Eccomi!!
Ho cercato di postare il più veloce possibile, ho passato un
fine
settimana un po' faticoso xD
Speriamo
che questo capitolo sia di vostro gradimento!^^
Grazie
comunque a
tutti quelli che continuano a seguire la storia e sopratutto a chi
recensisce.
Non dimenticate di lasciare un commento, insomma vedo che comunque alcuni la leggono, non mi pare di aver fatto un lavoro così pessimo...Vorrei sapere un vostro parere.
Sono una che si deprime facilmente gente .-.
Non dimenticate di lasciare un commento, insomma vedo che comunque alcuni la leggono, non mi pare di aver fatto un lavoro così pessimo...Vorrei sapere un vostro parere.
Sono una che si deprime facilmente gente .-.
13
Dicembre 2008
"Rabbia repressa"
"Rabbia repressa"
“Pronto?”
“Ciao
Roxas! Volevo dirti che….Che mi manchi tanto tanto tanto,
anzi
no…Tanto Così!”
“Axel…”
“Sì?”
“Ti
rendi conto che stiamo parlando al telefono e non posso vederti,
vero?”
“Ah….M_Ma
certo! Mi credi scemo, per caso?!”
Roxas
sospirò, scuotendo debolmente il capo, ormai si era
rassegnato.
Era
stato difficile prendere la decisione di trasferirsi a Londra con la
sua famiglia, Hayner e gli altri non l’avevano presa molto
bene, ma
nonostante la lontananza mantenevano ancora i contatti e spesso Roxas
scendeva a Traverse Town dai nonni materni oppure a casa di Hayner o
Pence.
Anche Axel non sembrava da meno, dopo una serie di imprecazione, seguite da puri sguardi d’odio verso la madre di Roxas, accettò la partenza dell’amico (anche perché non aveva scelta, diciamolo),
Anche Axel non sembrava da meno, dopo una serie di imprecazione, seguite da puri sguardi d’odio verso la madre di Roxas, accettò la partenza dell’amico (anche perché non aveva scelta, diciamolo),
Nei
primi tempi la situazione sembrava normale, finchè non sono
arrivate
le numerose
telefonate.
Forse
aveva preso Roxas per il suo consulente o magari non sapeva a chi
rompere costantemente le scatole al telefono, ma ogni volta, ogni
singolo
minuto in cui il biondino pensava anche solo di potersi rilassare,
ecco sopraggiungere una telefonata, ormai era talmente abituato alle
sue chiamate che non leggeva nemmeno il nome sul display, sapeva che
si trattava di lui.
E
chi altro poteva telefonargli a mezzanotte, ubriaco marcio, se
non…
“Axel…Hai
bevuto, non è vero?”
Sentì
mugugnare il rosso diverse parole indecifrabili, seguiti da una
sonora risata “Ehm…Diciamo
che sono solo un po’ brillo”
A
Roxas scappò quasi un sorriso, avrebbe addirittura riso, se
non
fosse stato così tardi e aveva il letto che lo chiamava da
mezz’ora.
“Non
so dove tu sia, ma so dove dovrei essere io,
nel letto a dormir…”
Improvvisamente
venne interrotto da un rumore disgustoso provenire accanto alla
chiamata “Ma
che
schifo. Axel! Dimmi che non sei stato tu a ruttare in quel
modo!”
“Certo che no”
“Certo che no”
“...Demyx?”
“Neanche”
Ridacchiò “E’ un
new entry nel gruppo, Xaldin, i suoi sì che sono micidiali e
si sta
contendendo il titolo per il rutto estremo della serata”
“Che
schifo” Ripetè
disgustato il biondo, sentendo un altro di quel dolci
rumori.
“Questo
era Demyx!” Esultò
il più grande.
“Mi fa piacere” Mugugnò Roxas, mentre passeggiava attorno al tavolo della cucina “Axel, è mezzanotte, ho sonno e domani mattina ho scuola, se mi addormento in classe vorrei avere una scusa migliore di: Non ho dormito perché ho dovuto ascoltare gli amici del mio migliore amico fare la gara di rutti per telefono”
Axel soffocò una risata, seguito a ruota da Roxas che però lo interruppe “Non stavo scherzando, devo davvero andare a dormire”
“Mi fa piacere” Mugugnò Roxas, mentre passeggiava attorno al tavolo della cucina “Axel, è mezzanotte, ho sonno e domani mattina ho scuola, se mi addormento in classe vorrei avere una scusa migliore di: Non ho dormito perché ho dovuto ascoltare gli amici del mio migliore amico fare la gara di rutti per telefono”
Axel soffocò una risata, seguito a ruota da Roxas che però lo interruppe “Non stavo scherzando, devo davvero andare a dormire”
“Lo
vedi? E poi gli altri mi chiedono come faccio ad essere tuo amico, tu
sei così…Divertente e schietto, simpatico,
intelligente…”
“Ciao
Axel”
E chiuse la
chiamata, lasciandosi scappare una piccola risata, probabilmente il
rosso non se n’era neanche reso conto, perché
continuò ad
elencare le qualità dell’amico per un buon lasso
di tempo.
Prima
che potesse dirigersi in camera, Roxas decise di fare un piccolo
spuntino di mezzanotte, la fame cominciava a farsi sentire e dato che
era già in piedi, perché non approfittarne?
Ma
la pace finì non appena lo raggiunse il fratello che lo
bloccò,
vedendolo agguantarsi su una scatola di biscotti al cioccolato
«Feeeeermati!
»
Roxas
si bloccò immediatamente, rimanendo in piedi con una sola
gamba, con
la mano destra teneva la confezione di biscotti «Mmh?
»
«Metti
immediatamente giù quei biscotti, e non ti verrà
fatto nulla di
male!»
Disse Sora, puntandogli il dito contro.
«Chi
tardi arriva male alloggia»
Sbottò
il fratello, portandosi in bocca uno di quei dolcetti, sotto lo
sguardo perplesso del castano.
«Rox!
Quelli sono per la mia
colazione! Sai che giorno è domani? EH?!
»
«Mmh…il
12 Dicembre? »
«No! Il 13! Ricorda che è mezzanotte »
«No! Il 13! Ricorda che è mezzanotte »
Il
biondo si voltò verso di lui, stupito sul fatto che per una
volta
lui avesse ragione.
Wow
era da segnalarlo sul calendario.
«E
sai questo cosa significa? EH? LO SAI?!
»
Quasi gli urlò nelle
orecchie talmente aveva alzato la voce.
«Attento,
in Nuova Zelanda non hanno sentito bene!
»
«Cosa centra adesso la Nuova Zelanda? »
«Cosa centra adesso la Nuova Zelanda? »
Roxas
si portò una mano al capo, mugugnando un «Perché
a me?»
Ma
Sora sembrò non ascoltarlo più di tanto, difatti
iniziò a
riprendere il discorso di poco fa, con enorme entusiasmo per giunta
«Devo
mantenermi in forze domani se voglio battere quello sbruffone di Riku
nella Gara di Corsa!
»
Roxas inarcò un sopracciglio, osservando con stupore il fratello.
«Ancora in conflitto con quel tipo? Pensavo andaste d’accordo» Cercò di sviare il discorso, e come sempre, questa tattica con Sora funzionava alla perfezione.
Roxas inarcò un sopracciglio, osservando con stupore il fratello.
«Ancora in conflitto con quel tipo? Pensavo andaste d’accordo» Cercò di sviare il discorso, e come sempre, questa tattica con Sora funzionava alla perfezione.
Lui
si mise con le braccia incrociate, borbottando un
“Sì”,
mischiato con un “No”.
Diciamo un “Ni”, oppure un “So”, dipende dalle preferenze.
Diciamo un “Ni”, oppure un “So”, dipende dalle preferenze.
«Vai
a vivere a Londra? Allora conoscerai di sicuro Riku! Perché
non vai
nella sua stessa scuola, sono sicura che diventerete ottimi amici!
Grr…Ma perché ho dato retta a Kairi?! Lei e le
sue idee
strampalate!?
»
Piagnucolò, gettandosi in ginocchio, con le mani sui capelli.
Era davvero disperato se faceva tutte queste scene per un compagno di classe.
Era davvero disperato se faceva tutte queste scene per un compagno di classe.
«Le
persone fanno cose pazze, quando sono innamorate»
Disse Roxas con un leggero sospiro, intanto aprì il
frigorifero,
afferrando una bottiglia di succo di frutta. Al suono di quelle
parole Sora guardòl storto il fratello, chiudendo gli occhi
a due
fessure «Un
momento… Guardi ancora i cartoni animati?
»
«C_Che
cosa? Ma no…E’ solo che.. »
«Lo
so’, perché Kairi mi ha costretto a vedere quel
cartone una sacco
di volte, lo conosco a memoria! Com’è che si
chiama…Mmh…Centrava
con i romani…Ehm…Ulisse? »
Roxas
sbatté le palpebre, guardando scioccato il fratello.
Ottima memoria, davvero.
Ma come si fa ad essere così deficienti? E nonostante tutto ha la sufficienza in storia.
Ottima memoria, davvero.
Ma come si fa ad essere così deficienti? E nonostante tutto ha la sufficienza in storia.
«Hercules…Hercules!
E poi erano greci, cosa centrano i romani!
»
Borbottò il biondo,
dandogli le spalle.
A Sora scappò una risatina «Allora è vero! Guardi ancora i cartoni animati! E poi dici a me che sono un bambino! »
A Sora scappò una risatina «Allora è vero! Guardi ancora i cartoni animati! E poi dici a me che sono un bambino! »
«Non
centra assolutamente niente!
»
Sbottò il ragazzo, arrossendo leggermente in volto.
Sì,
guardava ancora i cartoni animati.
Sì,
ha guardato Hercules giusto la settimana scorsa.
Sì,
è un fan della Walt Disney, problemi?
Tuttavia
cercò di sviare un’altra volta il discorso,
sperando che il
fratello la smettesse di ridere come un cretino alle sue spalle
«Comunque,
come faceva Kairi a conoscere questo Riku?
»
«Da
quel che ho capito ha vissuto dai suoi nonni a Traverse Town fino in
prima elementare, poi si è trasferito con la famiglia qui a
Londra.
Pensa che Kairi mi ha detto che eravamo addirittura amici
all’asilo!
Io non me lo ricordo nemmeno!
»
Si alzò da terra, incrociando le braccia con aria seccata «
E poi è antipatico, è presuntuoso, viziato, si
crede un dio sceso
in terra! »
Le persone si fanno da specchio, caro Sora. Pensò il fratello, alzando gli occhi al cielo.
Le persone si fanno da specchio, caro Sora. Pensò il fratello, alzando gli occhi al cielo.
E
no, questa non era una frase presa da un classico Disney.
Roxas
stava per sistemare il succo nel frigorifero, quando il fratello gli
si avvicinò, dandogli delle leggeri pacche sulla spalla «Allora,
dimmi un po’…Chi ti ha telefonato a
quest’ora? Qualche ragazza?
E poi mi dici che non fai conquiste!
»
Roxas roteò gli occhi, forse stanco delle continue pressioni del fratello «A meno che Axel non si sia fatto donna»
Roxas roteò gli occhi, forse stanco delle continue pressioni del fratello «A meno che Axel non si sia fatto donna»
«Di
nuovo Axel? Che voleva?
»
Il
biondo si strinse le spalle «Solo
parlare un po’, ma era ubriaco e c’era di mezzo una
gara di rutti
così…»
Notò
che il fratello lo guardò confuso, così Roxas
decise che era meglio
finirla qui con la chiacchierata ed andare a dormire, ma prima che
potessero allontanarsi dalla cucina, afferrò di sorpresa la
confezione di biscotti, sfuggendo dalle grinfie del
fratello.
«Roxas!! Ridammeli subito! »
«Roxas!! Ridammeli subito! »
«Non
sei poi così veloce Sora, Riku non avrà problemi
a batterti domani!
»
I due iniziarono a rincorrersi come bambini al parco, ridendo e prendendosi in giro.
In quel momento Roxas pensò che forse non era così male avere quel tonto di Sora come fratellino.
I due iniziarono a rincorrersi come bambini al parco, ridendo e prendendosi in giro.
In quel momento Roxas pensò che forse non era così male avere quel tonto di Sora come fratellino.
**********************
Erano
quasi le sei di sera, Axel addirittura bevve più del dovuto,
tanto
da doversi sorreggere al bancone per non scivolare a terra, altri
membri della compagnia erano ridotti forse peggio di lui.
«Bhè, ragazzi…Io me ne vado! Domani i miei partono e volevano vedermi per “parlarmi”. Tzè…»
«Bhè, ragazzi…Io me ne vado! Domani i miei partono e volevano vedermi per “parlarmi”. Tzè…»
«Amico,
non ti reggi nemmeno in piedi, finirai con la faccia spiaccicata su
qualche parabrezza di un auto
»
Scherzò Demyx «Ti
accompagno io»
Axel
soffocò una sonora risata, facendogli cenno di non muoversi «Sì,
sicuro. Con te mi perdo appena svoltiamo l’angolo»
«Non
è vero! Ho un ottimo settimo senso!!
»
«Difatti si dice, sesto senso. Idiota» Lo corresse Xaldin, ridendo assieme agli altri compagni, indi si voltò verso il più silenzioso del gruppo «Perché non lo accompagni tu Saix? Puoi dargli uno strappo in macchina, così non lo avremo nella coscienza se per caso viene investito lungo la strada »
«Difatti si dice, sesto senso. Idiota» Lo corresse Xaldin, ridendo assieme agli altri compagni, indi si voltò verso il più silenzioso del gruppo «Perché non lo accompagni tu Saix? Puoi dargli uno strappo in macchina, così non lo avremo nella coscienza se per caso viene investito lungo la strada »
Il
ragazzo alzò gli occhi, evidentemente seccato dalla proposta
del
metallaro, voltò lo sguardo verso Axel che intanto si
divertiva a
prendere in giro il povero Demyx sul suo pessimo orientamento, si
dovette arrendere all’evidenza, era meglio assicurarsi che
non si
cacciasse in qualche guaio.
Tutti sapevano che quando Axel tendeva a bere un po’ troppo, diventata fin troppo schietto, avrebbe potuto prendersela con qualche tizio di passaggio grosso il doppio di lui, o magari era talmente impegnato a ridere e scherzare per conto suo, da non notare il semaforo verde per le macchine mentre attraversava la strada. Insomma, in queste circostante, era meglio tenerlo d’occhio, soprattutto se si tratta di un amico che conosci da quando avevi dieci anni.
Tutti sapevano che quando Axel tendeva a bere un po’ troppo, diventata fin troppo schietto, avrebbe potuto prendersela con qualche tizio di passaggio grosso il doppio di lui, o magari era talmente impegnato a ridere e scherzare per conto suo, da non notare il semaforo verde per le macchine mentre attraversava la strada. Insomma, in queste circostante, era meglio tenerlo d’occhio, soprattutto se si tratta di un amico che conosci da quando avevi dieci anni.
Si
strinse le spalle e si allontanò con lui dal gruppo. In
macchina non
disse un sola parola, al contrario dell’amico che,
completamente
ubriaco, continuava a ringraziarlo come se lo avesse salvato da quale
morte.
Alla
fine Saix perse la pazienza, si girò seccato verso Axel «D’accordo,
basta con i ringraziamenti, mi stai dando la nausea»
«Ma io…» Ridacchiò.
«Ma io…» Ridacchiò.
«Stai….zitto.
O la prossima volta col cazzo che bevi»
«Don’t
worry. Sto zitto…D’accordo. Sarò muto
come un pesce, o come una
tartaruga….Ma secondo te che verso fanno le tartarughe? No
dico…Hanno mai fatto qualche esperimento per sapere il loro
verso?
Non ho mai sentito una tartaruga parlare, non nel senso, parlare come
un umano, intendo solo parlare come un animale. Sai che in fondo
tutti noi siamo animali? E che…»
A
quel punto Saix frenò di scatto la macchina, facendo
prendere ad
Axel una gran bella testata sul finestrino, sì che si era
allacciato
la cintura, ma quel colpo è stato così improvviso
che l’aveva
preso di sorpresa.
Il
guidatore sorrise leggermente «Forse
ora starai un po’ zitto»
«Sei
cattivo» Piagnuccolò
«Potevo
morire»
«Che peccato…» Mormorò l’altro, rimettendo in moto la macchina.
«Che peccato…» Mormorò l’altro, rimettendo in moto la macchina.
Axel
si portò una mano tra i capelli, controllando che non si
fosse
spettinati per l’impatto «Non
si trattano così gli amici che stanno male»
«In
questo caso eri tu
che mi stavi facendo male!»
Sbottò il ragazzo «Non
ti hanno mai detto che chiacchieri davvero troppo?
»
Il
rosso rise, mettendosi comodo sul sedile e portandosi le mani dietro
alla testa «Roxas
me lo ripete ogni volta»
«Roxas?
Il piccoletto? Non si era trasferito in Inghilterra?
»
«Sì
ma continuiamo a sentirci. Non ci si libera facilmente del
sottoscritto»
Scherzò.
Saix
inarcò un sopracciglio, lanciando un sospiro «Non
capisco come fai ad essergli amico»
In risposta, Axel si voltò verso di lui, guardandolo con un’espressione interrogatoria.
In risposta, Axel si voltò verso di lui, guardandolo con un’espressione interrogatoria.
«E’
strano….Tutto qui»
Passarono
diversi secondi di assoluto silenzio, quando venne improvvisamente
spezzato dalla sonora voce di del fulvo «Aaaaaaaaaaaah!!
Ho capito!!»
Questa
volta fu lui a cogliere di sorpresa l’amico, che fece un
leggero
balzo «
Ma sei cretino?! Tu…»
«Ho
capito Saix, sta tranquillo. Roxy è il mio amichetto
speciale,
ma tu
resterai uno dei miei migliori amici»
«Axel
non credo che adesso…»
«Dai,
diamoci un abbraccio e facciamo pace!
»
«Axel!! Smettila!! Abbracciati da solo! Sto guidando! » Per quasi dieci minuti Saix dovette lottare contro Axel per impedirgli di fiondarsi verso di lui ed abbracciarlo. Odiava questi gesti di affetto, soprattutto quando erano rivolti verso di lui. Axel lo sapeva bene, ma quando non era sobrio difficilmente si tratteneva.
«Axel!! Smettila!! Abbracciati da solo! Sto guidando! » Per quasi dieci minuti Saix dovette lottare contro Axel per impedirgli di fiondarsi verso di lui ed abbracciarlo. Odiava questi gesti di affetto, soprattutto quando erano rivolti verso di lui. Axel lo sapeva bene, ma quando non era sobrio difficilmente si tratteneva.
Per
fortuna che il viaggio non durò molto, Saix
accostò, facendo
scendere il rosso dalla macchina proprio davanti all’enorme
cancello di casa sua.
«Cerca
di tornare intero per domani»
Ironizzò Saix.
«E
tu cerca di guidare meglio la prossima volta. Continuavi ad andare a
zig, zag…Ma chi ti ha dato la patente?
»
In risposta, Saix avrebbe voluto dirgli: «La prossima volta evita di fare il cretino in quel modo, e vedi che arriviamo anche prima del dovuto» ma ormai Axel si era già allontanato verso suo padre, che lo stava aspettando proprio fuori dalla porta di casa. Preferì evitare di sgridare ulteriormente l’amico dai capelli rossi, credo ci avrebbe pensato abbastanza il genitore a giudicare dalla sua espressione in volto.
In risposta, Saix avrebbe voluto dirgli: «La prossima volta evita di fare il cretino in quel modo, e vedi che arriviamo anche prima del dovuto» ma ormai Axel si era già allontanato verso suo padre, che lo stava aspettando proprio fuori dalla porta di casa. Preferì evitare di sgridare ulteriormente l’amico dai capelli rossi, credo ci avrebbe pensato abbastanza il genitore a giudicare dalla sua espressione in volto.
**************************
Non
facendo caso al padre, Axel entrò in casa salutando sua
madre con un
veloce cenno della mano, poi si sedette scompostamente sul divano,
tirando un lungo sospiro come se avesse corso per chilometri interi
«Sono-esausto»
«E’
così che si saluta?!
»
Contestò il padre, sbattendo forte la porta e dirigendosi
dal figlio
«Sono
quasi le sette, tra poco è ora di cena, e tu ti presenti a
casa
ubriaco?!»
«E
tu come fai a…»
«Si
sentiva la puzza di birra appena hai varcato quel cancello»
Sospirò la madre, portandosi una mano sul volto «Axel»
«Una
persona adesso non è più libera di bere in santa
pace?! Non ho
fatto danni, puoi stare tranquilla»
«Non
è questo il punto
»
Si intromise il padre, avvicinandosi al figlio menefreghista «Mi
avevi promesso che una volta preso il diploma avresti pensato a cosa
farne del tuo futuro, e guardati! Esci ogni giorno, vai a quegli
stupidi locali ad ubriacarti, suoni in un gruppo di tossici che..
»
«Demyx
non è un drogato»
Lo interruppe Axel, alzandosi dal divano «Anzi,
è uno dei pochi che non tocca nemmeno l’alcol, e
sì, ogni tanto
lo aiuto con la band quando fanno dei concerti, guadagno qualche
soldo, che c’è di male?! »
«Stai
buttando le tue possibilità, Axel, lo vuoi capire?
»
«No
evidentemente non voglio»
Rispose
schietto lui.
«Sei
diventato maleducato, egoista, viziato»
«Continua….Magari
così ti passa!»
Contestò
il figlio
«Smettetela!
»
Li interruppe la
madre, mettendosi in mezzo tra i due. La donna si voltò
verso il
figlio «Axel,
io e tuo padre dobbiamo parlare in privato, puoi andare in camera
tua? »
«Non
occorre fare le cose di nascosto, non ho più cinque anni»
Ironizzò
il rosso, ma
stranamente, fece come le disse.
Con
sua madre, Axel è sempre stato abbastanza tranquillo, faceva
quel
che gli diceva senza obbiettare il più delle volte. Nessuno
si era
mai spiegato il motivo del suo atteggiamento, entrambi i suoi
genitori non sono mai stati molto presenti nella sua vita, Axel non
si faceva problemi a rispondere alle persone, ma con sua madre era
diverso.
Tuttavia,
una volta salito in camera, si accorse di essersi scordato il
cellulare in sala, imprecò più volte,
perché doveva tornare giù e
vedersela di nuovo con suo padre. Non bastava l’effetto
dell’alcol
a farlo stare da schifo, ci voleva pure quella lite con i suoi
genitori.
Per fortuna che non abitava più con loro da diversi mesi, anche se per questa sera era un’eccezione.
Per fortuna che non abitava più con loro da diversi mesi, anche se per questa sera era un’eccezione.
Scese
le scale, sperando che i suoi fossero in cucina o per lo meno da
qualche altra parte, ma quando si accorse che erano ancora in salotto
a discutere per prima, si nascose velocemente dietro la porta semi
aperta.
Col
cavolo che sarebbe entrato in quel momento e prendersi un ulteriore
sgridata, non era proprio in vena.
Pazienza,
il cellulare lo avrebbe recuperato dopo cena, fece per andarsene,
quando sentì le parole del padre farsi più forti,
richiamato dalla
moglie che gli raccomandò di non urlare troppo per non
disturbare
Axel.
Incuriosito,
il rosso si sporse leggermente per ascoltare i loro discorsi.
Ma forse avrebbe dovuto ascoltare sua madre e chiudersi in camera, perché quello che sentì per quei brevi minuti, fu la notizia peggiore di tutta la sua vita.
Ma forse avrebbe dovuto ascoltare sua madre e chiudersi in camera, perché quello che sentì per quei brevi minuti, fu la notizia peggiore di tutta la sua vita.
********************************
Sarà
stato in un momento di assoluta follia, oppure era ancora sotto il
dominio dell’alcol. Come sempre, aveva abbandonato il
cervello,
prendendo una serie di decisioni impulsive che non avrebbero portato
a nulla.
Quello
stesso giorno, Axel Morris prese il primo aereo diretto in
Inghilterra.
Stava
male, come non lo era mai stato prima d’ora. Aveva bisogno di
sfogarsi, di parlare con qualcuno…
L’unico
pensiero in questo mare di dolore, era rivolto a Roxas.
Ma
al tempo stesso aveva bisogno di allontanarsi da tutte quelle
menzogne, voleva andarsene il più lontano possibile, forse
per
sempre, chi lo sa…
Una
volta arrivato, quasi si stupì della grandezza di quella
città,
ormai erano anni che non ci tornava a Londra, perdersi fu molto
facile. Tuttavia, dopo diverse ore di cammino (ed aver parlato in
modo perfetto
con diversi residenti del posto) ,riuscì a trovare la giusta
via
della nuova abitazione dei Collins, per fortuna che Roxas gli aveva
dato il suo indirizzo tempo fa e lui se l’era prontamente
salvato
sul cellulare per un eventuale visita a sorpresa.
Come oggi.
Come oggi.
Roxas
viveva in un piccolo paesino a poca distanza da Londra, in questo
Axel ne fu davvero riconoscente, per lo meno poteva evitare di
girovagare in quella grande città senza una meta certa.
Prese
l’autobus che lo lasciò a pochi metri dalla casa,
a quest’ora
Roxas sarebbe dovuto ormai essere di ritorno da scuola, a meno che
non ci siano stati dei contrattempi. Si avvicinò al
cancello, non
era chiuso, così entrò senza troppe pretese, la
casa era abbastanza
grande ma quello che lo colpì maggiormente era il giardino,
curato
nei minimi particolari. In mezzo a tutta quella vegetazione,
notò la
figura di una ragazzina che se ne stava seduta, con la schiena
appoggiata contro un albero, leggendo un fumetto e mangiucchiando una
merendina.
Forse
aveva sbagliato abitazione, eppure era sicuro di essersi segnato la
via giusta, ma non ricordava che Roxas avesse una sorella.
Si avvicinò alla ragazza, giusto per chiedere delle informazioni, ma appena lei se ne accorse, si alzò di scatto, come impaurita.
Si avvicinò alla ragazza, giusto per chiedere delle informazioni, ma appena lei se ne accorse, si alzò di scatto, come impaurita.
«Hey
calmati! Non mordo mica!
»
La
ragazza corrugò la fronte, guardandolo ancora più
sospettosa, non
disse una parola, ma dal suo sguardo si riusciva a percepire il
terrore, probabilmente sarebbe scappata da un momento
all’altro.
Axel mostrò un sorriso amichevole, portando una mano verso
di lei
«Il
mio nome è Axel,
A-X-E-L, Got it Memorized?
»
Nessuna
risposta.
Il
fulvo tirò un sospiro «Perfetto»
In modo del tutto spontaneo, appoggiò la mano sulle spalle
della
ragazza, comportandosi come se la conoscesse da una vita …«Vedi...Sto
cercan...»
Ma
questo fece solo peggiorare le cose e presto ne avrebbe pagato le
conseguenze.
Roxas
si trovava in camera, intento a fare una partita ai videogame mentre
aspettava l’arrivo del fratello, ad un tratto
sentì una voce
femminile urlare il suo nome, corse immediatamente giù per
le scale,
dirigendosi all’entrata dove una ragazza aveva appena chiuso
la
porta a chiave, ansimando più volte per
l’incredibile paura di
poco fa.
«Xion?
Che succede? »
«Dov’è papà?! »
«Dov’è papà?! »
«E’
andato a prendere Sora agli allenamenti ma perché hai quella
faccia?! »
«Un…un
maniaco…Mi voleva aggredire!»
Urlò la ragazzina, gettandosi tra le braccia del biondo,
ancora
incredulo per ciò che stava dicendo.
«Un…Maniaco?!
Ma chi…C_Come…Insomma…Eri fuori in
giardino! Come ha fatto ad
entrare? »
«Il
cancello non era del tutto chiuso»
Piagnucolò,
allontanandosi un poco da lui «E’
ancora fuori, non aprire per nessun motivo, io chiamo la polizia»
Indi si diresse verso il telefono di casa per comporre il numero, ma
Roxas la bloccò per un braccio, costringendola a voltarsi
verso di
lui.
«Calmati
adesso! Non può entrare se abbiamo chiuso a chiave, magari
se ne
andrà a momenti»
«Lo
spero davvero, quel tipo mi ha messo i brividi solo a guardarlo»
«Era
un barbone? »
«Non
credo a giudicare dai suoi vestiti, da come mi ha parlato credo sia
americano, è alto da far paura e ha dei capelli
terrificanti.
Sembrava un istrice psicopatica!
»
«Un
istrice?!
» Roxas non potè
fare a meno di sorridere, ma venne subito interrotto da Xion «Sì,
un istrice! E pensa che era pure truccato…TRUCCATO! Ed era
maschio!
»
Quindi,
riassumendo: nel giardino di casa loro c’era probabilmente un
maniaco americano, che si truccava e aveva i capelli da
istrice…
Un
momento…
«Aveva
per caso i capelli rossi?»
Domandò,
come se si aspettasse già una risposta dalla giovane che,
prontamente annuì, scuotendo il capo «Sì,
e ti posso giurare che non sono naturali»
Un
tonfo.
Non
poteva crederci, possibile che…
Roxas
balzò vicino alla finestra per vedere se il
“maniaco” fosse
ancora in circolazione in giardino, quasi gli mancò il fiato
non
appena si rese conto che la persona da cui era appena fuggita Xion
non era altro che…
«AXEL?!»
Lo
chiamò, nonostante
la finestra fosse chiusa e lui si trovasse lontano.
Che
diamine ci faceva in Inghilterra, fuori da casa sua?!
Questa
doveva davvero spiegargliela.
Notò anche un dettaglio insolito, Axel stava barcollando, come se avesse qualcosa di fastidioso in viso, continuava a coprirselo, imprecando più volte.
«Che gli prende? »
Notò anche un dettaglio insolito, Axel stava barcollando, come se avesse qualcosa di fastidioso in viso, continuava a coprirselo, imprecando più volte.
«Che gli prende? »
«Gli
ho spruzzato lo spray al peperoncino sugli occhi per poter fuggire»
Disse Xion, giocherellando imbarazzata con una ciocca dei suoi
capelli scuri «E’…E’
stato per legittima difesa, papà mi ha insegnato che non
devo mai
abbassare la guardia con i tipi che non conosco e
così…»
«Xion!»
La
sgridò Roxas
«Che
c’è? Era per auto-difesa! »
Sbottò, ma il ragazzo non l’ascoltò
oltre, aprì immediatamente
la porta, dirigendosi verso Axel che intanto non la smetteva di
imprecare per il bruciore. Roxas non aveva mai sentito tante
parolacce messe insieme in così poco tempo, se mai fosse
esistito il
paradiso, di sicuro Axel si era giocato un posto quello stesso
giorno. Ma come non biasimarlo…Gli era stata sparata una
scarica di
assoluto bruciore negli occhi.
«Axel?
» lo chiamò il
biondo, tentando di calmarlo.
«Dio
che…Che MALE!!! Cazzo cazzo e ancora cazzo, che male!!»
Infine
cadde a terra in
ginocchio, maledicendo minuto per minuto tutte le volte che aveva
aggiunto il pepe alle sue pietanze, o riso quando Demyx
tentò di
assaggiare quella dannata salsa wasabi al ristorante giapponese,
costringendolo a sgolarsi quasi due bicchieri di acqua per placare il
bruciore.
«Axel!
»
Il secondo richiamo
però, attirò l’attenzione del rosso,
che si voltò, togliendo le
mani dal viso e notando quegli splendidi occhi azzurri che non aveva
mai dimenticato, nonostante siano passati mesi dall’ultima
volta
che si erano incrociati.
«Roxas…»
Sussurrò,
sorridendo
debolmente. Il ragazzo lo guardò confuso, come se si
aspettasse una
reazione diversa, di solito Axel lo accoglieva sempre con un sorriso
a trentadue denti, stuzzicandolo e scompigliandosi giocosamente i
capelli.
Ma
questa volta era strano, i suoi occhi parevano spenti, non vedeva
più
quella luce sprizzante e vivace che riusciva ogni volta a
contagiarlo, cacciando ogni sorta di malumore.
Sembrava
perso.
«Che…che
ti succede? »
Il
maggiore socchiuse le labbra, facendo per parlare anche se non aveva
nulla da dire, decise di non rovinare quel momento con frasi vuote e
prive di senso, si sporse verso di lui, attirandolo a sé ed
abbracciandolo più forte che poté, come se
volesse essere sicuro
che non era uno stupido miraggio dovuto da quello spray accecante,
Roxas si trovava qui, di fronte a lui.
«A_axel...
»
il biondino cercò di
staccarsi ma l’amico continuò a stringerlo, ancora
più forte,
come se volesse impedirgli addirittura di parlare.
In
un primo momento pensò che fosse completamente fuori di
testa, non
riusciva a comprendere il perché di questo suo
comportamento. Fino a
quando non sentì qualcosa di umido bagnarli leggermente i
capelli.
Quella non era pioggia, impossibile.
Quella non era pioggia, impossibile.
Quelle
erano lacrime.
Axel stava piangendo.
Roxas
era sicuro di non averlo mai visto versare una sola lacrima in tutti
gli anni che lo conosceva.
Questa
storia iniziava davvero a spaventarlo.