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Autore: Aya_Brea    26/07/2012    4 recensioni
“Dai Jake, questi ci ammazzano di botte, scendi e non fare l’eroe!”
Ma il piccolo biondino non aveva alcuna intenzione di demordere, né tantomeno di arrendersi di fronte a quei brutti ceffi. Una folata di vento gli scompigliò i capelli, poi quando tutto tacque, le punte gli sfiorarono nuovamente le guance.
Dagli occhi di Gin non trapela mai nulla, ma i ricordi si sa, non possono essere cancellati.
 
Fanfiction sul passato del più carismatico fra gli Uomini in Nero.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Gin, Nuovo personaggio, Vermouth, Vodka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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2. Attraverso il mirino

10 anni dopo 


Jake iniziò a detestare la scuola dall’età di dieci anni. Odiava tutto quel che si annidava al suo interno: secondo lui nella struttura scolastica vegetava la feccia della società, fra professori incompetenti e sottopagati, fino a finire al bidello in fondo al corridoio, che al posto di lavorare se ne stava in panciolle a leggersi un libraccio o a fumare sigarette una dietro l’altra. Ma non era soltanto il personale a suscitargli la nausea, il ribrezzo: i suoi compagni erano quanto di più insulso potesse esistere sulla faccia della terra. Aveva preso le distanze da qualsiasi conoscente. Capitava di rado che chiacchierasse con qualcuno.
Verso i diciassette anni, però, la sua condizione di emarginato e di incompreso cominciò a mutare radicalmente ed il piccolo Jake si lasciò scivolare alle spalle il suo passato di vile bimbo innocente.
L’istituto che frequentava in quegli anni era piuttosto rinomato, anche per l’elevato livello culturale e per le lezioni eccellenti che vi si tenevano. In un ambiente così inquadrato, perfetto e coerente, il comportamento di Jake divenne piuttosto famoso, tanto da conferirgli una nomina decisamente importante. Lo conoscevano tutti lì dentro.
Spavaldo, arrogante, presuntuoso ma spesso cinico e calcolatore. Alcuni lo descrivevano come un ragazzo dal portamento altezzoso ed aristocratico: in effetti Jake si considerava una spanna al di sopra di tutti gli altri e proprio in virtù di questa sua convinzione si arrogava il diritto di guardare chiunque dall’alto in basso. Un ribelle, in poche parole. Un ribelle inconsapevole di star compiendo rapidamente il cammino più tortuoso ed infame che un uomo potesse intraprendere nella propria vita.
 
 
 
 
 
La piccola Lily era arrivata in anticipo quella mattina e una volta varcata la soglia d’entrata della sua classe aveva dato un’occhiata veloce: i banchi erano lucidi ed in ordine, le sedie ciascuna al proprio posto, i finestroni in fondo alla parete aperti su di un bellissimo giardino intorno al quale ruotava tutta la struttura. Quel primo giorno si respirava un’aria tiepida e piena di fermento, specialmente per gli alunni che si accingevano a frequentare il Liceo per la prima volta. Lo ricordava bene il suo approccio con quella scuola: era così timorosa e chiusa, così fragile e debole che chiunque, se avesse voluto, avrebbe potuto spezzarla come un ramoscello morbido e friabile. Ma quell’atmosfera le infondeva tanta voglia di fare e di studiare, di apprendere cose nuove e di sperimentare interessanti esperienze. Voleva godersi quel penultimo anno e dare il meglio di sé per conseguire ancora degli ottimi risultati.
Volteggiò fra i banchi fino a prendere il proprio: posatovi lo zaino infatti, quella postazione fu sua. Poteva stare vicino alla finestra, cosi che se avesse voluto, avrebbe potuto volgere il capo durante le lezioni e dare uno sguardo alle bellissime piante che crescevano rigogliose nel giardino.
Si sedette e trasse un grande respiro, empiendosi i polmoni di quel fresco odore di pulito. Dopodiché si alzò nuovamente e raggiunse la porta.
Sostando presso l’entrata poteva dispiegare il suo sguardo lungo il corridoio, che inevitabilmente iniziava a popolarsi di studenti di tutte le età. Un gran sorriso le illuminò il visetto dalla pelle chiara, attorniata da una deliziosa chioma di capelli biondo cenere. D’improvviso però, quelle minuscole pieghette agli angoli delle sue labbra scomparvero lentamente, lasciando spazio a un paio di occhioni verdi completamente spalancati e tersi: lungo il corridoio riconobbe la figura di Jake.
Il ragazzo camminava al centro del corridoio e la sua lunga chioma bionda era ripartita in grandi ciocche che gli ricadevano lungo la schiena. Indossava un paio di pantaloni scuri e una t shirt nera che aderiva perfettamente al suo corpo magro ed asciutto. Non appena fu vicino a lei, Lily non poté far altro che deglutire a fatica, notando immediatamente quanto fosse alto. Sfiorava il metro e novanta ed oltre ad essere ben piazzato aveva un paio di occhi verdi che la fecero raggelare.
“Quando la finirai di fare la maestrina, Lily? Passano gli anni ma tu non cambi mai.” Borbottò lui riservandole una bieca occhiataccia, poi si fece avanti e le diede uno strattone per poter entrare in classe. Il ragazzone andò a sedersi proprio dietro al banco della ragazza e con fare disinvolto accavallò le gambe sul piano appena lucidato.
Lily parve parecchio contrariata da quel gesto ma non ebbe il coraggio per controbattere o per rammentargli come dovesse comportarsi: aveva paura delle sue reazioni impulsive e più di tutto la terrorizzavano le storie che si raccontavano sul suo conto. Peggiorava di anno in anno.
“Che intendi per maestrina?” Sibilò mentre compiva qualche passo nella sua direzione.
Jake sfilò dalla tasca dei pantaloni un pacco di sigarette e se ne sfilò una, noncurante che in classe non si potesse fumare. Si prese del tempo per rispondere a quella ragazzina e se la accese con estrema lentezza. Infine, quando la portò fra le labbra e ne trasse una lunga tirata, i suoi occhi di ghiaccio si piantarono in quelli di lei.
“Hai sempre quest’aria da sottuttoio che mi da francamente ai nervi. Sempre così perfettina. Ce l’hai il ragazzo?” Chiese Jake, con una sottile vena di sarcasmo nel tono.
La ragazza si appoggiò contro il bordo di un banco e si maledì per essere arrivata così presto. Le sue gote presero a colorarsi di un tenue rossore. “Veramente si. Mi sono fidanzata con Robert.”
A quelle parole il biondo spirò il fumo in aria e alcuni ciuffi di capelli gli ricaddero sulla fronte. “Ma Robert di classe nostra?”
“Già, proprio lui.” Ammise.
“Non posso crederci. Ti sei messa con quell’idiota?” Jake assunse un’espressione vagamente divertita e Lily non poté non notare il suo sguardo diventare sempre più invadente: la fissava e seguendo i suoi occhi si rese conto che guizzavano sul suo corpicino, sulle gambe, poi nuovamente sul viso. Si sentì in imbarazzo.
“Ma no, non dire così. Non è un idiota. E’ un bravo ragazzo.”
“Bravo ragazzo? Bellezza, ti conviene levarti il velo che ti copre gli occhi.” Osservò Jake con estrema naturalezza. Lily non riuscì però a controbattere poiché dalla porta cominciarono ad entrare altri studenti. Quella conversazione fu stroncata momentaneamente e la ragazza poté finalmente tirare un bel sospiro di sollievo. Era difficile tenergli testa.
 
 
 
 
 
La campanella sancì finalmente il termine delle lezioni e una grande massa di studenti si riversò all’uscita dell’edificio. Jake, con la sua tracolla in spalla dovette sgomitare per farsi largo fra quella marmaglia esagitata.
“Dannazione, levatevi di mezzo.” Quei marmocchi delle prime sezioni stavano sempre fra i piedi. Scese le scalette d’ingresso e un fiotto di sole lo accecò: si portò l’avambraccio contro la fronte e avanzò fra le altre persone, solitario come sempre.
“Oh guardate chi c’è!” Un ragazzaccio alto e dall’aria strafottente si avvicinò al biondo, seguito dai suoi due fidati scagnozzi. Robert aveva una bella chioma nera e un paio d’occhi azzurri che avrebbero conquistato qualsiasi ragazza dell’Istituto. Un latin lover con la fama dell’attaccabrighe.
Jake sembrò non curarsi del nuovo arrivato, ma anzi, si ravvivò i capelli biondi che nuovamente discesero lungo la schiena, poi con estrema nonchalance si apprestò a continuare il suo cammino lungo il vialetto alberato.
“Ehi, brutto stronzo, sto parlando con te.” Robert lo raggiunse nuovamente e lo afferrò per un polso, dandogli uno strattone violento. A quel punto Jake si volse di scatto e i suoi occhi si iniettarono di sangue: con un gesto altrettanto deciso si divincolò dalla presa e gli sferrò un pugno in pieno viso. I due suoi amici indietreggiarono di qualche passo.
“Si può sapere che diavolo vuoi, Robby?” Lo canzonò Jake, serrando i denti ed osservandolo mentre tentava di riprendersi da quel colpo. Non appena il ragazzo si tastò il viso, si rese conto che l’altro gli aveva praticamente rotto il setto nasale. Il sangue gli scivolava lungo le labbra, colando poi dal mento. “Dannato bastardo. Te lo dico io cosa diavolo voglio.” Robert ringhiava furiosamente e con uno scatto si slanciò verso Jake per contrattaccare.
Noncuranti dei pochi passanti a quell’ora, fra i due si svolse una violenta colluttazione, al termine della quale Jake si ritrovò con le spalle contro il muro e con qualche graffio che gli solcava la guancia sinistra. Entrambi ansimavano, si sfioravano l’un l’altro e si tenevano perché nessuno dei due potesse svignarsela.
“Jake, te lo dirò una volta sola. Lascia in pace Lily.”
Dopo quelle parole minacciose e piene di astio, il biondo si lasciò andare ad una risata sommessa. “Vorrai scherzare? Quella maestrina non avrà neanche baciato un ragazzo in vita sua.” Robert era davvero malconcio, poteva permettersi di replicare in maniera piuttosto altezzosa.
La risposta infatti non mancò di suscitare nel ragazzo moro un moto di rabbia e di stizza, a seguito della quale abbandonò la presa e si allontanò.
“Io ti ho avvisato, Jake. So che ti diverti a far soffrire le ragazze, ma con lei non attacca. Mettitelo bene in testa.” Con tanto di indice puntato ed occhi stretti in due fessure, Robert sentenziò questa minaccia e si dileguò rapidamente.
Jake scosse il capo e si accese una sigaretta, portandosela fra le labbra.
Quell’ultimo frase aveva risuonato nella sua mente non come un monito, ma al contrario, come una stimolante sfida da affrontare.
 
 
 

 
Jake camminò ancora a lungo prima di poter raggiungere la stradina della sua villetta: il padre era incredibilmente ricco e alle spalle aveva un patrimonio immenso. Da piccolo aveva creduto che tutti quei soldi derivassero da un lavoro nobile ed onesto ma col tempo si rese conto che non era assolutamente così e che le cose stavano diversamente: dietro allo spaccio di droga, ad appalti truccati, omicidi e furti c’era sempre lui. In un modo o nell’altro quell’idiota era sempre coinvolto in affari loschi.
Soltanto dopo anni riuscì a capire che il padre non era quell’uomo comune che aveva sempre conosciuto, ma che al di là delle sue vesti si celava l’identità di uno dei capi più temuti della mafia giapponese, la Yakuza. Lo testimoniavano inoltre gli innumerevoli tatuaggi che percorrevano la sua schiena, fra grandi draghi dalla tortuosa coda lunga e stravaganti disegni tribali.
Il biondo ripensava continuamente alle parole di disprezzo che gli aveva propinato fin da quando era solo un bimbo e più ci ripensava, più l’odio cresceva oltre ogni limite. Lo odiava.
Fra mille ed altri pensieri, egli non si accorse neanche della voce che proveniva alle sue spalle, tuonante fra i versi incessanti delle cicale.
“Jake! Mi senti?!” Una piccoletta gli si affiancò, col fiato corto per aver corso a lungo.
Il ragazzo volse il capo e sembrò quasi cadere dalle nuvole. “Lily? Che c’è?”
Dopo aver deglutito ed aver ripreso parte del respiro che le mancava, lo guardò dritto negli occhi. “Mi dispiace Jake, davvero, mi dispiace!” Congiunse le manine contro il petto, supplichevole.
A quel punto il biondo credette di non aver afferrato il senso di quella conversazione, così si limitò a sollevare le sopracciglia, interrogativo.
“Robert! Avevi ragione su di lui. E’ un idiota. Gli avevo semplicemente detto che avevamo parlato e si è fatto strane idee e ti è venuto a cercare e oddio io …”
Jake le strinse le mani sulle spalle e la osservò: quello sguardo così profondo e quella presa inaspettata stroncarono completamente il discorso concitato della ragazzina.
“Non preoccuparti, va tutto bene.” Quelle parole ebbero il potere di concludere la conversazione, tanto che Lily si perse completamente negli occhi verdi di Jake. Era ipnotizzata, inebetita.
Quando le mani di lui sciolsero la presa ella si sentì sollevata e sorrise, dapprima incerta, poi fu più convinta. “Grazie comunque. Sospettavo che fosse un imbecille. E alla fine si è rivelato per quello che è.”
Il biondo annuì lievemente e poi infilò entrambe le mani nelle tasche, in procinto di andarsene.
“Jake, aspetta. Senti magari qualche giorno possiamo vederci e studiare insieme, ti va?” La voce le si strozzò in gola, il suo cuore perse un battito e rimase in attesa, scrutando i suoi occhi per carpire una qualche risposta, un’emozione, un battito di ciglia. Ma dalla sua espressione cupa non traspariva nulla di tutto ciò.
“Non credo sia il caso.”
Le sue parole furono gelide. Lily strinse i pugni e annaspò, prima di rispondere nuovamente. “Magari non a studiare. Ho saputo che sei un appassionato di armi, mio padre ha un fucile ad aria compressa. Potresti … insegnarmi come si usa.” Rise, nervosa.
Finalmente vide negli occhi di Jake un brillio insolito, poi un sorrisetto, a suo parere delizioso, delinearsi sulle labbra. “Dici che potremmo usarlo?”
“Certo!”
Jake le si avvicinò nuovamente e la osservò. “Quando?” D’un tratto era sembrato molto interessato a simile proposta, talmente interessato che lei dovette quasi indietreggiare.
“Anche oggi pomeriggio. Se ti va.”
“Allora ci vediamo oggi pomeriggio alle quattro.”
“Ok, oggi pomeriggio alle quattro. Va benissimo. Ciao Jake!” Lily si voltò e corse via.
Che strana ragazza, pensò lui rientrando in casa e posando la sua tracolla sul divano. Il padre era già a casa e non appena il figlio varcò la soglia lo richiamò per appurare che si trattasse di lui. L’uomo comparve presso lo stipite della porta del salotto e lo osservò dall’alto in basso.
“Ancora quei capelli lunghi? Quando te li taglierai?”
Jake gli rivolse un’occhiataccia: quella camicia fucsia che aveva addosso era quanto di più schifoso avesse mai visto. “E tu quando smetterai di indossare quella robaccia? Comunque no, non li taglio. E no, non entrerò nella Yakuza dopo di te. Ci si vede.” Fece un lieve cenno e lo superò per poter salire le scale. Il padre voleva che il figlio seguisse le sue stesse orme ma purtroppo per lui era fuori discussione.
Non voleva diventare un fallito. Non voleva soldi e potere. Né tantomeno la gloria. Quello a cui agognava era qualcosa di ben diverso, seppur così maledettamente simile.
“Farai una brutta fine, Jake.” Concluse il padre. “Sei un idiota.”
Il biondo rise sommessamente e si morse il labbro. ‘Quello a fare una brutta fine sarai tu, caro paparino.’
 
 
 
 
 
Lily era sola a casa poiché entrambi i suoi genitori lavoravano fino a tarda sera. A causa di questa necessità era diventata piuttosto autonoma e sapeva ormai badare a se stessa: cucinava, stirava, lavava i vestiti e svolgeva tutte le faccende domestiche come una brava mogliettina. Certo, era una vita dura, ma almeno poteva essere più indipendente rispetto alle sue coetanee.
Si muoveva avanti e indietro nel salotto e di minuto in minuto rivolgeva dei brevi sguardi all’orologio che troneggiava sulla parete, sopra a un bel vaso di fiori.
Erano le quattro meno cinque e lei non sapeva davvero come comportarsi con un tipo come Jake.
Eppure le piaceva. Dopotutto era davvero un ragazzo affascinante. Forse il suo carisma magnetico era dovuto proprio al suo essere così schivo e apparentemente disinteressato. Inoltre aveva sempre avuto questa propensione verso il ruolo della “crocerossina” che si impegna per liberare e salvare le anime dannate e Jake pareva proprio il tipo in cerca del suo aiuto. Non sapeva che quella volta sarebbe stato inutile.
D’improvviso il trillo del campanello la fece letteralmente sobbalzare. “Arrivo!” Corse alla porta e la aprì. Per poco non le si mozzò il fiato in gola.
‘Mamma mia che figo.’ Pensò lei, osservandolo per qualche istante. Stava proprio bene con quella t shirt bianca e quei pantaloni scuri. Forse era la prima volta che indossava qualcosa di diverso dal nero. “Prego, entra pure.” Balbettò lei.
Jake la guardò solo per qualche secondo, poi spaziò altrove e osservò la sua casa, per quel che si poteva vedere dall’ingresso: sembrava spaziosa, ampia, essenziale ma carina.
“Sei sola, vero?”
Lily trasalì un istante. “Si. Perché?”
“Sembra molto simile a casa mia. Non c’è quasi mai nessuno.”
“Davvero? E tuo padre?”
“Mio padre è uno Yakuza.” Affermò il biondo con naturalezza, poi sprofondò le mani nelle tasche e cominciò a gironzolare per casa.
“Cosa? Stai scherzando, vero?!” La ragazzina lo seguiva. La stava inquietando parecchio.
Lui si fermò proprio presso l’entrata del giardino al pianterreno.
“Ti sembro uno che scherza? Purtroppo capitano le disgrazie in famiglia. Mio padre è una di quelle. Ma comunque non me ne faccio un problema. Anche perché presto lo risolverò.”
La biondina fu molto imbarazzata e preferì non rispondere. Non volle prolungare ulteriormente quel discorso, ma il fatto che il padre fosse un mafioso la mise subito sulla difensiva. “Non mi hai risposto comunque. Vuoi qualcosa da bere, da mangiare?”
“No.”
“Bene, allora aspettami in giardino. Ti mostro il gioiellino di mio papà.”
Jake entrò in giardino e si mise a perlustrare la zona: il pavimento era interamente piastrellato da grandi mattonelle in cotto e tutto era perfettamente ordinato, l’erba tagliata da poco e grandi alberi a fare da schermo a vicini troppo indiscreti. Si appoggiò contro il muretto e sollevò un ginocchio, poi si accese una sigaretta. Gli uccellini cinguettavano sopra le fronde e volteggiavano di tanto in tanto fra i rami.
“Eccomi.” Lily comparve oltre la grata imbracciando un bel fucile di precisione, evidentemente pesante data la sua espressione sofferente e la goffaggine con cui lo reggeva: l’altra mano era impegnata a trattenere le scatole di piombini. “Aiuto! Casca tutto!” Disse divertita.
Jake si sfilò la sigaretta di bocca e le diede una mano a posare le cose a terra, poi riprese nuovamente l’arma fra le mani. La guardava meticolosamente, mentre Lily era intenta a guardare invece il biondo, che nella concentrazione era ancora più bello.
“Allora che dici, ti piace?”
“Beh, proviamolo.” La guardò negli occhi e ci fu un insolito silenzio, apparentemente incolmabile.
Dopodiché Jake si allontanò e si schienò contro il fusto di un albero, poi imbracciò il fucile e lo strinse saldamente a sé, calando lo sguardo oltre l’ottica. C’era un bersaglio fissato sul lato opposto.
Lily rivolse lo sguardo presso il crocicchio nero, poi verso di lui. La sua posizione lo faceva sembrare un professionista, tanto che fu stupita dalla dimestichezza che aveva con quell’arma. Era così sicuro di sé, immobile, concentrato. Il dito era fermo contro il grilletto. Lo sentiva che respirava ancora. Anche l’aria, ad eccezione di un lieve venticello, era sospesa. Il momento prima che il proiettile fuoriesce dalla canna è sempre così: carico di adrenalina.
Partì un piombino. Il primo colpo non fu dei migliori, ma Jake sorrideva, entusiasta.
“Maledetto. Il vento mi ha fregato.” Sussurrò.
“Dai, riprova!” Lo incitò Lily: stavolta preferì avvicinarsi a lui per osservare meglio il suo secondo tiro. Stava ricaricando l’arma: il piombino calzò perfettamente, poi puntò nuovamente verso il bersaglio. Lily lo sentì respirare in maniera controllata e flemmatica. Rabbrividì.
Il secondo colpo fu degno di un esperto.
“Bravo Jake, te la cavi eh! Ma come fai a sapere tutte queste cose?”
Jake si rilassò e appoggiò il fucile a terra, contro il fusto dell’albero. “Riviste. Non è difficile leggere roba di questo genere.”
“Posso provare?”
“Fa pure.”
In realtà Lily non sapeva proprio da dove cominciare: afferrò quell’aggeggio e lo sollevò. Ma come diavolo faceva Jake? Fra le sue braccia pareva così incredibilmente leggero. Cercò di imitare il ragazzo e quindi di adottare la sua stessa posizione di tiro. A quel punto si sentì come abbracciata; il biondo era alle sue spalle e la avvolgeva da dietro con entrambe le braccia. Le sue mani scivolarono ai polsi di lei e la “guidarono” nell’assumere la corretta impugnatura.
“Stai morbida.” Sibilò, proprio affianco al suo orecchio. Lily deglutì con fatica.
“S-si. Ci provo.” Sorrise. ‘Se continui a bisbigliarmi così e a tenerti avvinghiato come un polipo non riuscirò a muovere neanche un muscolo!’
Jake era piuttosto consapevole che lei fosse imbarazzata, ma non se ne curò molto. La accompagnò in ogni suo gesto. “Devi controllare il respiro, poi quando ti senti pronta raggiungi piano il grilletto con l’indice. Trattieni il fiato e lo premi dolcemente.”
Lei annuì. Fece quanto detto ma il colpo fece cilecca.
‘Che incapace.’ Jake rise. “Dai, su. Puoi fare di meglio.” Le strinse nuovamente i polsi. “Sei troppo tesa, diamine. Rilassati.”
“Se, una parola.” Non ci riusciva proprio, a rilassarsi. Lo sentiva respirare dietro di lei, un caldo sospiro le solleticava il collo e la clavicola, sentiva il suo petto contro la schiena e … Si staccò come d’istinto. “Dai, tieni, fai tu. Io sono davvero negata.”
Il biondo sorrise. Quegli occhi erano smaliziati e … Crudeli?
Trascorsero l’intero pomeriggio a sparare, tanto che Jake consumò un buon numero di piombini ma realizzò un altrettanto buon numero di centri. Era davvero un asso con quel fucile.
Gli piacque immediatamente l’idea di fare fuoco da distanza lontane: lo intrigava la possibilità di poter sparare silenziosamente dei proiettili che, pronti a fendere con un sibilo l’aria rarefatta, avrebbero colpito l’obiettivo con discrezione e segretezza.
Ora era lui a starsene sul torrione e ad avere il pieno controllo sul mondo sottostante, ignaro della sua presenza, ignaro di un occhio felino che lo osservava attraverso le lenti di un mirino.
Doveva frequentare più spesso quella ragazza.   








Salve salvino gente! :)
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo. Diciamo che sto ripercorrendo un po' qualche evento saliente.
Io Gin/Jake me lo immagino come un ragazzo abbastanza comune, ma già con delle piccole prerogative che lo rendono differente da tutti gli altri. 
Sarei davvero curiosa di sapere cosa ne pensate! :) Diciamo che il vostro parere sarebbe fondamentale per migliorarmi sempre di più!
Un grande bacione a tutti coloro che hanno inserito la storia nelle seguite/preferite e coloro che hanno recensito!
Grazie davvero.
<3 Al prossimo capitolo! ;)

Aya_Brea
  
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