Quando al Nekohanten, di primo
pomeriggio si
sentiva del movimento, non era mai un buon segno. Eppure, nessuno
avrebbe
potuto prevedere cosa ne sarebbe scaturito, da quel
“normale” litigio mattutino
nel movimentato ristornate cinese di Nerima.
“Ma insomma vuoi stare fermo?”
“Ma non credo proprio!!”
Obaba armeggiava con una enorme forbice rincorrendo un Mousse
abbastanza
impaurito che zigzagava fra i tavoli del Nekohanten, chiuso per le
pulizie
prima dell’apertura serale.
“Mi sono stufata di trovare tuoi capelli ovunque qui
dentro!” Obaba sembrava
furiosa.
“Non mi sembra di essere l’unico ad avere i capelli
lunghi qui dentro!!”
Mousse dal canto suo non era proprio in vena di rinunciare alla sua
folta
capigliatura nera, a cui teneva molto, per seri motivi.
“Fermati ho detto!!” e con una mano
agguantò l’estremità della chioma e il
ragazzo si trovò ricurvo con la testa girata verso la
vecchia. “No dai Obaba
non fare così, ti prego! Lo sai che mi lego sempre i capelli
in cucina!“
“Ah si? E perché c’era un tuo capello
che galleggiava nell’acqua dei piatti? E
se fosse successo su un piatto di un cliente? Non ammetto certe cose
nel mio
ristorante!”
“Nonna lascialo è colpa mia stavolta.”
Shampoo da dietro si intromise e
rapidamente sfilò le forbici dalle mani di sua nonna, anche
se ovviamente solo
perché Obaba la lasciò fare. Il ragazzo
però rimase nella presa dell’anziana
donna. “Oggi prima di uscire l’ho maltrattato un
po’ mentre lavava i piatti.”
Con “maltrattare” intendeva che gli aveva sciolto i
capelli di sorpresa e poi
aveva cominciato a schizzarlo , con l’acqua calda ovviamente,
per non fargli
vedere più niente, come se non fosse già
abbastanza facile.
“Chi sono?” aveva chiesto la ragazza al
suo bersaglio preferito.
“Shampoo! Lo sai che ti adoro, ma sai anche che tua nonna non
vuole
assolutamente trovare capelli in cucina!” mentre imperterrito
, per farsi
torturare di più, continuava a lavare i piatti, mezzo
fradicio e del tutto
cecato. Ridevano come matti, più lui si incaponiva
nel continuare il lavoro
e più lei imperterrita lo stuzzicava. Si faceva
maltrattare volentieri da
Shampoo, che a volte tornava bambina e si divertiva con poco
ma senza la
solita cattiveria. A lui non davano fastidio quegli scherzi,
ci era
abituato fin da piccolo, e anzi gli mancavano quei momenti spensierati
con la
sua amata. Quella complicità innata che
c’era fra loro, nata per via
degli anni passati insieme, e morta quando era arrivata a Tokyo,
a volte
riaffiorava e per lui erano attimi di gioia.
“Ahhaha..ok, basta sono bagnata anche io.
Asciughiamoci o ci
trasformeremo appena l’acqua si fredda e io devo uscire per
le consegne!! “
disse mentre con mosse feline si dirigeva in camera sua lasciando il
povero
sguattero con un sorriso velato di tristezza a rimettere apposto la
baraonda
creata.
“Non tagliargli i capelli nonna.. i capelli sono
l’unica cosa bella che ha!” la
cinesina esclamò ridendo un po’ sadicamente.
Mousse incassò la stangata con un singhiozzo.
“Anche se sei crudele ti amo
sempre Shampoo!” gli disse piagnucolando. Intanto
Obaba l’aveva lasciato
e si massaggiava la cute tirata ma un calcio ben assestato di Shampoo
lo fece
cadere in terra. “Ahi.” Sospirò.
“Smettila dire stupidaggini, papero!”
“Beh se è così va bene. Fa sempre bene
maltrattare gli uomini, nipote. E tu
pulisci, capito? Voglio vedere il pavimento brillare!” E
Obaba se ne andò
saltellando sul suo bastone.
Mousse recuperò gli occhiali ma li tenne in mano.
“Grazie mia bellissima
Shampoo mi hai salvato dalle grinfie della venerabile Obaba”
disse rivolto a
una lampada cinese li nelle vicinanze.
“Idiota cecato, sono qui! Sempre, come al solito,
è mai possibile che in sedici
anni tu non abbia ancora imparato a riconoscermi anche senza
occhiali??”
e con malagrazia gli stampò un cazzotto in testa. Mousse si
rinfilò gli
occhiali e il mondo tornò più o meno al suo
posto. A volte, se sei vicina,
dopo tutti questi anni, so benissimo dove
sei anche senza occhiali,
ma se non facessi così, perderei credibilità, no?
Pensò il ragazzo
mentre si massaggiava la testa già abbondantemente
massacrata, per quel dì.
Vide Shampoo piegarsi davanti a lui e prendergli una ciocca
dei lunghi
capelli neri che gli arrivavano a metà schiena. Un gesto che
succedeva spesso
quando annunciava “Sono invidiosa di questi
capelli!” come in quel momento, per
l’ennesima volta da quando si conoscevano. Lui sorrise. Era
per quello che li
teneva così, perché a Shampoo piacevano.
Ovviamente lei neanche si ricordava quando lui aveva deciso di tenerli
lunghi
per sempre, ma lui si, come fosse stato ieri.
“Mousse sembra proprio una bambina, una
bambina coi capelli lunghi!!”
i ragazzini intorno a lui lo schernivano, in circolo intorno a lui. Il
bambino
di otto anni, con i tratti del viso fini e gli occhi verdi,
aveva già
capelli lunghi fino a metà schiena, neri come
l’ala di un corvo, folti e lisci
“Lasciatemi in pace, anche voi avete i capelli
lunghi!” rispose ai suoi
aguzzini lanciando una manciata di terra. Non aveva ancora iniziato ad
apprendere le arti marziali magiche, ma aveva già un tiro
preciso, quando aveva
gli spessi occhiali indossati. Ma loro erano di più, e
subito un piccolo più
svelto, gli diede uno spintone facendo cadere i suoi fondi di
bottiglia.
Ed ecco che il mondo diventò una macchia sfocata, di
nuovo.
“Ma noi non giochiamo con le bambine, noi ce ne stiamo per i
fatti nostri!” un
altro bambino sopraggiunse, sporco di terra, a tirarlo per i capelli. I
pochi
bambini nati nel villaggio lasciavano in pace le ragazzine, le future
amazzoni,
le piccole virago che fin da infanti venivano educate alla rigida
società
matriarcale. “Tu stai invece, sempre attaccato a Shampoo, che
è pure più forte
di te! Sei una femminuccia!” e cominciarono a prepararsi a
dargliele, cinque
contro uno. Mousse era già pronto a difendersi alla cieca,
letteralmente,
quando qualcuno gridò “SMETTETELA
IMMEDIATAMENTE!” e una bambina piombò in
mezzo al cerchio elegantemente, facendo lasciare la presa su Mousse del
bullo
più grande, mentre gli altri ragazzini indietreggiavano
impauriti.
“E’ Shampoo! E’ Shampoo,
scappiamo!!” e tutti i “coraggiosi”
ragazzini si
dispersero come un pugno di mosche. “Sai solo farti
proteggere da lei,
femminuccia!!” ebbe l’ardire di urlare
l’attaccabrighe che aveva iniziato a
molestarlo. Mousse si sentì uno stupido, cieco e inerme a
farsi difendere dalla
bambina a cui voleva più bene in assoluto. La sua piccola
amazzone, che alla
tenera età di tre anni aveva messo ben in chiaro che non ne
voleva sapere
niente di lui. Lui che era solo una femminuccia.
“Grazie Shampoo!!” gridò
abbracciando una mucca a pascolo per i fatti suoi nel campo.
“Idiota sono qui!”
rispose la ragazzina colpendolo con un calcio. “Tieni i tuoi
occhiali!” disse
poi rimettendoglieli sul naso. Mousse vide gli occhi ametista della
ragazzina e
non ci capì più niente. “Mi hai
salvato! Grazie, grazie, grazie!” e le si
appese al braccio. “Non cominciare, talpa! Che volevano
stavolta?” sbuffò la
ragazzina, scrollandosi Mousse da dosso. Il ragazzino, piccato
nell’orgoglio,
non voleva dire niente, ma non riusciva a dire no a Shampoo.
“Dicevano che sono
una femminuccia. Perché ho i capelli lunghi, e
perché sto sempre con te.
Stupidi capelli, questa sera me li taglio!” disse calciando
una pietra a tiro.
“Non farlo, Mousse!” esclamò
Shampoo concitata.
“Eh? Perché?”
“Perché i tuoi capelli sono bellissimi. Sono
davvero invidiosa.” Disse
prendendo una ciocca in mano “Li vorrei per me!”
disse elargendo un raro
sorriso. Mousse arrossì come un gambero. “A-allora
li l-lascio c-così.
Sempre.” Shampoo si scrollò di dosso la
polvere dai pantaloni, lasciando
cadere il discorso, non avendo colto il segno che aveva lasciato sul
suo
impressionabile compagno di giochi.
“E per il fatto che dicono che sei una femminuccia,
lasciali perdere.
Certo, sei più debole di me, sei un ragazzo,
però sei sicuramente più
forte di tutti i ragazzini qui al villaggio. E attaccano briga
perché sono
invidiosi…erano in cinque, che codardi!”
Mousse sorrise un po’ sollevato. “E se hanno
problemi perché giochi con me,
beh, io non riuscirei a levarmiti di torno neanche se volessi
giusto?”
Mousse annuì tornando alla carica. “Mai, ehehehe.
Neanche se mi prendessero in
giro tutti i giorni e le notti. Io voglio giocare sempre con
te.”
Shampoo sbuffò, ma non era realmente seccata…se
solo lui avesse voluto esserle
solo amico, invece di gridare ai quattro venti che un giorno sarebbe
stata sua
moglie ..
“Bene, che vogliamo fare oggi?”
“Quello che facciamo sempre! Provo a batterti!”
suggerì Mousse con un
sorrisone.
Shampoo, piccola ma già vezzosa, si spostò i
capelli con gesto aggraziato sulle
spalle. “Non farmi ridere. In guardia, talpa!”
Inutile dire che perse anche quel giorno.
“Ehi??Oltre che cieco sei diventato anche sordo??”
“No, no eccomi è che..”
“E’ che avevi la testa fra le nuvole, come al tuo
solito!!” gli tese la mano.
“Forza alzati.” Lui stava per prenderla quando lei
la tolse, e lui quasi
ricadde. “Aiyaaa, scherzetto!” disse dopo avergli
mostrato la lingua. Quanto le
piaceva bistrattarlo? Senza di lui le giornate in cui Ranma non si
faceva
vedere sarebbero state noiose. E da quando c’era stato il
“matrimonio” Ranma si
faceva vedere sempre di meno.
“Dovevo aspettarmelo!” disse lui senza rancore,
come sempre ridendo
bonario, mentre si alzava e cominciava a pulire gli occhiali,
per poi
infilarli. Shampoo provò come sempre un moto di simpatia
misto a delusione. Gli
voleva bene anche perché si faceva maltrattare come uno
stupido, era in
pratica un antistress alto un metro e ottanta , ma perché
non si ribellava mai,
e poi mai?
Si girò sentendosi, un pochino, in
colpa. “Dai andiamo in cucina, ti
aiuto a pulire.”
; “Akane, Ranma, qual
buon vento!” i due
fidanzati sorrisero al loro amico occhialuto. Quando non
c’era Shampoo a farlo
diventare idiota nei paraggi, scatenando la sua ira nei confronti di
Ranma il
più delle volte, era in fondo un bravo ragazzo. Ranma
l’aveva rivalutato molto
dopo la battaglia con Safulan. “Domani abbiamo un compito in
classe, e devo
fare il pieno di energie, quindi ho bisogno dei migliori gyoza di
Nerima.” Ranma si svaccò sulla sedia
mentre Akane rincarava
incredula “E ha intenzione di andare anche da Ukyo, a
cena.”
Mousse rise brevemente. “Vado a dirlo a Obaba, in cucina.
Studiate qui se
volete, non c’è nessuno e c’è
calma.” Akane annuì.
“Ottima idea!!Grazie Mousse.”
“No voglio mangiare i miei gyouza in pace, ho tutta la notte
per impazzire sul
giapponese antico.”
Akane diede un manrovescio al fidanzato. “Ranma, non farmi
arrabbiare. Tuo
padre ha detto che se anche stavolta porti un insufficienza non ti
darà la
paghetta.” Abbassò la voce. “E tu sai
cosa dobbiamo fare durante le vacanze.”
Ranma arrossì violentemente.
“Pr-prendo i libri.”
Dopo qualche minuto arrivò Mousse con un piatto colmo di
fumanti gyouza appena
fatti. “Con i saluti di Obaba. Sta intrugliando non so cosa
di là e non può
venire ora.”
“E Shampoo dov’è?” chiese
Akane curiosa.
“Oh le-lei è in gi-giro a fare consegne
…” disse Mousse stropicciandosi le
maniche della tunica. Niente da fare, solo a nominarla diventava scemo.
“Ahhhh non capisco che diamine è questa
cosa!!Cos’è questo scarabocchioooo!?”
Ranma intanto dava di matto sul libro fra un gyoza e l’altro.
“E’ la tua lingua madre antica scemo. Ma in effetti
parlo con uno che ha
sbagliato il kanji della parola scemo…” *
Mousse si sporse un po’ verso il suo antico rivale, la
posizione eretta un po’
sbilanciata e le braccia conserte nascoste nelle lunghe maniche.
“Dai Ranma,
questa è l’antico carattere di
“conoscenza” possibile che tu non lo
veda?” esclamò sorpreso. Anche Akane diede un
occhiata. “Quello non lo sapevo
neanche io! Mousse come fai a saperlo?”
Il ragazzo arrossì un attimo e si risistemò gli
occhiali. “Ah,scusate, dovevo
farmi i fatti miei. Ahaha sono cinese, è normale che conosca
molti più kanji
dei giapponesi ahahha**” rise nervosamente.
Ranma si girò verso di lui “Guarda che se mi
spieghi anche gli altri non è che
mi dispiace eh?” disse ridendo. “Lo sanno
tutti che non sono una cima a
scuola…e poi ecco ci terrei a prendere..un
voto..decente..” disse arrossendo
come un peperone.
Akane però aveva preso un’altra linea di pensiero.
“In effetti è strano…sei qui
da molto meno tempo di Shampoo eppure tu non hai il solito accento che
hanno i
stranieri…”
Mousse sembrò imbarazzarsi ancora di più.
“Sono solo più portato magari!”
“E’ che sei solo un maledetto secchione! Come osi
correggere Lanma?” Shampoo
era rientrata dalle consegne, e Mousse ridiventò subito il
solito cicisbeo.
“Sha-shampoo…io..”
“Veramente Shampoo mi stava solo aiutando eh? Anzi come ho
detto va benissimo
se continua…”
Ranma difese il povero ragazzo papero, che nel mentre era diventato
tutto
rosso. Sebbene la cinesina ,dolce come un limone ammuffito ,
dal giorno
del mancato matrimonio avesse allentato un po’ la presa, per
il momento,
il “suo Lanma” rimaneva ancora
un idolo privo di imperfezioni. Come
poteva quel papero quattr’occhi criticarlo? Aveva visto la
scena mentre
scendeva dalla sua bici all’ingresso, e non gli era piaciuto.
Ranma era
perfetto.
“Se ti piace tanto fare il saputello perché non
vai finalmente a frequentare
quell’università per cervelloni e ti levi di
torno?”
Shampoo si girò verso Akane e Ranma. “Scusalo
ailen, è solo un povero papero
scemo.”
Mousse si adombrò e con un sorriso mesto salutò
la coppia. “Beh, è
vero…comunque dovevo andare in cucina..”
con le spalle ricurve si avviò
verso il retro.
“Shampoo non sei un po’ troppo dura con
lui?” chiese Ranma che era dispiaciuto,
ma soprattutto vedeva infrante le sue possibilità di un voto
d’eccellenza. E
lui aveva bisogno di quel voto.
“Io odio i secchioni. E Mousse lo è. Odio quando
mi dice che “anche tra noi
dovremmo parlare in giapponese perché così
possiamo imparare meglio la
lingua””. Disse facendogli il verso,
mentre alzava il nasino in aria.
Akane, che trattava sempre Shampoo con le pinze quando era di
quell’umore,
tastò il terreno. “Ma lo fa per il tuo bene
no?” chiese sorridendo cauta.
“Può darsi, ma nessuno gli ha chiesto
niente.”
“Perché prima hai detto università?
Intendevi liceo?”
“No intendevo università. Quando dico che Mousse
è un secchione, dico sul
serio. Ha finito il liceo a 15 anni, prima di venire qui. Andava in una
scuola
di una città vicina al nostro villaggio. Era così
intelligente che ha saltato
diverse classi….sono venuti a cercarlo spesso al villaggio, quanta
importanza a un uomo, ma lui ha sempre rifiutato di andare
via.”
“E tu?”
“Io sono un amazzone, non ho bisogno di scuola. Tutto
ciò che mi serve sapere
sono gli insegnamenti di mia nonna e le arti marziali.”
Rispose Shampoo sulla
difensiva. A volte però, il pensiero di frequentare il liceo
come i suoi amici
la stuzzicava.
Obaba entrò nella sala saltellando sul suo bastone.
“Salve ragazzi, scusate ma
ero di là a trovare una soluzione per i miei
problemi.”
Saltellando fino a uno dei tavoli vuoti pose una strana scatoletta
dorata al
centro.
“Che problemi hai vecchia? Ti serve una mano?”
Ranma come al solito a modo suo
cercava d aiutare.
“No futuro marito, è solo un rimedio contro tutti
i capelli che continuo a
trovare in giro. La maggior parte di quello sguattero
quattrocchi.”
“Ah si e come funziona?” Ranma sembrava
interessato, ormai dimentico dei suoi
compiti.
Akane però sapeva che ogni volta che Obaba intrugliava
qualcosa non andava mai
a finire bene per loro. Aveva uno strano presentimento.
La vecchia si girò verso la scatola nuovamente, e con una
schicchera incendiò
la scatolina.
“E’ una scatola speciale, accendi una candela
quando qualcuno perde anche un
solo capello viene risucchiato qui. La leggenda dice che i capelli
vanno a un
divinità che li apprezza. E’ un artefatto
giapponese molto antico, me l’ha
regalato tanti anni fa Happosai dopo una delle sue
malefatte…”
Akane non si trattenne. “Scusami Obaba, ma ti fidi di un
rimedio di Happosai??”
Obaba scrollò le spalle “Ma che vuoi che succeda?
E’ solo una scatolina,
insomma ne potrò sapere più di te
ragazzina?”
Akane rimase in silenzio, continuando a non approvare per niente quella
scelta.
Ma Ranma le diede ascolto. “Vecchia, ha ragione Akane. Ogni
volta che fai
qualcosa di simile, succedono guai.”
“Ma ailen, non è vero!”
protestò Shampoo. Aveva dato ragione ad Akane, non
poteva sopportarlo.
Stava per attaccare briga, quando la sala cominciò a
riempirsi dal fumo
prodotto dall’apparentemente innocua scatolina.
“Che t’avevo detto io vecchia??”
urlò Ranma, subito mettendosi davanti ad
Akane. Akane si appoggiò a lui dietro le spalle
“Perché ci facciamo sempre
coinvolgere?”
“Non lo so, dovrei trovare un altro ristornate cinese
più tranquillo!”
Mousse entrò nella sala, dopo che dal magazzino sul retro
dove stava mettendo
in ordine aveva visto uscire del fumo. “Shampoo mia amata che
succede?Ti
difenderò io!!!” disse afferrando Obaba.
“Shampoo come sei diventata
magra…troppo mia amata..stai poco bene?” poi
cercò di mettere a fuoco l’oggetto
del suo amore. “Oh per gli antenati, una scimmia
arrostita.”
Obaba gli diede una bastonata in testa. “Stupido papero, non
sei d’aiuto per
niente!E Shampoo può farcela senza di te, brutto
cecato!” e lo spinse via.
“M-ma che succede??” chiese il ragazzo
all’aria.
Akane urlò nella sua direzione. “Non lo sappiamo
ancora!!Obaba ha messo quella
scatola sul tavolo ed è cominciato a uscire questo
fumo” disse tossicchiando un
po’.
Mousse cercò di concentrarsi. Dov’era Shampoo?
“Shampoo mia amata dove sei?”
Sentì un cazzotto in testa. “Qui vicino a te
idiota. E ora stai zitto, sembra
che il fumo si stia diradando.”
Shampoo aveva ragione. Il fumo cominciò a diradarsi,
lasciando intravedere una
sagoma femminile.
Poco dopo, si mostrò a loro una giovane fanciulla, vestita
con uno yukata rosso
a fiori neri con un obi dorato che formava dietro un vistoso fiocco.
Era
strano, quei fiori sembravano disegnati, ma cuciti e intrecciati
con..capelli.
Aveva un viso delicato, bellissimo, con lunghissimi capelli neri che le
ricadevano quasi fino in terra, tagliati come una principessa
dell’epoca Heian.
“Chi è che vuole offrire il sacrificio a
Kamikiri?”
Tutti sembravano sgomenti, tranne Obaba che ne aveva viste tante in
vita sua.
“Chi sei tu? Io non ho richiesto nessuno dei tuoi servigi. Ho
usato solo quella
scatola per togliermi di torno un po’ di capelli!”
“E quindi hai richiesto i miei servigi, vecchia rinsecchita.
Io sono
Kamikiriko, la figlia del demone Kamikiri e quella scatola è
il tramite per
invocarmi.” Disse indicando l’oggetto poco lontano.
Obaba sbiancò.
“Ti avevamo avvisato vecchia!!” la
accusò Ranma mentre a debita distanza
pensava a un modo di darsela senza farsi coinvolgere.
Shampoo offrì una speranza per darsela prendendo tempo.
“E che demone saresti,
scusa?”
“Come che demone sarei? E’ ovvio, no? Sono un
demone dei capelli, sono qui per
portare la chioma di chi mi ha invocato a mio padre.”
Obaba deglutì a fondo. Beh, se li potevano tenere i suoi
capelli lunghi di
trecento anni. Erano almeno duecento che non erano più belli
e fluenti come
quando era giovane. Ma questo non voleva dire che una bimba si potesse
permettere di trattarla così.
“Beh, ti ho invocato io. Ma non per questo motivo. Non sapevo
che saresti
apparsa tu, ragazzina.”
La demonietta sembrò irritarsi. “Non sono una
ragazzina! Ho duecento anni!”
“E io trecento. Senti, volevo solo un modo per togliermi
qualche noia dal
ristornate, non per questo sono intenzionata a darti i miei
capelli.”
Kamikiriko la guardò un po’ schifata.
“E chi la vuole la tua di chioma vecchia? Avrei dovuto capire
la tua età solo
guardandoti. Mio padre non sarebbe soddisfatto. E non
c’è nessuna ricompensa,
se non quella di non essere uccisi da me! Siamo demoni, non
dei.”
Obaba scosse la testa. “Dovevo aspettarmelo. E’
solo una trappola quella
scatola. Maledetto Happosai, immagino che quando me la donò
me la volesse far
pagare per qualcosa e volesse farmici rimettere la mia bella
chioma.”
Disse quasi fra se e se. “Beh, mi spiace, io ti ho
invocato ma sembro di
non essere di tuo gradimento, te ne puoi tornare da dove sei venuta.
“ disse
acidamente facendo gesto di scacciarla col bastone.
Il demone sorrise un po’ sadica. “Non me ne
andrò da qui senza un degno
raccolto per il mio amato padre. Guarda un po’ cosa abbiamo
qui.. una deliziosa
e rara chioma viola, un’altra di seta nera e un simpatico
codino…
interessante.”
Akane ringraziò per la prima volta che i suoi capelli erano
stati malamente
tagliati da Ryoga tanto tempo prima. I tre invece si allertarono
immediatamente.
“Ehi, il mio codino non si tocca, ragazzina!” Ranma
si scaldò immediatamente
come del resto gli altri due.
“Già! Non solo non puoi permetterti di toccare i
capelli di un’amazzone come
me, ma neanche quelli di ailen…” Poi
guardò quelli di Mousse e
inconsapevolmente esclamò “..e neanche i
suoi!”
Mousse si illuminò come una lampadina.
“Mi hai difeso mia amata! Neanche io
permetterò che qualcuno provi a
toccare i tuoi bellissimi capelli!”
Shampoo sbuffò. “Come non detto, puoi fare quello
che ti pare con lui.”
Mousse si intristì e arretrò un passo,
demoralizzato.
Kamikiriko rise e sfoderò un enorme forbice dal manico di
onice lucido. “A me
non interessano i vostri pareri.. non si salverà nessuno.
Sono qui per fare il
mio dovere, e farò di tutto per portarlo a
termine!” e detto ciò si avvento
verso Shampoo.
“Comincerò da te, bella fanciulla
cinese!”
Shampoo la evitò per un pelo e Mousse si scansò
con
lei.
“Non ti azzardare mostro. Non mi interessano i tuoi
sacrifici, ci tengo ai miei
capelli!” disse la ragazza. Si sentì toccare da
dietro e poi non si sentì più
il peso della chioma. “Ma..cosa?? come diavolo?”
Mousse le si avvicinò e le sussurrò
all’orecchio. “Tranquilla Shampoo sono
stato io.. te li ho solo legati, così almeno non le
sarà facile…”
Shampoo non poté fare altro che tastarsi la spessa treccia
raccolta
a chignon dietro
al testa.
“G-grazie…”
La demone sembrava colpita dall’ingegno del ragazzo papera, e
sorrise
mefistofelica. “Va bene ragazzino, vuoi complicarmi le cose?
Inizierò da te,
allora.”
“Fa come vuoi, non ti sarà facile
battermi!” e con uno scatto cominciò a fare
uscire le armi dalle sue maniche. Con le catene legò le mani
della ragazza che
però invece di preoccuparsi, sbuffò spazientita.
“Tutto qui, tesoro?” e con uno
strattone si liberò delle pesanti catene, lasciando la massa
stupita.
Ranma capì che ormai era troppo tardi per fuggire. Akane non
era in pericolo non essendo un soggetto interessante per l'oni, e
poteva permettersi di rischiare. Sia mai che Ranma Saotome si tirasse
indietro
in una battaglia.
Si girò verso la sua fidanzata.
“Akane, tu vattene via. Lei non è interessata a
te, quindi puoi scappare e
metterti in salvo.”
Akane titubò un attimo. “No Ranma, tu sei in
pericolo. E non voglio scappare.”
“Ma allora sei testarda! Ho detto vattene, è
comunque una tizia pericolosa.”
La ragazza si scaldò. “Scusa tanto se sono
preoccupata per te! Non sono così
debole e indifesa come pensi. Rimango ho detto.” Concluse
incrociando le
braccia al petto con espressione ostile.
Il fidanzato non poté altro che sbuffare. “Fa come
ti pare, ma non ti verrò a
salvare, hai capito?”
Mentiva ovviamente, ma non voleva dargliela vinta.
Akane sorrise sarcastica. “Potrei dire lo stesso. Me ne
andrò quando riterrò
opportuno farlo.”
Ranma si girò di scatto e corse verso la ragazza demone.
“Sono Ranma Saotome, campione di arti marziali e ti sfido
mostro!”
“Ma grazie!!Quanti volontari per la mia missione di
raccolta!” dalla manica
dello yukata tirò fuori un falcetto.
“Sarò meno precisa, ma almeno andrò sul
sicuro.”
Akane degltì a vuoto. Sapeva che Ranma era forte, ma quel
demone aveva colto di
sorpresa anche la fortissima Shampoo, nonché distrutto le
catene di Mousse come
fossero fatte di carta.
Il ragazzo pensò che non voleva distruggere il Nekohanten,
l’unica soluzione
era andare fuori.
“Seguimi se ci riesci, demone!”
E con uno scatto si precipitò fuori. Subito, la ragazza lo
rincorse con estrema
agilità. Senza pensarci un attimo, tutti gli altri
cominciarono a inseguirlo.
Lunghissimo angolo degli sproloqui di BloodyladyRinoa:
Ciao a tutti!ed eccomi con una nuova storia (non ho abbandonato "La
Vendetta" se per caso qualcuno se lo stesse chiedendo!)
Come sempre, tutto parte da un ispirazione momentanea, scrivo il 40% di
eventi
sparsi su word e poi mi ritrovo a pubblicare appena ho pronto un
capitolo!
Questa storia nasce dalla voglia di parlare un po' più
approfonditamente di una
coppia che non ha molto seguito: Mousse e Shampoo, che io adoro, creare
loro un
background più dettagliato, vederne uno sviluppo
progressivo, il tutto
ovviamente secondo il mio punto di vista (e cominciarono a tirarle dei
pommidori).
Già molti anni fa cominciai una storia su di loro, e proprio
rileggendola ho
detto "No, basta, è ora di riprendere in mano questo
pairing!"
I miei altri pairing sono Akane/Ranma e Ryoga/Ukyo...vi avverto quindi
che le
cose si svilupperanno in questo senso >w<
Non si capisce molto bene in che rapporto siano Akane e Ranma in questo
inizio,
ma scoprirete cosa succede se continuerete a seguirmi (risata malefica)
Vorrei dare qualche spiegazione linguistica per la comprensione di
questo
testo..se vi risulto noiosa, potete skippare tranquillamente questa
parte!!>w<
Riguardo al demone Kamikiriko, non mi sono inventata tutto di sana
pianta:
Kamikiri è un mostro giapponese che taglia davvero i capelli.
(Kami,髪=capelli, kiri dal
verbo kiru切る=tagliare)La
leggenda narra che li taglia solo se ti sposi inconsapevolmente a uno
spirito..io ho modificato un po' questa parte. O forse
troverò un modo per
infilarcela lo stesso. Qeusta parte è tutta da vedere,
mentre capitolo molto
più avanti sono già pronti *facepalm*
Ho trovato che trarre ispirazione dalla mitologia giapponese come la
cara
Takahashi-sensei potesse rendere più pertinente questo
nemico ^^
Kamikiriko vuol dire quindi letteralmente "Figlia di Kamikiri",
aggiungendo il kanji di Ko 子,
figlia/o alla fine.
*Nel manga, Ranma sbaglia a scrivere i tratti del kanji di "baka",
stupido, scemo. Nella traduzione italiana ve lo ricorderete come nella
scena in
cui scrive in testa a Kuno "semo" e lui lo corregge scrivendogli a
sua volta "sciemo". Nabiki spazientita, dimostra loro la corretta
grafia, scrivendo "scemo".
**Riguardo al fatto che Mousse sappia leggere più kanji di
Ranma, è una realtà
inconfutabile. I cinesi hanno moltissimi kanji (han-zi) più
dei giapponesi (i
giapponesi hanno preso i kanji dalla Cina infatti), e anche se magari
non
riescono a leggerli ne carpiscono benissimo il significato.Ve lo giuro,
qui a
Osaka sono in classe con 18 ragazzi cinesi, e la loro conoscenza dei
kanji mi
mortifica ogni giorno XD Vorrei essere brava come loro!!T_T
Mettiamoci che poi si scopre che anche Mousse è un
secchione, e quindi gli
riesce facile leggere anche quelli più antichi.
Solo che poi i cinesi hanno pensato bene di semplificarli, invece i
giapponesi
hanno detto "Fuck yeah ce li teniamo complicati!"
(Filologia spiccia di BloodyladyRinoa)
Vi piace questa scoperta di Mousse sapientino? Non essendo un
personaggio molto
sviluppato nel manga/anime posso forse spaziare un po..vi è
sembrato OOC?
Un altro appunto. In molte fanfiction, Shampoo parla un "italiano che
in
realtà è giapponese", molto stentato per
attinenza all'anime. Ma anche nel
doppiaggio italiano, dopo un po' la voce di Shampoo cambia diventando
in grado
di esprimersi correttamente. Essendo ambientata dopo la fine del manga,
qui
Shampoo parla un "giapponese" decente, con un accento un po' forte,
al contrario di Mousse (che anche nell'anime non ha mai tentennato un
attimo)
ma non mancherò di farle fare errori, più avanti!
Fatemi sapere che ne pensate..se per voi è un idea carina
provvederò a
proseguire questa storia!!>w< Quindi vi prego recensite
in molti con
critiche e suggerimenti!!*W*