Uno;
due;
tre.
Cade silenzioso da quell'alta scogliera. Nel tratto freddo che separa il mare dalla costa, gli viene in mente la sua prima luce del sole, senza aver paura di quel nuovo, ultimo fioco bagliore che sta per incontrare. Sa che andrà all'inferno, non chiede perdono, verrà punito per i suoi peccati, e, forse, non si sentirà più in debito con Anne.
Il mare respinge in superficie quel corpo ancora vivo di cui si schifa altezzoso. Jacob respira, insoddisfatto.
Respira, batte per qualcuno.
Esce da quell'acqua gelida con spirito rassegnato, pensa al suo fallimento, a quello che proverà Anne, a quello che proverà lui stesso quando lei morirà, e al fatto che i suoi ventitre anni, che voleva miserabilmente gettare tra le onde, possano minimamente sopraffare l'amore.
A quanto si senta putrido e sporco, tanto che pure il mare ne era nauseato.
Anne era rimasta su quel letto, con i sintomi della malattia che avanzano, con quel nero che la morde, con quel nero che la uccide, con il bianco che vede allontanarsi, mentre la febbre bussa alla porta, e respira più lenta.
Non ha più fame.
Jacob torna a casa, decide di partire, nessuno l'avrebbe saputo.
Ma dove?
La guerra ha spogliato tutta l'Europa, L'Inghilterra è l'unica uscita, per così dire, viva, per essere precisi, meno morta rispetto al resto del continente.
Francia? Forse è, nel suo dramma, la scelta migliore.
C'è un traghetto domani. 05,45. Perfetto.
Arrivato al porto, si chiede come un semplice ammasso di ferraglia potesse portagli via il cuore, trasportandolo in una sola ora attraverso la Manica, in un tragitto di lacrime e sangue, in un travaglio sofferente che determinerà la sua vita.
" Ciao, Anne. "