The Seventh
PARTE 2: Being.
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Dates,
Broccoli, Feathers.
No one could ever know me
No one could ever see me
Seems you're the only one who knows
What it's like to be me
Someone to face the day with
Make it through all the rest with
Someone I'll always laugh with
Even at my worst I'm best with you, yeah
La
fregatura del mio ruolo nello S.H.I.E.L.D. sta nella sua ambivalenza: Come
Agente (e membro dei Vendicatori) sono in congedo. Come responsabile dei
profili psicologici di Ricerca, Addestramento e Qualifica del Personale no, a
quanto pare. La presentazione dei nuovi test psicoattitudinali per le nuove
reclute e per gli agenti già in servizio deve essere comunque fatta ed è
richiesto il mio contributo. Mi rifiuto comunque di andare alla base, perciò il
mio letto è pieno di blocchi per appunti (Ho l'impressione che Stark riderebbe
a crepapelle per le mie note così old
fashioned), libri e riviste a cui posso attingere informazioni e spunti,
oltre al mio fido MacBookPro.
Come
Rappresentante della Terra sono in pieno sbattimento.
Colpa
forse delle poche ore di sonno. L'altra sera, al ritorno da Asgard, mi sono
fermata da Amon: ero piuttosto confusa su tutto quello che era successo, e
parlare con mio cugino ed Erzsebet mi ha schiarito un po' le idee e mi ha fatto
calmare. Mi è utile soprattutto Erzsebet, in questi casi: parlare con lei mi
riesce a far capire meglio come differenti personalità possano interagire nello
stesso individuo.
Erzsebet,
circa cinquecento anni fa, di cognome faceva Bathory. E' un personaggio
abbastanza famoso.
Quello
che non si sa in giro sono le sue origini: è l'unico caso noto di nata vampira: Sua madre si fece
vampirizzare mentre l'aveva nel grembo, dopo che i precedenti figli erano morti
a causa di malattia date dalla consanguineità stretta dei genitori. Non vi
erano dei precedenti, perciò nessuno aveva potuto prevedere quello che sarebbe
successo: dato che nessun vampiro può partorire (è impossibile che un non-morto
dia la vita), per far nascere Erzsebet si dovette conficcare nel petto della
madre il classico paletto di frassino: dalle ceneri della donna la bambina
venne alla luce perfetta e fisicamente sana. La sete di sangue di Erzsebet però
si manifestò presto in tutta la sua ferocia, e per tutta la sua vita l'accompagnò,
facendola impazzire e uccidere sino allo sfinimento. Il perché Erzsebet si
nutrisse solo di donne vergini era solo per evitare di contrarre qualche
malattia del sangue: i vampiri sono creature dallo stomaco delicato, a quanto
pare.
La
sua fama arrivò all'Inferno e Amon desiderò ardentemente conoscerla. I due si
innamorarono, la fece diventare un demone completo (liberandola quindi dalla
necessità e dall'ossessione del nutrirsi di sangue) e si sposarono.
Erzsebet
è ricordata dalla storia come la più feroce serial killer mai comparsa sulla
Terra. Io la ricordo come la donna dai capelli d'oro e gli occhi vermigli che
mi estraeva dalle lamiere dell'auto e mi teneva al sicuro tra le braccia mentre
il duello tra Amon e Baal infuriava.
Tra
queste due verità (male allo stato puro /salvezza) c'è la vera Erzsebet, che
non nega i suoi crimini, ma che spiega la sua storia.
Rapportarmi
con lei, dopo l'esperienza di Asgard ed i brevi colloqui con Loki, mi
chiariscono la mente.
Alla
fine abbiamo passato tutta la serata a sbevazzare vino del Secondo Girone (Il
mio lato demoniaco lo adora) e fissare il bagliore infuocato provenire dalla
Voragine Infernale dalla balconata del palazzo.
Tornata
a casa che che albeggiava, appena in tempo a scrivere e spedire online il mio
rapporto a Fury che Steve suonava il citofono e dopo solo due tentennamenti mi
chiedeva se volevo accompagnarlo a fare un giro in moto, la destinazione la
sceglievo io.
Non
me lo sono fatto ripetere due volte: l'ho portato a Coney Island.
Steve
l'ha trovata un'idea grandiosa. "E' cambiata anche questa zona, ma ha
mantenuto il suo fascino!" Sorride, indicando poi una bancarella di
dolciumi. "E vendono ancora le mele candite!"
"Spero
non siano le stesse dell'ultima volta che sei stato qui!" scherzo prima di
ammettere non averne mai mangiata una.
Steve
strabuzza gli occhi celesti, incredulo: "Dobbiamo rimediare subito."
Mi trascina verso la bancarella e ordina due mele candite.
Addento
la mia e la trovo un po' troppo dolce per i miei gusti, ma non voglio offendere
Steve che sembra invece estasiato e al settimo cielo. La giornata è magnifica:
ridiamo a crepapelle ad uno spettacolo al Circo, vinciamo un gigantesco pupazzo
a forma di orca marina, perdiamo il pupazzo a forma di orca marina dentro ad un
Labirinto degli Specchi (a dire la verità l'ho lasciato là dentro apposta
perchè mi ero stufata di portarmelo sempre appresso e a casa Nat mi avrebbe
preso troppo in giro), mangiamo un'ottima frittura di pesce in un ristorante
italiano vicino alla spiaggia, e facciamo cinque giri di fila sul Cyclone: sfida a chi cede per primo.
Finisce in parità.
In
questo momento, non siamo due Vendicatori e non siamo due salvatori del mondo:
siamo semplicemente un ragazzo (bellissimo, tante ragazze si voltano a fissarlo
con tanto d'occhi) e una ragazza che si concedono una gita domenicale.
Ormai
sta tramontando il sole, e Steve mi chiede se ho voglia di sedermi in spiaggia.
I
bagnanti se ne stanno andando a frotte, rimangono sulla sabbia qualche coppia
innamorata o qualche gruppetto di ragazzi armati di chitarre o frisbee.
Cavaliere
come sempre (trovo le sue attenzioni squisitamente
fuori tempo e divertenti, finché non si mette a farle davanti agli altri,che
allora avvampo.) stende per terra la sua giacca e insiste perché mi ci segga
sopra. Accetto, accorgendomi di quanto sia diverso dai ragazzi che ho
frequentato sino ad ora.
Certo,
è anche un po' difficile trovare in giro supersoldati rimasti ibernati per
settant'anni che dimostrano una simile bellezza e gentilezza. Ed è anche vero
che sono sempre stata una ragazza piuttosto... pratica nei rapporti con l'altro sesso. Anche perché le relazioni
sentimentali serie sono piuttosto difficili, quando sei un'agente dello
S.H.I.E.L.D., quindi tanto vale prendere la parte più divertente della cosa e
lasciare le complicazioni a qualcun'altro.
Guardo
gli occhi velati di malinconia di Steve e penso che complicarmi la vita non
deve essere malaccio, in fondo.
"Allora,
piaciuta la mela candita?" esordisce, interrompendo il flusso dei miei
pensieri.
Annuisco
con vigore. "Davvero una bella scoperta" mento: era decisamente
troppo dolce e sono quasi certa mi causerà una carie. Restiamo in silenzio per
un po', fissando il sole scendere sull'Atlantico. Nessuno dei due sa bene cosa
dire, abbiamo davvero poche cose in comune e decisamente argomenti diversi da
trattare: io sarei curiosa di fargli domande sul suo passato, ma aprire la
porta ai suoi ricordi e farlo scivolare nel tunnel della malinconia è una cosa
che vorrei evitare: nel suo passato, quando la missione era finita, lui aveva
amici, una squadra ed una ragazza da corteggiare nel mondo che conosceva. Ora è
tutto così tremendamente diverso... ci vorrà un bel po' per farlo aprire e
fargli capire che anche qui può avere amici e ragazze. Che anche se nulla potrà
tornare come prima, non è detto che questa vita non possa fornire valide
alternative.
"Oh,
un labrador!" esclama improvvisamente indicando una coppia che passeggia
con un cane color miele al guinzaglio. "Li adoro." esclamo
entusiasta, lieta di avere una distrazione al nostro silenzio imbarazzante.
"Da
piccolo avevo un meticcio." ricorda con un sorriso. "Ross. Cane
fantastico, mi seguiva ovunque. Mi piacerebbe averne un altro, ma temo di non
poter avere molto tempo per occuparmene."
"Una
mia famiglia affidataria era proprietaria di un allevamento di Collie. Sai,
come Lassie."
Steve
è stupito che conosca Lassie e che la sua fama sia perdurata nel tempo.
"Era un semplice racconto per ragazzi! E Rin Tin Tin?"
"Oh
si! Conosco anche quello! Era un Pastore Tedesco, giusto?"
Finalmente
riusciamo ad intavolare una conversazione piacevole. Il tempo vola e Steve si
offre di accompagnarmi a casa. "Paura del coprifuoco, Capitano?"
"Beh,
non mi stupirebbe che l'Agente Romanoff te ne avesse imposto uno!"
La
Harley scivola tra il traffico, e ci troviamo troppo presto a salutarci. Lo
ringrazio per la giornata mentre scendo e gli restituisco il casco. "Puoi
tenerlo... se prometti di usarlo solo in moto con me."
Resto
così piacevolmente colpita che mi scappa una risatina stupida e mi avvicino per
invitarlo a baciarmi.
Solo
che le labbra di Steve si appoggiano sulla mia guancia anziché sulla bocca,
prima di augurarmi una buona serata e ripartire.
Oh, Uff. Attenzioni d'altri tempi. A
volte le odio.
Natasha, come tutti ben sanno, non è una
persona loquace.
Affatto. C'è da dire che non è neppure
qull'algido androide dell'immaginario popolare.
E' solo molto selettiva, nelle parole e
nel chi rivolgerle. Sono quasi certa che parli in maniera molto morbida a
Clint, nel privato.
Con me in genere è abbastanza
confidenziale. Oltre ad essere la sua migliore (e prima come lei sottolinea spesso) amica, sono anche una delle
psicologhe dello S.H.I.E.L.D., quindi pure la sua, e questo fa di me un
soggetto con cui essere bendisposti ad intavolare una conversazione.
Peccato che questo succeda, in genere,
nei momenti più sbagliati: L'unica crisi esistenziale della sua vita Natasha
l'ha avuta mentre ero in mezzo ad una sparatoria in Guatemala, ed è un po'
difficile stare al telefono con la propria amica in preda ad una crisi isterica
mentre ti svuotano un AK-47 addosso.
Altro pessimo momento è la notte. Natasha
dorme pochissimo, e per non rimuginare si tiene impegnata in attività di vario
tipo: Spesso si allena (Ha il sacco da boxe in camera), altre volte fa una
camminata salutare (a Manhattan. D'inverno. In ciabatte e con una Beretta M9
infilata nell'elastico dei calzoni del pigiama.) ultimamente si è data ai
puzzle, con somma gioia della sottoscritta che non ne poteva più di doverla
rincorrere in giro per SoHo sotto una nevicata copiosa e svegliarsi con il
cuore in gola perchè il sacco della Boxe si è staccato dal gancio e ha colpito
la parete (Una volta le ho lanciato addosso una secchiata d'acqua gelata, per
farla smettere. Secchio incluso.). In genere tutto questo serve anche ad
attirare l'attenzione della sottoscritta, in modo da avere qualcuno con cui
parlare. Di grazia che le ho sequestrato i razzi da segnalazione, che sennò
chissà che macello combinava in corridoio.
Dato che ora -finalmente- ha intrapreso
una seria e soddisfacente relazione con Clint e questo occupa abusivamente casa
nostra ed il suo letto, Natasha trova profondamente ingiusto turbare il suo
sonno con luci accese, colpi al sacco, gavettoni d'acqua gelata o che altro.
Quindi sta coricata nel letto di fianco a
lui e, dato che non è tipa da passare il suo tempo ammirando i lienamenti
dell'amato bene alla penombra fatata delle luci notturne di New York, rimugina.
I pensieri notturni sono cose fastidiose ed inopportune per una persona con una
vita normale, figurarsi per Natasha Romanoff che di normale non ha neppure il
modo in cui si lava la faccia alla mattina.
Al culmine del suo disagio notturno,
decide che così non può continuare, che Clint si è messo a russare e a sbavare
sul cuscino e ha i piedi freddi, che la tenda lascia filtrare troppa luce e che
ha davvero urgenza di parlarmi e affanculo il 'passare la notte insieme al tuo ragazzo che è tanto bello e dolce'
dei film a cui lei non ha mai creduto.
"Adie... Adie...!" Mi scuote
leggermente. Steve mi slaccia il top del costume da bagno per spalmarmi meglio
l'olio solare sulla schiena. Mi stiracchio morbidamente sul lettino da sole,
avendo ben cura di muovere le curve nel modo giusto. La brezza leggera dei
caraibi muove l'aria calda, mentre sul cielo limpido non c'è neppure una
nuvola. Il mare brilla, ha mille colori, ed io penso proprio che a breve mi ci
tufferò insieme a Steve, ed insieme ci avvinchieremo tra le onde e....
"Adie? ADDISON!" SCIAF! Le
rifilo una manrovescio che la fa ribaltare sul letto. "Ma sei
impazzita?"
Se c'è qualcosa che può davvero farmi
uscire dai gangheri è essere svegliata nel bel mezzo di un sogno spettacolare.
Natasha deve ringraziarmi di essere ancora viva. "...che cazzo vuoi?"
Nella penombra la vedo massaggiarsi la
guancia (oddio, questa me la devo segnare: ho colto alla sprovvista la Vedova
Nera.) per poi infilarsi sotto le lenzuola di fianco a me. "Oh no... no,
Nat... ti prego, non stantotte, ho avuto una giornata assurda e domani
devo..."
"Non mi interessa. Ho bisogno che tu
mi spieghi una cosa."
Mi viene da piangere. Se chiudo gli occhi
posso vedere Steve con il flacone dell'olio solare guardare sconsolato il
lettino lasciato vuoto dal mio brusco risveglio. Magari se rispondo in modo
esaustivo, la Romanoff se ne tornerà alla svelta nella stanza di fianco ad
importunare il mio collega. "Dimmi."
"Loki."
"No, senti, vaffanculo te e..."
"No, adesso mi ascolti: Ho letto il
tuo rapporto e non riesco ad afferrare, davvero, il concetto riguardo al motivo
per cui hai contestato la sentenza di Odino e sulle osservazioni che hai fatto
su Asgard. Davvero... forse ero distratta, non lo so, ma a volte sui tuoi
paroloni da psicologa mi ci perdo."
Sospiro: Questa cosa andrà per le lunghe,
già lo so. Bye Bye Steve con l'olio
solare ed il costume da bagno attillato che mi aspetta per fornicare tra le
onde.
"Dunque. D'accordo. Facciamo che te
lo spiego in modo basilare. Dimmi,
Nat... qual'è la cosa che più ti fa schifo al mondo? Non che disprezzi, proprio
schifo. Senso, ecco."
Natasha ci pensa un po' su e poi infine
dichiara che sono i broccoli.
"Bene. I Broccoli fanno schifo anche
a me. Tanto. E anche a Clint. A lui fanno proprio venire il vomito. A dire il
vero tutti quelli che conosci odiano i Broccoli alla follia. Non riescono a
trovarci nessuna qualità buona. Intesi?"
"Ok. Quindi...?"
"Bene. Ora immagina che tu, per
caso, per un esame del DNA specifico o durante una lastra ad un ginocchio,
scoprissi di essere un Broccolo, anzichè un Pomodoro come hai sempre pensato di
essere. Come ci rimarresti?"
Resta talmente in silenzio che mi pare
quasi di sentire gli ingranaggi delle ruotine del cervello che girano per
formulare il pensiero. "Ci rimarrei male."
"...e?"
"Mi farei schifo. Si, proverei schifo
verso me stessa. Brrr! Sono un Broccolo, sono viscida e verde e tutta
filamentosa..."
"Esatto! Bene, e sai pure che tutti
gli altri odiano i Broccoli!"
"E perchè sono in mezzo a Pomodori
che mi odiano e non tra i Broccoli che sono i miei simili?"
"Perchè ti hanno buttato in mezzo ai
Pomodori da piccola. Non eri un Broccolo di prima scelta. Non avevi i cespugli
abbastanza larghi e anche il tuo gambo era più sottile di quelli di prima
qualità. Ai Broccoli non è passato neppure per l'anticamera delle cime che
potessi contenere anche tu, nonostante la tua forma, fibre e vitamine
importanti."
"Quindi mi odiano tutti?"
"Certo. Già prima non eri simpatica
ai Pomodori... insomma, diciamo che il tuo essere con ciuffi verdi sparati per
aria ti rende piuttosto diversa rispetto a noi altri, tutti rossi, polposi e
rubicondi. Sei qualcosa che noi abbiamo sempre schifato. Così tanto che
cambiamo posto nel frigo per non stare vicino ai tuoi simili. Anzi, ti dirò di
più: facciamo in modo di farli ammuffire prima."
"E' tremendo. E non è giusto. Io
contengo Calcio e Vitamina C e B1! Mi sento incompresa!"
"Finirai anche tu così."
"Oh, No!"
"Oh, si. Non importa ormai che tu
sia amica del Pomodoro Capo. Cioè Io. Fai schifo a tutti."
"Non posso permetterlo. Non lo dirai
mica agli altri pomodori, vero? Devo impedire che gli altri lo sappiano."
"Uhnm. Bene. Dunque?"
Natasha giocherella con l'orlo delle
lenzuola. "Se gli altri Pomodori non vedranno più Broccoli in giro, forse
si scorderanno di quanto erano viscidi e schifosi. E sarà una mia vendetta
verso i Broccoli che mi hanno abbandonato."
"Bene, abbiamo centrato il
punto."
"Tu dici? Uhmmmmm. Oh, cavolo si...
credo proprio di si."
"Ragazze, si può sapere di cosa
state parlando alle Tre di mattina?" La testa di Clint ha fatto capolino
dalla porta, nella penombra indovino che cerca di fissarci attraverso occhi
gonfi di sonno. Non che la voce sia messa meglio, impastata e pressochè
irriconoscibile.
"Broccoli." rispondo.
"Broccoli incompresi e Pomodori
arroganti." aggiunge Natasha.
Clint è comprensibilmente perplesso.
"...e le carote?"
"Che c'entrano le carote? Loro sono
neutrali."
"Oh, giusto. come ho fatto a non
capirlo. Beh... se avete finito io.."
Sbadiglio sonoramente: "Abbiamo
finito." Steve, aspettami....!
"No, che non abbiamo finito. Cioè:
ora abbiamo centrato il primo punto. Ma un Broccolo, seppur incompreso e
disperato, non può fare un simile macello in tutto il frigo. Le altre verdure
non c'entrano niente con il suo disagio!"
"Ok. Sono le Tre di notte e non
afferro il filo del vostro discorso. Però mi ha incuriosito. Posso stare ad
ascoltare?"
"Ti piacciono i Broccoli?"
"No, ma adoro i Pomodori."
Cominciamo a starci stretti, dato che anche Clint si è infilato sotto le
lenzuola di fianco a Natasha, che si lascia scappare un lamento. "Non
provare a toccarmi, insulso detestatore di Broccoli."
Proseguo: "Dunque, dicevamo.
Natasha, cos'è che odi oltre ai Broccoli?"
"I Crauti."
"E perchè? non sono male!"
"Oh, CLINT, ti prego!"
"Perfetto. Tu sei un Broccolo che
odia i Crauti, ma loro piacciono al Pomodoro che tu ami!"
"Ma come fanno a piacerti? Devi
avere un qualche problema, non c'è dubbio. Odi i Broccoli e ami i Crauti, Oh,
questa è bella!"
"Che ci posso fare? Se non ami la
verdura il problema è tuo!"
"Ah si, è così? D'accordo. Da oggi,
guerra ai Crauti, non ne rimarrà neppure uno. Ti posso garantire, farò una
pulizia che neppure immagini.
"Ed ecco, abbiamo centrato anche il
secondo punto."
"...Oh!"
Avrò
in tasca un Nobel prima dei quaranta, ne sono certa.
E
poi mi sono dovuta mettere di buona lena a lavorare sui test psicoattitudinali.
Con
tutta la discussione della nottata precedente e le poche ore di sonno, il mio
lato umano inizia ad accusare, soprattutto dato che non sono ancora totalmente
ripresa dalla battaglia di Manhattan. Mi riaggiusto la borsa del ghiaccio sulla
caviglia (Si è rigonfiare dopo la storta durante i combattimenti a causa della
lunga camminata per Coney Island e degli stivali di Nat con cui ho tacchettato
per tutta Asgard) e mi sistemo i cuscini dietro alla schiena.
Faccio
appena in tempo a rimettermi a lavorare che sento bussare alla porta e Clint
entrare.
Oh, toh. Ancora tu? Ma non dovevamo
rivederci più?
Quindi,
con oggi siamo ad almeno tre giorni di autoreclusione con Natasha. Alla faccia
dell’entusiasmo degli inizi…
"Pensavamo
di ordinare una pizza per cena. Vuoi...?"
"Pepperoni
e doppio formaggio. E una porzione di patatine fritte ENORME."
Clint
getta un'occhiata alla mia camera, alla luce del giorno la trova decisamente
diversa da quella di Nat, ma mi sembra piacevolmente colpito dai poster alle
pareti e dai colori con cui le ho dipinte: caldi, rilassanti. Questa stanza è
il mio piccolo rifugio dal mondo, deve rispecchiare i miei interessi e le cose
che mi fanno stare bene.
Quella
di Nat è stata a lungo molto spartana e vuota: solo ieri mattina, quando sono
entrata per rubarle gli stivali, ho visto che è comparso giusto un paio di
quadri che ritraggono ballerine alla sbarra.
"Che
fai, lavori?" mi domanda Clint fissando il caos sul mio letto. Gli spiego
che sto preparando i nuovi test attitudinali.
"Prendendo
ispirazione da Hunger Games?" Ad
Occhio di Falco non è sfuggita la completa trilogia sparsa tra i vari appunti e
libri di psicologia.
"Offre
ottimi spunti per i test basati su situazioni di forte stress emotivo."
"Ah,
poco ma sicuro. Beh, se cerchi una Katniss...
sai dove trovarmi."
Gli
mostro la lingua e sogghigno maliziosa: "Seguirò la traccia audio che
porta alla camera di fianco..." Clint mi lancia un cuscino e poi esce,
raccomandandosi di non fare tardi a cena che stasera in TV danno la quarta
puntata del Trono di Spade (o, come
lo chiamiamo noi, di Tette) e
dobbiamo commentarla in diretta.
Gli
sto per restituire la cuscinata quando, a mezz'aria davanti ai miei occhi,
compare qualcosa che mi fa bloccare e raggelare il sangue nelle vene.
E'
la piuma nera di Morrigan. Spezzata a metà.
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Bon, mo' so' cazzi.
Allora, andiamo per gradi: mi rendo conto
dell'insulsosità del capitolo.
Ma avevo bisogno di 'staccare' ed avere
un passaggio tra un fatto e l'altro.
ORA: IL TEOREMA DEL BROCCOLO è nato
davvero in un modo molto simile a quello raccontato: eravamo tre ragazze, a
letto, e parlavamo di una quarta tizia. Dato che le mie amiche (all'epoca non
eravamo neppure maggiorenni) avevano la profondità di una pozzanghera nel
capire le ragioni del comportamento della quarta, è toccato alla sottoscritta
l'onere di una traduzione comportamentale usando esempi basilari.
Il risultato è stato il Teorema del
Broccolo. Immagino che non freghi nulla a nessuno (per altro, giustamente), ma
volevo mettere questo Teorema in una delle mie storie già da un po'. (Per la
cronaca, con le due pisquane non ci parliamo più da secoli, con la quarta sono
ancora molto amica - tanto da essere la sua testimone di nozze)
Ok. Ringrazio chi mi ha concesso il
proprio parere, e spero di riceverne di altri: per me sono preziosi, in quanto
sono sempre atta al miglioramento (Visto che non sono una scrittrice vera e
propria, ma sono una squinzia qualunque) e mi piacerebbe, davvero, scrivere
qualcosa di piacevole per tutti.
Che ci volete fare, sono un Cancro, ho
bisogno di rassicurazioni. :P
Alla prossima,
EC.
PS: La canzone all'inizio è... I'll Be
There For You dei Rembrants. E' la
colonna sonora di Friends. Il Telefilm INNO alla convivenza tra amici. (mio
sogno da adolescente e - come il 99% dei miei sogni da adolescente- mai
realizzato.)