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Autore: irene1    08/08/2012    1 recensioni
Mi girai e, quando la vidi, la pelle mi si accapponò.
-RAF!-era completamente nuda, distesa supina, piena di graffi e sangue e i suoi occhi, i suoi magnifici occhi color del mare, erano fissi sul muro di fronte a lei.
-Raf ti prego rispondimi!- le sussurrai abbracciandola e scuotendola ma era sotto shock e semi incosciente, cosa che veniva dimostrata dal forte tremore e dallo sguardo fisso sul muro.
Non riuscii a farne a meno, le lacrime mi uscirono da sole; eppure non avevo mai pianto in vita mia! Velocemente presi il cellulare dalla tasca e composi il numero dell’ambulanza; sarebbe arrivata entro 20 minuti.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 2:

Quando qualcuno mi mise una mano sul ginocchio io saltai; non mi sarei mai aspettata di veder qualcuno salire sul terrazzo. Rimasi ancora più sorpresa quando vidi chi era che mi aveva risvegliato dai miei pensieri
-Sulfus!- dissi sorpresai, poi mi ricordai che fino a 30 secondi prima io stavo piangendo
-Che ci fai qui? Non mi aspettavo nessuno.. scusa magari volevi star da solo me ne…- iniziai a dire asciugandomi gli occhi con una manica ma non feci nemmeno in tempo a finire che lui mi prese di peso e mi abbracciò
-se vuoi sfogarti fallo pure… non lo dirò a nessuno promesso- mi sussurrò mentre mi teneva stretta a lui; non ero sicura che ci si potesse fidare di lui ma a quelle parole mi sciolsi come una bambina. Iniziai a piangere e sembrava quasi che le mie lacrime non volessero smettere di scendere; per fortuna dato che era la prima settimana di scuola le lezioni dopo il primo intervallo non erano ancora tenute, perché rimanemmo li per almeno un ora, in quella posizione abbastanza scomoda per tutti e due ma che nessuno voleva sciogliere. Alla fine rimasi senza lacrime e, asciugandomi quelle che avevo sulle guancie lo guardai
-Grazie… non so che mi è preso… comunque scusa per prima sono stata una vera maleducata ti ho giudicato male…- gli dissi con un sorriso
-Figurati comunque non penso che tu abbia sbagliato a giudicarmi se mi hai risposto in quel modo angioletto, anzi… ti chiederei di non dire a nessuno che ti ho consolato perché sarei morto- le risposi con un ghigno
-smettila di fare il duro non me la dai a bere- gli dissi con un sorriso.
Evidentemente non si aspettava una risposta del genere perchè mi fissò a bocca aperta
-Se non vuoi che dica in giro che sei stato gentile con me non lo farò- aggiunsi sempre sorridendo
–ma non cercare di darmi a bere che sei una cattiva persona perché nessun ragazzo cattivo si sarebbe messo a consolare una ragazza che ha appena conosciuto, per quanto voglia portarsela a letto- Detto ciò, dato che lui rimaneva zitto a guardarmi con la bocca aperta, io spostai il mio sguardo da lui al mio orologio; Per dinci si erano già fatte le 11!
-Dannazione è tardissimo… Andreas mi starà dando per dispersa ormai! Sarà meglio che vada! Grazie Sulfus ci vediamo domani- gli dissi dandogli un piccolo bacio sulla guancia che sembrò risvegliarlo. Mi girai e iniziai a correre verso le scale quando mi prese per il polso; non strinse troppo la presa, ma abbastanza da sorprendermi e farmi girare verso di lui
-Hey angioletto aspetta, ti accopagno io- disse con un sorriso sghembo molto diverso da quello che aveva quella mattina appena entrato in classe
-sono con la moto quindi ci metteremmo solo 5 minuti-
-Mmm… va bene… ma solo perché adoro andare in moto- gli risposi ridendo e lui si unì a me.
Mentre scendevamo mi accorsi che non mi aveva ancora lasciato andare, ma la cosa non mi dava fastidio… infondo avevo appena scoperto qualcosa di nuovo su quel ragazzo dalla facciata prepotente e, strano a dirsi, quel qualcosa mi piaceva.

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Non ci potevo credere… dovevo star proprio male per essermi rammollito in quel modo… prima la consolavo, poi mi offrivo di accompagnarla a casa e, oltretutto le rispondevo anche bene e non sgarbatamente! Si, dovevo decisamente avere l’influenza.
Poi mi accorsi che non le avevo ancora lasciato la mano e, la cosa più strana in assoluto, lei non aveva ancora detto niente; eppure se n’era accorta di sicuro perché la vedevo con lo sguardo fisso sul punto in cui le nostre mani si tenevano.
-Sei mai andata in moto?- Le chiesi per distrarla… non mi dispiaceva affatto tenerla per mano (“mio dio sto proprio impazzendo”) e volevo che il momento durasse il più possibile.
-Beh…- mi guardò imbarazzata poi si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno oltre me all’ascolto
-Questo deve rimanere tra noi… in realtà si ci sono già andata… mia cugina due estati fa mi ha insegnato a guidare e da allora ogni estate ci muoviamo solo in moto- mi disse a bassa voce, flashandomi poi con uno dei suoi mega sorrisi
-beh scusa mi hai detto che deve rimanere un segreto ma i tuoi non se ne accorgono?- solo perché lui non andava in vacanza con sua mare da quando aveva 5 anni non voleva per forza dire che valeva lo stesso per tutti… o no?!
Capii di aver commesso un errore… Gli occhi le si intristirono di colpo e si girò dall’altra parte lasciandomi la mano per asciugarseli; Mi maledissi mentalmente da solo
-S..scusa non volevo.. se non vuoi parlarne non ne parliamo, è solo che non pensavo…- iniziai a balbettare… “si può sapere cosa cavolo mi succede?!” Da quando balbettavo in quel modo?!
-No tranquillo- mi rispose voltandosi verso di me, sorridendo e riprendendomi la mano
–infondo te non puoi sapere… vedi mia mamma è morta quando sono nata e mio padre..- fece una breve pausa, ricominciando a piangere
-mio padre è quasi un anno che non mi rivolge la parola se non per bigliettini e, sinceramente non riesco proprio a capirne il motivo- mentre parlava, le porsi il casco e lei salì con tutta tranquillità sulla mia moto.
-Che strada devo prendere?-
-La terza a destra poi sempre dritto fino a quando non arrivi davanti a una enorme casa bianca-
-ok, comunque se può farti stare meglio, io mia madre non so nemmeno come si chiamava, e mio padre è da quando avevo 5 anni che non si fa vedere e mi costringe a lavorare- le dissi prima di partire… guardai sullo specchietto e vidi che lei mi fissava ad occhi sgranati.
Ci mettemmo 20 minuti ad arrivare; dovevo ammettere che la sua casa non era niente male… più piccola della mia, ma niente male.
Mi alzai la visiera mentre lei scendeva dalla moto
-Senti…- disse con voce abbastanza tranquilla –Perché non ti fermi a pranzo?- e mi sorrise.
Come potevo dire di no quando le mi sorrideva in quel modo
-Ehm… ok- dissi io abbastanza imbarazzato, anche se cercavo di non darlo a vedere; mi fece parcheggiare la moto nel garage, poi la seguii fin dentro la casa
-Sono a casa Andrew- urlò Raf con un sorrisetto
-Signorina finalmente… pensavo che l’avessero rapita!- disse il maggiordomo in tono scherzoso venendoci in contro
-A quanto pare ha un ospite quest’oggi… molto bene il pranzo sarà pronto tra 5 minuti- disse sorridendomi; ok ero imbarazzato al massimo
-Molto bene noi andiamo nella mia stanza- disse di rimando Raf
-Potrei farmi strane idee sai- le dissi con un sorrisetto e lei mi guardò di sbieco sogghignando -non penso che se noi due lottassimo io avrei molte possibilità però in questo caso c’è una cosa a mio favore-
-ah si e cosa?- dissi io ridendo
-il fatto che se urlassi e chiedessi aiuto, Andreas verrebbe a pestarti con una mazza da baseball- oramai stavamo ridendo tutti e due come pazzi, cosa che non mi era mai successa per battute del genere, tantomeno con una ragazza; quella tipa mi faceva uno strano effetto
-Eccoci- disse con un sorriso aprendo la porta; la stanza era azzurra e bianca, con un baldacchino di legno nero, le tende azzurre e le lenzuola bianche e blu notte
-Carina… - dissi con un ghigno
-Non prendere in giro la mia stanza- mi disse lei facendomi la lingua
-aspettami qui- mi disse poi, guardandomi dalla testa ai piedi e uscendo dalla stanza; tornò dopo 5 minuti e mi porse una maglia
-ti sei sporcato di mascara e di ombretto la maglia… mi spiace- mi disse imbarazzata
-Ma figurati non dovevi- dissi io gentile… poi feci un ghigno e mi tolsi la maglietta.
Lei arrossì violentemente e mi tirò un cuscino in faccia
-Maniaco ricopriti immediatamente! Disse dapprima girandosi dall’altra parte, poi guardandomi di sbieco e, infine, scoppiando a ridere.
Io la presi per i fianchi e inizia a farle il solletico fino a quando lei, dalle risate, non cadde sul letto
-Signorini, il pranzo è servito- disse il maggiordomo entrando nelle stanza
-certo Andreas arriviamo subito- disse lei asciugandosi le lacrime che le erano uscite a causa delle risate.
Scendemmo al piano di sotto e mangiammo tranquillamente, poi dato che era solo l’una, Raf propose di metterci in salotto a guardare un film e mangiare pop corn
-Oggi hai da fare?- mi chiese rubandomene uno dalle mani
-Dovrei andare a lavoro perché?-
-Ah no.. Beh sai, tra un po arrivano le mie amiche e potevi rimanere così magari ti conoscevano anche loro- disse spontaneamente
-Angelo mio solo perché mi faccio conoscere così da te, non vuol dire che voglia farmi conoscere così anche dagli altri- dissi io con un ghigno
-uff quanto sei!- La verità è che sarei voluto rimanere tutto il giorno con lei ma senza le sue amiche, però… con che faccia glielo dicevo? Infondo ci eravamo conosciuti solo quel mattino!

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Uff mi sarebbe tanto piaciuto rimanere con lui ancora, solo che non potevo dirglielo… ci conoscevamo da quanto… 5 ore? 6 forse? Avrei fatto la parte della sfacciata…
Una volta finto il film, Sulfus decise di andarsene
-Ciaoo- lo salutai sorridendogli, poi gli diedi un bacio sulla guancia che lo lasciò di stucco e rosso come un pomodoro.
Aprii la porta prima che potesse riprendersi e…
-Raf!- erano Uriè, Miki e Dolce… erano arrivate prima!
Mi guardarono stupite poi si accorsero che c’era anche il mio ospite
-Tu sei Sulfus vero?- disse Uriè dopo un attimo di smarrimento, sorridendogli
-Io sono Uriè e lei è Dolce… siamo in classe assieme… lei invece è la cugina di Dolce, Miki- Le altre due sorrisero a Sulfus e lui, d’apprima guardò me, poi loro eh
-Mpf e chissene non ce lo metti?- disse con un ghigno malefico; io alzai gli occhi al cielo.
Salì sulla sua moto e se ne andò.
  
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