7 Agosto 1824
“ Stimatissimo signor Freed,
colgo questa rara occasione per raccontarle della mia oscura e cotale macabra avventura che ho vissuto 2 mesi or sono nella brutale cittadina di Kremson City, raggiunta in una tempestosa notte a bordo di una carrozza fredda e scomoda per conto suo, a riguardo di un antico e prezioso libro da collezione cui non ha voluto dirmi la provenienza.
Devo
tuttavia rivelargli stimato Freed che ora come ora sono
al corrente dell’arcano segreto che avvolge la storia del libro e che anche io
e mai nessuno come me è stato protagonista delle vicissitudini di Kremson City,
mi scuso ora, prima di cominciare la storia per la mia prolungata assenza di
questi due mesi, sono certo che comprenderà quando avrà terminato di leggere
questo plico di fogli.
Quella
sera aspettai la carrozza all’incrocio di Avenue
Street sotto una pioggia battente e sotto un cielo congestionato di nere e
minacciose nuvole, non che mi importasse molto ma quando ebbi il finto piacere
di accomodarmi su quei rossi e freddi sedili di rovinata pelle finta fui sicuro
che il viaggio non sarebbe stato di alcun mio gradimento, la cornovaglia
distava quasi due ore di viaggio e nell’umidità mi addormentai sobbalzando di
tanto in tanto per strani presagi a me sconosciuti e così terrificanti che
dovetti chiedere all’egregio cocchiere se volesse scambiare qualche parola con
me.
L’elegante
cocchiere già mi avvertì che Kremson City non era affatto una città solare e
tranquilla, quanto oscura e infida come le spire di un serpente velenoso.
Potei
toccare con mano questa suo avvertimento appena arrivai alla città che appariva
a me buia e inospitale; fortunatamente la stanza della locanda dove trascorsi
la notte era calda e accogliente sebbene al mio arrivo alcuni ubriachi mi
guardarono in malo modo, la mia estraneità li colpiva dunque non poco, dedussi
che cio non mi avrebbe creato lo
stesso problemi di alcun genere.
Dormii
un sonno pacifico e quando il mattino seguente mi risvegliai la confortevole
luce del sole inondava la mia stanza di tanta grazia da farmi sentire
rigenerato e contento di essere li.
Purtroppo
non ero poi così felice del mio compito cui avrei
dovuto svolgere e subito mi misi alla ricerca del proprietario del libro da lei
desiderato.
Come
da lei consigliato Sir. Freed feci si che la ricerca
partisse dalla vecchia biblioteca di Kremson e dati i miei studi sull’omonima
antica cittadina seppi già dove dirigermi senza dover chiedere alcunchè a
nessuno.
La
vecchia biblioteca si trovava nell’antico quartiere, quello da cui sorse
l’intera cittadella, come la chiamano gli abitanti, il
quartiere pareva proiettarmi nell’antico mondo medioevale e se devo sincerarmi
le viottole che percorsi parevano avere sfumature gotiche e stranamente
inquietanti.
Nel
mentre che ammiravo le fatture delle mura e le costruzioni di questi neri tetti
di cui non volevo sapere che cosa ne giaceva al di
sotto, una figura alquanto misteriosa comparve da un piccolo vicolo le cui mura
sembravano stringersi ad ogni sguardo, il figuro portava un lungo mantello nero
apparentemente di fino raso che gli copriva tutto il busto, i pantaloni
seminascosti dai panneggi dell’abito parevano di pelle, ma ciò che mi colpì nel
profondo fu il bagliore dello sguardo, appena appena
percettibile poiché un cappuccio ne ricopriva anch’esso il volto.
L’uomo
incappucciato avanzava dal lato opposto della stradetta con un andatura lenta e
austera, il che mi lasciava quella curiosità nota a chi è segretamente
affascinato da luoghi come quelli.
Non
chè mi mettesse paura o timore ma quando venne verso
di me cominciai ad avvertire un senso di panico, la strada era deserta se non
per la figura incappucciata e io solo, che andavo cercando la vecchia
biblioteca.
L’uomo
misterioso mi si affiancò e io, con prudenza, rimasi imperturbato continuando
la mia strada.
“ cosa fa uno straniero qui, nelle vecchie vie di Kremson
City?” l’uomo, da quel buio che oscurava il suo volto parlò e la voce
straordinariamente profonda e così strascicata sembrò spezzare quel silenzio di
tomba che bagnava le vie.
“ lo
straniero di cui parla sta cercando quella che vuole essere la vecchia
biblioteca distinto signore, sa indicarmi dove si trova?” del tutto educato e
tranquillo voltavo di tanto in tanto lo sguardo verso l’uomo, ma mi riusciva a
malapena essere disinvolto dato che scorgevo ancora quel luccichio nel buio che
regnava sotto la cappuccia.
“
caro straniero, la biblioteca vecchia è stata distrutta dal fuoco due mesi
orsono, non ne era al corrente?”
Un
tuffo al cuore Sir Freed mi sovvenne a quella risposta, così gelida e
struggente, dato si che dalla biblioteca partivano le
mie ricerche.
“
mi è stato assegnato un compito Sir.” Dissi alla figura col cappuccio “ e il
mio compito parte dalla vecchia biblioteca, che per informazioni sicure è
ancora vigente nel quartiere”
“
vede?” disse la figura indicando con l’indice sinistro.
Li,
in una viottola, la facciata a colonnati eterna pareva attendere, si trattava
della vecchia biblioteca e mi obbligai nel credere alla figura che mi
accompagnava.
Le
vecchie mura apparivano nere di fuliggine, e quel bel
marmo bianco venuto dall’Italia che era un tempo, come mi era stato detto
appariva ora nero come la pece e rovinato dalle intemperie, il portone di
entrata presentava crepe e spaccature laddove c’erano stati finissimi vetri.
Il
panico ora si metteva più in rilievo poiché le mie
speranze parevano andate in fumo.
Stetti
la in piedi; con la figura incappucciata che attendeva al mio fianco, inebetito
e scioccato da cotale vista.
“
cos’è che va cercando gentilomo?” volle sapere il misterioso individuo.
Attese
un momento di silenzio.
“
cerco un antico libro” risposi ancora pensando alla biblioteca incendiata.
“
un antico libro” ripetè l’uomo “ nella biblioteca della cittadella ve n’erano molti, non siete a conoscenza di un qualche autore di
codesto libro?”
Mi
accorsi, tuttavia sovrapensiero, che l’uomo pareva si
ora incuriosito dalle mie faccende, supposi che avrebbe potuto essermi d’aiuto
ma come sapere che era affidabile?
“mi
è stato raccontato ben poco del libro, vede, io sono giunto a Kremson City, per
conto di un collezionista di Londra e mi è stato rivelato quasi nulla
dell’oggetto in questione…” spiegai
Il
figuro infilò una mano nel cappuccio e parve darsi una grattata al mento.
“
nessun particolare Sir.?” volle sapere
stetti un momento a riflettere.
“
ricordo solo che il mio mandante mi disse, prima di partire, che il
rivestimento del libro fu creato in antichità con pelle umana, il che mi da i brividi pensarci, ma che poi nel millequattrocento,
alcuni monaci lo rivestirono di un prezioso velluto rosso di rara fattura, ora
non so la vericità di tali informazioni, ma vede è un pezzo mancante al
collezionista cui gli ho accennato” spiegai
L’individuo
parve colpito e rimase in silenzio per due o tre attimi.
“
chi è il collezionista assiduo?” volle sapere
“
non credo possa rivelargli questa informazione, a meno
che lei non si presenti, perché vede io non so chi è lei.” azzardai
“
Lord. Theodore Valdemar “ si presentò, senza mostrare il volto.
“
con piacere, io sono Charles Evander” Mi presentai “ lei dunque non sa dove io possa cercare il libro?”
L’uomo
si guardò intorno come per controllare se non ci fosse nessuno nelle vicinanze:
“ so di che libro sta parlando, ma voi siete in una brutta faccenda Sir., quel libro è maledetto e c’è solo una persona che lo
possiede attualmente” disse
“
scusate, mi state dicendo che il libro non è nella biblioteca?” chiesi
“ lo era fino a un anno fa, ma una notte qualcuno pensò bene
di dar fuoco all’edificio, storie che scottano…”
“già,
e perché quel qualcuno gli avrebbe dato fuoco?” chiesi, sempre più incuriosito
dalla faccenda
“
mistero”
Sir.
Valdemar non sembrava poi tanto pericoloso, mi avrebbe già ucciso altrimenti,
in quel momento riflettei sul da farsi, ma ciò che Valdemar mi aveva appena
accennato mi tentava quasi a lasciare la missione.
“
cosa devo fare?” chiesi “ devo avere quel libro entro tre giorni, chi è il
tizio che lo possiede?” chiesi
Valdemar
mi fissò per un istante, sebbene i suoi occhi e il suo volto continuò
a essermi sconosciuto
“
deve andare al di là del vecchio cimitero, nei cortili
dai neri mattoni…” disse con un’aria alquanto preoccupata.
“
il vecchio cimitero…”
“
vede la via che svolta a destra a trenta passi da noi?” chiese indicandomi un
viottolo sulla destra.
“ si lo scorgo” dissi
“
lo percorra, arriverà ad una stradetta di campagna che va in discesa , percorra quella stradetta e passi il cimitero, ma stia
attento, gira voce che nel cimitero si aggirino bestie immonde e non lo dico
per spaventarla…”
Lo
guardai con quell’aria fra il preoccupato e l’incuriosito; tuttavia la faccenda
mi piaceva sempre meno.
“ cosa devo fare dopo aver passato il cimitero?”
“
poco oltre scorgerà una sorta di villaggio, sono i famosi cortili di Kremson
City, in realtà quella è la vera Kremson City, è riconoscibile perché vedrete
delle mattonelle nere come la pece…”
“ e che farò?” chiesi
“
non vi dico altro, solo…buona fortuna!” disse con voce profetica.
Valdemar
si girò di scatto mentre il mantello svolazzava e si incamminò
in silenzio, come se mai mi avesse rivolto la parola.
Rimasi
come intontito e guai al diavolo se non stavo ancora rimuginando su quello che
mi aveva detto.
Kremson
City mi attendeva alle luci del crepuscolo.
__
Il pranzo alla locanda Sir. Freed mi soddisfò
davvero, e non poco, bastò sicuramente per rifocillarmi
e sentire nuovamente quella carica che quanto meno mi avrebbe accompagnato nel
mio lugubre viaggio.
Riuscii
anche a riposare nella stanza affittata su quel magnifico letto e verso le
cinque scesi nella sala da The di fronte alla locanda, avevo bisogno di
riscaldarmi.
Giunse
una donna al tavolino, mentre fluttuavo tra i miei pensieri, avrà
avuto sulla quarantina d’anni, ciò che mi colpì subito furono gli occhi,
di un violetto mai visto fino a quell’istante, i capelli castani le ricadevano
sulle spalle e la veste nera gli dava quel tocco stregonesco che mi lasciò
quasi senza parole.
“
straniero…” disse
La
guardai non capendo le sue intenzioni.
“è
rado trovare a Kremson …uno straniero”
“
siamo quasi parenti, ho origini americane” risposi
“
qual buon vento vi trasporta fino alla misteriosa Kremson City?” volle sapere
la donna.
“
lavoro” risposi asciutto. Non so per che ragione ma cominciavo ad avvertire
qualcosa di sinistro nell’aria. Un’impressione, un presentimento lo si chiami come si voglia, ma ero quasi quasi convinto che nel paese ci fosse sotto losca faccenda.
“lavorooo” ripetè la donna. I suoi serpenteschi toni cominciavano a toccarmi
nell’animo, avevo sentito dire che il nord Europa era particolare e freddo e colmo di leggende, ma non ero mai
arrivato a pensare Sir. Freed simili comportamenti austeri e oserei dire
maligni.
“
scusate Lady ma devo scappare, il lavoro mi chiama” Dovetti tagliare corto o
sarei finito tra le grinfie di quella oscura donna.
Uscii
dalla sala da The e già faceva buio,
solo al di là delle colline il tramonto fiammeggiava
cremisi come un incendio.
Salii
alla stanza e presi la mia borsa con sigari e altre cianfrusaglie di poco
valore, certo mi sarebbe senz’altro servita a contenere il libro, sempre che fossi riuscito a recuperarlo.
Mi incamminai
tra le buie strade di Kremson City, qualcuno richiudeva le antiche imposte
delle case, altri sprangavano i portoni a quadri di ingresso e le vecchiette,
intente nel crear tepore nelle dimore, ritiravano la fresca biancheria e i
lindi panni dalle balconate in ottone settecentesco.
La
sera era giunta, la giornata era terminata ma per me fu solo l’inizio e perissi
in questo istante se la malinconia di casa e
quell’amara tristezza di chi vuol rivedere presto i propri cari mi aveva invaso
il cuore lasciandomi l’anima pervasa dal freddo e da quella sensazione
particolare di chi si trova in posti sconosciuti.
Mi
ritrovai sui passi che avevo intrapreso la mattina in
quella che era la via per arrivare alla vecchia biblioteca, quando mi sovvenne
l’idea che, prima di andare al villaggio dai neri mattoni avrei potuto dare una
sbirciata alla biblioteca, sinceramente Lord. Freed oltre l’interesse per il
suo libro desiderato, mi sarebbe piaciuto sfogliare qualche vecchio libro e
magari prenderne in prestito qualcuno, così non fu una sorpresa se mi ritrovai
davanti alla biblioteca bruciata.
Tutto
taceva, solo il portone scardinato cigolava nella
brezza serale dando all’atmosfera quell’aria sinistra e nefasta.
Mossi
un passo all’interno facendo attenzione a non provocare troppo chiasso e
aspettai qualche attimo prima che la mia vista si
abituasse all’oscurità.
Le
ragnatele governavano quel luogo, la cui aria all’interno sapeva di vecchio, di
mobili tarlati e appassiti dal tempo, di pagine scritte da chissà chi e
dimenticate o peggio date alle fiamme incoscientemente, l’aria odorava di
polvere e di bruciato.
I
miei passi risuonavano in quelli che dovevano essere ampi saloni e ogni mio
respiro sembrava un soffio d’eternità.
Rovistai
alla cieca nella mia bisaccia e cercai la piccola torcia che mi ero portato appresso in caso di fortuito bisogno.
Quando
l’accesi rimasi stupito nel scoprire che in realtà i
libri giacevano ancora la, solitari sugli scaffali, ricoperti da vecchia cenere
e dalla polvere di chissà quanto tempo.
Presto
fui tra gli scaffali intento a sbirciare i titoli. Ve ne erano a centinaia Sir. Freed e non
tutti a me conosciuti, alcuni autori vecchi di due secoli, altri di appena
sette anni e altri ancora di millenni.
Libri
di ogni genere, libri rivestiti in pelle, con carte
cerate e dorate, semplici libri, libroni monumentali le cui pagine contenevano
segreti su chissà che disciplina, forse la nota alchimia, la saggia filosofia e
quanti nomi e fatti contenevano.
Ad
un certo momento delle urla mi fecero trasalire in quel mondo così incantato ma
così sepolto.
Urla
spaventose, capii subito che si trattava di una donna, una donna sofferente e
le grida proveniva da quello che doveva essere una stanza ad un piano
superiore.
Stetti
in ascolto.
“ i
pozziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii…” gridava la donna
gracchiante “ i pozzi ciechiiii…aaaaaaaaarrrrrrrrrrrr”
la donna pareva rantolare, annaspare in un’agonia mortale e pronunciava strane
frasi quasi profetiche e terrificanti.
“ voiiiiiiii stupidi contadiniiiii
che avete costruito quel villaggio in quei maledetti giorni del nero oblio!!!!!!! Venite e presentatevi al cospettoooooo”
Un
colpo.
Il
panico cominciò a corrermi nelle vene, nel buio rimanevo ad ascoltare quelle
urla che parevano così vicine.
Ad
un tratto non fu più nulla.
Immobile
nel buio mi guardavo all’intorno nel buio per tentare
di scorgere un cambiamento e quando di colpo sentii dei passi sulle scale che
portavano al piano superiore mi si bloccò il cuore in gola.
Mi immaginavo
la donna decrepita scendere flebilmente le scale, smunta, verde come un
cadavere ed ebbi ragione nel pensarlo perché ad un certo punto da quelle che
appunto dovevano essere le scale apparve con una fioca lucina una sagoma.
La
sagoma pareva quella di un antropoide.
Biascicava
e farfugliava parole confuse nella sua macabra discesa, le braccia raggrinzite
e rinsecchite sostenevano forse a malapena quelli che erano due scheletriche
mani e guai se mento ora, che dio mi porti nell’ade se
non la vidi!
Portava
una veste di tela verde, stracciata qui e la e le ginocchia rattrappite e
cadenti erano di un colore giallastro; la creature
portava una lanterna e io per Diana mi chiesi cosa ci faceva nella biblioteca
un orrore come quello.
Ed
ecco le urla.
“
chi è laaaaaaaa??” fece la creatura lasciandosi
scappare un filo di bava che alla fioca luce parve di un colore verdastro.
Non
resistetti Sir.Freed, me la diedi a gambe.
Uscii
dalla biblioteca a gambe levate sentendo lo scalpiccio di quella donna che si
era trasformata in un mostro bestiale, me lo sogno ancora
adesso Sir Freed!
Di
colpo mi era passata la voglia di cercare il libro, ma quando intrapresi il
vicolo indicatomi da Lord Valdemar mi abbandonai a me
stesso nel tentativo di comprendere quanto mi stava accadendo.
Come
da qualcuno accennato era vero che Kremson City non era una cittadina qualunque,
anzi qualcosa di oscuro era accaduto li, nella vecchia
cittadella.
Percorrevo
ora il sentiero sterrato in mezzo ai campi, ancora affannato e sgomento per la
scena della biblioteca, non ero sicuro di ciò che volevo vedere ma per vostro
piacere Sir Freed dovevo provarci…a tutti i costi.
Quando giunsi al cimitero rimasi a scrutarlo per un momento, ma sta volta la
fortuna mi baciò e nessuna creatura sbucò fuori per infastidirmi.
Il
cancello del cimitero era sprangato con un catenaccio ma dall’esterno si
potevano scorgere le statue che troneggiavano sopra le vecchie muschiose tombe.
Mi vennero i brividi nel sol pensare a cosa c’era la sotto.
Dopo
circa mezzo miglio di camminata in mezzo ai campi nebbiosi, scorsi una luce in lontananza,
ma oserei dire una lontananza vicina.
Il
villaggio mi aspettava e per Dio, era per davvero nero come la pece! Avanzai
sui miei passi e ora mentre scendevo dal sentiero che si era fatto ripido qualche tempo prima cominciai a sentire ululati
provenire dalle fitte nebbie che avvolgevano gli umidi campi ai lati della
stradicciola.
Affrettai
il passo e dopo qualche minuto giunsi a destinazione: il villaggio era una
sorta di gigantesca corte dai mattoni neri neri come
il carbone, i canali di scolo erano trasformati in maligni e minacciosi
gargoyle e sulle pareti bruciavano le torce, non vi era alcun ponte levatoio ma
solo un grande arco che portava all’interno della vecchia città nera.
Quando fui all’interno mi trovai spiazzato poiché Lord. Valdemar non mi aveva
accennato nulla, tuttavia una lanterna appesa sopra una porticina attirò la mia attenzione e parve essere l’unica accesa.
Mi
avvicinai alla porta, anch’essa nera, e bussai.
Non
ricevendo nessuna risposta provai a bussare con veemenza.
Dopo
qualche istante sentii una voce “ chi bussa alla mia
porta?” un brivido mi scosse violentemente, la voce era si da oltretomba e
capii subito che apparteneva ad un uomo.
“
sono Lord. Charles Evander,sono stato mandato qui da
un tale per un certo oggetto, sono qui per lavoro e ho bisogno di informazioni”
spiegai avvicinando la bocca alla porta.
Quest’ultima
si spalancò violentemente e una mano mi trascinò nell’oscurità più totale e
Sir. Freed non vi dico il mio cuore come batteva dall’agitazione.
“informazioni??”
la voce minacciosa mi parlò nell’orecchio, pareva la voce di uno squilibrato e al tempo stesso sembrava
provenire da una tomba abbandonata da milioni di anni.
“
si…sto cercando un libro, la biblioteca è stata incendiata e un tizio mi ha
mandato qui nel villaggio nero,affinché lo possa
trovare” mi stupii nel sentire che il mio tono appariva tranquillo.
Una luce si accese e quando guardai lo
sconosciuto che mi aveva trascinato nel buio di quella dimora puzzolente rimasi
sconvolto e il terrore mi strinse le viscere come una morsa.
Lo
sconosciuto era un uomo, di media altezza,indossava un
saio nero e strappato qui e là, la pelle bianca e bluastra di freddo era vecchia
e chiazzata di escrescenze di natura sconosciuta, ma ciò che mi lasciò senza
fiato fu il volto, senza occhi, le orbite parevano dei buchi, dei pozzi senza
fondo e il contorno delle palpebre era rosso come il fuoco, sembrava un
indemoniato Sir.freed! Il diavolo giaceva in quella
dimora malefica!
L’ambiente
era altrettanto angusto, non vi era che un letto con una stuoia di lana umida e
macilenta, e le pareti verdastre e ammuffite erano spoglie
e tristi.
“
io non la vedo ma la sento…” disse con quella voce maledetta,
pareva scrutarmi anche senza vedermi.
“
Il libro che va cercando è custodito da immemorabile tempo nelle viscere di
questa cittadella malata, giù nelle profondità, dove dai pozzi ciechi risale il
male…il male che da sempre ha oscurato Kremson City”
Immobile
e pietrificato tentai di spiegarmi con lo strano individuo sebbene mi risultò difficile mantenere un tono rilassato.
“vede
sono stato incaricato dal mio fornitore di lavoro, è un collezionista di libri,
tiene una biblioteca a Londra e mi ha incaricato di prendere il libro, è un
raro pezzo mi è stato detto e non ho idea..”
“lei
non sa con che cosa ha a che fare, il libro che cerca è un libro scritto col
sangue di un demone chiamato “Ibrahem” alcuni monaci pellegrini scovarono il
libro sotto l’antica città di Tarsos, nella notte dei tempi, mentre un’eclissi
stava oscurando l’antico oriente! Quando il libro venne alla
luce, il sole si oscurò e le vecchie sabbie e le antiche vie divennero
rosse di sangue, il libro era ricoperto di pelle umana e all’interno vi erano
scritte antiche formule magiche capaci di portare le piaghe e le sofferenze
sulla terra conosciuta a quei tempi, i monaci tibetani pellegrini riportarono
il libro al monastero ma qualcuno diversi secoli più tardi trafugò il libro e lo
portò qui a Kremson City sotto questa città.
Finché io lo scovai giù sotto i pozzi, dove ora dormono bestie immonde!”
A
quelle parole non riuscivo a muovermi, e più di tutti Sir. Freed mi sovveniva
il pensiero del perché lei volesse ad ogni costo quel libro malefico, certo un
raro pezzo ma sono convinto che certe cose devono
rimanere nascoste alla civiltà.
“
come faccio a prendere quel libro?” chiesi al tale
“
mi segua “ si diresse verso una porta più bassa di quella dell’entrata in quella angusta dimora.
Lo
seguii per uno stretto corridoio fatto di vecchie pietre ammuffite e coperte di
muschi , l’umidità si faceva sempre più soffocante e
l’odore stagnante pareva quello di carni putride.
“
il libro che cerca non deve essere riportato alla luce
per alcun motivo o sulla terra si scatenerebbe l’apocalisse dei tempi, dopo che
provai a leggerne e tradurne le scritte mi venne una malattia rara agli occhi e
li persi dopo due mesi!, non si spaventi delle mie orbite vuote, il libro è
artefice di tutto questo”
“
mi è stato detto che nel cimitero qui vicino si aggirino bestie disumane”
dissi, avevo i pensieri confusi e quell’atmosfera angustia
e tormentosa mi stava dando la nausea.
“
come ho già detto, la presenza del libro qui è nefasta e pare non ci sia modo
di cancellare questa maledizione che grava da cento anni su Kremson City”
“di
cosa parla il libro?” domandai
Il
tizio parve stringersi e ritirarsi su se stesso “ ahhhrrr”
rantolò “ ha perso il senno Lord. Come si chiama, quel libro racconta antiche
vicende, di donne che si tagliavano le dita per barattarle con cibo, racconta di eresie e streghe maledette, Racconta di cuori estirpati e
dati in sacrificio a bestie infernali!”
“dove
mi sta portando?” chiesi, ora tremavo dal gelo che mi aveva avvolto tutto il
corpo.
“ nel
luogo più oscuro della terra!” disse minacciosamente.
Il
corridoio si snodava in altre viette e passaggi fino a formare quello che
pareva un labirinto e da furbo ero riuscito a tracciarmi il percorso con un
filo di lana bianco da quando eravamo partiti. Sapete, Sir. Freed, un vecchio
amico mi diceva sempre di avere con me un gomitolo di lana bianca , non si sa mai, soleva dire lui di sovente e sta volta mi
servì davvero.
Il
figuro senza orbite si fermò “ se apro questa porta
lei potrà sentire il ruggito delle bestie che si aggirano laggiù, queste
sotterranee sono piene di pozzi ciechi!”
“ cosa sono questi pozzi ciechi?” chiesi
“
sono pozzi naturali scavati nella roccia, si dice che nel fondo si trovi il
primo girone dell’inferno, e laggiù è stato nascosto il libro!”
ora
eravamo in una sorta di abbaino sotterraneo, il respiro mi si faceva sempre più
corto e quando l’uomo accese una torcia mi trovai dinanzi ad uno di quei pozzi.
Il
buco pareva una delle orbite vuote dello strano figuro che mi aveva accompagnato
fino in quel luogo maledetto, dall’oscurità di quel buco proveniva un afrore
caldo e pungente di marcio, il che mi spinse a stare lontano il più possibile.
“ecco
uno dei pozzi, questo è il più grande, c’è una scala che scende giù ma non
basterebbe una notte per arrivare in fondo..”disse
“non
credo lo possa fare Lord.” dissi
Ad
un certo punto dal pozzo cui ci trovavamo davanti, si
levarono all’improvviso delle urla animalesche, parevano urla di bestie
indemoniate e di demoni infernali in cerca di carne umana.
“si
stanno svegliando, è ora di dare il sacrificio dunque!!!”
gridò alzando i pugni
Inorridito
e terrorizzato indietreggiai fino all’entrata di quella stanza sotterranea,
capii immediatamente che l’uomo senza occhi mi aveva portato fino a li per darmi in pasto alle bestie.
Mi
afferrò per un braccio cercando di trascinarmi fino al buco.
“
voi site l’anima giusta!! “ urlò “ i demoni di tarsos scateneranno
il male sulla terra e voi sarete destinato a perire tra le fiamme dell’Ade come
tutti i curiosi!!!” con una malvagità mai vista fino a
quel momento l’uomo mi prese per la gola.
Gli
sferrai un calcio e divincolandomi dalla sua ferrea presa fuggii attraverso il
tunnel, le urla dei demoni parevano farsi sempre più vicine e mentre seguivo il
filo di lana che avevo lasciato sul percorso di tanto
in tanto mi guardavo alle spalle.
“
anima peccatrice!!! Ti prenderanno le bestie
infernali!!” urlava dissennato.
Fuggii
come un invasato fuori dal villaggio dalle pietre
nere, non ero riuscito a recuperare il libro ma in quel momento e ancora adesso
Sir. Freed non me ne dispiaccio alquanto, la mia
missione si concluse e il giorno seguente partii immediatamente lasciando quel
luogo dimenticato da Dio.
Durante
il viaggio di ritorno, mi spensi in un sonno disturbato, vedevo
ancora quell’uomo dissennato che tentava di trascinarmi nel pozzo.
Mi
rincresce, come le ho già detto Sir. Freed di non
avere ottemperato alla sua richiesta ad ogni modo sono contento di aver
lasciato il libro dove giace tuttora, poiché ribadisco
che alcune cose non devono essere riportate alla luce.
Spero
in una sua risposta stimato Freed, se non ne riceverò alcuna capirò
di conseguenza.
Le
porgo i miei più cari saluti.
Charles Evander
Nota
dell’autore: Potete per favore lasciarmi recensioni? Vi ringrazio, in questo
modo posso sapere se ci sono errori o sbagli al fine di perfezionarmi…grazie
ancora
Fabio