Fanfic su artisti musicali > Take That
Segui la storia  |       
Autore: NiNieL82    09/02/2007    2 recensioni
[Take That] Tutti sognano il successo. Tutti sognano di diventare ricchi. Cinque ragazzi di Manchester negli anni '90 ci sono riusciti e sono diventati la boy band più conosciuta del mondo. Fama, un mucchio di soldi, sesso e rock&roll: un mix esplosivo per l'autodistruzione. Giada è tutto: un'assistente di Nigel, manager aguzzino; la migliore amica di Robbie; la ragazza di Howard... Ma tutto cambia dice una canzone. E se ci si innamora bisogna imparare a tenere dentro anche i propri sentimenti.
Prima fan fiction sui lads che segue la lunga carriera dei Take That. BUON DIVERTIMENTO!!!
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gary Barlow, Howard Donald, Jason Orange , Mark Owen, Robbie Williams
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ringrazio chiunque abbia letto la mia storia e Marty che mi ha recensito

Ringrazio chiunque abbia letto la mia storia e Marty che mi ha recensito. Il mio racconto è a più parti.
Spero che piaccia e che non annoi nessuno e che non risulti banale. Davvero.
Un saluto a chiunque leggerà la storia.
Niniel.


Capitolo 2: Un anno dopo.

Capelli neri e lunghi, lisci, che danzavano sulla schiena. Un corpo asciutto, stretto in un paio di jeans chiari a vita alta, residuo del decennio appena concluso, fasciavano una vita sottile. Una maglietta a maniche corte, lasciava intravedere sul braccio magro, un piccolo tribale, fatto non meno di dieci mesi prima.
Questa era Giada. Un anno dopo l’addio a Stoke-on-Trent. I suoi occhi erano più limpidi e il suo viso più tranquillo. Sorrideva più forte, persino.
Della ragazza che era, non era rimasto nulla, a parte l’aspetto, forse.
Il suo fisico asciutto e ben tenuto era lo stesso di un anno prima. La labbra carnose e la pelle chiara. E il seno pieno e tonico, regalavano un tocco di femminilità in più, dove gli occhi obliqui, qrriccgiti da pagliuzze dorate non arrivavano.
Con la libertà Giada aveva anche riacquistato la tranquillità.
Ma c’erano tre persone che non facevano parte della sua vita. E forse, quella, era la nota triste, l’unica, di quel periodo.

“Allora? Willy? Che fai dormi? Mi servono due dannatissime casse di Guinnes. Sono partite tutte” gridò Giada sulla porta del magazzino.
Willy si avvicinò e portandole casse, sbuffando disse:
“Guarda che non sta bene che una ragazza di sedici anni parli in questo modo!”
“Posso fare anche di peggio se vuoi” sorrise Giada prendendo una delle casse che l’uomo aveva portato.
“See! Scherza tu” disse Willy. “Me lo dovevo immaginare che farti stare con Scarlett e Carol non avrebbe portato nulla di buono” disse Willy poggiando la cassa accanto la bancone.
“Dai!” sorrise Giada cominciando a caricare il frigo: “..sembri mio padre”
Willy stava per ribattere quando Scarlett disse, masticando una gomma:
“Will. Ci vogliono altre tre casse di Corona e una di Bacardi. Siamo completamente all’asciutto”
Willy fece un buffo inchino e prendendo in giro Scarlett disse:
“Sarà faddo Miss Scarledd”
“Si! Sfotti pure. Ma faresti meglio a muovere quelle dannate chiappe londinesi e cominciassi a fare quello che ti è stato chiesto, invece di rompere e di giudicare chi sta attorno. Da quando sei diventato un ben pensante e io non lo sapevo?” disse Scalett sorridendo.
Willy non rispose, ma sparì dietro la porta, canticchiando un vecchio successo di Madonna.
“Sempre a rompere i coglioni” disse Scarlett ruminando più forte.
“E tu?” sorrise Giada “Hai pranzato con i reali prima di venire qui. Non è vero?”
Scarlett le fece una smorfia fingendosi infastidita e disse:
“Cos’è, il pastore Willy ha fatto diventare puritana anche te?”
Le due risero e Carol, avvicinandosi, disse:
“Ho il locale pieno. Volete muovervi si o no. Non vi pago per oziare quando ho il locale pieno di gente..”
Giada e Scarlett non replicarono, anzi, si fondarono al bancone. Ma, proprio mentre stava per allontanarsi, Giada venne bloccata da Carol che disse:
“Devi salire al piano di sopra. C’è quel tale che viene sempre qui per te..”
“Carol… Tu lo sai che lo odio..” disse Giada con una nota di disperazione nella voce. “Non fa altro che provarci…”
“Ha chiesto di te” disse Carol allargando le braccia “E ha anche aggiunto che non ordinerà nulla finchè non vai tu…” e guardando Giada comprensiva disse: “Mi spiace..”
“Beh” disse Giada prendendo il vassoio. “Il lavoro è lavoro, non è così?” e fulminando Carol con lo sguardo lasciò la sala inferiore per raggiungere quella superiore.
“Giada… Ti prego, non fare casino. Si stanno esibendo i Cutest Rush.. Disturberesti anche lo spettacolo”implorò Carol.
“Come se me ne fregasse qualche cosa!” disse Giada a mezza voce.

Quando salì su fu travolta dalla musica e dall’odore del fumo. E questo le fece pensare che era uno di quei momenti in cui si pentiva di aver perso il suo vizio poco più di due anni prima.
Il cicaleccio era forte e per poter parlare con il vicino, molte persone, dovevano avvicinarsi all’orecchio dell’interlocutore e gridare, nonostante la vicinanza.
Giada si avvicinò al tavolo incriminato e sospirando, cercando di sorridere, disse:
“Desiderano?”
Gli uomini al tavolo risero dandosi delle gomitate e il primo, quello più vicino a lei disse:
“Una Corona!”
“Una Guinness scura” disse quello accanto.
“Una Corona anche per me” aggiunse n terzo.
“Anche per me” continuò un altro.
Giada si volse verso l’uomo che aveva richiesto la sua presenza e disse:
“E lei?”
L’odio di Giada verso quell’uomo era più che giustificato,. Da quando era arrivata in quel locale, dalla prima volta che si erano visti, l’uomo, all’incirca sui trent’anni, non aveva smesso un attimo di tormentarla, arrivando, qualche volta anche a toccare di nascosto Giada.
A nulla valsero le lamentele della ragazza nei confronti di Carol. Finché la situazione non avesse subito una smossa (ovvero, finchè l’uomo non avrebbe fatto qualcosa non solo di azzardato ma anche di molto stupido), la donna aveva le mani legate e Giada doveva fare la brava lavoratrice e ingoiare veleno.
“E lei?”chiese Giada all’uomo.
“E tu che mi consigli?” chiese l’uomo afferrandola per la vita.
Giada si staccò dall’uomo e infastidita disse:
“Per il momento le posso solo consigliare di lasciarmi stare”
“E se io non volessi?” disse l’uomo prendendo di nuovo Giada per la vita.
Non ci fu bisogno di rispondere. Esasperata dal comportamento dell’uomo Giada reagì e colpendolo, prima, con il vassoio e poi assestandogli un gancio in pieno muso si allontanò non prima di aver detto:
“Io l’avevo avvisata” e a passo di marcia lasciò la sala superiore, ignara del fatto che tutti, persino i ballerini del palco, si erano bloccati a guardare la scena stupiti, alcuni, divertiti, altri.

“MA DICO IO! CHE TI DICE LA TESTA? SEI PAZZA, AMMETTILO! NON SI PICCHIANO I CLIENTI” gridò furibonda Carol.
“Ha alzato le mani” disse Giada seria.
“DOVEVI BENIRE IMMEDIATAMENTE DA ME. HAI CAPITO CHE ORA SE NE VA COME VINCITORE? PUÒ TORNARE IN QUESTO LOCALE E FARE I SUOI PORCI COMODI QUANDO VUOLE. DEVI IMPARARE A CONTROLLARTI GIADA.. “sbottò ancora la titolare.
”Carol. Io c’ero. Ho visto tutto. Le stava davvero rompendo le palle” disse la voce di un uomo.
Giada e Carol si voltarono assieme. E per la prima volta da quando era in quel locale, Giada rimase senza parole.
Davanti a lei c’era un ragazzo, con i capelli castani, corti, gli occhi di un bellissimo azzurro, leggermente piccoli. Un sorriso dolce, come il resto del viso e un corpo, almeno per quello che Giada poteva vedere dal bancone, era scolpito e allenato.
“Howard. Sei tu…” disse Carol dolce.
Giada guardandola sorrise. Ad occhio e croce, il ragazzo non poteva avere più di vent’anni, ma nonostante questo, la quarantenne Carol, provava un debole per il ballerino, visto il comportamento dolce e anche civettuolo che aveva nei suoi confronti.
“Sono spiacente per quello che è successo” disse Carol scusandosi ancora e giocherellando con i lunghi capelli biondi e ricci.
Howard scosse la mano e disse:
“Non sono venuto qui per lamentarmi. Voglio solo che tu sappia che questa ragazza ha reagito come reagirebbe un qualsiasi essere umano davanti ad un individuo simile”
Giada sorrise dolce guardando il ragazzo e Carol, guardando Howard, prima,Giada, poi, disse con un sospiro:
“Va bene. Per stavolta ti perdono. Ma non andrà così bene una prossima volta…” e salutando Howard con due baci disse: “Io vado Howie…”e si allontanò in fretta.
Howard sorrise e si voltò a guardare la donna allontanarsi. Poi, voltandosi verso Giada, la vide che sorridente le tendeva la mano destra e allegra disse:
“Mi chiamo Giada Baldini. E tu, uomo a cui devo il lavoro ti chiami?”
“Howard. Howard Donald” sorrise il ragazzo stringendo la mano di Giada.
“Hai finito di ballare?” chiese Giada tenendo sempre il tono allegro.
“Si! Perché?” chiese curioso il ragazzo.
“Dovrò offrirti pur da bere. Non so in che altro modo ricambiare il tuo nobile gesto” e prendendo due bottiglie dal frigo disse:”Birra o Bacardi?”
“Birra” disse Howard sedendosi su di uno sgabello vuoto. E prendendo la birra che Giada gli offriva, disse: “Grazie…”
“Di che? Grazie a te piuttosto” disse Giada versando una tequila ad una ragazza seduta poco lontano. “Se stasera non fossi stato qui, credo che Carol mi avrebbe sbattuto fuori senza riserve…”
“Mi ha infastidito il comportamento di quell’uomo, ecco tutto. Credo che chiunque sarebbe anche intervenuto se la cosa fosse diventata più pesante. Naturalmente, ho notato che te la cavi bene tra vassoi e ganci destri e che non hai bisogno di nessun aiuto.” rise Howard sorseggiando la sua birra.
Giada rise a sua volta e disse, porgendo una Margarita e un rhum ad una coppia:
“Beh. Quando voglio so difendermi. Però, ad essere sincera, non credo sia una mossa saggia provarci con il compagno del mio boss. Carol sa essere davvero vendicativa se ci si mette di’impegno”
Howard sorseggiò la birra e leggermente confuso dall’affermazione chiese:
“Come?”
“Stai con Carol, è così?” chiese Giada porgendo una birra ad un ragazzo accanto ad Howard.
Ad Howard, per poco, non gli andò di traverso la birra che aveva bevuto. E rauco disse:
“Io non sto con Carol. Ha vent’anni più di me!”
Giada sollevò entrambe le sopracciglia e sarcastica disse:
“A me sembrava di si, invece..”
“NO” disse Howard risoluto. “Uno sono single. E secondo, non mi sognerei mai di mettermi con l’amica di mia madre”
Giada sorrise e disse:
“Sei sicuro..” e porse un Bacardi ad un uomo.
“Si” sorrise Howard. “E per dimostrartelo, che ne dici se domani usciamo a bere qualche cosa assieme?”
“Domani lavoro” disse Giada asciugando un bicchiere e poggiandolo sul tavolo.
Howard sorrise e disse:
“Dopo che stacchi andiamo in un altro locale…” disse Howard sereno: “Così Carol ci vedrà uscire e tu avrai la certezza che non sto assieme a lei”e poggiando i gomiti sul tavolo, disse: “Allora accetti?”
“Perché no” sorrise Giada. E porgendo un’altra birra al ragazzo disse: “Offre ancora la casa..” e sorridendo salutò il ballerino.

“Come mai hai un nome italiano?” chiese Howard guardando Giada.
Alla fine erano usciti assieme ed erano andati in un bar al centro di Manchester. E seduti al tavolo, per un po’ avevano parlato del più e del meno, cercando di conoscerci meglio.
E se Giada aveva scoperto che Howard aveva appena ventidue anni, faceva il carrozziere e adorava ballare, il ragazzo aveva scoperto relativamente poco della ragazza che lo accompagnava.
“Mio padre è italiano. Svelato l’arcano…” sorrise Giada poggiando il bicchiere di birra sul tavolo e guardando Howard.
“E come mai stai in Inghilterra?” chiese Howard curioso.
“Mia madre era inglese” disse Giada adombrandosi un po’.
“Era?” chiese Howard serio.
“È morta che avevo solo quattro anni…” disse Giada piano.
“Mi spiace..” disse Howard imbarazzato.
“E di cosa?” chiese Giada con un sorriso. “La porto nel cuore. È importante questo per me. Avere un mucchio di ricordi che mi aiutano quando mi manca troppo. E poi, mia madre mi ha lasciato un grande regalo… Amo dipingere. E anche lei amava la pittura. E questo mi fa sentire più vicina a lei..”
Howard bevette la sua birra e cercando di cambiare il discorso, per delicatezza, più che per l’imbarazzo, guardò Giada e le chiese:
“Quanti anni hai..”
Giada sollevò le sopracciglia e pensò a quello che le aveva detto Scarlett quando aveva scoperto del suo appuntamento con Howard:
“Non dirgli che sei minorenne…”
Giada sorrise e muovendo il liquido ambrato dentro il bicchiere, disse:
“Venti. A luglio…”
Howard sorrise e disse:
“Come mai a Manchester?”
“Ho lasciato la mia casa un anno fa per dissapori con la mia matrigna. E qua a Manchester avevo delle zie, sorelle di mia madre, che mi potevano aiutare… Ed eccomi qua…”disse Giada allegra.
“E non senti la mancanza di nessuno?” chiese Howard stupito.
“Si. I miei fratelli. E una persona, molto importante per me…”disse Giada piano.
“Il tuo ragazzo” chiese Howard sornione.
Giada scosse la mano e disse:
“No! No! È il mio migliore amico”
“E non è mai venuto una sola volta a Manchester per trovarti?” chiese Howard confuso.
“See!” disse Giada con noncuranza, non pensando a quello che stava dicendo: “Con tutti i casini che fa a scuola è tanto che si diplomi..”
Howard aggrottò la fronte e disse:
“Allora è più piccolo di te?”
“Chi?” chiese Giada bloccandosi e guardando Howard.
“”Il tuo migliore amico” rispose Howard.
“Ha la mia età, perché?” rispose Giada con tranquillità, dimenticando già la piccola bugia dell’età detta pochi istanti prima.
“E quante volte ha ripetuto, scusa se te lo chiedo?” disse Howard piano: “Se ha la tua età…”
Giada si morse la lingua e disse, annuendo:
“Qualche volta..”e trangugiò un lungo sorso di birra.
Howard stava per ribattere, quando il cameriere si avvicinò e disse:
“Scusate, ma stiamo per chiudere, sono le due passate”
Giada e Howard si guardarono intorno e sorridendo imbarazzati borbottarono velocemente scusa e si alzarono a pagare.

In macchina Giada canticchiava allegra “KISS” di Prince. E la voce forzata dal falsetto della ragazza faceva ridere a crepapelle Howard.
“Però canti bene” disse Howard sorridendo. “Perché non provi a fare qualche provino. Magari diventi una cantante..”
Giada scosse la testa e perentoria disse:
“Da bambina mi hanno costretta per anni a interpretare “Something Stupid” con il mio migliore amico, riprendendoci per giunta..” e scuotendo la testa infuriata disse: “Sono rimasti dei siparietti davvero ridicoli, di quelli che pagheresti affinché nessuno li possa vedere..”
La macchina di Howard si bloccò e il ragazzo disse:
“Allora abiti qui?”
Giada annuì e disse:
“Si” e si voltò.
In un attimo si trovò vicinissima ad Howard e sentì il cuore perdere un battito. Era davvero un ragazzo di una bellezza straordinaria.
E per quello che aveva potuto constatare quella sera, non era nemmeno tanto male…
Ma lei non era il tipo di ragazza che si faceva andare a troppe effusioni e chinando la testa disse:
“Allora, vado…”
Howard si allontanò e deluso disse:
“Ah.. Scusa..” e guardando Giada disse: “Possiamo rivederci vero?”
Giada annuì e sorridendo, aggiunse:
“Certo… Possiamo uscire dopodomani. Io non lavoro…”
Howard sorrise e disse:
“Perfetto. Allora ci vediamo domani..” e baciandole una guancia, senza tralasciare un po’ di imbarazzo, salutò la ragazza.
Quando Giada scese dalla macchina, si voltò due volte prima di sparire dentro il suo portone.
Avrebbe rivisto Howard. E non solo la sera dopo. Ma tante altre ancora, per molto tempo.
Quello che, quella sera, Giada non sapeva era che, presto, la sua vita sarebbe cambiata. E con la sua anche quella di Howard e di altre persone.
E che tra questo gruppo, per un bellissimo scherzo del destino avrebbe trovato Robbie.


Continua….

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Take That / Vai alla pagina dell'autore: NiNieL82