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Autore: Federico    08/08/2012    1 recensioni
Salve! Dopo il buon successo di "Adie Belle Epoque" eccomi di nuovo qui con una delle storie che aveva promesso, ovvero quella ambientata nel mondo della pirateria con protagonista Itachi.
1722, Caraibi: la vita di Sasuke e Naruto, due giovani marinai, scorre tranquilla finchè in una notte tempestosa una figura misteriosa si presenta alla loro porta: è Itachi, il fratello maggiore di Sasuke, un tempo notorio pirata, ora pentitosi e desideroso di espiare le proprie colpe rintracciando ed eliminando i propri vecchi compagni.
Acconsentendo ad aiutarlo nell'impresa, Naruto e Sasuke vivranno avventure straordinarie percorrendo tutti i mari del mondo, dal Mediteranneo al Pacifico, mentre Itachi si confronterà con avversari astuti e pericolosi e con il proprio passato, in cui si cela un segreto legato alla misteriosa protesi metallica che egli porta al posto del braccio destro. Chi ama le avventure esotiche, i duelli e le battaglie navali, non resterà deluso. Mi raccomando, leggete e recensite numerosi, e fatemi sapere se vi piace!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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Spazio autore

TheCristopher94: Grazie mille di aver messo la storia fra i tuoi preferiti e di avermi fatto conoscere le tue opinioni, è sempre importante ascoltare i pareri e i consigli dei lettori! Beh, con la “vera fine” intendo che stasera Itachi e CO. dovranno affrontare l'ultimo avversario, ovvero l'uomo responsabile della “trasformazione ” di Itachi, e involontariamente hai già indovinato di chi si tratta. Quanto ad eventuali seguiti, al momento non ne ho in programma, anche se anticipo già che il finale sarà aperto. Lo sviluppo che mi hai suggerito potrebbe essere interessante, ma diciamo che se ho insisitito particolarmente sulle descrizioni storiche e geografiche è stato per scrupolo di realismo e fedeltà (è un periodo storico che mi interessa molto). Che dire? Grazie di tutto e alla prossima.

P.S: La storia relativa al nome della spada di Kisame giuro che me la sono inventata all'ultimo momento in cerca di una scusa plausibile, anche perchè Kisame, col suo carattere gioviale e la familiarità con le lame, mi sembra adeguato al ruolo di cuoco, no? Devo comunque fare una precisazione riguardo al quinto capitolo: non è che Itachi si impadronisce della spada di Kisame, ma poiché questi gli ha rotto il fioretto, la sua arma bianca prediletta, d'ora in poi apprende a usare la scimitarra, che aveva già sfoderato durante lo scontro con Deidara. Quanto all'idea della protesi di Itachi, mi è venuta così all'imprvviso: all'inizio infatti avevo pensato di scrivere la storia valendomi dei personaggi di One Piece, sicuramente più qualificati dal punto di vista piratesco, e dove simili elementi steampunk sono spesso presenti, ma poi ho optato per Naruto perchè mi fogava troppo l'idea dell'Akatsuki come pirati.Anche se non era questo l'effetto voluto, tutte le volte che rileggo il pezzo in cui il braccio meccanico di Tobi va in tilt ed esplode non posso fare a meno di ridere...Anche a te fa lo stesso effetto?

 

E così, siamo giunti al termine anche di questa fic. Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno seguito con costanza questa storia, e li invito ancora una volta a far sentire la propria voce e a scrivermi qualche riga di commento almeno per quest'ultimo capitolo, magari dando un giudizio generale, positivo o negativo non importa, su tutta la fic. Sono ben consapevole di averne scritte di migliori...E' sempre un momento triste quello di darsi i saluti, ma lo è meno se non sono definitivi. La mia prossima fic, di cui ancora non saprei specificare la data di pubblicazione, sarà una di quelle che avevo annunciato nell'ultimo capitolo di Adieu Belle Epoque: in particolare credo che sarà o quella su Bleach o il prequel di Il terrore dei boschi solitari.

Devo ancora decidere quale portare a termine prima, e non è escluso che nel frattempo mi salti in mente qualche altra folle idea...

Ora però conviene che vi lasci alla lettura dell'ultimo capitolo, in cui finalmente comparirà la figura del responsabile della creazione dei Pirati Meccanici (scommetto che qualcuno ha già un'idea di chi potrebbe essere...), e Itachi sarà seriamente costretto a fare i conti con il proprio passato. Buona lettura, e ciao a tutti!

Resa dei conti

 

Dry Tortugas, Arcipelago delle Florida Keys (oggi negli Stati Uniti), 3 novembre 1724

Rapide come saette e silenziose come spettri, le tre figure correvano nella giungla subtropicale voltandosi continuamente con fare circospetto, come se dietro ogni cespuglio o tronco si celassero occhi infidi di sentinelle nemiche o come se ogni richiamo degli uccelli notturni potesse costituire un avvertimento per la loro vittima designata.

Nonostante l'autunno avanzato, a quelle latitudini, quasi più vicine a Cuba che alla punta estrema del continente nordamericano, il clima si manteneva costantemente caldo e umido senza eccezioni, e lo si poteva ben intuire dai rivoli di sudore che imperlavano il volto e il petto dei nostri.

Avanzavano furtivi in quella densa boscaglia ormai da tempo, ma secondo Itachi i loro sforzi sarebbero stati premiati quanto prima, poiché la meta era prossima.

La riconoscerete subito. E' l'unica casa nel giro di svariate miglia” li aveva avvertiti scherzando, ma Sasuke avrebbe potuto giurare che dietro quella pretesa di umore garrulo si celava una profonda inquietudine, intimamente connessa al passato di Itachi, e ancora una volta ripensò al motivo per cui erano sbarcati in quel malsano e deserto arcipelago al largo della Florida.

Subito dopo la sconfitta di Pain e Konan, i due giovani si erano lasciati prendere dall'entusiasmo: il loro compito si era concluso, avevano vinto tutte le battaglie, e adesso avrebbero potuto fare rotta per Barbados, finalmente assieme a Itachi!

Ma il moro, più tetro che mai, aveva infranto tutte le loro speranze: sì, era vero, i Pirati Meccanici erano stati battuti una volta per tutte anche grazie al loro prezioso aiuto, ed egli si sarebbe gentilmente offerto di riaccompagnarli alla loro patria: ma per lui la missione non era ancora finita, e gli restava solo da fare vela verso l'ultima battaglia.

I miei vecchi compagni sono tutti morti, ora,-aveva detto con freddezza- ma voglio essere certo che non nascano mai più altri mostri simili. Scoverò e ucciderò chi ci ha fornito di queste armi, ma ho intenzione di farlo da solo: sarebbe troppo pericoloso per voi”.

A questo punto Naruto si era infuriato di brutto: “Ah sì? Dopo tutto quello che abbiamo passato assieme in questi anni, non ti fidi ancora di noi? Come se non avessimo incontrato pericoli! Io non ci st a farmi trattare come un bamboccio! O porti anche noi, o non scendiamo dalla nave”.

Anche se in forme più cortesi e attenuate, Sasuke aveva fatto presente di condividere le posizioni dell'amico, così Itachi a malincuore si era visto costretto ad accettare, non senza metterli in guardia:

stavolta, non garantiva nemmeno per la propria incolumità personale, figurarsi per la loro.

Ora, per averlo voluto seguire a tutti i costi, si sarebbero trovati ad affrontare insidie umane e naturali allo stesso tempo.

Guardate, delle luci!” esclamò sommesso Naruto indicando d'un tratto un chiarore fra i tronchi, e subito il piccolo mainipolo si acquattò in un cesspuglio.

Davanti ai loro occhi, una volta diradatisi gli alberi, si stendeva una piccola radura in mezzo alla quale sorgeva una piccola villa, costruita con gusto ed eleganza secondo i canoni dell'architettura coloniale spagnola, che certo non sarebbe sfigurata in una via di Città del Messico o Lima: evidentemente chi vi risiedeva era facoltoso e amava trattarsi bene anche in ambienti inospitali come quello.

Ci credo che nessuno li ha mai scoperti: chi mai sbarcherebbe in quest'isola fuori dalle normali rotte e si addentrerebbe in mezzo alla giungla per trovarsi di fronte a questo?” commentò Sasuke, quindi si rivolse al fratello: “Voi, invece, come avete fatto a trovare questo posto?”.

Itachi alzò gli occhi-era evidente che quel ricordo lo disturbava, ma non poteva fare a meno di rispondere alla domanda- e replicò in tono neutro: “Intendevamo appostarci negli Stretti della Florida per tendere un'imboscata al convoglio del tesoro in partenza dall'Avana, ma avevamo bisogno di rifornirci di cibo, acqua e legname, così facemmo tappa qui. A un certo punto vedemmo un filo di fumo levarsi dalla giungla, e seguendolo arrivammo fino a quella casa. Là scoprimmo che abitava un medico spagnolo, un disertore, un esiliato, che ci propose e ci fece quel che già sapete”.

Aguzzando ulteriormente lo sguardo, Naruto segnalò la presenza di qualcuno, ed effettivamente i tre scorsero un paio di figure armate che sostavano di fronte all'ingresso principale, con tutta l'aria di essere lì a fare la guardia.

Anche loro hanno subito l'intervento!” esclamò Itachi, esaminandoli con il suo cannocchiale tascabile. “Chissà se lo hanno voluto loro, o se sono dei poveri cristi rapiti da lui per i suoi folli scopi...In ogni caso, vedetevela voi due con loro, in modo discreto magari, mentre io penetrerò nel suo studio e gli farò scontare il fio delle sue colpe”.

Mentre Itachi sgusciava via nelle tenebre, Naruto e Sasuke riuscirono, camminando a testa bassa e con passo felpato, ad avvicinarsi all'abitazione, accovacciandosi dietro a dei provvidenziali arbusti prossimi all'ingresso: per fortuna le due sentinelle avevano lo sguardo rivolto in tutt'altra direzione.

Anche se erano abituati a contemplare ogni giorno Itachi, e sebbene avessero ormai visto innumerevoli dei suoi meccanici nemici, pure i due non potevano fingere di non provare un misto di ribrezzo e meraviglia osservando quelle persone, in parte di carne e in parte d'acciaio, il cui braccio destro consisteva in un grosso deposito di armi: una delle due guardie era bassa e calva e aveva al posto della destra un moschetto, mentre il secondo, che a giudicare dalla capigliatura e dai tratti somatici era un pellerossa, aveva fatto fuoriuscire dalla protesi un arpione.

Mentre li rimirava estasiato, Naruto si lasciò sfuggire uno starnuto, al che il piccoletto spianò l'arma e berciò in spagnolo: “Quien es?”.

E' questa la tua idea di discrezione?” lo apostrofò polemico Sasuke mentre, ormai scoperti, uscivano dal nascondiglio e si preparavano allo scontro.

Itachi invece, procedendo svelto come un giaguaro, si era portato in corrispondenza dell'ala ovest della casa, dove la luce di un lampada ad olio filtrava attraverso una finestra aperta.

Aguzzando lo sguardo, gli sembrò di cogliere al di là dell'apertura la sagoma del suo mortale nemico: indaffarato come sempre, era tutto curvo su un foglio e pareva assolutamente ignaro di ogni fenomeno circostante; sarebbe stato facile soprenderlo e farlo fuori.

Con estrema delicatezza nel posare le punte dei piedi al suolo, per il timore di attirare l'attenzione di eventuali altre sentinelle che facessero la ronda attorno alla villa, si accostò al muro; vistosi indisturbato, entrò nella stanza attraverso la finestra, senza fiatare.

La fioca luce della lampada illuminava un ambiente spoglio e spartano, dove facevano capolino solamente un letto, un armadio e una scrivania ricolma di libri, scartoffie e attrezzi medici; vide che lui era seduto proprio là, di spalle, e senza perdere tempo gli puntò la lama della scimitarra alla nuca, coperta da fluenti capelli neri.

Senza scomporsi, l'individuo si voltò, mettendo in evidenza un volto scarno, bianchiccio e affilato, su cui spiccavano occhi stretti e ammiccanti, e mormorò in tono mellifluo: “Itachi, mi querido muchacho, quanto tempo! Cosa posso fare per te?”.

Bando alle ciance, Orochimaru” replicò impassibile il moro. “E' tempo di morire per te, stasera”.

Oh, non credo proprio” fu la risposta, e rapido come un serpente il medico afferrò una sciabola appoggiata alla scrivania e menò un fendente, dopodichè si alzò in piedi e lo scrutò beffardo: ora era Itachi ad essere minacciato dalla lama che gli solleticava appena la gola.

Beh, pare che le parti si siano invertite! Tutti danno sempre per scontato che un uomo di scienza non possa essere un uomo d'azione, ma si sbagliano: anch'io ho prestato servizio nell'esercito di Sua Maestà, e come spadaccino non mi ritengo affatto un dilettante. Ma dimmi, cosa ci fai qui, e perchè ce l'hai con me al punto da volermi uccidere? Dopo tutto quel che ho fatto per te...”.

Aspetta a cantar vittoria, rettile” esclamò duro Itachi: “Sono venuto qui per porre fine alle tue pazzie, e come tutti i vecchi membri dei Pirati Meccanici, anche tu perirai”.

Orochimaru non cessava di sorridere in modo irritante: “E così sono morti, eh? Poco male, erano solo delle cavie. Adesso ho molti uomini come voi al mio servizio, ed essi sono fedeli a me e a me soltanto, non cani sciolti o ingrati come voialtri filibustieri...”.

In quel mentre la portà si spalancò rumorosamente, ed entrò un giovane occhialuto dai capelli grigiastri e dall'aria servile che, dopo aver rivolto un'occhiata sospettosa a Itachi, annunciò: “Le guardie hanno catturato due intrusi, professore. Volete vederli?”.

Ottimo, Kabuto, ottimo. Chissà che non si riveli una benedizione inaspettata per me...Falli entrare” rispose lo spagnolo senza staccare i suoi occhi giallastri dal volto di Itachi, che impallidì bruscamente quando vide Naruto e Sasuke spinti nello studio da alcune sentinelle meccaniche.

Mi sembrano ottimali per le mie ricerche!” esclamò con tono di giubilo Orochimaru. “Sono robusti e in buona salute...Non appena possibile, daremo inizio all'operazione di impianto!”.

Naruto e Sasuke, preoccupati sia dagli sguardi interessati ai loro corpi di quell'uomo sia dal modo in cui parlava, si fissarono spaurito: ma il biondo, dopo aver fatto l'occhiolino all'amico, assestò una gomitata nell'addome alla guardia che lo tratteneva, pugnalandolo mentre si piegava per il dolore.

In breve scoppio una rissa fra i due ragazzi e i loro aguzzini, che da una parte provocò l'irrompere nella stanza di tutti gli uomini meccanici della villa, dall'altra distrasse Orochimaru abbastanza da consentire a Itachi di svincolarsi e attaccarlo, assalto di cui lo spagnolo si accorse e che parò solo all'ultimo momento.

Mentre Naruto e Sasuke sparavano e menavano le lame, non senza qualche difficoltà visto che erano circondati da un numero soverchiante d avversari, Itachi e Orochimaru balzavano da una parte all'altra dello studio, senza cessare di schivare fendenti e stoccate e di incrociare le spade con odio e violenza.

Perchè ti comporti da folle?” urlò il medico esasperato, mentre si abbassava fulmineo: “Insieme, potremmo fare grandi cose! Ti rendi conto del tuo privilegio, Itachi?”.

Il moro fintò per evitare una sciabolata: “Già una volta ti ho dato retta, e queste sono le conseguenze. E quello che tu chiami “privilegio” per me è un fardello!”.

Orochimaru fu raggiunto al palmo della mano da una coltellata, ma non desistette: “Ti ho sempre considerata la mia migliore creazione, il mio capolavoro! Gli altri erano avidi, collerici, rozzi, stupidi....Ma tu, così impassibile, disciplinato, fedele, sei il guerriero perfetto!”.

E' inutile che mi lusinghi!” proruppe seccato Itachi, quindi assestò al rivale un colpo particolarmente forte facendogli perdere la spada.

Rotolando via per sfuggire alle stoccate dell'ex pirata, lo spagnolo raggiunse la scrivania e si impossessò di un'alabarda agganciata al muro come decorazione.

E' un vero peccato,- osservò Orochimaru, mulinando un fendente diretto alle gambe di Itachi che egli evitò saltando a piedi uniti- ma suppongo che dovrò distruggerti! Sappi che presto avrò radunato un esercito di gente potenziata dalle mie protesi, e allora gli uomini comuni saranno soppiantati, tremeranno e imploreranno per la salvezza delle loro vite. Tutto il mondo si inchinerà di fronte a me, e il mio talento verrà finalmente riconosciuto! Diventerò più celebre di Archimede e Newton: oh sì, il più grande scienziato di ogni epoca!”.

Piantala di vaneggiare, pazzo!” ruggì Itachi calando la scimitarra sul viso dell'avversario, ma questì intercettò il colpo con la lama dell'alabarda e poi spinse in avanti, proiettando il giovane in aria e facendolo ricadere pesantemente sul pavimento di legno.

Senza dargli requie, il medico folle si piazzò davanti a Itachi, ancora in ginocchio ad ansimare, e alzò in aria l'arma che luccicava sinistramente: “Io sono un genio! Foggerò un mondo nuovo, a mio piacimento, e perché esso nasca tu dovrai morire. MUORIIIIIIIIIII!!!!!!!!”.

L'alabarda già si abbassava fischiando quando, troppo velocemente per un occhio umano, Itachi distese in avanti il braccio artificiale, trafiggendo in pieno stomaco lo spagnolo; mentre questi si portava le mani allo squarcio gravissimo, da cui fuoriusciva un torrente di sangue, il moro, afferrata con entrambe le mani l'asta dell'arma, la spezzò, quindi fece fuoriuscire dalla destra la canna di una pistola e la puntò alla fronte di Orochimaru.

No, fermo!” tuonò boccheggiando lo scienziato. “Io sono...il tuo passato. IO SONO...TE STESSO!”; Itachi non mutò minimamente espressione e commentò freddamente: “Non sono mai stato così felice di darmi la morte”, poi sparò.

Mentre il cadavere insanguinato di Orochimaru crollava a terra, Itachi ricaricò e fece fuoco varie volte, freddando gli uomini meccanici ancora in piedi e salvando così gli esausti Naruto e Sasuke.

Dopo aver percorso tutti i corridoi e le stanze per sincerarsi che nessuno fosse vivo, i tre uscirono dalla villa e, dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa, estrassero dalle bisacce le granate che si erano appositamente portati dietro, accesero le micce e le scagliarono contro l'edificio, dalle cui finestre provenivano ora boati, fiammate e schegge volanti: quindi Itachi stesso preparò un fuoco e incendiò quel che rimaneva della villa di Orochimaru, affinchè i suoi deliranti progetti non potessero più cadere nelle mani sbagliate.

Itachi ammirava impassibile il rogo, le mani saldamente piantate sui fianchi: in quelle fiamme in un certo senso moriva anche una parte di lui, una parte che ormai detestava con tutte le proprie forze e aveva volontariamente deciso di dimenticare e lasciarsi alle spalle.

Che cosa farai adesso, fratello?” gli domandò Sasuke appropinquandosi a lui, il bagliore dell'incendio che illuminava un viso speranzoso e preoccupato.

Non lo so” fu la lapidaria risposta. “Ho vissuto così tanto in funzione della vendetta che non ci ho mai pensato”.

Perchè non torni a Barbados con noi? Saremo così felici là!” esclamò Naruto, una muta richiesta nello sguardo azzurrino.

Uhm...Fra qualche anno forse. Finchè sono giovane, vorrei continuare a viaggiare per estirpare dai mari quella piaga che è la pirateria, anche se dubito che potrò mai estirpare il Male dai cuori degli uomini. Ora però, sarete stanchi. Torniamo alla Salamander, e non temete; se il vento è a nostro favore, saremo presto a casa!”.

Mentre i tre si allontanavano nella giungla, una figura avvolta in un lungo mantello, da cui emergevano due occhi carichi di ira e brandelli di carne ustionata, uscì dall'abitazione giusto un attimo prima che essa crollasse su di sé.

Alzando un pugno al cielo, l'individuo gridò: “Tu sia maledetto, Itachi Uchiha! Mi vendicherò, dovessi anche impiegarci tutta la vita, o il mio nome non è più Kabuto Yakushi!”.

Nessuno rispose al suo urlo solitario.

  
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