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Autore: keepfingerscrossed    02/08/2012    3 recensioni
"Si può sapere che ti prende?" mi inseguiva a passo svelto parlando coi denti stretti dalla rabbia.
"Non mi prende niente!" dissi stizzosa continuando a camminare avanti a lui.
Il cielo era grigio, stava per piovere. Bene, il tempo era adatto ad ogni situazione della mia vita, bella coordinazione.
"Chloe, fermati!" urlò afferrandomi per il polso, facendomi voltare verso di lui violentemente.
"Lasciami, mi fai male!" dissi cercando di liberarmi ma lui era decisamente più forte di me.
"Perchè? Perchè ti comporti così?" disse impuntando quei fari verdi nei miei occhi che iniziavano a ricoprirsi di un velo lucido che non mi permetteva di mettere a fuoco la meraviglia che avevo davanti. 
Ero stufa. Stufa di dovermi comportare come niente fosse. Stufa di non potergli dire la verità. Stufa di dover gioire quando mi diceva che faceva sul serio con una ragazza. Stufa di dover sentire le sue avventure. Stufa di dovergli dare consigli. Stufa di non poter assaporare quelle labbra. Stufa di non poter dormire nuda con lui nello stesso letto. Stufa di non poter fare la doccia insieme a lui. Stufa di essere solo la sua migliore amica.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Harry, non puoi chiedermi questo” dissi io lamentandomi, mentre assaporavo la mia fresca granita alla menta.
“Ti prego. Puoi farlo solo tu!” disse lui, cercando di convincermi.
“Perché non lo chiedi a Niall? Gli crederebbe di sicuro, la sua faccia d’angelo fa molto più credito.” dissi io cercando di sviare la sua assurda scelta.
“Lei crederà solo a te. Sa che sei la mia migliore amica, chi meglio di te può conoscermi?!” esclamò lui con tono abbastanza convincente.
“Hmm, tua mamma?” chiesi io retorica. Per tanto mi riservò uno sguardo scocciato.
Tirò dalla cannuccia un po’ della sua granita sciolta alla coca-cola e continuò a camminare guardando il marciapiede su cui passeggiava.
“Ma ci tieni così tanto?” chiesi io, sperando in una risposta negativa.
Non poteva volerle così bene, visto che l’aveva conosciuta due settimane fa. Niente a confronto ai miei dieci anni di conoscenza.
Perché parlavo sempre di me? Basta.
Lo guardai cercando di analizzare i suoi movimenti.
Ingoiò il liquido fresco e schiuse le labbra, ma non disse niente per i primi secondi.
“Non lo so…voglio farmela piacere, tutto qui” disse lui, consapevole – almeno speravo-  della cosa insensata ed assurda che aveva appena detto.
“Vuoi fartela piacere? Ma ti rendi conto di quello che dici?” dissi io fermandomi a guardarlo.
“Cos’è, hai fatto una scommessa con Zayn?” continuai stuzzicandolo, alzando il sopracciglio destro.
Lui sorrise.
“No, quale scommessa! Angie è carina e voglio provarci…poi chi sa, potrebbe nascere qualcosa” spiegò lui facendo spallucce e continuando la piacevole passeggiata.
“Quindi, tu adesso non provi niente per lei?” chiesi cercando di non sembrare troppo interessata alla questione.
Lui scosse indeciso la testa
Sorrisi.
“E allora perché ci tieni tanto ad averla?” chiesi insistentemente.
“Oh ma quante domande! Te l’ho già detto” disse lui con un sorrisino soddisfatto.
“Okay, okay…gli parlerò ma non adesso, sono troppo impegnata in questi giorni” dissi io scalciando i sassolini che ritrovavo davanti ai piedi.
“Che devi fare?” chiese lui curioso.
Mi faceva piacere la sua curiosità, sempre; anche quelle volte in cui molti lo avrebbero definito sfacciato, impiccione o scostumato.
“Devo trovare tutto l’occorrente per la festa di sabato” dissi semplicemente.
“Allora ci vieni?” chiese lui, con tono ed espressione indecifrabile.
Sembrava assurdo ma ancora non sapevo cosa fare. Infondo mi avrebbe fatto bene un po’ di distrazione, divertimento, spensieratezza, musica scassatimpani, luci soffuse e alchool.
“Oh ma quante domande!” ripetei io spingendolo. Lui rise.
 
LOUIS’ POV
 
“Ammettilo, sei una schiappa!” dissi io soddisfatto. Era la sesta volta che lo battevo a quel meraviglioso videogioco.
“Amico, mi sono appena svegliato! E’ bello approfittarsene” cercò di giustificare la sua scarsa capacità.
“Harry, in sei mesi hai vinto massimo due volte su trecento, a questo gioco.” continuai io spietato
“Hai detto bene, A QUESTO GIOCO!” si alterò lui, svelando un sorrisino sghembo.
“Okay, time-out” dissi posando il joy stick e tuffandomi a pancia in giù sul suo comodo letto a una piazza e mezza.
Mi seguì a ruota libera stendendosi a pancia in su, facendo saettare il suo sguardo al soffitto.
Era alquanto pensieroso. Era sempre stato un libro aperto per me. Riuscivo a capire ogni suo stato d’animo con solo un suo gesto, o parola.
“A cosa pensi?” dissi, rivolgendo il mio sguardo alla testiera del letto che mi ritrovavo davanti.
“A niente” disse lui, con tono basso.
“Sì, io sono alto un metro e novanta” affermai io per accentuare l’assurdità e la falsità della sua risposta.
Non poteva fingere così con me, non gli riusciva affatto bene.
Lui sbuffò, guardandomi di traverso.
Per tutta risposta gli sfoggiai un sorriso a trentadue denti e più, mostrando le gengive per quanto mi era possibile.
Lui riposò lo sguardo al bianco e noioso soffitto.
“E’ che…boh non lo so, Louis” sfogò sbuffando di nuovo.
Quel ‘non lo so’ detto da Harry poteva avere due significati.
Primo: ‘non sono a conoscenza di quello che provo’.
Secondo: poteva essere l’ultima affermazione di un suo piccolo monologo che avrebbe interpretato qualche istante dopo la sua enunciazione.
Toccava a me spronarlo, adesso.
“Cosa non sai?” chiesi io semplicemente, da copione.
“Non so quello che mi sta capitando. Sembra che non sono mai contento al cento per cento, sento che manca qualcosa. Manca qualcosa che mi soddisfi totalmente e quel qualcosa sembra così lontano e irraggiungibile. Sento che non lo raggiungerò mai. E’ impossibile. E’ bruttissimo tutto questo,  sento un peso proprio all’altezza dello stomaco, è come se vedessi tutto grigio e triste. E’ tutto pesante. Conclusione: non riesco ad essere felice.” disse lui, prendendo fiato alla fine.
Bene, aveva sfogato.
“Da quanto tempo è che non scopi?” chiesi io ironico, facendogli notare la sua tensione deprimente.
Lui sorrise amaramente.
“Ti sembrerà strano ma… nemmeno più quello riesce a ‘soddisfarmi’” disse lui facendo cenno alle virgolette.
Cazzo, questo sì che era un guaio per Harry Styles.
“Harry sei malato” dissi io fingendomi un isterico in preda al panico.
Lui per tutta risposta sorrise.
“Be’ è strano sentirtelo dire” dissi io ricomponendomi.
“Lo so” rispose semplicemente, chiudendo gli occhi.
“E hai capito cos’è che ti tormenta?” lo spronai io, di nuovo.
Sì, dopo Liam, avrei potuto fungere io da psicologo e voce della coscienza. Era figo, adesso capivo perché Liam ci provasse così tanto gusto.
“Sei idiota? E’ proprio questo il problema. So che c’è qualcosa che mi rende terribilmente teso interiormente, ma non so cos’è!” disse lui gesticolando, irritato dalla mia cocciuta comprensione.
“Hey, stai calmo. Scusami se non mi chiamo ‘Chloe capiscotuttoalvolo Millward’” dissi io sarcastico, dandogli un leggero pugno al bicipite, che non era per niente floscio.
Lui rise fragorosamente.
Chloe in quanto intuizione era infallibile. Non so come facesse ma riusciva sempre a capire tutto, in fretta direi, e sapeva quando non doveva fare più domande, capiva quando era tempo di silenzio, o di abbracci, o di battute per sdrammatizzare. Lei soffermava che fosse intuito femminile, ma essendo tale, anche mia madre avrebbe dovuto averlo, al posto di rompermi sempre con le sue mille domande a raffica e il suo essere impicciona. Dimenticava sempre che io non ero Lottie, o Fizzy, o Phoebe o Daisy, non poteva essere una specie di mamma-amica per me. Per un attimo mi balenò in mente un’immagina mia e di mia mamma, seduti sull’altana del giardino del retro, a sorseggiare tè mentre io gli confidavo i miei problemi di cuore. Scossi la testa, quasi disgustato.
 “Già, è incredibile” disse lui con tono profondo, sospirando facendomi distaccare dalle mie immaginazioni.
“Be’ allora credo proprio che andiate d’amore e d’accordo in questi ultimi periodi” accennai io, sapendo che lui avrebbe risposto con la fatidica domanda.
“Che intendi?” rispose voltando lo sguardo assottigliato e incuriosito verso di me.
“Be’ non so se ci hai fatto caso ma è strana anche lei, non riesco ad inquadrarla precisamente” affermai io, giocherellando con l’angolo del lenzuolo blu.
“Sì, l’ho notato anch’io. Ho cercato di parlare ma lei ha deviato il discorso, ciò significa che non ha voglia di parlarne e quindi ho lasciato stare. Sai come è quando si va oltre e si incazza.” disse lui, spiegandomi.
Annuii. Con Chloe non si potevano oltrepassare i limiti che lei stessa tracciava. Potevi spararle mille domande a raffica, a distanza di un nano secondo, ma se decideva di non rispondere, be’ non c’erano santi da appendere, come si suol dire. Era cocciuta peggio di un mulo, peggio della mia abilità apprensiva.
“Tornando a te. Angie, non ti soddisfa?” chiesi io ammiccando
“Sì abbastanza” rise “ ma alla fine serve solo per distrarmi, per staccare la spina e avere qualche oretta di distrazione e piacere, tutto qui” spiegò semplicemente lui, sminuendo il loro rapporto, se così poteva essere definito.
“Non c’è una ragazza che ti fa impazzire, che ne so, che ti fa tremare le gambe?” chiesi io, ponendo in quella ignota ragazza tutta la soluzione che sarebbe servita alla situazione del ricciuto.
Lui chiuse gli occhi e sospirò, ci pensò su per circa dieci secondi. Tanto, direi.
Il non ricevere una risposta immediata mi fece capire che, magari, la risposta alla mia domanda fosse affermativa, o al massimo incerta.
“No” rispose secco, non sincero.
Stava cercando di mentirmi di nuovo. No, non mi freghi amico mio.
“Sai benissimo che non ti credo” dissi io, con tono leggero e quasi spensierato.
Non volevo appesantire la cosa, assumendo un’aria seria e un tono severo né tanto meno volevo procedere con delle domande. Non volevo pressargli ansia, alla fine quando si sarebbe sentito pronto me lo avrebbe detto. Quello non era il momento, intuii.











Ehilà, my corner.
Come avete visto non ho mantenuto la parola…nonostante il numero di recensioni dell’altro capitolo non abbia raggiunto quello richiesto, ho postato lo stesso il capitolo…visto che le visualizzazioni sono aumentate tanto e anche il numero di persone che hanno aggiunto questa storia alle preferite, seguite o ricordate. Ebbene sì, non smetterò mai di ringraziarvi.
Le recensioni credo siano importanti in ogni storia, per sapere cosa il lettore pensa, o cosa gli piace o meno; alcuni vedono la recensione come una cosa primaria o assoluta…be’ per me non è così. Penso che la cosa di primaria importanza sia la scrittura, il testo e la storia…si decide di postare e di raccontare una ‘favola’ per puro piacere personale, per immergersi nel mondo che si vorrebbe…si scrive per se stessi, più che altro (ovviamente parlo per me).
Detto ciò non dico assolutamente che le recensioni non servano, anzi…
Detto questo mi dileguo,
grazie mille ancora!
Ps. so che questo capitolo non è niente di che, e non tanto lungo ma prometto di postare il prossimo appena possibile, ci sto già lavorando su ;)
  
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