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Autore: Sunny    24/05/2004    15 recensioni
I missing moments della saga di BAWM! Ormai sono diventati troppi...meglio farne una raccolta! E si comincia con...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Meglio tardi che mai

Meglio tardi che mai! Questa shotty è ufficialmente dedicata a Vale e Vale86… vvtb! Doveva essere on-line già un bel po’ di tempo fa…ma il mio simpatico pc collassando si è portato via una cartellina di file tra cui c’era anche questo…e riscrivere le cose già scritte è terribile perché sembrano sempre meno belle dell’originale! -_- Speriamo che sia venuta bene comunque! Di sicuro è venuta più lunga!

 

 

 

 

Fratelli? No, grazie!

 

 

“Molly, tesoro, io capisco che ti serve un’ora per prepararti, capisco anche che devi dare le ultime raccomandazioni a tua figlia prima di uscire, ma non credi che il normale ritardo da signora sia stato ampiamente superato a questo punto?”

 

“Ooh, sta’ zitto Arthur, Ginny non è ancora capace di cucinare! Vuoi che dia fuoco alla cucina per la tua stupida fretta?”

 

Ginny fece una smorfia disgustata e appoggiò le mani sui fianchi. “Mamma…sarò anche una frana, ma non fino a questo punto.”

 

Harry trattenne una risatina e si limitò a un sorriso. “Stia tranquilla, signora, le darò una mano io.”

 

“Ecco, vedi cara? Credi che adesso possiamo andare?” il signor Weasley fremeva per non arrivare tardi alla riunione dei membri più anziani del Ministero che si sarebbe tenuta di lì a pochi minuti in uno dei saloni del palazzo ministeriale. “Non sarebbe molto educato presentarsi a discorso iniziato, non credi?”

 

“Si, si, va bene.” Molly Weasley afferrò il cappotto e lo indossò rapidamente, quindi si rivolse ancora a sua figlia. “Hai capito bene, Ginny? Non usare la magia per cucinare, potresti mandare tutti al San Mungo per avvelenamento se sbagli qualcosa…se non sbaglio Bill e Charlie escono stasera, e Ron…Ron?”

 

“Con Hermione.” Disse tranquillo Harry.

 

“Bene, ricordatevi di sistemare gli incantesimi di sigillo della porta, non aprite a nessuno per nessun motivo…”

 

“Mamma! Harry è un War Mage, se te lo sei dimenticato!”

 

Apprendista War Mage, e comunque siamo in tempi di guerra e la prudenza non è mai troppa!”

 

“Andiamo Molly, vieni.” Il marito la prese affettuosamente per un braccio e l’attirò verso il camino.

 

“…tieni basso il fuoco quando riscaldi il sugo…”

 

“Buonanotte e buon divertimento!” Ginny diede uno spintone a sua madre, facendola finire fra le braccia del marito giusto in tempo per usufruire della polvere volante. Appena i genitori furono svaniti, Ginny si voltò e fece un sorriso largo quanto tutta la mascella. “Soli!”

 

Harry fece un sorrisetto losco e si sfregò le mani. “Puoi ben dirlo, amore…magnificamente soli…”

 

Ginny lo raggiunse in due rapidi passi felpati e morbidi che a Harry fecero venire in mente una cerbiatta che saltellava verso il suo compagno. “Stasera non dovremmo avere seccature…” lei gli passò le braccia attorno al collo. “…Bill esce con Aki, Charlie chi lo rivede prima di domani mattina… a Ron ci pensa Hermione…”

 

Harry, che la stava stringendo possessivamente a sé, fece una smorfia di disgusto. “Potresti evitare…?”

 

Ginny alzò pazientemente gli occhi al cielo. “Sei proprio un bambino.”

 

“Un bambino, eh?” Harry assunse un’aria maliziosa. “In tal caso, Miss Weasley, sarebbe estremamente disdicevole se io raccontassi a tua madre che le te la fai coi minorenni…”

 

Ginny rise. “Io non credo che andrai a riferire una cosa simile a mia mamma, Mister Potter… “ e così dicendo gli avvicinò le labbra all’orecchio e gli strinse il sedere fra le mani. “…se vuoti il sacco su un particolare poi devi raccontare tutto…”

 

“…preferisco i fatti alle parole…”

 

Ginny si rese conto per l’ennesima volta che forse la magia di Harry, quella innata, non era tanto la capacità di fare a meno della bacchetta…quanto di farla camminare sulle nuvole al punto che nemmeno si accorgeva di quello che le succedeva intorno quando era fra le sue braccia. Un esempio? Come c’era finita nella sua stanza, di spalle al suo armadio, con i primi due bottoni della camicia sbottonati per di più? Magia?...di sicuro le sue mani erano magiche per davvero perché stavano…

 

“Gin Gin?”

 

La voce di Bill spezzò ogni incantesimo, e Ginny reagì ad una velocità incredibile e istintiva: respinse Harry, aprì l’armadio, ce lo spinse con forza dentro e poi richiuse le ante nello stesso istante in cui suo fratello comparve sulla soglia della porta.

 

“Si?”

 

Bill inarcò un sopracciglio e si appoggiò con un braccio alla porta. “Ti ho disturbato?”

 

“Assolutamente no!” Ginny si passò una mano fra i capelli e cercò di mostrarsi più disinvolta possibile. “Cosa…che ci fai qui, non eri uscito?”

 

Bill scrollò le spalle. “Aki e io abbiamo avuto…qualche piccolo screzio.”

 

Ginny si accigliò. “Niente di grave, voglio sperare.”

 

“Le solite scemenze…” Bill sembrava abbastanza tranquillo. “Ma le sto dando un po’ di tempo per calmarsi.”

 

Adesso?! Quanto tempo?!?  “Oh…beh, non farne passare troppo, altrimenti potrebbe sentirsi trascurata… sai come siamo noi ragazze…”

 

“Un mistero apparentemente irrisolvibile, ecco cosa siete voi donne.” Bill studiò per un attimo la sorella e inarcò le sopracciglia. “Gin Gin…tutto bene?”

 

“Si, meravigliosamente.” Ginny appoggiò una mano all’armadio. “Allora, ehm…ti fermi per cena?”

 

“Cucini tu?”

 

“E’ una domanda tendenziosa?”

 

Bill rise e scosse la testa. “In parte…non saprei, stavo pensando quanto tempo dovrebbe servire alla mia dolce metà per riprendere il controllo della sua momentanea isteria…”

 

Ginny sfoderò un sorriso smagliante. “Invece di perdere altro tempo, corri da lei…sono sicura che le faresti passare il malumore in un istante.”

 

“Si, lo farò…” Bill le fece un occhiolino. “…ma lasciamola cuocere nel suo brodo ancora un po’, eh?”

 

Ma dannatissima miseria… “Come preferisci.” Ginny si sforzò di mascherare la sua frustrazione. “Quindi che fai, ti fermi a cena?”

 

“Ma si.” Bill si guardò in giro. “Hai visto Harry?”

 

“Credo sia sotto la doccia.” Ginny si passò una mano fra i capelli.

 

“Ok.” Bill le fece un occhiolino. “Vado a vedere cosa ci ha lasciato mamma in frigo.”

 

“Va bene.” Il sorriso falso di Ginny svanì dal suo viso non appena il fratello se ne fu uscito, e in quel momento l’anta dell’armadio si aprì e Harry scivolò fuori.

 

“Fantastico.” Brontolò. “Giustamente per una volta che potevamo stare un po’ da soli, tuo fratello entra in crisi con la ragazza. Semplicemente fantastico.”

 

Ginny sbuffò. “Dai…tanto dopo cena se ne va…”

 

Harry scosse la testa. “Senti Ginny, forse sarebbe ora di smetterla di fare i ladri…”

 

“Vuoi dire tutto ai miei fratelli?” Ginny inarcò le sopracciglia. “Ora?”

 

“No, diciamoglielo direttamente quando avremo il primo figlio!” Harry sbuffò. “Andiamo, Gin… non stiamo facendo niente di male, no?”

 

“No, infatti, è solo che non ho idea di come possano reagire se…”

 

“Lo sapevi che mamma ci ha lasciato perfino la carne già tagliata?”

 

Ginny si staccò di scatto da Harry e tirò in avanti l’anta dell’armadio per nascondercelo dietro, ma sfortunatamente lo fece con un po’ troppo entusiasmo…e Harry si dovette tappare la bocca con una mano per evitare di lamentarsi ad alta voce per la botta al naso. Bill ricomparve sulla soglia della porta. “Cosa?”

 

“Mamma ancora non si fida molto delle nostre doti culinarie se ci taglia ancora la carne come quando avevamo due anni, eh?” Bill smise di sorridere vedendo il sorriso palesemente falso della sorella. “Ginny?”

 

“Si?”

 

“Tutto bene…?”

 

“Tutto benissimo…” Ginny si sistemò un po’ meglio la camicia con fare distratto. “Perché?”

 

“Mah…hai un’aria un po’ strana…”

 

Ginny smanettò sommariamente. “Niente di particolare…ci tengo a cucinare bene stasera così mamma si renderà finalmente conto che ci so fare anch’io fra i fornelli.”

 

Bill fece un sorrisetto. “Mamma, eh?”

 

Ginny si accigliò. “Si, mamma…”

 

Bill annuì e si allontanò dalla stanza una seconda volta. Ginny aprì l’armadio di nuovo, e subito accarezzò il naso dolorante di Harry.

 

“Tesoro scusami! Non volevo!”

 

“Ok, ma la prossima volta mettici un po’ meno entusiasmo, va bene?” Harry fece per venire fuori dall’armadio sporgendosi in avanti.

 

“Ehi, Gin Gin?”

 

Questa volta Harry si tappò la bocca con due mani, perché il bruciore al naso si triplicò dopo la terza botta. Un rivoletto di sangue gli scivolò sulle mani, e un paio di parolacce gli sfuggirono di bocca sottovoce.

 

“Che c’è, Bill?” il tono di Ginny stavolta era piuttosto esasperato.

 

Bill si contenne ed evitò accuratamente di riderle in faccia. “Il sugo che hai lasciato a bollire sta bruciando.”

 

Ginny spalancò gli occhi. “Oddio, no!”

 

Questo fu il segnale che Bill aspettava per scoppiare a ridere senza ritegno, tanto che si appoggiò al comò per non cadere di faccia a terra.

 

Ginny lo guardò prima confusa, poi incredibilmente irritata. “Mi fa piacere che la cosa ti faccia addirittura sbellicare dalle risate!” sbottò, incrociando le braccia sul petto.

 

Bill si asciugò le lacrime che gli erano scese a forza di ridere a crepapelle. “Ooh…oddio…dovresti vedere la tua faccia, Gin Gin…impagabile…”

 

“Fai così tutte le volte che Aki manda a fuoco la cena, per caso?” replicò ostinata lei.

 

Bill rise e scosse la testa. “No, dolcezza, non è il sugo bruciato che fa ridere…fa ridere il fatto che non c’è nessun sugo a bollire sul fuoco.” Ginny sbattè gli occhi. “Non ce l’hai mai messo.”

 

Ginny aprì la bocca per parlare, poi la richiuse. “Oh…ehm, s-si…devo essermene dimenticata…”

 

Bill incrociò le braccia sul petto e fece un odioso sorrisetto. “Resterai dentro quell’armadio ancora a lungo, Harry?”

 

Ginny arrossì furiosamente di colpo, e mordendosi le labbra si voltò a guardare Harry, che uscì silenziosamente dall’armadio. Bill rise forte quando vide il naso gonfio e sanguinante di Harry, che non sembrava abbastanza soddisfatto del comportamento della sua ragazza.

 

“Però…” Bill fece un occhiolino al suo amico. “…siamo già arrivati a questa fase? Te le suona di già, Harry?”

 

“Più o meno.” Brontolò il ragazzo, lanciando uno sguardo rapido a Ginny.

 

Lei guardò il fratello con aria tesa. “Bill…ma come…”

 

Lui scrollò le spalle. “Ho avuto anch’io la vostra età, sai…neanche troppo tempo fa, ti ricordo.”

 

“Non stavamo facendo niente.” Disse subito la sorella.

 

“No?”

 

“No, davvero. Stavamo parlando.”

 

“Ehi, un momento.” Harry lanciò un’occhiataccia a entrambi i Weasley. “Non dobbiamo giustificarci per quello che facciamo o non facciamo.”

 

“Giustificarvi no, ma sarebbe stato apprezzato se le cose fossero avvenute alla luce del sole, non credi?” questo zittì Harry. “Comunque ormai è acqua passata…e poi meglio tardi che mai! Non c’è proprio niente che sentite il bisogno di raccontarmi, mh?”

 

Ginny prese fiato, e a Harry venne subito in mente quanto lei ci tenesse all’approvazione di Bill più ancora che di tutti gli altri. “Ecco…io e Harry stiamo insieme. Da più di sei mesi, a dire il vero…i sei mesi più belli della mia vita.”

 

Harry annuì. “Non abbiamo voluto dire niente a nessuno per una serie di buoni motivi… tra cui il nostro bisogno di conoscerci meglio senza pressioni esterne. Capisci cosa intendo?”

 

“Credo proprio di si.” Bill fece un sorrisetto. “Sei mesi, eh? Però…avrei detto di più. I vostri sguardi hanno cominciato a tradirvi da molto prima, allora.”

 

Harry e Ginny si scambiarono un sorriso, e fu lui a parlare. “Già…a te non sfugge proprio niente, eh?”

 

Bill rise, poi si fece serio…o quasi. “Beh, vediamo un po’…a questo punto esce di scena Bill amico di Harry e subentra Bill fratello maggiore di Ginny…”

 

Ginny sbattè gli occhi. “Ti prego, dimmi che stai scherzando.”

 

Bill fece una piccola smorfia. “In parte. Non ho niente in contrario a voi due insieme…per quel che ho potuto vedere vi cercate da un bel po’, era prevedibile che le cose andassero in questo modo… ma…”

 

“Ma?” lo esortò Harry.

 

“…ma vorrei sapere in che tipo di…rapporti siete.”

 

Harry si grattò la nuca. “Vuoi sapere…se Ginny e io facciamo sesso?”

 

Bill contrasse il viso. “Ehi, puoi moderare i termini visto che è della mia sorellina che stiamo parlando?”

 

Ginny alzò gli occhi al cielo. “Bill, io ho diciassette anni.”

 

“E sei ancora una ragazzina, perciò sta’ buona e lasciami fare il mio dovere di fratello maggiore.”

 

Harry si grattò la nuca e fece una smorfia. “Mh…vediamo un po’. Se dico al mio amico Bill che io e Ginny non siamo andati al di là di un bacio mi riderà in faccia e non ci crederà, ma se dico al fratello della mia ragazza che io e lei siamo intimi saranno rogne…quindi cosa mi suggerisci?”

 

Bill alzò spallucce. “Prova a essere sincero.”

 

Harry annuì e si infilò le mani nelle tasche. “Ok. Io e Ginny stiamo insieme…sotto tutti i punti di vista. E io la amo come non ho mai amato nessuna al mondo.”

 

Ginny si morse le labbra e guardò suo fratello con apprensione, tirando un impercettibile sospiro di sollievo quando gli vide le labbra curvarsi leggermente in un piccolo sorriso.

 

“Non si può dire che suoni male detto così. Bravo, hai stile.”

 

“Ooh, insomma!” Ginny mise le mani sui fianchi, assomigliando in tutto e per tutto a sua madre. “Bill, smettila di fare quella faccia! Lui è stato onesto, adesso devi esserlo anche tu. Hai qualcosa da dire o no?”

 

Bill scosse la testa con un sorrisetto. “Gin Gin, non siete sotto esame con me… tutto quello che voglio da Harry è che ti tratti col massimo rispetto, e con questo intendo anche sapersi controllare in certi momenti… ho avuto 18 anni anch’io, so cosa significa perdere la testa per una ragazza. Solo… ricordati di chi è che parliamo, va bene? E’ mia sorella, e voglio essere sicuro che sia in buone mani.”

 

Harry tirò su col naso. “Non ti posso dare un granchè di garanzie…deve bastarti il fatto che ne sono innamorato, e che farò tutto quello che posso per vederla felice.”

 

Bill annuì e gli strizzò l’occhiolino. “Hai ufficialmente passato il test della verità, congratulazioni.”

 

Harry rise e Ginny abbracciò allegramente suo fratello. “Mi hai fatto tremare, sai. Di solito non sei così amichevole coi miei ragazzi.”

 

Bill le diede un bacio sulla tempia. “Cucciola, stavolta conosco bene il maschio in questione… e mi fido abbastanza.”

 

Harry si grattò la nuca. “Wow, credevo che fosse molto più difficile parlare con un fratello maggiore.”

 

Bill inarcò un sopracciglio. “Avete già parlato con Ron?”

 

Ginny si ciondolò sui piedi. “Ecco…”

 

Harry scosse la testa. “Non è il momento più adatto.”

 

Bill fece una smorfia divertita. “Allora aspetta a dire che è facile parlare coi fratelli… si dà il caso che il tuo amico sia il tipo un po’ possessivo…”

 

“Un po’?” fece ironico Harry.

 

“Siete sempre i solito pessimisti, ce la caveremo benissimo e a lui farà piacere sapere di noi.” Disse sbrigativamente Ginny.

 

“Si…” Bill trattenne una risatina e guardò l’orologio. “Beh…a questo punto direi che Aki ne ha avuto di tempo per calmarsi, no?”

 

Ginny sorrise all’istante. “Oh, sicuramente.”

 

Bill rise. “Sai una cosa, cucciola, ho la sensazione che più che a Harry mi devo raccomandare a te per il controllo…ho la netta sensazione che neanche tu ci scherzi.”

 

Harry annuì. “E non ti sbagli affatto.”

 

“Harry!” protestò Ginny, arrossendo.

 

“E’ nei geni Weasley, amico mio!” fece Bill ridendo, mentre si allontanava dalla stanza della sorella per raggiungere il camino di casa. In meno di un minuto si sentì il tipico plop della Polvere Volante, e i due ragazzi seppero di essere di nuovo soli.

 

Ginny sorrise. “Che magnifica sensazione sapere che anche Bill sa e approva…”

 

Harry annuì. “Si…e così siamo a meno uno. Quanti fratelli ci mancano?”

 

Lei rise e gli fece cenno di seguirla. “Dai, andiamo a prepararci qualcosa da mangiare.”

 

La cucina della Tana era già invasa da un buon profumo: a quanto pare la signora Weasley aveva lasciato il suo ottimo pasticcio di carne nel forno, e questo rallegrò di molto Harry. Ginny stava imparando davvero benissimo a cucinare come sua madre, ma si sentiva ancora parecchio la differenza fra loro… mamma Weasley restava imbattibile.

 

Ginny arricciò il naso quando scoprì che nel forno stava già cuocendo la cena. “Uffa…lo sapevo che si metteva in mezzo lei…volevo preparare qualcosa io.”

 

Harry le accarezzò i capelli e le spalle da dietro. “E chi te lo impedisce.”

 

“Capirai, se sei capace di mangiare ancora dopo il pasticcio di carne di mamma devi avere un pozzo senza fondo al posto dello stomaco.”

 

“Mangeremo meno pasticcio e ci lasceremo il posto per quello che preparerai tu.” Lui le diede un bacio sul collo. “Ti sta bene?”

 

“Mh mh…” Ginny annuì assentemente. “Che cosa vorresti?”

 

“Non mi provocare…”

 

“Tu passi troppo tempo coi miei fratelli, stai diventando peggio di loro.” Lui sorrise contro la sua pelle, ma non si interruppe. “…Harry?”

 

“Mh?”

 

“Di questo passo non riuscirò a mettere neanche ad accendere il fuoco…”

 

Harry fece un sorrisetto malizioso e la fece voltare. “Sicura?”

 

“Porco.” Con lo stesso sorrisetto furbo Ginny lo attirò a sé e lo baciò come aveva voluto fare fin dal momento in cui i suoi genitori erano usciti, lasciando finalmente la Tana libera e vuota e tutta per loro… avevano aspettato tanto quella sera per godersi un po’ di sana intimità, e finalmente si potevano permettere lussi come quello di baciarsi nella cucina, che di solito era territorio off limits (troppo via-vai…). Al solo pensiero di stare un po’ da sola con Harry, Ginny lo abbracciò più forte ed emise un sospiro soddisfatto quando sentì le sue mani scivolarle lentamente lungo la schiena… non riusciva più a sentire niente intorno a sé, tranne il ritmo dei loro cuori… i loro sospiri… il frigorifero che si apriva e si chiudeva…

 

…il frigorifero???

 

Ginny sussultò quando Harry si staccò da lei, facendola quasi cadere. E lei gli avrebbe volentieri ricordato le buone maniere se la sua attenzione non fosse stata completamente catturata dal sorrisetto beffardo di Charlie, che stava appoggiato di schiena al frigo con una bottiglia d’acqua in mano e il suo solito ciuffo rosso ribelle sulla fronte.

 

Harry si passò una mano sulla faccia e scosse la testa. “E chi più ne ha più ne metta…”

 

Ginny, rossa quasi quanto i suoi capelli, si coprì la bocca con una mano. “Charlie…”

 

Charlie scosse la testa e le strizzò un occhiolino. “Niente panico, Gin, sei capitata col Weasley giusto… vedi, non lo sto ammazzando il tuo ragazzo.”

 

“Grazie per il voto di fiducia.” Fece avvilito Harry.

 

“Charlie, non è come sembra…”

 

“Ah no?” fece divertito il fratello.

 

Harry scosse la testa e ridacchiò. “Ginny, mi sa che da questa non ne puoi uscire…”

 

Charlie fece un sorriso enorme. “No, lasciala parlare, Harry, se riesce a trovare una scusa plausibile per quella specie di risucchio di tonsille che ho visto prima…giuro che mi depilo tutto il corpo dalla testa ai piedi.”

 

I due ragazzi si voltarono a fissare Ginny con delle espressioni così irritanti che lei nemmeno provò a parlare, semplicemente sbuffò e lanciò a entrambi delle gran brutte occhiatacce.

 

Charlie rise. “Ecco, appunto.”

 

Ginny fece una smorfia e lo guardò coi suoi grandi occhi nocciola. “Sei arrabbiato?”

 

Charlie scosse la testa. “E perché dovrei esserlo? Ehi, sarai anche la mia sorellina adorata ma sei una donna, una gran bella donna per di più. E questo poveraccio qui non è asessuato. E’ pressocchè normale.”

 

Harry, sbalordito, inarcò le sopracciglia. “Davvero?”

 

Charlie annuì e bevve un sorso della sua acqua. “Certo, diciamo che trovare la mia sorellina incollata in quel modo barbaro al mio amico Harry nella cucina della casa dove sono cresciuto non è esattamente il massimo, tanto per incominciare…”

 

Ginny prese a torcersi le dita. “Il fatto è che…ehm…non è la prima…volta che noi…uhm…”

 

Charlie scrollò le spalle. “Questo lo so.”

 

“Lo sai?” fecero Harry e Ginny insieme. “Ma…”

 

Charlie rise. “Cresci, Harry. Ce l’hai scritto in fronte che sei pazzo di lei. E quanto a te, Ginny-Gin, beh…che saranno, sette, otto anni che gli muori dietro? Mica male come finale per una favola.”

 

Ginny aprì e chiuse la bocca un paio di volte, trattenendo per sicurezza quel sorrisetto che voleva tanto spuntarle sulle labbra. “Charlie, dimmi che non stai scherzando.”

 

Lui si fece stranamente serio. “Non scherzo affatto. Viviamo in una guerra dove la gente muore ogni giorno, e insieme con gli innocenti scompaiono anche le nostre speranze… l’amore è tutto quello che ci resta per andare avanti, per credere che ce la possiamo fare, e se ci sono due persone che meritano di trovare amore e felicità quelli siete voi.”

 

Ginny fece un sorriso lacrimoso. “Non ti avevo mai sentito parlare così…”

 

Charlie scrollò una spalla. “Che vuoi farci… gli anni passano. Cresce il mio fascino, e a quanto pare anche la mia saggezza innata.”

 

Harry si passò una mano fra i capelli. “Mi credi se ti dico che mi sarei aspettato di peggio a raccontare di me e Ginny a voi ragazzi?”

 

“Chi altro sa di voi?”

 

“Mamma, papà e Bill.” Rispose Ginny.

 

“E Ron?” i due ragazzi scossero la testa. “Uuh…” Charlie agitò la mano.

 

“Lo sappiamo, è solo che ci sembra un po’…” Ginny smanettò. “…cioè…lui è sempre così chiuso ultimamente, e non vorremmo creargli altri problemi, perché…”

 

“Ve la fate sotto di dirglielo.”

 

“Ehi, io non me la faccio sotto proprio per niente se…” protestò lei.

 

“Reagirà male, è meglio che ve ne fate una ragione.” Continuò tranquillamente Charlie. “E non perché Harry non gli piaccia, anzi…quando si sarà calmato sarà contento che sia lui e non un altro a stare con te. Ma sul momento cederà all’impulsività, come al solito, perché per lui Ginny è sempre la bambina con le treccine che a tre anni gli si infilava nel letto perché aveva paura dei tuoni.”

 

Harry ci riflettè su. A volte dimenticava che Ron e Ginny avevano un legame così forte…o meglio, non ci pensava. Eppure Ginny gli aveva raccontato spesso come l’estate dopo il suo primo anno lui le era stato vicino in tutto, l’aveva aiutata moltissimo ad uscire da quel brutto periodo con tutto l’amore che un fratello poteva offrire. Ginny aveva con Ron un legame più stretto che con gli altri fratelli.

 

Charlie sorrise. “Ti spaccherà la faccia, poi si calmerà e vi farà le sue congratulazioni. Quindi via quel panico dagli occhi, Ginny.”

 

Lei annuì e gli sorrise brevemente. “Grazie, Charlie…per tutto.” Harry annuì.

 

Charlie strizzò un occhiolino a lui, tirandogli la bottiglietta d’acqua, e arruffò rapidamente i capelli a lei. “Ora devo proprio lasciarvi, ho un appuntamento con Madeline tra dieci minuti, e l’adorabile Rose mi aspetta tra due ore esatte. Se faccio tardi rischio di mandare all’aria la bellezza di due appuntamenti.”

 

“Ma sei disgustoso…due diverse in una sola serata?!” Ginny spalancò la bocca, inorridita, mentre Harry fece una risatina e gli diede una pacca sulle spalle.

 

“Ah, a proposito Harry?” Charlie si affaccio di nuovo nella stanza. “Quasi dimenticavo…non voglio sapere che cosa fate tu e mia sorella quando siete da soli, ma la prossima volta che siete alla mia presenza vedi di tenere le manine dove le posso vedere…intesi?”

 

Harry fece una smorfia di ovvietà. “Eccolo qua il colpo finale.” Charlie rise e si chiuse la porta di casa alle spalle.

 

Ginny guardò Harry e scoppiò in una risatina nervosa. “Harry, ci è andata di lusso! Dico, ti rendi conto?”

 

“Vero.”

 

“Non poteva andare meglio…avevo così tanta paura che non capissero, che fraintendessero il motivo per cui abbiamo fatto tutto di nascosto.”

 

Lui le scoccò un occhiolino. “I tuoi sono persone intelligenti…e ci amano. E’ una gran fortuna, sai…forse a te può sembrare scontato perché ti hanno sempre amata fin dall’inizio, ma per me… è una bella sensazione sapere di far parte di una famiglia.”

 

Ginny lo abbracciò forte. “E’ per questo che non hanno fatto storie, perché ti amano tutti come se fossi parte della famiglia Weasley…e ora lo sei a tutti gli effetti. Accidenti, mia madre mi ha quasi ringraziato per aver scelto te!” lui ridacchiò. “Quello che è strano è che tutti sapevano già… pensavo che ci fossimo stati attenti abbastanza. Cioè, passi per mia mamma con l’istinto di madre…ma gli altri?”

 

Harry sorrise e la prese per mano. “Questo conferma solo che avevo capito bene.”

 

“Cosa?”

 

“Che Bill e Charlie hanno preso tutto da tuo padre. Facci caso, hanno la sua stessa capacità di controllo e il suo ottimismo. E adesso sappiamo che hanno anche occhi ovunque, a quanto pare.”

 

Ginny annuì. “E’ vero.”

 

“Mentre tu e Ron avete moltissimo di vostra madre. Tu quasi tutto, lui magari qualcosina no.”

 

Ginny gli fece un largo sorriso e gli scansò i capelli dalla fronte. “Io invece avrei tanta voglia di congratularmi con tua madre per averti dato i suoi stessi occhi… lo sai che per un ragazzo con degli occhi così belli io potrei anche perdere completamente la testa?”

 

“Cogliamo l’occasione tra un fratello e l’altro!” esclamò allegramente Harry, prendendola per un polso e correndo verso le scalette per andare di sopra.

 

Ginny rise e si lasciò portare fino alla cima della rampa di scale. “La cena nel forno!” provò a dire.

 

Lui la guardò e sorrise. “Lascia che si bruci tutto…ho voglia di stare con te. Siamo sempre così impegnati, ed è tutto il giorno che non vorrei fare altro che abbracciarti e tenerti stretta a me… al diavolo tutto il mondo, Gin, stanotte siamo solo io e te…vuoi?”

 

Per tutta risposta lei gli passò le braccia dietro al collo e lo bacio teneramente, quasi lottando per non commuoversi. Harry sapeva essere così dolce che a volte la lasciava senza parole… e soprattutto la faceva sentire la cosa più importante del mondo, e questo era a dir poco inebriante… oh, se voleva passare la notte con lui…

 

“…io invece dico che è in casa, dove vuoi che sia a quest’ora?”

 

“…che ne sai, magari è andata con i tuoi genitori…o a casa di un’amica…”

 

“Nah…”

 

Ginny quasi strillò nel sentire la voce dell’unico fratello che non avrebbe mai dovuto trovarli in quello stato, e reagì d’istinto. Peccato che il suo istinto spinse Harry con forza, facendolo rotolare per tutte le scale finchè non finì di faccia a terra.

 

“…che non penso proprio di…” Ron era appena entrato, tenendo la porta aperta per far entrare Hermione, e immediatamente si bloccò.

 

Inarcò le sopracciglia nel vedere Harry a terra, che si stava toccando il naso sanguinante e la fronte graffiata con un’aria decisamente dolorante, quindi spostò lo sguardo sulla figura in cima alle scale: Ginny aveva tutte e due le mani premute sulla bocca, e le orecchie rosse come due peperoni.

 

Ron sbattè gli occhi. “Siete impazziti tutti e due insieme o uno per volta?”

 

“Oddio, quanto mi dispiace!” mormorò Ginny dietro le mani.

 

“Già.” Bofonchiò Harry, rialzandosi e tastandosi ancora il naso.

 

Ron guardò sua sorella con aria inquisitoria. “Cioè, fammi capire…tu lo hai buttato giù dalle scale?”

 

Hermione si scrollò la neve dai capelli e decise di rendersi utile. “E’ quello stupido giochino che fa sempre Ginny anche con me, Harry non ci è abituato ed è ruzzolato giù.” Disse sbrigativamente, togliendosi il cappotto e passando davanti a Ron. “Andiamo, Harry, ti rimetto a posto quel naso.”

 

Ginny corse giù mentre Hermione muoveva delicatamente la bacchetta sul naso del suo amico. “S-si, è proprio uno scherzetto idiota, mi dispiace così tanto… scusami, Harry…”

 

“Ma quanto sei scema…” Ron scosse la testa e chiuse la porta, appoggiando sul tavolino il pacchetto che aveva in mano per togliersi il giubbotto. “Ma dico io, devi proprio tormentarlo così tanto questo poveraccio? E comunque la colpa è tua,” disse a Harry. “Perché non la mandi affanculo ogni tanto?”

 

Harry scosse la mano con aria assente, senza muoversi per non disturbare Hermione. “Lascia perdere.”

 

“Allora tieniti le lividure, San Potter.” Borbottò Ron.

 

“Ecco fatto.” Hermione mise via la bacchetta e fece un passo indietro. “Sei come nuovo.”

 

“E comunque che ci fate qui?” domandò Ginny, scostandosi i capelli dagli occhi.

 

Hermione fece un sorriso smielato come raramente ne faceva. “Siamo qui perché tuo fratello è la persona più dolce e sensibile della terra.”

 

Harry inarcò le sopracciglia. “E che le avrai fatto mai?”

 

Ron scosse la testa e si massaggiò la nuca. “Ma niente…”

 

“Altro che niente!” Hermione, sprizzando gioia ed emozione da tutti i pori, prese il pacchetto dal tavolino e lo infilò in mano a Ron, dandogli una vigorosa spinta in avanti verso Ginny. “Avanti, non fare il timido adesso! Daglielo!”

 

“E non c’è bisogno di spingere…” la protesta di Ron era palesemente minima.

 

Ginny osservò con curiosità il pacchetto che suo fratello le stava porgendo e lo prese. “Per me? E come mai ti sei scomodato fino a questo punto?” mormorò divertita mentre scartava.

 

Ron alzò spallucce e mise su un’espressione quasi indifferente. “Così…”

 

Hermione rise e scosse la testa, vispa come non lo era da molto tempo. “Appena l’ha visto nel negozio ha detto subito che te l’avrebbe preso.”

 

“Cos’è?” Harry si sporse per guardare.

 

Quando Ginny finalmente riconobbe il regalo di Ron rimase senza parole per un secondo, incapace di formulare un qualsiasi pensiero razionale, ma solo di provare una valanga di intensissime emozioni. Lottie…quella era proprio la sua Lottie, la sua bambola preferita. Quando era piccola ci dormiva, ci mangiava, ci faceva il bagno, non c’era niente che non facesse senza quella bambola sotto braccio…ma poi un giorno Crosta, il mefitico topo di Ron, aveva deciso di modificare la sua abituale dieta a base di formaggi vari in favore della povera Lottie, che era stata letteralmente distrutta. Ginny ancora ricordava le lacrime che aveva versato per quella bambola, ma a suo tempo Ron aveva liquidato la cosa da perfetto fratello undicenne: “Tanto ormai sei grande per le bambole!”

 

“A quanto pare le bambole di pezza sono tornate di moda.” Ron fece un piccolo sorrisetto imbarazzato. “E in fondo io te ne dovevo una, giusto?”

 

Ginny sentì le lacrime pungerle gli occhi per l’emozione di tutti quei ricordi che le erano tornati così fulmineamente in testa; stringendo a sé la bambola abbracciò Ron forte forte, sussurrandogli qualcosa di impercettibile all’orecchio che lo fece sorridere e annuire.

 

Harry sorrise nell’assistere alla scena. Forse la guerra aveva indurito i loro cuori, ma questo non gli impedì di provare una gran piacere nel vedere Ginny e Ron così vicini e affiatati… e soprattutto il fatto stesso che Ron avesse avuto un pensiero così dolce nei confronti della sorella provava che le ombre nere che gli avevano avvelenato l’anima stavano cominciando a dissiparsi… e per un momento gli sembrò che il tempo si fosse fermato lì, in quella piccola cucina, in quel banale venerdì sera. In quella stanza c’erano le persone che più amava al mondo: la sua Ginny, la luce dei suoi occhi, e Ron e Hermione, praticamente suo fratello e sua sorella. Loro tre erano la sua famiglia… ecco perché la guerra, con tutti i suoi orrori, non era riuscita a fargli perdere la testa: la sensazione di avere una famiglia tutta sua, una sensazione che per anni gli era stata negata, lo rafforzava e lo rendeva felice più di ogni altra cosa. E fu in quel momento che capì perfettamente come doveva comportarsi con Ron riguardo alla sua relazione con Ginny.

 

Ron scansò Ginny dolcemente, arruffandole i capelli come faceva sempre quando erano più piccoli. “Sei rimasta la solita azzeccosa.”

 

Ginny rise e si asciugò quelle due lacrimucce che le erano scivolate sulle guance. “Scemo.” Mormorò, stringendo a sé la sua bambola.

 

“Fammela vedere…” Hermione si complimentò con Ginny, mentre lei le mostrava tutta orgogliosa la sua bambola.

 

“Beh?” Harry mise le mani in tasca e si avvicinò a Ron. “Avete già mangiato?”

 

Ron annuì, e inaspettatamente sorrise. “Abbiamo cenato a casa di Hermione…conoscevi il poker tu?”

 

Harry inarcò un sopracciglio. “Hai imparato il poker?”

 

Il sorrisetto di Ron si allargò, ma a rispondere fu Hermione. “Gliel’ha insegnato mio padre. Ron l’ha battuto a scacchi, e così lui gli ha insegnato il poker per lo sfizio di batterlo a sua volta.”

 

“Ma ho perso con onore.” Fece fiero Ron.

 

Hermione rise. “Papà ti ha stracciato!”

 

“Balle…gli ho dato un po’ di vantaggio perché volevo restituirgli un po’ il suo ego.”

 

Hermione si voltò per nascondere la sua risatina. Ginny si accigliò. “Cos’è il poker?”

 

“Un gioco che si fa con le carte babbane.” Le spiegò Harry. “In cui io sono pressocchè imbattibile.”

 

Ron fece quel sorriso che faceva ogni santa volta che qualcuno lo provocava. “Ma davvero?”

 

Harry annuì con lo stesso sorriso. “Ah ah.”

 

“Ma guarda…” Ron si sfregò le mani. “Con un po’ di fortuna mio padre dovrebbe avere le carte babbane fra le sue cianfrusaglie…”

 

“Valle a prendere, preparo il tavolo.”

 

“Ci sto.”

 

Ron fu di parola: tornò giù dalla soffitta cinque minuti dopo con le carte francesi, e Harry gli fece trovare il tavolo già preparato per la partita.

 

“Adesso mi rifaccio per tutte le volte che mi hai fatto il culo a pezzi coi tuoi scacchi.”

 

“Povero illuso.”

 

Ginny osservò con curiosità Harry che mescolava le carte. “Si direbbe che tu conosca questo gioco.”

 

“Ho imparato quando zio Vernon ha tentato invano di insegnarlo a Dudley.” Harry prese a distribuire le carte. “Ma poi mi hanno impedito di giocare con loro perché vincevo sempre.”

 

Ginny annuì con aria assente, e osservò per un attimo prima Harry, poi Ron…e tutto all’improvviso afferrò Hermione per un braccio a la trascinò in cucina. “Torniamo subito!” disse alle sue spalle, prima di chiudere la porta.

 

Hermione la guardò un po’ stupita. “Che ti prende, Gin?”

 

“Basta, non ce la faccio più!” esclamò la rossa. “Non riesco più a non dire a Ron di me e Harry… non è giusto. Non si merita che gli teniamo questo segreto.”

 

Hermione sbattè gli occhi un paio di volte e ci riflettè su. “Beh… a dire il vero non so se i tempi siano maturi…”

 

“Tu sei quella con cui passa la maggior parte del suo tempo libero ultimamente.” Replicò tesa Ginny. “Come lo trovi? Sta meglio? E’ più tranquillo?”

 

Hermione esitò, vedendo che la sua amica pendeva dalle sue labbra. “S-si…”

 

“Allora è pronto per la grande notizia, no?”

 

“Io credo…” Hermione buttò fuori il fiato che si rese conto di stare trattenendo e fece una piccola smorfia. “Non sta a me deciderlo, Ginny.”

 

“Ma come? Credevo che volessi aiutarmi!”

 

“Certo che voglio aiutarti!” le rispose subito Hermione. “Ron sta meglio rispetto a prima, lo vedi anche tu…ma è ancora molto confuso, e ha ancora i suoi momenti no. A questo punto non dipende da lui se vuoi digli di te e Harry… dipende solo da te. E da Harry.”

 

Ginny annuì. “E allora è si, stasera parleremo con Ron.”

 

Hermione inspirò profondamente e seguì di nuovo la sua amica nella camera da pranzo, dove Harry e Ron sembravano molto presi dalla loro partita a carte. In tutta franchezza non si sentiva molto sicura che Ron avrebbe accolto la notizia benissimo… secondo lei era ancora troppo presto, era solo da poco che aveva smesso di affogare i suoi dubbi nell’alcool…ma in fondo era vero che la decisione finale spettava a Ginny. Lei poteva solo essere lì per Ron, e questo avrebbe fatto.

 

 

***************

 

 

“Vedo.”

 

“Stai bluffando…”

 

“Può darsi…ciò non toglie che hai un solo modo per scoprirlo.”

 

Ron si grattò una tempia e scrutò bene il viso di Harry, per vedere se dietro quel sorrisetto fastidioso si celava il minimo dubbio…apparentemente no. Quel piccolo bastardo aveva abbastanza sangue freddo da mandarlo in crisi.

 

“Allora?”

 

“…ok, vediamo.” Ron scoprì le sue carte. “Doppia coppia.”

 

Harry fece un sorriso sadico e scoprì le sue…full di re.

 

“Ma non è possibile!” Ron buttò le sue carte sul tavolo. “Ma fai schifo, tu bari!”

 

Harry rise e scosse la testa. “La vendetta fa male, vero?”

 

Ginny sorrise largamente. “Questo è per tutte le volte che ci hai distrutto a scacchi, fratellone.”

 

“Io dico che c’è qualcosa che non quadra, per me tu bari e anche alla grande, piccolo…”

 

“Su, non ti abbattere…” Hermione gli appoggiò una mano sul braccio. “Vedrai che questa sarà la tua mano vincente.”

 

“Lo dici dall’inizio della partita, Hermione.” Ron mise il broncio, lasciando a Harry il compito di incartare le carte. “Non ti stai comportando da bravo portafortuna.”

 

Hermione inarcò un sopracciglio. “Da quando io sarei il tuo portafortuna, di grazia?”

 

Ron fece un sorrisetto perfido e senza preavviso la trascinò dalla sua sedia fin sulle sue ginocchia, strappandole un piccolo urletto. “Da adesso, cara mia. E vedi di farmi vincere.”

 

“Sei impazzito?!” protestò lei, rinunciando a rialzarsi quando lui la trattenne. “Ooh…se speri che una ragazza sulle tue ginocchia ti porterà fortuna…”

 

“Beh, tuo padre ha detto che con tua madre in braccio ha sempre vinto!”

 

Ginny scoppiò a ridere, e perfino a Harry scappò una risatina nel vedere Hermione arrossire di colpo come un peperone.

 

La partita riprese di lì a poco in un interessante silenzio; Hermione aveva smesso di protestare, e osservava le carte di Ron con un certo interesse; lui sembrava piuttosto preso dalla sua mossa, ma non disdegnava di lanciare occhiatine furtive alla sua amica. Accertatasi che l’interesse di suo fratello era altrove, Ginny riprese a guardare il suo Harry. Aveva un’espressione a dir poco adorabile… concentratissimo, con gli occhi verdi fissi sulle sue carte e le sopracciglia leggermente corrugate… irresistibile, semplicemente irresistibile. E fu così che Ginny vinse ogni inibizione e allungò un piede fino a trovare la sua gamba…

 

Harry sbattè gli occhi e lanciò un rapido sguardo verso Ginny, trovandola sorridente con quell’espressione innocente e felicemente colpevole allo stesso tempo. Schiarendosi leggermente la gola, alzò lo sguardo verso Ron. “Quante carte?”

 

“Due.”

 

Ginny si morse il labbro e fece salire il suo piede più su lungo la gamba di Harry, soffermandosi sotto il ginocchio e accarezzandogli lentamente la coscia con le dita.

 

“Pronto? Harry?”

 

“Eh?” Harry scosse la testa. Ron e Hermione lo stavano fissando un po’ accigliati.

 

“Ho detto due carte, ci senti?”

 

“Mh…si.” Harry tentò inutilmente di scrollarsi di dosso il piede di Ginny e passò a Ron le sue carte con una mano più malferma del solito.

 

Ginny incrociò il suo sguardo feroce e gli strizzò l’occhiolino.

 

“E tu?” fece Ron, mascherando a fatica uno sguardo soddisfatto per il suo punteggio.

 

Il piede di Ginny stava risalendo sempre più…

 

“Harry?”

 

“…mh?”

 

Hermione si accigliò. “Ti senti bene? Sei un po’ rosso in faccia…”

 

Ron fece un sorrisetto. “Secondo me gli sono venuti i bollori per qualcuna…ehi!” protestò, quando Hermione gli mollò uno schiaffetto sulla nuca.

 

Harry ingoiò a fatica, quindi mise la mano sotto il tavolo, spinse via il piede di Ginny e mise giù le sue carte. “Sono a posto così. Vediamo le carte.”

 

“Con vero piacere.” Ron attese che il suo amico scoprisse le sue…un misero tris. Con un incontenibile sorriso passò un braccio attorno ai fianchi di Hermione e mise giù con orgoglio le sue carte. “E poi dici che tuo padre non ha ragione, Hermione…poker di sette, bello mio! Ah ah!!”

 

Hermione rise e schiacciò il cinque con lui. “Te l’avevo detto che questa era la tua mano!”

 

“Ma come…” Harry fulminò Ginny con lo sguardo e raccolse bruscamente le carte. “…geniale, geniale davvero…” brontolò fra i denti. Ginny rise nella testa della bambola.

 

“Perché Weasley è il nostro re, ogni due ne para tre…” Ron ridacchiando prese a canticchiare la sua vecchissima canzoncina, e Hermione si accodò con grande entusiasmo.

 

“Ah ah ah.” Fece ironico Harry. “Guardali quanto sono bellini, un cervello in due.”

 

Ginny rise. “Non sai proprio perdere, Harry.”

 

Quando tutte le risate si furono calmate, Hermione si alzò e si stiracchiò. “Credo proprio che sia arrivata ora per me di tornare a casa. Non posso fare tardi stasera.”

 

Ron si alzò subito. “Ti accompagno io.” Lei annuì.

 

“Aspettate un minuto, per favore.” Ginny si mise ben eretta sulla sua sedia. “Ron, prima c’è una cosa che vorrei dirti. Che Harry e io vorremmo dirti.”

 

Immediatamente Harry la guardò con gli occhi spalancati, inorridito. Ron inarcò un sopracciglio e mise le mani sui fianchi. “Che c’è?”

 

Ginny inspirò profondamente e alzò gli occhi. “Si, uhm…è un po’ complicato, forse vorresti sederti prima?”

 

“Gin, se è una cosa lunga puoi aspettare che riaccompagno a casa Hermione e torno?”

 

“Veramente io preferirei che ci fosse anche lei…”

 

Hermione ingoiò con difficoltà e osservò Ron, che aveva incrociato le braccia sul petto e fissava sia Harry che Ginny con aria scura. “Che c’è di così misterioso?”

 

“Non c’è niente di misterioso.” Fece energicamente Harry, voltandosi poi verso Ginny. “Vero che non c’è niente di misterioso?”

 

Ginny scosse la testa. “Io credo che sia arrivato il momento di dirti una cosa. Cioè, di dirvela…a tutti e due.”

 

Ron si accigliò ancora di più. “Sarebbe?”

 

“Ecco…ecco, io e Harry…io e Harry…”

 

“…abbiamo combinato un casino nella cucina e abbiamo dato fuoco a una pentola.”

 

Ginny guardò Harry come se fosse uscito di senno. Ron inarcò le sopracciglia. Hermione spalancò la bocca.

 

“Avete…bruciato una pentola?” ripetè piano Ron.

 

Harry annuì con aria sicura. “Si, quella con cui di solito tua madre prepara la pasta al forno. Completamente carbonizzata, è un bel macello. E se te lo chiede, per favore dì che non ne sai niente, va bene?”

 

Ron fece una smorfia indifferente e alzò spallucce. “Per me va bene.”

 

Hermione non si era ancora riavuta dallo shock, ma smanettò un po’ e annuì. “Anche per me.”

 

Ginny, che guardava dritto davanti a sé con aria truce e tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo, non si trattenne oltre e si alzò in piedi, afferrando Harry per un braccio. “Scusateci un momento.” Sibilò, trascinandolo con lei in cucina. Appena ebbe chiuso la porta lo lasciò e si voltò a guardarlo, più furibonda che mai. “Si può sapere cosa diamine ti è preso?”

 

“No, veramente dovrei essere io a farti questa domanda.” Replicò teso Harry.

 

Ginny scosse la testa, incredula. “E’ un momento così delicato, sto finalmente per dire a Ron di noi…e tu rovini tutto!”

 

“Fai bene a dire di noi!” ribattè animosamente Harry. “E’ una cosa che riguarda anche me, no? Non credi che avresti dovuto prima chiedermi se anche io me la sentivo di dirgli tutto invece che mettermi davanti al fatto compiuto?!”

 

Ginny mise le mani sui fianchi. “E’ mio fratello, Harry.”

 

“E’ anche il mio migliore amico, Ginny. Non ti allargare tanto.”

 

“Non ci posso credere!” sbottò Ginny, smanettando furiosamente. “Quindi tu vuoi dirmi che vuoi andare avanti tutta la vita così, tenendolo all’oscuro di tutto! Beh, sorpresa sorpresa, Harry, a me non sta più bene! Voglio bene a Ron, e non mi piace più andare avanti così. Mi sembra di tradirlo. Quindi ora torniamo fuori e gli diciamo tutto, punto e basta.”

 

“Ooh, non credo proprio!”

 

“Come?!?”

 

Harry sbuffò e cercò di darsi una calmata, visto che dal modo in cui lo stava guardando Ginny era facile immaginare che non sarebbe stata certo lei la prima a deporre l’ascia di guerra. “Senti. Innanzitutto calmiamoci un attimo, stiamo urlando come due ossessi e se c’è un modo tremendo per dire a Ron la verità è proprio questo.”

 

Ginny si passò una mano fra i capelli. “Harry, Ron merita di sapere la verità quanto Bill e Charlie e tutti gli altri. E’ molto importante per me sapere che lui approva quello che c’è fra noi…lo so anch’io che all’inizio avrà la sua solita reazione da zuccone, lo conosco da quando era piccolo e so quanto può essere impulsivo, ma ha il cuore a posto, anche se ultimamente ha avuto dei problemi… perché non vuoi dirgli niente?”

 

“Perché gli voglio bene.” Harry fece un sorriso inaspettatamente dolce e calmo…e alquanto disarmante. “Perché non voglio rompergli le scatole adesso. Non è il momento adatto. Niente lo deve incasinare più di quanto non lo è già… nemmeno questo.”

 

“Ma…questo dovrebbe fargli piacere, no?” balbettò Ginny. “E’ una bella cosa, certo che gli verrà l’attacco di iperprotettività all’inizio, ma poi…”

 

“Non è semplice come la vedi tu, Gin.” Harry le accarezzò una mano. “Lo sai che non gli potrai dire che il nostro primo bacio ce lo siamo scambiato ieri…lo sai che gli dovremo dire tutta la verità, vero? E che ti piaccia o no, la verità è che stiamo insieme da mesi, e per mesi non gli abbiamo detto niente di niente, né io che sono il suo migliore amico né tu che sei la sorella. Questo ti suona bene?”

 

Ginny aprì la bocca un paio di volte, poi abbassò lo sguardo e si ciondolò sui piedi. “Ok, magari… detto così no…”

 

“E’ esattamente la prima sensazione che avrà tuo fratello.” Harry le accarezzò una guancia. “Io invece voglio che sia diverso…voglio che sia felice per noi. Certo, la solita sfuriata ci sarà…ma se lui sarà sereno la prenderà bene, e sarà contento per noi.”

 

“Dici…che se aspettiamo ancora un po’ è meglio?”

 

“Io dico di si. E’ sempre più allegro ultimamente, gli sta tornando il buonumore…lasciamo che si riprenda del tutto e poi gli diciamo di noi. Ok?”

 

“Ok.” Ginny finalmente sorrise e gli passò le braccia attorno al collo. “Basta che sia contento per noi.” Harry le sorrise, annuì e si chinò per baciarla.

 

“…ma no che non sono usciti pazzi, Ron…”

 

“…intanto controlliamo, eh?”

 

Harry e Ginny fecero appena in tempo a separarsi prima che entrassero Ron e Hermione, lui profondamente accigliato e lei piuttosto a disagio.

 

“Si può sapere che avete voi due?” sbottò Ron.

 

“Non è niente.” Ginny gli fece un sorrisone. “Avevamo una cosa da chiarire…e ora è tutto a posto.”

 

Ron guardò Harry. “E’ tutto a posto?”

 

Harry annuì. “Perfettamente.”

 

Ron li guardò entrambi. “Mh…mica me la contate giusta, voi due…”

 

Hermione lo prese per mani e lo attirò verso di lei. “Adesso che abbiamo appurato che non sono impazziti…mi accompagni a casa?”

 

Ron guardò gli altri due. “Perché non venite anche voi?”

 

Ginny e Harry si scambiarono un paio di sguardi. “Ehm…veramente io avrei un po’ sonno…”

 

Harry annuì, grattandosi la nuca. “…mh…beh, lei da sola non può stare…”

 

Hermione si rese conto che toccava a lei salvare la situazione in extremis; così fece un sorriso dolce e vispo e si sollevò sulle punte, appoggiandosi agli avambracci robusti di Ron. “Invece di prendere la solita passaporta, fermiamoci giù nella piazza prima del viale per casa mia…ti va una crepe calda? Lì ne fanno di buonissime…”

 

Ron sembrò dimenticarsi di Harry e Ginny all’istante, perché fece un sorrisetto contento e annuì.  “Con la cioccolata e il caramello?”

 

“Il solito cinghiale.” Hermione ridacchiò e lo prese per mano.

 

Ron sembrò non avere più dubbi di alcun tipo quando si rivolse a sua sorella e al suo amico. “Ok, non mi aspettate alzati.”

 

“Si, papà.” Fece allegra Ginny.

 

“Ci vediamo domani.” Harry li salutò con un sorriso.

 

Ron fu il primo a uscire dalla porta e per fortuna non si voltò, altrimenti avrebbe visto Harry e Ginny smanettare e mandare baci a una Hermione col sorriso più sornione che potesse avere.

 

Ginny si voltò e fece un sorrisino vispo. “E poi hai la faccia tosta di dire che Ron non pende dalle labbra di Hermione! Quell’uomo è ridotto a uno zerbino!”

 

Harry rise, e le passò le mani sulla schiena. “Andrà a finire che farò anch’io la fine dello zerbino… tu non permetti al mio cervello di funzionare come dovrebbe. Quando ci sei tu in giro vado in tilt.”

 

Ginny gli stampò un piccolo bacio sulle labbra. “Quanto ti adoro quando sei così dolce…”

 

“…mh…” lui le sfiorò il collo con le labbra, facendola rabbrividire. “…forse ce la facciamo a stare cinque minuti da soli…”

 

Neanche a dirlo, Ginny si avvinghiò a lui come un koala. “Finalmente si!” esclamò, prendendogli il viso fra le mani e baciandolo sonoramente. Istintivamente lui la strinse a sé, spingendola di spalle al muro…

 

“Ehi famiglia, siete in casa?”

 

Harry si appoggiò di peso con le mani e la faccia contro il muro, scivolando giù in ginocchio e piagnucolando un disperato “Basta”

 

Percy fece capolino dalla porta. “Ma…che sta succedendo qui? Ehm…Ginny? Perché sei così rossa? …ehi, un momento, metti giù quella padella!!!”

 

“BASTA!!!! VOGLIO ESSERE FIGLIA UNICA!!!!”

 

 

 

** The End **

 

 

Recensioooniii? Dove siete, belle della Sunny? ^___-

  
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