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Autore: ExoticS_Dream    01/08/2012    0 recensioni
Bene, ciao a tutti.
Eccomi qui con questa FF, che dopo varie assemblee, riunioni e incontri vari, finalmente ho decico di pubblicarla.
Visto che mi sono "leggermente" fissata con questo gruppo, ho pensato perchè non scriverci su una bella storiella? xD
Spero che vi piaccia, anche se la troverete come un'altra normale storia.
Sogni. Tutti abbiamo de sogni nel proprio cassetto. C'è qualcuno che lo tiene semplicemente chiuso e lo guarda di tanto in tanto. Altri che lo chiudono a chiave dimenticandosene. E altri ancora aprono quel casetto e cercano di realizzare quello al suo interno. Sappiamo bene che non è facile, che ci saranno ostacoli, complicazioni..ma fa parte della vita no?
E se tu, sei proprio una di quelle persone che decide di rendere realtà quel sogno? Saresti disposto a fare tutto pur di avverarlo? E questo comporta la tua felicità? Continueresti lo stesso o ti arrenderesti al primo ostacolo?
Grazie mille, per l'attenzione. Bye a presto ^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Capitolo 3

Seguimmo quel ragazzo, non so quanto di preciso, per le stradine della periferia di Seoul. Le quali diventavano sempre più buie.
Una volta che mi avevano raggiunto, le mie amiche, invece di fermarmi con la forza e trascinarmi dalla parte opposta, si misero accanto a me e seguimmo il ragazzo insieme.
Non so se il ragazzo si accorse della nostra continua presenza, alle sue spalle. Non si voltava mai indietro. Si limitava a guardarsi intorno ogni tanto, per vedere dove si trovava presumo. Del resto aveva sempre il viso illuminato dal bagliore bianco dello schermo del suo cellulare, che nel buoi delle strade, era come un faro.
Seguimmo quella luce bianca, in lontananza si cominciava a sentire della musica. Ci stavamo avvicinando a qualche locale.
La musica si fece sempre più intensa, quando da lontano si cominciavano a vedere delle luci colorate che si affacciavano sulla strada quasi deserta, tranne per quelle due o tre macchine che giravano ancora.
Vedemmo il ragazzo aumentare il passo e voltare a sinistra, scomparendo dal nostro campo visivo.
Automaticamente io e le mie amiche aumentammo anche noi il passo, per riprendere la vista sul ragazzo. Svoltammo anche noi a sinistra, e ci trovammo in un piccolo parcheggio davanti a un locale.
Cercammo con lo sguardo il ragazzo, al di là dei cespugli della siepe, che separavano il parcheggio dall'entrata del locale.
Ed è proprio li che vedemmo il ragazzo abbracciato ad una ragazza, dai capelli lunghi neri.
Era magra, indossava una gonnellina bianca a palloncino, con sopra una canottiera nera, credo, dato che era coperta da una specie di camicia di jeans, corta, che si allacciava con un nodo poco sotto il petto.
Il viso non riuscì a vederlo, in quanto era coperto dalla spalla del ragazzo.
- Aishh, è già fidanzato! - sbottò Maria
- Era davvero bello – aggiunse Sabrina dispiaciuta
- Laura, la prossima volta assicurati che non sia fidanzato – disse la mora
- E come pensi che lo dovrei sapere io, scusa? - chiesi immersa in una risata
- Dai, infondo, non è la prima volta che ci capita – esclamò Sabrina divertita
In effetti, si può dire, che ne avevamo una bella collezione alle spalle, di seguire ragazzi carini per Seoul e poi scoprire che erano impegnati.
- Yha! Siamo qui, da quasi un anno e tutti qui sono fidanzati! - puntualizzò Maria, incrociando le braccia al petto e mettendo un dolce broncio
Io e Sabrina le sorridemmo e ci avvicinammo a lei.
- Ma cosa dici!? Ci saranno anche quelli single...da qualche parte.. - disse Sabrina
- Magari stanno chiusi in casa! - aggiunsi ridendo divertita
Maria e Sabrina mi guardarono fissarono con un sopracciglio alzato.
Credo che non era il caso di dirlo. Pensai.
- Ehehe, scherzavo! - aggiunsi poco dopo
- Forza, ora pensiamo a tornare a casa – disse Sabrina incoraggiandoci ad avanzare verso la strada del ritorno.
- Ecco, un altro problema! - sbottò Maria bloccandosi – Vi siete rese conto di dove siamo? - chiese alla fine
Io e la rossa ci guardammo attorno, cercando di cogliere un qualsiasi oggetto, particolare, che ci avrebbe fatto capire dove ci trovavamo.
Maria ci precedette.
- Siamo dall'altra parte della città – disse – dall'altra parte da casa nostra. Ora dobbiamo fare un giro lunghissimo per tornare – disse con nella voce un tono malinconico
- Però era per una causa giusta – aggiunsi
Maria, si girò lentamente verso di me e mi fulminò con lo sguardo.
- Ehehe, come non detto – esclamai – Vogliamo andare – conclusi con un sorriso a trentadue denti ed avanzando davanti a loro
Cominciammo a percorrere la strada del ritorno, che come previsto, era diventata assai più lunga del solito, in quanto nel seguire il ragazzo ci siamo allontanate parecchio da casa nostra. Già di per sé, lontana. Ci mancava solo allungarla di più.
Le strette stradine della periferia, stavano diventando abbastanza inquietanti. Buie. Deserte. E fottutamente silenziose, accompagnate ogni tanto da qualche verso di gatti o cani che litigavano.
Per fortuna ci stavamo avvicinando sempre di più al centro della città, dove la vita di certo non mancava.
Le strade divennero man mano più grandi, lasciando spazio a enormi marciapiedi a entrambi i lati della strada, i quali non smettevano di essere popolati dal “via e vai” di persone.
E la luce.
Grazie a dio, al centro c'era ogni tipo di illuminazione e quindi non vi era nessuno posto all'oscurità.
Per fortuna casa nostra, era poco distante dal centro. Di qualche stradina, per la precisione.
Il quartiere dove ci trovavamo era tranquillo. L'appartamento era molto carino, e anche gli inquilini del condominio erano tutti gentili e socievoli.
Una volta lasciato il centro alle spalle ed attraversato qualche stradina, finalmente, eravamo giunte davanti al nostro palazzo.
Il quale era costituito da cinque piani, e su ogni piano vi erano tre appartamenti.
Guardai il condominio marroncino, difronte a me, con gli occhi lucidi e feci un bel sospiro. Non vedevo l'ora di togliere le scarpe e camminare scalza per casa. E perché no, mangiare anche un boccone. In fondo, né io né le mie amiche avevamo ancora toccato cibo.
Come conferma, sentì la mia pancia brontolare.
Tempismo perfetto. Pensai divertita, portando la mano alla pancia.
Raggiunsi le mie amiche, le quali stavano già percorrendo il vialetto verso l'ingresso dell'edificio.
Vidi Sabrina che mi teneva aperta la porta di metallo. Accelerai il passo e varcai la soglia del palazzo. Sentì chiudersi la porta alle mia spalle, mentre mi stavo dirigendo verso le scale di granito.
- No. Le scale, no – dissi stremata guardando Maria che saliva i gradini a fatica
- Dai, ancora un piccolo sforzo – mi disse la rossa posandomi una mano sulla spalla
Mi girai verso di lei e le sorrisi, poi insieme salimmo quei faticosi gradini. Diventati improvvisamente più alti è più numerosi del solito. Certo non eravamo all'ultimo piano, ma un bel pezzo di scale c'era da fare lo stesso.
Salì, senza fermarmi neanche una volta, le tre rampe di scale fino a giungere al mio piano.
Vidi Maria, davanti la porta del nostro appartamento, reggersi sulla ponente maniglia fredda.
Avanzai, strisciando i piedi e giunsi accanto alla mora. Seguita da Sabrina.
- Mamma mia, quella scale sono micidiali di sera! - esclamò chinandosi in avanti e appoggiando le mani sulle sue cosce.
Io e Maria ci limitammo ad annuire.
- Forza apri, questa porta, Laura. Ho necessità di fare una doccia – disse la mora
Presi in mano la mia borsa di stoffa e ci buttai dentro la mano, cercando le chiavi, fino a quando non toccai con i polpastrelli qualcosa di freddo e liscio. Afferrai il mazzo di chiavi e cercai la chiave dell'appartamento.
La infilai nella toppa della porta, e cominciai a girarla.
Il rumore della chiave di disperse nel palazzo, poi sentì un “clack”.
Sfilai la chiave e diedi a Maria l'onore di aprire la porta di casa.
Al primo impatto ci fu solo buio. Ma poco dopo, con una mossa veloce, la mora schiacciò l'interruttore che vi era appena dentro, vicino lo stipite della porta, e la casa si illuminò.
Feci passare prima Sabrina e poi, per ultima entrai anche io.
Chiusi la porta di nuovo a chiave e le diedi le spalle.
Vidi Maria attraversare il salotto e sparire nel corridoio, mentre Sabrina si è lasciata andare a mo' di sacco di patate sul divano.
L'appartamento non era grande, ma a noi era sufficiente.
Appena dentro, vi era un piccolo salotto. Con un divano disposto verticalmente con sopra un copri-divano con tema fantasia, davanti c'era un tavolino basso di legno scuro con sopra qualche rivista e bicchieri vuoti, e davanti al tavolino vi era una piccola tv posizionata su un mobile nero.
Se dall'entrata avanzavi avanti verso il salotto, infondo a sinistra, vi era la cucina color giallo canarino e con un tavolo nero, e quattro sedie dello stesso medesimo colore. Non c'erano porte che dividevano le due stanze.
Sempre in fondo al salotto ma a destra, c'era un piccolo corridoio, che portava alle camere, due a destra e una a sinistra, e il bagno in fondo al corridoio.
Eravamo fortunate di aver trovato un appartamento con tre stanze. Non erano grandi, certo. Però c'era tutto l'occorrente; letto, comodino, armadio, e un mobile con i cassetti.
Sfilai le scarpe dai piedi e le depositai nella scarpiera a destra della porta d'ingresso.
Tolsi la borsa a tracolla, diventata improvvisamente pesante, e la feci trascinare a terra mentre mi dirigevo verso il divano.
L'appoggia ai piedi di quest'ultimo e mi lasciai andare sui morbidi cuscini, emettendo un sospiro.
Sabrina, era ancora in parte a me, immobile con gli occhi chiusi.
La imitai e mi lascia coccolare dallo scorrere dell'acqua proveniente dalla doccia del bagno.
- Onni – sentì pronunciare vicino al mio orecchio sinistro
- Mhm? - risposi
- Puoi preparare qualcosa da mangiare? - mi chiese dolcemente
Rimasi immobile per qualche secondo, poi mi girai verso Sabrina e le sorrisi.
- Certo, ora vado a preparare la cena – annunciai
- Cena? - disse Maria spuntando dal corridoio con l'accappatoio sopra
- Esatto. Avete preferenze o.. -
- Tranquilla, prepara quello che vuoi tu. Ho così tanta fame che mangerei di tutto – disse Sabrina
- Se mai, fai qualcosa di leggero. Visto che sono le 10.30 passate – aggiunse la mora marcando di più la parte finale della frase
- Okei – dissi mentre mi alzavo dal divano
- E tu Sabrina, forza, dobbiamo mettere ordine in casa – disse seria Maria, alla rossa
Sentì dei lamenti, provenire dal soggiorno mentre aprivo lo sportello per prendere la pentola.
- Ma per forza? Non possiamo farlo domani? - sentì proporre Sabrina, come tutti i giorni d'altronde, chiaramente non attratta dall'idea di Maria,
- Alza.Quel.Culo – disse la mora scandendo bene ogni parola
Così Sabrina si alzò di malavoglia e si diresse verso le stanze da notte, seguita da Maria.
Sorrisi, mentre feci scendere l'acqua nella pentola.
All'inizio, avere una casa sembrava così bello, ma soprattutto così semplice.
Invece, dopo qualche settimana che eravamo arrivate qui a Seoul e appena trasferite in questo appartamento; abbiamo potuto sperimentare sulle nostre pelle, ché è tutto tranne che semplice. Infatti le prime settimane era inguardabile. La casa era tutta sottosopra, oggetti ovunque, mangiare ovunque.
Insomma, ci siamo rese conto, che dobbiamo dedicare un po' di tempo anche alla casa.
Così ci siamo divise i compiti, dato che la mattina usciamo tutte e tre presto per andare al lavoro, e la sera tornavamo tardi per il ballo o straordinari vari.
Io ero quella che si occupava del mangiare, e di cucinare. In quanto le mie amiche, non si sono rilevate molto brave ai fornelli.
Tranne scongelare le cose o preparare i piatti semi-pronti.
Comunque davo lo stesso una mano anche alle altre faccende di casa.
Sabrina aveva il compito di riordinare le stanze, come fare i letti, piegare i vestiti etc.
Maria, invece si occupava del bagno e del soggiorno.
Presi un sacchetto di insalata e lo aprì. Dopo di che, la versai nella pentola immergendola nell'acqua. La lavai per bene, fino a quando non sentì Sabrina urlare.
- Ah, ma qui c'è un ragno! - urlò
Mi girai di scatto, presi un asciugamano attaccato alla sedia e andai dalla rossa.
Era all'inizio del corridoio, quando Maria mi fermò con una mano.
- Tranquilla, Laura, era un pezzo di lana nero – disse Maria uscendo dalla sua stanza e mostrando il batuffolo nero e portandosi una mano sulla faccia
- E cosa ci fa un pezzo di lana nera, in camera tua?! Era pelosa e nera e mi era sembrato un ragno peloso! - sbottò Sabrina uscendo anche lei dalla stessa stanza
-Yha! Muoviti o non finiamo più qui! – disse Maria spingendo la rossa per le spalle dentro la stanza, mentre quest'ultima continuava a borbottare
Sorrisi e ritornai alla mia insalata.
La tirai fuori dalla pentola e la misi su un panno asciutto e pulito, successivamente la coprì per bene e cominciai a tamponarla per farla asciugare.
La misi in un grande bacinella bianca di plastica e la condì
Mi diressi al frigorifero e appoggiai sul piano di lavoro della cucina, i pomodori.
Diedi una lavata ai pomodori e li tagliai accuratamente su un piccolo tagliere.
Dopo di che li misi in un piatto e li zuccherai.
Questo è un tipico piatto coreano, dato che lavoravo in una piccolo ristorante tipico in città, ho imparato qualche loro piatto.
Ecco una cena leggera.
Dopo di che comincia ad apparecchiare la tavola e posizionare le pietanze.
- Qui è pronta! - annunciai una volta esser pronto tutto
Poco dopo vidi spuntare la rossa, seguita dalla mora, dal corridoio e prendere posto a tavola.
Prendemmo la nostra porzione di insalata e i pomodori e cominciammo a mangiare.
Il tutto in silenzio.
Eravamo al quanto affamate, dato che nessuno parlava e divoravamo quello che avevamo nel piatto.
La cena si concluse velocemente.
Restammo stravaccate sulle sedie, con un mano sulla pancia, segno di essere sazie, per qualche minuto.
Fu Maria, a rompere quell’atmosfera di relax.
- Forza, sistemiamo qui. Abbiamo ancora da fare –
Io e Sabrina ci guardammo esauste, e con malavoglia ci alzammo ed aiutammo la mora.
Io mi posizionai al lavandino, con una spugna in mano e il detersivo a portata di mano. Mentre le altre mi portavano, sul ripiano vicino al lavandino, le cose sporche.
Impiegai poco a lavare le cose quindi dopo passai a sistemare gli oggetti già asciugati dalla mora e dalla rossa.
In meno di mezzora avevamo finito e la cucina era in ordine.
Sabrina si diresse al divano, io la seguì a ruota. Mentre Maria era andata verso il corridoio.
Io e la rossa, ci lasciammo andare sul divano, facendoci avvolgere dai morbidi cuscini.
Avevamo appena chiuso gli occhi, quando Maria ci svegliò.
- Dai, ragazze. Lo sapete che ora c’è la nostra lezione. Non potete fare così. – ci rimproverò
- Perché spunti sempre al momento sbagliato?! - Mugolai tristemente ancora con gli occhi chiusi
- Mhm – acconsentì Sabrina vicino a me
Poco dopo mi sentì afferrare per il polso e una forza maggiore mi tirò su.
Non opposi resistenza e mi lasciai trasportare. Ero troppo stanca.
Fui presto in piedi e dovetti aprire gli occhi.
Mi trovai al centro del salotto. Spostai lo sguardo e vidi la mora tirare su con la forza Sabrina dal divano.
Dopo di ché, ci spinse entrambe per le spalle e ci indirizzò verso il tavolo della cucina.
Ci sedemmo strattonate sulle sedie, barcollando. Quando Maria ci posizionò davanti dei quaderni, dei libri e un paio di penne.
Confusa assottigliai gli occhi, per mettere a fuoco la scritta sulla copertina del libro, al centro del tavolo.
Lessi a mente, mimando con le labbra le parole.
Corso di lingua coreana. Volume 4.
Cosa?!

- Yha! Mari, ma dobbiamo proprio! – sbottai
- Oggi siamo stanche! – continuò Sabrina
Evidentemente anche lei aveva letto il titolo del libro.
Maria mise le braccia incrociate, all’altezza del petto, e ci guardò con uno sguardo di sfida.
- Lo sapete che me lo dite tutte le sere, questo? – disse – E volete anche sapere come va a finire? – ci chiese
Peccato che sembrava più un’affermazione che una domanda.
Io e Sabrina abbassammo il capo, sui nostri quaderni.
- Esattamente - concluse Maria fiera – E ora cominciamo con la lezione -
E’ da qualche mese prima di partire che Maria, ci ha imposto di seguire delle lezioni di coreano.
“ Come pensate di andare a vivere in Corea, se non sapete spiaccicare una parola in coreano! Morirete di fame! ”
Era questa la frase che ci diceva sempre, quando ci rimproverava.
E adesso che ci penso, non aveva tutti i torti.
Se non ci fosse stata Mari ad assumere il posto di insegnante, non so cosa avremmo fatto, io e Sabrina. A differenza sua, che aveva già iniziato a studiarlo, tempo prima.
Inoltre un insegnante privato non ce lo potevamo permettere, quindi ci riducevamo a studiarlo la sera con Maria da insegnante.
Un insegnante abbastanza severa e a tutti gli effetti, direi.
Ci dava gli esercizi da fare e persino i compiti!
Eppure è solamente merito suo, se ora potevamo conversare con le altre persone, per esser in grado di andare a fare shopping o la spesa e di esser riuscite a trovare tutte e quante un lavoro. Con il quale pagavamo l’affitto.
Iniziammo la lezione di coreano, prima di partire Maria si era procurata dei libri in italiano che spiegavano in diverse unità e passo per passo il coreano. Diversamente sarebbe stato difficile, nessuna era a quel livello.
Cominciò a spiegarci la lezione di oggi a me e Sabrina, era un approfondimento per quanto riguardava l'approcciarsi nel mondo del lavoro.
Ci diede degli esercizi da fare dopo di che passò alla sua lezione, di qualche unità più avanti rispetto a noi.
Quella sera, però, non concludemmo molto.
Poco dopo tutte e tre ci addormentammo sui libri aperti.
Quel giorno era stato davvero impegnativo.
Il lavoro, la corsa, la scuola di ballo, la “passeggiata” notturna, le faccende domestiche. Ero stravolta.
E di certo lo erano anche le mie amiche. Anche loro avranno avuto di sicuro, una giornata impegnativa.
Ero li con gli occhi semichiusi, per via della scomoda posizione assunta, a contemplare il silenzio e i miei dolenti muscoli.
Spostai lo sguardo verso le mie amiche, senza alzarlo dalle pagine lisce del libro sotto la mia faccia.
Erano piegate sui rispettivi libri con la penna ancora stretta in mano. Gli occhi chiusi e il volto riposato.
Certo, potevo svegliarle e continuare con la lezione, ma ero troppo stanca. E loro sembravano così rilassate.
Ero indecisa ma il buio prese il sopravvento.
Sentì le palpebre diventate pesanti, scendere e chiudermi la visuale.
Sapevo che il giorno seguente, Maria, mi avrebbe urlato dietro per averle lasciate dormire.
Ma non doveva saperlo per forza, no?


Annyeong! ^_^
Eccomi qui ad aggiornare questa ff.
E' passato già un mese? O.O
Eheh guardiamo il lato positivo, ho aggiornato prima, rispetto l'ultima volta. LOL
Dunque ecco, qui il terzo capitolo. Come avete potuto notare è abbastanza tranquillo.
Ah, ho deciso una cosa.
*rullo di tamburi*
Ho deciso di aggiornare la storia una volta a settimana. *_*
O anche prima, dipende. Comunque non oltre una settimana.
(lettori: era ora! -.-)
Lovelovelovelovelove
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia nelle preferite/ seguite e ricordate. E ha chi la segue soltanto. Grazie.
Ora vi lascio.
Alla prossima!
Bye Bye <3

  
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