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Autore: peralis    08/08/2012    2 recensioni
Patrick Jane ha perso la sua amata automobile per colpa di Lisbon. Non l'ha presa molto bene, ma deve comunque risolvere un nuovo caso. Lisbon non la passerà tanto liscia
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lisbon si sedette alla sua scrivania, si asciugò la fronte con un fazzoletto. Aveva le farfalle allo stomaco, come si suol dire. Prima di tutto non si era aspettata il pappagallo nel suo ufficio e certamente non si aspettava che Jane le chiedesse di uscire con lui. Non è che non fossero mai stati fuori a cena assieme, ma di solito erano cene dove si parlava di casi e non un occasione per conoscersi più intimamente. Patrick non si era mai sentito in imbarazzo nel farle domande sulla sua vita privata, ma lei era sempre restia nel rispondere e spesso cambiava soggetto. Al pensiero di quel pomeriggio alla concessionaria sentì un calore radiarle da dentro. Sentiva un solletico soffice al cuore nel ricordare i suoi occhi fissarla e il suo respiro sfiorarle la pelle. Si portò le mani al viso e lasciò che un ringhio di frustrazione le uscisse dalle labbra. Ritornò a sedersi normalmente e si mise al computer. Aveva dei documenti da firmare ma c'era un pensiero che la distraeva, a parte il ricordo dei capelli ricci e biondi di Jane. Voleva assolutamente aiutarlo a trovare un automobile. Quale auto potrebbe attrarre Jane? La prima e unica idea che le venne in mente fu di trovargli lo stesso modello di auto che aveva appena perso. Nel motore di ricerca mise; "1968 Citroen DS21".

Patrick bussò una volta sul vetro della porta del ufficio di Teresa. La spalancò senza aspettare una risposta e fece capolino per chiederle se era pronta ad andare a casa.

   " Lisbon, hai finito di sgobbare? Andiamo a casa."

   "Tu vai pure, io devo finire un paio di cose, prometto che non resterò molto. A! e visto che te ne vai, ti porteresti dietro questo uccello? Continua a fissarmi e a dondolare. Mi sta dando il mal di testa."

   " Andiamo Pete, la signora ha da fare e non vuole la nostra compagnia. Le hai dato il mio messaggio?" Disse lui uscendo dall'ufficio con il pappagallo appollaiato sulla sua spalla.

Lisbon dovette deglutire e nascondere il viso paonazzo dietro allo schermo del computer.

 

 

 ********************

 

 

La mattina seguente porto` il solito via vai nell'ufficio del CBI. Cho si alzo` dalla sua sedia e si diresse verso l'ufficio di Lisbon senza mai distogliere lo sguardo dalla lettura di uno dei tanti file del delitto.

   "Boss, posso entrare?" domandò lui bussando alla porta di vetro.

    "Si vieni." Cho entro` nell'ufficio trovando Lisbon che teneva la cornetta del telefono appoggiata al'orecchio sinistro.

    " Un attimo Cho, ho quasi finito." Disse lei dando all'agente uno sguardo veloce. " Allora la possiamo venire a vedere di persona? la foto o non rende molto l'idea…Va bene ci incontriamo domani sera. Grazie ancora." Lisbon agganciò il telefono e alzò lo sguardo verso Cho che stava in piedi davanti alla scrivania.

   "Allora, Cho di cosa mi vuoi parlare?

   "Sto cercando inutilmente di contattare l'altro testimone sul caso Parsons. Rose Parker, l'amica di Scarlet. Si parlavano via Skype una volta la settimana, ma fino ad ora non sono riuscito a rintracciarla."

   "Abbiamo il computer di Scarlet?

   "Si"

   "Fai fare una ricerca a VanPelt, vediamo se possiamo trovare l'indirizzo Skype per questa Rose. Fammi sapere. Io e Jane andiamo a Parlare con Derek Ress. 

Cho annuì e ritornò alla sua scrivania.

   "VanPelt, Lisbon vuole che controlliamo il computer di Scarlet."

    " Va bene, l'ho proprio qui."

 

Rigsby stava tornando dalla cucina quando vide Jane uscire dall'ascensore con Pete appollaiato sulla sua spalla.

   "Pete…sei tornato. Oggi ti vengono a prendere."

    "Wayne perché non lo adotti. È un gran simpaticone. Abbiamo passato la serata a guardare la tv. Io gli ho insegnato un bel po di cose. Sembra che se gli dai del popcorn lui parli ancora di più ."

    " Lisbon vuole che me ne sbarazzi al più presto. Lo vengono a prendere in mattinata. E poi io non sono quasi mai a casa, lui sarebbe sempre solo."

    " Be fai come vuoi, io dico che VanPelt apprezzerebbe." Disse Jane passandogli l'uccello che volentieri si sposto` sulla spalla di Rigsby. Erano decisamente fatti l'uno per l'altro.

Jane si diresse verso la cucina a prepararsi una tazza di tè.

Pochi minuti dopo rientrò nel bullpen. Lisbon entrò subito dopo di lui.

   "Jane noi dobbiamo andare a parlare con Derek Ress, vedi di sbrigarti a bere il tuo tè ." Disse lei, mettendogli fretta.

   " Sempre di corsa Lisbon, dammi cinque minuti ok?"

Lisbon si diresse verso VanPelt che stava lavorando sul tavolo grande.

 

   "Allo, hai trovato nulla Grace?"

   "Ci sono quasi Boss. C'è una cosa che ho notato però. Sembra che la sua e-mail sia stata compromessa. Vedo segni di spyware, e sembra provenire da un località singola.

L'indirizzo è protetto da molti firewall quindi sarà difficile aggirarli. per quanto riguarda Skype, mi stanno dando accesso completo al suo conto. Ci vogliono ancora un paio di minuti."

  " Va bene, allora tu continua con questo. Rigsby quando hai finito di giocare con il pappagallo fai delle ricerche su questo nome e chiamami appena fatto." Lisbon diede a Rigsby un foglietto di carta con il nome Antoine Bilba scritto sopra.

  " Jane andiamo? Per una volta vorrei tornare in ufficio prima che faccia buio."

  "Donna, se non ti calmi mi porto dietro il pappagallo." Lisbon sorrise divertita e con Jane alle sue spalle si diresse verso l'ascensore.

Si avviarono appena Lisbon si era comprata un caffe`.

  " Allora, Teresa, che ne dici di andare a cena e magari al cinema, o a fare una passeggiata? potremmo andare a SanFrancisco." Disse Patrick giocherellando nervosamente con una moneta che teneva in mano. Doveva ammettere che la decisione di fare il primo passo con Lisbon era più difficile di quanto credeva.

  "Patrick…sei sicuro? Io…Io…" Teresa cercava di tenere lo sguardo dritto in fronte a lei. Si vedeva lontano un miglio che la cosa la imbarazzava. Le sue guance erano rosse come pomodori. Patrick sorrise dolcemente, vedendola così persa.

   "Si. Teresa io ne sono sicuro. Ma sta a te decidere."

Lisbon rimase in silenzio per un paio di minuti. Nella sua mente scorrevano immagini degli anni passati assieme con Patrick. Dei momenti in cui si era rivelato dolce e protettivo nei suoi confronti. Si ricordò di tutte le volte che l'aveva salvata. Ai momenti in cui le prendeva il polso per controllare l'ora e a come le aveva tenuto la mano nel deserto dopo aver fallito per l'ennesima volta nel prendere Red John. Non aveva più parlato del fatto che le aveva detto ti amo prima di spararle, erano troppo occupati trovare quel mostro, ma ora erano liberi e lui era rimasto con lei.

   " Adoro SanFrancisco" Rispose lei, sfoggiando il suo sorriso più solare.

   "Ma ora concentriamoci sul caso. Dopo potrai dire a Pete che ho accettato la tua offerta." Lui sorrise non riuscendo a trattenere una piccola risata divertita.

 

Arrivarono davanti al teatro che avevano visitato il giorno prima. Il posto era pieno di gente che si dava da fare. Lisbon si ricordò che oggi era il giorno della loro performance. Si guardarono in giro per vedere se riconoscevano nessuno. Videro il direttore e Davi che parlavano sul palcoscenico e videro Sandy che stava leggendo la sua parte seduta alla prima fila.

   "Angus Macgrady, sig Macgrady." Disse Lisbon facendogli segno di scendere dal palco.

   "Agente Lisbon, signor Jane. Piacere di vedervi. Derek sta lavorando alle luci. Se guardate su lo vedrete in alto sopra il palco.

   "Derek, Derek, scendi, la polizia vuole parlarti." Disse il regista urlando.

Si misero a sedere sulle poltroncine della prima fila.

   " Derek Bess, è questo il suo nome?"

   "Si"

   " Cosa mi può dire della sua relazione con Scarlet Parsons?"

    " Om…Io…io e Scarlet eravamo fidanzati. Le avevo proposto di sposarmi due mesi fa. Lei aveva accettato." Disse l'uomo tirando fuori dalla tasca una scatola e mostrando le due fedi che aveva comprato il giorno prima della morte di Scarlet. Derek era visibilmente sconvolto e sul vertice del pianto. Aveva la barba sfatta e gli occhi lucidi e rossi dalle tante lacrime.

    " La amavo, agente, mi manca da morire." Lisbon voltò lo sguardo verso Jane per dargli via libera. Si sentiva un attimino troppo sensibile in quel preciso momento.

Patrick non se lo fece dire due volte.

    " Derek, qual è la tua situazione finanziaria? Ciò è, hai un bel conto in banca o non arrivi a fine mese?

    "Un anno fa ho vinto dieci milioni di dollari alla lotteria. Quindi direi che il mio conto in banca non è male. Avevamo dei piani già fatti. Appena sposati, Sacrlet avrebbe smesso di fare la cameriera e si sarebbe dedicata totalmente al teatro. Non so se lo sapete ma questo teatro è mio. L'ho comprato quando ho vinto i soldi. Io è Scarlet abbiamo fatto parte di questa compagnia per cinque anni ormai. L'anno scorso il comune voleva demolire questo posto per costruire un parcheggio. Avremmo tutti perso il nostro amato teatro, così appena vinto l'ho comprato. Ho pagato due milioni di dollari e ne è valsa la pena. Scarlet era così felice."

    "Allora non avresti nessun problema per comperare dozzine di rose rosse per ogni performance?"

    "O…Si le rose. Be a Scarlet le rose non piacevano. Qualcuno del pubblico aveva cominciato questa tradizione due anni fa. Io l'ho sempre saputo che Sacrlet detestava le rose, le ho sempre comprato margherite e papaveri. I suoi preferiti."

 Jane rimase in silenzio guardando l'uomo dritto negli occhi. Alzò lo sguardo verso Lisbon e si alzó in piedi.

    "Ne sai niente di questo?" Disse tirando fuori il braccialetto con l'iscrizione.

Derek lo prese in mano. Lo girò sopra e sotto.

    "No, non l'ho mai visto prima. Ma quello che c'è scritto dentro è la frase preferita di Scarlet. Me la ripeteva sempre quando era arrabbiata per via di una delle mie tante distrazioni. Ho l'hobby delle motociclette e molte volte passavo troppo tempo con la mia collezione."

    "Derek, avresti nessuna idea su chi potrebbe mandare a Scarlet questo tipo di regali, i fiori i il braccialetto?"

     " No, ma chiunque le mandava i fiori mi ha sempre preoccupato. C'era sempre un biglietto, ed il più delle volte quello che c'era scritto non aveva alcun senso."

     "Biglietti? Sai se li ha tenuti?" Disse Lisbon.

     "Si, li ha tenuti a casa mia. Stava con me tre giorni la settimana. Lei e Pete stavano per venire a vivere con me."

      "Derek ce li faresti veder questi biglietti?"

     "Si, datemi dieci minuti e vi porto a casa mia. Devo solo finire di sistemare le luci per questa sera."

Jane si sedette di nuovo sulla poltroncina,  mise un braccio dietro alle spalle di Lisbon e cominciò a pensare a voce alta.

    " Allora, io dico cha abbiamo a che fare con un fan ossessionato. Qualcuno che ha risorse e che la stava osservando da molto, molto tempo. Teresa che ne dici se invece del cinema andiamo a teatro? prometto di fare il bravo e non causare casini."

   "Sono d'accordo. Anche io penso che l'assassino verrà allo spettacolo questa sera. Ricordati che hai promesso di fare il bravo."

 

Poco più tardi Jane e Lisbon si trovarono nel salotto della casa di Derek. Una bella villa moderna ma non troppo lussuosa. Il tocco di Scarlet si poteva percepire ovunque.

C'erano foto in bianco e nero di lei sul palco mentre recitava. Si vedeva lontano un miglio che Derek era innamorato perso di quella donna.

Derek, appena entrati in casa, era andato al piano di sopra. Poco più tardi scese dalle scale con una scatola da scarpe in mano.

     " Signor Jane, ecco i biglietti." Disse l'uomo porgendo la scatola a Patrick.

     " Ok, allora vediamo un po… sono tutte frasi molto corte, al massimo quattro parole." Jane versò il contenuto della scatola sul tavolo e prese in mano un biglietto alla volta, guardandoli attentamente e leggendoli a voce alta.

     - Sei la luce.

     - sei la speranza

     - abbagli il sole

     - la mia scintilla…ecc ecc

   " Be sembra che il tema sia la luce. Che ne pensi Lisbon?"

   "Be mi sembra ovvio che si tratti di qualcuno che sia estremamente innamorato. Le frasi dei biglietti non mi sembrano minacciosi, ma sicuramente la persona che gli ha scritti non è molto stabile."

Mentre Lisbon parlava Jane continuava a leggere i biglietti. Tutto d'un tratto si soffermò su uno in particolare.

    "Lisbon senti questo… Oggi rimarrai con me a illuminare la mia ombra…Questa frase e` più lunga delle altre. È decisamente un avvertimento.

Derek, Scarlet leggeva tutti i biglietti?"

    "Per le prime due, tre volte si poi ha smesso. le chiedevo sempre cosa ci fosse scritto e lei mi ripeteva che era la stessa cosa ogni volta, così io non ci ho più pensato."

Jane diede il biglietto il mano a Lisbon e continuò a rovistare.

     "Jane, guarda sembra che ci sia un sigillo molto sbiadito. Forse è il nome del fioraio. Derek, hai una lente di ingrandimento?" disse Lisbon tenendo il biglietto in alto contro luce per vedere meglio.

Derek porse la lente a Lisbon.

     " Blooming field…Il sigillo dice Blooming field. Chiamo Van Pelt e le dico di fare una ricerca." Disse lei porgendo il biglietto e la lente Patrick.

     "Agente, c'e un fioraio con quel nome proprio dietro al teatro. Lo so perché anche io ci ho comprato dei fiori."

     "O benissimo, allora andremo noi a vedere. C'è nient'altro che ci può dire di Scarlet?…Sappiamo che ha un amica in Maine, con cui parla una vota la settimana. Aveva altre amicizie o hobby's che  lei sappia?"

      " No, passavamo tutto il tempo assieme, e quando non era con me era al lavoro al ristorante. Non mi ha mai parlato di altre amicizie."

Patrick mise i biglietti nella scatola e se la mise sotto il braccio.

      " Derek, ti dispiace se tengo questi?

      " No, no fate pure."

Lisbon diede un ultima occhiata in giro camminando verso l'uscita.

       "Grazie Derek, le faremo sapere se ci saranno notizie."

 

L'SUV si fermò davanti al fioraio e Jane e Lisbon si diressero verso la porta d'entrata.

       "Salve, siamo del CBI. Abbiamo delle domande per il proprietario."

L'uomo che dava loro le spalle si girò di scatto.

      "Si sono io il proprietario. Come posso aiutarvi?"

      "Vorremmo sapere se è possibile trovare il nome di uno dei suoi clienti che per almeno due anni sta mandando delle rose rosse a Scarlet Parsons."

      " Be sfortunatamente il mio computer si è rotto e ho perso tutti i record dei clienti. Mi dispiace non poter esservi di aiuto."

Jane, come al solito curiosava attorno al negozio, ma allo stesso tempo osservava il proprietario da lontano. C'era qualcosa che non andava, Patrick era sospettoso. Forse era l'aria apparentemente calma dell'uomo o del fatto che tutti i bottoni della sua camicia erano allacciati. L'uomo era tozzo con i capelli neri, occhiali spessi, sudava profusamente e sembrava fissasse Lisbon con aria minacciosa. Patrick si avvicinò al viso dell'uomo tanto da renderlo nervoso. 

     " Qual'è il suo nome." chiese Jane fissandolo.

     "Al Parrish." Disse l'uomo tentando in vano di scappare dalle grinfie di Patrick.

     " Allora, Al, ci vuoi far credere che non ti ricordi di un ordine di almeno quattro dozzine di rose rosse che ti veniva ordinato una volta al mese per due anni?"

     "Perché mi fate tutte queste domande? È forse successo qualcosa?"

     "Scarlet Parsons è stata trovata morta due giorni fa a Sacramento. È stata assassinata."

      "Allora Al, i fiori, ti ricordi chi li ha ordinati?

     " No mi dispiace, se avete finito con le domande ho dei fiori da accudire."

Lisbon rimase a guardare il proprietario per qualche secondo.

     "Per ora abbiamo finito, ma sono più che sicura che ritorneremo."

Patrick e Teresa uscirono dal negozio e all'unisono dissero "Quel uomo è colpevole."

Si guardarono sorridenti e rientrarono in macchina.

 

 

****************************

 

La luce gialla del tramonto entrava diretta nell'ufficio di Lisbon che era indaffarata a leggere dei rapporti su dei casi che avevano chiuso di recente.

Un bussare alla porta la destò dalla lettura.

     "Boss, hai un secondo?" disse Rigsby affacciandosi dal corridoio.

     "Si vieni, chiudi la porta."

     "Ho controllato quel nome che mi hai dato. Si tratta di un cittadino Francese che è qui per lavoro. Vive temporaneamente a SanFrancisco con la moglie e quattro figli. Da quello che ho potuto capire è molto benestante. Lavora nel campo dell'import export."

     "Bene, grazie Rigsby. Verresti con me domani? Vorrei fare una visita a questo Bilba."

     "Capo, se posso chiedere. Come mai è così interessata a questo individuo?".

Lisbon non rispose subito. Si sentiva un po in imbarazzo. 

     "Ok…Ho trovato una macchina per Jane. È lo stesso modello che aveva ma è rosso scarlatto. Be, il sig. Bilba è il proprietario e la vuole vendere."

     "Jane lo sa?"

     "No, e vorrei che rimanesse il nostro segreto, almeno fin quando la andiamo a vedere."

     "Va bene capo. Allora domani andiamo a SanFrancisco?"

     "Si."

Detto quello, Rigsby ritornò alla sua scrivania. Lisbon uscì dal suo ufficio e si recò in cucina per un caffè. Jane era, come al solito, intento nel prepararsi un tè.

     " Jane, Cho ha detto che ha trovato il modo di contattare l'amica di Scarlett che vive in Maine. Dice che Rose Parker è tornata a casa ieri dalle sue vacanze. Abbiamo un appuntamento per una chiamata via internet tra dieci minuti."

      "A benissimo. A proposito, a che ora mi vieni a prendere più tardi? Lo spettacolo comincia alle sette."

     "Alle sei, e ricordati che devi fare il bravo."

     "Ohh Lisbon…dai, che divertimento è quello?"

     "Jane!"

Patrick la guardò per un secondo quando un piccolo sorriso gli si formò sulle labbra. Sia avvicinò piano a lei che gli stava dando la schiena. Gli mise un braccio attorno alla vita e piano le posò un bacio leggero sulla guancia. 

Lisbon rimase piacevolmente sorpresa e lasciò cadere la sua tazza nel lavandino. Appena Patrick lasciò la presa Teresa riprese a respirare. Si girò a guardarlo. La voglia di corrergli in braccio era così forte che le mani cominciarono a sudarle. Patrick notó la tensione nel suo sguardo e fece la cosa più intelligente, ritornò nel bullpen tenendo in mano la sua amata tazza di tè caldo.

 

   "Boss, Rose ci sta chiamando." disse Cho.

Lisbon e Jane si avvicinarono alla scrivania di Cho per partecipare alla chiamata. La donna apparve sullo schermo. Era visibilmente scossa, e le lacrime le avevano irritato gli occhi.

 

   "Salve Rose, io sono l'agente Lisbon del CBI. Sono certa che tu sappia già il motivo di questa chiamata."

   "Salve agente. Si, i mie genitori mi hanno detto tutto. Sono sconvolta, ancora non ci credo, io e Scarlet siamo cresciute assieme."

   "Rose, abbiamo delle domande da farti. Qui di fianco a me  c'è l'agente Cho, che ti ha contattato e il sig. Patrick Jane il nostro consulente. Vorrei che tu rispondessi alle nostre domante senza tralasciare alcun dettaglio, è molto importante che tu sia sincera."

   "Si, agente dite pure."

   "Tu e Scarlet parlavate regolarmente, giusto?"

   "Si"

   "Nell'ultimo periodo ti sembrava diversa, nervosa.? Ti ha mai parlato di un ammiratore anonimo che le mandava delle rose a tutti gli spettacoli?"

   "Si, ne ridevamo sempre. A lei non piacciono le rose. Io la prendevo in giro; Ne ridevamo assieme." Rose non riuscì a trattenere le lacrime ma fece di tutto per calmarsi velocemente.

   "Ti ha mai detto chi potrebbe essere questo ammiratore?"

    "No, ma mi ha fatto vedere il regalo che le aveva lascito all'ultimo spettacolo. Era un braccialetto con una inscrizione, non ricordo adesso, era una frase da uno degli spettacoli che amava di più."

Jane si avvicino allo schermo cosí che la telecamera lo inquadrasse e tenendo in mano il braccialetto si rivolse a Rose.

   "Salve Rose, sono Patrick. È questo il braccialetto che ti ha mostrato?"

   "Si, esatto proprio quello."

Patrick ritornò al suo posto e rimise in braccialetto in tasca.

   "Rose come ti sembrava il rapporto con il suo fidanzato. Erano felici?"

   "Si, moltissimo, lei era emozionantissima, lui le aveva fatto la proposta e lei era la settimo cielo. A me lui è sempre parso dolce e amorevole. E lei ne era innamoratissima.

Lei si era trasferita di recente da lui, erano felici."

   "Rose, c'è niente che vorresti dire prima di chiudere?"

   "Travate quel bastardo, Scarlet era una persona speciale non si è meritata la fine che ha fatto. Non esitate a chiamare se avete bisogno di nient altro."

   "Grazie Rose, ti lascio con l'agente Cho. È stato un piacere e grazie per il tuo aiuto."

Lisbon si alzò per far posto a Cho, e si diresse verso il grande tavolo all'altra estremità` della stanza. Jane prese il suo posto a sedere, accavallò le gambe e aspettò che il resto del team li raggiunse.

  "Wayne, Grace, Cho, venite qui…Io e Jane siamo stati invitati a vedere lo spettacolo della compagnia di Scarlet. È alle sette questa sera. Vorrei che teneste i cellulari a portata di mano. Non so se succederà niente, ma io e Jane abbiamo un sospetto e se si fa vedere allo spettacolo vorrei interrogarlo."

  "Chi è il sospetto , boss." disse Cho scribacchiando qualcosa sul file che teneva in mano."

  "Abbiamo trovato il fioraio dove il fantomatico  ammiratore ha comprato le rose. Siamo andati a parlargli, sinceramente quell'uomo mi ha dato i brividi. C'era qualcosa di losco e viscido nella sua espressione. So che non possiamo arrestare tutti quelli che riteniamo viscidi o loschi, ma per questa volta voglio ascoltare il mio istinto e siccome Jane sembra avere la mia stessa sensazione lo terremo d'occhio. Siamo quasi certi che si farà vedere questa sera quindi tenetevi pronti. Non penso sia un tipo violento ma non si sa mai. Vi chiamerò se sospettiamo niente, ok? Ora, io e Jane ci andiamo a preparare. VanPelt fammi un favore e fai una ricerca su Al Parrish, il proprietario del negozio di fiori, se trovi qualcosa fammi sapere. Ci vediamo dopo lo spettacolo, se non prima." Lisbon ritornò nel suo ufficio, prese la sua giacca e si avvio verso l'ascensore.

 

Jane era andato di sopra nel attico. C'era una certa cosa che lo rendeva inquieto. Non era di certo più un ragazzino, ma da quando Lisbon aveva accettato il suo invito le farfalle nel suo stomaco non avevano smesso di danzare. A questo punto era così nervoso che la saliva continuava ad andargli di traverso. Deglutiva di continuo. Patrick preferiva essere in controllo e ora non lo era. Si mise in ginocchio e prese lo scatolone che era sotto la branda che usava ormai di rado. Red John non era più un problema. Lo avevano stanato, lui aveva avuto modo di sputargli addosso tutto il veleno possibile e poi, per l'incapacità di quel uomo di arrendersi, gli avevano sparato. tre colpi per ogni vittima. Tre per Bosco, tre per Charlotte, tre per Angela, tre per il cuore spezzato di VanPelt e tre per ogni vita che quel mostro aveva rovinato. Il ricordo del cadavere massacrato dalle pallottole gli faceva ancora gelare il sangue, ma ora era libero, ora i suoi angeli erano in pace. Il tormento nel suo cuore si era attenuato e pian piano si era trasformato nel desiderio per la donna che da anni lo accettava per quello che era  e lo aveva protetto in più di una occasione. Si, la desiderava, la desiderava così tanto che a volte si doveva trattenere dal prenderla in braccio e portarsela via. Ma c'era di più che un semplice desiderio carnale. La amava, le era affezionato, era stregato dall'intensità e dal color giada dei suoi occhi. Il momento in cui realizzò di amarla lo prese completamente alla sprovvista, era certo che quei sentimenti non potessero più riscaldargli il cuore, ovviamente aveva torto.

Aprì lo scatolone e ne estrasse una piccola scatoletta bianca. La aprì e ne rivelò il contenuto. Era un anello, una anello d'oro con un diamante al centro e quattro più piccoli da entrambi i lati. 

   "Forse è troppo presto." pensò. Scansò immediatamente quel pensiero, si alzò e si diresse giù per le scale per prendere l'ascensore. Sarebbe andato a casa, si sarebbe cambiato e sarebbe andato a prendere la sua signora.

 

Lisbon era arrivata a casa, aveva appoggiato la sua giacca su una sedia, si era diretta in cucina e si era versata un piccolo bicchiere di vino nero. Lasciò che il liquido le scivolasse in gola e le desse quella piccola sensazione di calore che solo un buon vino ti sa dare. Il ricordo di quel irritante pappagallo nel suo ufficio e di come le aveva riferito l'invito a cena di Patrick le portò e un sincero e dolce sorriso selle labbra. Era sicura che la serata sarebbe stata, a dir poco, interessante.

Uscí dal bagno seguita da una nuvola di vapore. Era avvolta da un asciugamano che le copriva a mala pena il fondo schiena. Si fermò davanti all'armadio. Rimase li ferma, indecisa su cosa mettersi. Davanti a lei c'era un vestito celeste estivo e uno dei suoi soliti completi con braghe. il vestito estivo sarebbe certamente piaciuto a Patrick e sarebbe stato l'argomento principale della serata. Ma c'era la possibilità che l'assassino si facesse vivo a teatro e se c'era da corre il vestito sarebbe stato di mezzo. Per non parlare della pistola. "Braghe" disse togliendo rapidamente il completo dall'armadio.

Per rifarsi del fatto che indossava braghe, si dedicò un po di più al trucco. Un rossetto più brillante avrebbe accontentato Jane almeno un pochino.

 

Sentì bussare alla porta, si affrettò ad aprirla e senza neanche guardare chi fosse, si diresse verso il tavolo della cucina per prendere la sua pistola.

Jane rimase sulla porta, un piccolo sorriso sornione gli si formò sulle labbra appena notò che Lisbon portava dei pantaloni.

Lisbon si girò, convinta di vedere lo stesso Jane con in dosso il suo solito completo a tre pezzi. No, l'uomo davanti a lei portava giacca e pantaloni neri ma niente veste.

I suoi capelli erano pettinati e il profumo che portava stava già facendo effetto a Teresa. Lo guardò come se fosse nudo, sembrava diverso, più giovane più affascinante e misterioso. Era cotta.

   "Patrick?"

   "Teresa?"

 Si guardarono sorridendo per qualche secondo. Patrick diede il braccio a Teresa.

   "Se sei pronta possiamo andare. La carrozza è pronta mia signora."

   "Patrick, sei incorreggibile."

Teresa prese il braccio di Patrick e si avviarono verso la macchina.

Durante il viaggio Patrick sembrava calmo ed in controllo, come al solito.

   "Jane, volevo dirti che mi sono dovuta vestire così per via della possibilità che l'assassino si faccia vedere. Ho dovuto portare la pistola."

   "Lo so Lisbon, ma non mi puoi biasimare se avevo sperato in un abbigliamento un po più femminile. Lo sai che sei bellissima quando ti vesti da donna. Ma devo dire che il trucco ti fa perdonare." Jane le sorrise.

   "Senti, abbiamo un ora prima dello spettacolo, vuoi andare a mangiare o vuoi aspettare fino a dopo? Ho riservato un tavolo per le otto e trenta, ma se hai fame adesso possimo fermarci."

   "No, non ti preoccupare posso aspettare. Ma siccome abbiamo tempo potremmo fare una passeggiata in quel parco di fronte al teatro. Magari mi compri un gelato alla vaniglia."

   "A golosona. Va bene".

 

Il parco era brulicante di gente, la temperatura e le giornate più lunghe permettevano a tutti di godersi un paio d'ore in più di pace. I bambini giocavano e le coppie di giovani e di anziani camminavano tenendosi per mano. Jane assorbì il tutto nella sua tipica maniera. Godendosi ogni suono e ogni immagine come se fosse per l'ultima volta.

Aveva un gran sorriso sul viso che si illuminava sempre di più quando c'erano dei bimbi attorno. La spensieratezza che lo circondava gli permetteva di scappare, seppur per qualche minuto, dalla brutalità e severità del suo lavoro. 

Patrick prese la mano di Teresa e cominciarono a camminare. Lisbon aveva un espressione di tenero imbarazzo che le colorava le guance di un lieve rosa. La mano di Jane era grande e forte ma anche dolce e delicata. Camminarono in silenzio godendosi la scena di vita che li circondava

   "Guarda, Lisbon, il gelataio. Vuoi quel cono adesso?"

   "Si volentieri."

Con i gelati in mano cominciarono a camminare, intenti nel trovare una panchina dove sedersi. Ne trovarono una di fianco a una piccola fontana. Jane fece cenno a Lisbon di sedersi. Lui rimase in piedi davanti a lei. Continuava a mangiare il gelato ma la sua mano libera era in tasca che continuava a giocherellare con quella piccola scatoletta bianca. Finì il cono, prese un grosso respiro e finalmente decise di sedersi di fianco a lei. Teresa lo guardava incuriosita, il Patrick che conosceva lei non era mai nervoso. L'uomo seduto al suo fianco stava sudando e non riusciva a star fermo.

   "Teresa" Disse Jane tenendo la testa bassa e lo sguardo verso terra. Lei lo fissava non sapendo cosa pensare.

   "Sono passati tre mesi da quando ci siamo liberati di Red John. Ma sono anni che aspetto di poterti dire quello che provo. C'ho provato prima, ero goffo e insicuro, ma specialmente spaventato. Ora non sono più spaventato, ora siamo liberi." Detto quello si girò per guardarla dritta negli occhi. Alzò il palmo della mano destra e le mostrò la scatoletta.

   "Non sono un uomo retto, ho fatto così tanti sbagli e tu ne hai pagato le conseguenze. So che di solito le parole non mi mancano, ma sono settimane che il mio cervello è muto. Come posso dirti che sei tutto per me? Non mi importa del lavoro, delle regole, del pericolo. Voglio te. Tu mi hai salvato da me stesso. Continueresti a prenderti cura di questo pazzo furioso che non ha occhi che per te? Ti amo Teresa Lisbon. Se accetti ti perdono il fatto della macchina."

Teresa rimase imbambolata. Non sapeva cosa dire. Continuava a muovere lo sguardo dall'anello a gli occhi di Patrick. I ricordi di dieci anni le innondarono la memoria. C'era sempre un comune denominatore; lui ed il suo sorriso. Si stava rendendo conto che i minuti passavano e l'uomo di fronte a lei stava cominciando a sudare freddo. Gli prese la mano, senza destare lo sguardo dai suoi occhi. Il tempo intorno a loro si era fermato. Gli si avvicinò piano quasi a sfiorargli il viso con il suo. Gli posò un piccolo bacio sulle labbra e chiuse gli occhi. Poggiarono le loro fronti l'una sull'altra e tirarono un sospiro di sollievo, come se il peso del mondo gli si fosse stato tolto da sopra le spalle.

   "È ora di andare".

Jane le prese la mano e si diressero verso il teatro. Per ora si sarebbero accontentati di questa nuova sensazione che gli avrebbe cullati per il resto della serata.

 

Arrivati dentro al teatro Teresa prese Jane da parte.

   "Patrick, ora dobbiamo concentrarci, ok? Non possiamo fare errori. Se lo vediamo dobbiamo essere il più professionali possibile, quindi dobbiamo assicuraci di essere calmi e in controllo."

   "Come faccio ad essere calmo dopo che la donna più bella del mondo mi ha appena baciato. Me ne dai un altro, prometto di fare il bravo."

   "Si, come no." Gli mise una mano tra i riccioli biondi e gli diede un altro tenero bacio sulle labbra. Il sorriso soddisfatto di Jane illuminò la stanza.

   "Ora, se non ti dispiace, faccio un giretto per vedere se il nostro amico è venuto.

Non lo vide. Ritornò a sedere e mormorò qualcosa nell'orecchio di Jane che lo fece sorridere. L'intimità fra i due era già palpabile. 

Lo spettacolo durò, si e no, un ora. Il cast e il regista menzionarono Scarlet  e le dedicarono la performance. 

Lisbon E Jane andarono dietro alle quinte per porgere i dovuti elogi. Alla loro uscita da teatro non potettero non notare il camioncino del fioraio parcheggiato proprio dietro alla loro macchina. Al Parrish non si vedeva. Il cellulare di Lisbon suonò.

   "Capo, ho controllato Al Parrish. Ha ereditato il negozio di fiori da sua madre, ancora in vita, ha una pluvi laurea in neurologia e e psichiatria. Sembra che il permesso di praticare gli fu tolto per delle accuse fatte da un donna che frequentava lo stesso corso universitario. Lo aveva accusato di averle messo le mani addosso. Parrish non fu mai processato per mancanza di prove. La ragazze sparì dalla circolazione una settimana prima dell'udienza."

   "Grazie VanPelt. Fatevi trovare qui in un ora. Non si è fatto vivo in teatro, ma il suo camioncino ora è parcheggiato dietro all'auto di Jane."

   "Va bene boss, partiamo subito."

Jane stava davanti all'entrata del teatro e scrutava tutti quelli che uscivano. Fino a quel momento non riconosceva nessuno. Dopo un paio di minuti una donna anziana si fermò davanti a lui bandogli le spalle. Qualcosa lo aveva insospettito. Forse era il modo in cui la donna fissava il furgone del fioraio. E ad un certo punto i loro sospetti furono confermati. Al Parrish stava camminando verso di loro, proveniva da una strada che dava accesso al retro del teatro.

Jane si mosse velocemente verso Lisbon. Per nascondersi da Al si abbracciarono, assicurandosi che i loro visi rimnesero irriconoscibili.

L'uomo prese il braccio della signora anziane e si diresse attraverso la strada. Jane continuava a tenerli in vista. Appena la macchina era ad una certa distanza si diedero all'inseguimento. Imboccarono una strada rurale ad un paio di chilometri dal centro. Lisbon era al telefono accertandosi che la sua scadrà sapesse dove trovarli. Continuarono su quella strada per almeno cinque minuti. Jane spense i fari per non essere notato. Li videro fermarsi da una casa un po in collina. Patrick parcheggiò la macchina in modo da non essere visti e aspettarono. Il team non tardò molto.

   " Ragazzi, voi ritornate sulla strada principale e aspettate il mio segnale. Sono convinta che il nostro amico andrà a fare un giretto notturno."

Le annuirono e ritornarono sulla via principale. 

Fu almeno un ora prima che Al si decise a muoversi. Jane e Lisbon sprofondarono nei loro sedili per non farsi vedere.

   "Ragazzi, sta arrivando. Non perdetelo."

Le due macchine seguirono il furgoncino fino a Sacramento. Si diresse proprio al parco dove Scarlet fu trovata.

Fermarono i loro veicoli e aspettarono. Lo videro incamminarsi verso la fontana. Si era seduto sul margine e conciò a buttare delle rose rosse nell'acqua.

   "Andiamo a prenderlo. Lasciate che parli Jane."

Si mossero tutti ad unisono. Era circondato, anche se volesse scappare non sarebbe andato lontano.

  "Al, che sorpresa. Sei venuto per ricordare?" L'uomo saltò all'indietro appena sentite le parole di Jane. Si girò cercando di mantenere un viso calmo.

   "Signor Jane, mi ha spaventato a morte." Si guardò in giro, notando gli altri agenti che lo circondavano. " Che succede, cos'è questa storia?" disse puntando con il dito attorno a se.

  "Signor Parrish, Al, come mai è venuto qui a quest'ora di notte? E perché sta buttando delle rose rosse nell'acqua della fontana dove era stato lasciato il corpo di Scarlet?

  "Be, è una notte piuttosto calda così ho deciso di venire a lasciare dei fiori per la povera Scarlet."

  "Ma lei ci ha detto che non la conosceva? E mi dica, come mai rose rosse?

  "Am..am…be dopo che mi siete venuti a trovare in negozio ho deciso di porgere i miei rispetti per questa giovane vita persa." L'uomo stana sudando notevolmente e le luci blu della fontana che si riflettevano sulla sua fronte non lo nascondevano.

  "Signor Parrish, io sono un uomo paziente ma le dico solo che le bugie hanno le gambe corte.E se venisse con noi a fare una chiacchierata? Magari ci possiamo conoscere meglio, che ne dice?

   "No, non penso proprio. So quali sono i mie diritti e non devo venire con voi." L'uomo cominciò a camminare verso la sua auto quando Cho gli si parò di fronte.

   "Signor Parrish, non faccia il difficile. È tardi e siamo stanchi, ci faccia il favore di venire con noi senza fare storie."

Al provò a raggirare Cho ma inutilmente. Jane gli si avvicinò, gli prese i fiori dalle mani e li butto a terra. Cominciò a toccargli la camicia,. Con il dito indice cominciò a toccargli il viso.

  "Abbiamo dei problemi con la mamma…Al? Ti aiuta ancora a fare il bagnetto? A te piace quando ti lava?"

L'uomo si stava irritando sempre di più, esattamente quello che Jane intendeva fare, farlo arrabbiare fino a farlo reagire violentemente. Non dovettero aspettare molto. Il pugno gli arrivò diritto sul naso, ma sembrava che questa volta non facesse male come al solito. 

   "Lisbon, arrestalo, arrestalo…ha assalito un ufficiale della polizia arrestalo." Cho lo ammanettò e cominciò a leggergli i suoi diritti.

   "Jane, ma perché ti fai sempre dare pugni in faccia?" disse Wayne ridendo.

   "Lo faccio per la tua gioia Rigsby." disse Jane sarcasticamente. Lisbon gli controllò il naso e gli diede una botta sul braccio per buona misura.

   "Possiamo andare a cena ora? Ho fame Lisbon"

   "Prendiamo qualcosa da portarci dietro." Lisbon si avvicinò piano a Patrick. "Patrick avremo tempo più tardi. Quando abbiamo finito di interrogarlo facciamo ciò che vuoi."

Jane le sorrise, e senza che gli altri lo vedessero la baciò sulla guancia.

 

 

 

 

    

 

   

 

  

      

      

 

     

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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