Distance
A picture of you


Lacrime. Quelle stesse lacrime che aveva usato per farsi liberare da quella “prigione” poco tempo prima, ora faceva ancora più fatica a fermarle. Le era bastato vedere la sua foto e quel tatuaggio per crollare, piangere, sentirsi male dentro; non era riuscita a stargli vicino quando ne aveva più bisogno, quando suo fratello, il grande Ace Pugno di Fuoco, era deceduto davanti ai suoi occhi, fra le sue braccia, e solo a pensarci si sentiva terribilmente in colpa. E lui era ridotto malissimo, certamente peggio rispetto a tutte le altre volte, non solo fisicamente, ma anche dentro. Cercava di convincersi che la colpa era solamente della Marina, e che lei non avrebbe potuto farci niente lo stesso, ma addirittura arrecare ancora più dolore al suo Capitano; avrebbe potuto fargli questo? No, non voleva fargli male, desiderava solo poterlo abbracciare, consolarlo, stringerlo a sé. Ma quel tatuaggio era chiaro: si sarebbero incontrati di nuovo tra due anni... non ci credeva. Non ci voleva credere. Due lunghissimi anni... . Due anni a tenersi inutili sensi di colpa dentro. Due anni senza di lui. Le lacrime scendevano incontrollabili, rigandole il viso, bagnandole le mani; ma questa volta non le avrebbe fermate, sentiva il bisogno di sfogarsi in qualche modo... di farsi male. Continuava a darsi della stupida, perché accidenti non era stata più vicina a quel baka? Ogni scusa era buona per tirargli un pugno, ma perché lo faceva? Perché non l’aveva abbracciato più spesso, invece di picchiarlo? E perché si era ritrovata a piangere per lui? L’aveva capito troppo tardi, quando aveva rischiato di perderlo per sempre; forse il loro legame andava oltre a quello di nakama, di Capitano e navigatrice. Oppure era lei che la pensava così? Troppe domande a cui non sapeva rispondersi. L’unica cosa di cui era certa, era che lui le sarebbe mancato, terribilmente; quel ragazzino di gomma, che diavolo le aveva fatto? Si era resa conto che ormai senza di lui era persa, disperata: due anni distanti, non era sicura che ce l’avrebbe fatta. Ma se aveva deciso così, la sua scelta andava rispettata, ad ogni costo; in fin dei conti lui era pur sempre il Capitano.

Alzò lo sguardo verso il cielo, scostandosi i capelli dalla fronte e sfregandosi gli occhi. Sì, ce l’avrebbe fatta. Ce l’avrebbe fatta. Ce l’avrebbe fatta!

Continuava a ripetersi quelle parole per darsi forza, mentre un sorriso si faceva largo fra il suo viso bagnato; continuava ad osservare quell’immagine, aggrappandosi alla convinzione che Rufy stesse pensando a lei. E se stava peccando d’egoismo, non gliene importava. Si alzò, e, correndo, si diresse verso un punto dell’isola di Weatheria in cui si poteva vedere il paesaggio circostante. Nami fece un respiro profondo, cercando di riempire i polmoni d’ossigeno il più possibile, per urlare con tutta se stessa un’unica, piccola ma significativa frase.

- POSSO FARCELA, RUFY!!

Altrove, un ragazzo con un cappello di paglia in testa sorrideva

















Note di quella pazza dell'autrice

Allora... Questa fic mi soddisfa moooolto di più rispetto a quella che ho scritto l'altra volta, la trovo stupenda, modestia a parte migliore! Non chiedetemi perchè abbia messo i nomi dei personaggi solo alla fine, perchè non lo so nemmeno io. Semplicemente, mi sembrava di rovinarla facendo così. Vabbè, ora me la svigno prima che mi lanciate qualsiasi oggetto.*evita una sedia*

 Mi raccomando, recensite, ci terrei molto!!*evita un tavolo*

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