Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: NanaBianca    23/07/2012    6 recensioni
Da grande appassionata del telefilm Buffy, voglio provare a mischiare un po' le carte per vedere cosa ne esce fuori. [NO Cross-over] [Spoiler Terza Stagione] [Damon/Nuovo Personaggio]
Klaus è partito portando Stefan con sé. Tra Elena e Damon l'intesa e l'attrazione fisica diventano sempre più potenti. Ma qualcosa sta per succedere a Mystic Falls. Summer Reed, l' attuale cacciatrice, si reca in questa piccola cittadina alla ricerca di un pugnale: l'unica arma in grado di sconfiggere Klaus.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A








Jane Levy, nel ruolo di Eleanor Coleman, ovvero Lily^^






*** 27 Dicembre ***
Parte 2^




Damon spalancò la porta di casa Gilbert senza bussare.
A passo svelto, raggiunse la cucina, mettendo dapprima in allerta e poi sorprendendo i tre che stavano consumando la cena in tranquillità.
«Damon, che ci fai qui?» la voce un po' acuta di Elena, che lo guardava incuriosita.
«Alzati, dobbiamo andare via da qui, e alla svelta!» il tono di Damon risultò duro, meccanico, inanimato, e il suo sguardo non fu da meno: la fermezza autoritaria imposta dalla circostanza non era nulla paragonata alla crudeltà con cui il vampiro stava cercando di annientare la sua anima, pur di non sentire dolore, pur di non risentire la voce di Summer, che a tratti veniva evocata dalla sua mente come una sorta fantasma.
«Cosa?! Damon, che sta succedendo?!» Elena si alzò con un fare agitato, e anche Alaric e Jeremy fecero lo stesso, i loro volti preoccupati quanto interrogativi.
Ma il vampiro aveva dato loro le spalle, per dirigersi nuovamente verso l'ingresso. Dall'appendiabiti, afferrò il giubbotto di Elena.
I tre lo seguirono.
«Damon, parla!» fece la ragazza, ormai stanca e spazientita da quei modi.
Il vampiro le porse il giubbotto, dicendo: «Klaus, sta venendo qui. Ha scoperto che sei viva» nuovamente, la sua voce risultò impassibile. Si avviò verso la porta, senza neanche dare alla ragazza il tempo di smaltire quell'informazione, l'aprì e le fece cenno di uscire. Il suo sguardo e i suoi atteggiamenti erano glaciali, privi di coscienza: quest'ultima era interamente impegnata nel duro compito di non pensare alle parole di Summer: se abbassava la guardia, anche per un solo istante, se si distraeva, risentiva quella frase che gli squarciava il petto come una fredda lama.
Mi saresti solamente d'intralcio...”
Non poteva permettersi di soffrire: certe situazioni non lo concedono; ma, soprattutto, lui non voleva.
«No!» esclamò la ragazza con decisione «Sono stanca di scappare, Damon. Non lo farò...».
«Elena non dire assurdità...» obbiettò subito il fratello, sotto l'occhiata accondiscendente di Alaric.
Il vampiro la incenerì con lo sguardo, avvicinandosi a lei con dei passi diretti e sicuri.
«E di un po', qual è l'alternativa? Mh?! Aspettare Klaus, farlo accomodare, invitarlo a cena e discutere cordialmente della possibilità di non farti fuori? È questo il tuo piano?!»
«Non ho nessun piano, è vero, ma non voglio scappare, Damon. Non più...» lo sguardo di Elena gli tenne testa, ma gli occhi di Damon si accesero di una rabbia algida.
Ora ci si metteva anche lei a farlo sentire un incapace!? Cosa pensava? Che a lui facesse piacere scappare in quel modo? Che fosse da lui? Lo faceva esclusivamente per proteggerla! Maledizione! Stava dannatamente facendo quello che gli altri volevano!
Quello che gli era stato detto di fare!
Stefan la voleva al sicuro alla casa sul lago e Summer la voleva lontana da Klaus, proprio come desiderava che lui stesse fuori dai piedi!
Possibile che neanche questo andasse bene?!
Cosa diavolo pretendevano tutti?!
Se fosse stato per lui, i piani sarebbero stati ben diversi. Ma non poteva fare di testa sua: lui doveva stare in panchina, lui sarebbe stato solamente d'intralcio...
«Forse ha ragione, che senso ha? Piuttosto, a che punto siete con il pugnale? Dov'è Summer?».
Damon fulminò all'istante anche Alaric, ma si sforzò ugualmente di mantenere quella calma che tutti stavano mettendo a dura prova.
Summer … perché l'aveva nominata?!
Una fitta, una pugnalata, fredda, spietata.
Ma il volto del vampiro restò immutato, congelato da quel freddo invernale che stava invitando dentro di sé, pur d'intorpidire tutto ciò che gli faceva male.
«Il pugnale è stato ultimato. E la cacciatrice e la strega ci faranno guadagnare tempo...» rispose con distacco. Si voltò verso Elena e disse: «Ma se Klaus riesce a mettere le mani su di te...sarà tutto vano, Elena, perciò infila quel dannato cappotto e non fare storie!» scandì quelle parole con una calma inquietante, tanto del nervosismo che si poteva avvertire in quel tono lineare, che proprio non voleva lasciare spazio alla volontà altrui.
«No. Dovremmo aiutarle...» lei scosse la testa con lo sguardo basso, perso in un punto indefinito del pavimento.
«Elena, non dire sciocchezze, dobbiamo andarcene» intervenne Jeremy.
Una smorfia di furia rassegnata, e divenuta quindi passiva, modellò le labbra del vampiro. Ok, era chiaro che dovesse cambiare sistema!
«E se ti dicessi...che è stato Stefan a suggerirmi di portarti via di qui...» una scia di voce sicura, seducente, velatamente diabolica.
Lo sguardo di Elena mutò all'istante: sembrò improvvisamente più sveglia, più presente, come se le avessero gettato sul viso dell'acqua ghiacciata.
«Hai parlato con lui?!...Dove si trova?» chiese in un sussurro colmo di speranza.
«Non ne ho idea, ma ci raggiungerà alla casa sul lago. Ah, ma se vuoi restare qui, gli dico subito di fare marcia indietro. A te la scelta...» disse, con i soliti modi tracotanti, dandole quel finto arbitrio, che increspò le sue labbra in un ghigno vittorioso.
Elena infilò il cappotto, guardandolo di sbieco, e lui rispose con un sorriso caustico.
Alaric gettò un mazzo di chiavi che Damon afferrò al volo.
«Andiamo con la Jeep...»
Si avviarono verso l'auto e, prima di entrare, Alaric si voltò verso Jeremy.
«Forse dovremmo avvisare Bonnie...in fondo l'ultima volta sono riuscite ad avere la meglio perché c'era anche lei»
«È dagli zii, non tornerà prima di sabato. Posso provare a chiamarla, ma comunque le ci vorrebbero circa 10 ore di macchina e...in verità...vorrei lasciarla fuori da questa storia» disse, cercando l'approvazione nello sguardo di Elena, che annuì dolcemente.
«Capisco...» mormorò Rick, tamburellando le dita sul tettuccio. Subito dopo, si accomodò al suo posto accanto al vampiro.
Elena si sentì sollevata nel sapere che l'amica non sarebbe stata coinvolta in quella battaglia, e sorrise ancora al fratello, per fargli capire di aver fatto la scelta più giusta.
Damon, invece, avrebbe preferito non ascoltare quell'avvilente versione dei fatti. Ce l'avrebbero fatta senza l'aiuto di Bonnie?
Ancora una volta, quella dannata voce prese vita nella sua mente e, nel momento in cui mise in moto l'auto, lo costrinse a chiudere gli occhi con forza.
Ci combattette ancora, dolorosamente, e poi riuscì a metterla a tacere.
Stava facendo la cosa più giusta.
Stava facendo ciò che gli altri volevano.
Stava lasciando Mystic Falls.
In ogni caso, lì sarebbe stato solamente d'intralcio...


*** ***


Summer se ne stava poggiata alla moto con le braccia conserte. Alle sue spalle, i riverberi rossastri di un sole all'ultimo atto accendevano di riflessi ramati alcune ciocche dei suoi larghi boccoli. Sopra di lei, il cielo era conteso tra il giorno e la notte, e di fronte ai suoi occhi, da dietro ad una collina dal contorno ancora visibile e pronunciato, presto sarebbe sorta la luna, che avrebbe fatto sia da spettatrice indiscreta che da protagonista ignara.
Sul manto stradale, la neve si era sciolta rapidamente, lasciando sull'asfalto uno strato scivoloso, mentre ai lati della strada il bianco era ancora presente in piccoli cumuli sparsi.
Il freddo pungeva la sua pelle accaldata dalla tensione, e quel contrasto colorava le sue guance di un rosa acceso.
Dalla posa ferma, per nulla tremante, sembrava che la leggera maglia nera, di una lanetta sottile e dallo scollo pronunciato e arrotondato, fosse sufficiente a fronteggiare la bassa temperatura.
Nascosto in una tasca interna dello smanicato di jeans, il pugnale. Nella mano destra, un paletto che roteava nervosamente. Un sguardo gelido come la notte che si apprestava ad arrivare.
Summer non si sentiva tranquilla o sicura di sé come la prima volta in cui l'aveva affrontato, al ballo della scuola.
C'era qualcosa di nettamente diverso nel suo stato d'animo, così come più generalmente in lei.
Era sempre stata combattiva, bellicosa, istintiva. Il doversi misurare con un nemico forte e temuto da tanti l'aveva sempre eccitata e mai spaventata. Ora, invece, c'era qualcosa di diverso nel suo stato d'animo, ma non era propriamente paura, era una sua contorta sfumatura, era una paura legata ad altro...era in qualche modo legata a Damon. Lui l'aveva cambiata: aveva portato del valore alla sua vita, l'aveva accesa di significato; e solo in quell'attimo Summer capì di aver finalmente acquisito la paura di perderla. Forse, fino a quel momento, quel coraggio estremizzato altro non era stato che indolenza verso la sua stessa vita, pensò. Forse, pur non avendo un interruttore per le emozioni, come i vampiri, era riuscita ugualmente ad estraniarsi da se stessa.
Il ruolo era diventato la sua vita.
Lei stessa era stata la prima vittima della cacciatrice che sarebbe diventata.
Adesso, invece, si sentiva pienamente cosciente di sé e padrona della realtà che la circondava. Quel nuovo livello di consapevolezza l'aveva scossa, facendola sentire presente nel suo stesso corpo, finalmente presente in tutta l'interezza delle sua anima e nelle nuove sfumature di cui si era colorata grazie all'amore, ma questo comportava una marea di messe in discussioni e dubbi che non l'avevano mai scalfita prima.

Di lì a poco, sarebbe passato Klaus. Quella era l'unica via di accesso a Mystic Falls. La strada per lasciare la cittadina era invece situata ad ovest, e sarebbe stata quella percorsa da Damon per raggiungere la casa sul lago.
Summer aveva l'occasione di uccidere Klaus quella sera stessa, in fondo, avevano finalmente recuperato il pugnale. Quella, poteva essere la fine di ogni cosa; eppure non riusciva a sentirsi sicura di sé. Era da cinquecento anni che il pugnale non veniva maneggiato da una cacciatrice, e se non ne fosse stata all'altezza? Perché proprio lei?
Cercò di debellare ogni insicurezza, pensando ad altro, ma ogni volta che i pensieri cambiavano tipo di angoscia, rincontrava mentalmente gli occhi spenti e feriti di Damon, e subito un nodo alla gola le impediva di respirare.
Se quella sera fosse morta, non avrebbe avuto neanche l'occasione per chiedergli di perdonarla. Avrebbe chiuso gli occhi per sempre, ricordando il suo volto amareggiato e freddo.
Si costrinse a focalizzare la sua attenzione su altro: non poteva pensare a lui in un momento simile, per quanto le risultasse impossibile. Doveva concentrarsi solo su Klaus.

Lily dava l'impressione di essere tranquilla. Si era accovacciata di fronte alla moto, e faceva passare il tempo giocando col suo telefono. A vederle, non sembrava che fosse lei la più grande tra le due. Ma la strega affrontava ogni situazione in un modo particolare: spirituale, pacato, ottimista, proprio come lei.
Le cose sarebbe andate com'era destino che andassero.

L'ibrido percorreva quelle strade alla velocità imposta dal manto stradale scivoloso. Il sole era appena tramontato e per l'apice della luna piena mancava ancora del tempo.
A tratti, faceva smorfie infastidite dai singhiozzi di Sarah, e si chiese perché non avesse lasciato quella lagna al bar con Amanda, invece di rinunciare a Bryan, che sembrava più accondiscendente e controllato, ma poi capì che si trattava appunto di questo: si fidava più di lui; Sarah andava tenuta sotto controllo, proprio come tutti i vampiri fastidiosamente emotivi.
Fu costretto a frenare, vedendo di fronte a sé una moto al centro della strada – in perpendicolare al senso di marcia – e due ragazze in una posa rigida, come se si fossero fermate lì ad aspettare qualcosa.
La macchina slittò lievemente.
Non le riconobbe all'istante, ma non gli ci volle molto.
Come diavolo facevano a sapere del suo arrivo? Si domandò, mentre una smorfia di rabbia gli sfigurava il viso.
«Cosa succede? Chi sono?» domandò Gloria, seduta accanto a lui.
«Scendete!» ordinò a voce bassa e controllata.
Klaus uscì dall'auto, guardando quelle due con un'espressione truce.
Improvvisamente, uno strano tremore scosse il suo corpo e la testa gli girò per un istante. Era ovvio che non fosse paura. Ma allora cosa diavolo era stato?
La sensazione passò velocemente e lui l'attribuì erroneamente alla rabbia. Non poteva immaginare che il pugnale fosse a pochi metri da lui.
Avanzò di qualche passo, posizionandosi di fronte alla sua auto.
«Vedo che siete ben informate su ogni mio spostamento! Com'è che si chiama questo?...Stalking?!»
Summer gli lanciò un'occhiata compassionevole e poi si voltò verso l'amica, dicendo: «Sai, Lily, credevo che la cosa peggiore fosse avere a che fare con lui, ma mi sbagliavo: avere a che fare con lui che cerca di fare il simpatico è decisamente peggio!».
La strega ridacchiò prontamente e Klaus le incenerì con lo sguardo.
Lily e Gloria si fissarono per un intenso istante: era come se entrambe avessero saputo in anticipo che prima o poi sarebbe successo, che si sarebbero scontrate. Almeno Lily, nella sua grande ricettività, proiettata molte volte anche verso il futuro, non ne aveva mai avuto alcun dubbio.
L'ibrido fu felice di notare che all'appello mancasse una strega, e fu ancora più soddisfatto di se stesso per aver lasciato Amanda a fare la guardia a Stefan.
Summer, dall'aria spaesata, confusa e spaventata che avevano gli altri due vampiri, capì subito che non erano altro che novellini. Il problema era solo Klaus.
«Sei davvero impertinente per essere una cacciatrice che brandisce un semplice paletto contro un vampiro immortale, ma mi piace. Questa tua presunzione renderà ancora più soddisfacente l'attimo in cui berrò tuo sangue...»
«E tu sei piuttosto arrogante per essere un originario con due vampiri novellini a fargli da bodyguard. Cosa c'è? Non ti sentivi sicuro a venire qui da solo? Temevi che ti avremmo fatto la bua come l'ultima volta?!».
Il volto dell'ibrido si accese della sua ira: la cacciatrice aveva pronunciato una verità scomoda, e l'avrebbe pagata a caro prezzo!
«Mi hai davvero stancato» bisbigliò in un filo di voce colmo di rabbia «Zahir, Sarah... non deludetemi! Ma non uccidetela, il sangue delle cacciatrici va bevuto caldo! Farle esalare l'ultimo respiro è un privilegio che tocca solamente a me...» concluse diabolicamente, sotto lo sguardo combattivo di Summer.
Klaus si poggiò all'auto, mettendo le braccia conserte.
«Tu, Gloria...occupati della strega...».

Quasi subito, Gloria stese il braccio destro all'altezza del petto e con il palmo rivolto verso Lily; lei, invece, stese entrambe le braccia, spalancando le dita e unendo i due indici e i due pollici, in modo da formare un triangolo, che prendeva di mira il petto dell'altra strega. Il loro potere scosse i rami degli alberi, dando vita ad un rumoroso fruscio.
Tra loro era una lotta a distanza, in cui ognuna cercava di prendere il controllo sul corpo dell'altra, fino a farlo cedere.
Le pupille di entrambe si dilatarono, mentre sentivano una forte raffica di potere spingere verso la propria per guadagnare sempre più spazio. Entrambe, per conquistare il controllo dei vasi sanguigni dell'altra, e quindi provocarne la rapida morte, cercavano d'invadere l'invisibile area di potere atta a proteggerle. La prima che ci sarebbe riuscita avrebbe vinto. Ma subito l'energia delle due sembrò in perfetto equilibrio. Lily se ne sorprese; aveva sempre creduto di essere più forte di lei, ma poi un veloce ragionamento riaccreditò la sua convinzione: l'incantesimo per ricostituire il pugnale era stato più impegnativo del previsto, le sue forze erano quindi notevolmente ridotte.

Intanto, Zahir si era materializzato alle spalle di Summer, e prontamente l'aveva serrata in una morsa, chiudendo le mani sul suo addome. Summer, in quella posizione, aveva le braccia bloccate. Decise di lasciare la presa sul suo paletto, facendolo cadere a terra; in quell'attimo, Sarah si sferrò su di lei, ma, rapidamente, la cacciatrice l'allontanò con un calcio. Appellandosi alla sua forza, afferrò le mani di Zahir, sollevandole fin sopra la testa per liberarsi. Le tenne ancora ferme nella sua morsa e, girandosi verso di lui, lo distanziò con un potente calcio nell'addome. In un istante, riprese il suo paletto e, con una gomitata ben piazzata, si liberò della ragazza, che intanto l'aveva nuovamente attaccata. Nel momento in cui cadde a terra, Summer ne approfittò, inginocchiandosi e piantandole il paletto nel cuore, che decretò la fine della sua breve vita da vampira. Zahir si rialzò, le si avvicinò con rapidità e afferrò i suoi capelli, sbattendola di forza contro la moto, che si rovesciò sotto il peso del suo corpo e la potenza di quel colpo.
Mentre Summer era parzialmente distesa sul mezzo, sentendo ogni suo pezzo in doloroso contatto con la sua carne, lui le piazzò un calcio nelle costole, facendole emettere un soffocato gemito di dolore. Si stava preparando per il secondo, ma lei afferrò il suo piede, tirandolo verso di sé e facendolo cadere a terra. Recuperò nuovamente il paletto ed anche per lui venne la fine. Zahir, come Sarah, si raggrinzì ingrigendosi.
Summer si rialzò con lentezza, premendo la mano sulla costola dolorante. Lei e l'ibrido si guardarono con aria di sfida. Entrambi carichi di rabbia e di voglia di ridurre l'altro in poltiglia.

Tra le due streghe, l'energia continuava ad equipararsi, bloccandole in uno stallo in cui non era concesso loro neanche un attimo di distrazione.
La loro offensiva era invisibile ma si percepiva in tutta la sua forza: attorno ai loro corpi ogni traccia di neve sembrava essersi vaporizzata e delle foglie secche roteavano velocemente, delineando i confini della loro orbita di potere.



*** ***


Sull'asfalto bagnato, la jeep sfrecciava a gran velocità.
Il buio intorno, una nebbia leggera, la strada illuminata dal solo bagliore dai fari.
Le gomme adatte e la bravura di Damon impedivano alla vettura di sbandare rovinosamente.
Lo sguardo del vampiro era fisso di fronte a sé.
Non voleva pensare, non voleva sentirsi in quel modo.
Voleva, e doveva, respirare regolarmente.
Tutta la rabbia e lo stress caricate sulla mascella, divenuta ancor più pronunciata.
Cosa stava facendo lei adesso? Stava affrontando Klaus? Ce l'avrebbe fatta?
Non voleva pensare, ma era troppo difficile.
Ad ogni respiro, il petto gli si chiudeva in una morsa lenta e dolorosa.
Come si sarebbe sentito se le fosse successo qualcosa?
No! Lei non lo voleva...non aveva bisogno di lui...
E lui non doveva pensarci!
Doveva smetterla di torturarsi!

Tanto non poteva fare nulla.
Lui... sarebbe stato solamente d'intralcio...
E Damon stava annientando se stesso, pur di non soffrire. Dentro di sé, preferiva lasciare spazio ad un arido e indolore senso di vuoto, pur di non sentire l'eco aspra di quelle parole.
Mi saresti solamente d'intralcio...”

Dopo il breve discorso di Damon, per spiegare ad Elena la questione del rito di ripristino, il silenzio aveva conquistato la vettura, invadendola con una tensione cupa e palpabile.
Forse, era stato il modo sbrigativo e duro con cui Damon aveva esposto la faccenda a far intendere che le chiacchiere, in quel particolare momento, non erano gradite, ma l'assenza di suoni amplificava i timori di tutti, in un vortice di pensieri scomodi.
A tratti, Elena, seduta sul sedile posteriore opposto a quello del vampiro, lo guardava percependo che qualcosa, nel suo stato d'animo, non andava.
I suoi occhi spenti, stanchi, persi, non potevano ingannarla.
Intuì che il problema fosse Summer. Ricordava bene la volta precedente in cui si era dovuto allontanare da lei, lasciandola sola contro Klaus, per metterla in salvo; per lui era stato terribile, e non osava immaginare a come dovesse sentirsi adesso: ora che il suo amore per lei era diventato chiaro e palpabile.
Voleva dire qualcosa...fargli una domanda a riguardo o dirgli semplicemente che bastavano Alaric e Jeremy a proteggerla, ma quello che le uscì di bocca, posando per un breve istante gli occhi sulla strada, fu solo un: «Damon, fermati!»
Una ragazza se ne stava immobile davanti alla traiettoria dell'auto.
Damon non sembrava intenzionato a voler frenare. Al massimo avrebbe provato a sterzare leggermente.
Non gli importava di trascinarsi il corpo di chissà chi lungo il tragitto.
Non gli importava di nulla.
Non in quel preciso momento.
Dentro di lui, c'era solo il vuoto, mentre continuava per la meta prestabilita.
In quella frazione di secondo, fu Alaric ad intervenire prontamente, tirando il freno a mano con forza.
La macchina, dopo aver slittato rumorosamente per qualche metro, si arrestò mettendosi in obliquo. La ragazza, invece, era rimasta immobile ed impassibile.
«Che diavolo ti salta in mente!?» lo rimproverò Alaric, liberandosi dalla cintura di sicurezza. La ragazza non si era mossa, e l'umano pensò che si trovasse in stato confusionale o qualcosa di simile. Di certo, non poteva ignorarla!
«Non abbiamo tempo da perdere!» obbiettò il vampiro, seccato, crudele, freddo, fulminandolo repentinamente con lo sguardo.
Alaric uscì dall'auto, ancora più convinto che la ragazza avesse bisogno d'aiuto.
Le si avvicinò.
«Tutto bene?» domandò, notando la folta capigliatura, riccia e castana, e il giubbotto di un rosso acceso.
«Oh...Sto bene...ma posso stare meglio!» prontamente, la ragazza lo afferrò per il collo, avvicinandolo a sé per morderlo.
Era un vampiro.
«Che diavolo...» bisbigliò Damon, vedendo la scena e uscendo rapidamente dall'auto. Riuscì a liberare l'amico da quella presa, allontanando la vampira con una spinta che la scaraventò a qualche metro di distanza.
Dietro di loro, intanto, compariva la figura di un uomo che ridacchiava con sicurezza.
Aveva capelli neri, lunghi e legati in una coda, un cappotto di pelle marrone e le mani ornate di vistosi anelli.
«Mi sa che sono proprio loro...» disse, rivolgendosi alla vampira. Intanto, Elena e Jeremy erano usciti dall'auto, e la vampira guardò con attenzione il volto della doppelganger, dando conferma all'amico: «Dici bene, Zach, è lei, non ho dubbi...» confrontò l'immagine di Elena con la foto che Klaus le aveva mandato sul cellulare.
L'ibrido aveva mandato due dei suoi uomini fidati a controllare la strada che non avrebbe percorso: aveva messo in conto anche una possibile fuga.
Alaric premeva la mano sulla parte del collo sanguinante.
Damon cercò di prendere il controllo della situazione, afferrando la vampira alle spalle, per tentare di immobilizzarla. Zach andò subito in suo soccorso.
Rick approfittò del fatto che il vampiro avesse catturato l'attenzione su di sé per incitare Jeremy, quello più vicino all'auto, a prendere la borsa di armi all'interno del portabagagli: «Prendi la borsa, Jeremy!»
La vampira riuscì a sciogliere la presa di Damon e l'altro vampiro lo colpì prontamente al volto, causandogli dei tagli per via dei vari anelli.
Jeremy afferrò la balestra, e subito la lanciò ad Alaric.
L'umano l'afferrò al volo, e non perse tempo a caricarla e a puntarla contro la schiena del vampiro.
«Cosa speri di fare?» la vampira lo colse sul fatto, e prontamente gli comparve davanti dandogli un potente schiaffo col dorso della mano.
L'arma cadde a terra, ed Elena l'afferrò senza esitare e colpendo la vampira. Il paletto le finì tra le costole e, mentre cercava di estrarlo, alle sue spalle, Jeremy gliene piazzò un altro nel cuore.
Intanto, Damon teneva testa al vampiro; si stringevano in prese veloci e violente che non davano scampo a nessuno dei due.
Elena puntò la balestra, esitando per non colpire l'amico e, quando l'attimo fu in suo favore, colpì il vampiro in un fianco.
Damon, mettendosi alle sue spalle, ne approfittò per bloccarlo in una forte presa.
«Lanciami un paletto!» disse, Alaric al giovane Gilbert.
Jeremy gli lanciò uno dei tanti paletti contenuti nel borsone, e lui lo afferrò con sicurezza.
Damon, capendo l'intento dell'amico, fece appello a tutte le sue forze per cercare di tenere fermo il vampiro, che si dimenava agitatamente.
«Sbrigati...» biascicò a denti stretti, mentre l'umano si avvicinava.
Un attimo dopo, Alaric gli ficcò il paletto nel cuore senza esitazioni.
Damon lasciò che il corpo raggrinzito del vampiro scivolasse a terra, e guardò l'amico con un'espressione passivamente innervosita, dicendo: «Ricordatene, la prossima volta che vorrai fare il buon samaritano!»
«Non posso darti torto...» ammise Rick, con voce affannata.
«E quindi Klaus l'aveva messo in conto...» constatò Elena, fissando i corpi ingrigiti dei due vampiri.
«Già, e a questo punto credo sia meglio proseguire, tornare indietro potrebbe essere anche peggio!» suggerì Alaric.
Gli altri tre annuirono, intenti a voltarsi verso l'auto per proseguire, ma un ringhiare rabbioso catturò la loro attenzione.
Un manto grigio reso splendente dalla luce della luna, occhi gialli e feroci, zanne in vista ricoperte di bava.
Ci fu solo il tempo di mettere l'immagine a fuoco, perché il lupo si scagliò velocemente contro Damon, gettandolo a terra col proprio peso. Gli altri restarono impietriti: quella scena li aveva colti di sorpresa; soprattutto Rick, che non sapeva cosa pensare. Era Clarissa il lupo che stava attaccando il suo amico? Ma, dopo quell'attimo di smarrimento, subito incitò Elena a prendere una granata di strozzalupo dalla sua borsa.
La ragazza obbedì e gliela lanciò. L'umano l'afferrò, la disinnescò con velocità e la gettò sul lupo.
Nell'attimo successivo all'esplosione, l'animale emise dei deboli guaiti di dolore, accasciandosi di lato, e Damon ne approfittò per strappargli il cuore.
Alaric dapprima rimase impietrito e poi fu pervaso da una violenta voglia di inveire contro il vampiro.
Sapeva che c'era la possibilità che potesse trattarsi di Clarissa, perché l'aveva fatto? Perché doveva sempre fare così? Perché non aveva esitato neanche un attimo? Nel suo petto, la rabbia divampò in pochi istanti, ma poi si spense con altrettanta velocità, quando vide la spalla di Damon segnata dai denti del mannaro e la sua inevitabile espressione di dolore.
«Damon!» Elena corse verso di lui, guardandolo con immediata apprensione.
«Tranquilla, a casa ho ancora del sangue. Dovrebbe bastare...» disse, scostando leggermente il giubbotto di pelle, per valutare meglio l'entità del danno «spero solo che non abbia una data di scadenza. Non ho un altro fratello così pazzo da barattare sé stesso per salvarmi!».
Non poteva crederci! Che stupido era stato a sottovalutare quella situazione! Avrebbe dovuto strapparle il cuore da umana! Il semplice fatto che fosse amica di quell'arpia che l'aveva torturato era una motivazione più che sufficiente! Almeno per lui.
Stupido, si ripeté mentalmente.

Elena annuì sentendosi subito sollevata, e il vampiro si avviò verso l'auto. Indugiò con la mano sullo sportello aperto, osservando Rick che guardava il corpo del lupo con uno sguardo indecifrabile.
Il vampiro e la ragazza si scambiarono uno sguardo d'intesa, e lei si avvicinò ad Alaric, mettendogli una mano dietro la schiena in un gesto di conforto.
«Rick...» pronunciò debolmente, ma lui la interruppe subito: «Va tutto bene, Elena. Non preoccuparti...»
Con lo sguardo basso, si avviò verso l'auto, e Damon lo guardò con apprensione, ma senza proferire parola. Non si pentiva di quello che aveva fatto, ma non poteva negare, almeno a se stesso, di essere dispiaciuto per l'amico.
Un attimo di rimorso gli strinse il petto, e sembrò aggiungersi spietatamente a tutto il dolore e la rabbia che si portava dentro. Ancora una volta, si costrinse a spegnere tutto. A far scivolare via ogni cosa, lasciandosi pervadere da una sensazione di vuoto. Solo così sarebbe sopravvissuto a quella notte infernale, una notte in cui il destino sembrava volesse sbattergli in faccia tutti i suoi soliti errori: come quello di innamorarsi di donne che possedevano tutti gli strumenti del mestiere per ferirlo a regola d'arte.
Tutti i suoi limiti fisici: non era in grado di proteggere la donna che amava, e quanto pareva neanche se stesso.
E tutti i suoi difetti caratteriali: come l'impulsività, che non gli lasciava spazio ai dubbi sul da farsi ma spalancava la porta ai successivi rimorsi. L'avrebbe uccisa lo stesso se non l'avesse morso? Probabilmente sì, perché quello era ciò che era!
Ma non poteva combattere anche contro il senso di colpa, non quella notte!
Vuoto, doveva far sì che ogni cosa scivolasse via da lui.
Vuoto, doveva e voleva sentirsi vuoto.

Nel frattempo, Jeremy aveva nascosto i corpi dei vampiri e quello del lupo tra dei folti cespugli ai margini della strada.
Quando ebbe finito, anche lui entrò in macchina.
In un doveroso silenzio, i quattro ripartirono, diretti verso la casa sul lago.


*** ***


Lily continuava ad indirizzare il suo potere verso Gloria.
L'energia, tra le due, continuava ad equipararsi. Ma il Consiglio, come membro della Triade, sceglie sempre la strega o lo stegone più forte al mondo: il che significava che Lily poteva farcela. Doveva solo concentrarsi e fondersi con la natura che la circondava in un attimo di pura forza.
Bastava un solo attimo per vincere...

Klaus si distanziò dall'auto, avanzando qualche passo verso Summer, che immobile lo guardava con aria di sfida.
Lo temeva, non poteva negarlo.
Prima di quel momento, era sempre stata la rabbia la sua forza motrice. Scaricava contro i nemici tutto il rancore che si portava dentro. Ora, invece, Summer non sentiva più nessuna sorta di rabbia dentro di lei. Damon aveva assorbito tutta la sua oscurità, purificandola da ogni dolore.
Tutto ciò che le aveva sempre fatto male era stato ridimensionato, sfumato, acquietato.
Con la sua presenza, con quel vortice di serenità e spensieratezza, Damon aveva cancellato tutto il male che si portava dentro.
Ma ora, dalla sua parte, Summer aveva un'arma ben più potente della rabbia: l'amore. Avrebbe tratto la sua forza dalla disperata voglia di salvare le persone che amava: Damon e Lily. Non avrebbe esitato a dare la sua vita per loro!

La cacciatrice, il pugnale, Klaus.

La loro complementarità si percepiva nell'aria.
«Prego, prima le donne...» disse l'ibrido, sfidandola con sicurezza.
Summer lo guardò di sbieco. Bene, se lo voleva lui!
Con una mossa veloce, si posizionò alle sue spalle, afferrandolo per il braccio e torcendoglielo subito dopo. Quella mossa costrinse l'ibrido a chinarsi con la schiena, e Summer, con l'altra mano, ne approfittò per spiattellare il suo volto sul cruscotto dell'auto.
«Tutto qui quello che sai fare?!» Klaus, con un gesto del braccio libero, prima scostò la mano con cui Summer teneva la sua testa e poi, appellandosi a tutta la sua forza, roteando verso di lei, le diede una gomitata sul viso, costringendola a lasciare la presa.
Si materializzò alle sue spalle e le cinse con forza.
Summer, stretta in quella morsa, poteva muovere solo gli avambracci. Inutilmente teneva le mani sulle braccia del vampiro, cercando di allontanarle dal suo corpo, Klaus era troppo potente.
L'ibrido si trasformò, e non esitò oltre prima di affondare i canini nel collo della cacciatrice. Fu un morso violento, doloroso, avido, che nulla aveva a che fare col modo delicato con cui l'aveva fatto Damon solo qualche ora prima.
Un gemito di dolore uscì dalle sue labbra, mentre l'ibrido si gustava quello che per lui era un elisir di auto-esaltazione. Il sangue delle cacciatrici aveva sempre portato all'estremo il suo senso di onnipotenza.
Klaus si sentiva un Dio in terra.
Sicuro, potente, invincibile.
Non accennava a lasciare il suo collo, e lei usò quel minino di mobilità concesso alle sue braccia per sbottonare lo smanicato e arrivare alla tasca interna: quella in cui era contenuto il pugnale. Con un gesto discreto delle dita, lo liberò della guaina, che quindi rimase nel giubetto, lo impugnò e con una mossa veloce lo conficcò nell'addome dell'ibrido, graffiandosi il fianco a causa della poca libertà di movimento data dalla presa ferrea.
Klaus fu colto da un dolore improvviso e lancinante. Lasciò cadere le braccia, portandosi subito le mani sulla ferita, e indietreggiò di qualche passo. Qualcosa gli aveva colpito la parte laterale dell'addome, qualcosa che aveva provocato delle scariche elettriche rosse sulla zona colpita. Non aveva mai sentito, in mille anni di vita, un dolore tanto intenso.
Fu costretto ad inginocchiarsi per far fronte a quel tormento, mentre quelle fastidiose scariche elettriche bruciavano ogni anfratto delle sue viscere.
«Cosa mi hai fatto?» biascicò affannato.
La vista momentaneamente appannata dal dolore, ma poi, quando fu più chiara, tra le mani di Summer, lo vide: quel dannato pugnale. Come faceva ad essere al suo stato originario?! Perché ce l'avevano loro?! Come avevano fatto?!
Ma poi capì... Philiph Harris.

Quelle due dovevano aver avuto a che fare con quell'uomo.
Un membro della Triade, ovvio!
Come aveva fatto a non pensarci subito?!
Chi altri poteva avere interesse a mettergli i bastoni tra le ruote?!

Bene! Voleva dire che le avrebbe uccise anche per vendicarsi di quel terribile affronto! Di quella presa in giro che continuava a bruciargli l'orgoglio!
Ma Klaus non ebbe neanche il tempo di rialzarsi; Summer gli piazzò un calcio sotto la mandibola, spostandolo di qualche metro.
L'ibrido cercò di rimettersi in piedi, asciugandosi il sangue che macchiava le sue labbra.
Il pugnale. Ormai contava solo quello! Pesino Elena e il rito erano passati in secondo piano. Avrebbe aspettato il mese successivo. Non importava! Ma, il pugnale, quello doveva essere suo!
Era l'unica cosa al mondo in grado di ucciderlo.
«Dammi quel pugnale!» ordinò a denti stretti.
«Vieni a prenderlo!»
Con un ringhio di rabbia, nonostante il dolore, Klaus si fiondò sulla cacciatrice.
Un calcio, un pugno, un altro calcio, cercava di sottrarglielo, ma Summer subiva, pur di non lasciarglielo prendere.

Lily non potette dare loro neanche un'occhiata fugace, non poteva distrarsi, ma sentì chiaramente la sua amica in difficoltà. Doveva fare alla svelta! Doveva darle una mano!
Si concentrò al massimo, intonando una sorta di cantilena. Percepì ogni più lieve rumore della natura, e poi, finalmente, lo sentì: il cuore di Gloria. Lo sentì pulsare con chiarezza, e riuscì a visualizzarlo, a prenderne il controllo, a stringerlo mentalmente, fino a rallentare gradualmente ogni suo battito. In meno di un minuto, Gloria cadde a terra esanime.
Lily si sentiva stanca, incredibilmente priva di forze, ed anche in colpa per aver ucciso, ma in quel momento doveva pensare solo a Summer.
Le sue energie erano allo stremo, così, guardando la luna, decise di sfruttare il suo potere. Con un gesto della mano, come a voler schiacciare qualcosa di inesistente, Lily si appellò alla forza della luna per innescare la trasformazione dell'ibrido, con i suoi poteri, invece, la inibiva, lasciandolo, in questo modo, in uno spietato limbo di dolore.
Klaus sentì ogni osso del suo corpo spezzarsi senza un fine. Sentiva la trasformazione avviarsi senza il suo controllo, e, per qualche ragione, essa non sfogava, lacerando ogni suo tessuto interno e costringendolo a contorcersi dal dolore.
Si accasciò a terra tra urla lancinanti, e Summer ne approfittò per sferrargli un altro calcio.
L'ibrido venne catapultato a qualche metro di distanza, e Summer brandì il pugnale in una stretta decisa per la resa dei conti definitiva.
Non aveva più scampo. Per l'ibrido era arrivata la fine.
«Spiacente, Klaus, ma non ho tempo di aspettare che mille anni di inutile vita ti scorrano davanti agli occhi!»
«A posto di fare l'impertinente...perché non dai un'occhiata alla tua amica?!» disse a fatica, ma in un attimo in cui il dolore gli aveva dato tregua. Summer si voltò in direzione della strega: pallida, tremante, madida di sudore e con uno sguardo privo di coscienza.
L'ibrido approfittò di quella distrazione per scappare.
Era troppo debole e mal concio per affrontare una cacciatrice armata di quel maledetto pugnale. E, in pochi secondi, si ritrovò immerso nel bosco di Mystic Falls. Gloria, Sarah, Zahir erano tutti morti, e lui era di nuovo solo, con un taglio sull'addome che non accennava a rimarginarsi.

«Lily!» esclamò, con voce colma di apprensione e paura, mentre la scuoteva leggermente, tenendola per le spalle.
Le gambe della strega, messe in evidenza dal sottile leggings nero e dal cappottino largo di un rosso lampone, tremavano vistosamente, e quando quel movimento ebbe termine, la ragazza chiuse definitivamente gli occhi, perdendo i sensi tra le braccia della cacciatrice.
Summer s'inginocchiò, continuando a tenerla stretta.
Le accarezzò la fronte. I suoi capelli erano bagnati di sudore e la sua pelle era fredda, pallida e lucida come una statua di cera.
«Lily...» bisbigliò in lacrime, tra lo spavento e un senso d'impotenza, ma la strega non accennava a svegliarsi.


*** ***


Alaric, seduto sul divano, si rigirava il telefono tra le mani con un'espressione spenta.
Damon si stava versando dello scotch; facendogli un cenno, seguito da un mugolio, cercò di offrirne anche a lui, ma, dopo uno sguardo velocissimo, Alaric abbassò il volto e denegò col capo in un movimento quasi privo di forze.
«Ti fa male?» chiese Elena al vampiro, tenendo tra le mani delle coperte che aveva intenzione di sistemare sui divani.
«È ancora sopportabile, soprattutto con la giusta dose di sedativo» Damon sollevò leggermente il suo bicchiere, facendo uno dei suoi soliti sorrisini caustici. La ferita iniziava a pulsargli in dolorosi spasmi.
La ragazza annuì, per poi voltarsi verso Rick: il suo viso stanco e pallido le stringeva il petto.
«...Non possiamo essere sicuri che sia lei, in fondo, poteva anche essere un semplice lupo. Di questi periodi non sono rari!» cercò di scuotere l'amico da quello stato di torpore mentale.
Le faceva male vederlo in quelle condizioni, proprio ora che aveva iniziato a reagire alla vita.
«Se fosse stato un lupo qualsiasi, sarei già guarito!» obbiettò Damon, con un tono duro, prima di bere una lunga sorsata di liquore.
«Giusto...» mormorò lei, ancora più costernata.
«Non devi preoccuparti, Elena. Solo che adesso...vorrei starmene un po' da solo...» Alaric tenne lo sguardo basso, soprattutto per non incontrare nuovamente quello di Damon. Non gli portava rancore, era ovvio che sarebbe andata a finire in quel modo, eppure non voleva guardarlo, aveva bisogno di un po' di tempo per metabolizzare quella faccenda.
La ragazza annuì.
«Al piano di sopra c'è la camera dei miei genitori...»
Alaric non se lo fece dire due volte e si congedò rapidamente.
Jeremy, intanto, se ne stava nella sua camera a rispolverare vecchi ricordi di quando lui ed Elena erano bambini.
Damon se ne stava immobile davanti alla finestra, con lo sguardo fisso sul paesaggio e la mascella serrata.
Ogni tanto roteava il liquore nel suo bicchiere, fissandolo in una sorta di trance.
«E tu? Mi dici cosa ti prende?» Elena gli si avvicinò, poggiandosi con la schiena alla parete.
«A cosa ti riferisci?» bevve un sorso di scotch e concentrò nuovamente il suo sguardo sul lago, divenuto specchio di quel cielo stellato.
«Al fatto che sei più accigliato del solito. Andiamo, Damon. Te lo si legge in faccia che c'è qualcosa che non va. È per Summer, Vero?»
Il vampiro non rispose, il suo sguardo restò fisso sullo scenario.
Quel nome era una pugnalata al suo petto. Era stanco di sentirlo pronunciare.
Elena lo guardò con dolcezza, percependo la sua angoscia.
«Apprezzo che tu voglia restare qui a proteggermi, ma la luna ha quasi raggiunto il suo apice e qui con me ci sono Alaric e Jeremy con i loro anelli. Sono al sicuro, Damon. Va' da Summer...».
Ancora! Era proprio necessario pronunciare il suo nome?!
«Lei...non ha bisogno di me» i suoi lineamenti si marcarono di un'ulteriore durezza.
«Forse è così...» Elena incurvò la schiena verso di lui, per scrutare alla perfezione tutto ciò che si celava dietro ai suoi occhi «Ma sei tu ad avere bisogno di andare da lei...» concluse con voce calma e bassa.
In quel momento, gli occhi del vampiro, ancora fissi di fronte a sé, brillarono di quella luce che solo un sottile velo di lacrime sa donare.
I suoi lineamenti si ammorbidirono all'istante, sciogliendosi infine in uno sguardo che inteneriva e che mostrava il modo in cui quella storia lo stava logorando.
Il petto gli si strinse in una morsa priva di ossigeno.
E Damon, in quel nodo alla gola, sentì di ritornare pienamente in sé.
Sì, aveva bisogno di andare da lei!
Ma aveva paura di andare lì e poi scoprire di essere davvero inutile come lei l'aveva fatto sentire, di non essere in grado di proteggere la donna che amava.
Paura di essere davvero... “solamente d'intralcio...”
Nessun uomo vuole sentirsi così di fronte alla donna che ama.
Eppure ogni istante lontano da lei era una tortura peggiore della vergogna e del senso di morte.
Quel tentativo di annientare sé stesso lo aveva ucciso mille volte in una sola manciata d'ore.
Non era meglio morire una sola volta per la donna che amava?!
Non poteva più stare lì. Ormai l'aveva capito.
Ormai era di nuovo in sé, in una sorta di rassegnazione combattiva.
I suoi occhi erano ritornati a brillare.
Aveva fatto tutto ciò che gli altri avevano voluto che facesse.
Aveva fatto decidere
agli altri cosa fosse giusto fare.
Da quando lui era così?
Da quando non faceva solo ed esclusivamente di testa sua?
Da quando non era la mina vagante incontrollabile?
Aveva deciso di spegnersi, pur di non sentire dolore.
Aveva annientato sé stesso, lasciandosi trascinare dal volere degli altri.
Si era limitato a fare ciò che avevano stabilito...e non era da lui, non era nel suo stile neanche ascoltarli gli altri! Figuriamoci attenersi ai loro stupidi piani!

Che diavolo stava facendo ancora lì?!
Doveva correre da Summer e sperare che non fosse troppo tardi, perché altrimenti l'eternità concessa ai vampiri non gli sarebbe bastata per perdonarselo!

Elena confermò i suoi pensieri: «Ti conosco, Damon. So che se non lo farai...non riuscirai mai a perdonartelo...».
Quell'anima ritornatagli nel petto sembrò accendersi di una fiamma portatrice dell'energia di cui le parole di Summer l'avevano privato.
Era ritornato in sé. E nel bene e nel male, adesso i giochi li conduceva lui! Come avrebbe dovuto fare sin dall'inizio!
Guardò Elena con apprensione. Avrebbe voluto stare lì a proteggerla, perché le voleva bene e perché lo doveva a Stefan, ma non poteva stare con lei...non questa volta, e lei gli sorrise capendo il suo intento.
Stavano per dirsi qualcosa, quando il rumore della porta che si spalancava li mandò in allerta...

Alaric si era seduto all'angolo del letto matrimoniale ricoperto da un piumone a quadroni dall'aria un po' datata.
Guardò il telefono quasi con aria stanca...stanca di quella realtà che sembrava volesse prendersi gioco di lui.
Se lo rigirò ancora tra le mani e poi, in uno scatto veloce, dettato da uno stupido barlume di speranza, la chiamò.
Ma il telefono di Clarissa squillava a vuoto.
Era ovvio che sarebbe andata così.
Lo sapeva bene.
Eppure, aveva sentito il bisogno di farlo...


*** ***


Summer varcò la soglia del pronto soccorso con il corpo esanime di Lily tra le braccia.
Venne subito raggiunta da un'infermiera con una barella.
«Cosa le è successo?» chiese, mentre la spingeva verso la saletta del primo soccorso.
«È svenuta...» si limitò a dire.
Il cuore che le rimbombava nel petto, gli occhi lucidi messi a dura prova da quell'infernale luce bianca.
«Ha battuto la testa, quando è caduta?»
Avevano raggiunto la postazione, ed ora l'infermiera stava scoprendo le caviglie e il petto di Lily per l'elettrocardiogramma.
«No...no l'ho presa in tempo» rispose con voce bassa e frastornata. Il suo sguardo era assente. Tutto le appariva strano e confuso, e gli altri due infermieri che la raggiunsero li aveva avvertiti come folate di vento.
I due uomini presero posto intorno a Lily, chi le prelevava il sangue, chi le misurava la pressione.
Le loro voci, che comunicavano valori che lei non comprendeva, le vorticavano intorno, facendole girare la testa.
In quel piccolo angolo di pronto soccorso, delimitato da una tendina grigia, Summer guardava il tutto sentendosi disorientata; stringeva al petto il cappotto dell'amica e non aveva idea di quando gliel'avessero tolto, quando l'avesse afferrato tra le sue mani. Ma aveva importanza?
La luce a neon accentuava il suo senso di vertigine. L'infermiera le si avvicinò nuovamente, questa volta con una cartellina alla mano.
«Come si chiama la paziente?»
«Eleanor Coleman»
«Anni?»
«Ventisette...»
«Prende farmaci, soffre di qualche patologia?»
«No...no sta bene...» come si sentì stupida a formulare quella risposta in quel modo! Con quel filino di voce che a malapena si sentiva. Doveva essere sembrata proprio stupida in quel momento, pensò, ma senza che le potesse importare minimamente.
Si sentiva come una bambina smarrita in una folla di adulti.
Un medico si avvicinò a Lily e lesse rapidamente i dati raccolti dagli infermieri. Le controllò le pupille con una piccola lucina e poi disse: «È in coma ipoglicemico. Datele 50 ml di soluzione glucosata e portatela in rianimazione».
Poi si allontanò, sotto lo sguardo contrariato di Summer, che in quel momento poteva solo limitarsi ad un broncio infantile.
Coma. Come aveva potuto pronunciare quella parola con tanta leggerezza?!
Un infermiere afferrò la barella per seguire le indicazioni del medico; Summer la seguì per qualche metro, per poi essere bloccata tempestivamente all'entrata di un corridoio dalla porta automatica di un celeste ceruleo.
«Mi dispiace, ma non può seguirla in rianimazione. La prego di attendere in sala...»
«Cosa?!...No...» bisbigliò a voce bassissima, continuando a guardare il corpo di Lily che man mano si allontanava. Eppure, in quel momento, Summer si sentì così debole da lasciarsi sovrastare dalla forza dell'infermiera.
La porta automatica si chiuse davanti ai suoi occhi.
Un peso che le schiacciava il petto e un'infinita voglia di piangere.
Si accomodò su una delle tante sedie metalliche messe a fila.
Tra le mani sudate, il cappotto color lampone di Lily.
Perché tutto il resto doveva essere così dannatamente bianco?


*** ***


Gli occhi di Damon ed Elena si spalancarono di stupore.
Stefan era immobile sulla soglia. L'invito ad entrare l'aveva già avuto in precedenza, eppure sentiva qualcosa che lo bloccava.
Si fece forza, avanzando un paio di passi e, mettendo le mani nelle tasche com'era solito fare, annuì impercettibilmente con uno sguardo che invano cercava di nascondere il suo disagio.
Elena lo guardava senza la forza di proferire alcuna parola; sentiva il cuore che le batteva nel petto con una forza quasi dolorosa.
Damon, con calma, sembrò avviarsi verso di lui, ma poi si avvicinò al mobile bar per versarsi dell'altro liquore.
«Scotch?» alzò il bicchiere in direzione del fratello, che subito gli concesse un mezzo e fugace sorriso, scuotendo la testa in segno di negazione.
Elena e Stefan si scrutavano senza dire nulla: lo sguardo di lei era fisso, mentre quello del vampiro si riduceva a pochi attimi intervallati.
Damon bevve una lunga sorsata.
«Bene, visto che sei qui, ritorno a Mystic Falls...» disse, prendendo le chiavi dell'auto poggiate accanto alla bottiglia. Cercò di badare ai suoi movimenti: non voleva che Stefan si accorgesse del giubbotto lacerato, non voleva che vedesse quel maledetto morso. L'ennesimo.
«Per farti uccidere da Klaus?» il fratello girò il volto nella sua direzione.
«Non posso negare che sia uno dei possibili scenari!» rispose lui, con nonchalance.
«Non ha senso che tu vada lì, Damon. A quanto ho capito sarà la cacciatrice ad occuparsi di lui. È così?»
«Sì, è così...» Il vampiro dovette fare i conti con l'ennesima fitta al petto.
«Sa come ucciderlo?»
«Ha un pugnale forgiato appositamente per lui...» Damon giocherellò col suo bicchiere «perché pensavi che volesse uccidere Elena?»
«È stata Katherine a dirmelo, ha detto che le cacciatrici prendono ordini da un'entità a cui non possono disubbidire e, a quanto pare, uno di questi ordini è uccidere la doppelganger...»
Elena non ne fu sorpresa: Damon le aveva spiegato brevemente anche quella faccenda, e poi, in quel momento, tutta la sua attenzione e il suo interesse erano focalizzati su Stefan.
«Tsk...puoi stare tranquillo, te lo assicuro! Questa cacciatrice qui disubbidirebbe a chiunque!» Damon sorrise a mezze labbra, era proprio da Summer essere la mosca bianca della sua stirpe. Il volto del vampiro si ammorbidì all'istante «E poi...non farebbe mai nulla del genere... ».
Stefan non si lasciò sfuggire quello sguardo, e capì subito che tra loro due doveva essersi instaurato una sorta di legame. Altrimenti, perché tutta quella voglia di ritornare lì? Ma ugualmente non gli avrebbe fatto correre rischi!
«Beh, se davvero ha un'arma per sconfiggere Klaus...andrò io a darle una mano!» si mosse per voltarsi, ma il tono autoritario e duro di Damon ebbe il potere di raggelarlo.
«No, Stefan, tu non andrai da nessuna parte! Il tuo posto è qui con la tua ragazza che in tutti questi mesi non ha fatto altro che aspettarti! Mi pare che abbiate un bel po' di cose da chiarire, dico bene? E dubito che proporre il gioco del silenzio possa esserti d'aiuto!»
«Non ti lascerò andare!» gli si parò davanti.
«E invece lo farai!» disse con voce bassa ma scandita e dispotica «E vorrei che per una buona volta tu la smettessi di dimenticare chi, tra noi due, è il fratello maggiore!» prese una breve pausa che ometteva un: “chi deve proteggere chi!”.
«Credo sia finalmente arrivato il momento di ristabilire i ruoli, fratellino...» continuò e, dopo avergli dedicato un altro sguardo autoritario, si voltò verso il mobile su cui era poggiato il suo bicchiere per riafferrarlo «...e in ogni caso...» scolò tutto il liquore rimasto in un solo sorso «gli atti eroici vanno lasciati a chi non ha nessun idillio da perdere!» concluse, con un tono ironico e disilluso.
«Damon...» Stefan aprì la bocca per fermarlo, ma subito incontrò gli occhi del fratello che, carichi di determinazione e di mille parole taciute, lo zittirono all'istante.
Damon aveva uno sguardo risoluto, fiero, maturo, uno sguardo che il minore non gli aveva mia visto prima; e, in un fugace istante di dolcezza, attraverso quella limpida coltre di ghiaccio, Stefan aveva intravisto anche tutto l'amore che si nascondeva dietro di essa. Ne restò pietrificato, senza la forza di reagire, mentre Damon si avviava verso la porta.
Il suo discorso...i suoi occhi...
Era da prima che nelle loro vite piombasse Katherine, che Stefan non si sentiva così protetto e... amato dal fratello.
Si chiese se avesse frainteso, ma lo conosceva fin troppo bene per lasciarsi pervadere dai dubbi. Entrambi, se lo volevano, potevano comunicarsi l'infinito attraverso un solo sguardo.
Non voleva che lui ritornasse a Mystic Falls, eppure capì che ciò Damon gli aveva detto era profondamente vero: il suo posto, in quel momento, era accanto ad Elena; era stato lui a portare tutto quel calvario nella sua vita e, soprattutto, l'amava. Doveva restare lì a proteggerla, ma sapeva bene che ogni minuto, dal preciso momento in cui avrebbe sentito il rumore dell'auto che partiva, sarebbe stato per lui una tortura peggiore di quelle infertegli da Klaus.

Stefan puntò i suoi occhi chiari sulla ragazza e lei, lentamente, gli si avvicinò...



*** ***



Gli ci vollero un paio d'ore e il sangue di un'intera famigliola per far sì che la ferita si rimarginasse.
Non aveva mai provato nulla di simile.
In mille anni l'avevano attraversato centinaia di lame, ma nulla poteva paragonarsi al dolore infernale che gli aveva provocato quel piccolo affarino, che poteva essere scambiato per un tagliacarte!
Si recò a casa Gilbert, ma, proprio come si aspettava, tutte le luci erano spente e anche concentrando l'udito non si captava nessun rumore. Era ovvio che l'avessero avvisata! In ogni caso, Gloria era morta, il rituale era andato a monte, ma Elena sarebbe stata un ostaggio perfetto per farsi rendere il pugnale.
Poco dopo, si recò a casa Salvatore. Anche lì non vi era anima viva.
Stizzito prese il telefono per chiamare Zach, ma il gesto si ridusse a una serie di squilli a vuoto. Ancora più innervosito si diresse sulla strada che lui e Kally avrebbero dovuto sorvegliare. Una volta giunto lì, si guardò intorno: la luce della luna enfatizzava tetramente il leggero strato di nebbia che aleggiava in quel luogo umido. Chiamò nuovamente Zach, ma subito il rumore della suoneria lo colse di sorpresa; lo seguì a passo lento, privo di curiosità. Si aspettava esattamente ciò che di lì a poco avrebbe visto: il corpo dei due vampiri nascosti tra i cespugli, a pochi metri dalla strada, entrambi con un paletto nel cuore.
La bocca dell'ibrido si mosse in una contrazione di rabbia, gli occhi vitrei, senz'anima, guardavano quel luogo in cerca di un possibile scenario, che non gli risultava difficile immaginare.
Damon, forse aiutato da Bonnie e da quell'umano insignificante! Erano passati di lì, era ovvio che fossero stati loro, e Klaus non aveva idea di dove potessero essere diretti. Ma adesso la questione più importante, quella che aveva la priorità su tutto, era togliere quel pugnale dalle mani della cacciatrice! Una volta risolto quel problema, avrebbe poi pensato a cercarli ed ucciderli tutti, uno ad uno, con atroce crudeltà, soprattutto Damon, giusto per avere qualcos'altro di divertente da raccontare a Stefan.
Klaus decise di tornare indietro. La ferita si era rimarginata, e lui aveva una cacciatrice da uccidere!


*** ***


Damon si fermò a qualche metro di distanza dalla porta, l'indice e il pollice destro a giocare col portachiavi, lo sguardo fisso sul lago.
Prima di uscire aveva guardato il fratello, intensamente, forse perché, in quell'attimo, aveva rivisto se stesso sdraiato sul suo letto tra le braccia di Elena, immaginando quello che poteva essere stato il suo aspetto, il morso di Tyler logoro e infetto, la pelle lattea e lucida di sudore, preludio della morte che lo attendeva ansiosamente, ma ch'era poi rimasta a bocca asciutta proprio grazie a Stefan, che aveva sacrificato se stesso, ritornando ciò che era, ciò che odiava, pur di salvarlo.
Damon sapeva che nel suo sguardo c'era stato un attimo di debolezza, in cui il timore di non rivederlo mai più aveva lasciato trapelare il suo amore per lui, quel legame indissolubile che immortale viveva dietro rancori, rabbia e rimorsi, quel sentimento che era come il sole nascosto dalle nuvole: quando il vento spazzava via le nubi, esso splendeva sempre con la stessa forza.
Per tutto questo tempo ho dato la colpa a lui. Dì a Stefan che mi dispiace...”
Sorrise a mezze labbra, sentendosi in pace con se stesso. Se gli fosse capitato qualcosa, Elena gliel'avrebbe sicuramente detto, non ne aveva dubbi.
Distese il collo, rivolgendo lo sguardo alle stelle, e lasciando che anche i suoi pensieri cambiassero rotta.
Summer...
Sarebbe andato da lei e, con la solita e incredibile faccia tosta, avrebbe fatto di tutto per proteggerla.
E non importava ciò che lei diceva.
Non importava ciò che lei pensava.

“Mi saresti solamente d'intralcio”

Ad un tratto, quelle parole non gli fecero più male.
Erano state le sue paure, le sue insicurezze a renderle maledettamente dolorose.
Non era forse la verità che lui era infinitamente più debole di Klaus?!
Ma ora neanche la verità poteva scalfirlo.
Damon era ritornato in sé, e si sentiva più forte di prima.
Sarebbe andato da lei, da lei che non lo voleva tra i piedi, e l'avrebbe protetta, avrebbe protetto colei che non lo considerava in grado di farlo.
Ma non aveva importanza.
Quando l'orgoglio va in frantumi per amore i suoi cocci non fanno mai rumore: essi si posano con delicatezza sul lato soffice della dignità. E Damon si sarebbe presentato lì con un sorriso quasi beffardo, per farle capire che lui ci sarebbe sempre stato, con o senza il suo permesso. E con la stessa tracotanza si sarebbe riappropriato di quel ruolo da protagonista che gli spettava di diritto.
Doveva solo sperare che non fosse troppo tardi.
Un peso sul suo petto, un nodo alla sua gola.
Se le fosse accaduto qualcosa, se non avesse fatto in tempo, non se lo sarebbe mai perdonato: l'odio verso se stesso l'avrebbe logorato fino alla fine dei suoi giorni.
Il suo sguardo si perse in quel manto di oscurità e piccole luci.
Damon, senza rendersene conto, in un pensiero flebile che a lui non era dato neanche ascoltare, affidò le sue speranze a quelle stelle.
Non aveva idea di quanto fosse inutile farlo.
Nessuna di quelle stelle avrebbe brillato quanto lui...




Ringraziamenti^^
Allora, prima di rompere con le mie note, serie o stupide che siano, è doveroso da parte mia fare dei ringraziamenti.
Quello più lampante va ad EleanorMair per il bellissimo banner *-* che prestissimo sarà inserito nel primo capitolo della fic *-*
Già mi emoziono all'idea di averla come lettrice, poi lei mi fa anche di questi regali inaspettati ed io, a parte rotolare dalla gioia, non so come ringraziarla!!!*-*
Intanto, invito le amanti di Klaus a seguire la sua bellissima fic “Shattered – Take me home to my Love -” un vero gioiellino: un mix tra passato e presente, dove nulla è dato al caso!!!
Il secondo ringraziamento va a Sam (ovvero Coquelicot [ex avevanospentoanchelaluna]).
È stata lei a trovare il volto di Lily (cambiandole anche il colore degli occhi da azzurri in castani*-*) e ditemi se non è perfetta!!!*-*
Sapevo che potevo fidarmi di lei!!!
Di suo, di questo fandom, vi consiglio una bellissima raccolta che ha terminato da un po', ovvero: “Do You still Know me?
Lei, lo dico sempre, è la Regina delle drabble!!!^^
Ultima, ma non meno importante, è meiosetsuna^^ La piccolina bella, munita di barbaro coraggio, ha letto e recensito tutti i capitoli della fic!!! E questa titanica impresa merita un ringraziamento speciale^^ Di suo, tengo a consigliare l'Os che più mi ha emozionato all'interno di questo Fandom, ovvero:
To Live and Die in Dixie” una fic storica su Damon davvero stupenda!*-*

Vi ringrazio davvero tanto, ma soprattutto mi onora avere delle fantastiche scrittrici come voi come lettrici ^^


Ora ho l'anima in pace, e quindi posso passare alle mie solite cretinate^^

Salve sono NanaBianca e questa è The Slayer, qualcuno se ne ricorda?! xD
Sono passati quasi due mesi dal mio ultimo aggiornamento, quindi mi aspetto una bella palla di fieno che mi rotola intorno xD
Comunque, nel caso ci sia qualcuno, ho una Nda Seria da fare:

La magia_ Il Caso Clinico
In TvD, quando una strega fa un uso eccessivo del suo potere perde sangue dal naso. Questo fa pensare ad un aumento della pressione sanguigna e la relativa rottura dei capillari. Quindi, la sua conseguenza estrema dovrebbe essere l'ictus. Ma, sinceramente, non sono d'accordo. Penso sia una scelta più che altro "scenica", giusto per far vedere un po' di sangue. La magia dovrebbe essere qualcosa legata all'energia, e quindi le sue conseguenze dovrebbero incidere a livello metabolico.
Ecco perché la scelta del coma ipoglicemico per Lily.
Ora, di queste cose non me ne intendo, me ne sono andata per una ipotesi, dettata anche dalle mie esigenze. Queste sono cose legate alla fantasia e quindi godono di una certa libertà interpretativa; questo per dire che ad obbiezioni a riguardo risponderò in maniera educata e matura, dicendo: “La fic è mia, si fa a modo mio, gne gne gne gne!!!” ù.ù


Vediamo se ho altre cose da aggiungere....emmm...niente, questo è stato un capitolo di semi-tempesta. Il prossimo sarà molto più “intenso” a livello emozionale...credo, boh... lo sarà per me almeno, visto che piango e rido come una pazza solo all'idea di scriverlo!!!xD
Visto che sono semi-reduce da un tremendo blocco del fanwriter, non so il prossimo aggiornamento quando ci sarà (questi giorni di mal tempo sono stati una manna dal cielo!!!)
In questo periodo, scrivere è stata dura; il sostegno delle dolci fanciulle che ho ringraziato prima, e di tutte quelle che in qualche modo mi hanno fatto sentire la loro presenza, è stato vitale^^
Quindi grazie di cuore^^
Spero di poter riapparire presto...ma ne dubito..-_-'''''
Intanto, spero che l'ennesimo rotolone vi sia piaciuto^^
In caso contrario, e nel caso l'aveste stampato (che spreco di carta e inchiostro!), potete sempre usarlo per asciugare i vetri appena lavati!^____^
Ok...devo proprio dissolvermi perché sto partendo per la solita tangente!!!xD
Una bacione e buone vacanze, nel caso non dovessi riuscire a pubblicare il prossimo entro una data decente!!!
Baciiiiiiiiiiiiiiii


  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: NanaBianca