15
CAPITOLO
“Diretti verso il paradiso, eravamo incamminati
nella direzione opposta”
C. Dickens
Il
vento le soffiava tra i capelli mentre il profumo dell’erba le invadeva le
narici fino a deliziarla. Briony sollevò le
palpebre e sorrise di fronte al panorama naturale che le era di fronte; gli
occhi però le si appannarono e i sensi diminuirono come se non fosse realmente
lì ma in una realtà parallela. Le sembrava infatti di essere all’interno di un
classico sogno, e quando si guardò le braccia notò che una giacca nera era
posata sulle sue spalle come per coprirla dal freddo.
Istintivamente
si voltò e si accorse della presenza di Elijah vicino a lei: come lei era
seduto elegantemente sull’erba, con la camicia bianca e pantaloni neri, il
ginocchio sinistro lievemente alzato e i capelli scuri svolazzavano a causa del
vento, rendendolo bellissimo. Lui si voltò verso la sua direzione e un sorriso
illuminò il suo volto di ghiaccio.
Doveva
essere per forza un sogno allora. Briony dubitava
che nella vera realtà Elijah le rivolgesse un sorriso così gentile visto
l’ultimo scontro.
Ma
impedì che quei brutti pensieri le rovinassero persino i sogni, dove poteva
starsene in pace e godersi almeno quegli attimi di spensieratezza che le
mancava da un po’ di giorni.
Contraccambiò
il sorriso, sentendosi invadere le narici questa volta da un odore più
inebriante rispetto a quello dei fiori. Elijah si alzò elegantemente dalla sua
posizione e si avvicinò a un cespuglio di rose vicino a loro; si abbassò
lievemente così che le sue dita sfiorassero i petali di una rosa rossa già
sbocciata.
Briony ammirò quello spettacolo della natura, non
sapendo se godere di più della vista di quel splendido fiore o della meraviglia
che idolatrava Elijah in quel momento, ma la risposta era così chiara e veloce
da non pensarci nemmeno.
Sembrava
che lui fosse nato per possedere eleganza, rispettabilità e una maestosità
inqualificabile, e il fatto che fosse bellissimo oltre ogni dire non metteva in
ombra le virtù del suo animo, anch’esso bello.
Briony si crogiolò ancora della sua vista, quando
Elijah strappò un ramo e prese tra le mani la rosa rossa. Si avviò verso Briony che rimaneva ancora seduta a guardarlo. “E’
bellissima non è vero? Ma lo sai ogni rosa ha la sua spina.” Sussurrò lui con
voce melodiosa e carezzevole “E per amarla davvero devi amare anche
la parte che fa male.”
Allungò
la rosa verso il viso di Briony e le sfiorò
il viso con la delicatezza dei suoi petali, continuando a guardarla
intensamente. Briony avvampò, fissandolo
ammaliata.
“Tuttavia
alla fine finirà comunque per appassire... Come ogni cosa del resto.” sussurrò
poi più mestamente, tracciando il percorso con la rosa fin giù al suo petto.
Briony deglutì più volte sentendo la delicatezza del
fiore passare prima dal viso poi al collo e infine al cuore, come se la rosa
possedesse il tocco lieve e deciso delle dita di Elijah e ne avesse preso il
prestito.
Briony afferrò il fiore tra le mani e se lo mise
in grembo, ma poi sentì qualcosa pizzicarle il polso come se fosse stata appena
tagliata da del vetro.
Infatti
quando abbassò il viso notò che una spina le aveva ferito la mano, all’altezza
del polso, e dallo sgorgo perdeva qualche goccia di sangue.
Briony alzò il viso verso Elijah, il quale aveva lo
sguardo più cupo di prima e accigliato. Si abbassò vicino a lei, alla sua
altezza, guardandole le mani come se si rammaricasse di quella ferita.
Le
prese il polso con delicatezza, esaminando la ferita con gli occhi e con le
dita.
Briony non emise fiato quando Elijah si portò la sua
mano alle labbra, baciandone dolcemente le nocche, nemmeno quando le labbra
gelide premettero pericolosamente sopra la ferita come per sigillare il sangue
all’interno della pelle.
Briony si irrigidì, non per la paura, ma perché le
labbra di Elijah che le baciavano la ferita per guarirla le scatenavano un
intenso calore divampante al petto che si dilungava lascivamente fino al
braccio, rendendolo immobile per quella dolce tortura.
Elijah
allontanò le labbra dal suo polso e vi respirò sopra, facendola
sobbalzare. Briony sentì all’improvviso un
languido formicolio attraversarle il polso e esplodere come fuoco. Il cuore
accelerava per la consapevolezza che Elijah stava bevendo il suo sangue ma la
trepidazione di quel momento non poteva nulla contro la paura di fargli del male.
Perché era un sogno. Niente poteva nuocere se non l’antico terrore dentro la
sua testa.
E
in quell’istante non c’era spazio per quello… ogni
suo senso era attirato dal gelo che il respiro di Elijah sprigionava sopra la
pelle, che si era stranamente riscaldata come se stesse ustionando.
Ma
all’improvviso le labbra di Elijah si fecero ancora più vicine al polso, e le
mani lo toccarono con venerazione e decisione, come se non la volesse lasciare
andare per nessuna cosa al mondo.
Briony si accorse di cosa stava per fare solo quando
sentì i canini perforarle la pelle del polso, e lei istintivamente chiuse gli
occhi a causa del bruciare iniziale.
Percepì
un gelo attraversarle il braccio eppure non poté a fare meno di sentire anche
un fremito leggero quando sentì che lui stava succhiando il suo sangue con
lentezza così disarmante, tanto da accelerare i battiti del cuore impazzito.
Non
riuscì a farne a meno e Briony aprì gli
occhi, come se volesse vedere il volto di Elijah, quell’Elijah che un po’
temeva e forse avrebbe sempre temuto, quello di cui tutti avevano paura e che
tremavano al suo cospetto.
La
curiosità di quel fascino oscuro vinse su di lei e fu letteralmente abbagliata
da lui e da ogni suo gesto; sebbene non riuscisse a vederlo bene in viso perché
il volto era ricoperto dal alcuni ciuffi di capelli e nel morso si poteva
intravedere un piccola sporgenza dei canini che affondavano nella sua pelle.
Aveva
gli occhi chiusi come se fosse concentrato o inebriato di bere il suo sangue, e
che lei lo accettasse.
Briony si lasciò fuoriuscire un respiro strozzato
quando le sue labbra si allontanarono improvvisamente dalla ferita, quasi si
fosse rammaricato di aver bevuto il suo sangue.
Briony per la sorpresa si chinò in avanti verso di lui
così da essere faccia a faccia.
Il
cuore balzò subito in gola come un missile quando incrociò lo sguardo di
Elijah. Sembrava un vero vampiro, e finalmente vide in lui la parte che sempre
aveva negato di mostrare, forse per troppa dignità e onore. O forse per non
farle paura più di quanto non provasse già verso il mostro che albergava dentro
di lui.
Ma
stranamente non ne ebbe affatto paura né lo respinse.
I
suoi occhi erano così neri da non scorgerne l’iride ed erano circondate da
profonde occhiaie; la pelle era bianchissima e diafana che si contrapponeva
allo scuro dei suoi capelli e al rosso delle sue labbra.
Lo
sguardo di Elijah era di ghiaccio e non accennava al benché minimo
tentennamento o indecisione mentre la fissava. La sua espressione era talmente
intensa e intima che la costrinse quasi a voltarsi, ma prima che lo facesse
sentì le dita di Elijah toccarle la guancia, in una carezza così gentile, che
non aveva nulla a che fare con l’espressione micidiale del suo viso.
Lui
le si avvicinò di più causandole un tremolio improvviso. Era come se rendesse
succube ogni cosa di lei: il suo corpo, il suo cuore, il suo respiro che si
spezzò quando percepì quello del vampiro avvicinarsi alle sue labbra, per poi
scendere verso un punto delicato del suo collo.
Briony chiuse di nuovo gli occhi sentendo il naso del
vampiro sfiorarle la pelle della base del collo mentre il suo respiro la
ghiacciava.
E
poi si arrese quando sentì un’improvvisa fitta in quello stesso punto.
Strinse
di più gli occhi per lenire il bruciore, ricordandosi poi che lui l’aveva già
morsa una volta in sogno e che non era stato così doloroso come si immaginava.
Così si lasciò trasportare e si arrese alla sua forza che la sovrastava.
Raccolse
alcuni ciuffi dei suoi capelli tra le dita e li strinse forte quando Elijah
l’afferrò per le spalle, affondando le dita nella pelle, come se la volesse
bloccare e approfondire il morso che le stava inabissando l’anima.
Il
bisogno del vampiro si faceva man mano più esigente, e le provocò una fitta di
piacere che si irradiò per gran parte del corpo quando lei stessa sentì il
fluire del proprio sangue aumentare sempre di più nella bocca di Elijah.
Scioccamente
si strinse di più a lui inclinando la schiena verso il basso. La giacca
strisciò via dalle sue spalle.
Elijah
sembrò quasi seguire i suoi movimenti e inclinò il busto verso il basso,
rimanendo però seduti sulle ginocchia; le braccia del vampiro si spostarono
sulla schiena di Briony come se volessero
abbracciarla e sostenerla, mentre quella dolce tortura non le lasciava scampo.
Briony abbandonò la testa all’indietro, assaporando
quel contatto così erroneamente intimo che mai si sarebbe potuta permettere di
vivere nel mondo reale. Ma in quel sogno si lasciò soltanto seguire dalle
proprie emozioni e non lo respinse, stringendosi sempre di più a lui fino a
stritolarlo. Il respiro divenne più affrettato man mano che Elijah beveva
sempre di più il suo sangue con lentezza divorante, come se le stesse baciando
l’anima.
I
denti affondarono di più in profondità, annegandola nel sogno.
All’improvviso
però le forze cominciarono a venirle meno, e il cuore perse dei battiti come se
non resistesse più a quell’intensità di quel momento che poteva nuocerle con
facilità.
Eppure Briony amava quel dolore. Lo considerava come una
traccia di lui, una prova di quegli istanti in cui avrebbe potuto accettare di
morire perché sapeva che il seguito non avrebbe potuto essere nient’altro che
insulso, il vuoto più vuoto, una respirazione artificiale.
Avrebbe
amato quel dolore, lo avrebbe provato altre 1000 volte assaporandolo come un
veleno che stordiva. Lo avrebbe così desiderato, se solo non avesse costato la
vita del vampiro che amava.
Elijah
si staccò in fretta da lei ma rimase vicino al suo collo, invadendola così col
suo respiro più gelido del solito.
I
suoi capelli le solleticavano gli zigomi, e quando lui accennò a qualche
movimento la sua bocca le sfiorò il mento sporcandolo così lievemente di
sangue.
Briony cercò di alzare il busto e di guardarlo negli
occhi, ma fu tutto inutile perché era stordita e priva di energie. Tuttavia
anche se non riusciva a vederlo sapeva che fra qualche attimo il viso di Elijah
sarebbe diventato cereo come un fantasma, la bocca si sarebbe distorta in una
smorfia di dolore e sarebbe scivolato via da lei come sabbia al vento.
Inconsapevolmente
alcune lacrime bagnarono il suo viso, cercò con le mani di attirarlo a sé, di
non permettere che morisse o che qualcuno lo portasse via da lei. Di combattere
quel destino che la torturava in mille maniere, ma questa era la tortura
peggiore.
Non
smise di cercarlo con le mani o con gli occhi, ma lui non c’era più… sembrava essere svanito nel nulla e un senso di
abbandono la pervase.
La
rosa rossa ai suoi piedi si trasformò all’improvviso in una rosa nera,
sbiadendo tutta la sua bellezza in un colore di morte.
Briony si svegliò, sentendo tutto il corpo intorpidito
e il cervello in tilt. Non si mosse dalla posizione del letto e rimase a
fissare il comodino accanto a lei. Non si mosse nemmeno per scacciare le
lacrime che le velavano ancora gli occhi, e nemmeno per toccare la linea del
collo che sembrava davvero dolerle fino a sanguinare.
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Briony il mattino seguente ricevette un messaggio
di Rebekah in cui le chiedeva di
raggiungerla a casa Mikaelson. Subito ne fu
colpita, e si chiese se l’Originaria non volesse parlare di ciò che era
successo con i Salvatore e non si fosse anche lei infuriata a morte.
Briony deglutì intimorita ma decise di non scappare
dalle conseguenze delle sue azioni e si vestì in fretta in direzione di
casa Mikaelson, col cuore in gola.
Stranamente Rebekah l’accolse con un sorriso radioso e la fece
entrare subito in casa eliminando i convenevoli. “Per fortuna sei arrivata
subito. Stasera c’è una festa nel bosco vicino a un’antica cripta per
festeggiare qualcosa di cui non ricordo il nome e nemmeno mi interessa, ma
vorrei un tuo parere sul vestito da indossare.” esclamò con un sorrisino
infantile prendendo alcuni vestiti riposti sul divano del salone.
Briony corrugò la fronte sorpresa e si avvicinò
all’Originaria. “Non sarà una festa elegante, Bex.
Dovresti optare per un look casual visto che starai in mezzo a delle erbacce.”
constatò Briony stringendo le braccia al
petto.
Subito Rebekah arricciò le labbra “Neanche per sogno. Non mi vesto
come una suora io.”
Prese
tra le mani un top blu e una mini gonna bianca facendola sventolare di fronte
a Briony per ottenere la sua attenzione, ma
la mora assentì con la testa senza troppa convinzione.
“Tu
indossa questo.” disse poi lanciandole un vestito color porpora a maniche
corte.
Briony lo analizzò attentamente. “Questo implica che
dovrei andarci con te?”
“Neanche
per sogno. Io ci vado con Matt.” rispose la vampira come se fosse una cosa
ovvia. “Tu vieni per contribuire al divertimento.”
Briony le sorrise ma subito questo si spense mentre
toccava il vestito tra le mani. Rebekah alzò
lo sguardo guardando la mora attentamente. “E’ per via di Elijah che sei così
di malumore?”
Briony alzò il viso come se avesse preso una scossa.
“Tu sai quello che è successo?”
La
bionda si strinse nelle spalle. “Certo che lo so. Ma vedi la cosa non mi tocca
più di tanto visto che sono mesi che i Salvatore cercano di ucciderci ma
finiscono sempre col fare un buco nell’acqua. I loro piani saranno rovinati
anche questa volta senza inutili grattacapi per la testa”
“Non
dovresti sottovalutarli. Sfornano piani talmente folli che prima o poi ne
ricaveranno qualcosa di serio, soprattutto se la mente diabolica che li sforna
è Damon Salvatore”
Rebekah le rivolse un ghigno. “L’importante è che tu non
ti metta dalla loro parte una seconda volta, perché essere dalla loro parte
significa essere contro di noi.”
Rebekah finì la frase con un’espressione torva che Briony non si aspettò da lei. L’Originaria scavò di
più all’interno del suo sguardo come se le perforasse il cervello:
“E
noi Mikaelson siamo famosi per non
concedere mai una seconda occasione a chi ci volta le spalle già una volta” In
quel momento le rivolse un’espressione omicida che la fece trasalire
istintivamente, e Briony si portò nervosa
un capello dietro l’orecchio:
“Mi
dispiace se in qualche modo quello che ho fatto ti ha ferita. Ma a giudicare
che la mia testa è ancora attaccata al collo e che mi hai regalato uno dei tuoi
vestiti preferiti, credo che il tuo rancore nei miei confronti non sia poi così
grande” constatò infine lanciandole un’occhiata timida.
Rebekah scrollò le spalle come se la cosa non le
importasse più di tanto, ma poi ridivenne gelida: “Mio fratello era
intrattabile ieri, non si poteva parlare con lui senza il perenne sospetto di
essere presi per il collo”
Briony trasalì sentendosi in colpa per come l’animo di
Elijah, già lacerato da mille ferite, si stesse logorando a causa sua. “Che ha
detto?”
“Niente.
Assolutamente niente. Si limitava soltanto a guardarci con uno sguardo che non
tralasciava dubbi sulle sue parole” sussurrò Rebekah mettendosi
a sedere su uno scalino della scala.
Briony dopo un attimo di titubanza la seguì e si
affiancò vicino a lei. “L’umore di questa casa oggi deve essere tetro. Mi dispiace, Bex. Non volevo causarvi dei problemi…volevo fare
solo la cosa giusta..”
“Ti
capisco. Sebbene io non lo farei mai per una sorella fastidiosa e stupida come
Caroline Forbes” replicò l’Originaria con
acidità.
“E
allora mi capisci alla perfezione visto che hai per fratello uno come Klaus”
rispose lei automaticamente, e guardandola poi di sottecchi come se avesse
paura di averla offesa visto che per Rebekah l’ibrido
era un tasto dolente.
Ma
comunque la vampira rimase fredda, per poi guardarla in viso dopo qualche
secondo:
“Non
far soffrire mio fratello, Briony” mormorò
risoluta e decisa, e la ragazza capì a quale familiare si stava riferendo.
Ammirò la lealtà e l’amore smisurato che Rebekah provava
verso tutti i suoi fratelli, nessuno escluso. Come se fossero la sua vera e
unica ragione di vita.
“E’
l’ultima cosa che vorrei… ma delle volte
sento la situazione sfuggirmi dalle mani” rispose timorosamente abbassando lo
sguardo.
Rebekah non replicò, forse condividendo che in amore non
sempre la strada era facile o in salita.
Briony si inumidì le labbra, domandandole a bassa voce:
“Secondo
te.. è possibile odiare una persona con la stessa intensità con cui l’hai
amata?” La sofferenza trasparì da quella domanda perché rifletteva una realtà
che odiava ma che stava per sopraggiungerle alle spalle.
“Dove
c’è amore spesso c’è anche odio. Possono esistere fianco a fianco.”
Rispose Rebekah quasi fosse un’esperta in
quel campo, visto che lei per mille anni aveva odiato e amato Klaus in egual
misura.
Briony però trasalì:
“Elijah
non mi odia…” Mormorò come per negare la teoria
distruttrice di Rebekah.
Infatti
Elijah poteva provare tutta la rabbia o delusione nei suoi confronti, ma
arrivare a quel sentimento…. L’avrebbe mai
fatto? Annullare l’amore per lei con l’odio, se avesse scoperto la verità?
“Ma
potrebbe arrivare a farlo se sentisse che lo stai ingannando.” Rispose Rebekah senza tentennamenti, visto che conosceva il
fratello da sempre e sapeva quanto lui detestasse chi gli mentiva o gli era
sleale.
Briony deglutì, sentendo l’angoscia invaderle il cuore
e l’anima.
“Ammetto
di tacergli delle cose… cose che non posso
dirgli, e che se gliele dicessi lo ferirei più quanto il mio silenzio farebbe.
In qualche modo cerco di proteggerlo o di non fargli pesare i miei problemi, ma
in fondo anche lui farebbe lo stesso se si trattasse di una cosa così dolorosa”
L’Originaria
scosse però subito la testa:
“No,
Elijah non lo farebbe. Non è mai stato bugiardo e non lo è ora. Non sulle cose
che contano almeno. Preferisce dirti una verità orribile piuttosto che
mentirti.” Fece una pausa come per farle soppesare le sue parole e Briony sentì un gelo improvviso “So che suona un
controsenso, ma proprio per questo non dovresti chiedergli una cosa se non sei
sicura di non poter sopportare la risposta” aggiunse la vampira mestamente.
Briony sospirò capendo dove la bionda volesse andare a
parare: Elijah non ammetteva la slealtà, le menzogne e i tradimenti di chi
amava.
Ma
quando c’era da dire la verità, lui non aveva mezze misure e schiantava il tuo
animo con il suono gelido della sua voce che non mascherava niente.
“Beh,
dopo questi discorsi che mi hanno fatto abbassare ancor di più il malumore
direi che la festa di questa sera è proprio quel che ci vuole.” mormorò Briony sfoderando un finto sorriso e facendo il
segno del cin cin.
Rebekah contraccambiò il gesto:
“Sono
d’accordo. E ti volevo chiedere di dare una calmata ai giudizi fastidiosi di
Santa Elena e quell’oca di tua sorella perché continuano sempre a ficcare il
naso tra me e Matt. La cosa mi urta. E se non la smettono appiccherò le loro
testa sopra un palo”
Sebbene
la minaccia plateale, Briony sorrise
divertita:
“Legherò
Elena e mia sorella a un albero stasera così ti lasceranno in pace col tuo
fidanzato”
Rebekah assentì contenta con la testa, non reagendo al
nome “fidanzato” che Briony aveva
affibbiato a Matt:
<<
Allora è proprio una cosa seria >> pensò tra sé e sé.
Le
due ragazze si scambiarono poi un sorriso e un’occhiata scherzosa, ma l’aria
della stanza si sovraccaricò quando Briony sentì
dei passi non molto lontano da loro e a giudicare da come le si erano
irrigiditi i muscoli del cuore, capì subito chi fosse entrato.
Rebekah si alzò dal gradino e andò a salutare Elijah che
era appena entrato. Quando lui vide Briony le
rivolse solo un’occhiata di sfuggita, come se non ne fosse interessato o lei
fosse invisibile. Briony deglutì,
mentre Rebekah lo raggiunse.
“Ecco
il mio fratello preferito” mormorò con fare civettuolo prendendolo per un
braccio “Stasera c’è una festa e non t’azzardare a non venire perché mi devi
accompagnare” aggiunse con un’occhiata furbetta.
“Non
sono nello stato d’animo di partecipare ad una festa, Bekah.”
la liquidò lui freddamente sviando lo sguardo.
La
biondina sbuffò:
“Il
solito musone. Non è una festa in ghingheri adatta a te è vero, ma è la tua
sorellina che te lo chiede. Cerca di fare uno sforzo anche perché ci vuole un
pugno forte per tenere fermo quell’uragano di Kol questa
sera” cercò così di smuoverlo e di convincerlo, ma l’unica cosa che ottenne fu
un’occhiata indecifrabile dell’Originario.
“Fate
come volete” rispose lui scrollando le spalle in maniera distaccata.
Per Rebekah quello era come un sì e scacciò un bacio sulla
guancia al fratello:
“Grazie”
squittì andandosene dalla sala
“A
stasera Briony” esclamò poi, lanciandole
un’occhiata furbetta e subito Briony trasalì
capendo che li stava lasciando da soli di proposito.
“A
dopo, Bex.” La voce che le fuoriuscì sembrò
strozzata però cercò di sfoderare un sorriso per mascherarla.
Ma
ovviamente bastò incrociare gli occhi neri di Elijah per intimidirla e
paralizzarla di colpo. Era incredibile come riuscisse a metterla in soggezione
semplicemente con un sguardo che le inabissava il cuore.
L’Originario
comunque non tenne fisso per molto lo sguardo su di lei, e infatti andò dritto
verso la sala principale a passi lunghi e eleganti, in completo silenzio.
Briony deglutì più volte per cercare di riprendere il
controllo di se stessa e si alzò dallo scalino per raggiungerlo.
Elijah
aveva tra le mani un bicchiere contenente del ghiaccio e un liquido che sapeva
di vino rosso, ma Briony intuì che era
qualcos’altro. La mano del vampiro roteava il bicchiere facendo tintinnare il
ghiaccio, e dopo aver bevuto alcuni sorsi, i suoi occhi neri saettarono
su Briony che rimaneva immobile a guardarlo
come se fosse soggiogata.
Non
aveva mai visto Elijah bere sangue umano, se non nei suoi sogni, ma nella
realtà faceva tutt’altro effetto e un contrasto di emozioni esplose dentro di
lei: un gelo improvviso salì nelle vene perché l’immagine di Elijah che beveva
sangue era fin troppo elegantemente inquietante.
Eppure
un altro calore le salì poi al cuore perché ne rimase affascinata, non sapendo
se in senso buono o cattivo, perché aveva sempre cercato di preservare
un’immagine di Elijah umano nella sua mente.
Ma
non lo era. Poteva apparire un normale uomo che in realtà non era affatto.
Lo
sguardo di Elijah si soffermò ancora su di lei, sempre con espressione gelida,
per poi finire il liquido nel bicchiere in un solo sorso.
“Ti
serve nient’altro?” domandò lui all’improvviso con voce gelida, restando vicino
al tavolo dei drink. Lo sguardo basso e impegnato a guardare alcuni fogli ma
che sicuramente non catturavano la sua piena attenzione in quell’istante.
Briony deglutì avvertendo la sua freddezza e rigidità:
“Se
non vuoi che resti, vado via.” mormorò semplicemente, ma senza alcuna acidità.
Lo sguardo rammaricato.
Vedendo
che lui non la guardava e nemmeno rispondeva, Briony gli
voltò le spalle senza fiatare per incamminarsi verso l’uscita, col cuore fermo.
“Briony.” La chiamò lui ad un tratto come se si fosse
risvegliato.
Lei
si girò fulmineamente e se lo ritrovò faccia a faccia. I loro vestiti dal gran
che erano vicini potevano toccarsi. Il cuore tornò a galopparle nel petto visto
che non si era accorta che si era avvicinato così velocemente senza il minimo
rumore.
Non
seppe cosa dire, aveva la gola secca tutto a un tratto.
Elijah
intanto l’osservava con sguardo attento e indagatore, facendosi poi più
accigliato:
“Che
cos’è che ti ha spinta a ritornare qui?” domandò poi con voce che era una
carezza gelida sulla sua pelle nuda.
Briony trasalì scorgendo qualcosa di strano in lui,
nella sua espressione. Era mite, tutto in lui esprimeva calma ma questa
sembrava così ingannevole, come se sotto ci fosse qualcos’altro. La domanda in
sé in sé poi era gelida, ma nascondeva anch’essa un suono terrificante e
accusatorio.
Aprì
la bocca per replicare ma Elijah la sorpassò.
“Ti
avverto, non voglio sentire altre menzogne.” mormorò lui sviando lo sguardo in
alto, quasi fosse assorto nei suoi pensieri.
Briony sospirò silenziosamente, trasalendo per la sua
indifferenza:
“So
che sei arrabbiato con me e non posso biasimarti. Ma ci sono cose che non posso
dirti, e anche se vorrei non potrei farlo... non ora.” Sussurrò titubante, chiudendo
gli occhi per farsi concedere un attimo di tregua. Anche adesso lei non aveva
il coraggio di dirgli la verità e si chiese se col tempo ce l’avrebbe mai
fatta.
La
sua mente ritornò alle parole di Rebekah.
“Non
dovresti chiedergli una cosa se non sei sicura di non poter sopportare la
risposta.”
Ed
era così, lei aveva il terrore delle conseguenze che quella verità avrebbe
comportato sul loro rapporto… che cosa
avrebbe scorso nel suo viso... rabbia, delusione, orrore… Di
sentire il suo odio verso ciò che lei era.
Un
antico sentimento si schiuse in lei. Il più pericoloso che aveva mai provato.
Quella che sarebbe stata la sua rovina. La paura.
Lo
sguardo di Elijah nel frattempo si era fatto più intenso, come se volesse
scavare all’interno del suo animo e magari divorarlo. Gli occhi si strinsero in
due fessure:
“Che
cosa vuoi da me allora?” domandò come se anche lui si stesse perdendo e non
avesse più certezze. Lei allora gli si fece più vicina senza alcun remore,
quasi volesse prendergli la mano per non farlo sentire solo.
“Che
ti fidi di me.”
Elijah
sbatté le palpebre ma l’espressione rimase comunque indecifrabile . Il viso si
chinò verso quello di Briony e fra di essi
rimanevano sospesi soltanto i loro respiri.
“E
in cambio?” le sussurrò lui con le palpebre leggermente abbassate, il tono di
voce impossibile da descrivere dal gran che era magnetico.
Briony deglutì sentendo la pelle andare a fuoco a
contatto col suo respiro.
“Cos’altro
potrei offrirti che già non hai?” rispose automaticamente con gli occhi ricolmi
di dolcezza autentica, anche se non riuscì a non tremare.
Elijah
questa volta distanziò i loro visi come se volesse osservarla per tutto il
viso; l’espressione assorta e incerta.
In
meno di due secondi le prese il viso con una mano e con molta lentezza adagiò
le labbra sulle sue in un bacio lieve e breve, che durò pochi secondi, ma
a Briony bastò per farle mandare in
tilt il cervello e accelerare i battiti del cuore.
Durante
il breve contatto aveva sentito il sapore metallico del sangue sulle labbra di
Elijah e si era irrigidita all’istante senza fare niente, visto che
la presa del vampiro sul suo viso era molto ferrea.
Briony cercò di non deglutire mentre Elijah si
distanziava di poco da lei. Aveva gli occhi chiusi come se nella sua mente lui
la stesse ancora baciando. Lei invece appoggiò la fronte al suo mento.
In
quel momento fu il cuore che parlò e agì, come se i suoi pensieri si fossero
trasferiti in quel luogo dove solo lui era ammesso:
“Ti
amo. Per questo sono qui.” sussurrò lei con un fil di voce ma che era pieno di
sincerità. Voleva rimediare agli errori commessi o sanare le ferite che lei gli
aveva procurato.
Elijah
allora la guardò, tenendo sempre la mano sul suo viso, e la fissò per minuti
interi con sguardo assorto. Sembrava essere tornato normale, non c’era niente
di diabolicamente strano in lui ora. Briony sospirò
tra sé e sé per il suo carattere così lunatico.
All’improvviso
lui corrugò la fronte e si avvicinò pericolosamente al suo viso, abbassando
però il volto verso la linea del suo collo e inspirò forte. Briony si bloccò colta alla sprovvista e il cuore
accelerò pensando con preoccupazione cosa lui volesse fare.
Ma
Elijah alzò subito lo sguardo, incrociando quello intimidito di Briony, e le rivolse un’occhiata magnetica.
“Sai,
la paura rende il tuo odore più inebriante.” le sussurrò profondamente.
Briony lo guardò confusa alzando un sopracciglio, anche
se non riuscì a non tremare vista l’evidenza dei fatti. Elijah le rivolse un
sorriso audace, abbassando la mano:
“Non
me ne ero mai accorto.” constatò semplicemente, indietreggiando di qualche
passo e liberandola così dalla sua presenza magnetica.
“Beh
come dire.. grazie.” rispose lei imbarazzata non sapendo cosa dire e portandosi
le mani nei capelli.
Lui
sorrise, segno che si era rilassato.. almeno un poco.
“Verrai
stasera alla festa?” domandò lei per smorzare la tensione.
Lui
scrollò le spalle “Perché no.”
Briony gli si avvicinò sorridendogli e cingendolo con
le braccia:
“Verrai
con me?” domandò invitandolo.
Lo
sguardo di Elijah questa volta divenne più duro, come a ricordarle che non si
era affatto dimenticato degli avvenimenti che erano accaduti l’altro giorno, e
le ferite sembravano riflettersi sui suoi occhi neri.
Si
scansò dalla sua presa, cercando pur sempre di essere educato, e indietreggiò.
“Ci
vediamo stasera, Briony.” rispose semplicemente
e congedandosi.
Briony lo salutò con un sorriso forzato, sentendosi
camminare su un terreno minato e pericoloso. Ma la strada ormai era stata tracciata… impossibile sviare il percorso oramai.
Ma
era più che conscia che era stata lei a mettere in moto la terribile
catena di eventi che poteva farle perdere tutto ciò che amava. Compreso Elijah.
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La
festa nei pressi del bosco di Mystic Falls, vicino alla cripta di pietra, era già movimentata
nel tardo pomeriggio e un gruppo di giovani avevano acceso un focolare offrendo
da bere a tutti. C’era euforia ovunque, chi ballava secondo la musica della
radio, che si ubriacava o rideva.
Briony aveva indosso il vestito color porpora di Rebekah perché altrimenti l’Originaria avrebbe
sicuramente fatto delle storie se non l’avesse messo. Aveva i capelli mossi e
scarpe col tacco basso visto che voleva stare comoda in mezzo a tutta
quell’erbaccia. Si trovava con Caroline che trasudava nervosità da tutti i
pori.
“Vuoi
dirmi che è successo? Perché sei così tesa da quando siamo arrivate?” le
domandò Briony fissandola.
“E
me lo chiedi? Per poco il tuo uomo non faceva volare le nostre teste l’altro
giorno, Bonnie è letteralmente scomparsa e
dietro c’è sicuramente lo zampino di Elijah, senza contare che Tyler ha avuto
la brillante idea di partecipare alla festa e di affrontare quindi Klaus
direttamente. Ti basta per giustificare il mio malumore?” sbottò Caroline
all’improvviso con sguardo allucinato.
Briony trasalì per quel tono: “Abbassa i toni
sorellina, non sono Elena che giustifica sempre ogni vostra cavolata” ribatté
indispettita ma poi ritornò seria “In che senso Bonnie è
scomparsa?”
“Quello
che ho detto… è scomparsa!” grugnì la
vampira in preda al terrore e alla rabbia.
Briony stava per ribattere quando sentì una voce tetra
alle loro spalle: “Se per scomparsa intendi che ha deciso di cambiare città,
allora sì la vostra amica strega è scomparsa.”
Le
due sorelle si girarono contemporaneamente ed ebbero reazioni completamente
differenti quando videro chi aveva parlato: il cuore di Briony fece un balzo improvviso e avvampò non
sapendone bene la ragione, mentre Caroline ringhiò in preda a una rabbia ceca.
“Tu.”
Sibilò fissando Elijah con sguardo d’odio. “Che cosa hai fatto a Bonnie?”
Il
vampiro sbattè le palpebre impassibile,
mentre Briony guardò male la sorella in
segno di mordersi quella lingua biforcuta se non voleva essere tagliata.
“L’ho
cordialmente invitata a fare una visita a suo padre fuori città per un tempo
indeterminato. Almeno fino a quando non sapremo con certezza che tu e i tuoi
amici non tenterete di nuocerci con qualche strana magia.. ma dubito che saremo
mai completamente sicuri della vostra lealtà, quindi scordati di rivedere
presto la tua amica strega” rispose Elijah con sguardo gelido e per niente
rammaricato.
Caroline
mostrò i denti in preda alla furia mentre Briony trasalì
a causa di un’inevitabile scontro.
“Non
hai alcun diritto di darci ordini” replicò la vampira serrando i pugni.
“Ne
ho il potere.” Rispose lui noncurante guardando di sfuggita la festa
intorno a loro.
Caroline
era sul punto di saltargli addosso, ma Briony la
prese per un polso fulminandola con lo sguardo: “Credo che è meglio darci un
taglio, non hai imparato nulla dai piani strampalati dei Salvatore che
finiscono sempre col metterti nei guai? Bonnie è
salva e lontana dai pericoli di Mystic Falls proprio come Jeremy, quindi non bisogna metterla
su un piano così drastico” esclamò Briony cercando
di placare l’ira della sorella.
La
vampira si scansò dalla sorella ringhiando e poi si guardò attorno. “Dove
diavolo sarà Tyler? Non voglio che incontri Klaus, chissà cosa potrebbe
accadergli!” esclamò in preda a un’altra crisi di panico.
“Pensi
che Klaus potrebbe recargli dei problemi visto che non è più asservito?”
domandò Briony preoccupata.
Elijah
corrugò la fronte sorpreso: “Tyler Lockwood ha
spezzato il legame di asservimento?”
“Sì,
lo ha fatto per un essere più un servetto di
Klaus” rispose Briony prontamente e subito
fu fulminata da Caroline, visto che la cosa doveva rimanere segreta. Allora la
mora guardò Elijah circospetta chiedendosi cosa lui avrebbe pensato o fatto. Ma
dubitava che gli interessasse qualcosa degli ibridi di Klaus, infatti lui restò
freddo.
“Vado
a cercarlo” sbottò la vampira all’improvviso filtrandosi tra la folla.
Briony e Elijah rimasero allora da soli: la folla di
gente intorno a loro non esisteva visto che il tempo sembrava essersi racchiuso
unicamente intorno a loro due.
Briony si strinse nelle spalle, indecisa su cosa dire
dopo ciò che era accaduto, mentre Elijah continuava a guardarla con espressione
vacua. Aveva un completo scuro che lo faceva confondere all’interno della
notte.
Ad
un tratto Briony sviò lo sguardo. “Sono in
ansia per loro due. Non vorrei che Klaus procurasse dei problemi a Tyler per il
semplice fatto che non vuole essere più un suo burattino e voglia godersi la
propria vita con Caroline”
Elijah
sospirò mettendosi le mani in tasca: “Per come lo conosco, sicuramente non la
prenderà affatto bene. Detesta chi gli si mette contro o chi gli è sleale.”
Briony allora lo guardò pensando tra sé e sé che Klaus
non era il solo ad avere quelle caratteristiche un po’ inquietanti. E a
giudicare da come Elijah era rigido, non l’aveva ancora perdonata
completamente.
“Certo
volte magari è meglio fare un passo indietro e retrocedere dall’orgoglio e
risentimento se vuoi davvero andare avanti senza rimpianti.” Disse istintivamente
guardandolo, senza però un tono d’accusa. Era come una richiesta, la sua.
Elijah
la guardò in silenzio, forse pensando alle sue parole che consciamente intuiva
non fossero riferite a Klaus. Passarono alcuni secondi di tensione.
Briony non seppe dire cosa Elijah stesse pensando e cosa
avrebbe risposto, poiché si sentì all’improvviso spingere con violenza contro
di lui e sentì anche qualcosa di gelido bagnarle il braccio. Le fuoriuscì un
grido di sorpresa non appena si accorse che un tipo ubriaco si era scontrato
contro di lei mentre passava, e aveva versato tutto il suo drink su di lei,
appoggiandosi poi sulla sua spalla con sguardo lascivo che le fece venire i
brividi.
Briony stava per scostarlo urlandogli di fare
attenzione, ma Elijah l’anticipò afferrando il tizio con violenza per il
colletto della maglia. Lo spinse via da loro:
“Guarda
dove cammini.” sibilò con sguardo gelido, prendendo poi Briony per un braccio per avvicinarla a sé, quasi per
evitare che quel tipo o qualche altro balordo le si avvicinasse. Il
tipo ubriaco se la diede subito a gambe; Briony respirava
invece in modo affrettato contro il petto del vampiro pensando che si trovava
così vicina a lui.
La
stretta possessiva sul suo braccio non diminuiva.
“Poveretto,
ci sono un sacco di stupidi alle feste come queste.” si scusò lei sul suo
petto, non osando fare una mossa.
All’improvviso
Elijah si riscosse e la lasciò andare: “Tutto a posto?” domandò con tono calmo.
Briony si guardò l’abito: “Credo che l’unica vittima di
questa sera sia l’abito all’ultima moda di tua sorella.. non pensi che vorrà
indietro i soldi della tintoria vero?” domandò inarcando un sopracciglio.
Elijah
scosse la testa ma non poté evitare di sorridere, cosa che le illuminò gli
occhi. Briony ricambiò il sorriso ma sfortunatamente
furono interrotti da Damon Salvatore:
“Guarda
chi si rivede” biascicò in tono scherzoso ma si vedeva lontano un miglio che
anche lui era brillo. E sembrava essere anche infuriato. Pessima combinazione.
“Dove
hai spedito Bonnie Bennet,
Elijah? Mmh? Prendertela con una ragazzina e
esiliarla dalla sua città… dov’è finito il
tuo onore?” domandò in tono arrogante in segno di sfida.
Lo
sguardo di Elijah si incupì di colpo, fino a raggelarsi.
Oh oh.
Briony gli disse con lo sguardo di tenere la bocca
chiusa e di non sfidare Elijah in quel modo, soprattutto tastare il suo punto
debole ovvero l’onore. Mai sfidare un uomo orgoglioso su quel tasto se non
volevi incorrere alla sua ira.
“Sul
tuo onore è meglio che stendiamo un velo pietoso.” rispose Elijah diventando di
ghiaccio ma senza evitare una punta di sarcasmo.
Per
tutta risposta Damon gli sorrise sprezzante e allargò le braccia. “Elijah tu
sei il re della nostra discendenza! Dovresti prenderti cura di noi, siamo un
po’ come i tuoi cucciolotti!” sussurrò
sghignazzando come se fosse una cosa ovvia.
Briony sbiancò di colpo, Elijah si irrigidì come se
avesse ricevuto uno schiaffo: tutti e due rimasero immobili, all’erta su ciò
che aveva appena detto Damon. Come faceva a saperlo?
Elijah
si voltò fulmineamente verso Briony, incendiandola
con lo sguardo, ma gli occhi erano sorprendentemente duri come se fosse
veramente incapace di credere a quel secondo tradimento.
Briony invece non riuscì nemmeno a deglutire e
impallidì più del normale.
Ricordò
la frase sprezzante di Elijah: “Se ci tieni vai
a dirlo ai Salvatore, sei ben libera di farlo.”
Le aveva dato la libertà di scegliere, ma in qualche modo era convinto che
lei non lo avrebbe mai fatto, che era solo una sfida o un modo per
ferirla.
Lo sguardo duro e pieno di collera di Elijah era in perfetta sintonia con
le sue ferite che si stavano riaprendo un’altra volta ma che non potevano
essere più sanate. Più dolorose e profonde di prima.
Briony per poco non si
strozzò: “E’ impossibile…” Il suo sguardo andava prima da Elijah poi da Damon,
e lo shock era chiaro nei suoi occhi verdi.
Lei non aveva detto proprio niente, figuriamoci che con tutti i problemi
che aveva in mente sarebbe andata dritta dai Salvatore a fare la spia. Anzi
aveva inviato un messaggio a Caroline dicendo che non voleva più parlare di
quella storia e che era meglio lasciare perdere del tutto. Basta, solamente
questo.
Ma lo sguardo di Elijah non tralasciava alcun dubbio e per lui, ai suoi
occhi, lei era già sulla tribuna dei colpevoli che dovevano essere condannati e
puniti.
“Cosa c’è? Non è vero forse?” continuò Damon con sarcasmo, ma Elijah gli lanciò uno sguardo talmente di
fuoco da ridurlo al silenzio in un secondo.
Briony serrò le labbra
in preda allo shock, ma Elijah non si prese neanche la libertà di dirle
qualcosa che infatti si dileguò senza più degnarla di uno sguardo.
“Elijah..” Lei cercò tremante di prendergli la mano, ma lui la scansò via
come se fosse stata una folata di vento fastidioso.
La ragazza trasalì sentendo il cuore inabissarsi nel petto, le parole
sgomenti le morivano
in gola mentre lo vedeva sparire dalla sua vista.
Si lasciò uscire un respiro strozzato, quando si voltò verso Damon che
stava stracannando una bottiglia di whisky. “Come diavolo fai a saperlo?” gli
domandò senza tanti preamboli.
“Lo so e basta” rispose lui semplicemente sfoderando uno dei suoi sorrisi
migliori.
“Dimmelo Damon! Avanti!” lo incalzò afferrandogli la bottiglia che aveva
alla bocca.
Il vampiro sbuffò indispettito “In breve la tua cara sorellina ha intuito
dalla tua reazione disperata che era Elijah il creatore della nostra stirpe. Le
hai inviato un messaggio no? Pregandola di farsi da parte e di lasciar perdere,
e per lei era un chiaro segnale che tu volevi difendere Elijah perché avevi
scoperto la verità, e tutto per merito del graaaande amore che provi per lui!” sghignazzò col suo solito
sorriso da bastardo.
Briony rimase basita.
Davvero Caroline aveva intuito tutto semplicemente dalla sua preghiera di
lasciar perdere il piano? Doveva ammettere che la sua attività cerebrale era
aumentata così come il desiderio di strapparle i capelli uno a uno. Si
imbestialì come non mai per l’ennesima cazzata fatta dalla sorellina e che le
procurava sempre dei problemi.
“Dio Caroline.. se la prendo..” sibilò fra i denti agitando le mani.
Damon rise di gusto “Quanto ti capisco! E’ questo il vizio dei fratelli
minori.. non sai mai cosa aspettarti da loro!” disse con’occhiata scherzosa, ma Briony non gli diede il benché minimo ascolto anche perché
arrivò da loro Rebekah che li guardava circospetta: “Cosa avete tanto da
sbraitare? Che altro è successo?”
“Abbiamo avuto un piccolo diverbio con tuo fratello-lo strappa cuori ma un
diverbio piccolo!” scherzò Damon agitando una mano.
L’Originaria lo guardò sospettosa e cominciarono a battibeccare, Damon poi
sottolineò con sarcasmo la sua storia con Matt con commenti espliciti, ma le
orecchie di Briony divennero sorde perché non li ascoltava.
Si staccò da loro e cominciò a camminare in mezzo alla folla senza una meta
precisa: vide Kol completamente
euforico ballare con delle ragazze attorno al fuoco con in mano un boccale di
birra; Elena a braccetto con Stefan; Rebekah era ritornata da Matt e si stavano dando un rapido
bacio. In lontananza vide Klaus litigare con violenza con Tyler e Caroline
assisteva al suo fianco.
Ma stranamente non le importò. Ne aveva abbastanza di tutti quei problemi,
quei guai, quelle situazioni che mettevano in pericolo la vita di tutti. Il suo
cuore in pochi giorni era stata massacrato tanto da diventare inguardabile e
non sapeva più come risanarlo.
Mentre camminava tra la folla le passò accanto all’improvviso una figura
incappucciata di nero che la spalleggiò col braccio, e se così non fosse stato Briony non avrebbe guardato in faccia quella figura
altissima. Dal cappuccio fuoriuscivano dei fanali lucenti al posto degli occhi.
Briony sbattè le palpebre intimidita, ma poi quella figura scomparve
in mezzo al via vai della gente come se appartenesse al vento.
Lei allora si strinse nelle spalle, osservando tutta quella gente strana
alla festa, e si avviò verso il bosco.
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Esther si trovava
nell’appartamento di Bill a Mystic Falls ed era seduta a
un tavolo con sopra strani aggeggi di stregoneria. Bill era a qualche metro da
lei con il pugno della mano sotto il mento e guardava ciò stava facendo la
strega.
“Andrà bene?” domandò lui ansioso.
“Credo di sì. E’ la prima volta che faccio un incantesimo del genere”
rispose lei prendendo un boccale e tagliandosi un dito facendo fuoriuscire
qualche goccia di sangue.
Bill si avvicinò “Mia figlia sopravvivrà vero? Mi hai dato la tua parola”
Esther ricambiò lo
sguardo preoccupato dell’uomo: “Certo Bill” rispose sfoderando un sorriso.
L’uomo sospirò “Fra quanto l’incantesimo sarà pronto?”
“Tra pochi minuti. Vedrai andrà bene” rispose mentre mischiava il liquido
rossastro nel boccale.
“Reagiranno tutti quanto allo stesso modo e nello stesso momento?” domandò
ancora.
Esther si strinse nelle
spalle “Dipende dal controllo che uno possiede.” Guardò in fondo al boccale
dove si formavano strani cerchi “Ecco, è pronto.”
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Briony stava vagando in
mezzo al bosco senza alcuna meta, riusciva a sentire soltanto il chiasso
proveniente dalla festa e il rumore degli animali notturni. La luna era ormai
in alto nel cielo e il buio della notte la inghiottì.
“Perché diavolo l’hai fatto?”
Un sibilo gelido le arrivò da dietro le spalle e Briony si voltò spaventata. Non riuscì a individuarlo bene,
anche perché l’oscurità li aveva inghiottiti, e in quel momento albergava anche
in Elijah. Gli occhi neri erano indecifrabili.
“Non sono stata io, Elijah.” rispose lei automaticamente cercando di
guardarlo.
“Ma davvero?” la schernì lui con un ghigno diabolico.
“No diamine! Io non ne ho fatto parola con i Salvatore!”
“Con tua sorella allora.”
“Nemmeno con lei! Le ho solo detto che era meglio lasciar perdere tutta
questa storia e lei avrà intuito la verità! Ma io non c’entro niente!” urlò lei
per fargli capire la sua innocenza, che lei non si era tramutata in una lama
pronto a colpirlo al cuore.
Vedendo il suo sguardo di pietra e irremovibile, Briony gli si avvicinò e gli sussurrò:
“Non essere arrabbiato.”
Lui questa volta sembrò guardarla per davvero, ma quel che Briony scorse nei suoi occhi neri le provocò un brivido di
paura.
“Oh non mi hai ancora visto veramente arrabbiato” sibilò lui lentamente.
La
fredda minacciosa scintilla negli occhi rivelava la sua rabbia, anche se lo
nascondeva bene. La calma simile allo splendore ingannevole del ghiaccio
ritornò in lui, lubrificando il suo animo.
Briony sospirò in preda all’agonia:
“Non so come fare per farti capire che io non ti tradirei mai. Ti ho
ripetuto molte volte il perché ho cercato di aiutare Caroline l’altro giorno,
ma io non ho mai riferito a nessuno la verità sulla discendenza. Mi farai
morire con i tuoi continui attacchi d’ira!” gridò l’ultima parola esasperata e
ferita.
Lui si irrigidì, ma poi avanzò in avanti come il predatore che era:
“Sarai tu invece a farlo con le tue continue menzogne e pugnalate alla
schiena.” Ribatté con un’ira
inaspettata che la fece tremare con troppa forza.
Il
suo sguardo la inchiodò fino a raggelarla, la minaccia trattenuta nella sua
voce era spaventosa. I suoi occhi neri mandavano lampi gelidi:
“Sento che tu mi stai nascondendo qualcosa persino adesso.” Elijah le puntò
addosso uno sguardo accusatorio e un braccio contro: “Non negarlo”
Briony deglutì
intimorita da quelle sue reazioni così spaventose che era da tanto che non
riversava su di lei, ma appesantirle in una così tale ira la fece irrigidire
come non mai:
“Non è vero” sussurrò incerta sviando lo sguardo, non riuscendo più a
sopportare quello glaciale del vampiro, e cercò così qualche via di fuga.
La
rabbia che salì agli occhi di Elijah, una rabbia improvvisa, cupa e incontrollata,
colse Briony di sorpresa. La prese per un
polso, stringendolo fino a farle male:
“Non mentirmi.” sibilò lui in tono spietato, guardandola fin nelle
profondità degli occhi.
Briony sussultò
spaventata, i suoi occhi tremarono alla vista di quel vampiro che sembrava aver
risucchiato l’umanità che lei aveva sempre cercato in lui. Le fuoriuscì un
respiro strozzato, gelido, quasi implorandolo di smetterla e di lasciarla.
Elijah all’improvviso sbatté le palpebre, come se soltanto ora vedesse la
paura negli occhi verdi di Briony e il tremolio in
tutto il suo corpo.
Le lasciò andare il polso, shockato dalla propria esplosione di rabbia
almeno quanto lei. Briony intuì che
qualcosa non andava, ma non riusciva a formulare un pensiero coerente in tutta
quella situazione che la sovrastava mentalmente.
Elijah si portò la mani ai capelli come se fosse teso.
“Senti… se ci
comportiamo così non andiamo da nessuna parte. O siamo sinceri l’uno con
l’altro, altrimenti non vedo più il senso in tutta questa storia.”
Briony sobbalzò per
quella risposta e lo guardò quasi sotto shock per via delle sue parole e del
suo comportamento crudele. Sentiva di non meritare la sua rabbia riversata con
tanta freddezza, e mescolata alla sofferenza che la consumava percepiva che non
sarebbe riuscita a reggere le redini della sua vita da sola. Si sentì
all’improvviso soffocare:
“Bene. Vedo che tu hai già deciso.” Rispose lei col tono più duro che
riusciva a racimolare, anche se dentro si sentiva spezzata.
Elijah la guardò calmo, ma sembrava irritato:
“Sei tu a far crollare tutto con i tuoi continui sotterfugi.”
Briony scosse la testa
perché non ce la faceva più a reggere tutto questo. La testa sembrava impazzire
in preda all’agonia, e l’anima si contorse fino a bruciare.
Ma sentiva comunque così freddo da raggelare le ossa. Si strinse nelle
braccia per dare un po’ di conforto al suo corpo, anche se ormai il cuore era
decisamente andato.
Possibile che in mese di maggio facesse così freddo?
Elijah la osservò guardingo, ma vedendola così impaurita e infreddolita
qualcosa si mosse nel suo cuore, e allontanò per un attimo il mostro dentro di
lui che lo indirizzava verso una rabbia che non lasciava scampo.
Elijah si tolse la giacca sospirando e gliela mise sulle spalle, senza però
sfiorarla. Il gesto faceva trapelare freddezza nonostante tutto, non il
conforto che lei desiderava.
Lui la guardò poi in viso, anche se Briony aveva distolto lo sguardo. Il vampiro accennò a
sfiorarle il volto ma lei si scansò, chiudendo gli occhi:
“Basta ti prego.” la sua era una supplica per farsi concedere un attimo di
tregua senza litigi, senza interrogatori... senza bugie. Ma lei da troppo tempo
si cibava di queste perché vedeva che era il solo metodo per andare avanti, per
cercare almeno di fingere di non soffrire così atrocemente e non far soffrire
gli altri in egual maniera.
Elijah
abbassò allora la mano con sguardo assorto.
Gli
uscì un sussurro appena percettibile. “Non riesco più a capirti.”
Briony aprì gli occhi ma tenne comunque lo sguardo
basso mentre il cuore, già martoriato, sembrava questa volta essere svanito nel
nulla, non c’era più.
Elijah
la guardò ancora con la speranza che anche lei lo guardasse, ma capendo che non
sarebbe successo fece alcuni passi indietro. Briony lo
sentì allontanarsi sempre di più come nel sogno che aveva fatto, ma le braccia
questa volta sembravano essersi congelate e non riuscivano a trattenerlo. La
realtà era ben peggio del sogno.
Ad
un tratto sentì i suoi passi fermarsi come se lui si fosse bloccato a
guardarla, ma lei rimase immobile riempiendosi del proprio dolore e sensi di
colpa.
Lasciò
che tutti gli errori le entrassero dentro, le attraversassero il cuore morto,
fino a roderle l’anima.
Briony camminava lungo il bosco per dirigersi verso la
festa e prendere la macchina parcheggiata lì vicino. Aveva la giacca di Elijah
ancora sulle spalle e lei se la teneva ben stretta. Sentiva il suo profumo
invaderle le narici e questo riuscì a complicare le cose e renderle più
dolorose.
Non
sapeva più cosa fare o quale direzione prendere. Il destino non sembrava essere
più tracciato così chiaramente. Le sembrava di essere in un labirinto senza
uscita.
Mentre
camminava però si ritrovò davanti Kol Mikaelson, spuntato all’improvviso dal nulla. Briony corrugò la fronte:
“Kol? Che ci fai qui?”
Il
vampiro non rispose, le rivolse solo un sorriso beffardo e soltanto dopo
qualche attimo Briony si accorse del rivolo
di sangue che gli scendeva dalle labbra macchiate di rosso.
Sgranò
gli occhi impauriti e cominciò a indietreggiare vedendo che lui avanzava verso
di lei. “Dove vai biscottino?” domandò Kol sottovoce
e lei si sentì raggelare dal terrore.
Non
urlò. Non aveva abbastanza aria nei polmoni per emettere un qualsiasi
suono. Briony agì d’istinto e corse a più
non posso inoltrandosi nella foresta.
Sentiva
dietro di lei la presenza di Kol sempre più
vicina, sentiva le sue mani pronte ad afferrarla e alimentare la sua paura, ma
cercò di correre il più veloce possibile.
Briony ad un tratto si sentì afferrare la gamba con
violenza e Kol la strattonò all’indietro.
Prima di cadere a terra, Briony scoprì che
in fondo ai polmoni aveva abbastanza aria per urlare.
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Anche Ylenia era arrivata alla festa, seppur con un ritardo
assurdo, ma non era per il divertimento che era venuta. Aveva un terribile
presentimento e ormai era risaputo che alle feste di Mystic Falls accadeva sempre qualcosa di male e voleva tener
d’occhio la situazione. Tra l’altro era da giorni che non vedeva Briony né la sentiva, e ciò la preoccupava perché la
ragazza non era in condizioni di stare da sola a sopportare tutto quel peso,
considerando che non sarebbe stata sempre così “normale”.
La
cercò tra la folla ma i suoi occhi catturarono subito una persona in
particolare: Finn.
Sobbalzò
ricordando l’ultima volta che lo aveva visto e sviò subito lo sguardo,
camminando dalla parte opposta. Aveva altro a cui pensare quella sera e sentiva
nel vento qualcosa di strano… era troppo
freddo, troppo veloce, quasi urlasse.
Non
riuscì a racimolare qualche idea su quella situazione che si sentì chiamare da
dietro: “Ylenia”
La
strega sospirò capendo di chi si trattava e si voltò, incrociando gli occhi
scuri di Finn “Che cosa vuoi? Il tuo ultimo
messaggio mi è arrivato forte e chiaro”
Finn ricambiò lo sguardo duro, come se non fosse
affatto sorpreso nel sentire la sua risposta e assentì:
“Hai
ragione, ma non sono venuto qui per scusarmi ma solo per dirti che una cosa del
genere non ricapiterà mai più. Io sono rimasto per cercare di vivere una vita
normale con la mia famiglia, in pace.. e per questo è meglio che non ci vediamo
più. E’ meglio per tutti no?”
Ylenia deglutì sentendo un “no” deciso e forte
provenire dal cuore, ma fu la mente come al solito a rispondere per lei: “Sì,
credo sia meglio… Ti auguro ogni
bene, Finn” rispose con voce che risuonò
strozzata alle sue orecchie, ma Finn non
sembrò cambiare espressione infatti sospirò solamente.
“Non
ti chiedo di cambiare città solo di evitare di incontrarci.”
“Ho
capito” rispose lei duramente non sopportando ulteriormente quel dialogo,
infatti sviò lo sguardo verso la festa.
Finn assentì di nuovo con la testa, poi si portò una
mano alla tempia come se avesse un’improvvisa emicrania. Gli sfuggì un gemito
di dolore. Ylenia se ne accorse e strinse
gli occhi: “Che cos’hai?”
Vedendo
che Finn non riusciva a reggersi nelle
gambe e aveva il respiro accelerato, Ylenia si
preoccupò e gli cinse le spalle appartandosi da sguardi indiscreti.
“Finn? Stai male?” domandò preoccupata cercando di guardarlo
in viso.
Lui
improvvisamente alzò il volto, sembrava avere uno sguardo da allucinato. Aveva
le pupille dilatate, gli occhi scorniciati da profonde nere occhiaie.
“Che
sta succedendo?” domandò lui come se si rivolgesse a se stesso e respirando con
fatica.
Ylenia corrugò la fronte cercando di sorreggerlo e di
fargli domande, ma non ricevette alcuna risposta perché Finn si avventò improvvisamente su di lei come una
belva, e ficcò i denti aguzzi all’interno del suo collo, succhiando con avidità
fino in fondo e tenendola ferma.
Ylenia gridò.
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Rebekah si era appartata da qualche parte nella foresta
con Matt. Erano seduti vicino a un albero e lui le cingeva dolcemente le
spalle.
“Finalmente
ci siamo liberati di quella fastidiosa di Elena e dei suoi cani da guardia. E’
molto meglio stare da soli non credi?” gli sussurrò lei maliziosa alzando il
viso verso quello del biondino.
Lui
rise: “Concordo” E tracciò il suo mento con la punta delle dita per poi
baciarla delicatamente sulle labbra. Rebekah rise
sulla sua bocca ma si scansò dalla stretta come se fosse stata fulminata
all’improvviso.
Aveva
il respiro affrettato e tutti i suoi sensi erano orientati verso la linea del
collo scoperto di Matt. “Bekah? Che succede?” domandò
lui preoccupato facendo l’azzardo di avvicinarsi.
Lei
allora non riuscì a controllarsi e lo spinse contro l’albero con violenza e con
sguardo allucinato. Lui rimase immobile completamente preso alla sprovvista.
“Mi
dispiace..” sussurrò lei quasi si stesse rammaricando per ciò che stava per
fare ma non aveva la forza di impedirlo. Inclinò il viso verso il collo del
ragazzo e lo divorò con i denti, perforandolo per trovare la vena pulsante, e
succhiare così il sangue del ragazzo che stava imparando ad amare.
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Briony stava correndo impazzita lungo il bosco con
sguardo spaventato a morte. Aveva lividi un po’ dappertutto e del sangue le
sgorgava dalla fronte, dove Kol l’aveva
colpita, e anche nella gamba, ma per fortuna era riuscita a toglierselo di
dosso e a svignarsela.
Ma
il vantaggio era poco infatti sentì la voce di Kol urlare
non molto lontano:
“Biscottino!
E’ inutile che ti nascondi, tanto ti troverò!” L’ultima frase finì con una
risata spietata, e Briony riprese la corsa
cercando di non incespicare in mezzo alle radici e di regolarizzare il fiato.
All’improvviso
però si sentì strattonare con violenza e Kol le
fu addosso, facendola cadere di schiena:
“Ti
ho trovata!” esclamò vittorioso con un lampo negli occhi.
Briony gli diede dei pugni sul petto per levarselo di
torno: “Kol lasciami!” gridò infuriata.
“Neanche
per sogno! Ti lascerò andare solo quando avrò bevuto un po’ del tuo sangue”
sghignazzò lui divertito, come se si trattasse di un gioco, e si avvicinò al
suo collo senza perdere tempo.
Briony gridò in preda al terrore cercando di scansarlo
via con la forza delle gambe e delle braccia, ma qualcos’altro esplose poi
dentro la sua testa... come un’esplosione di scintille, e le si mozzò il fiato
per la sua potenza.
Sentì Kol gridare all’improvviso e portarsi una mano alla
tempia per poi tossire, come se stesse sputando l’anima. Anche Briony gridò, non sopportando quella forza spaventosa
nella sua mente. Il corpo pulsò ma alla fine quella potenza si spense del tutto
con troppa rapidità, visto che non c’era affatto abituata.
Briony non riuscì a godere quel poco di sollievo che
infatti i suoi occhi puntarono su Kol che
torreggiava su di lei: “Piccola puttanella!” gridò infuriato per essere stato
fermato contro la sua volontà, e gli diede uno schiaffo in pieno viso che le
fece voltare la faccia dall’altro lato. Il respiro le si mozzò in gola.
La
prese con violenza per issarla sù e la
spinse con altrettanta violenza contro un albero, facendola crollare a
terra; Briony sentiva la testa dolerle fino
a scoppiare, le gambe cedere e il respiro accelerato dalla paura. Non riusciva
più a difendersi, quella scintilla nella sua mente sembrava essersi rintanata
nel buio e non riusciva a trovarla.
“Ora
stai ferma se non vuoi passare dei guai.” mormorò Kol incattivito,
avvicinandosi a lei e sfoderando i canini pronto a perforarle la carne.
Briony ebbe solamente la forza di gridare, ma ebbe anche
la prontezza di accorgersi che Kol era
stato spostato via da lei miracolosamente da qualcosa. Il tonfo che
percosse Kol lo udì benissimo, e vide poi
Elijah scrutarla con sguardo shockato per verificare se fosse ancora in vita.
Quando
vide le molteplici ferite e lividi che Kol le
aveva procurato e lo stato in cui lei si era ridotta, incendiò il fratello
semplicemente con un sguardo: “Come ti sei permesso?” sibilò Elijah fra i
denti, andandogli pericolosamente vicino.
Kol gli sorrise in faccia, alzandosi. “Il solito
guastafeste! Levati Elijah!” esclamò lui come se stesse prevaricando il diritto
di cibarsi.
Elijah
gli rivolse un’occhiata di puro ghiaccio e lo mise k.o semplicemente
con una mossa, spezzandogli l’osso del collo. Lo guardò a terra privo di rimorso
perché sapeva che non gli aveva fatto niente e che era ancora vivo, ma almeno
era fuori gioco per un po’.
Subito
Elijah si voltò verso Briony, con l’angoscia
negli occhi:
“Oddio Briony.” sussurrò con voce impercettibile avvicinandosi a
lei.
Lei
riuscì soltanto a sussurrare il suo nome perché le mancava il respiro e si
aggrappò alle sue spalle per tenersi in piedi.
Elijah
la circondò con un braccio protettivo. “Va tutto bene. Sei al sicuro.” le
sussurrò fra i capelli cercando di confortarla.
Briony si arrese a lui e lasciò che la prendesse in
braccio per andarsene via da quell’inferno, nelle mani di colui che poteva
passare per un demonio, ma era comunque il suo nome che lei chiamava sempre per
avere aiuto. E che invocava ogni ora nel cuore.
Elijah
la tenne stretta cercando di non farle male e di vedere se si era procurata
gravi ferite. Camminarono per un po’ quando lui si arrestò di colpo tutti i
suoi muscoli sembravano essersi irrigiditi come una corda di violino.
Mise a
terra Briony, che lo fissò interrogativa per quel gesto
improvviso, ma lo sguardo di Elijah sembrò vagare solo e unicamente verso la
linea del suo collo che risplendeva alla luce della luna. Elijah sgranò gli
occhi mentre questi cercavano solo la vena pulsante, come se la volessero
perforare.
Gli
occhi vennero accerchiati da strane occhiaie scure e Elijah sviò fulmineamente
lo sguardo, aprendo la bocca come se cercasse di respirare.
“Corri, Briony.” sussurrò lui con un fil di voce spezzato. Il
controllo sembrava essere svanito dal suo corpo infatti si costringeva a
guardare un punto lontano al fine di calmarsi.
Briony lo guardò sconcertata, non riuscendo a capire
che diamine stava succedendo quella sera.
“Elijah?
Che ti succede?” domandò sgomenta, fissando lo sguardo del vampiro che in quel
momento faceva trapelare una bramosia accesa e terrificante.
Briony impallidì per la trasformazione di quello
sguardo che non poteva appartenere a Elijah. Il vampiro si portò una mano alla
bocca, come per reprimere un istinto che aborriva, ma se la portò poi via con
violenza:
“Devi
correre via Briony!” le gridò lui con tono
autoritario che non ammetteva repliche, e le diede le spalle che erano tutto un
fior di nervi. Si avvicinò a un albero vicino a lui, appoggiandosi ad esso.
Le
dita, che sembravano artigli, recisero con violenza inaudita il tronco
dell’albero fino quasi a spezzarlo, e Elijah si lasciò sfuggire un ringhio
grottesco che faceva trapelare l’autocontrollo ormai spezzato. Si accasciò
sulle ginocchia respirando a fatica, le unghie martoriavano il tronco senza
pietà come per placare la sua natura che stava per venire fuori.
Briony tentò qualche passo per avvicinarsi in preda
all’angoscia e alla preoccupazione, perché i suoi occhi non sopportavano la
vista di Elijah ridotto così. La fronte dell’Originario era perlata di sudore e
il petto si alzava a velocità smisurata.
Elijah
tuttavia si voltò verso di lei ringhiando furioso: “Vai!” gridò un’ultima volta
per cercare di salvarla da se stesso. Il viso era irriconoscibile.
Briony questa volta gli diede retta e la gambe si
mossero da sole verso un punto sconosciuto della foresta, pensando solo a
correre via. Ma inevitabilmente gli occhi si inumidirono pensando che aveva
lasciato Elijah solo e che si era arresa nel cercare di aiutarlo.
Ma
lei gli avrebbe recato solo agonia perché il suo sangue sembrava essere così
delizioso quella sera da non riuscire a tenerselo stretto, e se lui lo
avesse bevuto…sarebbe finito tutto.
Cercò
di correre via per salvare se stessa, per salvare soprattutto lui. Per scappare
dal destino crudele che li stava rincorrendo senza pietà e alla fine era
sopraggiunto.
Corse
per un tempo infinito cercando di non dar peso al dolore alla gamba, quando
all’improvviso si ritrovò davanti la figura oscura di Elijah che le sbarrò il
cammino.
Briony involontariamente urlò perché non si aspettava
di vederlo lì, e soprattutto per aver scorso il viso di Elijah che si era
completamente tramutato. Non era più bello, puramente elegante, o in qualche
modo affascinante come in sogno.
Il
viso ora rivelava il mostro che c’era in lui e che era fuoriuscito dimostrando
quanto la realtà potesse essere feroce. La bocca distorta in un sorriso
cattivo.
“Dove
credi di andare, sweetheart?” sussurrò lui
piegando il viso da un lato. Solo la voce era rimasta uguale, profonda come
l’oceano e carezzevole come il velluto, per niente noiosa. Il richiamo del
predatore che attira la preda.
“Elijah..
che ti è successo?” riuscì solo a dire lei, guardandolo con sgomento e con
paura.
Lui
scosse piano la testa:
“Basta
domande”
Le
afferrò all’improvviso un braccio facendola girare su se stessa, così da
cingerle la vita in una prigione letale.
Briony sobbalzò sentendo il respiro di Elijah sul suo
collo farsi sempre più vicino, e cercò di scostarsi da lui: Lasciami!” provò a
gridare ma le fuoriuscì soltanto un lamento e una preghiera allo stesso tempo.
“Scordatelo.”
rispose lui semplicemente, stringendo la presa sul suo braccio riposto al di
sopra della vita di lei.
Il
vampiro abbassò il viso verso il collo e inspirò profondamente il suo odore.
“Hai un profumo delizioso, Miss Forbes.” le
alitò lui all’orecchio con voce mortalmente sensuale.
Briony tremò e deglutì più volte per calmarsi. “No
Elijah no…” sussurrò in una preghiera con le
lacrime agli occhi capendo che cosa sarebbe successo.
“No?”
le sussurrò lui di rimando con le labbra sul suo orecchio. Quel respiro gelido
la paralizzò, mentre la mano libera di lui cominciò a tracciare il
profilo del suo collo fino alla spalla con sadica lentezza.
“Se
è il tuo sangue tutto ciò che hai da offrirmi, vorresti negarmelo?” le alitò di
nuovo all’orecchio con voce suadente come un richiamo, ma Briony non poté evitare di sentire un filo di rabbia
nella voce. Una rabbia gelida che
alimentava la fiamma della sua follia.
Briony fu percossa da
degli spasmi di dolore implorandolo di fermarsi, ma lui non la stette
minimamente ad ascoltare. Infatti le tolse di dosso la giacca che portava
ancora sulle spalle, e con un gesto che nascondeva bramosia le squarciò gran
parte del tessuto del vestito che le ricopriva la pelle del collo e della
spalla destra.
Briony sobbalzò per quel
gesto inaspettato e violento, che non aveva nulla della galanteria che l’aveva
sempre contraddistinto, e cercò allora di scansarsi via da lui, di togliere il
braccio sulla sua vita che sembrava serrarla:
“No, Elijah ti prego… non farlo.” lo
pregò e fu percossa da dei singhiozzi disperati, mentre il respiro di Elijah le
gelava la pelle nuda della spalla, del collo.. sembrava godere nel sfiorarla.
Lei però cercò ancora di opporsi e lui allora serrò il viso.
“I tuoi piagnistei mi stanno stancando” sbottò lui all’improvviso seccato e
gelido, e la fece girare un’altra volta con forza ritrovandosi così faccia a
faccia.
Briony non perse tempo e
subito ne approfittò per scansarsi da lui con uno spintone e corse via a gambe
levate.
Elijah restò immobile a fissarla, come se non gli importasse della preda
sparita tra le mani, ma poi un sorriso cattivo gli alleggiò sulle labbra e
scosse la testa.
Briony correva in mezzo
agli alberi gridando il nome della sorella, di Stefan, quello di Ylenia, chiunque potesse accorrere in suo aiuto per fermare
la bestia che si era liberata dalla gabbia all’interno di Elijah.
Incespicò fra gli arbusti e cadde a terra imprecando tra sé e sé, ma i suoi
occhi puntarono all’improvviso su un piccolo ramo spezzato con una punta molto
affilata, quasi ad arte. Lo prese tra le mani tremanti e si issò in piedi, ma
si bloccò subito perché Elijah era proprio di fronte a lei.. la distanza
brevissima.
“Briony.” la ammonì lui in tono
severo come se la stesse colpevolizzando di essere scappata. Le mani chiuse a
pugno dietro la schiena e un sorriso gelido gli comparve poi sul volto sentendo
l’odore della sua paura.
Quando lui fece un passo verso di lei per afferrarla, Briony gli piantò il piccolo ramo nel petto con tutta la
forza che aveva. Gli occhi le si velarono di lacrime mentre lo fece.
Ma doveva farlo.. lo faceva per salvarlo. E non trovava nemmeno la forza di
contrastarlo attraverso quel mostruoso potere come se questo si ostinasse,
nonostante tutto, a non fargli del male.
Elijah gridò quando sentì il colpo, non per il dolore ma più per la
sorpresa. Guardò il ramo piantato nel petto a pochi centimetri dal cuore, poi
alzò lo sguardo su di lei con occhi sgranati… come se mai si aspettasse che lei gli avrebbe fatto
una cosa del genere, come se fosse davvero addolorato che lei lo avesse tradito.
“Mi
hai ferito un’altra volta Briony.” sibilò lui
con tono mortalmente calmo, e sfilandosi con forza il paletto dal petto senza
emettere alcun suono di dolore.
Briony sbatté le palpebre perché aveva appena
riconosciuto in lui un minuscolo barlume di umanità, come se avesse fatto
intravedere che lui nonostante tutto era ancora lì con
lei, poichè altrimenti non poteva aver
detto una cosa così reale e addolorata se non fosse stato così.
“Elijah
fermati. Non sei tu questo” gli sussurrò cercando di riportarlo da lei, di
ritrovare un appiglio all’interno di quel muro inossidabile e scavò a fondo per
trovarlo. La mente chiamò il suo nome più volte, pregandolo.
L’Originario
d’altro canto non diede peso alle sue preghiere infatti le sorrise come se la
compatisse, e l’afferrò rudemente per il braccio spingendola contro un albero
con tutto il suo peso.
Briony gemette per il dolore, trovandosi intrappolata
tra l’albero e il corpo del vampiro. Ma cercò comunque di spingerlo via, di
dargli dei pugni sul petto, di muoverlo a compassione mentre gridava,
singhiozzava e pregava.
Elijah
sembrava non accorgersi nemmeno della sua debole resistenza, infatti spinse con
forza il corpo di lei con tutto il proprio peso e contemporaneamente abbassò il
viso per inalare il suo profumo ancora una volta.
Briony non cessava di lottare e gridare.
“Ssssh.” le fece lui all’improvviso a bassa voce, posandole
un dito sulle labbra come per farla calmare, mentre il viso rimaneva ancora
incatenato al suo collo.
Il
petto di Briony stranamente ebbe meno
spasmi e il respiro si fece più regolare, come se tutto a un tratto lui aveva
avuto il potere di farla davvero calmare. Anche se lo sguardo era privo di
colore, pallido, e gli occhi sgranati dalla paura.
La
mano di Elijah si abbassò, percorrendo il suo mento, il suo collo e giù fino al
petto con molta lentezza:
“Sai
che non potrei mai farti del male vero?” le soffiò lui sull’orecchio.
Briony sbatté le palpebre imperterrita e rimase ferma,
assopendo una minima parte della sua paura. Sembrava che anche quando la parte
mostruosa di lui prendeva il sopravvento, la sua umanità comunque rimaneva
sotto la superficie, nascosta, in attesa di risalire e di espugnare il mostro
che albergava in lui.
Oppure
era solamente una tattica per sottomettere la preda alla propria completa mercé
prima di soffiarle la vita beatamente con un sorriso, e con gesti quasi
gentili, tra le braccia di un bellissimo demonio. In quel caso sarebbe stato un
predatore formidabile.
I
suoi pensieri di terrore però ritornarono a galla quando sentì la bocca di
Elijah avventarsi sul suo collo, stuzzicandola con baci pieni di ardore, quasi
la stessa preparando al morso con gratificazione. Le mani si erano abbassate ai
suoi fianchi, stringendola.
Briony sgranò gli occhi più del normale e ricominciò la
lotta contro di lui per cercare di spingerlo via; gridava come impazzita e le
sue urla si confusero tra i singhiozzi disperati per la consapevolezza
dell’orrore che stava per accadere.
“No
Elijah.. ti ucciderà.” sussurrò con un fil di voce per cercare di metterlo in
guardia e di salvarlo. Ma quell’Elijah era talmente preso dalla sua follia che
probabilmente anche se gli avesse raccontato tutta la verità non l’avrebbe
neanche ascoltata.
Lei
sarebbe morta perché lui in quel momento non era in sé, l’avrebbe prosciugata
fino all’ultima goccia. Quell’essere mostruoso sembrava aver divorato l’Elijah
che lei amava.
Ma
non era la proprio vita che le interessava davvero, non aveva paura per sé,
poco le importava…
Lui
sarebbe morto, era questo il suo angoscioso terrore, la fiamma che alimentava
la sua paura e i suoi pianti. Aveva paura per lui, voleva salvarlo con tutte le
sue forze; la sua stessa vita era stata messa in secondo piano, scavalcata da
quella di lui.
Briony gridò a perdifiato, dandogli continuamente dei
pugni sul petto e singhiozzando, quando sentì le ginocchia cedere e dopo
avergli inferto un’ultima spinta violenta, lei cadde
improvvisamente sull’erba tenendo la schiena ancora incollata contro
l’albero.
Elijah
si chinò all’indietro per quell’atteggiamento improvviso, ma non si fece
prendere in contropiede quando lei tentò di gattonare per scappare via, infatti
bruscamente la afferrò con una mano per il collo scontrandola di nuovo contro
l’albero. Elijah si abbassò alla sua altezza, e le rivolse uno sguardo stizzito
come per punirla di non aver acconsentito al suo volere e di voler scappare
via.
Briony gemette, non riuscendo più a sentire l’aria nei
polmoni e alzò il viso verso il cielo cercando di respirare. Le mani erano sul
petto di lui per cercare di allontanarlo da sé ma alle orecchie le giunse una
risata torva e cattiva:
“Briony Forbes.. mi procuri
sempre dei problemi.” la canzonò lui con voce maligna e scostando le sue mani
dal petto con il braccio libero, mentre l’altra mano era ancora attorno al suo
collo in una forte presa.
Elijah
si avvicinò al lato del suo collo, dove il vestito era stato squarciato e aprì
la bocca percorrendolo con i denti, come se stessero preparando la sua pelle a
quel gelo letale.
Quell’essere
mostruoso ormai aveva vinto, non c’era più niente di umano in lui, e l’oscurità
li avvolse.
Era
finita. Sarebbe finito tutto quanto.
Briony si arrese a sferzargli dei pugni contro il
petto, a cercare di scansarlo con la forza delle ginocchia che erano attorno ai
suoi fianchi, perché era tutto inutile. Non gridava nemmeno più perché il collo
sembrava contorcersi sotto la stretta di Elijah e le sembrava di non emettere
più fiato.
Riusciva
soltanto a singhiozzare, a piangere, a pensare come sarebbe stata la sua vita
se non l’avesse mai conosciuto. Sarebbe stata normale.. vuota, priva di
qualsiasi emozione che elettrizzava l’esistenza. Ma almeno lui sarebbe vissuto.
Briony chiuse gli occhi velati di lacrime disperate,
mentre il suo corpo si arrese alla violenza di quel mostro. I capelli mossi di
lei sfioravano il viso del vampiro che stava per imprimerle il colpo finale, il
dolore massimo per lei.
Non
voleva che fosse proprio lui a darle la morte, che fosse proprio lui il suo
carnefice dopo quanto lo aveva amato e lo amava tuttora. Ma evidentemente il
destino era davvero crudele.
La
mente si rilassò preparandosi alla morte, chiudendogli gli occhi. Il corpo di
Elijah la soffocava contro l’albero. La bocca del vampiro era già aperta.
E
poi lei fece qualcosa che entrambi non si sarebbero mai aspettati.
Il
suo suonò come un sussurro, come l’ultimo addio prima della fine, tre parole
che sperava avrebbero accompagnato entrambi nell’oblio per non lasciarli soli.
“Ti
amo Elijah”
Era
così impercettibile quel sussurro, come se non volesse che qualcun altro lo
ascoltasse. Probabilmente Briony non se ne
rese almeno conto perché sembrava davvero intontita.
Ma
lui l’ascoltò. Si bloccò come se fosse stato trafitto da una freccia.
Elijah
interiorizzò quelle semplici parole che gli scesero in fondo al cuore,
percossero e frustarono quell’essere che albergava in lui, per fermarlo. Quelle
parole erano uno schiaffo al mostro, acido bollente sulla sua
natura demoniaca.
Elijah
si distanziò lentamente, i capelli mossi di Briony gli
ricoprivano ancora il viso abbassato.
Briony all’improvviso non sentì più la stretta ferrea
sul suo collo e tornò finalmente a respirare. Il petto di Elijah non la
spingeva più dolorosamente contro l’albero e la lasciò libera, come se il
predatore all’improvviso avesse avuto compassione della preda.
Ma
era molto più complesso di così. L’amore di lei lo aveva strappato dall’orrore
che poteva compiere, lo risollevò da quella natura che aborriva, e lo
rendeva umano… quasi come lei.
Briony sollevò le palpebre e si portò una mano al collo
che sembrava bruciare sotto il suo tocco, ma il suo vero fine era di guardare
Elijah che si era allontanato da lei. Aveva il busto leggermente alzato, gli
occhi sgranati da quell’orrore. Era lui a non respirare adesso.
L’agonia
che alcune volte aveva visto in lui non era nulla in confronto a quell’immagine
che aveva davanti. Era come un bellissimo quadro martoriato da dei vandali:
sembrava spiritato, un angelo nero divorato dalle fiamme. Ma niente era più
vivo in lui come la repulsione e l’odio verso se stesso.
“Briony…” pronunciò quel nome come se fosse il suo male, una
tortura.
Non
accennò nemmeno a sfiorarla quasi avesse paura di farle ancora del male. Elijah
si alzò velocemente e si portò la mano alla bocca, come per schiacciare giù il
mostro che voleva di nuovo salire in superficie e che non si era ancora arreso.
Strinse il pugno sulla bocca, quasi mordendolo.
“Briony, ti prego vattene” mormorò lui flebilmente per
proteggerla e dandole le spalle per appoggiare una mano sopra una quercia. Inclinò
lievemente la schiena verso il basso come se stesse combattendo una
lotta vitale contro se stesso.
Lei
lo guardò sconsolata e rammaricata perché i suoi occhi non sopportavano
quell’immagine di lui in una così completa agonia.
Il
terrore era svanito, scemato e avrebbe tanto voluto confortarlo se ci fosse
stata solo e unicamente la sua vita in pericolo. Ma non era così, e Briony decise di riprendere il controllo del proprio
corpo e tentare un’altra volta di scappare.
Si
voltò ancora verso di lui guardandolo con espressione sofferente e respirando a
fatica, poi riprese la corsa.
Ma
solo dopo poco tempo, Briony sentì qualcosa
di martellante pulsarle nel cervello. Le gambe tremarono come se fossero state
attaccate da una scossa elettrica. Vide il mondo girare al contrario e svenne a
terra, priva di forze che le erano state prosciugate prima dallo scontro
con Kol e poi, quello più doloroso, con
Elijah. Non era forte come gli altri credevano, tutt’altro.
Altro
che cacciatrice super forzuta, pensò con sarcasmo.
Prima
di chiudere gli occhi e farsi avvolgere dal buio, Briony sentì
qualcuno chiamare il suo nome: quella voce bellissima era vibrata da un tono di
sorpresa, preoccupazione e shock.
Un
altro grido in cui quella voce la invocava, poi il nulla.
---*******----
Briony si svegliò di soprassalto con la testa ancora
dolorante e il collo che bruciava. Era distesa lungo un divano ed era
riscaldata da una coperta. Riconobbe il luogo familiare che aveva intorno:
casa Mikaelson.
Si
guardò attorno con gli occhi socchiusi, quando sentì una mano gelida
accarezzarle i capelli. “Grazie al cielo ti sei svegliata” disse quella stessa
voce che aveva udito prima di svenire.
I
suoi occhi incontrarono quelli preoccupati di Elijah che continuava a sfiorarle
i capelli. Lui sospirò: “Mi è venuto un colpo al cuore quando ti ho vista
svenire”
Lei
ricambiò lo sguardo, scorgendo in lui la medesima espressione di quando si era
fermato in tempo: odio riversato verso se stesso con troppa forza.
“Che
cosa è successo?” domandò lei flebilmente cercando di alzare il busto, ma
Elijah glielo impedì cingendole lievemente i fianchi.
Si
sedette vicino a lei:
“Quando
ti ho vista svenire ti ho chiamata e sono corso da te, perché temevo nei miei
peggiori incubi che fossi morta. Ma quando mi sono reso conto che eri ancora
viva, ho lottato con tutte le forze contro me stesso pur di non toglierti
neanche un capello.” Sul suo volto ancora i segni dello sforzo, sembrava
logorato.
“Non
pensavo di resistere, ma ce l’ho fatta.” le sfiorò delicatamente una guancia,
facendole un lieve sorriso che però non gli arrivò agli occhi. Il viso era
scavato.
“L’unica
cosa che volevo era metterti al sicuro, e quando stavo per entrare in casa
all’improvviso ho ripreso finalmente il controllo di me stesso.
Inspiegabilmente, così dal nulla..” constatò lui ancora scettico.
Briony racimolò tutte quelle informazioni, guardandolo
come se lo stesse vedendo per la prima volta. Il fatto che lui avesse
combattuto contro se stesso, che avesse arrestato la sua stessa follia pur di
non farle del male, le riscaldò il cuore che finalmente riprese vigore.
Gli
rivolse un sorriso, rendendosi conto che lo amava anche dopo aver visto il lato
più mostruoso di lui. Era proprio da pazzi, ma in fondo lei lo amava solo come
una folle avrebbe potuto.
“E Kol? Dov’è? Perché tutto ad un tratto anche tu hai perso il
controllo?” domandò lei scettica non riuscendo a capire quelle strane
coincidenze.
Elijah
serrò la mascella: “Kol non è qui ora, non devi
preoccuparti. Penso che siamo usciti tutti fuori dal nostro controllo… e nello stesso momento quasi… non può essere una coincidenza” rispose
duramente, come se la sua mente avesse scorto il colpevole e volesse fargliela
pagare.
Briony sbattè le
palpebre: “Tua madre”
“Deve
averci preparato una delle sue luride trappole. Sentivo come se fossi ritornato
al passato.. quando mi ero appena trasformato e non avevo il controllo della
mia sete. Quando non ero migliore né di Klaus né di nessun altro” rispose con
tormento, pensando tuttavia che non era migliore di loro neanche in quel
momento.
Di
nuovo il disprezzo verso se stesso comparve sul suo volto quando vide gli
innumerevoli lividi che Briony aveva
riportato durante la lotta. Elijah distolse lo sguardo come se non ne sopportasse
la vista.
“Elijah
va tutto bene. Ti sei fermato in tempo” lei cercò di consolarlo, di cancellare
il suo rammarico e gli posò una mano sulla sua a quel fine, ma lui si scansò.
“No.
Io lo volevo.. desideravo il tuo sangue. Ho fatto emergere quello che c’è dentro
di me senza alcun ritegno” rispose lui duramente. Sembrava aver ricostruito la
corazza che lo separava dal resto del mondo.
Briony provò un forte dispiacere per non poter
alleviare la sua agonia e quando provò a parlare, lui si voltò improvvisamente.
Non sembrava più duro, ma vulnerabile. Umanamente vulnerabile.
“Te
lo giuro Briony.” Cominciò lui come se stesse
pronunciando la promessa più importante della sua esistenza.
“Non
ti farò mai più una cosa del genere” pronunciò le parole con lentezza, quasi volesse
soppesarle e farle capire che erano davvero vere. Le accarezzò una guancia con
la mano, sfiorandola diverse volte.
Lei
lo guardò facendosi avvolgere da quella promessa e dallo sguardo intenso del
vampiro.
Gli
sorrise debolmente mentre lui si chinò per baciarla sulla fronte. Scese sulla
sua guancia, ma lei scostò il viso verso di lui per appoggiare le labbra sulle
sue e premette una mano sul suo viso. Strinse gli occhi come se volesse
disegnare quel momento nella sua memoria e ricordare ciò che l’uno aveva fatto
per l’altra.
Dopo
un attimo lui si staccò tenendo gli occhi chiusi, e adagiò il viso sopra la sua
spalla, respirandovi sopra.
“Non
pensavo quelle cose che ho detto nella foresta” sussurrò lui all’improvviso
contro la sua spalla.
Briony sussultò ripensando allo scontro violento che
avevano avuto e a come era stata male: “Sembravi così convinto… e
così arrabbiato..”
Lo
sentì ridere piano: “Beh devo dire che solo tu hai il pregio di farmi andare
così fuori di testa”
Lei
si unì alla risata, accarezzandogli i capelli fra le dita: “Non so se è un
pregio ma l’accetto comunque” rispose semplicemente mentre Elijah appoggiò
il naso verso l’incavo del suo collo.
Stranamente
lei si sentì rilassata e chiuse gli occhi. Ma la beatitudine durò poco: si rese
conto che Esther aveva attuato quel
diabolico piano solo per costringere i suoi figli a bere il suo sangue senza
alcuna resistenza. Non aveva pensato che poteva mettere in pericolo anche degli
innocenti? Forse la strega aveva idealizzato il motto del suo nuovo socio “Per fare una frittata si rompe sempre qualche uova”
Ma
la cosa più grave era che Elijah poteva rimanere ucciso e lui non era a
conoscenza di quella tremenda verità; magari avrebbe anche potuto
fermarsi prima…tutto perché lei si era
sempre intestardita a non voler confessare.
Ma
non poteva continuare in eterno… Se Esther ci avesse riprovato.. avesse attentato di nuovo
alle loro vite.. Conscia di ciò che doveva fare, Briony si
irrigidì e cercò di alzarsi. Vedendo i suoi movimenti, Elijah la lasciò fare e
si alzò sul busto guardandola interrogativo.
Lei
si inumidì le labbra, sentendosi un fior di nervi. Era il momento.
“Ti
devo dire una cosa” sussurrò flebilmente abbassando lo sguardo. Il coraggio di
guardarlo mentre diceva quell’orribile verità purtroppo le mancava.
Elijah
corrugò la fronte: “Dimmi.”
Briony sospirò sentendo qualcosa ronzare nel cervello
fino a dolerle; il cuore martellava nel petto con forza inaudita. Sentiva la
gola secca ma cercò comunque di parlare:
“Non
era per me che avevo paura nella foresta.. ma per te”
Elijah
corrugò sempre di più la fronte non riuscendo a capire. Lei aprì la bocca per
continuare, quando sentì la porta della stanza aprirsi bruscamente.
Briony sussultò per la sorpresa e guardò chi era
l’intruso: Gwendolyn.
Istintivamente
impallidì mentre Elijah guardò la sorella. “Gwen, non
è il momento”
“Che
diavolo è successo prima? Ero a casa e a un certo punto sono impazzita dalla
sete come se fossi una bestia. Ho sentito Kol al
telefono e mi ha detto che gli è successa la stessa cosa” sbottò lei con
rabbia.
Solo
allora Briony si ricordò di non aver visto
l’Originaria alla festa. La vampira aveva i capelli scompigliati, lo sguardo da
invasata e la pelle pallida.
Elijah
sospirò esasperato: “Possiamo parlarne dopo?” Ovviamente non era richiesta ma
la sorella si puntellò comunque sui piedi: “No! Ne parliamo ora” ribatté
intestardita, avvicinandosi a loro.
Elijah
si alzò dal divano e le lanciò un’occhiata fredda: “Nostra madre ha attuato
l’ennesimo incantesimo anche se questo è a dir poco assurdo visto che ci ha
fatto perdere il controllo. Chiaro ora? Per favore parla tu con gli altri.” la
congedò con un gesto della mano, ma Gwendolyn restò
dov’era.
Quando Briony si alzò dal divano solo allora la vampira
sembrò essersi accorta della sua presenza, infatti la squadrò da capo a piedi
con sguardo allucinato. Sgranò gli occhi come conscia di una cosa repellente:
“Stavi
per bere il suo sangue?” domandò imperterrita indicandola con la mano.
Briony sobbalzò per quello sguardo che non prometteva niente
di buono, mentre Elijah rimase zitto tenendo un’espressione dura.
Gwendolyn spalancò la bocca shockata e ringhiò: “Brutta
sgualdrina! Cosa credevi di fare eh?!” urlò in preda alla furia, stringendo i
pugni.
“Gwendolyn, non osare” La ammonì severamente il fratello con
sguardo di ghiaccio, come se volesse difendere Briony anche
dalle parole.
“Ma
non lo vedi? Ti ha preso in giro come un allocco!” urlò la vampira infuriata,
indicandola di nuovo.
Briony sussultò, sentendosi raggelare.
No,
no, no. Pensava di
continuo a quella piccola parola.
“L’incantesimo
di nostra madre ti deve aver dato di volta il cervello” rispose Elijah
duramente non dando peso alle parole della sorella e sviando lo sguardo.
Gwendolyn gli rise in faccia:
“Sono
più sveglia di te se vuoi saperlo! Ti sei fatto incantare da una ragazzina con
gli occhioni verdi! Tu non sai..”
Briony la interruppe subito:
“Stai
zitta.” sibilò gelida cercando di avvertirla. Le lanciò dei lampi di fuoco, ma
l’Originaria per tutta risposta le rise crudele e spietata:
“Ti
avevo avvertito piccola sgualdrinella che
se facevi una mossa falsa..”
“Di
che diavolo stai parlando?” s’intromise Elijah guardando la sorella infastidito
e mettendosi tra lei e Briony.
La
ragazza tremava, anche se aveva lo sguardo rabbioso nei confronti di Gwendolyn per intimarle di starsi zitta, mentre la
vampira era parecchio sicura di sé e su cosa dire.
“La
signorina qui presente ti ha sempre preso in giro, ti ha mentito spudoratamente
per tutto questo tempo! E’ lei quel mostro orribile a cui stiamo dando la
caccia e che ci vuole tutti morti! E’ lei!” gridò a perdifiato indicandola.
Il
tempo sembrò essersi fermato all’interno alla stanza; il mondo sembrava un
luogo sconosciuto che girava al contrario.
Briony sentì una paralisi di ghiaccio dentro il cuore,
che si sfracellò. Rimase immobile con gli occhi sbarrati dal terrore, anche se
avrebbe tanto voluto chiuderli per non vedere il sipario della sua vita
chiudersi.
Anche
Elijah rimase interdetto, probabilmente anche il suo cuore privo di battito era
rimasto paralizzato da un gelo improvviso e primitivo che si diffondeva in
tutto il corpo, persino nell’anima.
Ma
la sua reazione lasciò trapelare soltanto incredulità, sgomento per quella
scoperta a cui non credeva assolutamente e che considerò deplorevole.
“Che
cosa?” sibilò costernato guardando la sorella come se fosse impazzita e avesse
appena detto che la loro madre era una suora con tante buone virtù. La sua
reazione interpretava tutta la sua incredulità, come se Gwendolyn avesse appena detto una bestemmia che lui non
le avrebbe perdonato. Perché davvero non poteva e non riusciva a crederci.
Briony rimaneva zitta col terrore negli occhi.
Gwendolyn ripassò all’attacco: “Sì è lei. Quei mostri
abominevoli secoli fa hanno conquistato la nostra fiducia attraverso l’amicizia
e il finto buonismo. Ma in quest’epoca credo che si siano evoluti e hanno usato
un metodo più efficace cioè infiltrarsi nel nostro letto, precisamente il tuo,
per pensare al modo giusto di distruggerci tutti non appena fosse giunta
l’occasione!”
Briony si sentì esplodere come un vulcano in eruzione:
“Non è vero! Bugiarda!” sbottò all’improvviso con occhi da invasata. Avrebbe
tanto voluto uccidere quella maledetta con le sue mani, tapparle la bocca, e
punirla per ciò che aveva detto e per come la faceva apparire falsamente agli
occhi di Elijah.
L’Originario
si irrigidì come se fosse sul punto di bruciare ma non sembrava avere vie di
salvezza. Rimaneva immobile come un blocco di pietra e si ostinava a guardare
solo Gwendolyn, con gli occhi sbarrati.
Briony d’altro canto lo guardava con occhi supplicanti
e pieni di paura, e il fatto che lui non volesse guardarla la ferì come una
lama.
“E’
vero Elijah! Andiamo, non ti sei mai accorto che lei ti mentiva di continuo,
che ti teneva dei segreti? Ti credevo più sveglio o forse l’amore per questo
mostro ti ha rimbecillito” ribatté nuovamente Gwendolyn guardando Briony di traverso.
Questa
volta Elijah non prese le difese della ragazza né zittì la sorella. Rimaneva
immobile coma una statua martoriata e dimenticata dal resto del mondo; sembrava
incapace di respirare o di articolare una frase.
“E’
così, Elijah. Ti ha sempre mentito.” Gwendolyn continuava
a perseverare a lanciare accuse contro la ragazza, ma Elijah sembrava non
ascoltarla più.
Lentamente
si girò verso Briony, ma aveva lo sguardo basso,
assorto e pensieroso, quasi sotto shock. Come quando sua madre Esther gli era passata davanti quando era ritornata
miracolosamente dall’aldilà.
Briony sentì la paura crescere dentro di lei, enorme e
insormontabile. Le tremarono le labbra e avrebbe tanto voluto indietreggiare,
ma le gambe sembravano immobili e attaccate al pavimento.
Il
freddo del dolore sembrava essere diventata la sua seconda pelle, una corazza
dalla quale era impossibile liberarsene.
Gwendolyn continuò ancora a farneticare su congiure,
tradimenti, ma Elijah la zittì con un’occhiata senza però guardarla veramente:
“Esci.” sibilò con voce gelida che fece trasalire entrambe le ragazze.
La
vampira cercò di ribattere, ma Elijah questa volta la inchiodò con lo sguardo:
“Esci!” mormorò freddamente alzando la voce.
Gwendolyn trasalì come se mai si sarebbe aspettata che
proprio lui le urlasse contro, infatti i muscoli del suo viso improvvisamente
si irrigidirono. Ma alla fine cedette, e dopo aver lanciato un’ultima occhiata
di fuoco a Briony se ne andò sbattendo la
porta.
Rimasero
soli, e la tensione che aleggiava tra di loro sembrava schiacciarli senza
pietà. Il gelo tornò a invadere l’animo della ragazza che si sentì sgretolare.
Elijah
sembrava far fatica anche a muovere un solo muscolo, infatti dopo molti
tentennamenti alzò lo sguardo verso di lei. Ma sembrava costargli un grande
sforzo disumano farlo. Anche per Briony lo era... Il
viso del vampiro era scavatissimo e
affilato. Irriconoscibile.
“E’
vero?” sussurrò molto lentamente. L’incredulità velava ancora la sua voce, ma
questa volta la freddezza prese il sopravvento su tutto.
Briony aprì la bocca incapace di emettere qualsiasi
suono. Tremò.
“Mi
dispiace.. non avrei mai voluto che accadesse.. che tu lo scoprissi in questo
modo.” La voce era quella di una che si stava strozzando infatti lei stessa non
la riconobbe. Ma poco importò visto che Elijah sembrava averla capita
perfettamente, infatti lui spalancò gli occhi che vennero attraversati da lampi
glaciali:
“Dimmi
la verità. Voglio sentirla dalle tue labbra, e subito.” Elijah articolò le
parole con lentezza inquietante per farle soppesare il suo potere.
Briony scosse la testa. Sentiva le lacrime bruciarle la
gola mentre parlava:
“E’
quella la verità. Quella maledetta verità..”
Elijah
la guardò come se fosse un’estranea colta sul fatto mentre rubava o tentava di
sgozzare qualcuno a lui caro.
Un’invasione
di emozioni gli attraversò il viso e quasi lo distrusse. Qualcosa di maledetto
fece una piccola breccia nella sua aura di gelo, incrinandolo.
Distolse
lo sguardo ancora incredulo: “Non è possibile.. non può essere..” sussurrò come
se stesse parlando da solo.
“Magari
fosse una bugia” rispose Briony piena
di sconsolazione.
Elijah
si riscosse dai suoi pensieri, che dovevano essere pieni di delusione, e si
avvicinò a lei come una furia afferrandola per le braccia nella parte sotto le
spalle.
“Da
quanto? Da quanto mi stai ingannando in un modo così
spudorato?” ringhiò con una furia così gelida che non aveva mai
visto in lui, non così potente tanto da farle sobbalzare anima e corpo.
“Non
è come ti ha detto Gwendolyn… Io non ti ho
mentito per tendervi una trappola o per farvi del male, non lo farei mai! Io
non sono come loro!” Le lacrime invasero il suo cuore che, come veleno, sembravano
perforarlo e bruciarlo.
Elijah
la guardò inespressivo. Il volto scavato nel ghiaccio.
“No,
certo che no. Perché io ti conosco no? So chi sei e che posso fidarmi
ciecamente di te.” la canzonò lui con asprezza mista a glacialità.
I
polmoni di Briony sembravano strozzarsi a
causa dei singhiozzi; non sopportava di leggere nel suo sguardo del disprezzo:
“Elijah cerca di metterti nei miei panni.”
Lui
invece scosse la testa, abbassando lo sguardo come se non l’avesse sentita e il
suo animo si fosse racchiuso nella sua corazza per non dover sentire più nulla.
“E
non conta l’onestà?” chiese lui con tono calmo, fissandola in quel momento come
se la stesse perforando. “La sincerità. La fiducia.”
Briony strinse le labbra per schiacciare giù il
singhiozzo che stava per risalire: “Volevo dirtelo ma avevo troppa paura della
tua reazione, di cosa avresti pensato..” cercò una qualunque spiegazione, una
qualsiasi ma non le venne. Forse perché non ce ne erano.
Elijah
la guardò con un’inespressività da turbare tutte le sue certezze. La lasciò
andare con stoica indifferenza, come se lei all'improvviso fosse diventata un
niente:
“Bene...
E’ stata tutta una farsa. E’ perfettamente chiaro adesso.”
Voleva
risultare freddo e impassibile… ma Briony lesse in lui qualcosa di ben più grave e
profondo del dolore. Tanto da non riuscire a sopportarlo.
Lui
cominciò a vagare per la stanza con espressione indecifrabile. Briony lo seguì con lo sguardo, l’anima era sgretolata
completamente.
“Devi
credermi!” gli disse lei cercando di racimolare le forze.
“E
perché mai?” rispose lui con tremenda glacialità nel voltarsi verso di lei. “Io
non ti conosco. E credo di non averti mai conosciuto.” Finì la frase con
severità e finta indifferenza. Briony sembrò
squarciarsi sotto il suo sguardo di disprezzo.
Lui
stette per allontanarsi ma lei lo fermò di nuovo. “Non è così! Io non sono come
tu pensi che sia! Io ti amo!”
La
forza e la sincerità nella sua voce valsero però poco per lui.
Il
vampiro infatti rimase immobile col corpo e scosse severo la testa, pensando
che il presente fosse tutto tremendamente vero mentre ciò che aveva passato una
lurida bugia.
“Che
cosa avevi in mente allora? Amarmi solo con le bugie e le pugnalate alla
schiena? Ingannarmi fino alla fine? Avrei preferito del genuino odio da parte
tua, sarebbe stato perlomeno più sincero e meno abbietto." Elijah parlò in
maniera secca e letale, come lo strappo che avvertì nel suo stesso cuore.
Strinse la mascella per sopportare quel dolore sconosciuto e violento.
Briony sentendo quelle parole si avvicinò a lui senza
tentennamenti, prendendogli il viso tra le mani: “No no, io non ti ho mai
odiato come puoi pensarlo? Quella scoperta mostruosa non ha minimamente
attaccato il sentimento che provo per te, se ti ho mentito l’ho fatto soltanto
per paura di ferirti.” Gli parlò come se avesse il cuore tra le mani che
grondava la sincerità, ma lui sviò lo sguardo e tolse con forza le sue mani dal
viso.
“Basta
così.” mormorò duramente, quasi la sua mente gli stesse ripetendo la
descrizione che Gwendolyn gli aveva
confessato su quei mostri che disprezzavano i vampiri, soprattutto gli
Originari. "Finiscila con questa sceneggiata, Briony
Forbes. Se non vuoi che ce ne pentiamo
entrambi." finì di dire in maniera glaciale in segno di minaccia,
allontanandosi infatti dalla ragazza.
Briony tuttavia strinse i pugni, cercando di non cedere
e lottare contro quel sipario che voleva chiudersi tra di loro
“Io
l’ho scoperto solo la sera del compleanno di Gwendolyn,
prima di allora non ne ero lontanamente consapevole! Come puoi pensare questo
di me dopo tutto quello che ho passato per salvarti da Klaus? Io non avrei mai
voluto nascere così e Dio solo sa quanto odi me stessa quando penso di essere
un mostro, un abominio..” la voce fu rotta improvvisamente dalle lacrime e si fermò
perché i polmoni danneggiati non le permettevano di respirare in modo
sufficiente.
Elijah
aveva avuto davvero intenzione di evitare la sua disperazione e di non
ascoltare le sue giustificazioni, ma quando lei si era autonominata un mostro
lui si voltò verso di lei, come scosso. La sua razionalità gli diceva di non
cedere, di fare ciò che doveva, ma la parte più profonda di lui non poteva
sopportare, suo malgrado, quella parola sulle sue labbra.
Gli
occhi si strinsero nel vedere le lacrime di Briony
inondarle il viso; la bocca si distorse in una smorfia di dolore
come se la sua mente stesse ritornando a lontani ricordi felici che
inquadravano soltanto lei.
Elijah
questa volta sembrò volerla comprendere, darle il beneficio del dubbio, o di
non permetterle di autonominarsi un mostro quando lui ben sapeva cosa significa
esserlo e non voleva questo per lei. Forse era da sciocchi o stupidi, ma lui
allontanò per un attimo la ragione e si avvicinò a lei con meno glacialità.
“Andrà
tutto bene, andrà tutto bene. Sopravvivremo a questo.” le sussurrò lui
prendendole il viso tra le mani, come se le stesse fondendo coraggio e non le
permettesse di cadere nel baratro.
Le
lotte interiori continuavano a divorare anima e corpo di entrambi.
Lei
abbassò poi lo sguardo, ricolmo di tristezza: “No, purtroppo ci sono ben poche
speranze che io riesca a cambiare o a lottare questa parte di me.. c’ho provato
in tutti i modi ma certe volte non riesco e ne ho davvero paura.. e a quanto
dice Ylenia..”
“Ylenia?” domandò lui colto alla sprovvista.
Briony lo guardò, ma lui sembrò aver cambiato faccia:
“Ti sei confidata con altre persone.. hai chiesto aiuto a loro.. ma hai sempre
voluto mentire a me che avevo tutto il diritto di sapere.” constatò lui con
durezza abbassando le mani, come se lei l’avesse ferito duramente
nell’orgoglio.
“Che
cosa pensavi? Che ti avrei odiata? Che ti avrei messo le mani addosso?”
aggiunse lui con l’incredulità schiacciante di poco prima.
Briony traballò non osando rispondere e in qualche modo
capì che era vero. Aveva paura della sua reazione, che lui scegliesse la
famiglia e si mettesse contro di lei.
Aveva
provato a negare il contrario a se stessa ma Elijah aveva un carattere così
difficile e inquietante a volte, che pure Briony se
ne sorprendeva.
Non
c’era cosa peggiore per lei che essere chiamata mostro da lui, dalla persona
che più amava, e che la vedesse come tale.
Ma
ora capì che la cosa più feriva Elijah, che gli faceva strappare il cuore giù
martoriato, non erano le bugie o la delusione, ma era proprio quello. Il fatto
che lei fosse sicura che lui in qualche modo l’avrebbe oltraggiata, lasciata, e
magari uccisa.. per difendere la sua famiglia.
"Certo
che lo pensavi." replicò lui per lei con un mezzo sorriso spaventoso, come
se Briony lo avesse di nuovo ferito nell'onore.
Briony riuscì solo a abbassare lo sguardo, non emettendo
fiato mentre Elijah scosse la testa con un’ondata di dolore e rammarico sul
viso:
“Io..
io non so più cosa dire dopo questo.” sussurrò mestamente, serrando la
mascella. Si stava di nuovo richiudendo nella sua corazza.
Briony allora si lasciò sfuggire un gemito di
sconforto. Anche lei soffriva perché in qualche modo in fondo al cuore sperava
che in quel momento lui la capisse, che la salvasse da quella vita da cui
voleva fuggire. Non c’era da sorprendersi se la sua amarezza non tardò a farsi
vedere:
“Hai
idea di quanto io abbia sofferto? Quanto io disprezzassi me stessa quando ho
scoperto la verità? No, non puoi averla perché non ci sono parole per
descriverlo! Mi sono sentita morire, ho cercato in tutti i modi di fronteggiare
e combattere quella parte di me, a non costringerti a fare una scelta tra me e
la tua famiglia. Non hai idea di quello che ho passato in queste settimane,
della paura perenne che mi tormentava all’idea che io potessi farti del male!”
le parole erano sussurrate e flebili a causa dei pianti e singhiozzi, ma
suonavano come un grido, come se urlasse in preda a dolori atroci.
Elijah
rimase immobile a sentire quelle parole, quasi fossero uno schiaffo d’acido o
un veleno per cui non esisteva cura.
“E
le tue reazioni non mi aiutavano affatto perché non puoi negare che tu
disprezzi chi ti delude, e certe volte avevi degli attacchi d’ira così
spaventosi che mi costringevano a starmi zitta, a chiudermi in me stessa per la
paura che tu mi provocavi, e a mantenere il segreto perché altrimenti saremmo
arrivati a questo punto!” gridò agitando le mani.
Aveva
svuotato tutto.. la collera, il dolore, la paura.. tutto ciò che aveva
represso. Il cuore era lacerato in 1000 pezzi di vetro tagliente, come le
parole che stava rivolgendo al vampiro di fronte a lei.
Parole
che ferivano in profondità lasciando cicatrici a entrambi... e per fargli
capire che lui non era il solo a soffrire in questa storia e che ormai non
aveva più le forze per sopportare tutte quelle cose che le stavano accadendo.
Il
volto di Elijah intanto esprimeva solo un terribile e silenzioso dolore. Sviò
lo sguardo come se non volesse farglielo notare.
“La
conversazione per me finisce qui.”
Briony si riscosse, quasi si fosse appena risvegliata
da un incubo. Vide Elijah lanciarle un’occhiata di sfuggita per poi voltarle le
spalle.
“Dove..
dove vai?” domandò lei interrogativa facendo alcuni passi in avanti.
Lui
si voltò. Aveva il viso così stanco e provato da non apparire umano.
“Credo
che entrambi per oggi ne abbiamo abbastanza.” sussurrò mestamente abbassando lo
sguardo per guardarla in viso.
Briony si sentiva esattamente come lui.. stanca,
addolorata e vulnerabile. Priva di forze, e così lo lasciò andare senza dire
più niente.
Elijah
se ne andò così lentamente come se per lui costasse uno sforzo incredibile
farlo. Eppure lo fece. Se ne andò.
Una lama in quel momento affondò nel cuore di Briony e dolorosamente lo lacerò.
E quel che peggio non c’era un nemico contro il quale prendersela se non se
stessa.
Si
stava immergendo nel suo dolore ma non sapeva come risalirci. E Elijah sembrava
ormai così lontano… irrimediabilmente
lontano.
Perché?
Perché l’aveva lasciata sola? Si domandò con disperazione anche se la sua era
più autocommiserazione.
Cercò
di scavare con le unghie, nella terra e nella roccia, per risalire da quel
pozzo di dolore dove lui l’aveva lasciata a morire.
Briony si aggrappò poi con le mani al tavolo del
salone, serrando le labbra. Poi con violenza improvvisa
sparpagliò con il braccio tutti gli oggetti riposti sopra di esso,
gettandoli così a terra. Il rumore del fracasso non le arrivò neppure alle
orecchie perché l’unica cosa che sentiva era il suono del proprio dolore.
Le
gambe cedettero e si accasciò a terra con gli occhi velati di rabbia. I cocci
dei bicchieri e degli oggetti erano a terra intorno a lei, e simbolicamente
erano in perfetta sintonia con i cocci della sua vita che non sapeva proprio
come rimettere a posto.
Le
uscirono dei singhiozzi dalle labbra e contemporaneamente colpì contro le gambe
del tavolo, dandogli delle testate all’indietro.
Le
mancò il respiro a causa di quell’onda di sofferenza a cui non poteva
sottrarsi.
Alla
fine percepì solo freddo.
E
si sentì persa.
FINE
CAPITOLO
Ok, aspetto le vostre ciabatte in testa.
Diamine certe volte mi sconvolgo da sola per le cose che scrivo XD Perdonate la
mia drammaticità e i miei discorsi fuori luogo, e sono convinta che questo
terribile capitolo sarà una doccia fredda in questa torbida estate XD
A dir la verità volevo finire il capitolo
con Gwendolyn che confessava tutto così da
lasciarvi la suspense… ma poi ho deciso di
essere “buona” e di vuotare il sacco, ecco perché il capitolo è venuto così
lungo XD Perdonatemi!
Perdonate la paura e la debolezza di Briony, e il carattere difficile e inquietante del
nostro Mr Swish ma
ogni storia d’amore ha le sue spine… e la
mia ce ne ha parecchie ahah aiuto, serve un
bravo giardiniere qui XD
Bando alle ciance, mi scuso ancora se
questo capitolo in qualche modo vi ha deluso… e
se non riuscite a mettere insieme tutti i tasselli del puzzle, beh tra qualche
capitolo vi spiegherò tutto… o quasi XD
L’immagine a inizio capitolo l’ho creata
io, spero vi piaccia!
Vi auguro di passare delle belle vacanze
cari!
Bacioni.