere un
originario con due vampiri novellini a fargli da bodyguard. Cosa c'è?
Non ti sentivi sicuro a venire qui da solo? Temevi che ti avremmo
fatto la bua come l'ultima volta?!».
Il volto
dell'ibrido si accese della sua ira: la cacciatrice aveva pronunciato
una verità scomoda, e l'avrebbe pagata a caro prezzo!
«Mi
hai davvero stancato» bisbigliò in un filo di voce colmo
di rabbia «Zahir, Sarah... non deludetemi! Ma non uccidetela,
il sangue delle cacciatrici va bevuto caldo! Farle esalare l'ultimo
respiro è un privilegio che tocca solamente a me...»
concluse diabolicamente, sotto lo sguardo combattivo di Summer.
Klaus
si poggiò all'auto, mettendo le braccia conserte.
«Tu,
Gloria...occupati della strega...».
Quasi subito, Gloria
stese il braccio destro all'altezza del petto e con il palmo rivolto
verso Lily; lei, invece, stese entrambe le braccia, spalancando le
dita e unendo i due indici e i due pollici, in modo da formare un
triangolo, che prendeva di mira il petto dell'altra strega. Il loro
potere scosse i rami degli alberi, dando vita ad un rumoroso
fruscio.
Tra loro era una lotta a distanza, in cui ognuna cercava
di prendere il controllo sul corpo dell'altra, fino a farlo
cedere.
Le pupille di entrambe si dilatarono, mentre sentivano una
forte raffica di potere spingere verso la propria per guadagnare
sempre più spazio. Entrambe, per conquistare il controllo dei
vasi sanguigni dell'altra, e quindi provocarne la rapida morte,
cercavano d'invadere l'invisibile area di potere atta a proteggerle.
La prima che ci sarebbe riuscita avrebbe vinto. Ma subito l'energia
delle due sembrò in perfetto equilibrio. Lily se ne sorprese;
aveva sempre creduto di essere più forte di lei, ma poi un
veloce ragionamento riaccreditò la sua convinzione:
l'incantesimo per ricostituire il pugnale era stato più
impegnativo del previsto, le sue forze erano quindi notevolmente
ridotte.
Intanto, Zahir si era materializzato alle spalle di
Summer, e prontamente l'aveva serrata in una morsa, chiudendo le mani
sul suo addome. Summer, in quella posizione, aveva le braccia
bloccate. Decise di lasciare la presa sul suo paletto, facendolo
cadere a terra; in quell'attimo, Sarah si sferrò su di lei,
ma, rapidamente, la cacciatrice l'allontanò con un calcio.
Appellandosi alla sua forza, afferrò le mani di Zahir,
sollevandole fin sopra la testa per liberarsi. Le tenne ancora ferme
nella sua morsa e, girandosi verso di lui, lo distanziò con un
potente calcio nell'addome. In un istante, riprese il suo paletto e,
con una gomitata ben piazzata, si liberò della ragazza, che
intanto l'aveva nuovamente attaccata. Nel momento in cui cadde a
terra, Summer ne approfittò, inginocchiandosi e piantandole il
paletto nel cuore, che decretò la fine della sua breve vita da
vampira. Zahir si rialzò, le si avvicinò con rapidità
e afferrò i suoi capelli, sbattendola di forza contro la moto,
che si rovesciò sotto il peso del suo corpo e la potenza di
quel colpo.
Mentre Summer era parzialmente distesa sul mezzo,
sentendo ogni suo pezzo in doloroso contatto con la sua carne, lui le
piazzò un calcio nelle costole, facendole emettere un
soffocato gemito di dolore. Si stava preparando per il secondo, ma
lei afferrò il suo piede, tirandolo verso di sé e
facendolo cadere a terra. Recuperò nuovamente il paletto ed
anche per lui venne la fine. Zahir, come Sarah, si raggrinzì
ingrigendosi.
Summer si rialzò con lentezza, premendo la
mano sulla costola dolorante. Lei e l'ibrido si guardarono con aria
di sfida. Entrambi carichi di rabbia e di voglia di ridurre l'altro
in poltiglia.
Tra le due streghe, l'energia continuava ad
equipararsi, bloccandole in uno stallo in cui non era concesso loro
neanche un attimo di distrazione.
La loro offensiva era invisibile
ma si percepiva in tutta la sua forza: attorno ai loro corpi ogni
traccia di neve sembrava essersi vaporizzata e delle foglie secche
roteavano velocemente, delineando i confini della loro orbita di
potere.
***
***
Sull'asfalto
bagnato, la jeep sfrecciava a gran velocità.
Il buio
intorno, una nebbia leggera, la strada illuminata dal solo bagliore
dai fari.
Le gomme adatte e la bravura di Damon impedivano alla
vettura di sbandare rovinosamente.
Lo sguardo del vampiro era
fisso di fronte a sé.
Non voleva pensare, non voleva
sentirsi in quel modo.
Voleva, e doveva, respirare
regolarmente.
Tutta la rabbia e lo stress caricate sulla mascella,
divenuta ancor più pronunciata.
Cosa stava facendo lei
adesso? Stava affrontando Klaus? Ce l'avrebbe fatta?
Non
voleva pensare, ma era troppo difficile.
Ad ogni respiro, il petto
gli si chiudeva in una morsa lenta e dolorosa.
Come si sarebbe
sentito se le fosse successo qualcosa?
No! Lei non lo
voleva...non aveva bisogno di lui...
E lui non doveva
pensarci!
Doveva smetterla di torturarsi!
Tanto non
poteva fare nulla.
Lui... sarebbe stato solamente
d'intralcio...
E Damon stava annientando se stesso, pur di non
soffrire. Dentro di sé, preferiva lasciare spazio ad un arido
e indolore senso di vuoto, pur di non sentire l'eco aspra di quelle
parole.
“Mi saresti solamente d'intralcio...”
Dopo
il breve discorso di Damon, per spiegare ad Elena la questione del
rito di ripristino, il silenzio aveva conquistato la vettura,
invadendola con una tensione cupa e palpabile.
Forse, era stato il
modo sbrigativo e duro con cui Damon aveva esposto la faccenda a far
intendere che le chiacchiere, in quel particolare momento, non erano
gradite, ma l'assenza di suoni amplificava i timori di tutti, in un
vortice di pensieri scomodi.
A tratti, Elena, seduta sul sedile
posteriore opposto a quello del vampiro, lo guardava percependo che
qualcosa, nel suo stato d'animo, non andava.
I suoi occhi spenti,
stanchi, persi, non potevano ingannarla.
Intuì che il
problema fosse Summer. Ricordava bene la volta precedente in cui si
era dovuto allontanare da lei, lasciandola sola contro Klaus, per
metterla in salvo; per lui era stato terribile, e non osava
immaginare a come dovesse sentirsi adesso: ora che il suo amore per
lei era diventato chiaro e palpabile.
Voleva dire
qualcosa...fargli una domanda a riguardo o dirgli semplicemente che
bastavano Alaric e Jeremy a proteggerla, ma quello che le uscì
di bocca, posando per un breve istante gli occhi sulla strada, fu
solo un: «Damon, fermati!»
Una ragazza se ne stava
immobile davanti alla traiettoria dell'auto.
Damon non sembrava
intenzionato a voler frenare. Al massimo avrebbe provato a sterzare
leggermente.
Non gli importava di trascinarsi il corpo di chissà
chi lungo il tragitto.
Non gli importava di nulla.
Non in
quel preciso momento.
Dentro di lui, c'era solo il vuoto, mentre
continuava per la meta prestabilita.
In quella frazione di
secondo, fu Alaric ad intervenire prontamente, tirando il freno a
mano con forza.
La macchina, dopo aver slittato rumorosamente per
qualche metro, si arrestò mettendosi in obliquo. La ragazza,
invece, era rimasta immobile ed impassibile.
«Che diavolo ti
salta in mente!?» lo rimproverò Alaric, liberandosi
dalla cintura di sicurezza. La ragazza non si era mossa, e l'umano
pensò che si trovasse in stato confusionale o qualcosa di
simile. Di certo, non poteva ignorarla!
«Non abbiamo tempo
da perdere!» obbiettò il vampiro, seccato, crudele,
freddo, fulminandolo repentinamente con lo sguardo.
Alaric uscì
dall'auto, ancora più convinto che la ragazza avesse bisogno
d'aiuto.
Le si avvicinò.
«Tutto bene?»
domandò, notando la folta capigliatura, riccia e castana, e il
giubbotto di un rosso acceso.
«Oh...Sto bene...ma posso
stare meglio!» prontamente, la ragazza lo afferrò per il
collo, avvicinandolo a sé per morderlo.
Era un
vampiro.
«Che diavolo...» bisbigliò Damon,
vedendo la scena e uscendo rapidamente dall'auto. Riuscì a
liberare l'amico da quella presa, allontanando la vampira con una
spinta che la scaraventò a qualche metro di distanza.
Dietro
di loro, intanto, compariva la figura di un uomo che ridacchiava con
sicurezza.
Aveva capelli neri, lunghi e legati in una coda, un
cappotto di pelle marrone e le mani ornate di vistosi anelli.
«Mi
sa che sono proprio loro...» disse, rivolgendosi alla vampira.
Intanto, Elena e Jeremy erano usciti dall'auto, e la vampira guardò
con attenzione il volto della doppelganger, dando conferma all'amico:
«Dici bene, Zach, è lei, non ho dubbi...»
confrontò l'immagine di Elena con la foto che Klaus le aveva
mandato sul cellulare.
L'ibrido aveva mandato due dei suoi uomini
fidati a controllare la strada che non avrebbe percorso: aveva messo
in conto anche una possibile fuga.
Alaric premeva la mano sulla
parte del collo sanguinante.
Damon cercò di prendere il
controllo della situazione, afferrando la vampira alle spalle, per
tentare di immobilizzarla. Zach andò subito in suo
soccorso.
Rick approfittò del fatto che il vampiro avesse
catturato l'attenzione su di sé per incitare Jeremy, quello
più vicino all'auto, a prendere la borsa di armi all'interno
del portabagagli: «Prendi la borsa, Jeremy!»
La
vampira riuscì a sciogliere la presa di Damon e l'altro
vampiro lo colpì prontamente al volto, causandogli dei tagli
per via dei vari anelli.
Jeremy afferrò la balestra, e
subito la lanciò ad Alaric.
L'umano l'afferrò al
volo, e non perse tempo a caricarla e a puntarla contro la schiena
del vampiro.
«Cosa speri di fare?» la vampira lo colse
sul fatto, e prontamente gli comparve davanti dandogli un potente
schiaffo col dorso della mano.
L'arma cadde a terra, ed Elena
l'afferrò senza esitare e colpendo la vampira. Il paletto le
finì tra le costole e, mentre cercava di estrarlo, alle sue
spalle, Jeremy gliene piazzò un altro nel cuore.
Intanto,
Damon teneva testa al vampiro; si stringevano in prese veloci e
violente che non davano scampo a nessuno dei due.
Elena puntò
la balestra, esitando per non colpire l'amico e, quando l'attimo fu
in suo favore, colpì il vampiro in un fianco.
Damon,
mettendosi alle sue spalle, ne approfittò per bloccarlo in una
forte presa.
«Lanciami un paletto!» disse, Alaric al
giovane Gilbert.
Jeremy gli lanciò uno dei tanti paletti
contenuti nel borsone, e lui lo afferrò con sicurezza.
Damon,
capendo l'intento dell'amico, fece appello a tutte le sue forze per
cercare di tenere fermo il vampiro, che si dimenava
agitatamente.
«Sbrigati...» biascicò a denti
stretti, mentre l'umano si avvicinava.
Un attimo dopo, Alaric gli
ficcò il paletto nel cuore senza esitazioni.
Damon lasciò
che il corpo raggrinzito del vampiro scivolasse a terra, e guardò
l'amico con un'espressione passivamente innervosita, dicendo:
«Ricordatene, la prossima volta che vorrai fare il buon
samaritano!»
«Non posso darti torto...» ammise
Rick, con voce affannata.
«E quindi Klaus l'aveva messo in
conto...» constatò Elena, fissando i corpi ingrigiti dei
due vampiri.
«Già, e a questo punto credo sia meglio
proseguire, tornare indietro potrebbe essere anche peggio!»
suggerì Alaric.
Gli altri tre annuirono, intenti a voltarsi
verso l'auto per proseguire, ma un ringhiare rabbioso catturò la
loro attenzione.
Un manto grigio reso splendente dalla luce della
luna, occhi gialli e feroci, zanne in vista ricoperte di bava.
Ci
fu solo il tempo di mettere l'immagine a fuoco, perché il lupo
si scagliò velocemente contro Damon, gettandolo a terra col
proprio peso. Gli altri restarono impietriti: quella scena li aveva
colti di sorpresa; soprattutto Rick, che non sapeva cosa pensare. Era
Clarissa il lupo che stava attaccando il suo amico? Ma, dopo
quell'attimo di smarrimento, subito incitò Elena a prendere
una granata di strozzalupo dalla sua borsa.
La ragazza obbedì
e gliela lanciò. L'umano l'afferrò, la disinnescò
con velocità e la gettò sul lupo.
Nell'attimo
successivo all'esplosione, l'animale emise dei deboli guaiti di
dolore, accasciandosi di lato, e Damon ne approfittò per
strappargli il cuore.
Alaric dapprima rimase impietrito e poi fu
pervaso da una violenta voglia di inveire contro il vampiro.
Sapeva
che c'era la possibilità che potesse trattarsi di Clarissa,
perché l'aveva fatto? Perché doveva sempre fare così?
Perché non aveva esitato neanche un attimo? Nel suo petto,
la rabbia divampò in pochi istanti, ma poi si spense con
altrettanta velocità, quando vide la spalla di Damon segnata
dai denti del mannaro e la sua inevitabile espressione di
dolore.
«Damon!» Elena corse verso di lui, guardandolo
con immediata apprensione.
«Tranquilla, a casa ho ancora del
sangue. Dovrebbe bastare...» disse, scostando leggermente il
giubbotto di pelle, per valutare meglio l'entità del danno
«spero solo che non abbia una data di scadenza. Non ho un altro
fratello così pazzo da barattare sé stesso per
salvarmi!».
Non poteva crederci! Che stupido era stato a
sottovalutare quella situazione! Avrebbe dovuto strapparle il cuore
da umana! Il semplice fatto che fosse amica di quell'arpia che
l'aveva torturato era una motivazione più che sufficiente!
Almeno per lui.
Stupido, si ripeté mentalmente.
Elena
annuì sentendosi subito sollevata, e il vampiro si avviò
verso l'auto. Indugiò con la mano sullo sportello aperto,
osservando Rick che guardava il corpo del lupo con uno sguardo
indecifrabile.
Il vampiro e la ragazza si scambiarono uno sguardo
d'intesa, e lei si avvicinò ad Alaric, mettendogli una mano
dietro la schiena in un gesto di conforto.
«Rick...»
pronunciò debolmente, ma lui la interruppe subito: «Va
tutto bene, Elena. Non preoccuparti...»
Con lo sguardo
basso, si avviò verso l'auto, e Damon lo guardò con
apprensione, ma senza proferire parola. Non si pentiva di quello che
aveva fatto, ma non poteva negare, almeno a se stesso, di essere
dispiaciuto per l'amico.
Un attimo di rimorso gli strinse il
petto, e sembrò aggiungersi spietatamente a tutto il dolore e
la rabbia che si portava dentro. Ancora una volta, si costrinse a
spegnere tutto. A far scivolare via ogni cosa, lasciandosi pervadere
da una sensazione di vuoto. Solo così sarebbe sopravvissuto a
quella notte infernale, una notte in cui il destino sembrava volesse
sbattergli in faccia tutti i suoi soliti errori: come quello di
innamorarsi di donne che possedevano tutti gli strumenti del mestiere
per ferirlo a regola d'arte.
Tutti i suoi limiti fisici: non era
in grado di proteggere la donna che amava, e quanto pareva neanche se
stesso.
E tutti i suoi difetti caratteriali: come l'impulsività,
che non gli lasciava spazio ai dubbi sul da farsi ma spalancava la
porta ai successivi rimorsi. L'avrebbe uccisa lo stesso se non
l'avesse morso? Probabilmente sì, perché quello era ciò
che era!
Ma non poteva combattere anche contro il senso di
colpa, non quella notte!
Vuoto, doveva far sì che
ogni cosa scivolasse via da lui.
Vuoto, doveva e voleva sentirsi
vuoto.
Nel frattempo, Jeremy aveva nascosto i corpi dei
vampiri e quello del lupo tra dei folti cespugli ai margini della
strada.
Quando ebbe finito, anche lui entrò in macchina.
In
un doveroso silenzio, i quattro ripartirono, diretti verso la casa
sul lago.
***
***
Lily
continuava ad indirizzare il suo potere verso Gloria.
L'energia,
tra le due, continuava ad equipararsi. Ma il Consiglio, come membro
della Triade, sceglie sempre la strega o lo stegone più forte
al mondo: il che significava che Lily poteva farcela. Doveva solo
concentrarsi e fondersi con la natura che la circondava in un attimo
di pura forza.
Bastava un solo attimo per vincere...
Klaus
si distanziò dall'auto, avanzando qualche passo verso Summer,
che immobile lo guardava con aria di sfida.
Lo temeva, non poteva
negarlo.
Prima di quel momento, era sempre stata la rabbia la sua
forza motrice. Scaricava contro i nemici tutto il rancore che si
portava dentro. Ora, invece, Summer non sentiva più nessuna
sorta di rabbia dentro di lei. Damon aveva assorbito tutta la sua
oscurità, purificandola da ogni dolore.
Tutto ciò
che le aveva sempre fatto male era stato ridimensionato, sfumato,
acquietato.
Con la sua presenza, con quel vortice di serenità
e spensieratezza, Damon aveva cancellato tutto il male che si portava
dentro.
Ma ora, dalla sua parte, Summer aveva un'arma ben più
potente della rabbia: l'amore. Avrebbe tratto la sua forza dalla
disperata voglia di salvare le persone che amava: Damon e Lily. Non
avrebbe esitato a dare la sua vita per loro!
La
cacciatrice, il pugnale, Klaus.
La loro complementarità
si percepiva nell'aria.
«Prego, prima le donne...»
disse l'ibrido, sfidandola con sicurezza.
Summer lo guardò
di sbieco. Bene, se lo voleva lui!
Con una mossa veloce, si
posizionò alle sue spalle, afferrandolo per il braccio e
torcendoglielo subito dopo. Quella mossa costrinse l'ibrido a
chinarsi con la schiena, e Summer, con l'altra mano, ne approfittò
per spiattellare il suo volto sul cruscotto dell'auto.
«Tutto
qui quello che sai fare?!» Klaus, con un gesto del braccio
libero, prima scostò la mano con cui Summer teneva la sua
testa e poi, appellandosi a tutta la sua forza, roteando verso di
lei, le diede una gomitata sul viso, costringendola a lasciare la
presa.
Si materializzò alle sue spalle e le cinse con
forza.
Summer, stretta in quella morsa, poteva muovere solo gli
avambracci. Inutilmente teneva le mani sulle braccia del vampiro,
cercando di allontanarle dal suo corpo, Klaus era troppo
potente.
L'ibrido si trasformò, e non esitò oltre
prima di affondare i canini nel collo della cacciatrice. Fu un morso
violento, doloroso, avido, che nulla aveva a che fare col modo
delicato con cui l'aveva fatto Damon solo qualche ora prima.
Un
gemito di dolore uscì dalle sue labbra, mentre l'ibrido si
gustava quello che per lui era un elisir di auto-esaltazione. Il
sangue delle cacciatrici aveva sempre portato all'estremo il suo
senso di onnipotenza.
Klaus si sentiva un Dio in terra.
Sicuro,
potente, invincibile.
Non accennava a lasciare il suo collo, e
lei usò quel minino di mobilità concesso alle sue
braccia per sbottonare lo smanicato e arrivare alla tasca interna:
quella in cui era contenuto il pugnale. Con un gesto discreto delle
dita, lo liberò della guaina, che quindi rimase nel giubetto,
lo impugnò e con una mossa veloce lo conficcò
nell'addome dell'ibrido, graffiandosi il fianco a causa della poca
libertà di movimento data dalla presa ferrea.
Klaus fu
colto da un dolore improvviso e lancinante. Lasciò cadere le
braccia, portandosi subito le mani sulla ferita, e indietreggiò
di qualche passo. Qualcosa gli aveva colpito la parte laterale
dell'addome, qualcosa che aveva provocato delle scariche elettriche
rosse sulla zona colpita. Non aveva mai sentito, in mille anni di
vita, un dolore tanto intenso.
Fu costretto ad inginocchiarsi per
far fronte a quel tormento, mentre quelle fastidiose scariche
elettriche bruciavano ogni anfratto delle sue viscere.
«Cosa
mi hai fatto?» biascicò affannato.
La vista
momentaneamente appannata dal dolore, ma poi, quando fu più
chiara, tra le mani di Summer, lo vide: quel dannato pugnale. Come
faceva ad essere al suo stato originario?! Perché ce l'avevano
loro?! Come avevano fatto?!
Ma poi capì... Philiph
Harris.
Quelle due dovevano aver avuto a che fare con
quell'uomo.
Un membro della Triade, ovvio!
Come aveva fatto
a non pensarci subito?!
Chi altri poteva avere interesse a
mettergli i bastoni tra le ruote?!
Bene! Voleva dire che le
avrebbe uccise anche per vendicarsi di quel terribile affronto! Di
quella presa in giro che continuava a bruciargli l'orgoglio!
Ma
Klaus non ebbe neanche il tempo di rialzarsi; Summer gli piazzò
un calcio sotto la mandibola, spostandolo di qualche metro.
L'ibrido
cercò di rimettersi in piedi, asciugandosi il sangue che
macchiava le sue labbra.
Il pugnale. Ormai contava solo
quello! Pesino Elena e il rito erano passati in secondo piano.
Avrebbe aspettato il mese successivo. Non importava! Ma, il
pugnale, quello doveva essere suo!
Era l'unica cosa al mondo
in grado di ucciderlo.
«Dammi quel pugnale!» ordinò
a denti stretti.
«Vieni a prenderlo!»
Con un
ringhio di rabbia, nonostante il dolore, Klaus si fiondò sulla
cacciatrice.
Un calcio, un pugno, un altro calcio, cercava di
sottrarglielo, ma Summer subiva, pur di non lasciarglielo
prendere.
Lily non potette dare loro neanche un'occhiata
fugace, non poteva distrarsi, ma sentì chiaramente la sua
amica in difficoltà. Doveva fare alla svelta! Doveva darle
una mano!
Si concentrò al massimo, intonando una sorta di cantilena. Percepì ogni più
lieve rumore della natura, e poi, finalmente, lo sentì: il cuore di Gloria.
Lo sentì pulsare con chiarezza, e riuscì a
visualizzarlo, a prenderne il controllo, a stringerlo mentalmente,
fino a rallentare gradualmente ogni suo battito. In meno di un
minuto, Gloria cadde a terra esanime.
Lily si sentiva stanca,
incredibilmente priva di forze, ed anche in colpa per aver ucciso, ma
in quel momento doveva pensare solo a Summer.
Le sue energie erano
allo stremo, così, guardando la luna, decise di sfruttare il
suo potere. Con un gesto della mano, come a voler schiacciare
qualcosa di inesistente, Lily si appellò alla forza della luna
per innescare la trasformazione dell'ibrido, con i suoi poteri,
invece, la inibiva, lasciandolo, in questo modo, in uno spietato
limbo di dolore.
Klaus sentì ogni osso del suo corpo
spezzarsi senza un fine. Sentiva la trasformazione avviarsi senza il
suo controllo, e, per qualche ragione, essa non sfogava, lacerando
ogni suo tessuto interno e costringendolo a contorcersi dal
dolore.
Si accasciò a terra tra urla lancinanti, e Summer
ne approfittò per sferrargli un altro calcio.
L'ibrido
venne catapultato a qualche metro di distanza, e Summer brandì
il pugnale in una stretta decisa per la resa dei conti definitiva.
Non aveva più scampo. Per l'ibrido era arrivata la
fine.
«Spiacente, Klaus, ma non ho tempo di aspettare che
mille anni di inutile vita ti scorrano davanti agli occhi!»
«A
posto di fare l'impertinente...perché non dai un'occhiata alla
tua amica?!» disse a fatica, ma in un attimo in cui il dolore
gli aveva dato tregua. Summer si voltò in direzione della
strega: pallida, tremante, madida di sudore e con uno sguardo privo
di coscienza.
L'ibrido approfittò di quella distrazione per
scappare.
Era troppo debole e mal concio per affrontare una
cacciatrice armata di quel maledetto pugnale. E, in pochi secondi, si
ritrovò immerso nel bosco di Mystic Falls. Gloria, Sarah,
Zahir erano tutti morti, e lui era di nuovo solo, con un taglio
sull'addome che non accennava a rimarginarsi.
«Lily!»
esclamò, con voce colma di apprensione e paura, mentre la
scuoteva leggermente, tenendola per le spalle.
Le gambe della
strega, messe in evidenza dal sottile leggings nero e dal cappottino
largo di un rosso lampone, tremavano vistosamente, e quando quel
movimento ebbe termine, la ragazza chiuse definitivamente gli occhi,
perdendo i sensi tra le braccia della cacciatrice.
Summer
s'inginocchiò, continuando a tenerla stretta.
Le accarezzò
la fronte. I suoi capelli erano bagnati di sudore e la sua pelle era
fredda, pallida e lucida come una statua di cera.
«Lily...»
bisbigliò in lacrime, tra lo spavento e un senso d'impotenza,
ma la strega non accennava a svegliarsi.
***
***
Alaric,
seduto sul divano, si rigirava il telefono tra le mani con
un'espressione spenta.
Damon si stava versando dello scotch;
facendogli un cenno, seguito da un mugolio, cercò di offrirne
anche a lui, ma, dopo uno sguardo velocissimo, Alaric abbassò
il volto e denegò col capo in un movimento quasi privo di
forze.
«Ti fa male?» chiese Elena al vampiro, tenendo
tra le mani delle coperte che aveva intenzione di sistemare sui
divani.
«È ancora sopportabile, soprattutto con la
giusta dose di sedativo» Damon sollevò leggermente il
suo bicchiere, facendo uno dei suoi soliti sorrisini caustici. La
ferita iniziava a pulsargli in dolorosi spasmi.
La ragazza annuì,
per poi voltarsi verso Rick: il suo viso stanco e pallido le
stringeva il petto.
«...Non possiamo essere sicuri che sia
lei, in fondo, poteva anche essere un semplice lupo. Di questi
periodi non sono rari!» cercò di scuotere l'amico da
quello stato di torpore mentale.
Le faceva male vederlo in quelle
condizioni, proprio ora che aveva iniziato a reagire alla vita.
«Se
fosse stato un lupo qualsiasi, sarei già guarito!»
obbiettò Damon, con un tono duro, prima di bere una lunga
sorsata di liquore.
«Giusto...» mormorò lei,
ancora più costernata.
«Non devi preoccuparti,
Elena. Solo che adesso...vorrei starmene un po' da solo...»
Alaric tenne lo sguardo basso, soprattutto per non incontrare
nuovamente quello di Damon. Non gli portava rancore, era ovvio che
sarebbe andata a finire in quel modo, eppure non voleva guardarlo,
aveva bisogno di un po' di tempo per metabolizzare quella faccenda.
La ragazza annuì.
«Al piano di sopra c'è
la camera dei miei genitori...»
Alaric non se lo fece dire
due volte e si congedò rapidamente.
Jeremy, intanto, se ne
stava nella sua camera a rispolverare vecchi ricordi di quando lui ed
Elena erano bambini.
Damon se ne stava immobile davanti alla
finestra, con lo sguardo fisso sul paesaggio e la mascella
serrata.
Ogni tanto roteava il liquore nel suo bicchiere,
fissandolo in una sorta di trance.
«E tu? Mi dici cosa ti
prende?» Elena gli si avvicinò, poggiandosi con la
schiena alla parete.
«A cosa ti riferisci?» bevve un
sorso di scotch e concentrò nuovamente il suo sguardo sul
lago, divenuto specchio di quel cielo stellato.
«Al fatto
che sei più accigliato del solito. Andiamo, Damon. Te lo si
legge in faccia che c'è qualcosa che non va. È per
Summer, Vero?»
Il vampiro non rispose, il suo sguardo restò
fisso sullo scenario.
Quel nome era una pugnalata al suo petto.
Era stanco di sentirlo pronunciare.
Elena lo guardò con
dolcezza, percependo la sua angoscia.
«Apprezzo che tu
voglia restare qui a proteggermi, ma la luna ha quasi raggiunto il
suo apice e qui con me ci sono Alaric e Jeremy con i loro anelli.
Sono al sicuro, Damon. Va' da Summer...».
Ancora! Era
proprio necessario pronunciare il suo nome?!
«Lei...non
ha bisogno di me» i suoi lineamenti si marcarono di
un'ulteriore durezza.
«Forse è così...»
Elena incurvò la schiena verso di lui, per scrutare alla
perfezione tutto ciò che si celava dietro ai suoi occhi «Ma
sei tu ad avere bisogno di andare da lei...» concluse con voce
calma e bassa.
In quel momento, gli occhi del vampiro, ancora
fissi di fronte a sé, brillarono di quella luce che solo un
sottile velo di lacrime sa donare.
I suoi lineamenti si
ammorbidirono all'istante, sciogliendosi infine in uno sguardo che
inteneriva e che mostrava il modo in cui quella storia lo stava
logorando.
Il petto gli si strinse in una morsa priva di
ossigeno.
E Damon, in quel nodo alla gola, sentì di
ritornare pienamente in sé.
Sì, aveva bisogno di
andare da lei!
Ma aveva paura di andare lì e poi
scoprire di essere davvero inutile come lei l'aveva fatto sentire, di
non essere in grado di proteggere la donna che amava.
Paura di
essere davvero... “solamente d'intralcio...”
Nessun
uomo vuole sentirsi così di fronte alla donna che ama.
Eppure
ogni istante lontano da lei era una tortura peggiore della vergogna e
del senso di morte.
Quel tentativo di annientare sé stesso
lo aveva ucciso mille volte in una sola manciata d'ore.
Non
era meglio morire una sola volta per la donna che amava?!
Non
poteva più stare lì. Ormai l'aveva capito.
Ormai
era di nuovo in sé, in una sorta di rassegnazione
combattiva.
I suoi occhi erano ritornati a brillare.
Aveva
fatto tutto ciò che gli altri avevano
voluto che facesse.
Aveva fatto decidere agli altri
cosa fosse giusto fare.
Da quando lui era così?
Da
quando non faceva solo ed esclusivamente di testa sua?
Da quando
non era la mina vagante incontrollabile?
Aveva
deciso di spegnersi, pur di non sentire dolore.
Aveva annientato
sé stesso, lasciandosi trascinare dal volere degli altri.
Si
era limitato a fare ciò che avevano stabilito...e non era da
lui, non era nel suo stile neanche ascoltarli gli altri! Figuriamoci
attenersi ai loro stupidi piani!
Che diavolo stava
facendo ancora lì?!
Doveva correre da Summer e sperare che
non fosse troppo tardi, perché altrimenti l'eternità
concessa ai vampiri non gli sarebbe bastata per perdonarselo!
Elena
confermò i suoi pensieri: «Ti conosco, Damon. So che se
non lo farai...non riuscirai mai a perdonartelo...».
Quell'anima
ritornatagli nel petto sembrò accendersi di una fiamma
portatrice dell'energia di cui le parole di Summer l'avevano
privato.
Era ritornato in sé. E nel bene e nel male, adesso
i giochi li conduceva lui! Come avrebbe dovuto fare sin
dall'inizio!
Guardò Elena con apprensione. Avrebbe voluto
stare lì a proteggerla, perché le voleva bene e perché
lo doveva a Stefan, ma non poteva stare con lei...non questa volta, e
lei gli sorrise capendo il suo intento.
Stavano per dirsi
qualcosa, quando il rumore della porta che si spalancava li mandò
in allerta...
Alaric si era seduto all'angolo del letto
matrimoniale ricoperto da un piumone a quadroni dall'aria un po'
datata.
Guardò il telefono quasi con aria stanca...stanca
di quella realtà che sembrava volesse prendersi gioco di
lui.
Se lo rigirò ancora tra le mani e poi, in uno scatto
veloce, dettato da uno stupido barlume di speranza, la chiamò.
Ma il telefono di Clarissa squillava a vuoto.
Era ovvio che
sarebbe andata così.
Lo sapeva bene.
Eppure, aveva
sentito il bisogno di farlo...
***
***
Summer
varcò la soglia del pronto soccorso con il corpo esanime di
Lily tra le braccia.
Venne subito raggiunta da un'infermiera con
una barella.
«Cosa le è successo?» chiese,
mentre la spingeva verso la saletta del primo soccorso.
«È
svenuta...» si limitò a dire.
Il cuore che le
rimbombava nel petto, gli occhi lucidi messi a dura prova da
quell'infernale luce bianca.
«Ha battuto la testa,
quando è caduta?»
Avevano raggiunto la postazione,
ed ora l'infermiera stava scoprendo le caviglie e il petto di Lily
per l'elettrocardiogramma.
«No...no l'ho presa in tempo»
rispose con voce bassa e frastornata. Il suo sguardo era assente.
Tutto le appariva strano e confuso, e gli altri due infermieri che la
raggiunsero li aveva avvertiti come folate di vento.
I due uomini
presero posto intorno a Lily, chi le prelevava il sangue, chi le
misurava la pressione.
Le loro voci, che comunicavano valori che
lei non comprendeva, le vorticavano intorno, facendole girare la
testa.
In quel piccolo angolo di pronto soccorso, delimitato da
una tendina grigia, Summer guardava il tutto sentendosi disorientata;
stringeva al petto il cappotto dell'amica e non aveva idea di quando
gliel'avessero tolto, quando l'avesse afferrato tra le sue mani. Ma
aveva importanza?
La luce a neon accentuava il suo senso di
vertigine. L'infermiera le si avvicinò nuovamente, questa
volta con una cartellina alla mano.
«Come si chiama la
paziente?»
«Eleanor
Coleman»
«Anni?»
«Ventisette...»
«Prende
farmaci, soffre di qualche patologia?»
«No...no sta
bene...» come si sentì stupida a formulare quella
risposta in quel modo! Con quel filino di voce che a malapena si
sentiva. Doveva essere sembrata proprio stupida in quel momento,
pensò, ma senza che le potesse importare minimamente.
Si
sentiva come una bambina smarrita in una folla di adulti.
Un
medico si avvicinò a Lily e lesse rapidamente i dati raccolti
dagli infermieri. Le controllò le pupille con una piccola
lucina e poi disse: «È in coma ipoglicemico. Datele 50
ml di soluzione glucosata e portatela in rianimazione».
Poi
si allontanò, sotto lo sguardo contrariato di Summer, che in
quel momento poteva solo limitarsi ad un broncio infantile.
Coma.
Come aveva potuto pronunciare quella parola con tanta leggerezza?!
Un
infermiere afferrò la barella per seguire le indicazioni del
medico; Summer la seguì per qualche metro, per poi essere
bloccata tempestivamente all'entrata di un corridoio dalla porta
automatica di un celeste ceruleo.
«Mi dispiace, ma non può
seguirla in rianimazione. La prego di attendere in
sala...»
«Cosa?!...No...» bisbigliò a
voce bassissima, continuando a guardare il corpo di Lily che man mano
si allontanava. Eppure, in quel momento, Summer si sentì così
debole da lasciarsi sovrastare dalla forza dell'infermiera.
La
porta automatica si chiuse davanti ai suoi occhi.
Un peso che le
schiacciava il petto e un'infinita voglia di piangere.
Si
accomodò su una delle tante sedie metalliche messe a fila.
Tra
le mani sudate, il cappotto color lampone di Lily.
Perché
tutto il resto doveva essere così dannatamente bianco?
***
***
Gli occhi di
Damon ed Elena si spalancarono di stupore.
Stefan era immobile
sulla soglia. L'invito ad entrare l'aveva già avuto in
precedenza, eppure sentiva qualcosa che lo bloccava.
Si fece
forza, avanzando un paio di passi e, mettendo le mani nelle tasche
com'era solito fare, annuì impercettibilmente con uno sguardo
che invano cercava di nascondere il suo disagio.
Elena lo guardava
senza la forza di proferire alcuna parola; sentiva il cuore che le
batteva nel petto con una forza quasi dolorosa.
Damon, con calma,
sembrò avviarsi verso di lui, ma poi si avvicinò al
mobile bar per versarsi dell'altro liquore.
«Scotch?»
alzò il bicchiere in direzione del fratello, che subito gli
concesse un mezzo e fugace sorriso, scuotendo la testa in segno di
negazione.
Elena e Stefan si scrutavano senza dire nulla: lo
sguardo di lei era fisso, mentre quello del vampiro si riduceva a
pochi attimi intervallati.
Damon bevve una lunga sorsata.
«Bene,
visto che sei qui, ritorno a Mystic Falls...» disse, prendendo
le chiavi dell'auto poggiate accanto alla bottiglia. Cercò di
badare ai suoi movimenti: non voleva che Stefan si accorgesse del
giubbotto lacerato, non voleva che vedesse quel maledetto
morso. L'ennesimo.
«Per farti uccidere da Klaus?»
il fratello girò il volto nella sua direzione.
«Non
posso negare che sia uno dei possibili scenari!» rispose lui,
con nonchalance.
«Non ha senso che tu vada lì, Damon.
A quanto ho capito sarà la cacciatrice ad occuparsi di lui. È
così?»
«Sì, è così...»
Il vampiro dovette fare i conti con l'ennesima fitta al petto.
«Sa
come ucciderlo?»
«Ha un pugnale forgiato
appositamente per lui...» Damon giocherellò col suo
bicchiere «perché pensavi che volesse uccidere Elena?»
«È stata Katherine a dirmelo, ha detto che le
cacciatrici prendono ordini da un'entità a cui non possono
disubbidire e, a quanto pare, uno di questi ordini è uccidere
la doppelganger...»
Elena non ne fu sorpresa: Damon le aveva
spiegato brevemente anche quella faccenda, e poi, in quel momento,
tutta la sua attenzione e il suo interesse erano focalizzati su
Stefan.
«Tsk...puoi stare tranquillo, te lo assicuro! Questa
cacciatrice qui disubbidirebbe a chiunque!» Damon sorrise a
mezze labbra, era proprio da Summer essere la mosca bianca della sua
stirpe. Il volto del vampiro si ammorbidì all'istante «E
poi...non farebbe mai nulla del genere... ».
Stefan non si
lasciò sfuggire quello sguardo, e capì subito che tra
loro due doveva essersi instaurato una sorta di legame. Altrimenti,
perché tutta quella voglia di ritornare lì? Ma
ugualmente non gli avrebbe fatto correre rischi!
«Beh, se
davvero ha un'arma per sconfiggere Klaus...andrò io a darle
una mano!» si mosse per voltarsi, ma il tono autoritario e duro
di Damon ebbe il potere di raggelarlo.
«No, Stefan, tu non
andrai da nessuna parte! Il tuo posto è qui con la tua
ragazza che in tutti questi mesi non ha fatto altro che
aspettarti! Mi pare che abbiate un bel po' di cose da chiarire, dico
bene? E dubito che proporre il gioco del silenzio possa esserti
d'aiuto!»
«Non ti lascerò andare!» gli si
parò davanti.
«E invece lo farai!» disse con
voce bassa ma scandita e dispotica «E vorrei che per una buona
volta tu la smettessi di dimenticare chi, tra noi due, è
il fratello maggiore!» prese una breve pausa che ometteva un:
“chi deve proteggere chi!”.
«Credo sia
finalmente arrivato il momento di ristabilire i ruoli, fratellino...»
continuò e, dopo avergli dedicato un altro sguardo
autoritario, si voltò verso il mobile su cui era poggiato il
suo bicchiere per riafferrarlo «...e in ogni caso...»
scolò tutto il liquore rimasto in un solo sorso «gli
atti eroici vanno lasciati a chi non ha nessun idillio da perdere!»
concluse, con un tono ironico e disilluso.
«Damon...»
Stefan aprì la bocca per fermarlo, ma subito incontrò
gli occhi del fratello che, carichi di determinazione e di mille
parole taciute, lo zittirono all'istante.
Damon aveva uno sguardo
risoluto, fiero, maturo, uno sguardo che il minore non gli aveva mia
visto prima; e, in un fugace istante di dolcezza, attraverso quella
limpida coltre di ghiaccio, Stefan aveva intravisto anche tutto
l'amore che si nascondeva dietro di essa. Ne restò
pietrificato, senza la forza di reagire, mentre Damon si avviava
verso la porta.
Il suo discorso...i suoi occhi...
Era da
prima che nelle loro vite piombasse Katherine, che Stefan non si
sentiva così protetto e... amato dal fratello.
Si
chiese se avesse frainteso, ma lo conosceva fin troppo bene per
lasciarsi pervadere dai dubbi. Entrambi, se lo volevano, potevano
comunicarsi l'infinito attraverso un solo sguardo.
Non voleva che
lui ritornasse a Mystic Falls, eppure capì che ciò
Damon gli aveva detto era profondamente vero: il suo posto, in quel
momento, era accanto ad Elena; era stato lui a portare tutto quel
calvario nella sua vita e, soprattutto, l'amava. Doveva restare lì
a proteggerla, ma sapeva bene che ogni minuto, dal preciso momento in
cui avrebbe sentito il rumore dell'auto che partiva, sarebbe stato
per lui una tortura peggiore di quelle infertegli da Klaus.
Stefan
puntò i suoi occhi chiari sulla ragazza e lei, lentamente, gli
si avvicinò...
***
***
Gli ci
vollero un paio d'ore e il sangue di un'intera famigliola per far sì
che la ferita si rimarginasse.
Non aveva mai provato nulla di
simile.
In mille anni l'avevano attraversato centinaia di lame,
ma nulla poteva paragonarsi al dolore infernale che gli aveva
provocato quel piccolo affarino, che poteva essere scambiato per un
tagliacarte!
Si recò a casa Gilbert, ma, proprio come si
aspettava, tutte le luci erano spente e anche concentrando l'udito
non si captava nessun rumore. Era ovvio che l'avessero avvisata! In
ogni caso, Gloria era morta, il rituale era andato a monte, ma Elena
sarebbe stata un ostaggio perfetto per farsi rendere il pugnale.
Poco
dopo, si recò a casa Salvatore. Anche lì non vi era
anima viva.
Stizzito prese il telefono per chiamare Zach, ma il
gesto si ridusse a una serie di squilli a vuoto. Ancora più
innervosito si diresse sulla strada che lui e Kally avrebbero dovuto
sorvegliare. Una volta giunto lì, si guardò intorno: la
luce della luna enfatizzava tetramente il leggero strato di nebbia
che aleggiava in quel luogo umido. Chiamò nuovamente Zach, ma
subito il rumore della suoneria lo colse di sorpresa; lo seguì
a passo lento, privo di curiosità. Si aspettava esattamente
ciò che di lì a poco avrebbe visto: il corpo dei due
vampiri nascosti tra i cespugli, a pochi metri dalla strada, entrambi
con un paletto nel cuore.
La bocca dell'ibrido si mosse in una
contrazione di rabbia, gli occhi vitrei, senz'anima, guardavano quel
luogo in cerca di un possibile scenario, che non gli risultava
difficile immaginare.
Damon, forse aiutato da Bonnie e da
quell'umano insignificante! Erano passati di lì, era ovvio che
fossero stati loro, e Klaus non aveva idea di dove potessero essere
diretti. Ma adesso la questione più importante, quella che
aveva la priorità su tutto, era togliere quel pugnale dalle
mani della cacciatrice! Una volta risolto quel problema, avrebbe poi
pensato a cercarli ed ucciderli tutti, uno ad uno, con atroce
crudeltà, soprattutto Damon, giusto per avere qualcos'altro di
divertente da raccontare a Stefan.
Klaus decise di tornare
indietro. La ferita si era rimarginata, e lui aveva una cacciatrice
da uccidere!
***
***
Damon
si fermò a qualche metro di distanza dalla porta, l'indice e
il pollice destro a giocare col portachiavi, lo sguardo fisso sul
lago.
Prima di uscire aveva guardato il fratello, intensamente,
forse perché, in quell'attimo, aveva rivisto se stesso
sdraiato sul suo letto tra le braccia di Elena, immaginando quello
che poteva essere stato il suo aspetto, il morso di Tyler logoro e
infetto, la pelle lattea e lucida di sudore, preludio della morte che
lo attendeva ansiosamente, ma ch'era poi rimasta a bocca asciutta
proprio grazie a Stefan, che aveva sacrificato se stesso, ritornando
ciò che era, ciò che odiava, pur di salvarlo.
Damon
sapeva che nel suo sguardo c'era stato un attimo di debolezza, in cui
il timore di non rivederlo mai più aveva lasciato trapelare il
suo amore per lui, quel legame indissolubile che immortale viveva
dietro rancori, rabbia e rimorsi, quel sentimento che era come il
sole nascosto dalle nuvole: quando il vento spazzava via le nubi, esso
splendeva sempre con la stessa forza.
“Per tutto questo
tempo ho dato la colpa a lui. Dì a Stefan che mi dispiace...”
Sorrise a mezze labbra, sentendosi in pace con se stesso. Se
gli fosse capitato qualcosa, Elena gliel'avrebbe sicuramente detto,
non ne aveva dubbi.
Distese il collo, rivolgendo lo sguardo alle
stelle, e lasciando che anche i suoi pensieri cambiassero
rotta.
Summer...
Sarebbe
andato da lei e, con la solita e incredibile faccia tosta,
avrebbe fatto di tutto per proteggerla.
E
non importava ciò che lei diceva.
Non importava ciò
che lei pensava.
“Mi saresti solamente
d'intralcio”
Ad un tratto, quelle parole non gli fecero
più male.
Erano state le sue paure, le sue insicurezze a
renderle maledettamente dolorose.
Non era forse la verità
che lui era infinitamente più debole di Klaus?!
Ma ora
neanche la verità poteva scalfirlo.
Damon era ritornato in
sé, e si sentiva più forte di prima.
Sarebbe andato
da lei, da lei che non lo voleva tra i piedi, e l'avrebbe
protetta, avrebbe protetto colei che non lo considerava in grado
di farlo.
Ma non aveva importanza.
Quando l'orgoglio va
in frantumi per amore i suoi cocci non fanno mai rumore: essi si
posano con delicatezza sul lato soffice della dignità. E Damon
si sarebbe presentato lì con un sorriso quasi beffardo, per
farle capire che lui ci sarebbe sempre stato, con o senza il suo
permesso. E con la stessa tracotanza si sarebbe riappropriato di quel
ruolo da protagonista che gli spettava di diritto.
Doveva solo
sperare che non fosse troppo tardi.
Un peso sul suo petto, un
nodo alla sua gola.
Se le fosse accaduto qualcosa, se non
avesse fatto in tempo, non se lo sarebbe mai perdonato: l'odio verso
se stesso l'avrebbe logorato fino alla fine dei suoi giorni.
Il
suo sguardo si perse in quel manto di oscurità e piccole
luci.
Damon, senza rendersene conto, in un pensiero flebile che a
lui non era dato neanche ascoltare, affidò le sue speranze a
quelle stelle.
Non aveva idea di quanto fosse inutile
farlo.
Nessuna di quelle stelle avrebbe brillato quanto lui...
Ringraziamenti^^
Allora,
prima di rompere con le mie note, serie o stupide che siano, è
doveroso da parte mia fare dei ringraziamenti.
Quello più
lampante va ad EleanorMair
per il bellissimo banner *-* che prestissimo sarà inserito nel
primo capitolo della fic *-*
Già mi emoziono all'idea di
averla come lettrice, poi lei mi fa anche di questi regali
inaspettati ed io, a parte rotolare dalla gioia, non so come
ringraziarla!!!*-*
Intanto, invito le amanti di Klaus a seguire la
sua bellissima fic “Shattered
– Take me home to my Love -” un vero gioiellino: un
mix tra passato e presente, dove nulla è dato al caso!!!
Il
secondo ringraziamento va a Sam (ovvero Coquelicot
[ex avevanospentoanchelaluna]).
È stata lei a trovare il
volto di Lily (cambiandole anche il colore degli occhi da azzurri in
castani*-*) e ditemi se non è perfetta!!!*-*
Sapevo che
potevo fidarmi di lei!!!
Di suo, di questo fandom, vi consiglio
una bellissima raccolta che ha terminato da un po', ovvero: “Do
You still Know me?”
Lei, lo dico sempre, è la
Regina delle drabble!!!^^
Ultima, ma non meno importante, è
meiosetsuna^^
La piccolina bella, munita di barbaro coraggio, ha letto e recensito
tutti i capitoli della fic!!! E questa titanica impresa merita un
ringraziamento speciale^^ Di suo, tengo a consigliare l'Os che più
mi ha emozionato all'interno di questo Fandom, ovvero:
“To
Live and Die in Dixie” una fic storica su Damon davvero
stupenda!*-*
Vi
ringrazio davvero tanto, ma soprattutto mi
onora
avere delle fantastiche scrittrici come voi come lettrici ^^
Ora ho l'anima
in pace, e quindi posso passare alle mie solite cretinate^^
Salve
sono NanaBianca e questa è The Slayer, qualcuno se ne
ricorda?! xD
Sono passati quasi due mesi dal mio ultimo
aggiornamento, quindi mi aspetto una bella palla di fieno che mi
rotola intorno xD
Comunque, nel caso ci sia qualcuno, ho una Nda
Seria da fare:
La magia_ Il Caso
Clinico
In TvD, quando una strega fa un uso eccessivo del
suo potere perde sangue dal naso. Questo fa pensare ad un aumento
della pressione sanguigna e la relativa rottura dei capillari.
Quindi, la sua conseguenza estrema dovrebbe essere l'ictus. Ma,
sinceramente, non sono d'accordo. Penso sia una scelta più che
altro "scenica", giusto per far vedere un po' di sangue. La
magia dovrebbe essere qualcosa legata all'energia, e quindi le sue
conseguenze dovrebbero incidere a livello metabolico.
Ecco perché
la scelta del coma ipoglicemico per Lily.
Ora, di queste cose non
me ne intendo, me ne sono andata per una ipotesi, dettata anche dalle
mie esigenze. Queste sono cose legate alla fantasia e quindi godono
di una certa libertà interpretativa; questo per dire che ad
obbiezioni a riguardo risponderò in maniera educata e matura,
dicendo: “La fic è mia, si fa a modo mio, gne gne gne
gne!!!” ù.ù
Vediamo se ho altre cose
da aggiungere....emmm...niente, questo è stato un capitolo di
semi-tempesta. Il prossimo sarà molto più “intenso”
a livello emozionale...credo, boh... lo sarà per me almeno,
visto che piango e rido come una pazza solo all'idea di
scriverlo!!!xD
Visto che sono semi-reduce da un tremendo blocco
del fanwriter, non so il prossimo aggiornamento quando ci sarà
(questi giorni di mal tempo sono stati una manna dal cielo!!!)
In
questo periodo, scrivere è stata dura; il sostegno delle dolci
fanciulle che ho ringraziato prima, e di tutte quelle che in qualche
modo mi hanno fatto sentire la loro presenza, è stato vitale^^
Quindi grazie di cuore^^
Spero di
poter riapparire presto...ma ne dubito..-_-'''''
Intanto, spero
che l'ennesimo rotolone vi sia piaciuto^^
In caso contrario, e nel
caso l'aveste stampato (che spreco di carta e inchiostro!), potete
sempre usarlo per asciugare i vetri appena lavati!^____^
Ok...devo
proprio dissolvermi perché sto partendo per la solita
tangente!!!xD
Una bacione e buone vacanze, nel caso non
dovessi riuscire a pubblicare il prossimo entro una data decente!!!
Baciiiiiiiiiiiiiiii