Favole di Novembre
“Lo sai che una volta qui c’era un lago, Cissy?”
Un ragazzo e una ragazza, un uomo e una donna…una favola che collega i momenti della loro vita.
Narcissa si cinse le ginocchia con le braccia e lasciò che il vento continuasse
a giocare coi sui capelli.
Era
seduta su quel sasso ormai da un quarto d’ora e il freddo pungente del vento
autunnale aveva penetrato la stoffa del suo abito di broccato e poi, la sua
pelle.
Guardava fisso
davanti a se, verso i confini del parco, con gli occhi celesti bagnati di
lacrime, che fossero per il freddo o per il dolore.
Pensava e cercava di
dare un senso a tutto quello che le stava succedendo, mentre il dolore al
braccio si faceva più vivo.
Si guardò
l’avambraccio sinistro e allora lo vide, nero e pesante era lì come a
ricordarle l’uomo che aveva scelto di amare, nella gioia e nel dolore, nella
salute e nella malattia, nella luce e
nelle tenebre.
Lucius. Il suo fidanzato e poi, e ora, suo marito.
Eppure non era lui
che aveva agitato il suo cuore da adolescente, non era da lui che aveva sognato
di essere amata. Non era con lui che aveva passato quella notte.
Un’altra lacrima le
rigò le guance pallide mentre un singhiozzo prepotente la faceva sussultare.
Rimase ancora in
silenzio, immersa nei suoi pensieri e nei suoi dolori.
Non lo sentì
avvicinarsi, non lo sentì arrivare.
Lo sentì solo quando
si lasciò cadere seduto sul sasso dove lei stessa stava seduta. Si girò di
scatto, chiedendosi se fosse possibile che Lucius si
fosse spinto fino ai confini del parco per cercarla.
E infatti quello che
vide non fu il solido profilo di suo marito, ma una più magro e snello.
L’uomo che le
voltava parzialmente le spalle aveva i capelli mori e si stava portando la
sigaretta alla bocca con un movimento elegante.
Lei non disse
niente, rimase a guardarlo, stupita e grata che fosse lì, aspettando che
facesse qualcosa.
Lo vide aspirare una
boccata da una delle sue amate Chesterfield e poi la
sua voce le giunse tranquilla, come se stessero tenendo una normale conversazione
al bar.
“Lo sai che una
volta qui c’era un lago, Cissy?”
L’espressione
confusa della giovane donna lasciò il posto ad un largo sorriso.
“E che fine ha fatto
quel lago, adesso?” chiese complice, sorridendo apertamente.
*
Rodolphus si portò un’altra volta la sigaretta alla
bocca e accennò un sorriso con le labbra sottili.
Stavano seduti sul
muretto dietro le serre di Erbologia, lontano da
tutto e tutti;
da qualche parte oltre le colline il treno era
già arrivato e di primi studenti si stavano avviando alle carrozze. Lei non
voleva partire, voleva rimanere lì con lui ancora almeno qualche giorno e
pensava che se fosse stata all’ultimo anno, avrebbe avuto gli esami e avrebbe
potuto restare.
Ma non era così, lei
tornava a casa; a restare con lui, oltre a molte delle gallinelle che gli
stavano sempre dietro, era sua sorella, Bellatrix. La
sua fidanzata.
Questi pensieri le
attanagliavano l’animo e le gettavano secchiate d’angoscia sul capo.
Cercò di rispondere
al sorriso per invitarlo a proseguire con la storia, ma i muscoli non le
risposero.
Lui la guardò
accigliato per un po’, poi parlò nuovamente
“ Adesso non c’è
più. Una volta, a novembre, uno stormo di anatre si posò su quel lago, laggiù,
oltre quelle colline. Improvvisamente la temperatura scese e l’acqua divenne
ghiaccio. E le anatre vi rimasero imprigionate”
“E sono morte?”
chiese Narcissa, leggermente preoccupata.
I capelli scuri del
ragazzo coprivano leggermente i suoi carismatici occhi blu.
“No. Le anatre
spiccarono il volo, portandosi dietro il lago. Si dice che ora si trovi da
qualche parte in Cornovaglia..”
Narcissa ci mise un attimo a realizzare quello che
lui aveva detto, poi sorrise e gli mollò una pacca sul braccio.
“Che cretino che
sei!” disse sorridendo apertamente.
Rodolphus prese un’altra boccata dalla sua sigaretta
“Ti è piaciuta?”
“E’ molto bella, sì”
confermò lei, guardansi le punte delle scarpe bianche.
“Mi fa piacere”
disse lui, accomodante, avvicinando nuovamente la sigaretta alle labbra.
*
“Adesso non c’è più”
Disse l’uomo, sempre senza voltarsi verso di lei.
“Una volta, in
novembre, uno stormo di oche..”
“Anatre” corresse Narcissa
“Come vuole lei, mia
signora!” disse ironico lui, abbozzando un’inchino
col capo.
Narcissa sorrise, sentendo le preoccupazioni
diventare meno opprimenti.
Allungò la mano a
toccare la schiena di lui e disse “Va avanti” perché quella storia che
significava tutto e niente, era capace di rincuorarla.
“ Uno stormo di
anatre si posò sul lago e la temperatura scese e l’acqua diventò ghiaccio,
intrappolando le anatre.”
Fece una pausa,
aspirò gravemente una boccata dalla sua sigaretta e buttò fuori il fumo,
lentamente.
Narcissa si accigliò un’attimo
a questa pausa.
“E così le anatre
sono morte” concluse il ragazzo, e non c’era ironia nella sua voce.
“Che cosa? Non è
così la storia!” Protestò lei, riprendendo gli atteggiamenti di quella bambina
capricciosa che era morta molte estati prima.
Le labbra dell’uomo
si schiusero in un sorriso amaro.
“E’ tempo di
smetterla di credere alle favole, Cissy”
Le lacrime ripresero
a scendere copiose dagli occhi azzurri della donna.
“Cosa sei venuto qui
a fare?” gli chiese velocemente, sulla difensiva.
Rodolphus si alzò in piedi e le si
mise di fronte. Lei alzò il viso per vederlo, mentre i capelli le
volavano nel vento.
Rodolphus si piegò sulle ginocchia e quando il suo
viso fu all’altezza di quello della donna, la guardò intensamente negli occhi.
“Volevo dirti che ti
amo, Narcissa, ti amo davvero”
“E’ un addio?”
“Ti amo” ripetè lui, alzandosi di nuovo. Si avviò lungo il parco,
con quella sua andatura un po’ dinoccolata e un po’ elegante e prima di venire
inghiottito del tutto dalla nebbia che si stava alzando, sparì con un piccolo
PLOP.
Narcissa guardò le colline all’orizzonte.
“Anche io” disse a
sé stessa e alla nebbia. Rimase in silenzio qualche secondo e poi con
convinzione aggiunse “ E le anatre non sono morte; sono volate fino in
Cornovaglia”
**
“Allora…Ero indecisa su come finirla e la fine originale non doveva essere così ma arrivata a quel punto la frase “Sono morte” è uscita da sola…forse per il mio stato d’animo al momento;
insomma, non è detto che un giorno non ne scriva un’altra versione! ^_^
Intanto prendetevela così, sperando che non faccia troppo schifo.
Ah, nasce da una richiesta di Nilla che potete trovare qui!
Ps: L’idea e la storia del lago è presa dal fantastico film ‘Pomodori verdi fritti’ e chi l’ha visto può forse capirla meglio! ;-)
-Glo”
Ps: la ff è dedicata a Les, il mio angelo custode, che tanto so non commenterà