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Autore: orphan_account    07/08/2012    45 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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A Beginning, per avermi fatto capire cose di me
stessa che non avrei mai capito senza il suo aiuto.
Grazie di cuore...

POV Taylor:

I don't know the first time I felt unbeautiful,
The day I chose not to eat.
What I do know is how I changed my life forever,
I know I should know better.

[Courage-Superchick]

13 settembre 19:45

Ma ti è dato di volta il cervello?” domandai, guardando a bocca spalancata il vestito che Hannah reggeva con espressione soddisfatta. Aveva voluto fare un salto a casa mia per trovare un vestito 'decente', come lo aveva definito lei. Ed era tornata con uno decisamente troppo corto, di cui non sapevo nemmeno l'esistenza. Era così corto, in effetti, che mi domandai se per caso non fosse più opportuno chiamarlo maglietta.

Guardai il vestito nero con aria scettica, cercando di ricordare in quale occasione avessi comprato quell'abito. Non me lo ricordavo. Anche perché, dovevo davvero essere fuori di testa per aver scelto proprio un abito così.

Scossi la testa, supplicando Hannah con gli occhi, ma l'espressione di lei sembrava irremovibile.

Non ci provare nemmeno, Taylor.” disse con voce ferma, spingendomi in mano il vestito e guidandomi verso il bagno fino a chiudermi la porta sulle spalle e lasciandomi sola con il mio riflesso allo specchio.

Mi fermai a toccare il tessuto morbido e liscio, cercando di ingoiare il nodo di paura che si era formato alla base del mio stomaco. Socchiusi gli occhi e mi costrinsi a respirare dal naso con un minimo di compostezza.

Con molta lentezza, misurando ogni gesto per non farmi assalire dal panico, mi sfilai le scarpe, e poi i jeans.

Rimasi in intimo, cercando futilmente di fermare i miei occhi dallo scorrere verso la bilancia, abbandonata di un angolo ma sempre al centro dei miei pensieri.

Da un lato, volevo pesarmi, vedere se ero riuscita a dimagrire, a perdere tutto quel peso che tanto agognavo. Dall'altro però, la consapevolezza che se l'avessi fatto non sarei più riuscita a controllarmi; avrei voluto perdere peso nonostante sapessi perfettamente che non avrebbe fatto bene alla mia sapute già precaria.

Deglutii rumorosamente, allungando un passo tremante in direzione della bilancia per poi fermarmi. Non lo volevo davvero fare. Ma di certo non ci sarebbe stato alcun problema, no? Era solo un'innocente numero, non poteva farmi tutto l'effetto che dicevo che mi avrebbe fatto.

Ordinai al mio cervello di non impressionarsi troppo e feci altri due passi in direzione della liscia superficie di metallo. Solo un numero, non c'era niente dietro. Volevo solo sapere quanto pesavo, nulla di più.

Appoggiai un piede sopra, seguito subito dall'altro. Fissai il muro bianco, trattenendo l'impulso di guardare mentre ancora stava calcolando il mio peso, visto che avevo già sperimentato le ondate di panico che seguivano gli spostamenti dei numerini elettronici. Le ondate di sollievo quando puntavano verso numeri più bassi, sconforto quando si rialzavano.

Quindi tenni lo sguardo puntato sulla inoffensiva parete intonacata, la cui freddezza non poteva certo essere paragonata a quella della bilancia, finché non fui assolutamente certa che avesse calcolato il mio peso.

E poi abbassai lo sguardo. La prima cosa che vidi fu il nove, e fui immediatamente colpita dal terrore. Non potevo aver preso otto chili in così poco tempo, era inconcepibile. Sentii il cuore martellarmi in petto freneticamente. E poi mi accorsi che prima del nove non c'era un quattro, ma un tre. Trentanove. Trentanove. Non quarantanove. Le mie ossa sembravano essersi trasformate in gelatina per la felicità. Ero scesa al di sotto dei quaranta. Non ancora abbastanza per essere in peso forma, ma era già un progresso essere nei trenta.
Appoggiai la testa contro il muro, accorgendomi di star tremando leggermente per l'emozione, e sorrisi contro il muro, concedendomi una risata felice, di vittoria. Pesavo trentanove chili.

Mi girai di nuovo verso il vestito, che ora sembrava in qualche modo più carino. Lo indossai velocemente, sentendo il tessuto liscio e vellutato sfregare contro la mia pelle nuda.

Da qualche parte nei meandri della mia mente trovai il coraggio di guardarmi allo specchio. Era aderente e corto, anche di più di quanto mi ero immaginata, ma tutto sommato non mi stava malissimo. Anzi, faceva un buon lavoro nel valorizzare le poche curve che avevo e a snellire tutto quello che non mi piaceva nel mio fisico, come gambe, pancia e braccia. La mia attenzione ricadde sulle bende, inevitabilmente.

Stavano cominciando a diventare vecchie, avrei dovuto cambiarle se non volevo che si infettassero i tagli.

Con tutta la calma del mondo srotolai le fasce e guardai i tagli freschi, sfiorandoli appena con le punta delle dita. Strano come riuscissero ancora a provocarmi quel senso di vergogna dopo ogni taglio. Quando il senso di sollievo svaniva, era la vergogna a prendere il suo posto.

Allontanai quelle riflessioni per concentrarmi sulle garze che stavo arrotolando attorno alle braccia. Sarei dovuta uscire subito, se non volevo che Hannah cominciasse a fare domande su quanto ci avessi messo per mettermi quel vestito addosso.

Aprii la porta, cercando di tirare in dentro la pancia perché non si vedesse troppo. Hannah, che stava guardando fuori dalla finestra con aria assorta, si girò a guardarmi con fremente eccitazione. Mi guardò a lungo, esaminando ogni centimetro del mio corpo prima di sorridere e battere le mani con felicità, cercando di trattenere quella sua gioia quasi infantile.

Sei stupenda, cara.” mi disse, e nella sua voce riuscivo solo a sentire sincerità, “Ora però ti devo truccare.”

Tossicchiai, in imbarazzo: “Senti, non esageriamo. Ho detto di sì alla festa e al vestito, ma non mi sembra il caso di-” mi bloccai in mezzo alla frase alla vista della sua faccia abbattuta.

Taylor, sai che il mio sogno era quello di avere una figlia. Non ce l'ho, e quindi ti ho presa come sostituta. Non puoi non permettermi di truccarti, mi spezzi il cuore così.” Aprii la bocca per ribattere, ma non trovai le parole, e quindi la richiusi con un broncio e la certezza che anche questa volta Hannah l'avrebbe avuta vinta.

 

13 settembre 21:00

Avevo sentito la porta chiudersi pochi minuti prima, e, dal silenzio che era seguito, ero certa che i ragazzi fossero usciti. Certo, sentivo ancora delle voce mormorate, parole da una conversazione banale, provenienti dalla cucina. Ma sicuramente erano Hannah e Zayn che stavano aspettando me. Mi guardai allo specchio un'ultima volta, arricciando le labbra quando quella sconosciuta riflessa mi restituì lo sguardo terrorizzato. Hannah aveva fatto un mezzo miracolo. In qualche modo era riuscita a farmi sembrare quasi normale senza imbrattarmi la faccia di schifezze. Ero tentata di morsicarmi il labbro, solo per controllare la tensione che andava riempendomi, ma non volevo rovinare il lavoro della prof.

Uscii dalla mia camera e attraversai il corridoio in silenzio, i miei passi già troppo rumorosi per i tacci, fortunatamente non troppo alti, in cui Hannah mi aveva costretta.

Il mio stomaco cadeva un po' più in basso ad ogni passo che facevo, ogni passo che mi portava più vicino a Zayn. La mia mente evocò un ricordo limpido nella mia memoria: Zayn davanti a me, e di fianco a lui Mark.

Repressi a forza un tremito e mi costrinsi a non vacillare, dirigendomi verso la porta della cucina, da cui riuscivo a sentire perfettamente la voce di Zayn.

Mi fermai all'ingresso, appoggiandomi sullo stipite della porta e cercando di mantenere un'espressione bianca mentre gli occhi scuri di Zayn mi esaminavano con curiosità. Fissai invece Hannah, il cui sorriso cercava di infondermi tranquillità.

Vogliamo andare?” domandò con tono neutro, alzandosi dalla sedia. Non sapevo se essere felice che non avesse commentato o prenderla come un'offesa. Zayn non mi dedicò nemmeno più un'occhiata mentre usciva dalla cucina e si dirigeva verso la porta. Stavo per corrergli dietro quando la voce bassa di Hannah mi bloccò. Mi girai a guardarla, e la sua espressione era contorta in una smorfia di indecisione: “Taylor, stasera esco e sto via fino a tardi. Se succede qualcosa, qualsiasi cosa, anche la più piccola, voglio che tu torni a casa. Questi sono i soldi per il taxi se fossero tutti troppo ubriachi per guidare, e le chiavi di casa.” allungò il mazzo di chiavi e qualche biglietto da venti. Li fissai per qualche istante prima di annuire sommessamente e mettere tutto nella pochette.

Taylor?” la voce di Zayn dall'ingresso mi fece sussultare, e mi girai per corrergli dietro.

Tenni lo sguardo attentamente rivolto verso i miei piedi, mentre i respiri leggeri di Zayn, di fianco a me, davano il ritmo ai miei, più affannati. Riuscivo quasi a sentire i suoi occhi radiografarmi da cima a piedi, e mi sentii quasi in imbarazzo per come ero mezza nuda. Le bende sulle braccia risaltavano per il loro candore rispetto al vestito nero. Zayn mi aprii la portiera del passeggero, e mi ritrovai ad alzare lo sguardo per la sorpresa. Non era un gesto in stile Zayn, tenere la portiera aperta per me. Gli occhi di Zayn erano puntati lontano, verso la strada illuminata qua e là da qualche lampione. Ingoiai il nodo che mi si era formato in gola ed entrai nella macchina. La portiera si richiuse dietro di me con uno scatto. Guardai i sedili rilegati in pelle e la fisionomia affusolata della macchina, domandandomi cosa se ne facesse Zayn di una macchina così costosa se poi veniva a scuola con la macchina vecchia cent'anni di Louis.

Zayn entrò sinuosamente nel sedile e chiuse la portiera, i suoi gesti che mi ricordavano quelli di una pantera, oggi più che mai. Il rombo del motore che prendeva vita mi fece perdere un anno di vita, tanto ero stata impegnata a fissare lui. La macchina si mise in moto, scivolando silenziosa come l'olio lungo le strade.

Avanti, spara.” disse Zayn a voce alta, facendomi corrugare la sopracciglia.

Scusa?”

Lui sorrise: “Ti si legge negli occhi che stai morendo dalla voglia di farmi una domanda.”

Balbettai qualcosa che somigliava vagamente ad un diniego prima di rispondergli, imbarazzata che trovasse così facile capire i miei stati d'animo: “Come mai vieni a scuola con Lou se hai la tua macchina.”

Lui annuì, quasi come se fosse una domanda legittima e ovvia: “Mi costa un patrimonio in benzina, fa fuori un pieno in pochissimo tempo.” Rimasi zitta, senza sapere bene cosa rispondergli.

Dopo cinque minuti di silenzio imbarazzante, durato cinque minuti di troppo, Zayn sospirò: “Sei bellissima:” disse con un sorriso, e i suoi occhi incontrarono i miei per un istante prima di tornare sulla strada vuota.

Sentii il calore farsi strada sulle mie guance e sapevo di essere diventata rossa come poche volte prima, non essendo abituata ai complimenti: “Grazie.”

Non sapevo se era stato sincero oppure lo aveva detto perché obbligato dalle norme di buona educazione, ma di certo propendevo verso quest'ultima. Il silenzio ricominciò, anche più stremato di prima, dando tutto un nuovo significato al 'poter tagliare la tensione con un coltello'.

Senti, possiamo parlare?” mormorò dopo qualche tempo, quando ormai mi ero rassegnata a passare un'ora, perché Hannah mi aveva detto che non era proprio vicinissimo, in un silenzio imbarazzato. Mi girai a guardarlo con sorpresa, notando la sua presa sul volante, così forte da fargli diventare le nocche bianche, e la postura rigida.

Sicuro.” risposi, cercando di rendere la mia voce tremolante più tranquilla. In realtà ero terrorizzata, e non sapevo cosa avrebbe fatto. Eravamo in una macchina da soli e lui non mi era sembrato un tipo molto stabile.

Ho sbagliato, e mi dispiace tantissimo. Non sono bravo come Lou a scusarmi, e nemmeno ho la perseveranza di Harry, ma sto davvero cercando il modo di farmi perdonare.” la sua voce si spense di botto, e lui dimenticò per un secondo la guida per fissarmi negli occhi. La sua espressione era seria, e per una volta non c'era il sottile strato di sarcasmo che sembrava accompagnarlo ovunque.

E non sono nemmeno bravo con le parole, come si è capito.” finì, ritornando a guidare.

Tentennai un attimo, insicura se dirgli quello che pensavo davvero di tutta quella situazione oppure stare zitta e lasciare che lui si sentisse ancora in colpa per un po'. Alla fine sospirai piano e cercai le parole giuste.

Ascolta Zayn, adesso tenere un broncio per quello che avete fatto è finito in fondo alla mia lista delle priorità. Ho cose più importanti a cui pensare, come il dover mantenere la farsa che io e Niall stiamo insieme davanti a Mark e tenermi il più possibile lontano da lui. L'unica cosa che voglio in questo momento è finire il liceo in santa pace e andarmene a Cambridge appena posso.” mi meravigliai per il mio tono fermo e non vacillante, sicuro come non lo era mai stato prima.

Zayn picchiettò un dito sul volante, attirando di nuovo la mia attenzione: “Ma vedi, io non voglio semplicemente che il mio sbaglio sia dimenticato, deve anche essere perdonato.”

Niall mi ha raccontato la vostra storia.” dissi soltanto, la mia voce bassa e triste. Sussultai quando la macchina frenò bruscamente, senza fermarsi del tutto, davanti ad un semaforo rosso che Zayn non aveva visto, troppo impegnato a seguire la conversazione.

L'ha fatto davvero?” domandò con sorpresa, come se non fosse un fatto normale, “Strano, di solito non trova mai le parole per raccontarla lui stesso, e tocca a noi farlo.”

In ogni caso, capisco perché l'abbiate fatto, anche io avrei fatto lo stesso.” dissi, cercando di riconciliare le due parti in me che stavano combattendo. Una che voleva semplicemente dimenticare tutto questo e andare avanti con la mia misera vita, e l'altra che mi impediva di vederlo esattamente come lo vedevo prima.

Taylor, forse non si nota, ma io ci sto davvero male per questa storia.” dalla sua voce tirata per i capelli, sapevo che doveva essergli costato tantissimo pronunciare quelle parole. Aveva dovuto ingoiare il suo orgoglio smisurato e sperare di non venir soffocato.

Appoggiai la fronte sul finestrino freddo, chiudendo gli occhi: “Ed è per questo che ti ho perdonato.” dissi a voce bassa. Dal posto del guidatore non arrivò risposta, e mi chiesi se per caso non avesse sentito, dato che avevo parlato a voce bassa. Stavo per ripetermi, quando lui mormorò qualcosa così ingarbugliato che non capii.

Grazie, Taylor.” sospirò, e sorrise.

Era un sorriso senza malizia, sincero e felice. Mi ero chiesta spesso che effetto avesse un sorriso sul viso di Zayn, e ora avevo la risposta. I suoi occhi presero a luccicare, e i suoi denti bianchi illuminarono il suo viso come quello di un bambino il giorno di Natale. La sua espressione minacciosa era stata completamente sotterrata dallo spettacolo di lui che sorrideva. Senza alcuna ragione, il suo sorriso mi fece fare qualche capriola allo stomaco, e non riuscii a fare a meno di restituire quel sorriso.

Quando le sue labbra tornarono verso il basso, lasciando al suo posto un'espressione di contentezza quasi languida, io ero ancora piacevolmente confusa. Sembrava quasi un'altra persona quando sorrideva.

Decisi di non dire altro per non imbarazzarmi oltre, come avevo già fatto con la mia espressione ebete.

Il resto del viaggio fu speso in silenzio, ma era un silenzio molto meno teso.

 

POV Gary:

Now they're going to bed,
And my stomach is sick,
And it's all in my head,
But she's touching his chest.
Now, he takes off her dress,
Now, letting me go,
I just can't look its killing me.

[Mr. Brightside-The Killers]

 

13 settembre 22:15

Le luci erano abbaglianti, e il rumore pure. Sprazzi di colore illuminavano la pista da ballo, ora azzurra e ora rosa, per poi diventare improvvisamente verde. Le luci bianche frammentavano le immagini di corpi che ballavano, mandandomi in tilt la vista. Ad ogni angolo, specialmente attorno al bancone, c'erano ragazzi, la maggior parte minorenni, che bevevano drink chiaramente alcolici, senza che i due baristi facessero una piega. Era evidente che gli organizzatori della festa avevano pagato una bella somma per permettere che bevessimo. Mi guardai attorno, cercando una faccia amica tra i corpi sudaticci che inondavano la sala. Le ragazze si strusciavano sui ragazzi, e i ragazzi cercavano di farle ubriacare per portarsele a letto. La cosa che più mi disgustava era che questa era gente con cui andavo a scuola tutti i giorni, ragazze che mi stavano anche simpatiche ora erano troppo impegnate a succhiare la faccia a qualche giocatore di football per accorgersi della gente che stava intorno.

Riconobbi alcune delle facce, perlopiù cheerleader e gente che aveva già in tasca un borsa di studio per lo sport. Ma dietro alla massa di gente che si muoveva a tempo con la musica, o più spesso non, già troppo ubriachi per capirci qualcosa, vidi qualche ragazzo che conoscevo. Erano tre o quattro ragazzi, tutti con un drink in mano, e che osservavano la pista, alcuni con malcelato disgusto e altri con noncuranza, come se fossero abituati a quel genere di spettacolo. Ed erano tutti irrimediabilmente gay. Gente come me, che con questa festa non aveva nulla da spartire.

Sgusciai tra la folla, chiedendo scusa tutte le volte che calpestavo il piede di qualcuno o rovesciavo un drink. A metà strada sentii che l'aria semplicemente non c'era, e cercai di spostarmi sui lati, dove c'era meno gente che ballava. Lì l'aria era decisamente più respirabile. Mi asciugai le goccioline di sudore che mi imperlavano le fronte, cercando di capire come diavolo facessero a ballare col caldo che faceva e cercando di localizzare i miei amici. Ma la mia attenzione venne trattenuta da una figura che vagava tra le persone, fermandosi a parlare qua e là. Aveva una fisionomia familiare, i capelli scompigliati e il sorriso sempre pronto. Si liberò da una conversazione e lo vidi puntare nella mia direzione, ma le luci mi impedivano di capire esattamente chi fosse, poteva benissimo essere un amico, ma più probabilmente era un tipo come Mark, che non aspettava altro che arrivassi io per cominciare a divertirsi sul serio.

Le luci abbaglianti gli illuminarono il viso per un millesimo di istante, ma fu abbastanza per riconoscerlo. Le mie guance si tinsero di un rosso profondo, mentre spostavo lo sguardo per non doverlo guardare mentre si avvicinava.

Lui alzò un braccio nella mia direzione, salutandomi mentre si avvicinava con un bicchiere mezzo pieno in mano, dal colore indefinito. Fui costretto a rispondere al saluto, e il suo sorriso si allargò.

Mi si affiancò, e il mio cuore cominciò a battere un po' più forte mentre le sue labbra si avvicinavano al mio orecchio, sfiorandolo, solleticandomi con il suo respiro fresco. Cercai inutilmente di contenere il brivido che mi attraversò appena la sua voce si fece sentire, così vicina a me eppure mai abbastanza.

Ehi Gary, come va?” il mio cuore partì a mille e le mie braccia, che riposavano ai miei fianchi, inutilizzate, volevano ardentemente avvilupparsi a Louis e non lasciarlo andare mai più. Ma, per ovvie ragione, non potevo farlo, e il fatto mi stava uccidendo con una lentezza esasperante.

Bene, tu?” le mie labbra erano così vicine al suo orecchio che l'impulso di mordergli il lobo, solo per vedere se era veramente morbido come sembrava, era quasi irresistibile. Lui annuì, sorridendo per mostrare la sfilza di denti perfetti e luminosi.

Ce l'hai un passaggio a casa?” mi domandò subito dopo, urlando nel mio orecchio per sovrastare il rumore assordante della musica, i suoi occhi azzurri grandi e innocenti. Ripensai al viaggio in taxi che mi ero fatto all'andata, e nonostante fossi imbarazzato ad ammetterlo, non sapevo se avevo abbastanza soldi per pagare un taxi fino a casa mia. Scossi la testa, cercando di evitare il suo sguardo.

Ho un posto in più in macchina, ti riaccompagniamo noi.” disse, arruffandomi i capelli e facendomi perdere qualche battito. Poi guardai il bicchiere che aveva in mano, e, preso da un impeto di sospetto, lo presi e lo annusai. L'odore dell'alcool era fortissimo, e gli chiesi cosa diavolo fosse quella roba.

Cuba.” mi urlò nell'orecchio, sorridendomi con intesa.

Sbattei le palpebre due volte, e la mia voce uscì stridula troppo stridula: “Cuba Libre?”

Lui annuì ancora e si riprese il bicchiere, le sue labbra si avvolsero attorno alla cannuccia, e cominciò a succhiare, facendomi quasi svenire.

Cercai di concentrarmi non sul movimento delle sue labbra ma sul fatto che se avesse bevuto ancora un po' non sarebbe stato nelle condizioni per guidare.

Non puoi guidare mezzo ubriaco.” lo informai, cercando di trattenermi dal saltargli al collo.

Lui rise e buttò la testa all'indietro, lasciandomi vedere il collo candido e il pomo d'Adamo che faceva su e giù. Con un braccio mi cinse la vita, avvicinando ancora di più il mio orecchio alla sua bocca. Dove mi stava tenendo mi sentivo andare a fuoco, con i muscoli tesi per la sua vicinanza.

Cominciavo già a sentire una certa attività al piano di sotto, per mio grande imbarazzo.

Lo so, per questo guida Liam.” mi disse, lasciando il mio fianco libero, anche se per quanto mi riguardava sarebbe potuto restare in quella posizione per sempre.

Vado a ballare, vieni?” mi chiese poi, il suo tono amichevole leggermente roco. Per quanto avrei voluto, sapevo che qual genere di vicinanza mi avrebbe fatto impazzire dopo qualche istante. Scossi la testa perché la mia gola si era fatta secca, e le parole sembravano non voler uscire. Lui scrollò le spalle e dopo avermi salutato tornò a ballare. Presto la sua figura scomparve tra quelle di tutti gli altri corpi, e mi girai per andare a trovare i miei amici, che con ogni probabilità erano ancora allo stesso posto di prima.

E infatti eccoli lì, appoggiati contro un muro, quasi con paura. Questo non era il nostro genere di divertimento, e di certo non con queste persone. Erano in quattro, tre che conoscevo abbastanza bene ed un perfetto sconosciuto. Ero quasi arrivato quando si accorsero di me, sorridendo calorosamente. La musica lì scemava un poco, abbastanza da consentirci di non dover urlare tutto il tempo.

Ciao.” dissi, guardando il ragazzo che non conoscevo. Era alto e molto magro, con tre buchi alle orecchie e un aspetto poco raccomandabile. Ero certo che non venisse alla nostra scuola, o me ne sarei certo ricordato. Non aveva quel genere di viso che si dimentica in fretta.

Lui mi esaminò da testa a piedi, soffermandosi con mio grande imbarazzo sul rigonfiamento all'altezza del cavallo dei pantaloni per poi sorridere, divertito.

È etero, vero?” domandò, rendendo impossibile sbagliarmi sulla tematica per lo sguardo che continuava a fissare il mio accenno di erezione. Il mio viso si fece più rosso di una barbabietola, ma feci finta di non averlo sentito.

Mi chiamo Gary.” dissi, allungando una mano verso di lui. Lui la guardò per qualche secondo prima di rispondere alla stretta di mano, umettandosi le labbra e facendomi spuntare la pelle d'oca. Quel tipo mi inquietava, e non poco.

Ross.” disse, guardandomi con curiosità. Lasciai andare la sua mano non appena fui certo che non sarei sembrato maleducato.

Allora, Ross, non vieni a scuola alla Felicity, vero? Non ti ho mai visto in giro.” chiesi, cercando di apparire cordiale mentre l'unica cosa che volevo fare era scappare a gambe levate.

Lui tornò a fissare coi i penetranti occhi scuri la gente in pista: “A dire il vero sì, mi sono trasferito ieri dal Montana.”

Wow, dev'essere stato traumatico passare dagli Stati Uniti alla squallida Londra.” riflettei mentre mi immaginavo quel ragazzo cercare di fare amicizia alla Felicity.

Lui scrollò le spalle: “Nemmeno troppo, almeno qua fa più caldo.”

Rimasi abbastanza sbalordito dalla sua osservazione. Avevo sempre pensato che Londra avesse il clima più squallido del mondo, tranne per i Poli e l'Alaska. Ma in effetti avrei dovuto aggiungere il Montana alla lista.

Comunque, non so se ti hanno avvertito, ma se vuoi restare vivo non ti conviene restare con noi.” dissi con voce annoiata, ancora una volta seccato dal fatto che per il resto della scuola fossimo delle specie di mostri.

Lui rise, spostando una ciocca di capelli biondo platino dal viso: “L'avevo capito da solo che eravate gay, per questo mi sono associato.”

Sei gay?” chiesi, quasi scioccato. Se c'era una persona che non avrei mai detto fosse omosessuale, era questo Ross, anzi, dall'aspetto si sarebbe detto l'esatto contrario. Ma d'altronde, c'erano un sacco di persone nella nostra scuola che avevo idea fossero gay repressi, come molto probabilmente Mark, quindi la cosa non avrebbe dovuto rendermi tanto incredulo.

Sai cosa? Dovremmo far finta di metterci assieme, così potrai fare ingelosire il tuo principe azzurro.” sbattei gli occhi un paio di volte, all'inizio confuso dal cambio di tema e poi dalla proposta.

Ti ringrazio, ma no.” dissi velocemente, per mascherare il mio imbarazzo.

Lui sorrise, un sorriso pieno di ironia: “Sei sicuro?” chiese, puntando un dito verso la pista da ballo.

C'era una coppia vicina a noi, e la ragazza, una tipa formosa con dei capelli ondulati, si stava strusciando contro di lui in maniera volgare. Socchiusi gli occhi per cercare di vedere il volto del ragazzo, già preso da un senso di orrore crescente. E infatti eccolo lì, il mio Louis. La ragazza si avvicinò a lui, e dopo qualche istante, in cui volevo ardentemente chiudere gli occhi ma non potevo perché erano incollati alle loro figure, le loro labbra si incontrarono in un bacio umidiccio e scoordinato, il tipico bacio da discoteca. Era ovvio che entrambi erano ubriachi fradici, ma questo non diminuì la mia voglia di vomitare tutto il mio stomaco. Era rivoltante, vedere quella vipera mora appiccicata al mio Louis come un rampicante, e lui che la palpava.

Sentii le unghie farsi strada nella carne del miei palmi, e la mia testa nuotava come se fossi stato io quello ubriaco. La mia vista andava e veniva, a tempo con le maree che mi inondavano periodicamente gli occhi.

Ma il peggio doveva ancora venire, perché in quel momento Louis cercò di tirarle giù il vestito, così, davanti a tutti, e lei gli prese la mano dopo un risolino e lo trascinò su per le scale, verso una stanza vuota. La porta si chiuse, e, anche se io non lo sentii, ero certo che avessero chiuso a chiave.

La mia immaginazione fece il resto. Sentendomi stordito, anche se una parte di me era tranquilla, perché in fondo l'avevo sempre saputo, mi avvicinai al bancone, ordinando un drink. La metà dei nomi non mi era familiare, quindi fu facile semplicemente sceglierne uno. Venne fuori che non era proprio quello con il più alto tasso alcolico, e nemmeno forte come il drink di Louis, ma abbastanza per rendermi meno cosciente di quello che stavo facendo, abbattendo qualche barriera inibitoria. Rimasi seduto ad uno degli sgabelli per un po' di tempo, rigirandomi il bicchiere tra le mani.

Sentivo il cuore martellarmi come un martello e la gola stretta nella morsa delle lacrime che stavo cercando di trattenere. Non stavo prestando particolare attenzione a ciò che succedeva attorno a me, e per questa ragione la mano che si posò sulla mia schiena mi fece fare un salto di parecchi centimetri.

Tutto a posto?” domandò una voce femminile, e una ragazza si sedette sulla sgabello di fianco al mio, ordinando una Coca. La cascata di capelli, il cui colore non era proprio riconoscibile a causa delle luci, le ricadeva con delle onde davanti al viso, impedendomi di riconoscerla.
Scossi la testa: “Probabilmente in questo momento il ragazzo che mi piace si sta dando da fare con una moretta.”

Il braccio della ragazza si bloccò nell'atto di prendere il bicchiere, e si girò verso di me con il dispiacere scritto a chiare lettere sul viso: “Mi dispiace tanto, Gary. Se vuoi parlare io ci sono.” mi disse, e ora che la vedevo in faccia, riuscivo a vedere i lineamenti di Taylor, il viso coronato da qualche ombra di trucco che le faceva risaltare gli occhioni verdi e gli zigomi. Le sue parole aiutarono senza sprofondare nel ridicolo. Nessun ti meriti di meglio, e nemmeno è ubriaco, non sa cosa sta facendo. In effetti ero certo che fosse perfettamente cosciente di quello che stava facendo, e come si diceva, in vino veritas.

Sai, se non fossi interessato ai maschi tu saresti il mio tipo.” dissi, cercando di distrarla dai miei drammi.

Lei si allungò verso di me e mi abbracciò. Per un secondo rimasi paralizzato, ma poi riuscii a restituirle l'abbraccio. Le sue costole premevano contro il mio petto, e fui davvero convinto di stare abbracciando uno scheletro finché non si staccò da me. Le sue ossa erano anche dolorosamente aguzze, come piccoli coltelli affilati, e mi meravigliai del fatto che non fossero ancora così appuntite da rompere l'epidermide.

Le lanciai un'occhiata in tralice, esaminando come il vestito nero le fasciasse il corpo, e come le ossa le spuntassero appuntite da spalle e gomiti, come le garze bianche risaltassero sui suoi avambracci, gli stecchini che le facevano da gambe, così stretti che sembrava quasi si sarebbero spezzati al minimo movimento.

Non aveva un filo di grasso in tutto il corpo. Aggrottai le sopracciglia e la afferrai per un polso, sentendo la superficie ruvida delle garze attorno alla pelle.

La trascinai attraverso la pista da ballo fino ad arrivare ad una saletta privata, benedettamente vuota, che consisteva in un paio di divanetti e un tavolino di vetro. E poco più in là c'erano i bagni, che nessuno stava usando. La misi a sedere sul divano viola, guardandola male. Mi chiesi come avevo fatto a non accorgermene prima, non era come se potesse nascondere quanto fosse magra. Eppure, nonostante andassimo a scuola assieme da due anni, non me ne ero mai accorto. A mia discolpa potevo solo dire che non era come se fossimo stati amici del cuore prima, anzi, dovevo ammettere che i miei intenti egoistici di avvicinarmi di più a Louis avevano contribuito notevolmente alla mia decisione di sedermi a pranzo con lei a scuola. Mi sentivo tremendamente in colpa, e il nodo che avevo già in fondo allo stomaco si fece anche più pesante, come se i miei organi stessero organizzando una rivolta contro di me. Usare Taylor per avvicinarmi a Louis mi rendeva una così cattiva persona? In fondo, io le ero attaccato da un sottile filo di amicizia, ma i miei intenti erano tutt'altri.

La sua espressione era terrorizzata, e i suoi occhi scattavano da una parte all'altra, come quelli di un animale accerchiato dai cacciatori. Le dita affondavano nell'imbottitura del divano e i denti mordicchiavano il labbro inferiore così forte che aveva cominciato a sanguinare leggermente.

Taylor, quand'è stata l'ultima volta che ti sei pesata?” le domandai, cercando di tenere le accuse fuori dalla mia voce e di sembrare dolce. Non aveva bisogno di essere accusata, aveva bisogno di aiuto.

Lei sembrò sgonfiarsi come un palloncino, e per un istante mi domandai il perché di quella reazione.

Ma poi il suo viso si illuminò, come se le avessero appena dato una buona notizia: “Prima della festa.” sorrideva con gioia, e sembrava star reprimendo la voglia di mettersi a ridere, o ballare, o cantare, o dimostrare la sua felicità in qualche altro modo.

Davvero non riuscivo a capire: “E quanto segna la bilancia?” sinceramente ero un po' spaventato. Non ero certo di volere davvero sapere la risposta alla mia domanda. Ma di una cosa ero sicuro: se Taylor non avesse messo su peso, e alla svelta, anche, ci sarebbe morta addosso. Mi chiesi perché i suoi amici, Louis, Niall e gli altri, non avessero fatto qualcosa. Possibile che non se ne fossero accorti? E i suoi genitori? Sarebbe dovuta andare da un medico, prima o poi, e sicuramente lui si sarebbe accorto di quanto fosse magra. Non potevo di certo essere la prima persona ad essersene accorta.

Oh Gary! Sono così felice.” disse lei, ridendo senza alcun motivo a me noto.

Non hai risposto alla mia domanda, Taylor.” le feci notare, e le parole raschiarono la mia gola nell'uscire.

Trentanove.” lei si sporse verso di me, che ero seduto di fronte a lei, sul divanetto rosso, “Sono sotto i quaranta, Gary! Sai cosa significa?”

Il mio cuore sembrava essersi fermato nel petto per quella povera ragazza. I miei occhi tradivano tutto il mio orrore, ma lei non sembrava essersene accorta: “Sì, che stai per morire.” sussurrai, cercando di non farmi sentire da lei.

Ma il suo sguardo si eclissò subito dopo le mie parole: “Non puoi capire, Gary. Tu sei già magro di tuo, ma io...”

Scattai in piedi, non riuscendo a trattenermi dal gridare, isterico: “Ma sei fuori di testa? Tu non sei grassa, semmai tutto il contrario. Sei troppo magra, Tay, così magra che tra poco morirai.”

Le mie mani stavano tremando dalla voglia che avevo di mettere un po' di sale in zucca a Taylor. Lei mi guardava a bocca aperta, cercando di mascherare la sua sorpresa.

Tirai un calcio alla gamba del divano, sbuffando prima di sedermi di nuovo: “Per favore, cerca di capirmi: ti si contano le costole, tutte le tue ossa spuntano in modo innaturale, probabilmente riuscirei a toccarmi le dita se ti prendessi gli avambracci. Dimmi, che taglia porti? Te lo dico io, tre o quattro taglie sotto la media. Se tu sei grassa, Tay, Louis è una dannata balena!” feci un respiro profondo, cercando di controllare i tremori che si erano sparsi a tutta la lunghezza delle braccia.

Lei mi fissava, paralizzata, mentre io la guardavo da capo a piedi. Senza considerare l'eccessiva magrezza, sembrava essere incolume. A parte per...

Sentii la realizzazione che l'anoressia non era che il suo problema meno rilevante. Il mio cuore cadeva sempre più giù con ogni nuovo pezzo che aggiungevo al puzzle.

Aspetta un secondo...” sentivo che peggio di così non sarebbe mai potuta andare, la serata. Fissai le fasciature con malcelato sospetto. Nella mia mente tutta una serie di immagini mi tornarono in mente: Taylor che andava in giro con le maniche lunghe perfino a maggio, Taylor che si tirava i capelli mentre piangeva, Taylor che lasciava che la sua testa picchiasse contro il muro dietro di noi, Taylor che quando era tornata dalla farmacia aveva fatto scivolare una piccola scatolina bianca nello zaino e che poi era sparita per due giorni, Taylor che aveva gli avambracci fasciati con una precisione tale da dover essere per forza frutto di molta pratica.

Boccheggiai mentre lei mi fissava, sembrando sempre più in preda al panico. Tutto combaciava con quello che sapevo delle persone che si facevano del male da sole. Taylor, quella ragazza piccola come un passero e altrettanto fragile, un genio a scuola e presa di mira dai bulli anche più di me, non solo era anoressica, ma era anche un'autolesionista. Il peso di quella scoperta mi gravava addosso come un macigno. Sentii il mio cuore prendere il volo, e la mia bocca era aperta, fermo mentre la fissavo, sconvolto da quella rivelazione.

Lei allungò una mano verso di me, ma io mi alzai in piedi di scatto, troppo confuso per continuare a comportarmi da persona civile.

Resta qui, io-io vado a prender una cosa e torno subito.” mormorai, senza lasciare il tempo ad una Taylor molto preoccupata di ribattere.

Corsi nella pista da ballo, rimanendo accecato dalle luci e assordato dai rumori troppo forti. Dovevo trovare gli amici di Taylor, loro avrebbero saputo cosa fare. I miei occhi saettavano da una parte all'altra. Stavo cercando i ricci di Harry, sicuramente i più visibili, ma non stavo avendo molta fortuna.

Mi feci spazio a gomitate nel vivo della festa, dove i corpi erano così appiccicati assieme che sembravano uniti dalla colla. In mezzo ad una massa di gente vidi la sua capigliatura, e mi avvicinai a lui finché non mi accorsi cui un po' di disgusto che stava ballando con due ragazze, e non sembrava intenzionato a lasciarle andare.

Lo picchiettai su una spalla, evitando per un soffio che una bionda fin troppo ubriaca mi cadesse addosso. Ma lui non mi degnò di uno sguardo, troppo impegnato a ballare con la ragazza, che sicuramente non poteva avere più di sedici anni.

Allora gli afferrai il polso che stava andando a toccare nei luoghi privati della ragazza davanti a lui, esasperato da quello spettacolo quasi pornografico.

Lui si girò verso di me, rosso in viso e con i ricci sparpagliati come un piccolo sole attorno alla testa.

Aggrottò le sopracciglia e cercò di divincolarsi dalla mia presa, ma non lo lasciai andare. Sotto le sue proteste, rese quasi mute dalla musica, lo trascinai lontano dalla pista da ballo, esasperato dal suo comportamento immaturo. La folla non smise di ballare per un solo secondo, inghiottendo le due ragazze nel cuore della festa mentre noi ci allontanavamo.

Ehi, io stavo ballando!” mi disse con un broncio che in qualsiasi altra situazione sarebbe stato dannatamente sexy, ma non ora.

Ti devo solo chiedere una cosa.” mi passai la lingua sulle labbra, cercando il modo migliore per formulare la domanda senza sembrare ritardato e lasciando intatto il poco orgoglio di Taylor, “Senti, Taylor vi ha detto perché ha gli avambracci fasciati?”

A quella domanda lui sembrò irrigidirsi, e fu lui a condurmi ancora più lontano dal chiasso, passandosi una mano sulla fronte sudata: “Dice di aver avuto un incidente qualche anno fa, e di essersi scheggiata le braccia con i vetri rotti. Perché ti interessa?”

Soffocai un risolino isterico, fuori luogo in questo momento. Avevo capito perfettamente a che gioco stesse giocando Taylor, ammucchiando scuse su scuse finché diventava tutto simile ad un gigantesco scherzo implausibile. Lo sapevo perché anche io ci stavo passando, bastava pensare alla mia ultima trovata per nascondere i lividi. Ancora mi stavo domandando come avesse fatto Sophia a cascare nella mia scusa della recita scolastica. Per fortuna quel giorno mia madre aveva dovuto lavorare fino a tardi, e quindi non aveva visto le macchie sul mio viso. Anche perché dubitavo che anche le quantità esagerate di fondotinta che mi ero spalmato in faccia potessero coprire completamente i segni, e lei di certo non sarebbe cascata nella scusa del trucco, specialmente dopo aver visto che non si poteva lavare via. Ma questo, questa scusa stupida, era quasi un insulto al buon nome dei bugiardi.

No, ma dimmi, e tu ci hai pure creduto?” non poteva essere davvero così ignaro come sembrava.

Le sue pupille si dilatarono fino a coprire il colore dell'iride: “Lo sapevo che c'era qualcosa sotto. Ma ancora non capisco perché inventarsi una scusa del genere se-” interruppi le sue parole agitate, che uscivano da lui come un fiume in piena.

Finirai la tua teoria un'altra volta, dobbiamo trovare gli altri. Io comincio a cercare Niall e Zayn, tu trova Liam e Louis. A proposito, Louis è in una delle stanza al piano di sopra e dubito vorrà essere disturbato, tiralo fuori a calci se devi, ma fallo.”

Lui mi guardò come se avessi perso il cervello, e quindi fui costretto a specificare: “Si tratta di Taylor. Quando li hai trovati il ritrovo è qua. Ora vai.” lo spintonai in direzione delle scale, ma sapevo che l'avrebbe fatto anche più in fretta di me. Quando avevo nominato Taylor, il suo sguardo si era acceso di limpida determinazione.

Cercai di pensare dove potesse essere Niall, e la risposta venne automatica: al buffet. Superai quasi di corsa le coppie che ballavano e mi avvicinai al lungo tavolo, attorno a cui erano riunite le persone che non avevano voglia di ballare. Cercai la chioma bionda del ragazzo, trovandola poco dopo che gesticolava animatamente con altri due ragazzi. Mi avvicinai a lui e gli picchiettai le spalle. Lui si girò con un sorriso gioviale, ma non appena vide la mia espressione allarmata, fu chiaro a tutti che c'era qualcosa che non andava.

Cosa succede?” domandò Niall, avvicinandosi a me e venendomi dietro senza protestare quando fu chiaro che avrei risposto alle sue domande in seguito Anche perché ero troppo scosso per mettermi a spiegare la situazione con calma e raziocinio. Lo portai al punto di incontro, dove c'era già un Liam molto allarmato, che si girò a guardarci non appena ci avvicinammo abbastanza.

Harry ha detto che si tratta di Taylor, cosa sta succedendo?” il tono di Liam era pacato, ma sotto la superficie tranquilla si riuscivano a percepire correnti di agitazione.

Taylor? Cosa c'entra Taylor?” domandò Niall, i suoi occhi immediatamente più grandi e attenti.

Mi limitai a scuotere la testa: “Ve lo spiegherà lei, ora devo andare a trovare Zayn, voi non vi muovete.”

Non lo troverai.” disse una voce fin troppo conosciuta alle mie spalle. Mi girai lentamente, guardando i capelli scarmigliati di Louis e la maglietta infilata al contrario. I suoi occhi erano leggermente persi e aveva bisogno del braccio di Harry attorno alla vita per tenersi in piedi, ma la sua voce sembrava lucida. Il mio cuore ebbe un tuffo, e in un ultimo gesto disperato distolsi l'attenzione da quegli occhioni azzurri Subito dietro di lui c'era Harry, che aggiunse che se non era Zayn a farsi avanti allora potevo anche dire addio alle mie possibilità di trovarlo.

Bloccai un'imprecazione sulla punta della lingua, e cercai di controllarmi: “Bene, allora voi andate avanti mentre io lo cerco. Dovete andare nella sala vicino ai bagni, quella sulla mia sinistra. Ci dovrebbe essere Taylor. Per prima cosa, chiedetele quanto pesa, e poi cosa c'è veramente sotto le bende.” il mio tono cupo dovette convincerli, perché nonostante la confusione di Louis, l'espressione agghiacciata di Liam e quella quasi consapevole di Niall, nessuno disse niente. Harry annuì, mormorando qualcosa con gli occhi per terra.

La mia intenzione era stata quella di dir loro tutto schiettamente, tutte le verità che sembravano non aver capito da soli, ma alla fine mi era mancato il coraggio per farlo. Quella non era un mio segreto, e quindi non dovevo essere io a dirglielo. Questa era la battaglia di Taylor, e avrebbe dovuto combatterla da sola.

 

POV Taylor:

This one came from looking,
This one opened twice,
These two seem as smooth as silk, flush against my eyes.
This one needed stitches and
This one came from rings.
This one isn't even there, but I feel it more because you don't care.

[Made of Scars-Stone Sour]

 

13 settembre 23:02

Il battito del mio cuore mi rimbombava malamente nelle orecchie, affogando la musica e riempendomi di ansia crescente. Ormai era inutile negarlo, avevo paura. No, ero terrorizzata, paralizzata dal pensiero che Gary avesse capito tutto. Sapevo che stava andando a chiamare i ragazzi, era ovvio come il fatto che il sole sorgeva ad est. Sapevo che gli avrebbe spifferato anche il più insignificante dei dettagli sul mio conto. Sapevo che sarebbero venuti a cercarmi per chiedermi spiegazioni. Ma nonostante avessi capito tutte queste cose, non riuscivo a trovare la forza materiale per alzarmi ed allontanarmi da quel posto il prima possibile. Le mie gambe non obbedivano più ai comandi del cervello, che stava urlando loro di scappare. Non potevo fare altro che restare inchiodata al mio posto ed aspettare la fine del mondo come lo conoscevo.

Sentivo il fiato uscire sotto forma di piccoli respiri da cagnolino e rientrare, quando rientrava, a fatica. Guardai per un momento le mie mani, notando come fossero scosse da tremori che non riuscivo a fermare. Con ogni probabilità avevo già l'adrenalina in circolo, l'unica cosa che mi avrebbe permesso di superare la serata.

Sentii l'impulso di chiamare i miei genitori, di sentire la voce allegra di mia madre che mi domandava come stesse andando la scuola e se mi ero fatta qualche nuovo 'amichetto', come li chiamava lei, e quella più pacata di mio padre che mi parlava dei suoi ultimi clienti. E avevo paura, tanta paura che non riuscivo a contenere, e sembrava che il mio cuore stesse cercando di aprire in due la mia gabbia toracica dal male che mi stava facendo. Ebbi un lieve giramento di testa, dovuto al poco ossigeno che stavo mandando al cervello. Cercai di fare respiri più regolari, profondi ma non troppo.

Le fasce sulle braccia sembravano appariscenti ora, come lampeggianti segnali al neon. Non potei fare a meno di ripensare alle parole dure di Gary. Aveva esagerato. Non ero in punto di morte, anzi, avevo ancora fin troppo grasso da smaltire. Aveva detto quelle cose solo per farmi un piacere, farmi sentire apprezzata una volta tanto, ma non dovevo riporci troppa fiducia.

La domanda che mi venne spontanea fu chiedermi cosa avrebbero fatto ora Niall e Liam, i miei due piccoli soli in miniatura che illuminavano le mie giornate. Sicuramente non avrebbero più voluto vedermi, tanto meno parlarmi. E Harry dopo tutti i fiori che mi aveva mandato avrebbe capito quanto era stato stupido a sprecarli su di me. E Louis avrebbe pensato al mostro che ero, e Zayn... beh, probabilmente Zayn avrebbe riso pensando a quanto ero patetica. Sentii una fitta di dolore alla testa, come se mi avessero trapassato da parte a parte le tempie.

L'attesa mi stava uccidendo. Magari mi ero sbagliata, e tutto questo era solo uno scherzo della mia mente. Gary ed io avevamo parlato, certo, ma non aveva capito che mi tagliavo, solo la parte dell'anoressia. O magari aveva capito, ma non stava andando a dirglielo. Sì, la verità era che, troppo schifato per starmi vicino, era semplicemente scappato a gambe levate.

Sentii une serie di passi avvicinarsi a me e capii che quello che stavo cercando di negare con tutte le mie forze era vero: Gary era tornato con i rinforzi. Mi misi la testa tra le mani, sentendomi svenire per quanto sembrava irrealistica la visione di loro che sapevano.

Mi rifiutai di alzare lo sguardo anche quando i passi si fermarono e sentii qualcuno sprofondare di fianco a me sul divano. Aspettai che si mettessero ad insultarmi, a gridare, a dimostrare la loro ripugnanza per me.

E invece stavano in silenzio a fissarmi. Una mano leggera come una farfalla si posò sulla mia spalla, e i miei muscoli si tesero inverosimilmente per la paura.

Ehi Taylor, cosa sta succedendo?” bisbigliò Niall, e la sua presenza confortevole, unita allo shock dovuto alle sue parole, mi portò ad alzare la testa per fissarlo con sgomento.

Ti giuro che posso spiegare.” le parole uscirono dalla mia bocca senza permesso, tese per lo stress emotivo.

Lui ritrasse la mano, guardandomi con cautela, nemmeno fossi stata un animale pericoloso.

Finalmente! Stavo cominciando ad essere davvero confuso. Allora, come mai questa riunione?” disse Louis, ridacchiando e appoggiando la testa contro il petto di Harry da davanti a me. Notai che né Gary né Zayn erano presenti in sala, ma in quel momento avevo ben altro di cui preoccuparmi che due assenti.

Gary non vi ha detto niente?” il mio cuore batté anche più forte per l'emozione, incredula di essere salva ancora per qualche minuto.

Liam, vicino a Harry, scosse la testa: “Però ci ha dato degli interessanti spunti per un conversazione.” dal tono serio capii che anche lui doveva aver intuito qualcosa. Abbassai la testa e cercai di fermare il calore che si andava espandendo lungo guance e collo, tingendomi la pelle di un rossore che mi mise anche più a disagio.

Taylor, per favore, possiamo parlare?” mi chiese Liam, e non mi sfuggì il fatto che si era portano una mano alla tempia, quasi avesse mal di testa.

Annuii, ormai certa del fatto che non avrei potuto evitare che lo scoprissero. Feci una breve preghiera alla Madonna, chiedendole di fare in modo che non fossero così disgustati dai miei comportamenti da andarsene senza una parola. Non avrei retto anche quel colpo.

Harry si schiarì la voce: “Non credo che ci sia un modo carino per chiedertelo, quindi sarò diretto: esattamente, quanto pesi?”

Smise per un secondo di passare la mano tra i capelli di Louis per fissarmi con quei suoi inquietanti occhi verdi, la sua bocca atteggiata in una smorfia di preoccupazione. Li guardai tutti e quattro, uno a uno. Dopo averlo detto a Gary, non ero più certa che fosse una cosa del tutto positiva.

Esitai forse un momento di troppo prima di rispondere: “Quarantacinque chili.” era stata una cifra messa lì a casaccio, e speravo che quei sei miseri chili non mi facessero scoprire.

Liam inarcò un sopracciglio mentre mi guardava, e fui costretta a distogliere lo sguardo: “Perché ora non ci dici la verità, invece?”

Le mie corde vocali smisero si collaborare in quel momento, e ci misi quattro tentativi a far uscire il numero, e anche in quel caso venne fuori un sussurro che nessuno, tranne forse Niall, sentì.

Ci fu una pausa perplessa, in cui mi costrinsi ad alzare lo sguardo verso l'espressione sbalordita di Niall.

Impallidii, pregandolo con gli occhi perché non mi abbandonasse, non lui, e specialmente non ora.

Ma sei impazzita?” mi domandò soltanto, la sua voce così calma che temetti fosse sotto shock.

Harry si dimenò dal suo posto, impaziente di saziare la sua curiosità. Niall lo guardò per un brevissimo istante prima di sospirare e guardarmi, con il dolore negli occhi.

Trentanove chili, trentanove dannati chili.” ringhiò, seguito da un silenzio che sembrò protrarsi in eterno, un silenzio attonito e sconcertato.

E poi Louis alzò la testa, e qualcosa, o forse tutto, nella sua espressione, diceva a chiare lettere che aveva bevuto, e non poco: “Io ho una domanda: com'è che non sei ancora morta?”

Louis!” lo ammonì Liam, e contemporaneamente Harry gli rifilò uno scappellotto che lo fece mugugnare di dolore. Io mi limitai a stare in silenzio mentre le sue parole si facevano strada nel mio corpo, e ogni cellula stremata le assimilava, e mi urlava di mangiare, di mettere una qualunque cosa nello stomaco e di tenercela lì.

Io invece ho un'altra domanda da farti. Perché lo fai?” aggiunse Liam, forse vedendo il mio sconforto.

Scossi la testa. Come potevo cercare di spiegargli cosa significava vivere tutti i giorni la mia vita? O forse stavo ingigantendo la mia situazione, e chiunque altro si sarebbe comportato in maniera molto più normale.

Forse sono mentalmente squilibrata.” ipotizzai con sarcasmo, fissando gli occhioni da cucciolo di Liam, che in questo momento sembrava stessero macinando l'informazione.

Ma Harry sbuffò: “Tu non sei più pazza di me, e ti assicuro che io non sono fuori di testa proprio per niente.”

La presenza silenziosa di Niall, che sembrava troppo scioccato per parlare, mi stava regalando sicurezza, più di quanta non ne avessi mai avuta. Trucidai Harry con lo sguardo per il solo fato di aver smantellato la mia teoria. Certo, avrei potuto spiegare, ma avrebbero capito?

Decisi che in ogni caso dirglielo era la cosa migliore da fare in questo caso. Se non avessero capito, mi avrebbero provato che appartenevano al gruppo di Mark, e non a noi poveri disgraziati.

Ma se fossero riusciti a capire voleva dire che sarebbero riuscita ad avvolgere la mente attorno all'idea che quello che facevo al mio corpo era del tutto legittimo.

Sai cosa significa vivere ogni singolo giorno dovendosi continuamente guardare alle spalle, Harry?” chiesi al riccio, la mia voce sommessa. Lui si morse il labbro inferiore e scosse la testa, i ricci che si muovevano assieme a lui, e balzavano da una parte all'altra della sua testa.

Mi umettai le labbra e cominciai il mio discorso, e per quanto stessi provando ad essere forte, gli occhi mi si inondarono lo stesso di lacrime inespresse, sempre pronte a scatenare una fontana d'acqua dai miei occhi: “Tutti i giorni sono tempestata dagli insulti. Gente che mi dice di uccidermi, gente che mi dice che sono brutta, grassa, inutile, uno scherzo della natura. Gente che mi ride dietro quando passo nei corridoi a testa bassa. Mi lanciano addosso le gomme, le matite, i fogli accartocciati. E dopo un po', si comincia a crederci, si pensa che se quello che dicono non fosse vero, non avrebbero ragione di dirlo. Quindi si cerca di migliorarsi, di essere più magri, belli, carismatici, interessanti. Ma loro vanno avanti, e si continua a far morire il proprio corpo di fame, vestirsi con l'ultima moda del momento e tagliarsi i capelli come i compagni.

E va avanti all'infinito, non finisce mai.” respirai profondamente, e nonostante io stessi già piangendo per tutti i ricordi evocati, e tremando per la paura che si sarebbero comportati in modo ottuso come Mark, mi sentivo come se mi avessero tolto un peso di dosso, e il mio cuore era un pochino più leggero di prima.

Harry mi guardò con pietà, e Lou, che probabilmente non aveva capito metà del discorso, aveva lo stesso sguardo compassionevole del suo amico.

Incapace di reggere il confronto con i loro occhi, che stavano dicendo tutto quello che la bocca non diceva, guardai Liam. Sentii il sangue sparire dal mio volto quando vidi il disgusto che gli marcava tutte le linee del volto. Mi odiava, pensava che io non fossi degna delle sue attenzioni ora che sapeva esattamente quanto fossi patetica. Mai, nemmeno per un secondo, mi balenò in mente l'idea che quel disgusto poteva non essere diretto a me, ma a tutti gli altri.

Non riuscii a fermare un singhiozzo di pianto, e prima che potessi fare altro mi ritrovai circondata dall'abbraccio sicuro di Niall, la mia testa accoccolata contro il suo petto. Potevo sentire il suo cuore battere velocemente sotto i vestiti.

Tranquilla Tay, sistemiamo tutto.” cercò di rassicurarmi, i suoi occhi azzurri che sembravano aver preso fuoco per l'intensità con cui mi stavano fissando. Ignorai l'ovvio fatto che non avrebbero potuto fare nulla per aiutarmi, e mi concentrai sul tono comprensivo delle sue parole e il calore confortevole che emanava.

Io non capisco una cosa: ma perché li ascolti? Perché non fai finta di niente?” chiese Harry, e dalla tinta vagamente rosata delle guance capii che aveva paura di aver fatto una domanda indiscreta.

Immagina se Niall non avesse mai fatto amicizia con voi quattro. Quanto pensi che avrebbe resistito da solo prima di impazzire?” avevo solo fatto una supposizione a caso, non sapevo come avesse vissuto prima di venire qui, ma avrei potuto scommettere che anche lui viveva in condizioni simili.

Lo sentii trasalire, e anche gli altri avevo una smorfia di dolore mal represso sul volto.

Allora?” lo incitai quando nessuno fiatò.

Harry abbassò lo sguardo prima di parlare: “Poco, molto poco.”

Chiusi gli occhi e cercai di arrestare le lente lacrime che scivolavano lungo le guance. Sapevo che per oggi avevo detto la mia buona quantità di segreti. Eppure era solo la punta dell'iceberg, dovevo ancora ammettere la parte più dolorosa, che io mi tagliavo. Ma non avevo il coraggio di farlo, il panico che mi aveva chiuso la gola nella sua morsa era la riprova di quanto avessi avuto il terrore che questo momento arrivasse.

Quindi sei anoressica. I tuoi lo sanno?” chiese Harry, e vidi che sforzo stava facendo per usare un po' di tatto. Di certo non doveva venire naturale con lui, abituato a dire tutto quello che pensava.

Riflettei sulla domanda per qualche secondo, cercando di spiegargli come stavano le cose: “I miei non sono quasi mai a casa, quindi non sanno di questa mia ultima ricaduta, ma sanno che sono sottopeso.”

Il silenzio si allungò, e seppi automaticamente che non avevano altre domande su questo fronte.

Posso andarmene ora?” domandai piano, ma la risposta la sapevo già, non avevo bisogno di chiedere.

Liam si sporse verso di me: “Gary ci ha fatto notare un'altra cosa. Quella spiegazione che ci hai dato per le fasciature è, diciamocela, abbastanza implausibile.” Sentii freddo. Una paura glaciale mi bloccò ogni ragionamento logico che avrei potuto fare.

Sono affari miei.” dissi bruscamente, liberandomi dalla stretta di Niall.

Harry scosse la testa con determinazione: “No, Tay, l'hai fatto diventare un problema anche nostro quando hai cercato di ucciderti. Credo che anche prima che ce lo dicesse Gary avessimo tutti il sospetto che ci stessi nascondendo qualcosa, ma ancora non abbiamo capito cosa.”

Parla per te, io ho una buona idea di cosa sia, anche se spero di non aver ragione.” disse Liam, fissando le bende come se sperasse di farci un buco attraverso. I miei muscoli erano rigidi per il panico.

Niall mi girò la testa per guardarmi in faccia, e tra gli spicchi dei diversi azzurri nei suoi occhi riuscivo a vedere un sospetto che ormai era germogliato da tempo.

Dimmi che non è quello che penso.” disse con voce tremolante, ma quando aprii la bocca per rispondergli mi accorsi che non stava parlando con me, ma con Liam.

Quest'ultimo rispose con un sospiro quasi impercettibile: “É esattamente quello che pensi.”

Lou si inserì nella conversazione con un dubbio vitale: “Uhm, ragazzi? Ma che cos'è che pensiamo?”

Ma nessuno gli rispose, perché Niall si era tornato a rivolgere a me, Liam stava seguendo la conversazione e Harry non aveva ancora capito del tutto.

Ti prego, Taylor, dimmi che non è serio.” mi implorò Niall, e la sua mano si aggrappò alla mia con un disperazione tale che mi si spezzò il cuore in due. Scossi la testa, resa muta dal terrore che si stava facendo strada nelle mie vene assieme all'adrenalina. Non volevo rispondere, non potevo rispondere.

Taylor, dimmi che stiamo facendo un buco nell'acqua se pensiamo che tu tagli.” continuò, e la sua voce si spezzò in almeno tre punti diversi.

Harry imprecò sottovoce: “Ti tagli?” dal tono di triste consapevolezza capii che aveva avuto quel sospetto sotterrato, ma che non aveva voluto fare delle assurde presunzioni.

In quel momento avrei dovuto usare tutti i miei anni di recitazione per uscirne. Avrei potuto sbattere le palpebre un paio di volte con la bocca socchiusa, e poi sarei dovuta scoppiare a ridere come se la sola idea fosse ridicola. E invece agii d'impulso, consolidando tutto quello che avevano già capito da soli.

Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente.

Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
In quella situazione, erano loro due gli anelli deboli, quelli che dovevo colpire. Se avessi avuto un minimo di cervello avrei negato tutto, ma invece continuai ad accusarli, e nei loro occhi vidi che sapevano, e che quella verità non gli piaceva per niente. Guardai l'orrore che si faceva strada nel marrone cioccolato degli occhi di Liam. Sapevo esattamente dove colpirlo, come metterlo in imbarazzo o spaventarlo.

Negalo, Liam. Prova a dirmi che tu non hai mai cercato di far andare via il dolore con una lametta.” sibilai, i miei occhi socchiusi e la voce resa anche più insidiosa dal panico. Se dovevo proprio colare a picco, li avrei trascinati con me. Liam non rispose, e Harry lo guardò con paura.

Liam? Liam, dille qualcosa, dille che tu non hai mai-” la sua frase fu interrotta da Liam che sospirava.

Non posso, Harry. Sarebbe una bugia.” la sua voce sembrava vecchia, stremata dalla fatica.

Il silenzio si fece assordante mentre tutti fissavano il loro amico. Io continuai il mio contrattacco.

E te, Niall? Puoi per caso dire di non aver mai seriamente pensato al suicidio? Ammetti di essere stato tentato, tutte le volte che vedevi una pistola, di spararti un colpo alla tempia e farla finita. Di impiccarti quando vedevi una corda, fare un'overdose di medicinali. Smentisci le mie parole.” la mia voce diventò dolce alla fine, mentre Niall mi guardava con sofferenza. Gli sguardi di Lou e Harry passarono da Liam a Niall.

Non è la stessa cosa.” disse alla fine Liam, “Non è affatto la stessa cosa.”

Inarcai un sopracciglio: “Oh, davvero? E dov'è la differenza?”

Un conto è provare a tagliarsi per vedere cosa si prova, un altro tagliarsi continuamente le vene. E tra il pensare al suicidio e commetterlo c'è di mezzo un abisso.” disse Harry, ma sembrava non essere convinto delle sue stesse parole.

Io storsi il naso al suo modo di spiegare quello che facevo: “Gli autolesionisti non si tagliano le vene. Se fosse così moriremmo tutti. Si taglia la pelle, e poi la carne. Si cerca di fare uscire sangue e creare un dolore temporaneo. Certo, ogni tanto si potrebbe colpire una piccola vena e farla scoppiare, ma non ci si taglia le vene.”

Louis rise: “Mi sembri molto ben informata.” mi fece notare senza malizia.

Senti, Taylor, facci vedere quanto è grave la situazione, così dobbiamo sapere se portarti all'ospedale e chiamare i tuoi.” aggiunse Harry, cercando di spezzare la tensione nella stanza ma riuscendo solo ad aumentarla. Lo fissai con l'orrore dipinto sul viso. Era già tanto che loro quattro e Gary lo sapessero, ma i miei erano fuori discorso. Scattai in piedi, correndo verso il bagno per nascondermi. Volevo scappare, allontanarmi il più possibile da loro, prendere il primo aereo e partire per l'Australia.

Mi infilai nel bagno delle ragazze e cercai inutilmente di stabilizzare i miei respiri erratici. Appoggiai la schiena contro il muro freddo e chiusi gli occhi.

Ma ovviamente avrei dovuto sapere che mi sarebbero venuti dietro. Erano solo Liam e Niall, fortunatamente, ma ero lo stesso spaventata.

Niall si fermò a qualche passo da me e alzò le braccia in segno di resa: “Taylor, vogliamo solo parlare.”

Scossi la testa, muta, mentre i miei occhi saettavano dall'uno all'altro.

Liam fece un passo avanti, molto lentamente in modo da non spaventarmi, e cominciò ad alzare la manica sinistra della camicia. Lo guardai, trasfigurata, mentre scopriva una lunga cicatrice biancastra poco prima del gomito. Mi ritrovai costretta ad inghiottire, mentre sia io che Niall guardavamo la linea dritta.

Me la sono fatta il primo anno di superiori, attorno a dicembre. Quel giorno mi avevano spintonato contro gli armadietti e avevano stracciato tutti i miei compiti. Quando sono tornato a casa da scuola ero così depresso che ho pensato che forse avrebbe fatto sparire i pensieri. Ma la sai una cosa? L'unica cosa che ha fatto è stata intensificare il dolore. Non solo i miei pensieri mi stavano torturando, ma mi bruciava anche il braccio. Ho capito che era inutile, e da allora non l'ho più fatto.” quando finì mi fissò negli occhi per un secondo e poi rimise la manica a posto.
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma la mia mente era bianca per la scena che mi aveva fatto immaginare. I suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta. Questo era troppo perfino per me, se volevano così tanto sapere avrebbero saputo, e la diavolo le conseguenze. Al diavolo tutto quello che pensavano di me, tanto il danno era già stato fatto.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.

Esaminai anch'io i tagli con i bordi irregolari e le aggressive linee rosa delle cicatrici. Non osai alzare lo sguardo verso di loro, ero troppo imbarazzata. Sentii Niall chiamare il causa il buon Dio, e Liam sussultò.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.

Guardò con espressione corrucciata Liam e Niall: “Si può sapere perché mi avete messo alle calcagna il ragazzino?” poi si accorse che ero nella stanza.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo. Nel bagno scese il gelo. Io mi affrettai a nascondere gli avambracci dietro le gambe, ma Zayn continuava a fissarmi. Il suo sguardo era imperturbabile, quella solita maschera di freddezza a cui ero abituata. Ma era paralizzato, come d'altronde lo ero io. Alla fine riuscii a smuoversi, e, sempre senza lasciare il mio sguardo, catturato dal suo e incapace di liberarsi da solo.

Si avvicinò a me con passo svelto, accucciandosi sulle punte dei piedi di fronte a me. Guardai la serietà di quel viso, e mi ritrovai ad essere presa da un violento attacco di panico, cercai di allontanarmi, di nascondere le mie braccia da lui, di ordinagli di andarsene, di fare qualsiasi cosa, ma non riuscivo.

Senza risparmiarmi un'occhiata piena di furore, afferrò rudemente il mio polso e cercò di farmi voltare la braccia, ma io mi stavo rifiutando di collaborare. Alla fine riuscì a portare le braccia verso di sé con uno strattone violento che mi fece pigolare.

Lui esaminò le cicatrici lentamente, facendomi agonizzare per la sua espressione quasi di profonda avversione, di livore. Alla fine mi lasciò andare e, senza guardarmi, uscì dal bagno, sbattendo la porta così forte che mi fece sobbalzare. Le lacrime nei miei occhi traboccarono, e sentii qualcosa in me morire, appassire. Con le mani che tremavano e le lacrime che scendevano copiose, mi rimisi male le fasce e corsi fuori dal bagno senza guardare i due ragazzi. Volevo andarmene.

Attraversai sempre di corsa la saletta, e Harry mi urlò di fermarmi. Fu l'ultima cosa che sentii prima di uscire nel freddo serale di Londra e, camminando lungo il marciapiede sporco, trovare un taxi libero.

Diedi l'indirizzo della casa di Hannah e il tassista partì senza una parola, senza chiedere cosa ci facesse una ragazza piangente in mezzo alle strade di Londra. Il silenzio mi avvolgeva come una bolla, e, anche se non aiutava a dimenticare l'espressione che aveva avuto Zayn nel vedere i tagli.

Mi girava la testa per tutto quello che era successo quella sera. Il viaggio di ritorno sembrò incredibilmente più veloce rispetto all'andata.

Pagai il tassista con i soldi che mi aveva lasciato Hannah, e aprii velocemente la porta di casa, appoggiando poi le chiavi sul tavolo della cucina. Sempre in mezzo alle lacrime, con i gesti di un'automa, andai in camera mia e mi tolsi i tacchi, camminando a piedi nudi sul parquet. Mi srotolai di nuovo le bende, che avevo rimesso così male che si erano attorcigliate tutte attorno al braccio. La casa silenziosa e vuota era una benedizione, avrei potuto fare quello che volevo, ma in effetti tutto quello che volevo era farmi una doccia calda e cercare di dimenticare tutta quella serata.

Ancora vestita e truccata, aprii l'acqua bollente e mi sedetti sul fondo della doccia, lasciando che l'acqua bollente mi bruciasse la pelle. Solo allora mi concessi il lusso di scoppiare a piangere, senza trattenere i singhiozzi. Piansi così tanto che avevo la sensazione che la piccola pozza d'acqua che si era raccolta attorno a me non fosse altro che un laghetto di lacrime. Il vestito, bagnato, aderiva fastidiosamente al mio corpo e i capelli gocciolavano e ricadevano a ciocche attorno la mio viso.

L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era l'espressione di Zayn quando era entrato nel bagno.

Forse per lo scrosciare dell'acqua, o forse per i miei singhiozzi, non sentii la porta che si apriva, e vidi la figura che incombeva su di me solo quando fu troppo tardi. Chiusi gli occhi mentre la persona scostava la tendina della doccia e sospirava. Non volevo vedere, non volevo sapere. Ma ovviamente avevo capito, l'odore invadente del fumo aveva svelato la sua identità.

Il getto d'acqua era più caldo che mai, e sembrava gettare vapore da tutte le parti. La persona mi sollevò da terra, facendomi stare in piedi con la schiena poggiata contro le piastrelle.

L'acqua continuava a scorrere, un po' addosso a me ma la maggior parte al mio compagno. Nessuno di noi due si mosse, e alla fine trovai il coraggio di aprire gli occhi.

Appena lo feci, mi ritrovai a fissare le due iridi scure di Zayn, e il fiato mi si impigliò in gola. Lo guardai attentamente, notando come la sua mascella fosse contratta e la maglietta bianca che aveva addosso fosse stata completamente bagnata, svelando il suo fisico scolpito anche più che se fosse stato a torso nudo.

Le mie lacrime sembrarono prosciugarsi, e i singhiozzi si placarono subito.

Volevo dirgli di allontanarsi da me, sia perché avevo paura, sia perché lo disgustavo, ma la mia gola era roca per il pianto e sembrava non voler emettere altri suoni per stasera. E lui continuava a fissarmi con il suo sguardo freddo fatto di barriere che non potevo superare.

Ci guardammo a lungo, fino a che l'acqua non cominciò a diventare fredda attorno a noi.

A quel punto, senza alcuna provocazione, Zayn tirò un pugno alla piastrella di fianco alla mia testa, e il suo sguardo brillò di qualche emozione che non riuscii a decifrare. Io rimasi immobile, per paura che se mi fossi mossa, sarei stata il suo prossimo bersaglio.

Non lo fare mai più.” sibilò, avvicinandosi al mio viso ad ogni parola. Il mio cuore salì in gola, e le lacrime fecero di nuovo capolino nei miei occhi. Zayn le vide, perché perse per un secondo la sua facciata di distacco e i suoi occhi si illuminarono di sorpresa. Avvicinò una mano alla mia guancia, spazzando via una lacrima che era riuscita a scappare da un angolo del mio occhio.

Io non-senti... io-” aprì la bocca un paio di volte, ma non uscì niente, “Non piangere.” mormorò alla fine.

Quella richiesta mi fece quasi scoppiare a ridere: “Perché non dovrei?” gli domandai, non credendo che avrebbe veramente risposto. Anche perché la richiesta non era dettata da qualche specifica ragione.

So che hai pensato che io ti odiassi, o che ti pensassi ridicola per come gestisci il dolore. Ma ero solo preoccupato.” aveva chiuso gli occhi dicendo quelle parole, e io, meravigliata, quasi non ero riuscita a fermarmi dal portare la mano alle sue labbra e toccarle. Erano magnetiche, anche più del solito ora che erano bagnate dall'acqua della doccia. Ma riuscii a bloccarmi appena in tempo, inacidita da quella bugia grossa come una casa.

Preoccupato? Tu? E perché avresti dovuto esserlo? Io non significo nulla per te.” dissi con rabbia, guardando come le sue lunghe ciglia risaltassero nell'acqua e riflettendo su quanto ero stupida per la mia incapacità di frenare la mia voglia di toccarlo. Quei maledetti ormoni mi avrebbero fatto impazzire.

A quell'affermazione, i suoi occhi lampeggiarono di gelida rabbia. Prima che avessi il tempo di dire altro, le sue labbra piombarono sulle mie. E mi baciò.

Tutto il mio mondo si fermò e riprese a girare non più attorno a me, ma attorno a Zayn.

Le sue labbra erano aggressive, ma questo non toglieva nulla alla loro morbidezza. Avevano la consistenza della seta, e morbide anche più di quanto avrei potuto immaginare. Il suo braccio si intrufolò attorno alla mia vita, portandomi più vicina a lui e sotto il getto dell'acqua ghiacciata. Sentivo con estrema chiarezza i nostri corpi separati solo da due strati di vestiario bagnato. Dietro i miei occhi chiusi vedevo Zayn, e nient'altro che lui. Sulle mie labbra c'era il suo sapore. Il suo odore mi riempiva le narici e mi stordiva, così come le scariche elettriche che i miei nervi sovreccitati provocavano, e che come epicentro avevano la schiena all'altezza dell'osso sacro, dove il braccio di Zayn mi teneva stretta. Non sentivo più il rumore dell'acqua che colpiva le piastrelle, le mie orecchie erano piene di sue parole, della sua voce che mi cullava.

Le labbra di Zayn diminuirono il ritmo, diventando più gentile e dolce.

Mi sentivo la testa leggera come una farfalla, e il mio cuore stava scoppiando. I miei occhi erano di nuovo umidi, ma per la felicità questa volta.

L'acqua fredda mi arrivò alla testa, facendomi riprendere i sensi. Perché ci stavamo baciando? In quale strano mondo parallelo io e un ragazzo come Zayn Malik ci baciavamo?

Rimasi paralizzata, incapace di fare qualunque cosa, con le braccia, che prima avevo allacciato al suo collo, abbandonate lungo i fianchi. Le mie labbra non rispondevano ai comandi e, per quanto stessi cercando di farle fermare, continuavano a muoversi in sincronia con le sue e gli consentirono l'accesso quando cercò di approfondire il bacio.

Con un ultimo sforzo di volontà lo allontanai da me e respirai una boccata d'aria. Notai che anche lui stava respirando pesantemente, e che suoi occhi brillavano come due perle d'ossidiana.

Quando il mio fiato si fu stabilizzato, presi l'iniziativa e spensi l'acqua nella doccia, tremando per il freddo che solo ora sentivo. Zayn mi guardò come se si stesse aspettando che dicessi qualcosa qualcosa, o più probabilmente che mi gettassi sulle sue labbra, come d'altronde ero molto tentata di fare.

Ma mi contenni, cercando di recuperare un minimo di dignità: “Questi ultimi dieci minuti” dissi, “non sono mai successi.” la mia voce però era ancora sognante, invece che ferma, come la avrei voluta.

Probabilmente fu per questa ragione che pensò bene di ribattere.

Ma il bacio-” gli misi una mano sulla bocca, meravigliandomi della mia stessa audacia.

Simulai un'espressione di confusione: “Quale bacio?” e tolsi la mano subito dopo, perché sentire la morbida consistenza delle sue labbra socchiuse contro il palmo della mano era una sensazione troppo bella per essere salutare.

Lui aggrottò le sopracciglia: “Taylor, non scherzare.”

Fuori.” il mio tono era frigido, e lui sembrò capire che non ero dell'umore giusto per mettermi a discutere con lui. Si girò e, scuotendo la testa, si diresse verso la porta, girandosi a guardarmi un'ultima volta prima di richiudersi la porta alle spalle. Quando sentii che anche la porta principale della camera era stata chiusa, mi permisi di appoggiarmi alla parete della doccia, portandomi una mano alle labbra e sbattendo le palpebre.

Ormoni o no, quel bacio era stato strano.

 

*ANGOLO AUTRICE*

Ebbene sì, sono ufficialmente tornata! Mi scuso per il ritardo, non posso nemmeno cominciare a dirvi che inferno sono state le mie vacanza fino a ieri... E un grazie enorme a tutte le ragazze che continuano a seguire la mia FF nonostante i ritardi e i capitoli schifosi. Spero di non aver fatto addormentare nessuno, perché è fin troppo lungo, e dire che ho anche dovuto tagliare il secondo POV di Gary. Quando ho cominciato a scriverlo mi sono detta: ma sì, cosa vuoi che sia, cinque o sei pagine e il capitolo è finito. Ecco, ne sono venute fuori quindici ._. Però mi sono divertita a scriverlo, e non credo che sia venuto troppo male. Tranne, ovviamente, quel maledetto bacio. Il bacio che aspettavate tutti da tredici capitoli è finalmente arrivato!! Ma visto che io sono un completo disastro a descrivere scene di quel genere, è venuto una colossale schifezza.
Forse alcun di voi avranno notato la dedica. Sapete che io non dedico quasi mai i capitoli, ma questa volta ho dovuto. La sua FF, Non spegni il Sole se gli spari addosso. , è la cosa più stupenda ed emozionante che io abbia mai letto su questo fandom. Forse nell'intero sito. Se non l'avete già fatto vi consiglio di leggerla. Io personalmente sono rimasta senza parole davanti a quel capolavoro.
Detto questo, vi chiederei molto, molto gentilmente se per favore mi potreste lasciare anche una minuscola recensione. Perché a dirla tutta, questo capitolo è uscito di getto (quando è nata la FF me l'ero immaginata molto diversa la scena) e ho bisogno di un parere. Specialmente se mi potere dare qualche consiglio su come migliorare le scene dei baci, perché come avete notato è così catastroficamente brutto che uccide il capitolo.
Ecco, mi sono dilungata troppo. Un bacione,
Ele :)
P.S. Ho fatto un calcolo, siamo a poco più di un terzo dalla fine, più l'epilogo.

   
 
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