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Autore: Eowyn 1    31/07/2012    4 recensioni
Che il signor Baggins fosse un tipo un po’ originale lo sapevano tutti, così come tutti avevano cominciato a considerarlo ancora più strano dal momento in cui era ritornato dalla sua avventura...
Sono presenti alcuni spoiler sulla trama de "Lo Hobbit".
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bilbo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Premesso che ci sono alcuni spoiler per quanto riguarda Lo Hobbit, quindi se non avete ancora letto questo meraviglioso libro

Premesso che ci sono alcuni spoiler per quanto riguarda Lo Hobbit, quindi se non avete ancora letto questo meraviglioso libro e non volete rovinarvi la sorpresa… io vi ho avvisato! J

La storia è ambientata alcune settimane dopo il ritorno di Bilbo nella Contea, dopo la sua avventura con Thorin e i Nani.

Spero che vi piaccia!

(Il titolo è preso da una frase che dice Gandalf a Bilbo nel trailer del film.)

 

 

 

SE TORNERAI, NON SARAI PIÙ LO STESSO…

 

 

 

Che il signor Baggins fosse un tipo un po’ originale lo sapevano tutti, così come tutti avevano cominciato a considerarlo ancora più strano dal momento in cui era ritornato dalla sua avventura.

« Un’avventura… che brutto affare! » borbottava qualcuno.

« Dimmi un po’ se un Baggins doveva lasciarsi coinvolgere in una situazione del genere! » diceva qualcun altro.

Così scorrevano le giornate nella Contea, tra sguardi furtivi lanciati da lontano a Casa Baggins, quasi si temesse che qualche spirito malvagio potesse venirne fuori, e piccole spedizioni di ricognizione in cui si lanciava qualche temerario giovane hobbit, per via di qualche prova di coraggio con gli amici, o per vedere se dalle finestre si riusciva a scorgere quali affari tenessero occupato il signor Baggins da alcune settimane.

 

Era ormai agosto inoltrato e da quel 22 luglio, giorno in cui Bilbo era finalmente tornato nella sua Contea e si era ritrovato con la casa sottosopra e i Sackville-Baggins che prendevano le misure per potersi trasferire nella sua comoda caverna hobbit, il signor Baggins aveva messo raramente il naso fuori di casa. Cosa che stava facendo insospettire ancora di più i suoi compaesani, che già lo immaginavano tutto preso a costruire enormi stanze segrete, protette dai più oscuri incantesimi, che gli sarebbero certamente servite per nascondere l’ingente bottino che, da quel che si diceva, si era portato a casa dalla sua avventura.

 

Quello che gli abitanti di Hobbiville non potevano nemmeno immaginare, era che in realtà Bilbo se la stava tranquillamente spassando: mangiava, beveva, dormiva.

« Insomma, uno hobbit che si rispetti avrà pur il diritto di riposarsi dopo tutto questo tempo passato lontano da casa, dopo aver dormito sotto il cielo per mesi interi e aver chiacchierato con un drago ben poco amichevole… » diceva tra sé e sé Bilbo, salvo poi aggiungere « In effetti, uno hobbit che si rispetti queste cose non sogna nemmeno lontanamente di farle… » ma poi la sua parte Tuc finiva sempre per prevalere, e si sorprendeva a sorridere fiero tra sé e sé, ripensando alle sue mirabolanti imprese, al modo in cui aveva sopraffatto quell’esserino viscido nelle viscere delle montagne mentre scappavano dagli orchi, a come aveva salvato i nani dai ragni e dalle prigioni degli elfi, e a come si era ritrovato a chiacchierare con un grosso lucertolone sputafuoco.

Quindi, si accendeva tranquillamente la pipa, si sistemava comodo sulla sua sedia a dondolo e, posizionandosi in modo tale che i curiosi da fuori non riuscissero a vederlo, iniziava a dondolarsi lentamente, accanto alla finestra, osservando le nuvole che si rincorrevano tranquille nel cielo azzurro sopra la sua Contea, in quei soleggiati pomeriggi di agosto, ringraziando il cielo di essere riuscito a tornare sano, salvo e pure tutto intero dalla sua avventura.

A quel punto, finiva sempre che si addormentava, esausto anche solo a pensare a tutte le scarpinate che Gandalf e i Nani gli avevano fatto fare in quegli ultimi mesi, e si svegliava quando ormai il sole stava tramontando dietro le colline, tingendo delicatamente l’erba di riflessi rosati e facendo penetrare, attraverso i vetri, dolci sfumature di arcobaleno che rallegravano la casa.

A quel punto, lo stomaco di Bilbo cominciava a reclamare un’abbondante cena, come capita ad ogni hobbit che si rispetti, dopotutto… e lui si alzava, ancora con il timore di frugare nel suo fagotto e trovarvi poco o niente, ma quando realizzava finalmente di essere tornato a casa e che una nuova giornata stava volgendo al termine, chissà come mai si ritrovava da una parte contento di avere sottomano tutte le sua comodità e, soprattutto, tutto il cibo di cui aveva bisogno, ma da un lato, una certa malinconia si faceva sempre strada nel suo cuore e sentiva come la mancanza di qualcosa, era come se, per qualche strana ragione, si sentisse incompleto, ma non riusciva bene a comprenderne il motivo.

« Sei un pazzo, Bilbo Baggins! » si accusava a questo punto « Dovresti essere contento e invece… »

Quindi si dirigeva verso la dispensa e con una buona, abbondante cena hobbit, cercava di mettere a tacere i morsi della fame e anche i rimpianti del suo cuore.

 

Fu così che una sera particolarmente calda, dopo cena, Bilbo aveva deciso di rivelarsi nuovamente al mondo. Uscì e si accomodò sulla panca di legno la stessa dove, alcuni mesi prima, lo stregone Gandalf lo aveva sorpreso intento a fumare e lo aveva coinvolto, senza troppe spiegazioni né chiedendogli il permesso, in un’avventura.

« Signor Baggins! » ecco, già un primo scocciatore si era accorto della sua presenza « Che bello rivedervi finalmente! Ci stavamo chiedendo se per caso voi non foste nuovamente partito per qualche strana missione, sono settimane che non vi fate vedere! » si azzardò a dire un hobbit che stava passeggiando tranquillamente da quelle parti e, Bilbo ci avrebbe scommesso, sicuramente non era capitato lì per caso. Sarà anche stato chiuso in casa per settimane, ma questo non gli aveva impedito di notare il viavai di curiosi che gironzolavano attorno alla sua caverna.

« Eh, cosa volete. » rispose Bilbo dandosi una certa aria di superiorità « Uccidere ragni giganti e chiacchierare con i draghi sono cose che stancano! Ho semplicemente avuto bisogno di qualche giorno di riposo, ma ora credo proprio di essermi ripreso! »

Il signor Baggins sorrise compiaciuto quando, il curioso, sentendo nominare draghi e ragni giganti, salutò e se la svignò il più velocemente possibile. Inutile, da quelle parti nessuno avrebbe mai potuto capirlo.

Bilbo sorrise ancora, osservando il cielo nel quale stavano facendo capolino le prime stelle, sospirando al ricordo di quelle notti passate all’aperto, del vento fresco che gli accarezzava il viso e… scosse vigorosamente la testa:

« No, no, no! Bilbo sei impazzito! » si disse mettendosi le mani nei capelli « Pensa ai turni di guardia, a quando ti svegliavi di soprassalto per ogni minimo rumore, ai nani che la mattina ti costringevano ad alzarti e a partire senza una colazione decente! »

Non poteva essere cambiato fino a quel punto! No, non era assolutamente così e non avrebbe potuto accettarlo!

Si alzò di scatto dalla panca in legno e fece per dirigersi verso la porta di casa, quando un fruscio sordo attirò la sua attenzione e una sagoma entrò nel suo campo visivo per poi schizzare in alto e andare ad appollaiarsi sull’albero che cresceva sopra la collina di Bilbo.

« Per tutti i draghi sputafuoco! » borbottò arrabbiato il signor Baggins « Si può sapere cosa… » ma non fece in tempo a finire la frase, che l’oggetto delle sue imprecazioni iniziò a stridire.*

Con la bocca aperta e il naso all’insù, Bilbo si trovò a fissare negli occhi gialli una civetta.

« Una civetta… una… civetta… » bisbigliò tra sé e sé lo hobbit continuando a fissarla, mentre quella lo osservava con superiorità dall’alto dell’albero.

« Una… civetta… » disse ancora, prima di fare un salto all’indietro e iniziare a ridere di gusto.

Inutile dire che la civetta, spaventata e anche alquanto contrariata, volò via, mentre Bilbo continuava a ridere cercando di imitare il verso dell’animale.

Qualche secondo dopo due hobbit che “casualmente” passavano di lì, assistettero alla scena.

« Quel Baggins… è andato completamente fuori si testa! » disse una.

« Ecco perché bisogna tenersi ben lontani da avventure e cose di questo genere! » le fece eco l’altra.

Dal canto suo Bilbo, quando si accorse delle due, prese a stridire ancora più forte, quindi urlò:

« Una civetta! L’avete vista anche voi, signore? Era proprio una civetta! »

Le due sgranarono gli occhi e, borbottando qualcosa di incomprensibile, si allontanarono il più in fretta possibile da Casa Baggins.

Bilbo, che ormai aveva imparato a non curarsi più di ciò che dicevano i suoi compaesani, schizzò in casa come un matto, tirò fuori il suo fagotto e passò l’intera notte a cercare vecchie carte negli armadi, ne scartava alcune, ne leggeva altre, e altre ancora le ripiegava con cura e le infilava nel fagotto, tutto agitato e completamente fuori di sé.

 

La mattina seguente, la gente di Hobbiville non mancò di notare che le imposte di Casa Baggins erano chiuse, che del suo proprietario non si vedeva nemmeno l’ombra e, com’è giusto che fosse… le due hobbit che la sera precedente avevano assistito alle scene che Bilbo aveva fatto per una semplice civetta, avevano già sparso la voce che la pazzia del signor Baggins sembrava peggiorare sempre di più.

« Quello è matto, tutto matto! »

« Tutta colpa di quel Gandalf! Deve avergli fatto qualche strano incantesimo! »

E già per tutta Hobbiville si diffondevano voci strane sulla presunta nuova partenza di Bilbo, in quanto Casa Baggins era stata attentamente sorvegliata per l’intera giornata, ma nessuno aveva visto lo hobbit mettere il naso fuori dalla sua caverna, né tantomeno aprire le imposte.

 

Ma tutti loro, come si di dice in questi casi, avevano fatto i conti senza l’oste perché, quando scese nuovamente la notte, un hobbit di nostra conoscenza infilò con cura un anello d’oro al dito, per poi sgattaiolare furtivamente fuori dalla sua comoda caverna e dirigersi velocemente, ma silenziosamente, come conviene a un buon hobbit, verso la meta che aveva attentamente studiato per tutta la notte precedente.

Questo il motivo per cui non aveva aperto le imposte: era rimasto in piedi tutta la notte e si era riposato durante il giorno.

Ma tornando al nostro caro Scassinatore eccolo che, quando fu fuori da Hobbiville, al sicuro da occhi indiscreti, sfilò l’anello che portava al dito e lo ripose con cura nel taschino del suo panciotto, si sistemò meglio il piccolo fagotto che portava in spalla, e prese a costeggiare un campo per poi dirigersi verso un boschetto che per ora rimaneva ancora una indistinta e lontana macchia scura.

Camminò a lungo e quando giunse al bosco, che non era poi così tanto piccolo come era apparso da lontano, vi si inoltrò per parecchie centinaia di metri fino a quando non decise che era arrivato il momento di abbandonare il sentiero, per spingersi ancora di più nel folto degli alberi.

Continuò a camminare a lungo, doveva essere mezzanotte passata quando finalmente si fermò, appoggiò il suo fagotto a terra e ne estrasse una delle mappe che aveva scelto la notte precedente.

Non che riuscisse a leggerla, sia chiaro… tra l’oscurità della notte e i rami fitti degli alberi che lasciavano passare solo raramente i raggi lunari non vedeva un granché, ma stabilì che molto probabilmente era giunto a destinazione o, comunque, doveva esserci molto vicino.

Estrasse dal fagotto una coperta, non perché facesse freddo, era agosto inoltrato, ma aveva bisogno di un modo per proteggersi dai moscerini e da altri insetti molesti. Solo in quel momento constatò che aveva dimenticato a casa il cappello, i fazzoletti e pure i soldi.

« Poco male, » commentò tra sé e sé « tanto non mi servirebbero comunque! »

Quindi si accomodò sull’erba umida del sottobosco, si avvolse la coperta attorno alle spalle e si mise a fissare in alto, tra il folto degli alberi, quando la sua parte Baggins tornò a farsi sentire:

« Mio caro Bilbo, devi proprio essere diventato matto! » si disse « Venire in un bosco di notte, tutto solo… »

Ma poi pensò:

« Uff, che vuoi che ci sia? Un drago di sicuro no, e allora cosa dovrei temere? E poi ho Pungolo con me… » sorrise all’impugnatura della spada che spuntava dal suo fagotto e tornò a osservare i rami degli alberi.

Inutile, la sua parte Tuc aveva vinto per l’ennesima volta, e senza che lui facesse poi tanto per combatterla.

 

La notte passò e, quando i primi raggi del sole fecero capolino all’orizzonte e le sue palpebre iniziarono a farsi pesanti, Bilbo decise che era venuto il momento di tornare a casa e doveva anche sbrigarsi, se non voleva rischiare di incontrare qualche scocciatore che lo avrebbe di sicuro fermato per porgli qualche domanda inopportuna. Sapeva perfettamente che ai suoi compaesani non doveva essere sfuggito il fatto che il giorno precedente non avesse messo il naso fuori di casa.

Poi si diede dello sciocco, ricordandosi del prezioso anello e infilò una mano nel taschino del panciotto per essere certo che l’oggetto fosse ancora al sicuro. Sorrise divertito, lo fece scivolare al dito e allungò il passo mentre usciva dal bosco e si dirigeva nuovamente verso i campi pensando:

« Stanotte mi è andata male, ma non mi arrendo, tornerò di nuovo finché non sarò riuscito a vederne uno! »

 

Il signor Baggins passò la giornata seguente a letto per riposarsi, ricordandosi, però, di svegliarsi ogni tanto per fare uno “spuntino”, e si sa, come sono gli spuntini degli hobbit.

E già, come giustamente lui si aspettava, la gente a Hobbiville bisbigliava:

« Sono giorni che non si vede… »

« Inutile, è matto, completamente matto! »

« Forse dovremmo chiamare il dottore… »

« Ma sei impazzito? Chi lo sa cosa può avergli insegnato quel Gandalf! Metti che gli mandiamo il dottore e poi Bilbo si arrabbia, chi ci dice che non decida di farci qualche strana maledizione! »

« Uhm, forse hai ragione. »

« E comunque, sono giorni che non lo si vede mettere il naso fuori di casa, per non parlare poi del fatto che non apre più nemmeno le imposte. »

« E se fosse morto durante la notte? »

« Morto? Quello?! Lo abbiamo già considerato morto una volta, e poi lui se ne è tornato tutto tranquillo insieme a Gandalf, e si è pure arrabbiato perché avevano messo all’asta le sue cose. Ma dico io, non si scompare per tutto quel tempo per poi tornare e pretendere che la gente lo accolga a braccia aperte. Sai che ti dico? Secondo me quello è partito di nuovo per qualche strana faccenda che sanno solo lui e il suo amico stregone. »

Gli hobbit presenti ebbero un brivido di disgusto lungo la schiena.

« Brutti affari, brutti affari… » commentarono, e tornarono a fumare la loro pipa, disquisendo su come e dove il signor Baggins avesse potuto nascondere, all’interno della sua caverna, l’immensa ricchezza che certamente si era portato dietro, di ritorno dalla sua avventura.

 

Ignaro di ciò che dicevano su di lui, ma certo che voci strane stessero già circolando per tutta Hobbiville e Lungacque e di sicuro anche per gli altri paesi vicini, Bilbo continuò le sue spedizioni notturne nel bosco dimenticando ogni volta, forse più volutamente che non per un semplice caso, di portare con sé cappello, fazzoletti e soldi.

Passò una settimana, e ogni notte cambiava postazione, si inoltrava sempre più nel bosco, ma ancora la sua ricerca non aveva dato frutti. Passò un’altra manciata di giorni, e settembre si avvicinava, le sere si facevano più fresche, l’aria era più leggera e le notti iniziavano ad allungarsi, ma ancora la sua ricerca si era rivelata inconcludente.

Quella sera, mentre il buio si faceva largo affievolendo gli ultimi timidi raggi di sole estivo, un Bilbo un po’ scoraggiato fece scivolare nuovamente l’anello al dito, controllò che nessuno stesse passando davanti a casa sua, quindi sgattaiolò fuori e si diresse nuovamente verso i campi.

Era talmente soprappensiero, nel tentativo di individuare un luogo nel bosco dove non avesse ancora controllato, che si dimenticò di togliere l’anello, quando fu fuori da Hobbiville, e se ne rese conto solo quando ormai si trovava al limitare del bosco.

Fece per toglierselo, quando ebbe come un’illuminazione:

« Ma certo! » esclamò « Che sciocco sono stato a non pensarci prima! Di sicuro non ne ho ancora incontrato uno perché, con la vista che si ritrovano, si accorgevano di me e non si facevano vedere. Ah, ma questa volta non mi fregano! Tengo l’anello, voglio proprio vedere se anche questa notte riescono ad evitarmi. »

Rincuorato e saltellante, Bilbo si diresse verso il centro del bosco, lasciando come al solito il sentiero e curandosi di non produrre il minimo rumore.

 

Passarono alcune ore e il signor Baggins stava seduto a terra, immobile come una roccia. Ora era certo che nessuno potesse vederlo, ma doveva anche stare attento a non fare rumore e rischiare, così, di farsi scoprire. Un paio di volte gli venne da starnutire, ma si tappò naso e bocca con entrambe le mani, determinato a non fallire nuovamente nella sua impresa.

Trascorse ancora un’ora abbondante, e nonostante le sue palpebre si facessero sempre più pesanti e la testa cominciasse a ciondolargli, Bilbo non cedeva e faceva di tutto per rimanere sveglio.

Fu allora che, nel silenzio della notte, un cupo batter d’ali lo fece sussultare, svegliandolo del tutto. Lo hobbit spalancò gli occhi e si voltò nella direzione da cui proveniva il rumore, appena in tempo per vedere un uccello possente e dal portamento regale farsi largo tra i rami degli alberi e posarsi con inaspettata delicatezza su uno di questi.

Bilbo sorrise, compiaciuto: lo aveva trovato!

Il rapace notturno girò un paio di volte la testa alla sua destra e alla sua sinistra, per poi sollevare un’ala e lisciarsi le piume del petto. Quindi tornò immobile sul ramo e si mise a fissare davanti a sé, proprio nella direzione in cui si trovava lo hobbit.

Alla debole luce lunare, Bilbo poté scorgere i brillanti e profondi occhi rossi del rapace che, ignari di star guardando esattamente negli occhi un piccolo hobbit, trafiggevano con forza il signor Baggins, che si sentì costretto ad abbassare lo sguardo.

« Possibile che si sia accorto di me? » pensò lui, dandosi però subito dello sciocco « Impossibile, nessuno può vedermi quando ho l’anello, e non ho fatto il minimo rumore! »

Quindi, rialzò lo sguardo e tornò a fissare negli occhi quel meraviglioso rapace che non smetteva di guardare nella sua direzione. Fu in quel momento, che percepì un brivido di agitazione e di eccitazione lungo la schiena e si accorse, finalmente, di cosa gli era mancato da quando un mese e mezzo prima era tornato dal suo viaggio: l’avventura.

Il profumo del rischio e il brivido del pericolo, il timore e la sfida, quella scossa vitale che ti fanno sentire quando percepisci che una situazione nuova e strana si sta avvicinando e che tu, solo tu, la puoi affrontare.

Bilbo avrebbe voluto urlare di felicità, ma si trattenne. Non aveva ancora raggiunto completamente lo scopo che lo aveva spinto a passare tutte quelle notti fuori di casa.

Fissò con aria di sfida il rapace che si trovava a poche decine di metri da lui e, se non fosse stato certo che in quel modo lo avrebbe fatto scappare, lo avrebbe incoraggiato a fare ciò che si aspettava facesse, ma non ce ne fu bisogno. Poco dopo il gufo cominciò a bubolare.**

Un “uuuhh-uuuhhh” profondo e quasi minaccioso, che fece rizzare i capelli in testa a Bilbo.

Ma lo hobbit non si fece impressionare, come poteva farsi impressionare da un gufo, quando pochi mesi prima aveva chiacchierato con un drago?!

Entusiasta, Bilbo scattò in piedi e, senza alcuna preoccupazione, si sfilò l’anello dal dito, lo ripose nel taschino del panciotto e fissò dritto negli occhi il gufo, che ora si era accorto di lui e lo guardava sorpreso e allarmato.

« Uuuuhh-uuuuhh! » si mise ad urlare Bilbo « Ti ho fregato mio caro gufo, ce l’ho fatta! »

Il rapace non ci pensò due volte ad aprire le ali e volarsene via il più in fretta possibile, perdendo pure un paio di piume, mentre il signor Baggins, completamente fuori di sé, saltellava in tondo continuando ad imitare il verso del gufo.

Ridendo a squarciagola, afferrò il suo fagotto, dimenticando a terra la coperta, e corse fuori dal bosco, mentre scoiattoli, ricci, e vari altri animali del bosco si affacciavano spaventati dalle loro tane, per vedere che razza di animale stesse facendo tutto quel fracasso.

 

Dimenticando perfino di indossare l’anello, Bilbo si diresse, sempre di corsa, verso i campi e infine entrò a Hobbiville che era ancora notte fonda, ridendo come un matto e imitando per due volte il verso della civetta e una volta quello del gufo.

Varie luci si accesero nelle caverne hobbit e visi terrorizzati si affacciarono dalle finestre con gli occhi spalancati, rimanendo sorpresi di vedere il signor Baggins correre a quel modo e urlare come un pazzo.

Una hobbit particolarmente infastidita dal poco rispetto dimostrato da quello squilibrato (così lo definivano ora) uscì di casa e gli andò incontro, fermandosi esattamente davanti a lui con le mani sui fianchi.

Bilbo si immobilizzò, il sorriso ancora stampato sul volto.

« Si può sapere per quale motivo hai deciso di svegliarci a quest’ora? Dov’è finito il rispetto per noi poveri disgraziati?! »

Per tutta risposta, il signor Baggins le scoppiò a ridere in faccia:

« Mia cara signora, griderebbe anche lei se, finalmente, avesse scoperto in che modo salvarsi la pelle, la prossima volta che avrà a che fare con dei Troll e non ci sarà Gandalf pronto a correre in tuo aiuto! »

La hobbit lo osservò con uno sguardo colmo di terrore, al solo sentire nominare Gandalf e i Troll.

« Ch… che? » riuscì a dire in preda alla paura.

« Adesso corri e sbrigati a tornare, se tutto va bene. Altrimenti, torna quando puoi! Se non puoi, fai due volte il verso della civetta e una volta quello del gufo e faremo tutto il possibile per aiutarti. » recitò Bilbo, ricordando per filo e per segno le parole che gli aveva detto Thorin quando lo aveva mandato in avanscoperta, direttamente tra le braccia dei Troll.

Quindi, ignorando la sua compaesana che lo osservava con la bocca aperta, Bilbo ricominciò a correre, saltare, ridere e imitare il verso dei rapaci. E non pensate che fosse veramente andato fuori di testa. Era perfettamente conscio della figura che stava facendo e di quello che il giorno dopo avrebbero detto di lui, ma non gli interessava. Era troppo felice, troppo entusiasta ed elettrizzato, per riuscire a tenersi dentro tutte quelle emozioni.

 

Corse per tutta Hobbiville e poi fuori, di nuovo verso i campi. Non tornò a casa quella notte. Continuò a correre e saltellare in giro, per fermarsi poi in cima a una collina e gustarsi la notte che scivolava via lenta, e lasciava spazio a una dorata aurora che inondava di luce i campi di grano e i boschi e le colline…

Una tiepida lacrima di felicità gli scivolò lungo la guancia.

« La Contea. » bisbigliò in un soffio « La mia Contea!»

 

 

 

 

 

 

 

*stridire: è il nome che viene dato al verso della civetta

**bubolare: è il verso del gufo

***la frase in corsivo che dice Bilbo verso la fine è presa da “Lo Hobbit”, capitolo 2.

 

 

Sarà la meravigliosa notizia di ieri sera che i film de Lo Hobbit saranno tre invece di due, sarà che in questo periodo continuano a uscire nuove foto… sarà che non vedo l’ora di vedere il film, e che adoro gli Hobbit e i Nani e che c’è stata una civetta qui fuori che fino alle due di notte mi ha fatto compagnia stridendo mentre io scrivevo… va beh, sarà quel che sarà… è saltata fuori questa fan fiction… J

Spero che vi sia piaciuta e soprattutto spero di non essere stata OOC, ma io il caro Bilbo me lo vedo così… in fondo, dopo un’avventura del genere, non si può rimanere gli stessi…

Grazie a chiunque abbia letto e a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa! Grazie a mio fratello, che è stato il primo a leggere la fan fiction e che mi sopporta sempre J E soprattutto grazie al grande Tolkien, al quale appartengono tutti i personaggi e i luoghi di questa storia!

A presto e… mi raccomando, imparate il verso di gufi e civette… non si sa mai che possa tornarvi utile! ;)

   
 
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