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Autore: Nini91    06/08/2012    3 recensioni
E' la mia prima storia, abbiate pietà e dateci un'occhiata xD
Non ve ne pentirete!
«Quel che voglio fare con la fotografia, è quello di catturare quel minuto esatto, parte della realtà»
Chi l'avrebbe mai pensato che quel misero minuto, avrebbe riscosso un ruolo così importante nella mia vita.
Genere: Commedia, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Eccomi!! Ho cercato di postare il più veloce possibile, ho passato un fine settimana un po' faticoso xD
Speriamo che questo capitolo sia di vostro gradimento!^^
Grazie comunque a tutti quelli che continuano a seguire la storia e sopratutto a chi recensisce.
Non dimenticate di lasciare un commento, insomma vedo che comunque alcuni la leggono, non mi pare di aver fatto un lavoro così pessimo...Vorrei sapere un vostro parere.
Sono una che si deprime facilmente gente .-.






13 Dicembre 2008

"Rabbia repressa"







Pronto?”
Ciao Roxas! Volevo dirti che….Che mi manchi tanto tanto tanto, anzi no…Tanto Così!”
Axel…”
Sì?”
Ti rendi conto che stiamo parlando al telefono e non posso vederti, vero?”
Ah….M_Ma certo! Mi credi scemo, per caso?!”

Roxas sospirò, scuotendo debolmente il capo, ormai si era rassegnato.
Era stato difficile prendere la decisione di trasferirsi a Londra con la sua famiglia, Hayner e gli altri non l’avevano presa molto bene, ma nonostante la lontananza mantenevano ancora i contatti e spesso Roxas scendeva a Traverse Town dai nonni materni oppure a casa di Hayner o Pence.
Anche Axel non sembrava da meno, dopo una serie di imprecazione, seguite da puri sguardi d’odio verso la madre di Roxas, accettò la partenza dell’amico (anche perché non aveva scelta, diciamolo),
Nei primi tempi la situazione sembrava normale, finchè non sono arrivate le numerose telefonate.
Forse aveva preso Roxas per il suo consulente o magari non sapeva a chi rompere costantemente le scatole al telefono, ma ogni volta, ogni singolo minuto in cui il biondino pensava anche solo di potersi rilassare, ecco sopraggiungere una telefonata, ormai era talmente abituato alle sue chiamate che non leggeva nemmeno il nome sul display, sapeva che si trattava di lui.
E chi altro poteva telefonargli a mezzanotte, ubriaco marcio, se non…
Axel…Hai bevuto, non è vero?”
Sentì mugugnare il rosso diverse parole indecifrabili, seguiti da una sonora risata “Ehm…Diciamo che sono solo un po’ brillo”
A Roxas scappò quasi un sorriso, avrebbe addirittura riso, se non fosse stato così tardi e aveva il letto che lo chiamava da mezz’ora.
Non so dove tu sia, ma so dove dovrei essere io, nel letto a dormir…”
Improvvisamente venne interrotto da un rumore disgustoso provenire accanto alla chiamata “Ma che schifo. Axel! Dimmi che non sei stato tu a ruttare in quel modo!”
“Certo che no”
...Demyx?”
Neanche” Ridacchiò “E’ un new entry nel gruppo, Xaldin, i suoi sì che sono micidiali e si sta contendendo il titolo per il rutto estremo della serata”
Che schifo” Ripetè disgustato il biondo, sentendo un altro di quel dolci rumori.
Questo era Demyx!” Esultò il più grande.
“Mi fa piacere” Mugugnò Roxas, mentre passeggiava attorno al tavolo della cucina “Axel, è mezzanotte, ho sonno e domani mattina ho scuola, se mi addormento in classe vorrei avere una scusa migliore di: Non ho dormito perché ho dovuto ascoltare gli amici del mio migliore amico fare la gara di rutti per telefono”
Axel soffocò una risata, seguito a ruota da Roxas che però lo interruppe “Non stavo scherzando, devo davvero andare a dormire”
Lo vedi? E poi gli altri mi chiedono come faccio ad essere tuo amico, tu sei così…Divertente e schietto, simpatico, intelligente…”
Ciao Axel” E chiuse la chiamata, lasciandosi scappare una piccola risata, probabilmente il rosso non se n’era neanche reso conto, perché continuò ad elencare le qualità dell’amico per un buon lasso di tempo.
Prima che potesse dirigersi in camera, Roxas decise di fare un piccolo spuntino di mezzanotte, la fame cominciava a farsi sentire e dato che era già in piedi, perché non approfittarne?
Ma la pace finì non appena lo raggiunse il fratello che lo bloccò, vedendolo agguantarsi su una scatola di biscotti al cioccolato «Feeeeermati! »
Roxas si bloccò immediatamente, rimanendo in piedi con una sola gamba, con la mano destra teneva la confezione di biscotti «Mmh? »
«Metti immediatamente giù quei biscotti, e non ti verrà fatto nulla di male!» Disse Sora, puntandogli il dito contro.
«Chi tardi arriva male alloggia» Sbottò il fratello, portandosi in bocca uno di quei dolcetti, sotto lo sguardo perplesso del castano.
«Rox! Quelli sono per la mia colazione! Sai che giorno è domani? EH?! »
«Mmh…il 12 Dicembre? »
«No! Il 13! Ricorda che è mezzanotte »
Il biondo si voltò verso di lui, stupito sul fatto che per una volta lui avesse ragione.
Wow era da segnalarlo sul calendario.
«E sai questo cosa significa? EH? LO SAI?! » Quasi gli urlò nelle orecchie talmente aveva alzato la voce.
«Attento, in Nuova Zelanda non hanno sentito bene! »
«Cosa centra adesso la Nuova Zelanda? »
Roxas si portò una mano al capo, mugugnando un «Perché a me?»
Ma Sora sembrò non ascoltarlo più di tanto, difatti iniziò a riprendere il discorso di poco fa, con enorme entusiasmo per giunta «Devo mantenermi in forze domani se voglio battere quello sbruffone di Riku nella Gara di Corsa! »
Roxas inarcò un sopracciglio, osservando con stupore il fratello.
«Ancora in conflitto con quel tipo? Pensavo andaste d’accordo» Cercò di sviare il discorso, e come sempre, questa tattica con Sora funzionava alla perfezione.
Lui si mise con le braccia incrociate, borbottando un “Sì”, mischiato con un “No”.
Diciamo un “Ni”, oppure un “So”, dipende dalle preferenze.
«Vai a vivere a Londra? Allora conoscerai di sicuro Riku! Perché non vai nella sua stessa scuola, sono sicura che diventerete ottimi amici! Grr…Ma perché ho dato retta a Kairi?! Lei e le sue idee strampalate!? » Piagnucolò, gettandosi in ginocchio, con le mani sui capelli.
Era davvero disperato se faceva tutte queste scene per un compagno di classe.
«Le persone fanno cose pazze, quando sono innamorate» Disse Roxas con un leggero sospiro, intanto aprì il frigorifero, afferrando una bottiglia di succo di frutta. Al suono di quelle parole Sora guardòl storto il fratello, chiudendo gli occhi a due fessure «Un momento… Guardi ancora i cartoni animati? »
«C_Che cosa? Ma no…E’ solo che.. »
«Lo so’, perché Kairi mi ha costretto a vedere quel cartone una sacco di volte, lo conosco a memoria! Com’è che si chiama…Mmh…Centrava con i romani…Ehm…Ulisse? »
Roxas sbatté le palpebre, guardando scioccato il fratello.
Ottima memoria, davvero.
Ma come si fa ad essere così deficienti? E nonostante tutto ha la sufficienza in storia.
«Hercules…Hercules! E poi erano greci, cosa centrano i romani! » Borbottò il biondo, dandogli le spalle.
A Sora scappò una risatina
«Allora è vero! Guardi ancora i cartoni animati! E poi dici a me che sono un bambino! »
«Non centra assolutamente niente! » Sbottò il ragazzo, arrossendo leggermente in volto.
Sì, guardava ancora i cartoni animati.
Sì, ha guardato Hercules giusto la settimana scorsa.
Sì, è un fan della Walt Disney, problemi?
Tuttavia cercò di sviare un’altra volta il discorso, sperando che il fratello la smettesse di ridere come un cretino alle sue spalle «Comunque, come faceva Kairi a conoscere questo Riku? »
«Da quel che ho capito ha vissuto dai suoi nonni a Traverse Town fino in prima elementare, poi si è trasferito con la famiglia qui a Londra. Pensa che Kairi mi ha detto che eravamo addirittura amici all’asilo! Io non me lo ricordo nemmeno! » Si alzò da terra, incrociando le braccia con aria seccata « E poi è antipatico, è presuntuoso, viziato, si crede un dio sceso in terra! »
Le persone si fanno da specchio, caro Sora. Pensò il fratello, alzando gli occhi al cielo.
E no, questa non era una frase presa da un classico Disney.
Roxas stava per sistemare il succo nel frigorifero, quando il fratello gli si avvicinò, dandogli delle leggeri pacche sulla spalla «Allora, dimmi un po’…Chi ti ha telefonato a quest’ora? Qualche ragazza? E poi mi dici che non fai conquiste! »
Roxas roteò gli occhi, forse stanco delle continue pressioni del fratello
«A meno che Axel non si sia fatto donna»
«Di nuovo Axel? Che voleva? »
Il biondo si strinse le spalle «Solo parlare un po’, ma era ubriaco e c’era di mezzo una gara di rutti così…»
Notò che il fratello lo guardò confuso, così Roxas decise che era meglio finirla qui con la chiacchierata ed andare a dormire, ma prima che potessero allontanarsi dalla cucina, afferrò di sorpresa la confezione di biscotti, sfuggendo dalle grinfie del fratello.
«Roxas!! Ridammeli subito! »
«Non sei poi così veloce Sora, Riku non avrà problemi a batterti domani! »
I due iniziarono a rincorrersi come bambini al parco, ridendo e prendendosi in giro.
In quel momento Roxas pensò che
forse non era così male avere quel tonto di Sora come fratellino.



**********************



Erano quasi le sei di sera, Axel addirittura bevve più del dovuto, tanto da doversi sorreggere al bancone per non scivolare a terra, altri membri della compagnia erano ridotti forse peggio di lui.
«Bhè, ragazzi…Io me ne vado! Domani i miei partono e volevano vedermi per “parlarmi”. Tzè…»
«Amico, non ti reggi nemmeno in piedi, finirai con la faccia spiaccicata su qualche parabrezza di un auto » Scherzò Demyx «Ti accompagno io»
Axel soffocò una sonora risata, facendogli cenno di non muoversi «Sì, sicuro. Con te mi perdo appena svoltiamo l’angolo»
«Non è vero! Ho un ottimo settimo senso!! »
«Difatti si dice, sesto senso. Idiota» Lo corresse Xaldin, ridendo assieme agli altri compagni, indi si voltò verso il più silenzioso del gruppo «Perché non lo accompagni tu Saix? Puoi dargli uno strappo in macchina, così non lo avremo nella coscienza se per caso viene investito lungo la strada »
Il ragazzo alzò gli occhi, evidentemente seccato dalla proposta del metallaro, voltò lo sguardo verso Axel che intanto si divertiva a prendere in giro il povero Demyx sul suo pessimo orientamento, si dovette arrendere all’evidenza, era meglio assicurarsi che non si cacciasse in qualche guaio.
Tutti sapevano che quando Axel tendeva a bere un po’ troppo, diventata fin troppo schietto, avrebbe potuto prendersela con qualche tizio di passaggio grosso il doppio di lui, o magari era talmente impegnato a ridere e scherzare per conto suo, da non notare il semaforo verde per le macchine mentre attraversava la strada. Insomma, in queste circostante, era meglio tenerlo d’occhio, soprattutto se si tratta di un amico che conosci da quando avevi dieci anni.
Si strinse le spalle e si allontanò con lui dal gruppo. In macchina non disse un sola parola, al contrario dell’amico che, completamente ubriaco, continuava a ringraziarlo come se lo avesse salvato da quale morte.
Alla fine Saix perse la pazienza, si girò seccato verso Axel «D’accordo, basta con i ringraziamenti, mi stai dando la nausea»
«Ma io…» Ridacchiò.
«Stai….zitto. O la prossima volta col cazzo che bevi»
«Don’t worry. Sto zitto…D’accordo. Sarò muto come un pesce, o come una tartaruga….Ma secondo te che verso fanno le tartarughe? No dico…Hanno mai fatto qualche esperimento per sapere il loro verso? Non ho mai sentito una tartaruga parlare, non nel senso, parlare come un umano, intendo solo parlare come un animale. Sai che in fondo tutti noi siamo animali? E che…»
A quel punto Saix frenò di scatto la macchina, facendo prendere ad Axel una gran bella testata sul finestrino, sì che si era allacciato la cintura, ma quel colpo è stato così improvviso che l’aveva preso di sorpresa.
Il guidatore sorrise leggermente «Forse ora starai un po’ zitto»
«Sei cattivo» Piagnuccolò «Potevo morire»
«Che peccato…» Mormorò l’altro, rimettendo in moto la macchina.
Axel si portò una mano tra i capelli, controllando che non si fosse spettinati per l’impatto «Non si trattano così gli amici che stanno male»
«In questo caso eri tu che mi stavi facendo male!» Sbottò il ragazzo «Non ti hanno mai detto che chiacchieri davvero troppo? »
Il rosso rise, mettendosi comodo sul sedile e portandosi le mani dietro alla testa «Roxas me lo ripete ogni volta»
«Roxas? Il piccoletto? Non si era trasferito in Inghilterra? »
«Sì ma continuiamo a sentirci. Non ci si libera facilmente del sottoscritto» Scherzò.
Saix inarcò un sopracciglio, lanciando un sospiro «Non capisco come fai ad essergli amico»
In risposta, Axel si voltò verso di lui, guardandolo con un’espressione interrogatoria.
«E’ strano….Tutto qui»
Passarono diversi secondi di assoluto silenzio, quando venne improvvisamente spezzato dalla sonora voce di del fulvo «Aaaaaaaaaaaah!! Ho capito!!»
Questa volta fu lui a cogliere di sorpresa l’amico, che fece un leggero balzo « Ma sei cretino?! Tu…»
«Ho capito Saix, sta tranquillo. Roxy è il mio amichetto speciale, ma tu resterai uno dei miei migliori amici»
«Axel non credo che adesso…»
«Dai, diamoci un abbraccio e facciamo pace! »
«Axel!! Smettila!! Abbracciati da solo! Sto guidando! » Per quasi dieci minuti Saix dovette lottare contro Axel per impedirgli di fiondarsi verso di lui ed abbracciarlo. Odiava questi gesti di affetto, soprattutto quando erano rivolti verso di lui. Axel lo sapeva bene, ma quando non era sobrio difficilmente si tratteneva.
Per fortuna che il viaggio non durò molto, Saix accostò, facendo scendere il rosso dalla macchina proprio davanti all’enorme cancello di casa sua.
«Cerca di tornare intero per domani» Ironizzò Saix.
«E tu cerca di guidare meglio la prossima volta. Continuavi ad andare a zig, zag…Ma chi ti ha dato la patente? »
In risposta, Saix avrebbe voluto dirgli:
«La prossima volta evita di fare il cretino in quel modo, e vedi che arriviamo anche prima del dovuto» ma ormai Axel si era già allontanato verso suo padre, che lo stava aspettando proprio fuori dalla porta di casa. Preferì evitare di sgridare ulteriormente l’amico dai capelli rossi, credo ci avrebbe pensato abbastanza il genitore a giudicare dalla sua espressione in volto.



**************************



Non facendo caso al padre, Axel entrò in casa salutando sua madre con un veloce cenno della mano, poi si sedette scompostamente sul divano, tirando un lungo sospiro come se avesse corso per chilometri interi «Sono-esausto»
«E’ così che si saluta?! » Contestò il padre, sbattendo forte la porta e dirigendosi dal figlio «Sono quasi le sette, tra poco è ora di cena, e tu ti presenti a casa ubriaco?!»
«E tu come fai a…»
«Si sentiva la puzza di birra appena hai varcato quel cancello» Sospirò la madre, portandosi una mano sul volto «Axel»
«Una persona adesso non è più libera di bere in santa pace?! Non ho fatto danni, puoi stare tranquilla»
«Non è questo il punto » Si intromise il padre, avvicinandosi al figlio menefreghista «Mi avevi promesso che una volta preso il diploma avresti pensato a cosa farne del tuo futuro, e guardati! Esci ogni giorno, vai a quegli stupidi locali ad ubriacarti, suoni in un gruppo di tossici che.. »
«Demyx non è un drogato» Lo interruppe Axel, alzandosi dal divano «Anzi, è uno dei pochi che non tocca nemmeno l’alcol, e sì, ogni tanto lo aiuto con la band quando fanno dei concerti, guadagno qualche soldo, che c’è di male?! »
«Stai buttando le tue possibilità, Axel, lo vuoi capire? »
«No evidentemente non voglio» Rispose schietto lui.
«Sei diventato maleducato, egoista, viziato»
«Continua….Magari così ti passa!» Contestò il figlio
«Smettetela! » Li interruppe la madre, mettendosi in mezzo tra i due. La donna si voltò verso il figlio «Axel, io e tuo padre dobbiamo parlare in privato, puoi andare in camera tua? »
«Non occorre fare le cose di nascosto, non ho più cinque anni» Ironizzò il rosso, ma stranamente, fece come le disse.
Con sua madre, Axel è sempre stato abbastanza tranquillo, faceva quel che gli diceva senza obbiettare il più delle volte. Nessuno si era mai spiegato il motivo del suo atteggiamento, entrambi i suoi genitori non sono mai stati molto presenti nella sua vita, Axel non si faceva problemi a rispondere alle persone, ma con sua madre era diverso.
Tuttavia, una volta salito in camera, si accorse di essersi scordato il cellulare in sala, imprecò più volte, perché doveva tornare giù e vedersela di nuovo con suo padre. Non bastava l’effetto dell’alcol a farlo stare da schifo, ci voleva pure quella lite con i suoi genitori.
Per fortuna che non abitava più con loro da diversi mesi, anche se per questa sera era un’eccezione.
Scese le scale, sperando che i suoi fossero in cucina o per lo meno da qualche altra parte, ma quando si accorse che erano ancora in salotto a discutere per prima, si nascose velocemente dietro la porta semi aperta.
Col cavolo che sarebbe entrato in quel momento e prendersi un ulteriore sgridata, non era proprio in vena.
Pazienza, il cellulare lo avrebbe recuperato dopo cena, fece per andarsene, quando sentì le parole del padre farsi più forti, richiamato dalla moglie che gli raccomandò di non urlare troppo per non disturbare Axel.
Incuriosito, il rosso si sporse leggermente per ascoltare i loro discorsi.
Ma forse avrebbe dovuto ascoltare sua madre e chiudersi in camera, perché quello che sentì per quei brevi minuti, fu la notizia peggiore di tutta la sua vita.



********************************



Sarà stato in un momento di assoluta follia, oppure era ancora sotto il dominio dell’alcol. Come sempre, aveva abbandonato il cervello, prendendo una serie di decisioni impulsive che non avrebbero portato a nulla.
Quello stesso giorno, Axel Morris prese il primo aereo diretto in Inghilterra.
Stava male, come non lo era mai stato prima d’ora. Aveva bisogno di sfogarsi, di parlare con qualcuno…
L’unico pensiero in questo mare di dolore, era rivolto a Roxas.
Ma al tempo stesso aveva bisogno di allontanarsi da tutte quelle menzogne, voleva andarsene il più lontano possibile, forse per sempre, chi lo sa…
Una volta arrivato, quasi si stupì della grandezza di quella città, ormai erano anni che non ci tornava a Londra, perdersi fu molto facile. Tuttavia, dopo diverse ore di cammino (ed aver parlato in modo perfetto con diversi residenti del posto) ,riuscì a trovare la giusta via della nuova abitazione dei Collins, per fortuna che Roxas gli aveva dato il suo indirizzo tempo fa e lui se l’era prontamente salvato sul cellulare per un eventuale visita a sorpresa.
Come oggi.
Roxas viveva in un piccolo paesino a poca distanza da Londra, in questo Axel ne fu davvero riconoscente, per lo meno poteva evitare di girovagare in quella grande città senza una meta certa.
Prese l’autobus che lo lasciò a pochi metri dalla casa, a quest’ora Roxas sarebbe dovuto ormai essere di ritorno da scuola, a meno che non ci siano stati dei contrattempi. Si avvicinò al cancello, non era chiuso, così entrò senza troppe pretese, la casa era abbastanza grande ma quello che lo colpì maggiormente era il giardino, curato nei minimi particolari. In mezzo a tutta quella vegetazione, notò la figura di una ragazzina che se ne stava seduta, con la schiena appoggiata contro un albero, leggendo un fumetto e mangiucchiando una merendina.
Forse aveva sbagliato abitazione, eppure era sicuro di essersi segnato la via giusta, ma non ricordava che Roxas avesse una sorella.
Si avvicinò alla ragazza, giusto per chiedere delle informazioni, ma appena lei se ne accorse, si alzò di scatto, come impaurita.
«Hey calmati! Non mordo mica! »
La ragazza corrugò la fronte, guardandolo ancora più sospettosa, non disse una parola, ma dal suo sguardo si riusciva a percepire il terrore, probabilmente sarebbe scappata da un momento all’altro. Axel mostrò un sorriso amichevole, portando una mano verso di lei «Il mio nome è Axel, A-X-E-L, Got it Memorized? »
Nessuna risposta.
Il fulvo tirò un sospiro «Perfetto» In modo del tutto spontaneo, appoggiò la mano sulle spalle della ragazza, comportandosi come se la conoscesse da una vita …«Vedi...Sto cercan...»
Ma questo fece solo peggiorare le cose e presto ne avrebbe pagato le conseguenze.



Roxas si trovava in camera, intento a fare una partita ai videogame mentre aspettava l’arrivo del fratello, ad un tratto sentì una voce femminile urlare il suo nome, corse immediatamente giù per le scale, dirigendosi all’entrata dove una ragazza aveva appena chiuso la porta a chiave, ansimando più volte per l’incredibile paura di poco fa.
«Xion? Che succede? »
«Dov’è papà?! »
«E’ andato a prendere Sora agli allenamenti ma perché hai quella faccia?! »
«Un…un maniaco…Mi voleva aggredire!» Urlò la ragazzina, gettandosi tra le braccia del biondo, ancora incredulo per ciò che stava dicendo.
«Un…Maniaco?! Ma chi…C_Come…Insomma…Eri fuori in giardino! Come ha fatto ad entrare? »
«Il cancello non era del tutto chiuso» Piagnucolò, allontanandosi un poco da lui «E’ ancora fuori, non aprire per nessun motivo, io chiamo la polizia» Indi si diresse verso il telefono di casa per comporre il numero, ma Roxas la bloccò per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
«Calmati adesso! Non può entrare se abbiamo chiuso a chiave, magari se ne andrà a momenti»
«Lo spero davvero, quel tipo mi ha messo i brividi solo a guardarlo»
«Era un barbone? »
«Non credo a giudicare dai suoi vestiti, da come mi ha parlato credo sia americano, è alto da far paura e ha dei capelli terrificanti. Sembrava un istrice psicopatica! »
«Un istrice?! » Roxas non potè fare a meno di sorridere, ma venne subito interrotto da Xion «Sì, un istrice! E pensa che era pure truccato…TRUCCATO! Ed era maschio! »
Quindi, riassumendo: nel giardino di casa loro c’era probabilmente un maniaco americano, che si truccava e aveva i capelli da istrice…
Un momento…
«Aveva per caso i capelli rossi?» Domandò, come se si aspettasse già una risposta dalla giovane che, prontamente annuì, scuotendo il capo «Sì, e ti posso giurare che non sono naturali»
Un tonfo.
Non poteva crederci, possibile che…
Roxas balzò vicino alla finestra per vedere se il “maniaco” fosse ancora in circolazione in giardino, quasi gli mancò il fiato non appena si rese conto che la persona da cui era appena fuggita Xion non era altro che…
«AXEL?!» Lo chiamò, nonostante la finestra fosse chiusa e lui si trovasse lontano.
Che diamine ci faceva in Inghilterra, fuori da casa sua?!
Questa doveva davvero spiegargliela.
Notò anche un dettaglio insolito, Axel stava barcollando, come se avesse qualcosa di fastidioso in viso, continuava a coprirselo, imprecando più volte.
«Che gli prende? »
«Gli ho spruzzato lo spray al peperoncino sugli occhi per poter fuggire» Disse Xion, giocherellando imbarazzata con una ciocca dei suoi capelli scuri «E’…E’ stato per legittima difesa, papà mi ha insegnato che non devo mai abbassare la guardia con i tipi che non conosco e così…»
«Xion!» La sgridò Roxas
«Che c’è? Era per auto-difesa! » Sbottò, ma il ragazzo non l’ascoltò oltre, aprì immediatamente la porta, dirigendosi verso Axel che intanto non la smetteva di imprecare per il bruciore. Roxas non aveva mai sentito tante parolacce messe insieme in così poco tempo, se mai fosse esistito il paradiso, di sicuro Axel si era giocato un posto quello stesso giorno. Ma come non biasimarlo…Gli era stata sparata una scarica di assoluto bruciore negli occhi.
«Axel? » lo chiamò il biondo, tentando di calmarlo.
«Dio che…Che MALE!!! Cazzo cazzo e ancora cazzo, che male!!» Infine cadde a terra in ginocchio, maledicendo minuto per minuto tutte le volte che aveva aggiunto il pepe alle sue pietanze, o riso quando Demyx tentò di assaggiare quella dannata salsa wasabi al ristorante giapponese, costringendolo a sgolarsi quasi due bicchieri di acqua per placare il bruciore.
«Axel! » Il secondo richiamo però, attirò l’attenzione del rosso, che si voltò, togliendo le mani dal viso e notando quegli splendidi occhi azzurri che non aveva mai dimenticato, nonostante siano passati mesi dall’ultima volta che si erano incrociati.
«Roxas…» Sussurrò, sorridendo debolmente. Il ragazzo lo guardò confuso, come se si aspettasse una reazione diversa, di solito Axel lo accoglieva sempre con un sorriso a trentadue denti, stuzzicandolo e scompigliandosi giocosamente i capelli.
Ma questa volta era strano, i suoi occhi parevano spenti, non vedeva più quella luce sprizzante e vivace che riusciva ogni volta a contagiarlo, cacciando ogni sorta di malumore.
Sembrava perso.
«Che…che ti succede? »
Il maggiore socchiuse le labbra, facendo per parlare anche se non aveva nulla da dire, decise di non rovinare quel momento con frasi vuote e prive di senso, si sporse verso di lui, attirandolo a sé ed abbracciandolo più forte che poté, come se volesse essere sicuro che non era uno stupido miraggio dovuto da quello spray accecante, Roxas si trovava qui, di fronte a lui.
«A_axel... » il biondino cercò di staccarsi ma l’amico continuò a stringerlo, ancora più forte, come se volesse impedirgli addirittura di parlare.
In un primo momento pensò che fosse completamente fuori di testa, non riusciva a comprendere il perché di questo suo comportamento. Fino a quando non sentì qualcosa di umido bagnarli leggermente i capelli.
Quella non era pioggia, impossibile.
Quelle erano lacrime. Axel stava piangendo.
Roxas era sicuro di non averlo mai visto versare una sola lacrima in tutti gli anni che lo conosceva.
Questa storia iniziava davvero a spaventarlo.


  
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