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Autore: Vanderbilt    05/08/2012    8 recensioni
Pensa alla carriera e mai all'amore, lei è Isabella Swan, venticinquenne con una carriera promettente nel mondo di Hollywood. Il suo sogno è sempre stato quello di seguire le orme del padre, il suo mentore, e ora che ne ha la possibilità non vuole che nulla intralci il suo cammino.
Ma i progetti possono sempre cambiare o fallire, oppure offrire sorprese inaspettate. Quale tra queste opzioni sarà la strada di Bella? Tutte e tre? Forse...
Edward è un uomo dalle mille risorse, farà di tutto per ottenere ciò che vuole. Lotterà per l'impossibile che si trasformerà in possibile.
Nella vita per cosa vale la pena vivere? Isabella scoprirà la risposta.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Aria di cambiamenti

Circa 200 anni fa Benjamin Franklin spiegò al mondo il segreto del suo successo: non fare mai domani quello che puoi fare oggi. È l'uomo che ha scoperto l'elettricità, molti di noi dovrebbero ascoltare quello che ha detto. Non so perché noi procrastiniamo le cose, ma se dovessi indovinarlo direi che ha molto a che fare con la paura. Paura del fallimento, paura del dolore, paura del rifiuto. Talvolta la paura è solo quella di prendere una decisione perché... se ti fossi sbagliato? Se stessi facendo uno sbaglio irrimediabile? Di qualunque cosa si abbia paura, di sicuro c'è una verità: nel momento in cui il dolore di non fare una cosa diventa più forte della paura di farla, ci si sente come se si avesse un tumore gigantesco.

Grey's Anatomy

 

 

Da sei anni vivevo a Los Angeles; ero nato a San Diego, dove tutt'ora risiedeva la mia famiglia, ma per inseguire il mio sogno ero stato costretto a trasferirmi nella città degli angeli.

Nella mia città natìa avevo lasciato tutto, amici, parenti, i miei genitori, eppure non me n'ero mai pentito visto che fin da subito mi ero ambientato molto bene nella nuova città e la mia carriera iniziò a crescere lentamente. Dai piccoli ruoli ero passato a protagonista di un film indipendente, fino al grande ruolo nel film di Isabella Swan. Chi avrebbe mai detto che un giorno avrei lavorato con la figlia di uno dei registi più stimati al mondo? Eppure c'ero riuscito, con pazienza e dedizione avevo fatto la mia gavetta fino al meritato e tanto sospirato ruolo che aveva cambiato la mia vita. E l'aveva cambiata in tutti i sensi. Isabella era uno di questi straordinari eventi rivoluzionari. Anche se in merito c'era molto da discutere.

Aspettavo Isabella da circa dieci minuti, come al solito era in ritardo. Non volevo di certo arrivare tardi alla cena di sua nonna, così avevo anticipato ed ero passato a prenderla mezzora prima, avvisandola ovviamente, perché avevo intuito che come al solito non sarebbe stata pronta per l'orario stabilito. Ah, donne! Ricordo ancora mia madre, Esme, quando ancora vivevo in casa, assistivo a teatrini tra lei e mio padre, Carlisle, dove ovviamente lei lo rimbeccava di aver bisogno di almeno tre quarti d'ora per prepararsi a dovere, altrimenti lo minacciava affermando che poteva benissimo uscire da solo.

A noi uomini serviva meno tempo per prepararci. Certo, non tutti.

«Principessa, muoviti!», urlai per farmi sentire. Ero nel salone di casa sua, mentre lei era al piano di sopra a finire di prepararsi.

«Cinque minuti e sono pronta!».

«E' quello che continui a ripetere da ben dieci minuti!», le risposi divertito.

«Uffa, come sei precisino!».

«Non commento neanche. Mi pare che sul set Miss Perfezione abbia un altro nome, di certo non Cullen».

«Ma alla fine il mio metodo dà i suoi frutti», disse facendo la sua entrata in scena.

Rimasi incantato dalla sua bellezza; i capelli ricadevano sulla schiena in morbidi boccoli, un leggero trucco faceva risaltare i suoi occhi e le sue labbra a cuore, infine il vestito risaltava ogni sua più piccola forma. Il bianco candido dell'abito era in contrasto con i suoi capelli neri, colore ripreso solo da alcune rifiniture dell'abito. Ai piedi portava un paio di décolletté nere con un tacco micidiale. Ma come facevano le donne a mettere quelle trappole mortali?! Non riuscivo a capire come facessero a restare in equilibrio.

«Sei... Una principessa», mi complimentai avvicinandomi a lei di qualche centimetro.

Mi fece un sorriso di ringraziamento e ci avviammo verso la porta d'ingresso. Appena mi superò per prendere la borsetta, visi la sua schiena scoperta dal vestito e rimasi a fissarla inerme.

«Quest'abito mi piace sempre di più», sussurrai con occhi scintillanti. Inoltre era così corto... Ero pur sempre un uomo e la mia immaginazione mi giocava brutti tiri.

«Piace molto anche a me», disse ridendo.

«Dì la verità, lo hai fatto apposta», la stuzzicai. Nel frattempo le aprii la porta e le diedi la precedenza come il perfetto gentiluomo qual ero.

«Forse», ammiccò mentre chiudeva la porta.

«Stai giocando con il fuoco», la avvertii.

«Forse mi piace bruciarmi».

«E questo ottimismo e intraprendenza da dove arriva?», le dissi sorpreso. Quella serata era iniziata nel migliore dei modi.

«Sto cercando di distrarmi», rispose imbronciata.

«Non mi dire che è ancora per la storia di tua nonna», sbuffai e aprii la portiera dell'auto facendola entrare.

«Tu non la conosci», mi avvertì una volta entrato in macchina.

La guardai e per un breve attimo fissai le sue gambe scoperte; erano uno dei miei punti deboli. Dio, dammi la forza di resistere per l'intera cena, pregai in silenzio. Distolsi subito lo sguardo dal suo corpo e feci finta di non essere stato attirato dal suo corpo così sensuale.

«Vedrai che le piacerò», cercai di rassicurarla, ma non funzionò visto il suo gemito sofferente.

«E' proprio questo il peggio che potrebbe capitare, lei ci dichiarerà fidanzati prima ancora di finire la cena», borbottò.

«In tal caso mi schiererò dalla parte di Marie Swan, significherebbe che perlomeno abbiamo una vera e propria relazione».

«Non ti ci mettere anche tu, lasciami almeno l'incubo di mia nonna e basta».

Non le risposi subito, seguii la sue indicazioni fino ad arrivare alla villa dove viveva la Signora Swan. «A fine serata finiremo questo discorso una volta per tutte». Infatti intendevo mettere molti punti ad alcune questioni tra noi irrisolte.

Scesi dall'auto e corsi verso Bella facendo scendere anche lei. Appena richiusi la portiera una voce ferma e decisa mi fece voltare di scatto verso l'ingresso della casa.

«Un giovanotto che apre ancora una portiera!», disse un'anziana signora sugli scalini del portico. «Allora la cavalleria non è morta del tutto. C'è ancora speranza in questo mondo!».

«Nonna, non spaventare gli invitati», la reguardì la nipote.

«Figuriamoci, sono sicura che il ragazzo ha apprezzato la battuta!», le rispose Mrs Swan. Ah, era una battuta? Aveva il sapore di una dolce frecciatina.

Mi deci avanti e mi presentai: «Salve Mrs Swan, la ringrazio dell'invito. Sono Edward Cullen, il...».

«... il fidanzato di mia nipote. Sei il benvenuto, caro! Da tempo Isabella non faceva conoscere più nessun ragazzo alla sua nonna preferita. E ti prego, chiamami Marie, ormai sei di famiglia», finì.

«Nonna, non è il mio fidanzato!», esclamò Bella imbarazzata.

«Sì, cara: ragazzo, fidanzato, come vuoi tu!», ribattè la nonna. Dio, mi stavo divertendo così tanto, la serata migliorava sempre di più!

«Ma...», iniziò la mia principessa, ma Marie non voleva sentire le sue scuse e si girò verso di me perché la accompagnassi all'interno della sua maestosa casa. Le offrii il braccio destro e con la mano sinistra mi trascinai dietro una Bella allibita.

Mentre entravamo, Marie mi intrattenne con il racconto del suo defunto marito; ogni tanto lanciavo occhiate a Bella e notai la sua postura arrabbiata e offesa. Nel frattempo io restavo zitto, sorridevo e annuivo alle parole di Marie. Avevo notato subito che era una donna molto forte e dura, ma anche di una grande umanità e sensibilità; mentre parlava del marito i suoi occhi erano accessi e amorevoli, benché carichi di sofferenza per la morte della sua anima gemella.

Continuò a parlare finché non arrivammo in un grande salone in stile classico, arredato su colori scuri con intarsiati di legno e divani rosso sangue e oro. Cristo, mi metteva un po' i brividi quella stanza.

Alcuni invitati erano seduti, altri in piedi, ma comunque erano ancora pochi, sei o sette circa. Tutti si voltarono all'ingresso della padrona di casa a braccetto con me e affiancata dalla nipote. I loro sguardi erano avidi e curiosi, e Marie non li fece attendere poi tanto per fare le dovute presentazioni in stile "Nonna che vuole la nipote sposata". Bella aveva ragione.

«Amici, vi presento Edward Cullen, fidanzato di mia nipote Isabella Marie e mio futuro - spero presto - nipote». Gli amici di Marie subito si fecero avanti per le congratulazioni, strinsero Bella in calorosi abbracci, mente lei stava impalata a incenerire sua nonna con lo sguardo. Quando si decise a guardarmi le sorrisi rassicurante, non me l'ero di certo presa per una simile presentazione, anzi ne ero piuttosto divertito, in particolare nel constatare che Marie sapeva benissimo quello che stava facendo visto che in quel momento cercava di non incrociare la nipote infuriata.

Dopo Bella spettarono a me le congratulazioni con ovviamente nuove conoscenze. Nel frattempo non staccavo gli occhi dalla figura di Bella, la quale stava cercando di riparare ai danni della nonna. Mi avvicinai a lei per sentire meglio le sue conversazioni e fu uno dei migliori momenti della serata a casa Swan.

«No, aspetti Signor Johns, le cose non stanno esattamente come ha affermato mia nonna!», stava cercando di dire Bella ad un signore di una certa età, con i capelli folti e ormai del tutto bianchi.

«Oh, cara, non devi preoccuparti! Capisco come funziona tra voi giovani al giorno d'oggi. Non vi sposerete di certo a breve, lo so», la rassicurò il Signor Johns peggiorando l'umore nero di Isabella.

«No! Lei non ha...», cercò di correggerlo, ma fu interrotta da...

«Isabella, che ne dici di prenderci un drink? Salve Signor Johns, Edward Cullen piacere».

... me.

«Piacere mio, ragazzo. Ora se volete scusarmi», ci disse gentilmente prima di dirigersi verso un gruppetto di signori che parlottavano.

Bella si voltò verso di me furente puntandomi un dito contro il petto: «Dovevi lasciarmi finire di spiegare la realtà dei fatti!».

«Non ti avrebbe creduto dopo le parole di tua nonna».

«Come fai ad essere così calmo?», mi accusò.

«E tu perché sei furente? Non è successo nulla, principessa, rilassati».

«Perché ti ha messo in una brutta posizione e detesto che si comporti così. Non volevo ti creasse problemi», sussurrò con la testa chinata.

Le alzai il mento per incrociare i suoi occhi neri e le parlai a bassa voce, in modo che nessuno ci sentisse: «Quindi non sei infastidita per come ci stanno definendo qui dentro, ma per come potevo reagire io?». Annuì. «Non sentirti in imbarazzo, non ce n'è motivo. Tua nonna mi diverte molto e poi non mi dispiace essere visto come il tuo fidanzato», finii facendole l'occhiolino. Lei mi sorrise arrossendo leggermente, dopodiché mi trascinò da suo padre, l'unico membro della stanza che ancora non avevo salutato.

Subito dopo Marie richiamò tutti all'ordine per iniziare la cena. Gli ultimi invitati erano arrivati, quindi la serata era iniziata.

Io mi sedetti vicino a Bella che stava alla destra di sua nonna, la capotavola, mentre alla sinistra si trovava Charlie Swan. Avevo un'ottima intesa con quell'uomo, per fortuna.

«Voglio iniziare ringraziando tutti voi per essere venuti anche quest'anno, con l'aggiunta del caro Edward», iniziò Marie. «Come sapete è molto importante per me questa serata. Colin era l'amore della mia vita, anzi è l'amore della mia vita. Il fato se l'è portato via così presto... Sarebbe felice di questa serata, adorava riunirsi con amici e parenti, organizzare galà di beneficienza con me; adorava tutta dalla vita. Anche agli inizi della sua malattia - l'Alzhaimer- nei momenti di lucidità ripeteva quanto fosse stato fortunato nella vita. Non rimpiangeva nulla, la malattia non lo aveva scoraggiato, anzi visse i suoi ultimi momenti con una passione tale da farmi rendere conto di quanto fosse importante ciò che si condivideva con la persona amata, non il tempo. I nostri ultimi due anni furono fantastici; Colin non si fece mancare nessuna esperienza, anche sotto proteste dei medici. Purtroppo dopo quei due anni la situazione peggiorò, i momenti in cui era se stesso erano rari, fino a quando non scomparirono.

«Ogni santo giorno il suo ricordo non mi abbandona. Era un uomo straordinario, fin dal nostro primo incontro me ne diede la prova; ci incontrammo ad una serata simile a questa, a casa della sua famiglia. Lui stava accogliendo le persone all'ingresso e quando arrivai in macchina si precipitò ad aprirmi la portiera, senza aspettare che lo facesse il mio autista. La sua frase subito dopo fu: "non posso certo aspettare per rivedere la tua incredibile bellezza" e mi lusingò con altre parole che non sto qui a raccontarvi. Fatto sta che scoprii molto tempo dopo che quello non era il nostro primo incontro, lui mi aveva già vista ad altre serata organizzate dai rispettivi genitori. Quelli erano altri tempi, il corteggiamento non era certo un modo di dire come ora! Mi innamorai subito della sua allegria, del suo sarcasmo molto pungente. Aveva tanti di quei pregi che una serata non basterebbe per raccontarveli. Ma vi assicuro che aveva anche i suoi difetti, quelli che come potete vedere Charlie e Isabella hanno ereditato, testardaggine compresa». Risi insieme agli altri ospiti alla battuta. Tanto ero perso nel racconto non mi resi conto che Isabella aveva le lacrime agli occhi. Strinsi la sua mano sotto il tavolo e lei ricambiò la stretta posando le nostre mani unite sulla sua coscia. Avvertivo il suo bisogno di qualcuno che le desse forza. Suo nonno doveva significare molto per lei.

«... Per questo vorrei brindare questa sera, a Edward e Isabella!». Cosa mi ero perso?! Come era arrivata a parlare di noi due dopo il racconto di Colin Swan?! «Spero che la vostra unione sia felice come lo è stata la nostra», finì fissando sia me che sua nipote. Incontrai per caso gli occhi di Charlie e vidi chiaramente che si stava trattenendo dal ridere. Aveva notato il mio sguardo spaesato?

«A mia nipote e al suo futuro marito!», urlò Marie alzando al cielo il bicchiere colmo di un liquido sul rosa, probabilmente un cocktail. Tutti alzarono i calici e ci fecero nuovamente le congratulazioni. Bella non osò alzare il calice, si scolò dirrettamente il contenuto facendomi ridere.

«Grazie, nonna», disse Bella fra i denti. La nonna sorrise angelica riprendendo in mano la questione; voleva davvero far esplodere sua nipote entro la fine della serata?

«Spero che mi lascerai carta bianca per organizzare il matrimonio», riprese Marie.

«Nel caso avvenga le assicuro che sarà informata di ogni questione», dissi per togliere Bella dall'impiccio di risponderle.

«Andrete presto a vivere insieme?».

«Nonna, ti prego!», intervenne la mia principessa esasperata dal questionario di sua nonna.

«Andiamo Marie, non rovinare questo momento. Il tuo fidanzato mi pare ben propenso a rispondere, dico bene Edward?», la sua era una domanda retorica, non aspettava certo una mia risposta, tanto meno se negativa.

«Lo stai mettendo in imbarazzo».

«Nessuno sta prestando attenzione a noi, tutti conversano per i fatti loro, non farti venire l'ansia mia cara».

«Non fare come il tuo solito! Ogni persona che porto la stressi così tanto che quando esce di qua scappa a gambe levata da me!».

«Perché non erano quelli giusti! E non mettere strane idee in testa a Edward, qui ne sono venuti solo due e ora posso dirtelo chiaramente: quei mascalzoni non erano giusti per te, miravano a tutt'altro, te lo assicuro, tesoro».

«Certo, in due ore te n'eri sicuramente accorta», ribattè Bella sarcastica.

A quel punto intervenni io per calmare gli animi accesi, ma non ero stato molto d'aiuto: «Bella è fantastica, sono certo che quei ragazzi non erano alla sua altezza, altrimenti non si sarebbero fatti intimidire da lei».

«Ben detto, ragazzo! Marie dovresti ascoltare questo ragazzo, lui ha capito tutto». Avevo notato l'inclinazione della nonna a chiamare sua nipote Marie e Bella ne sembrava molto irritata.

«Allora, Edward, andrete a vivere insieme fino al matrimonio?».

«Ora le cose sono un po' tese, sa tra il film e le prossime trasferte non ci sarà molto tempo per pensare a questo», cercai di tergiversare per non dare una risposta diretta alla signora. Dopotutto io e Bella non stavamo neanche insieme, quindi cosa avrei dovuto dire?

«Ma certo, il lavoro è importante, ma dovete sempre tenere in conto che il vostro amore è più importante di qualsiasi altra cosa. Nulla riparerà il vostro rapporto se prima metterete sempre il lavoro».

«Sono d'accordo con le, Marie».

«Nonna, non iniziare nuovamente questo discorso», la pregò Isabella. La guardai interrogativo e lei alzò gli occhi al cielo.

«Marie, non so come devo fare con te. Non voglio certo ripeterti sempre le stesse cose, ma sai che tua nonna ha una certa età e vorrei solo vederti felice con qualcuno, sposata e con dei figli possibilmente, prima di morire. E' chiedere tanto dalla tua nonna preferita?», cercò di fare la parte della vittima, la nonna anziana che voleva vedere espresso il suo ultimo desiderio.

«O nonna, lo so, non fare così. Hai ancora così tanti anni davanti a te che certamente vedrai realizzare questo tuo desiderio», rispose con voce rotta Isabella prendendo la mano a Marie.

Mi sarei aspettato di tutto, tranne vedere Bella cascare come una pera cotta di fronte ai tentativi di compassione di sua nonna. A quanto pareva sua nonna contava molto più di quanto mi sarei aspettato. Ma dopotutto come dovevo aspettarmi? Isabella era stata cresciuta in parte da Marie dopo la morte di sua madre. Era normale che fossero così legate.

«E così anche tu hai il cuore tenero», sussurrai nell'orecchio di Bella.

Lei nascose un sorriso e mi rispose: «Con chi se lo meritano so essere molto dolce».

«Vedrò di meritarmelo», le dissi a mia volta.

Durante la cena Marie più volte cercò di sapere qualcosa sulla nuova relazione di sua nipote. Mi divertivo molto a vedere Bella in difficoltà, lei che era sempre così controllata, con la battuta sempre pronta, diventata inerme davanti a sua nonna. Quella sera avevo scoperto nuovi lati della mia Principessa. Teneva molto alla sua famiglia, trattava il suo cane come se fosse suo figlio e inoltre non riusciva a ferire sua nonna facendo cadere tutte le speranze di quest'ultima. Era una ragazza così dolce e sensibile dietro quella corazza che mostrava agli altri.

La cena era finita da un pezzo e tutti stavamo conversando del più e del meno. «Vado un attimo in cucina a dar da mangiare a Muffin, torno subito», mi disse Isabella allontanandosi. Colsi al volo l'opportunità per passare qualche attimo da solo e rilassarmi sul terrazzo che si affacciava sul giardino della villa. Fuori trovai anche Charlie che osservava l'orizzonte con un bicchiere di cognac in mano. Mi sedetti di fianco a lui sul divanetto di vimini senza dire una parola.

«E così tu e mia figlia vi sposerete presto», affermò dopo qualche istante. Lo guardai pensando stesse scherzando, ma la sua espressione era così seria che non dubitai delle sue parole.

«No, Charlie, non è come crede. Cioè non che non mi riterrei onorato ad avere come moglie una donna meravigliosa come Bella, ma è ancora presto. E poi non è che stiamo esattamente insieme, anche se lo vorrei».

Appena terminai il mio sproliquio Charlie scoppiò a ridere senza ritegno e capii che mi aveva preso in giro. Ne rimasi sconcertato.

«Meno male che l'attore sei tu, eh», mi stuzzicò il regista. Mio dio, veramente, non ero nemmeno riuscito a riconoscere una balla dalla realtà.

«Quando si tratta di Isabella tendo a perdere il lume della ragione». Ed era vero, al nome della mia principessa iniziavo a non ragionare con razionalità, lei riusciva a farmi uscire di testa.

«Come ti capisco, Edward, anche se io per ragioni diverse tendo sempre ad essere irrazionale quando si tratta di mia figlia. Desidero il meglio per lei, in tutto, e so che questa è la solita frase da genitore».

Non risposi, non sapendo cosa dire a questo proposito, ma ci pensò lui a riprendere in mano la conversazione.

«Isabella è una persona speciale, è piena di vita, appassionata del suo lavoro, ma so riconoscere in mia figlia l'infelicità. Lei non me ne ha mai parlato, ma sapevo che la sua posizione sociale le ha sbarrato molte strade invece di aprirle le porte del mondo. Ha imparato presto che la vita è piena di ostacoli, di persone che vogliono il tuo male; esistono coloro di cui ti puoi fidare e coloro che devi tenere alla larga. Molti hanno sempre cercato di approfittare di lei e del suo cognome per farsi strada nel mondo, oppure le persone che riteneva amici l'hanno tenuta legata a loro solo per le apparenze, avere un'amica importante viene comodo a tutto a Los Angeles.

«Questo discorso ti sembrerà senza senso e non so nemmeno io perché ti ho raccontato tutto questo e non sono arrivato subito al dunque. Volevo dirti che so che non sei quel tipo di ragazzo, te lo si legge negli occhi e si vede da come ti comporti con Bella, nonostante le resistenze e i rifiuti di mia figlia», lo guardai con occhi sbarrati e lui fece una breve risata. «Non credere che non sappia com'è fatta, mia figlia è un libro aperto per me. Comunque volevo dirti che lei è la cosa più importante che ho da sempre, da molti anni siamo solo io e lei. Se le farai del male, se mi sbaglio su di te in questo momento e i tuoi scopi sono altri, sappi che pregherò affinché la tua vita sia un inferno». La sua ultima frase non mi preoccupò neanche un po'. Non ero come quelle persone orribili che si erano presi gioco di lei, non l'avrei mai usata per arrivare in vetta alle classifiche di Forbes come il nuovo attore hollywoodiano che si erano fatto ingaggiare grazie alla fidanzata. Lei era molto più di questo per me.

«Sono d'accordo con te, ma vedrai che non ce ne sarà bisogno», gli risposi stringendogli la mano come se il nostro fosse stato un accordo.

«Lieto di sentirtelo dire, ragazzo».

«Ehi», ci interruppe una voce molto conosciuta anche nei miei sogni. «Che ci fate qua fuori?», ci domandò Isabella.

«Ammiravamo la bellissima vista», rispose suo padre. «Me ne torno dentro prima che mia madre noti la nostra sparizione, voi fate pure con calma, sarà entusiasta di sapervi qui fuori insieme», ci suggerì ridendo. Quella sera era particolarmente allegro, anche se non lo conoscevo certo così bene da poter espimere un giudizio in merito.

Bella prese il posto del padre e appoggiò Muffin sulle sue gambe. Fortunato, pensai invidioso anche del cane. Ero messo male. E la serata era ancora lunga.

«Ti stai annoiando, vero?», mi chiese Bella con un espressione colpevole.

«Assolutamente no, è stata una serata divertente e rivelatrice sotto molti aspetti», le rivelai passandole un braccio intorno alle spalle. Pensavo mi respingesse, invece si fece abbracciare stringendosi a me.

«Mia nonna è... Esiste una parola per definirla?», disse sconsolata.

«E' una donna magnifica, dico davvero».

«Non ti ha messo in difficoltà con le sue domande inopportune?».

«No, a dire la verità era più te che temevo».

«Me?», chiese incredula. Annuii sorridente e raccolsi una ciocca di capelli che le copriva il viso. Mi guardò con i suoi grandi occhi neri e colsi al volo l'opportunità di premere sull'argomento spinoso.

«Avevo il terrore di dire qualcosa che ti avrebbe infastidita. Conti così tanto per me, principessa, non ne hai neanche idea», le rivelai cogliendo nel suo sguardo un mix di emozioni: emozionata, indecisa...

«Lo so», disse convinta.

«Davvero?», chiesi sorpreso.

«Sì, per questo vorrei dirti qualcosa anch'io».



 

Buonasera a tutti!!! Come procedono le vacanze? Molte di voi saranno già in ferie, immagino! Comunque passiamo al capitolo!! Questa volta non vi ho fatto attendere molto, ma ecco che vi devo dare una brutta notizia ç.ç Ho deciso di interrompere le pubblicazioni fino a settembre, ma sappiate che continuerò a scrivere, così a settembre avrò un po' di capitolo pronti ;)

So di essere perfida, vi ho interrotto in un brutto momento, ma sono decisa a sospenderla perché ho notato quante persone siano in ferie (fortunate *-*), quindi mi dispiace anche far accumulare a loro vari capitoli. Inoltre questo capitolo è diviso in due (sì, so che si nota da solo xD), la continuazione la troverete nel prossimo, dove continuerà anche la citazione.

Che ne pensate di Nonna Marie? Io la trovo simpatica, un po' invadente forse xD E il nostro Edward come si è comportato? Charlie lo ha minacciato, da buon padre ù.ù Avete scorto qualcosa in più in Bella in questo capitolo? Cosa pensate vorrà dire a Edward?

Spero di ritrovarvi tutte a settembre *-* Come al solito grazie infinite per le recensioni allo scorso capitolo, siete fantastiche *-*

Il mio contatto Fb per chi fosse interessato: Jess Vanderbilt.

Altre mie storie nella sezione Twilight (per chi fosse interessato... nessuno, okay xD):
 


Problemi di coppia (os)

Resta anche domani (os)

Maledetto ascensore (os con due extra)

Scusa se ho aspettato la pioggia (ff ancora in corso)

A presto!

Jess

 

   
 
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