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Autore: Jeici    08/08/2012    1 recensioni
Il mare sembra arrabbiato, furioso.
Incazzato al massimo.
Proprio come Lui.
Lui è come questo mare.
Prima calmo e dolce, poi agitato e infuriato.
E' imprevedibile e non so se e quando si calmerà.
Un unica lacrima scende silenziosa nascosta dal rumore delle onde del mare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ascolto il mare seduta sulla riva.

Sta cambiando.

Fino a poco fa era calmo, una tavola piatta limpida e cristallina.

La luce lo faceva brillare in modo stupefacente.

Ora sono arrivate le nuvole a coprire il sole e il mare si è oscurato.

E' solo.

Tutta la gente che c'era è uscita cercando di sistemare in fretta le loro cose per paura di rimanere sotto la pioggia.

Si affrettano veloci e laboriose come formiche, bestemmiando di tanto in tanto.

L'ingorgo si sta creando sotto il ponte e la fila di auto è facilmente visibile anche da dove sono seduta.

Fa freddo.

Lo sento nelle ossa il freddo.

Si sta alzando vento.

Ecco perché il mare sta cambiando.

Sento le onde infrangersi ripetutamente sul bagnasciuga bagnandomi i piedi con l'acqua gelida.

Rabbrividisco.

Il suono è ritmico, si ripete più e più volte.

Il mare sembra arrabbiato, furioso.

Incazzato al massimo.

Proprio come Lui.

Lui è come questo mare.

Prima calmo e dolce, poi agitato e infuriato.

E' imprevedibile e non so se e quando si calmerà.

Un unica lacrima scende silenziosa nascosta dal rumore delle onde del mare.

 

***

 

Lui è davanti a me.

E' dolce e mi sorride in un modo così tenero.

Adoro stare in silenzio a sentire ciò che mi dice.

Mi piace sentire la sua voce parlare continuamente, non mi importa cosa dice.

Sorrido.

Un sorriso da ebete.

Di quelli che nascono sul tuo viso involontariamente nonostante tu cerchi di reprimerli in tutti i modi.

Anche lui mi sorride.

<< Cosa c'è di divertente nel Coach Raymond? >> mi chiede con un sorriso a trentadue denti

<< Non sto ridendo del Coach Raymond>> “A volta sa essere veramente scemo”

Ridacchio come una stupida cheerleaders.

<< E allora di chi stai ridendo?>> mi chiede con un sorriso furbo

<< Di te, caro mio>> rispondo prontamente con lo stesso sorriso.

<< Sei proprio una strega, lo sai?>>

<< Certo che lo so>>

<< Mmm secondo te le streghe lo soffrono il solletico?>> e così dicendo mi si scaraventò addosso facendomi cadere distesa sulla coperta, con il suo corpo che premeva sul mio e le sue mani che si agitavano frenetiche intorno alla mia vita.

Era tutto un mescolarsi di membra su quella coperta.

I bei momenti felici.

In realtà la situazione da lì a qualche giorno sarebbe degenerata, ma nessuno dei due lo sapeva.

Ignari di tutto continuavamo a coccolarci a vicenda.

 

***

 

E' una giornata fredda nonostante siamo in estate.

Sta per piovere.

Una di quelle piogge estive terribili, di quelle che danno l'impressione che si stiano vendicando di tutte quelle fantastiche giornate di caldo sole.

Se non fosse stato per Lui sarei rimasta chiusa a casa davanti ad una tazza di cioccolata fumante, crogiolandomi nel dolce far niente.

E' incredibile come una persona che credi di conoscere nei più piccoli particolari si dimostri così inaspettatamente diversa in certe situazioni.

Eccolo.

E' lì sul ponte che mi aspetta.

Sembra impaziente.

<< Ciao >> gli dico imbarazzata stringendomi nella giacchetta

<< Ciao >> risponde lui imperscrutabile.

Nei suoi occhi c'è una strana scintilla e io riesco a capire che sta cercando di trattenere la rabbia.

<> dice prendendomi per mano e trascinandomi nel parco.

E' un po' riluttante, ma nella mia testa sono grata per il fatto che stia riuscendo a strappare un poco di tempo vicino a lui.

Ho pensato al peggio in questi giorni e ogni volta che la mia mente ricadeva sull'accaduto l'ormai familiare senso di dolore mi faceva stringere lo stomaco in una morsa di ferro.

Gli stringo la mano più forte e mi avvicino a lui per sentire il suo familiare profumo.

Mi tranquillizzo all'istante e per un attimo mi convinco che tutto andrà per il meglio.

Solo per un attimo.

Ci sediamo sulla nostra panchina e nessuno dei due accenna a parlare.

Ci godiamo la quiete prima della tempesta.

Tutto dipende da questo pomeriggio.

<< Perché lo fai?>> mi dice con l'aria assente e lo sguardo perso nel vuoto.

Mi ha lasciato la mano oramai.

<< Cosa?>> mormoro confusa

<< Sfidarmi. >> mi dice afflitto

<< Io non ti sfido. Ti ho sempre detto la verità. Sono sicura di ciò che dico.>>

<> risponde con un sopracciglio alzato

<< E allora perché ti comporti così?>> gli chiedo

<< Ci siamo allontanati. Non ti sento più come prima>> risponde enigmatico dopo un lungo silenzio ignorando completamente la mia domanda

<< Non mi hai dato fiducia. Preferisci credere ad un tuo amico che ha me. Anche io non ti sento più. Nonostante tutto però desidero ritrovarti >> gli dico afflitta

<< Dovremmo smetterla. Litighiamo sempre sulle stesse cose.>> dice abbassando lo sguardo

<< E secondo te cosa dovremmo fare?>> chiedo con lo stomaco che mi si attorciglia

<< Prenderci una pausa >> “Ti sta scaricando” urla una vocina nel mio cervello

Stringo i denti e lentamente mi alzo.

<> dico a testa alta << Vuoi mollarmi? Va bene. Questo mi fa pensare che quello che c'è stato tra noi per te è stato niente!>> aggiungo acida

<> gli dico poi con un tono risoluto.

<> replica velocemente, ma io sono già lontana.

Sto correndo via da tutto, da tutti e dal vuoto che sento e che purtroppo non abbandona la mia mente ed il mio cuore.

 

 

***

 

E' il vuoto che sento che mi perseguita e che mi da il tormento da giorni.

Sono passate due settimane e non ho più sue notizie.

Abbiamo messo un bel punto alla nostra relazione e ormai non nutro più speranza.

Stavo benissimo quando ero con lui e lui mi diceva la stessa cosa.

Che mi abbia mentito?

Il pensiero mi tormenta.

Guardo il mare e mi sento svuotata.

Non mangio da giorni, non rido da giorni, non vivo da giorni.

Con gli altri non era così.

Non era importante e non avevo mai provato nulla del genere.

Proprio per questo ho pensato che il legame che c'era tra noi non si sarebbe mai sciolto, perché già da allora il pensiero di non averlo più mio mi feriva profondamente.

E invece eccomi qui.

A piangermi addosso come una di quelle ragazze la cui visione non sopporto.

Sono sempre stata forte, ho sempre mollato io i ragazzi per prima.

Non avevo bisogno di nessuno.

Erano solo un passatempo, un qualcosa che sapevo non avrebbe avuto una lunga durata, un qualcosa con una data di scadenza.

Anche lui tempo fa mi confessò che si comportava allo stesso modo con le sue ragazze.

E' strano.

C'è sempre stato un qualcosa di profondo e primordiale tra noi.

La gente intorno a noi percepiva il nostro profondo feeling che incuteva una sorta di timore reverenziale.

Non c'erano bisogno di parole tra noi.

Bastava uno sguardo.

Ma purtroppo tutto quello si era rotto.

Cosi, improvvisamente.

Raccolgo le gambe al petto e me le abbraccio, premendo la testa che mi pulsa forte alle tempie contro le ginocchia.

Sento le gocce di pioggia che mi colpiscono sempre più frequentemente.

Mi trovo sotto la fitta pioggia da sola, accucciata con le gambe raccolte al petto, sempre seduta sulla riva.

Sento una carezza leggera quasi quanto il battito delle ali di una farfalla accarezzarmi la spalla.

So chi è.

O almeno spero sia Lui.

Si presenta con stretti jeans blu che gli fasciano le muscolose gambe e con una maglietta nera coperta da un giubbottino pelle.

Non si è tolto il casco, sembra avere fretta.

Mi porge il mio e io con la mano tremante lo prendo.

Mi offre una mano per alzarmi e quel contatto mi si riverbera nell'inguine.

Sì è tornato. Ora lo sento.

Anche lui fa un espressione strana e capisco che l'eco di quel contatto ha colpito anche lui.

Mi sente di nuovo.

Mi trascina, nel vero senso della parola, vicino alla moto dove montiamo e partiamo veloci.

Premo la guancia contro il suo giubbotto e mi aggrappo ancora di più a lui mentre sfrecciamo tra le auto.

Sono così felice che non mi rendo conto di essere arrivata sotto casa sua.

Parcheggia la moto nel garage e passiamo una porticina che ci conduce direttamente dentro casa.

Mi trascina in bagno senza guardarmi ne degnarmi di una parola.

Apre il rubinetto della vasca da bagno e versa qualche goccia di un sapone profumatissimo.

Sapeva di lui.

Si gira lentamente e guardandomi negli occhi posa le masi su i miei polsi e inizia a salire accarezzandomi le braccia fino ad arrivare alle spalle.

Improvvisamente mi attira a se e mi abbraccia forte. Ricambio la stretta immediatamente.

Dopo esserci districati lui lentamente mi spoglia degli abiti fradici e io faccia la stessa cosa con lui.

Ci spogliamo senza che uno distolga lo sguardo da quello dell'altro.

Quando finisco lui mi prende la mano e mi aiuta a entrare nella vasca.

L'acqua è bollente e la mia pelle ne gode dopo tutto il freddo che ho sentito in questi giorni.

La stanza si è riempita di vapore e lui siede affianco a me con un braccio sulle mie spalle e la mia testa posata sul suo petto.

Poi le nostre labbra si trovano le nostre lingue ritornano a giocare come ai bei vecchi tempi.

Sento l'eccitazione propagarsi in tutto il mio corpo grazie a deliziose scariche elettriche che mi fanno inturgidire i capezzoli e contrarre la parte più sensibile di me.

Il mio frutto proibito che solo lui aveva avuto.

Sì, lo voglio. Ora.

Mi ritrovo a baciarlo a cavalcioni su di lui, con la sua erezione che preme sulla parte più sensibile di me.

Lentamente lo faccio entrare in me assaporando la sensazione e godendomi il fatto di essere un tutt'uno con lui.

Lui ha testa rovesciata all'indietro e gli occhi chiusi.

Geme sommessamente e appena inizio a muovermi un basso grugnito gli sfugge dalle labbra.

Mi appoggio alla sua forte spalla mentre lui mi aiuta nei movimenti tenendomi per i fianchi.

Mi sento piena e finalmente completa.

Continuo a muovermi e improvvisamente un devastante e squassante orgasmo ci investe entrambi con la forza di un ciclone.

Sì non c'è dubbio.

Lo sento di nuovo.

Mi accascio con la testa posata nell'incavo del suo collo, petto contro petto, e lo stringo a me.

Lui ricambia l'abbraccio e finalmente apre la bocca.

<< Perdonami tesoro, ti prego>>.

 

 

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