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Autore: RinoaHeart    29/07/2012    6 recensioni
A causa di Obaba, Ranma&co. si ritrovano a vedersela con un demone che vuole impossessarsi delle chiome di tutti quanti! Nessuno vuole rimanere pelato, quindi non resta altro che combattere, come sempre. Servirà questa nuova sfida a smuovere finalmente le cose fra Akane e Ranma? E che cosa succederebbe se Mousse incontrasse una nuova amica? (Ambientata dopo la fine del manga)
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando al Nekohanten, di primo pomeriggio si sentiva del movimento, non era mai un buon segno. Eppure, nessuno avrebbe potuto prevedere cosa ne sarebbe scaturito, da quel “normale” litigio mattutino nel movimentato ristornate cinese di Nerima.

“Ma insomma vuoi stare fermo?”
“Ma non credo proprio!!”
Obaba armeggiava con una enorme forbice rincorrendo un Mousse abbastanza  impaurito che zigzagava fra i tavoli del Nekohanten, chiuso per le pulizie prima dell’apertura serale.
“Mi sono stufata di trovare tuoi capelli ovunque qui dentro!” Obaba sembrava furiosa.
“Non mi sembra di essere l’unico ad avere i capelli lunghi qui dentro!!” Mousse dal canto suo non era proprio in vena di rinunciare alla sua folta capigliatura nera, a cui teneva molto, per seri motivi.
“Fermati ho detto!!” e con una mano agguantò l’estremità della chioma e il ragazzo si trovò ricurvo con la testa girata verso la vecchia. “No dai Obaba non fare così, ti prego! Lo sai che mi lego sempre i capelli in cucina!“
“Ah si? E perché c’era un tuo capello che galleggiava nell’acqua dei piatti? E se fosse successo su un piatto di un cliente? Non ammetto certe cose nel mio ristorante!”
“Nonna lascialo è colpa mia stavolta.” Shampoo da dietro si intromise e rapidamente sfilò le forbici dalle mani di sua nonna, anche se ovviamente solo perché Obaba la lasciò fare. Il ragazzo però rimase nella presa dell’anziana donna. “Oggi prima di uscire l’ho maltrattato un po’ mentre lavava i piatti.”
Con “maltrattare” intendeva che gli aveva sciolto i capelli di sorpresa e poi aveva cominciato a schizzarlo , con l’acqua calda ovviamente, per non fargli vedere più niente, come se non fosse già abbastanza facile.
“Chi sono?” aveva chiesto la ragazza al suo bersaglio preferito.

“Shampoo! Lo sai che ti adoro, ma sai anche che tua nonna non vuole assolutamente trovare capelli in cucina!” mentre imperterrito , per farsi torturare di più, continuava a lavare i piatti, mezzo fradicio e del tutto cecato.  Ridevano come matti, più lui si incaponiva nel continuare il lavoro e più lei imperterrita lo stuzzicava.  Si faceva maltrattare volentieri da Shampoo,  che a volte tornava bambina e si divertiva con poco ma senza la solita cattiveria.  A lui non davano fastidio quegli scherzi, ci era abituato fin da piccolo, e anzi gli mancavano quei momenti spensierati con la sua amata.  Quella complicità innata che c’era fra loro, nata per via degli anni passati insieme, e morta quando era arrivata a Tokyo,  a volte riaffiorava e per lui erano attimi di gioia.
 “Ahhaha..ok, basta sono bagnata anche io. Asciughiamoci o ci trasformeremo appena l’acqua si fredda e io devo uscire per le consegne!! “ disse mentre con mosse feline si dirigeva in camera sua lasciando il povero sguattero con un sorriso velato di tristezza a rimettere apposto la baraonda creata.

“Non tagliargli i capelli nonna.. i capelli sono l’unica cosa bella che ha!” la cinesina esclamò ridendo un po’ sadicamente.
Mousse incassò la stangata con un singhiozzo. “Anche se sei crudele ti amo sempre Shampoo!” gli disse piagnucolando.  Intanto Obaba l’aveva lasciato e si massaggiava la cute tirata ma un calcio ben assestato di Shampoo lo fece cadere in terra. “Ahi.” Sospirò.
“Smettila dire stupidaggini, papero!”
“Beh se è così va bene. Fa sempre bene maltrattare gli uomini, nipote. E tu pulisci, capito? Voglio vedere il pavimento brillare!” E Obaba se ne andò saltellando sul suo bastone.
Mousse recuperò gli occhiali ma li tenne in mano. “Grazie mia bellissima Shampoo mi hai salvato dalle grinfie della venerabile Obaba” disse rivolto a una lampada cinese li nelle vicinanze.
“Idiota cecato, sono qui! Sempre, come al solito, è mai possibile che in sedici anni tu non abbia ancora imparato a riconoscermi anche senza occhiali??”  e con malagrazia gli stampò un cazzotto in testa. Mousse si rinfilò gli occhiali e il mondo tornò più o meno al suo posto. A volte, se sei vicina, dopo tutti questi anni, so benissimo dove sei anche senza occhiali, ma se non facessi così, perderei credibilità, no?  Pensò il ragazzo mentre si massaggiava la testa già abbondantemente massacrata, per quel dì.
Vide Shampoo  piegarsi davanti a lui e prendergli una ciocca dei lunghi capelli neri che gli arrivavano a metà schiena. Un gesto che succedeva spesso quando annunciava “Sono invidiosa di questi capelli!” come in quel momento, per l’ennesima volta da quando si conoscevano. Lui sorrise. Era per quello che li teneva così, perché a Shampoo  piacevano.
Ovviamente lei neanche si ricordava quando lui aveva deciso di tenerli lunghi per sempre, ma lui si, come fosse stato ieri.

“Mousse sembra  proprio una bambina, una bambina coi capelli lunghi!!” i ragazzini intorno a lui lo schernivano, in circolo intorno a lui. Il bambino di otto anni,  con i tratti del viso fini e gli occhi verdi, aveva già capelli lunghi fino a metà schiena, neri come l’ala di un corvo, folti e lisci “Lasciatemi in pace, anche voi avete i capelli lunghi!” rispose ai suoi aguzzini lanciando una manciata di terra. Non aveva ancora iniziato ad apprendere le arti marziali magiche, ma aveva già un tiro preciso, quando aveva gli spessi occhiali indossati. Ma loro erano di più, e subito un piccolo più svelto, gli diede uno spintone facendo cadere  i suoi fondi di bottiglia. Ed ecco che il mondo diventò una macchia sfocata, di nuovo.
“Ma noi non giochiamo con le bambine, noi ce ne stiamo per i fatti nostri!” un altro bambino sopraggiunse, sporco di terra, a tirarlo per i capelli. I pochi bambini nati nel villaggio lasciavano in pace le ragazzine, le future amazzoni, le piccole virago che fin da infanti venivano educate alla rigida società matriarcale. “Tu stai invece, sempre attaccato a Shampoo, che è pure più forte di te! Sei una femminuccia!” e cominciarono a prepararsi a dargliele, cinque contro uno. Mousse era già pronto a difendersi alla cieca, letteralmente, quando qualcuno gridò “SMETTETELA IMMEDIATAMENTE!” e una bambina piombò in mezzo al cerchio elegantemente, facendo lasciare la presa su Mousse del bullo più grande, mentre gli altri ragazzini indietreggiavano impauriti.
“E’ Shampoo! E’ Shampoo, scappiamo!!” e tutti i “coraggiosi” ragazzini si dispersero come un pugno di mosche. “Sai solo farti proteggere da lei, femminuccia!!” ebbe l’ardire di urlare l’attaccabrighe che aveva iniziato a molestarlo. Mousse si sentì uno stupido, cieco e inerme a farsi difendere dalla bambina a cui voleva più bene in assoluto. La sua piccola amazzone, che alla tenera età di tre anni aveva messo ben in chiaro che non ne voleva sapere niente di lui.  Lui che era solo una femminuccia. “Grazie Shampoo!!” gridò abbracciando una mucca a pascolo per i fatti suoi nel campo. “Idiota sono qui!” rispose la ragazzina colpendolo con un calcio. “Tieni i tuoi occhiali!” disse poi rimettendoglieli sul naso. Mousse vide gli occhi ametista della ragazzina e non ci capì più niente. “Mi hai salvato! Grazie, grazie, grazie!” e le si appese al braccio. “Non cominciare, talpa! Che volevano stavolta?” sbuffò la ragazzina, scrollandosi Mousse da dosso. Il ragazzino, piccato nell’orgoglio, non voleva dire niente, ma non riusciva a dire no a Shampoo. “Dicevano che sono una femminuccia. Perché ho i capelli lunghi, e perché sto sempre con te. Stupidi capelli, questa sera me li taglio!” disse calciando una pietra a tiro.
“Non farlo, Mousse!”  esclamò Shampoo concitata.
“Eh? Perché?”
“Perché i tuoi capelli sono bellissimi. Sono davvero invidiosa.” Disse prendendo una ciocca in mano “Li vorrei per me!” disse elargendo un raro sorriso. Mousse arrossì come un gambero. “A-allora li l-lascio c-così. Sempre.”  Shampoo si scrollò di dosso la polvere dai pantaloni, lasciando cadere il discorso, non avendo colto il segno che aveva lasciato sul suo impressionabile compagno di giochi.
 “E per il fatto che dicono che sei una femminuccia, lasciali perdere. Certo, sei più debole di me,
sei un ragazzo, però sei sicuramente più forte di tutti i ragazzini qui al villaggio. E attaccano briga perché sono invidiosi…erano in cinque, che codardi!”
Mousse sorrise un po’ sollevato. “E se hanno problemi perché giochi con me, beh, io non riuscirei a levarmiti di torno neanche se volessi giusto?”
Mousse annuì tornando alla carica. “Mai, ehehehe. Neanche se mi prendessero in giro tutti i giorni e le notti. Io voglio giocare sempre con te.”
Shampoo sbuffò, ma non era realmente seccata…se solo lui avesse voluto esserle solo amico, invece di gridare ai quattro venti che un giorno sarebbe stata sua moglie ..
“Bene, che vogliamo fare oggi?”
“Quello che facciamo sempre! Provo a batterti!” suggerì Mousse con un sorrisone.
Shampoo, piccola ma già vezzosa, si spostò i capelli con gesto aggraziato sulle spalle. “Non farmi ridere. In guardia, talpa!”
Inutile dire che perse anche quel giorno.

“Ehi??Oltre che cieco sei diventato anche sordo??”
“No, no eccomi è che..”
“E’ che avevi la testa fra le nuvole, come al tuo solito!!” gli tese la mano. “Forza alzati.” Lui stava per prenderla quando lei la tolse, e lui quasi ricadde. “Aiyaaa, scherzetto!” disse dopo avergli mostrato la lingua. Quanto le piaceva bistrattarlo? Senza di lui le giornate in cui Ranma non si faceva vedere sarebbero state noiose. E da quando c’era stato il “matrimonio” Ranma si faceva vedere sempre di meno.
“Dovevo aspettarmelo!” disse lui senza rancore, come sempre ridendo bonario,  mentre si alzava e cominciava a pulire gli occhiali, per poi infilarli. Shampoo provò come sempre un moto di simpatia misto a delusione. Gli voleva bene anche perché si faceva maltrattare come uno stupido, era  in pratica un antistress alto un metro e ottanta , ma perché non si ribellava mai, e poi mai?
Si girò sentendosi, un pochino, in colpa. “Dai andiamo in cucina, ti aiuto a pulire.”

; “Akane, Ranma, qual buon vento!” i due fidanzati sorrisero al loro amico occhialuto. Quando non c’era Shampoo a farlo diventare idiota nei paraggi, scatenando la sua ira nei confronti di Ranma il più delle volte, era in fondo un bravo ragazzo. Ranma l’aveva rivalutato molto dopo la battaglia con Safulan. “Domani abbiamo un compito in classe, e devo fare il pieno di energie, quindi ho bisogno dei migliori gyoza di Nerima.”  Ranma si svaccò sulla sedia mentre Akane rincarava  incredula “E ha intenzione di andare anche da Ukyo, a cena.” 
Mousse rise brevemente. “Vado a dirlo a Obaba, in cucina. Studiate qui se volete, non c’è nessuno e c’è calma.” Akane annuì.
 “Ottima idea!!Grazie Mousse.”
“No voglio mangiare i miei gyouza in pace, ho tutta la notte per impazzire sul giapponese antico.”
Akane diede un manrovescio al fidanzato. “Ranma, non farmi arrabbiare. Tuo padre ha detto che se anche stavolta porti un insufficienza non ti darà la paghetta.” Abbassò la voce. “E tu sai cosa dobbiamo fare durante le vacanze.” Ranma arrossì violentemente.
“Pr-prendo i libri.”
Dopo qualche minuto arrivò Mousse con un piatto colmo di fumanti gyouza appena fatti. “Con i saluti di Obaba. Sta intrugliando non so cosa di là e non può venire ora.”
“E Shampoo dov’è?” chiese Akane curiosa.
“Oh le-lei è in gi-giro a fare consegne …” disse Mousse stropicciandosi le maniche della tunica. Niente da fare, solo a nominarla diventava scemo.
“Ahhhh non capisco che diamine è questa cosa!!Cos’è questo scarabocchioooo!?” Ranma intanto dava di matto sul libro fra un gyoza e l’altro.
“E’ la tua lingua madre antica scemo. Ma in effetti parlo con uno che ha sbagliato il kanji della parola scemo…” *
Mousse si sporse un po’ verso il suo antico rivale, la posizione eretta un po’ sbilanciata e le braccia conserte nascoste nelle lunghe maniche. “Dai Ranma, questa è l’antico carattere  di “conoscenza” possibile che tu non lo veda?” esclamò sorpreso. Anche Akane diede un occhiata. “Quello non lo sapevo neanche io! Mousse come fai a saperlo?”
Il ragazzo arrossì un attimo e si risistemò gli occhiali. “Ah,scusate, dovevo farmi i fatti miei. Ahaha sono cinese, è normale che conosca molti più kanji dei giapponesi ahahha**” rise nervosamente.
Ranma si girò verso di lui “Guarda che se mi spieghi anche gli altri non è che mi dispiace eh?”  disse ridendo. “Lo sanno tutti che non sono una cima a scuola…e poi ecco ci terrei a prendere..un voto..decente..” disse arrossendo come un peperone.
Akane però aveva preso un’altra linea di pensiero. “In effetti è strano…sei qui da molto meno tempo di Shampoo eppure tu non hai il solito accento che hanno i stranieri…” 
Mousse sembrò imbarazzarsi ancora di più. “Sono solo più portato magari!”
“E’ che sei solo un maledetto secchione! Come osi correggere Lanma?” Shampoo era rientrata dalle consegne, e Mousse ridiventò subito il solito cicisbeo. “Sha-shampoo…io..”
“Veramente Shampoo mi stava solo aiutando eh? Anzi come ho detto va benissimo se continua…”
Ranma difese il povero ragazzo papero, che nel mentre era diventato tutto rosso.  Sebbene la cinesina ,dolce come un limone ammuffito , dal giorno del mancato matrimonio avesse allentato un po’ la presa, per il momento,   il “suo Lanma” rimaneva ancora un idolo privo di imperfezioni. Come poteva quel papero quattr’occhi criticarlo? Aveva visto la scena mentre scendeva dalla sua bici all’ingresso, e non gli era piaciuto. Ranma era perfetto.
“Se ti piace tanto fare il saputello perché non vai finalmente a frequentare quell’università per cervelloni e ti levi di torno?”
Shampoo si girò verso Akane e Ranma. “Scusalo ailen, è solo un povero papero scemo.”
Mousse si adombrò e con un sorriso mesto salutò la coppia. “Beh, è vero…comunque dovevo andare in cucina..”  con le spalle ricurve si avviò verso il retro.
“Shampoo non sei un po’ troppo dura con lui?” chiese Ranma che era dispiaciuto, ma soprattutto vedeva infrante le sue possibilità di un voto d’eccellenza. E lui aveva bisogno di quel voto.
“Io odio i secchioni. E Mousse lo è. Odio quando mi dice che “anche tra noi dovremmo parlare in giapponese perché così possiamo imparare meglio la lingua””.  Disse facendogli il verso, mentre alzava il nasino in aria.
Akane, che trattava sempre Shampoo con le pinze quando era di quell’umore, tastò il terreno. “Ma lo fa per il tuo bene no?” chiese sorridendo cauta.
“Può darsi, ma nessuno gli ha chiesto niente.”
“Perché prima hai detto università? Intendevi liceo?”
“No intendevo università. Quando dico che Mousse è un secchione, dico sul serio. Ha finito il liceo a 15 anni, prima di venire qui. Andava in una scuola di una città vicina al nostro villaggio. Era così intelligente che ha saltato diverse classi….sono venuti a cercarlo spesso al villaggio, quanta importanza a un uomo, ma lui ha sempre rifiutato di andare via.”
“E tu?”
“Io sono un amazzone, non ho bisogno di scuola. Tutto ciò che mi serve sapere sono gli insegnamenti di mia nonna e le arti marziali.” Rispose Shampoo sulla difensiva. A volte però, il pensiero di frequentare il liceo come i suoi amici la stuzzicava.
Obaba entrò nella sala saltellando sul suo bastone. “Salve ragazzi, scusate ma ero di là a trovare una soluzione per i miei problemi.”
Saltellando fino a uno dei tavoli vuoti pose una strana scatoletta dorata al centro.
“Che problemi hai vecchia? Ti serve una mano?” Ranma come al solito a modo suo cercava d aiutare.
“No futuro marito, è solo un rimedio contro tutti i capelli che continuo a trovare in giro. La maggior parte di quello sguattero quattrocchi.”
“Ah si e come funziona?” Ranma sembrava interessato, ormai dimentico dei suoi compiti.
Akane però sapeva che ogni volta che Obaba intrugliava qualcosa non andava mai a finire bene per loro. Aveva uno strano presentimento.
La vecchia si girò verso la scatola nuovamente, e con una schicchera incendiò la scatolina.
“E’ una scatola speciale, accendi una candela quando qualcuno perde anche un solo capello viene risucchiato qui. La leggenda dice che i capelli vanno a un divinità che li apprezza. E’ un artefatto giapponese molto antico, me l’ha regalato tanti anni fa Happosai dopo una delle sue malefatte…”
Akane non si trattenne. “Scusami Obaba, ma ti fidi di un rimedio di Happosai??”
Obaba scrollò le spalle “Ma che vuoi che succeda? E’ solo una scatolina, insomma ne potrò sapere più di te ragazzina?”
Akane rimase in silenzio, continuando a non approvare per niente quella scelta. Ma Ranma le diede ascolto. “Vecchia, ha ragione Akane. Ogni volta che fai qualcosa di simile, succedono guai.”
“Ma ailen, non è vero!” protestò Shampoo. Aveva dato ragione ad Akane, non poteva sopportarlo.
Stava per attaccare briga, quando la sala cominciò a riempirsi dal fumo prodotto dall’apparentemente innocua scatolina.
“Che t’avevo detto io vecchia??” urlò Ranma, subito mettendosi davanti ad Akane. Akane si appoggiò a lui dietro le spalle “Perché ci facciamo sempre coinvolgere?”
“Non lo so, dovrei trovare un altro ristornate cinese più tranquillo!”
Mousse entrò nella sala, dopo che dal magazzino sul retro dove stava mettendo in ordine aveva visto uscire del fumo. “Shampoo mia amata che succede?Ti difenderò io!!!” disse afferrando Obaba. “Shampoo come sei diventata magra…troppo mia amata..stai poco bene?” poi cercò di mettere a fuoco l’oggetto del suo amore. “Oh per gli antenati, una scimmia arrostita.”
Obaba gli diede una bastonata in testa. “Stupido papero, non sei d’aiuto per niente!E Shampoo può farcela senza di te, brutto cecato!” e lo spinse via.
“M-ma che succede??” chiese il ragazzo all’aria.
Akane urlò nella sua direzione. “Non lo sappiamo ancora!!Obaba ha messo quella scatola sul tavolo ed è cominciato a uscire questo fumo” disse tossicchiando un po’.
Mousse cercò di concentrarsi. Dov’era Shampoo? “Shampoo mia amata dove sei?”
Sentì un cazzotto in testa. “Qui vicino a te idiota. E ora stai zitto, sembra che il fumo si stia diradando.”
Shampoo aveva ragione. Il fumo cominciò a diradarsi, lasciando intravedere una sagoma femminile.
Poco dopo, si mostrò a loro una giovane fanciulla, vestita con uno yukata rosso a fiori neri con un obi dorato che formava dietro un vistoso fiocco. Era strano, quei fiori sembravano disegnati, ma cuciti e intrecciati con..capelli. Aveva un viso delicato, bellissimo, con lunghissimi capelli neri che le ricadevano quasi fino in terra, tagliati come una principessa dell’epoca Heian.
“Chi è che vuole offrire il sacrificio a Kamikiri?”
Tutti sembravano sgomenti, tranne Obaba che ne aveva viste tante in vita sua. “Chi sei tu? Io non ho richiesto nessuno dei tuoi servigi. Ho usato solo quella scatola per togliermi di torno un po’ di capelli!”
“E quindi hai richiesto i miei servigi, vecchia rinsecchita. Io sono Kamikiriko, la figlia del demone Kamikiri e quella scatola è il tramite per invocarmi.” Disse indicando l’oggetto poco lontano.
Obaba sbiancò.
“Ti avevamo avvisato vecchia!!” la accusò Ranma mentre a debita distanza pensava a un modo di darsela senza farsi coinvolgere.
Shampoo offrì una speranza per darsela prendendo tempo. “E che demone saresti, scusa?”
“Come che demone sarei? E’ ovvio, no? Sono un demone dei capelli, sono qui per portare la chioma di chi mi ha invocato a mio padre.”
Obaba deglutì a fondo. Beh, se li potevano tenere i suoi capelli lunghi di trecento anni. Erano almeno duecento che non erano più belli e fluenti come quando era giovane. Ma questo non voleva dire che una bimba si potesse permettere di trattarla così.
“Beh, ti ho invocato io. Ma non per questo motivo. Non sapevo che saresti apparsa tu, ragazzina.”
La demonietta sembrò irritarsi. “Non sono una ragazzina! Ho duecento anni!”
“E io trecento. Senti, volevo solo un modo per togliermi qualche noia dal ristornate, non per questo sono intenzionata a darti i miei capelli.”
Kamikiriko la guardò un po’ schifata.
“E chi la vuole la tua di chioma vecchia? Avrei dovuto capire la tua età solo guardandoti. Mio padre non sarebbe soddisfatto. E non c’è nessuna ricompensa, se non quella di non essere uccisi da me! Siamo demoni, non dei.”
Obaba scosse la testa. “Dovevo aspettarmelo. E’ solo una trappola quella scatola. Maledetto Happosai, immagino che quando me la donò me la volesse far pagare per qualcosa e volesse farmici rimettere la mia bella chioma.” Disse  quasi fra se e se. “Beh, mi spiace, io ti ho invocato ma sembro di non essere di tuo gradimento, te ne puoi tornare da dove sei venuta. “ disse acidamente  facendo gesto di scacciarla col bastone.
Il demone sorrise un po’ sadica. “Non me ne andrò da qui senza un degno raccolto per il mio amato padre. Guarda un po’ cosa abbiamo qui.. una deliziosa e rara chioma viola, un’altra di seta nera e un simpatico codino… interessante.”
Akane ringraziò per la prima volta che i suoi capelli erano stati malamente tagliati da Ryoga tanto tempo prima. I tre invece si allertarono immediatamente.
“Ehi, il mio codino non si tocca, ragazzina!” Ranma si scaldò immediatamente come del resto gli altri due.
“Già! Non solo non puoi permetterti di toccare i capelli di un’amazzone come me, ma neanche quelli di ailen…” Poi guardò quelli di Mousse e inconsapevolmente esclamò “..e neanche i suoi!”
Mousse si illuminò come una lampadina.
“Mi hai difeso  mia amata! Neanche io permetterò che qualcuno provi a toccare i tuoi bellissimi capelli!”
Shampoo sbuffò. “Come non detto, puoi fare quello che ti pare con lui.”
Mousse si intristì e arretrò un passo, demoralizzato.
Kamikiriko rise e sfoderò un enorme forbice dal manico di onice lucido. “A me non interessano i vostri pareri.. non si salverà nessuno. Sono qui per fare il mio dovere, e farò di tutto per portarlo a termine!” e detto ciò si avvento verso Shampoo.
“Comincerò da te, bella fanciulla cinese!”
Shampoo la evitò per un pelo e Mousse si scansò con lei.
“Non ti azzardare mostro. Non mi interessano i tuoi sacrifici, ci tengo ai miei capelli!” disse la ragazza. Si sentì toccare da dietro e poi non si sentì più il peso della chioma. “Ma..cosa?? come diavolo?”
Mousse le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio. “Tranquilla Shampoo sono stato io.. te li ho solo legati, così almeno non le sarà facile…”
Shampoo non poté fare altro che tastarsi la spessa treccia raccolta a chignon dietro al testa.
“G-grazie…”
La demone sembrava colpita dall’ingegno del ragazzo papera, e sorrise mefistofelica. “Va bene ragazzino, vuoi complicarmi le cose? Inizierò da te, allora.”
“Fa come vuoi, non ti sarà facile battermi!” e con uno scatto cominciò a fare uscire le armi dalle sue maniche. Con le catene legò le mani della ragazza che però invece di preoccuparsi, sbuffò spazientita. “Tutto qui, tesoro?” e con uno strattone si liberò delle pesanti catene, lasciando la massa stupita.
Ranma capì che ormai era troppo tardi per fuggire. Akane non era in pericolo non essendo un soggetto interessante per l'oni, e poteva permettersi di rischiare. Sia mai che Ranma Saotome si tirasse indietro in una battaglia.
Si girò verso la sua fidanzata.
“Akane, tu vattene via. Lei non è interessata a te, quindi puoi scappare e metterti in salvo.”
Akane titubò un attimo. “No Ranma, tu sei in pericolo. E non voglio scappare.”
“Ma allora sei testarda! Ho detto vattene, è comunque una tizia pericolosa.”
La ragazza si scaldò. “Scusa tanto se sono preoccupata per te! Non sono così debole e indifesa come pensi. Rimango ho detto.” Concluse incrociando le braccia al petto con espressione ostile.
Il fidanzato non poté altro che sbuffare. “Fa come ti pare, ma non ti verrò a salvare, hai capito?”
Mentiva ovviamente, ma non voleva dargliela vinta.
Akane sorrise sarcastica. “Potrei dire lo stesso. Me ne andrò quando riterrò opportuno farlo.”
Ranma si girò di scatto e corse verso la ragazza demone.
“Sono Ranma Saotome, campione di arti marziali e ti sfido mostro!”
“Ma grazie!!Quanti volontari per la mia missione di raccolta!” dalla manica dello yukata tirò fuori un falcetto. “Sarò meno precisa, ma almeno andrò sul sicuro.”
Akane degltì a vuoto. Sapeva che Ranma era forte, ma quel demone aveva colto di sorpresa anche la fortissima Shampoo, nonché distrutto le catene di Mousse come fossero fatte di carta.
Il ragazzo pensò che non voleva distruggere il Nekohanten, l’unica soluzione era andare fuori.
“Seguimi se ci riesci, demone!”
E con uno scatto si precipitò fuori. Subito, la ragazza lo rincorse con estrema agilità. Senza pensarci un attimo, tutti gli altri cominciarono a inseguirlo.



Lunghissimo angolo degli sproloqui di BloodyladyRinoa:
Ciao a tutti!ed eccomi con una nuova storia (non ho abbandonato "La Vendetta" se per caso qualcuno se lo stesse chiedendo!)
Come sempre, tutto parte da un ispirazione momentanea, scrivo il 40% di eventi sparsi su word e poi mi ritrovo a pubblicare appena ho pronto un capitolo!
Questa storia nasce dalla voglia di parlare un po' più approfonditamente di una coppia che non ha molto seguito: Mousse e Shampoo, che io adoro, creare loro un background più dettagliato, vederne uno sviluppo progressivo, il tutto ovviamente secondo il mio punto di vista (e cominciarono a tirarle dei pommidori).  
Già molti anni fa cominciai una storia su di loro, e proprio rileggendola ho detto "No, basta, è ora di riprendere in mano questo pairing!"
I miei altri pairing sono Akane/Ranma e Ryoga/Ukyo...vi avverto quindi che le cose si svilupperanno in questo senso >w<
Non si capisce molto bene in che rapporto siano Akane e Ranma in questo inizio, ma scoprirete cosa succede se continuerete a seguirmi (risata malefica)
Vorrei dare qualche spiegazione linguistica per la comprensione di questo testo..se vi risulto noiosa, potete skippare tranquillamente questa parte!!>w<
Riguardo al demone Kamikiriko, non mi sono inventata tutto di sana pianta: Kamikiri è un mostro giapponese che taglia davvero i capelli.
(Kami,
=capelli, kiri dal verbo kiru切る=tagliare)La leggenda narra che li taglia solo se ti sposi inconsapevolmente a uno spirito..io ho modificato un po' questa parte. O forse troverò un modo per infilarcela lo stesso. Qeusta parte è tutta da vedere, mentre capitolo molto più avanti sono già pronti *facepalm*
Ho trovato che trarre ispirazione dalla mitologia giapponese come la cara Takahashi-sensei potesse rendere più pertinente questo nemico ^^
Kamikiriko vuol dire quindi letteralmente "Figlia di Kamikiri", aggiungendo il kanji di Ko
, figlia/o alla fine.
*Nel manga, Ranma sbaglia a scrivere i tratti del kanji di "baka", stupido, scemo. Nella traduzione italiana ve lo ricorderete come nella scena in cui scrive in testa a Kuno "semo" e lui lo corregge scrivendogli a sua volta "sciemo". Nabiki spazientita, dimostra loro la corretta grafia, scrivendo "scemo".
**Riguardo al fatto che Mousse sappia leggere più kanji di Ranma, è una realtà inconfutabile. I cinesi hanno moltissimi kanji (han-zi) più dei giapponesi (i giapponesi hanno preso i kanji dalla Cina infatti), e anche se magari non riescono a leggerli ne carpiscono benissimo il significato.Ve lo giuro, qui a Osaka sono in classe con 18 ragazzi cinesi, e la loro conoscenza dei kanji mi mortifica ogni giorno XD Vorrei essere brava come loro!!T_T
Mettiamoci che poi si scopre che anche Mousse è un secchione, e quindi gli riesce facile leggere anche quelli più antichi.
Solo che poi i cinesi hanno pensato bene di semplificarli, invece i giapponesi hanno detto "Fuck yeah ce li teniamo complicati!"
(Filologia spiccia di BloodyladyRinoa)
Vi piace questa scoperta di Mousse sapientino? Non essendo un personaggio molto sviluppato nel manga/anime posso forse spaziare un po..vi è sembrato OOC?
Un altro appunto. In molte fanfiction, Shampoo parla un "italiano che in realtà è giapponese", molto stentato per attinenza all'anime. Ma anche nel doppiaggio italiano, dopo un po' la voce di Shampoo cambia diventando in grado di esprimersi correttamente. Essendo ambientata dopo la fine del manga, qui Shampoo parla un "giapponese" decente, con un accento un po' forte, al contrario di Mousse (che anche nell'anime non ha mai tentennato un attimo) ma non mancherò di farle fare errori, più avanti!
Fatemi sapere che ne pensate..se per voi è un idea carina provvederò a proseguire questa storia!!>w< Quindi vi prego recensite in molti con critiche e suggerimenti!!*W*

 

 

   
 
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