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Autore: GretaTK    07/08/2012    2 recensioni
"Quello era il loro giorno di riposo dopo la conclusione ufficiale del nuovo album, e David, imprecando, si stava chiedendo perché allora il suo telefono di casa squillasse imperterrito, svegliandolo bruscamente e senza dargli pace. [...]
-Pronto?-
-Buongiorno, ehm… c’è David Jost per caso?- domandò una voce femminile dall’altra parte della cornetta.
Era troppo sottile e fragile per essere quella di una donna adulta, ma qualcosa in quel tono determinato ed ansioso nello stesso momento, aveva già una parvenza di maturità intellettuale più che fisica.
-Si, sono io, chi parla?-
-Sono Hanna-
-Mi dispiace, non conosco nessuna Hanna-
-Forse non mi sono spiegata bene. Sono tua figlia Hanna. Io e Lynet siamo appena atterrate ad Amburgo, puoi venirci a prendere?-.
Il silenzio di tomba che ne seguì fu la prova schiacciante di come il fiato di David si bloccò nel bel mezzo della sua gola, così come il cuore."
Tratto dal secondo capitolo.
Spero vi piaccia :) 
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ragazze! Sono tornata con un nuovo capitolo! Ho fatto prima del solito, eh? :D Ma come sono stata brava! *siapplaudedasola*
Cooomunque, bando alle ciance, questo è un capitolo di transizione -o almeno io lo vedo così- quindi non ci saranno grandi sconvolgimenti o svolte.
Fatto sta che l'ho finito proprio in questo preciso istante e non ho avuto la forza di aspettare a ricontrollarlo quando sarei stata più sveglia perchè volevo postarlo immediatamente!
Non so se mi convince o meno, questo dovete essere voi a dirmelo!
A proposito, ora che mi viene in mente, la volta scorsa mi sono dimenticata di "colorare" di blu la parte dove era descritta la scena di sesso fra Hanna e Tom *opsi'msosbadata*
Scusatemi tanto! Spero che la cosa non abbia disturbato nessuna di voi!
Ora vi lascio al capitolo, comunque, e fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! Che senza le vostre recensioni sarebbe inutile continuare a scrivere e postare :(
Proprio per questo motivo voglio ringraziare chi ha inserito la storia fra le seguite, le ricordate e le preferite, ma anche chi legge soltanto e, soprattutto, recensisce!
In ogni caso contribuite a far andare avanti questa storia, perchè se vedo che voi siete interessate mi viene voglia di continuare e di impegnarmi per non deludervi :)
Bene, ora vi lascio sul serio!
Ciao Aliens!
Un calorosissimo abbraccio!

Vostra GretaTK






Capitolo 17, Qualcosa per cui vivere e morire.







Il soundcheck procedeva abbastanza bene tutto sommato.
Bill si era lamentato come al solito, ma i membri dello staff avevano risolto i vari piccoli problemi tecnici senza fiatare.
Ogni tanto Tom e Georg cominciavano a prendersi a calci come due ragazzini e, mentre il batterista se la rideva sotto ai baffi, il cantante li rimproverava a suon di urla e sguardi maligni.
Per lui era impossibile riuscire a fare lo scemo in certe situazioni, e si chiedeva se, in quel caso, fosse lui l’esagerato o loro due gli imbecilli.
Nel frattempo le gemelle se ne stavano sedute sulle tribune centrali, proprio di fronte al palco e, nonostante i loro discorsi seri, ogni tanto non potevano fare a meno di ridere guardandoli.
Poi le loro espressioni tornavano neutre e preoccupate.
Si erano sedute lì per stare lontano da occhi e, soprattutto, orecchie indiscrete.
Non volevano che qualcun altro si fosse preoccupato per loro prima che avessero deciso cosa fare.
-Sai, credo che l’unica alternativa sia dirlo a David- disse Hanna, con lo sguardo perso dinnanzi a sé, intento ad osservare ogni singolo movimento compiuto dal chitarrista.
-C’ho pensato anch’io- confessò la mora in un sussurro, con la stessa espressione della sorella, intenta a perdersi a guardare il cantante.
-Non voglio lasciarli di nuovo-
-Nemmeno io- confermò Lynet -Soprattutto ora che abbiamo avuto la conferma che il nostro mondo è con tutti loro, non a Francoforte-
-Però devo ammettere che mi mancano le ragazze-
-Anche a me, da morire. Chissà come stanno adesso, se ci stanno ancora pensando…-
-Mi dispiace che siano state coinvolte in questa faccenda, però. Non se lo meritano per niente-
-Concordo, ma sai che sarebbe stato impossibile escluderle. Anche se avessimo voluto tenerle lontane loro avrebbero fatto di tutto pur di capire cosa fosse successo. Le conosci tanto quanto me, e lo sai-.
Hanna non rispose. Si limitò a sospirare affranta.
Le pupille erano ancora incollate a Tom.
-Dobbiamo decidere quando dirlo a papà, allora- disse d’improvviso Lyn, spostando lo sguardo da Bill a sua sorella.
-Non abbiamo più molto tempo. Dopodomani torniamo in Germania, e a quel punto non ci sarà più niente che possiamo fare-
-Invece sì- rispose risoluta la mora, con gli occhi che le brillavano di speranza -L’affidamento era stato dato a Karoline perché il lavoro di David non gli ha mai permesso di starsene fermo in un solo posto, però il giudice aveva detto che lui avrebbe avuto il diritto di vederci quando voleva, dato che non era mai a casa, quindi…-
-Quindi dato che Karoline non ha permesso a nostro padre di vederci come detto dal giudice, lei può essere multata e l’affidamento potrebbe essere modificato a suo sfavore!- terminò Hanna con un luccichio euforico nelle iridi.
-L’ho sempre detto che io e te abbiamo i cervelli collegati-.
Le due sorelle scoppiarono a ridere, per poi abbracciarsi forte e lasciarsi scappare qualche lacrima di gioia.
Erano piene di speranza e, questa volta, non si sarebbe spenta tanto facilmente.
 
 




[ *** ]

 




 
Il Meet and Greet stava per avere inizio, e l’agitazione dei ragazzi si faceva sempre più forte e visibile, così come quella delle fan che aspettavano impazienti qualche stanza più in là.
I componenti della band se ne stavano nervosamente seduti sullo stesso divanetto, stretti l’uno accanto all’altro.
Era il loro modo per farsi forza a vicenda e dirsi, senza alcun bisogno delle parole, che erano tutti insieme, che non erano soli ad affrontare quell’incontro che, per quanto ormai abituale, provocava in loro la stessa sensazione di ansia del loro primo meet.
Non era cambiato niente d’allora.
Le emozioni, le paure, l’adrenalina e la gioia erano sempre le stesse, nonostante gli anni, ed era una consapevolezza bellissima quella per i quattro ragazzi.
Significava che erano ancora in grado di stupirsi ed emozionarsi per le cose piccole anche in mezzo a tutto lo sfarzo di cui ormai facevano parte.
Grazie a questo, erano rimasti umili e, cosa decisamente importante, sé stessi.
-Forza ragazzi, è ora di andare-.
La voce di Benjamin li riportò improvvisamente alla realtà, scuotendoli dal loro torpore senza alcun ritegno.
Bill lo guardò preoccupato, mordendosi il labbro inferiore e tormentandosi le mani grandi e magre.
-Di già?- riuscì a domandare, quasi con la speranza che Ebel avesse deciso di fare loro uno scherzo di pessimo gusto.
-Di già, sì. Ora forza, alzatevi da lì e venite con me-.
Senza osare protestare o dire qualsiasi altra cosa, i quattro amici e colleghi si sollevarono dal divano contemporaneamente, con gli stessi identici movimenti, come se fossero una cosa sola ed unica.
Ed effettivamente, per chi li vedeva davvero, loro erano veramente un tutt’uno.
Prima di uscire, Bill e Tom si voltarono verso le gemelle che, sorridenti, li sostenevano con la sola forza di uno sguardo.
-State tranquilli- li rassicurò Lynet -Dopotutto è sempre andato tutto bene, no? Questa volta non sarà diverso-
-L’unica cosa diversa- prese parola Hanna -È che adesso avete le ragazze, quindi se osate guardare qualcuna più del dovuto e, soprattutto, con pensieri decisamente poco casti, noi saremo qui apposta per farvela pagare. Sono stata abbastanza chiara?-.
Lo sguardo eloquente che aveva lanciato al chitarrista lo mise bene in guardia su come comportarsi in mezzo a tutte quelle ragazze che, sicuramente, lo avrebbero squadrato maliziose e con la brama di ottenere lo stesso sguardo in risposta.
Tom sbiancò talmente tanto da potersi quasi mimetizzare con le pareti bianco candido che li circondavano, mentre Bill divenne tutto rosso all’idea che Lynet sarebbe stata a poche stanze di distanza e lo avrebbe tenuto d’occhio anche solo con la forza del pensiero, se necessario.
Non che gl’importasse poi molto dell’aspetto fisico delle fan che li stavano aspettando, ma solo il fatto che la sua Lyn credesse davvero che lui potesse osservarle con interesse, lo metteva in estremo imbarazzo.
Soprattutto perché aveva la certezza assoluta che qualcuna di loro, durante le foto, lo avrebbe stretto a sé con fare possessivo e provocante, e la moretta lo sapeva tanto quanto lui, il ché lo agitava non poco.
Lei, d’altro canto, percepì i suoi pensieri solo puntando le pupille profonde nelle sue, e sorrise intenerita di fronte al suo improvviso imbarazzo.
-Stai tranquillo, Bill, lo so-.
Non aggiunse nient’altro, solo un sorriso dolce e pieno d’amore e fiducia.
Lui ricambiò sollevato ed elettrizzato del fatto che lei lo avesse capito così bene.
-A dopo ragazze!- salutò allegro Bill e, senza avere nemmeno il tempo di accorgersene, si ritrovò Lyn aggrappata al suo collo con le labbra carnose premute sulle sue.
Il suo movimento fu talmente improvviso e veloce che il vocalist non ebbe nemmeno il tempo di chiudere gli occhi, riuscendo così, con la coda dell’occhio, a notare due paia di occhi puntati su di loro con fare malizioso, il che lo imbarazzò parecchio.
-Buon meet amore- gli disse lei, per poi slegare le braccia da lui e lasciarlo libero.
Ancora con le gote in fiamme, Bill uscì dal camerino seguito poco dopo dal fratello che, prima di andarsene, si era abbassato per raggiungere con i suoi occhi lo sguardo della biondina.
Le aveva messo due dita sotto al mento e, avvicinandosi ulteriormente al suo viso, le aveva soffiato, con tono decisamente accattivante, un saluto a fior di labbra.
-A dopo, piccola-.
Hanna non seppe dire quanto forte fu la scossa che le trapassò l’intero corpo, mandandole il cuore in fibrillazione e bloccandole i polmoni per dei pochi, ma infiniti, secondi.
Era sempre così quando lui le stava accanto: il tempo sembrava andare alla velocità dalla luce ma, nonostante questo, ogni attimo trascorso con lui sembrava senza fine, ogni volta.
 





 

[ *** ]

 
 







-Bene ragazzi, sono contento che anche l’incontro con le fan sia andato bene. Ora rilassatevi e cercate di scaricare la tensione per il concerto-.
I componenti della band si avviarono verso la sala relax, munita di calcetto, tavolo da ping pong, e macchinette di snack e bevande, ma prima che potessero mettere anche un solo piede fuori dal camerino, il manager richiamò due di loro.
-Bill, Tom, voi restate qui un attimo. Ho bisogno di parlare con voi due-.
I quattro amici si guardarono, capendo perfettamente il motivo di tale richiesta, e poi tutti e quattro puntarono le pupille sulle gemelle.
-Ehm, ce ne andiamo allora?- aveva detto imbarazzata Lynet, lanciando uno sguardo di supplica alla sorella.
-Sì, credo sia meglio- rispose lei facendo tirare un sospiro di sollievo alla mora, per poi voltarsi verso il padre -Comunque papà, non strapazzare troppo Bill, povero cucciolo-.
Vide con la coda dell’occhio il cantante ridacchiare fra sé e sé.
-E con Tom che ci devo fare?- domandò sarcastico il manager, guardando divertito la figlia.
-Oh, lui puoi anche tormentarlo fino a spomparlo del tutto di ogni energia-.
La bionda spostò lo sguardo sul diretto interessato, che già la stava fissando.
Le loro iridi si fusero le une nelle altre, ed un sorriso beffardo prese vita sulle labbra di Hanna.
Lei gli strizzò l’occhio e, dopo aver ricevuto un sorrisetto divertito dal trecciato, lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Un improvviso ed inaspettato silenzio invase il camerino, sovrastando i presenti con la sua ombra invisibile ma perfettamente percepibile.
David cominciò a camminare su e giù per la stanza, passando davanti a Bill e Tom che, seduti su uno dei due divanetti, lo seguivano con lo sguardo.
Le loro espressioni erano neutre, come fossero sotto ipnosi, e non osavano muovere il minimo muscolo dall’ansia che attanagliava loro lo stomaco.
Improvvisamente il manager si fermò a metà strada, voltandosi verso di loro e guardandoli dritti nelle pupille profonde.
-Ho un paio di cose da dirvi, e vorrei che mi ascoltaste con la massima attenzione-.
Ancora un attimo di quiete e, dopo un sospiro rassegnato, finalmente l’uomo trovò il coraggio di dare fiato ai suoi pensieri.
-Sono stupito del fatto che voi e le mie bambine vi siete messi insieme. Insomma, devo ammettere che, a causa della vostra grande complicità e somiglianza di carattere, l’idea mi ha attraversato il cervello, ma solo per un istante! Non avrei mai pensato che sarebbe successo davvero… ed invece eccoci qui, ad affrontare una questione che avrei preferito evitare-.
David dovette prendere un’altra pausa per trovare la forza di continuare il discorso.
-Sei talmente sconvolto della cosa che non riesci più a parlare, Dave? Se lo sapevo prima mi sarei messo subito con Hanna, dal primo momento in cui l’ho vista-.
Bill lo fulminò con lo sguardo, per poi assestargli una gomitata nelle costole.
-Ahia, ma sei scemo?!- berciò accigliato il trecciato, massaggiandosi dolorante il punto colpito.
-Ti sembra il caso di fare battute del genere?- domandò retorico lui, pregando un Dio per lui inesistente che David non desse fuori di matto a causa del sarcasmo del fratello.
-Ti sembra il caso di rompermi qualche osso per zittirmi?- rispose a tono il maggiore dei Kaulitz, maledicendolo in tutte le lingue a lui conosciute.
Cioè tedesco e inglese, più un bel “vaffanculo” italiano con tanto di accento tedesco.
-Ragazzi, non cominciate per favore, è già abbastanza difficile per me, non complicate le cose. Comunque volevo solo mettere in chiaro due questioni decisamente di prim’ordine. Uno, se le state prendendo in giro o le state solamente usando- e qui lo sguardo dell’uomo cadde su Tom -Giuro che non solo vi sbatto dalla band a calci nel culo, ma farò in modo che moriate di fame sotto ad un ponte. Due, riguardo al… insomma, avete capito, no?-.
I due ragazzi lo fissavano confusi, con tanto di scritta luminosa sulla fronte che citava “questo è completamente schizzato”, per poi voltarsi l’uno verso l’altro per vedere se avevano capito a cosa il manager alludesse, ma i loro sguardi vuoti suggerivano tutto tranne che comprensione.
-Vi prego, non costringetemi a dirlo ad alta voce!- li supplicò l’uomo disperato.
E fu proprio quell’espressione da cucciolo bastonato che permise alla lampadina del cervello di Tom di accendersi.
-Adesso ho capito! Ti stai riferendo al sesso, vero?-.
David a quelle parole, non solo sbiancò, bensì perse l’equilibro per un momento, vacillando pericolosamente.
Bill lo afferrò per un braccio prima che rovinasse a terra, anche se il modo schietto con cui suo fratello aveva introdotto il discorso lo aveva scombussolato tanto quanto il padre di Lynet e Hanna.
-Tom, ma ti sembra il modo!? Guarda che Dave non è più giovane come una volta, è facile che gli venga un infarto! Vuoi per caso rischiare di privare la band del suo manager solo per atteggiarti da figo?-
-Come sarebbe a dire che non sono più giovane come una volta!?- berciò paonazzo il diretto interessato, concentrandosi completamente sul cantante, sperando di vederlo prendere fuoco da un momento all’altro.
Bill, sbiancato all’improvviso, si era lentamente avvinghiato al braccio del fratello senza osare distogliere le iridi da quelle del manager.
-Adesso non cercare asilo da me!- disse il chitarrista allontanandolo in malo modo.
-Ok, farò finta di niente anche per questa volta, anche se la mia pazienza ha un limite, e sta per finire- li avvertì –Comunque, continuando il discorso, beh, ecco… so che loro non sono più delle bambine, e nemmeno voi, almeno fisicamente…-
-Cosa stai insinuando, David!?- esclamarono minacciosi i gemelli, non ricevendo però nessuna risposta da parte del manager.
-… quindi vorrei che stiate attenti quando… insomma, avete capito!-
-Tranquillo Dave, prenderemo le giuste precauzioni-
-Ahhh basta Tom! Non voglio nemmeno ascoltare!- esclamò il manager tappandosi le orecchie e scuotendo velocemente la testa come per far uscire certe immagini insopportabili dalla sua mente.
-Ma allora sei proprio cretino!- lo rimproverò suo fratello.
-Che cazzo vuoi che mi sono anche impegnato per non essere volgare!-
-Adesso basta ragazzi- li richiamò David, ma questi non l’ascoltarono minimante.
-Va beh, ma che cosa vuol dire? Stai comunque parlando con il loro padre, non puoi pretendere che si metta a esultare sapendo che abbiamo rapporti intimi con le sue figlie!-.
Senza che loro se ne accorgessero, David sgranò gli occhi e divenne più bianco di un lenzuolo d’ospedale.
-Rapporti intimi? Ma in che cazzo di mondo vivi tu, si può sapere?-
-Non sono io che vivo in un altro mondo, sei tu che sei un cafone!-
-Io un cafone? Chiamo solo le cose con il loro nome!-
-E cioè tu avresti il coraggio di chiamarlo sesso!? Quello lo fai con le puttanelle che ti porti in camera tutte le sere, non con Hanna!-.
E lì David ebbe un lancinante dolore al lato sinistro del petto.
-Che mi portavo, Bill, PORTAVO!-
-Scusami, è la forza dell’abitudine-
-Di niente, tranquillo-.
L’uomo non ce la fece più, e crollò per terra esausto.
-David!- urlarono all’unisono i due gemelli, affiancando il manager nel giro di un secondo.
-Dave, come stai!?- gli domandò spaventato il frontman, scrutandolo preoccupato.
-Non riesco proprio a credere che le mie figlie si siano innamorate di questi due idioti senza speranza-.
Fu tutto ciò che riuscì ad esalare prima di perdere del tutto i sensi.
 






 

[ *** ]

 
 




-Sì! Ti sto battendo! Alla faccia tua Hobbit!-.
Gustav stava esultando come un ragazzino difronte alla sua stracciante vittoria nei confronti del bassista che, fumante di rabbia, cercava in tutti i modi di rimontare e recuperarlo, senza risultato.
-Non mi chiamare Hobbit! Lo odio persino più di Hagen o Moritz!-
-Come vuoi tu, Hagen-
-Comincia a scappare, Winnie, perché adesso vengo lì e ti ammazzo!-.
Gustav cominciò a ridere a più non posso mentre correva attorno al tavolo da ping pong, cercando si stare il più possibile alla larga da Georg.
-Sei sempre così scontroso, caro Moritz, credo che dovresti fare un po’ di yoga, ti farebbe bene-.
Il suono gutturale che uscì dalla gola del castano lo fece seriamente preoccupare per la sua incolumità e, senza pensarci due volte, scappò fuori dalla sala relax per cercare rifugio in bagno o alle spalle di qualche bodyguard, probabilmente.
Le ragazze intanto se la ridevano come non mai dinnanzi alla scena, riuscendo a calmarsi solo dopo essere arrivate alle lacrime.
In quell’istante la porta difronte si spalancò, e videro Bill e Tom uscire con in braccio un David inerme fra le braccia.
-Papà!- urlò spaventata Lynet, correndo incontro ai tre mentre appoggiavano il manager sul divanetto della sala relax.
-Tranquilla Lyn, è solo svenuto- la rassicurò il cantante accarezzandole una guancia.
-Che cavolo è successo?- domandò Hanna accigliata, non capendo il motivo del suo malessere.
-Chiedilo a lui il perché!- aveva risposto Bill indignato, puntando un indice accusatore contro il fratello.
-E certo, adesso è colpa mia!-
-Tom, che cavolo hai fatto!?- berciò subito la bionda, incenerendolo con lo sguardo.
-Ma niente! Stavamo semplicemente parlando di noi quattro e del fatto che ci siamo messi insieme, poi siamo passati all’argomento sesso e gli ho semplicemente detto che l’avremmo sempre fatto col preservativo perché non volevamo assolutamente diventare genitori adesso!-
-E tu pensi di non aver detto niente!? Ma sei scemo per caso? Ma ti rendi conto di che shock che gli hai provocato!? Non ci vede da un sacco di tempo e tu pretendi che riesca a prendere alla leggera il discorso!?-
-Ma io pensavo che si sarebbe tranquillizzato sapendolo…- rispose imbronciandosi un po’, imbarazzato.
-Sei proprio un’imbecille!- le aveva detto invece lei, schiaffeggiandolo sul capo.
-Ahi! Ma perché mi prendete sempre tutti a sberle in testa?!- piagnucolò scocciato.
-Perché cerchiamo di riattivare la circolazione sanguigna del tuo cervello nella speranza che i neuroni ricevano ossigeno e si animino!-
-Sei cattiva- le aveva sussurrato offeso, osservandola di sottecchi con le braccia incrociate al petto con fare indispettito ed un broncio per niente maturo.
-Con te devo esserlo per forza, altrimenti non riesco a tenerti a bada-
-Sembra che tu stia parlando di un cane- disse squadrandola malamente.
-Ma no, non potrei mai considerarti come un cane!- lo sguardo di Tom sembrò illuminarsi d’improvviso, così come il suo sorriso -Tu sei un cucciolo d’uomo, e ti tratto come tale-.
Il chitarrista non sembrò apprezzare molto la sua conclusione, ma subito dopo un sorrisetto beffardo ed un’occhiata maliziosa gli mutò i lineamenti del viso.
-Però stamattina quando lo abbiamo fatto non mi vedevi come un “cucciolo”, o mi sbaglio?-.
Le gote di Hanna si colorarono nel giro di un secondo, soprattutto quando sentì gli sguardi degli altri due puntati addosso.
-Non me l’hai detto!- ribatté indignata la mora, guardandola con la bocca semi aperta.
-Non ne ho avuto il tempo!- ribatté la sorella ancora tutta rossa.
-Non vorrei interrompere questa simpatica riunione di famiglia- si intromise Bill, nervoso -Ma David è ancora privo di sensi sul divano! E non vorrei che si svegliasse per poi svenire un’altra volta a causa dei vostri discorsi!-
-Hai ragione!- concordò Hanna -Forse è meglio chiamare qualcuno-.
Prima ancora che potesse alzarsi dal pavimento, Natalie entrò nella stanza con una rivista aperta sotto al naso, intenta a leggere un articolo su nuovi prodotti cosmetici.
-Nat! Per fortuna che sei arrivata tu!-.
Sentendosi chiamare così bruscamente si spaventò, sussultando appena.
Quando si accorse che David era inerme sul divanetto, lasciò cadere la rivista a terra e si precipitò al suo capezzale.
-Cosa gli è successo?- domandò preoccupata, accarezzandogli il capo ed osservandolo senza distogliere lo sguardo nemmeno per un millisecondo.
-Lunga storia- tagliò corto Hanna, lanciando uno sguardo furtivo al trecciato.
-Farò finta di crederti- disse lei osservandola per niente convinta -Comunque uno di voi deve tenergli su le gambe-
-Ci penso io- si offrì Lynet senza la minima esitazione.
-Perfetto. Chi ha voglia di star qui a fargli aria con la mia rivista mentre io vado a prendere dell’acqua?-
-Dalla a me- rispose Hanna, allungando la mano nella sua direzione per farsi passare il giornale.
-Ok, intanto voi due andate a cercare Benjamin o Silke, e ditegli di chiamare immediatamente il Dottor Fürchterlich, o come cavolo lo chiamate voi-
-Perfetto! Andiamo Tom-.
I due gemelli si alzarono senza farselo ripetere due volte, ed in un lampo furono fuori dalla stanza.
-Arrivo subito- le rassicurò Natalie mentre si dirigeva verso il bagno con un bicchiere di plastica in mano.
-Lo ammazzerò un giorno quel dannato Tarzan dei miei stivali!- berciò Hanna minacciosa, sventolando la rivista a pochi centimetri dalla faccia di David.
-Sì certo, come no. E tu saresti felice senza di lui poi, giusto?- domandò scettica la mora, sorridendole beffarda.
-Eccome se lo sarei!-.
Hanna tentò di far finta di niente, ma lo sentiva lo sguardo di Lynet puntato addosso, e la metteva in soggezione come quello di nessun altro al mondo.
-Ohhh, e smettila di fissarmi! E va bene, d’accordo, lo ammetto! Senza di Tom sarei morta, così va meglio?!-
-Molto- rispose soddisfatta Lyn, sorridendo felice per sua sorella che, come lei, finalmente aveva trovato un’altra persona per cui vivere.
O anche morire.
-Sai- cominciò con espressione triste la bionda -Secondo me è giusto che anche Bill e Tom sappiano che abbiamo intenzione di raccontare tutto a David riguardo nostra madre. Dopotutto non possiamo tenerli all’oscuro-
-Se è per questo non dovreste tenere all’oscuro nemmeno me-.
Le gemelle si voltarono spaventate verso la porta, vedendo la make-up artist che le raggiungeva con il bicchiere colmo.
Nessuna delle due ebbe più la forza di aprire bocca.
-Cos’è che non avete detto a vostro padre? Sapete che dovete tenerlo al corrente di tutto-
-Lo sappiamo, Nat, ma non è per niente facile- rispose affranta Lynet, sentendosi tremendamente in colpa.
-Nessuno ha mai detto che lo sia, ma nella vita le cose giuste non sono mai facili, ricordalo-.
La donna le sorrise come per incoraggiarla, e forse, in parte, ci riuscì sul serio, perché quello stesso sorriso contagiò anche lei e, successivamente, la sorella.
-Direi che è proprio arrivata l’ora di dire le cose come stanno- affermò Hanna un po’ più sicura.
-Lo penso anche io, ma almeno prima aspettate che David si svegli!-
-Effettivamente- pensò Lyn ad alta voce.
E bastò un attimo, uno soltanto, e le loro risate squarciarono la quiete profonda di quella stanza.
 
 
 
Finalmente l’uomo era riuscito a riprendersi e, nonostante il suo colorito pallido non presagisse niente di buono, il suo sguardo assassino nei confronti del chitarrista provò quanto in realtà il manager stesse meglio.
-TU- disse, puntandogli un dito ad un solo millimetro dal naso -Vedi di starmi alla larga per tutto il resto della serata. E già che ci sei fallo anche tutto domani!-
-Oh andiamo Dave, non prendertela così! Dopotutto io volevo solo essere sincero e…- il viso paonazzo del manager lo dissuase dal continuare -Ok, ho capito! Adesso me ne sto zitto e buono, tranquillo!-
-Ecco bravo. Soprattutto buono te ne devi stare-.
Natalie, a quel battibeccare continuo, non poté fare a meno di coprirsi la bocca con una mano per non rischiare di scoppiare a ridacchiare di fronte a tutti.
-Ascolta papà, io e Hanna dobbiamo parlarti di una cosa. Sappiamo che ti sei appena ripreso e che probabilmente non sarà il massimo per te sentire queste cose, ma è davvero molto importante-
-Basta che non riguarda voi due e loro due- disse indicando i gemelli -E poi credo di essere in grado di affrontare qualsiasi argomento!-
-Bene, preparati allora, perché non sarà affatto facile come credi-.
La mascella di David si contrasse preoccupata, e la fronte gli si aggrottò appena, in segno di preoccupazione.
-Di cosa dovete parlarmi?- domandò sempre più agitato, anche a causa dello scambio di sguardi dei fratelli Kaulitz che, con espressione stupita e vagamente consapevole, avevano cominciato un dialogo telepatico tutto loro.
-Riguardo me, Lynet e… e Karoline, papà. La mamma ci ha intercettate-.
E, nel preciso istante in cui quelle parole gli oltrepassarono i timpani per penetrare violente nella sua mente scombussolandola del tutto, credette di non aver mai sentito il cuore arrivargli tanto in alto nella gola in vita sua.
Anzi, ne era assolutamente certo.
Gli era rimasto fermo per un attimo talmente lungo che credette di poter morire sul serio quella volta.
-Che cosa ha intenzione di fare?- riuscì a sussurrare quasi privo di forze, facendo saettare velocemente lo sguardo da una figlia all’altra.
-Crediamo stia aspettando il nostro ritorno in Germania per venirci a riprendere. Anzi, ne siamo certe. Appena rimetteremo piede ad Amburgo, lei verrà lì a prenderci-
-E che venga pure- disse a denti stretti l’uomo, colto da un’inaspettata forza e sicurezza -Non le permetterò di portarvi via di nuovo. Questa volta sarà lei a perdere-.
Alle gemelle bastò guardare nelle iridi chiare dell’uomo per capire che, sì, era sincero e, sì, lui avrebbe fatto di tutto pur di tenerle con sé.
E, quella volta, avrebbe vinto.
 
  
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