Non
riuscì a chiudere occhio, non appena si fece l'alba si vestì e uscì
dal dormitorio.
Mentre camminava per i corridoi, illuminati dalla
tenue luce del primo sole del mattino, si scoprì ansiosa di odorare,
ascoltare e guardare ogni piccolo particolare, per quanto
insignificante: i suoi sensi sembravano quasi ebbri dal ritorno alla
vita, se non avesse avuto una meta importante si sarebbe fermata ad
ogni passo, per ammirare ogni piastrella che le si parava davanti
agli occhi.
Ma aveva una meta, e doveva anche rifinire la sua
scusa prima di arrivarci: che cosa poteva inventarsi, per ottenere di
uscire dal castello? Alla preside McGranitt?
Come poteva trovarne
una all'altezza della realtà? Era assolutamente necessario per lei
assicurarsi che Fred fosse vivo, avere la certezza che quello che
ricordava era la realtà. Era assolutamente necessario vederlo.
Si
sentiva una stupida, lei, Hermione, che andava dalla preside a
chiedere un permesso per uscire dal castello, in un giorno di
lezioni: era totalmente folle, anche il suo desiderio era altamente
improbabile, per usare un eufemismo; eppure nonostante non riuscisse
ad esprimerlo la parte più profonda di sé lo concepiva come vitale,
e la spingeva a continuare a camminare.
- Buongiorno,
professoressa. - Esordì, entrando nell'ufficio.
Minerva McGranitt
sollevò lo sguardo dalla scrivania, e la guardò attraverso gli
occhiali, osservando i suoi movimenti con attenzione, come se in
qualche modo già sapesse che era una visita particolare.
-
Buongiorno signorina Granger, si accomodi, prego. - le disse,
indicandole la sedia di fronte alla sua scrivania.
Hermione prese
tempo, sedendosi con misurata lentezza, cercando nel frattempo di
decidere quale fosse il motivo più importante a cui avrebbe potuto
appellarsi per ottenere il suo permesso;
- Mi scusi per l'ora, ma
immaginavo di trovarla già sveglia. - Inspirò, - Avrei bisogno che
oggi mi esonerasse dalle lezioni, e che mi dia il permesso per uscire
da Hogwarts: devo tornare a casa. - le disse poi, guardandola negli
occhi.
Meglio non specificare nessun dettaglio, dal momento che
nessuno le pareva affidabile.
- Sa bene che mi è impossibile, a
meno che non mi fornisca un motivo valido.
Cercò di non
mordicchiarsi le labbra, mentre la preside declinava la sua
richiesta,
- Devo vedere una persona che è stata in punto di
morte, - disse, provando ad omettere il chi e il quando, - e
assicurarmi che stia bene.
Sentì lo sguardo indagatore della
professoressa McGranitt su di sé, e cercò di sostenerlo, fissandola
di rimando, senza abbassare gli occhi nemmeno per una frazione di
secondo.
- Mi sta chiedendo molto, immagino che lo sappia. -
osservò.
Stava vagliando la sua decisione, Hermione Granger era
una studentessa maggiorenne, e quindi non le sarebbe stato necessario
ottenere una richiesta da parte dei genitori; d'altra parte era una
richiesta inusuale, specialmente per lei.
Giunse le mani,
sospirando,
- Immagino che sia importante, dal momento che si è
presa la briga di venirmelo a chiedere. Mi aspetto che ripaghi la mia
fiducia, e che torni in orario per il coprifuoco: le regole rimangono
tali, anche se oggi non partecipa alle lezioni. Le ricordo che è
un'occasione eccezionale, e che non sarà dispensata dai
compiti.
Hermione rilassò le spalle,
- Grazie, professoressa,
tornerò in tempo: ha la mia parola. È veramente importante. -
aggiunse, prima di congedarsi.
Oltrepassò Gazza, che la
fissava con aria deplorevole forse pensando che la Umbrige non lo
avrebbe mai permesso, e si incamminò verso Hogsmead; da lì avrebbe
raggiunto la Tana.
Era molto presto, e nonostante le seccasse
essere scortese presentandosi a quell'ora immaginò che era meglio
farlo quando erano tutti riuniti al tavolo della colazione, Fred
compreso.
Si avvicinò alla porta d'ingresso, sentendo le voci
ovattate dall'interno: c'era allegria.
Non quella che avevano
imparato a ricostruire, era vera, era l'atmosfera della
Tana.
Ritirò la mano pronta a bussare, meditando se quell'indizio
non potesse esserle sufficiente: forse, prima di affrontare Fred,
avrebbe potuto chiarirsi con Ron, con calma...
La porta si aprì,
impedendole di scegliere,
- Hermione, - la salutò la voce di uno
dei suoi migliori amici, - che ci fai qui? Ehi, - gridò poi rivolto
agli altri, - guardate un po' chi ha marinato la scuola: Hermione!
Le
era mancato, le era mancato terribilmente: ad occhio e croce era
vissuta più di un anno senza vederlo. Si ritrovò ad abbracciarlo,
felice,
- Ron, come stai?
Nel frattempo gli altri membri della
famiglia attualmente in casa si erano affacciati: Molly, Arthur, e
George, pronto per andare al lavoro; e accanto a lui, Fred. Incontrò
il suo sguardo mentre era ancora abbracciata a Ron, ed ebbe un tuffo
al cuore, si sciolse dalle braccia dell'amico cercando di non
mettersi a piangere.
- Io sto bene, tu, piuttosto? Come mai non
sei a scuola? - le stava chiedendo: una scusa alla quale non aveva
pensato.
Fece scorrere di nuovo lo sguardo su tutti, solo per
avere il pretesto di guardare nuovamente Fred;
- Ecco, -
tentennò, - in realtà la preside temeva che il troppo studio mi
stressasse, così mi ha lasciato un giorno libero e ho pensato di
venire a trovarvi, non vorrei disturbare. - Una vera stupidaggine,
specialmente per chi conosceva la McGranitt.
Molly l'abbracciò,
-
Sciocchezze cara, sai che qui sei sempre la benvenuta. Hai fatto
colazione? Fatele posto, su: deve mangiare. Ginny come sta, studia
vero?
La spinse con la sua pratica dolcezza materna verso il
tavolo della cucina, mettendole davanti un piatto colmo. Hermione
sorrise,
- Non volevo disturbare, Ginny sta benissimo. - le
assicurò, lanciando un'occhiata a Ron, che si stava sedendo accanto
a lei. - E Harry?
- Come al solito, poi se vuoi andiamo a
trovarlo, - le rispose lui, afferrando un'altra pagnotta.
Molly lo
guardò,
- Scusa, ma tu non stavi uscendo? - gli chiese.
-
Mamma! - si difese lui, con la bocca piena, - Hermione è venuta a
trovarci, ci posso andare dopo, o un altro giorno!
Tutti avevano
ripreso a mangiare, Hermione guardò il tavolo dove si intrecciavano
le mani che prendevano la caffettiera e la rimettevano a posto, o
un'altra porzione di marmellata.
Sollevò lo sguardo, guardando
Fred: sembrava di fretta, lui e George probabilmente dovevano andare
ad aprire il negozio.
Perché lui non la guardava?
- Tutto
bene, cara? - la pungolò Molly, notando che non stava mangiando.
Fred si girò automaticamente verso di lei, incrociando il suo
sguardo prima che rispondesse a sua madre,
- Certo, - le assicurò,
mostrandole che beveva una tazza di caffè.
Con la tazza a
coprirla lo spiò, scoprendolo ancora a fissarla.
George lo stava
chiamando,
- Avanti, - gli disse, - a lavorare. Ciao Hermione,
passi a trovarci dopo?
Si alzarono, infilandosi le giacche
appoggiate agli schienali delle sedie,
- Sicuramente, - gli
assicurò, cercando ancora con lo sguardo Fred, - ovvio che vengo a
trovarvi.
George raccolse il suo apparente entusiasmo con un
espressione soddisfatta, mentre Fred sembrava pensieroso.
Finita
la colazione anche Arthur si congedò, diretto al Ministero, e Molly
cacciò lei e Ron via dalla cucina, dicendole che doveva godersi il
suo giorno di vacanza e che ci avrebbe pensato lei a
riassettare.
Rimasti soli sentiva uno strano imbarazzo: sapeva di
dover affrontare l'argomento il prima possibile, e non sapeva da che
parte iniziare; fu forse la prima volta in cui benedì la reticenza
di Ron verso il contatto fisico: sarebbe stato solo tutto più
difficile.
Guardò fuori dalla finestra,
- Andiamo a fare un
giro? - gli propose.
L'aria era fredda, ed Hermione era ancora
abbastanza disorientata: sentiva il profumo della libertà, dopo le
diverse prigionie che aveva vissuto.
Arrivarono allo stagno, e si
sedette su un masso accanto alla riva, aspettando che lui la
raggiungesse.
- Senti, - esordì, mentre cercava le parole
adatte.
- Lo so, Hermione: dobbiamo essere stati pazzi, è tutto
diverso ora.
Lo guardò, stranita,
- Stiamo parlando della
stessa cosa?
La domanda mandò in confusione Ron,
- Beh, ma tu
di che cosa stavi parlando? - Il sorriso spaccato a metà sul viso di
Hermione però gli fece capire che non era lontano dalla verità, -
Di noi, ovvio. - Disse
per entrambi, poi.
- Pensavo fosse una cosa momentanea: dopo tanto
tempo ad aspettarci non credevo che questa sensazione di sbagliato
durasse. - disse Hermione, cercando di riportare alla memoria i
sentimenti passati, quelli che un anno prima avevano iniziato a farla
dubitare.
- Sembrava funzionare, - concordò lui, - ma forse
eravamo troppo convinti, per questo ci abbiamo messo un po' ad
accorgerci che non proviamo quello che dovremmo. - Osservò.
Era
vero, ma era giusto in parte: era così prima. Davvero poteva mentire
al suo migliore amico?
Chiuse gli occhi, portandosi le mani alle
tempie,
- Ron, - lo fermò, - sono innamorata di Fred. - disse
tutto d'un fiato. Prima di poter cambiare idea.
- Fred? - le
chiese, dopo qualche attimo di secondo, come se pensasse di non aver
capito bene. Raccolse il suo silenzio come una conferma, - Fred.
Dopo
qualche minuto, quando ormai la notizia si era sedimentata, Hermione
aprì gli occhi.
- Come l'hai presa?
- Fred, diamine. Non lo
so, è strano: non ho mai pensato che...
- No, infatti. È
complicato Ron, non è il caso di parlarne ora.
Lui si alzò,
-
Sei mia amica Hermione, anche per me è meglio lasciarsi, ma forse
non è il caso di parlarne per un po': è troppo strano.
Si
allontanò, senza aspettarla, implicando che per il momento era
strano anche parlare con lei.
Rimase ad osservare l'acqua
dello stagno, le increspature che il vento provocava sulla
superficie.
Era successo tutto così rapidamente, si chiese se non
fosse stata frettolosa: qualche ora prima era in un limbo temporale e
ci era rimasta per mesi, appena tornata era corsa lì.
Si era
imposta, come prima cosa, di risolvere con Ron: voleva avere la
coscienza pulita, voleva poter guardare Fred a testa alta, ora che ne
aveva l'occasione; in passato aveva avuto l'attenuante che non
poteva, e ora che ne aveva la possibilità doveva mettere quella cosa
al primo posto.
Aprì la borsa, estraendone la sfera con
Westminister, la agitò e la posò sul sasso accanto a sé,
guardandola: d'altra parte, il vero motivo per cui era corsa lì in
fretta e furia, era perché voleva vedere Fred.
Riusciva a sentire
ancora la sensazione di quando l'aveva rivisto, poco prima:
incredulità e certezza, aveva smesso di vivere e nello stesso tempo
ricominciato una nuova vita.
Erano nel presente ora, davanti a
loro c'era solo il futuro, nessun ostacolo più li divideva.
L'aveva
visto, ora aveva bisogno di guardarlo.
Arrivò a Diagon Alley,
indugiando sul marciapiede davanti al negozio. Spiò dentro alla
vetrina, Fred sembrava intento ad illustrare a un ragazzo lo scaffale
delle novità; ammise che c'era qualcos'altro a turbarla: non lo
aveva capito. Fred l'aveva guardata, quella mattina, ma per lo più
le era sembrato come distante. Vide che il ragazzo si stava avviando
alla casa, Hermione entrò nel negozio, annunciata dal suono del
campanello sulla porta.
- Allora sei venuta, - l'accolse George, -
e nostro fratello dove lo hai lasciato?
Lei guardò in direzione
di Fred, chiamandolo con lo sguardo; lui si avvicinò,
- Mi prendo
una pausa. - disse al fratello, facendo a lei cenno di seguirlo.
Su,
nello studio, nella casa di Hermione.
Si guardò intorno, mentre
non perdeva di vista lui.
- Sei tornata. - notò.
- Lo hai
capito subito?
- Immediatamente. Come è andata con l'aragosta?
Dove lo hai lasciato?
- L'ultima volta che l'ho visto eravamo allo
stagno, vicino alla Tana: gli ho detto... - era incerta, gli aveva
detto una volta di amarlo ma in un altro contesto, in un altro tempo.
- di te. - Riprese, - Ron non ha reagito male, ma mi ha fatto capire
di aver bisogno di un po' di tempo per digerire la notizia.
Fred
scrutò il suo viso,
- Che cosa gli hai detto di me,
di aver vissuto un passato in cui io ero morto e di essere tornata
indietro per salvarmi la vita?
Sentiva i suoi occhi puntati su di
lei, era a disagio: percepiva che Fred era innervosito, e non
riusciva a capire perché, d'altro canto sentiva il vero significato
della domanda.
- Gli ho detto che sono innamorata di te. - Gli
disse allora, senza giri di parole.
La fronte di lui si spianò un
poco, ma era ancora distante,
- Quando ho aperto gli occhi ti ho
cercata, ma tu non c'eri: non esistevi, era come se non fossi mai
esistita. Tutti avevano la sensazione di scordarsi qualcosa, ma non
ti ricordavano. - le disse, grave. - Io invece ti ricordavo
perfettamente, non ho creduto un solo secondo di essere diventato
pazzo: ho capito a che cosa eri andata incontro, per fare di testa
tua e salvare me, e credimi se ti dico che sono andato molto vicino
ad odiarti. - Hermione abbassò lo sguardo, colpevole: ecco cos'era
successo quando era finita nella dimensione atemporale. - Poi, un
giorno, sei ricomparsa: fisicamente e nella mente di tutti, era come
se non fossi mai andata via: ma eri diversa; Ron diceva che eri
inconsolabile e non capivi come mai: tra tutti eri quella che sentiva
di più il lutto, ma senza capire il perché, senza sapere chi era
chi ti faceva tanto soffrire.
- Ero la io del passato, e tu eri
vivo: ecco perché non sapevo per chi soffrivo. - Capì Hermione.
Forse era stato quel momento in cui era stata decretata salva, quando
Silente era venuto da lei: una parte del suo spirito era tornata a
vivere, ma doveva aspettare il giorno in cui aveva fatto
l'incantesimo prima di ricongiungersi a quella parte, e tornare
definitivamente.
- Ciò non toglie che non ne ero certo felice:
sapevo che era colpa mia, e non sapevo che ne sarebbe stato di te,
fino a stamattina.
- La storia si è compiuta, e io ho resistito
all'inedia della bolla temporale in cui sono stata da dopo la
battaglia a ieri: ecco perché ho potuto tornare.
- Perché
proprio io, Hermione? Perché non dare almeno un genitore a Ted?
Perché non chiunque altro?
Capì: lui sentiva su di sé la colpa
di quella vita.
- Perché per me il mondo non era lo stesso senza
di te. - gli disse, semplicemente. - E, Fred: non rimpiango nulla.
Lo
disse con sincerità, con tutto il suo cuore: nonostante tutto,
nonostante ancora sentiva il peso degli attimi che aveva vissuto, non
lo avrebbe mai rimpianto.
- Impareremo insieme come vivere ancora.
- Aggiunse, prendendogli la mano.
Fred
non aveva detto niente, ma quelle parole avevano fatto scattare
qualcosa in lui, come se avesse deciso di metterle in pratica,
onorando quello che Hermione aveva fatto per lui e al tempo stesso
salvandola dalle conseguenze della sua stessa magia.
Il sabato
successivo era rimasta in camera, a studiare, quando un gufo le aveva
recapitato un suo biglietto: la aspettava ad Hogsmead e si stava
annoiando.
Il primo indizio di una normalità che stava cercando
di tornare, sul momento sorrise ma non ci diede più di tanto peso;
si vestì e lo raggiunse.
Insieme passavano momenti in cui era più
semplice vivere: la gioia nel vederlo, sentiva il cuore battere e
ricordava i momenti passati insieme; d'altra parte erano solo più
consapevoli, uno promemoria dell'altro, di quello che era
successo.
Era lei, a incupirsi: lo guardava cercando di
individuare un'ombra nei suoi occhi, per poi colpevolizzarsi;
nonostante al tempo stesso fosse grata della sua presenza. Fred forse
lo indovinava, perché riusciva a distrarla e a farle sbocciare una
risata, sempre.
Lo guardò, un sabato pomeriggio, vedendo
semplicemente il solito Fred; eppure il ricordo di quando lo aveva
rivisto era ancora molto forte in lei, per poter dimenticare la
maledizione che temeva pendesse sulla sua testa: quella della moglie
del secondo fratello Peverell.
Al tempo stesso, nonostante questi
buchi nella sua coscienza, quando incrociava il suo sguardo non
poteva fare a meno di sentirsi grata per la sua presenza, e incredula
di essere riuscita a sconfiggere il destino, riprendendolo.
Stavano
camminando sulla neve, come uno dei tanti sabati in cui si
vedevano,
- Quindi per Natale vieni alla Tana? - le
chiese.
Hermione tentennò,
- Non lo so se è il caso: non vedo
Ron da quando ci siamo lasciati. - gli ricordò.
- Viene anche
Harry, e per Ron non preoccuparti: rimanete pur sempre
amici.
Sospirò, pensandoci: in fondo nonostante passassero ogni
momento libero insieme tutto sommato lei e Fred non erano una coppia,
quindi non aveva motivo di esserne preoccupata nei riguardi di Ron.
Nonostante quello che provava.
Scrollò le spalle,
- Forse sarà
l'occasione per riconciliarci. - osservò.
Fred aveva annuito
soddisfatto, poi l'aveva presa per mano, guidandola verso la fine
della via, dove era radunato un gruppo di persone. Avvicinandosi
sentirono una musica leggera venire da lì, Hermione fece per
rallentare ma lui non glielo permise, tirandola,
- Che cos'hai in
mente? - gli chiese, nascondendo una risata, mentre lo vedeva puntare
verso il centro di quel capannello, dove alcuni ragazzi stavano
ballando.
Conosceva quella melodia, l'aveva sentita anche al
matrimonio di Bill e Fleur, ma la conosceva fin da bambina; era uno
dei pochi pezzi babbani di cui la comunità magica si era
impossessata, e non faticava a capirne il perché: come le disse una
volta sua madre, quando era bambina e camminavano insieme per le vie
parigine, in vacanza, era la canzone
per eccellenza.
Non conoscevano le parole, o forse non gli
importava cantarle, ma la musica era quella.
Fred l'aveva tirata a
sé,
- Spero che tu sappia ballare meglio di come pattini. - le
disse, poco lealmente, iniziando a guidarla.
Hermione superò
l'imbarazzo,
- Vicktor Krum sapeva farmi ballare bene, - osservò,
con un'accennata provocazione.
E Fred, sempre poco lealmente, fece
in modo di farle dimenticare quel ballo lontano: aiutato
dall'atmosfera surreale che la neve donava a quel momento, con il suo
modo di fare quasi impertinente, continuò a farla ballare,
fissandola negli occhi impedendole di guardare altrove.
La musica
sfumò, attorno a loro sentiva le risate provenienti da qualcuno che
probabilmente osando un caschè era finito tra la neve, ma erano
lontane. Continuando a guardarla le prese la mano, e si
incamminarono.
Nda: Penultimo capitolo, ormai manca solo l'epilogo.
La canzone che Hermione sente ad Hogsmead, mi sono presa una licenza
letteraria dicendo che i maghi si sono impossessati di quella musica
babbana, sarà svelata nel prossimo capitolo, e quando capirete
qual'è credo che nessuno penserà che sono stata troppo
esagerata in questo mio viaggio di fantasia in quanto è un
classico; ma la cosa curiosa è che il testo è
terribilmente adatto a loro due.
Mi dispiace vedere che non recensite più, tengo molto a
questa storia e immagino che sia perché non è proprio
semplice e lineare; d'altra parte nasce per un contest e la situazione
lo richiedeva, vedo che comunque continuate a leggerla e sappiate che
sono ben accette anche le critiche.
Buona domenica a tutti!