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Autore: xlairef    09/08/2012    2 recensioni
“Lascialo andare! Ha pagato a sufficienza!”
“Secondo i termini della nostra scommessa, la sua anima mi appartiene.” Replicò il dio della morte in tono cattedratico.
“Meg! Salvami!”
“Ti supplico… Farò qualunque cosa, qualsiasi cosa…” Sussurrò Meg, piangendo.
Ade alzò la mano, e l’avvoltoio si fermò.
“Qualunque? Specifica.” Chiese.
La ragazza trattenne il respiro, poi disse, con voce ferma: “Prendi me al suo posto.”
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                         I, I'll get by
 
La discesa fu lunga e spossante: le lastre di pietra che formavano la rudimentale scalinata verso le porte dell’Ade erano scivolose e taglienti, e più di una volta Meg rischiò di mettere un piede in fallo, con le ovvie conseguenze. Arrivata al fondo del crepaccio, si ritrovò circondata da pareti di roccia, fiocamente illuminate da qualche raggio di sole. In una di esse vi era un varco, stretto e oscuro: il passaggio verso l’Ade.
Meg respirò profondamente, e brandì la torcia fatta con i rami e la resina che aveva avuto l’accortezza di raccogliere durante il tragitto nella foresta.
Afferrate due pietre, le sbatté tra loro, fino a creare alcune deboli scintille, che subito infiammarono la torcia. Si assicurò di avere i calzari ben legati alle caviglie, e mise le due pietre nella piccola borsa che portava alla cintura: non era pronta per quel che l’aspettava, ma non aveva importanza.
Si chiese se a quel punto non dovesse prima invocare gli dei sul buon esito della sua impresa, ma ripensò ad Ade che sghignazzava sul corpo esanime di Hyperion, e decise di farne a meno.
Reggendo la fiamma come se da essa dipendesse il suo successo, si incamminò nel tunnel.
 
La torcia riusciva ad rischiarare il terreno solo fino a pochi centimetri davanti a lei. L’oscurità era densa, soffice, innaturale: segno che la strada era quella giusta. Nonostante il luogo, Meg non scorse nessun animale notturno, nessun insetto: sembrava che non potesse esserci vita in un posto simile, solo il nulla.
Quando infine il tunnel si allargò e sfociò su di un pianoro arido, la luce fioca che pervadeva il nuovo ambiente ebbe l’effetto di accecarla, nonostante la fiamma della torcia. Udì delle voci: davanti a lei le rocce scendevano fino alle acque di un fiume enorme, del quale non era possibile vedere la sponda opposta; un pontile di legno marcito ospitava alcune sagome in attesa di un traghetto. Meg era arrivata all’Acheronte.
“Devo solo trovare un modo per arrivare dall’altra parte senza essere vista.” Si disse la ragazza, riflettendo attentamente sul problema. Un angolo della sua mente si chiese se non stesse dimenticando qualcosa, ma Meg ricacciò indietro il pensiero, troppo occupata ad escogitare un modo per passare oltre.
Fu così che si accorse di Cerbero solo quando avvertì il suo fiato ansimarle sul collo.
Si girò di scatto sulla schiena, e per poco non lanciò un urlo di terrore: l’enorme mastino a tre teste stava proprio sopra di lei, annusandola e ringhiando sommessamente. I suoi occhi enormi non esprimevano altro che crudeltà e, per il momento, incomprensione: il mostruoso animale non aveva ancora compreso se quella che aveva davanti fosse un’anima destinata al traghetto oppure un’intrusa da sbranare immediatamente.
Meg capì di dover agire senza indugio.
“Bel cagnolino…” Tentò con voce strozzata, rimproverandosi all’istante per la trovata decisamente fuori luogo. Cerbero rimase interdetto: in migliaia di anni di onorato servizio, nessuno si era mai rivolto a lui con un appellativo simile. La ragazza ne approfittò per muoversi impercettibilmente verso di lui. Non aveva nessuna possibilità di riuscire a correre più veloce del cane, in un’eventuale fuga.
Il mostro si grattò metaforicamente la testa: quella cosa non aveva l’odore dei morti. I vivi, d’altro canto, non avrebbero mai osato avvicinarsi a lui come stava facendo la creatura. I suoi tre cervelli si consultarono, e decisero infine di portare quella curiosità da Ade in persona, dopo averla sbranata.
Cerbero si preparò quindi ad attaccare: emise un latrato infernale, e… La preda era sparita dalla sua vista.
Il bestione guardò a destra e a sinistra, ma della creatura nessuna traccia.
Quello fu il momento che Meg scelse per aggrapparsi alla sua pancia e, con uno scatto di reni, montare sulla sua schiena, proprio dietro alle tre teste ringhianti.
Va detto sul conto di Cerbero che si comportò in modo appropriato: ululò, scalciò, si gettò a terra, provò ad azzannare l’aria, ma Meg si stringeva salda al suo collo taurino, incurante degli scossoni.
Dopo un certo tempo, anche Cerbero si stancò, e ricadde sulle zampe posteriori. Come liberarsi di quella pulce di nuova specie?
“Su, in piedi, bestiolina…” Meg decise di tentare la sorte: dopo una serie di contorsioni riuscì ad estrarre dalla borsa un piccolo pugnale, senza mollare la presa, e, usandolo come pungolo, provò ad indurre Cerbero a portarla dove lei voleva. “Coraggio, avanti!”
Il pugnale poteva solo intaccare la pellaccia dell’animale, ma era fastidioso. Di malavoglia Cerbero si alzò, e iniziò a trotterellare verso la riva dell’Acheronte.
Dove si fermò con decisione.
“Che ti succede?” Protestò la ragazza. “Lo so che puoi attraversarlo, sei un cane infernale, o no?”
Il mostro uggiolò in segno di risentimento.
Meg sospirò. “Va bene, forse noi due siamo partiti con il piede sbagliato, ma non mi sembra il caso di fermarsi adesso.”
Altro guaito.
“Non mi dirai che non sai nuotare?” Esclamò allibita.
Cerbero abbassò le sei orecchie tutte assieme.
“Non ci posso credere: il famoso Cerbero, il terrore delle anime dei morti, e non è in grado di guadare un semplice canale?”
La celebrità in questione abbaiò per protesta.
“D’accordo, è un po’ più che un canale… Ma davvero non sei in grado di attraversarlo?”
L’animale parve pensarci su per un po’. Infine, quando Meg aveva ormai perso le speranze di poter proseguire (e di poter scendere impunemente dalla groppa del mostro), Cerbero girò le zampe e ritornò indietro.
“Ehi! Ehi! Che cosa stai facendo? L’altra sponda è da quella parte! Che cosa vuoi fare?”
Nessuna risposta.  Cerbero arrivò fino alle rocce da dove era sbucata Meg, si voltò di nuovo, si preparò, prese la rincorsa… “No! Non farlo, hai capito? Non provarci nemmeno, bestione….No! No!”
 E saltò.
Il tempo di un urlo, e Meg e il suo destriero furono sull’altra riva dell’Acheronte.
 
Seduto sul suo scranno con vista sul Tartaro, Ade abbassò lo sguardo verso i due parassiti che si contorcevano ai suoi piedi.
“Ci perdoni, o sommo!”
“Siamo solo miserabili larve!”
Ade sputò l’osso dell’Arpia mangiata a pranzo. “No! Non è corretto: siete due piattole, due pustole sul sedere del mondo dei morti!” Specificò, per poi aggiungere, adirandosi sempre di più: “Vi avevo solo ordinato di procurarmi un semplice attrezzo per il fai-da-te… E voi, idioti, avete osato tornare da me con la coda tra le gambe e senza martello?” Urlò, alzandosi e incendiando la mobilia con le fiamme provenienti dai capelli.
“Ma, o oscurissimo, il fatto è che su al Nord non sono di larghe vedute…” Tentò Panico.
Pena proseguì, tremando. “Sì, eccellenza, e quando Thor ha capito che…”
“Silenzio!” Ade sprigionò un’altra fiammata. Poi si lasciò ricadere sul suo trono: “Perché, perché sono a corto di collaboratori validi e vivi? Forse dovrei mettere un annuncio…”
“Che magnifica idea, signore!” Pena si rallegrò. “Io e Panico potremmo svolgere i colloqui preliminari…” Venne prontamente colpito da un tizzone e relegato in un angolo.
“Eccellenza!” Uno spirito svolazzò velocemente fino al trono, si inchinò e annunciò: “Cattive notizie: Cerbero è scomparso!”
“Che cosa?” Tuonò Ade, diventando incandescente. “Quel grosso ammasso di pulci ha deciso di concedersi una vacanza?”
“Sembrerebbe così, eccellenza.” Lo spirito si dileguò rapido.
Senza perder tempo, Ade si spostò verso un anfratto della stanza, dove, sopra una stalagmite, una formazione calcarea concava conteneva dell’acqua torbida. Il dio della morte passò una mano sopra il liquido: quello divenne limpido e alcune immagini comparvero alla vista.
“La mappa dell’Ade… Oh, vi prego, signore, fate vedere anche a noi!” Implorarono Pena e panico.
“Zitti, amebe! Bene, bene… Minosse è al suo posto, Caronte pure, l’Acheronte scorre ancora, il Lete idem con patate…” Borbottò Ade, continuando a guardare. “Vediamo… Dove può essersi cacciato quel sacco di pulci? Le Isole dei Beati? No… Ah-ah!” Esclamò soddisfatto. “Eccolo qui: è al Campo degli Asfodeli… Ma chi ha scelto questi nomi sdolcinati? E… Chi abbiamo qui?” Incuriosito, Ade avvicinò la testa alla fonte.
“Che cosa vedete, vostra grazia?” Domandò Panico, saltellando fino ad aggrapparsi al bordo della fonte con gli artigli, per poi sporgersi a guardare. “Oh! Sembrerebbe…una ragazza?”
“Dieci più per l’intelligenza.” Commentò Ade.
“Sarà senza dubbio qualche spirito che ha perso la strada.” Ipotizzò Pena, saltando in groppa a Panico per vedere pure lui.
“Impossibile, Minosse avrebbe dovuto automaticamente farla comparire nella sua destinazione finale…” Mormorò Ade, pensoso, osservando attentamente Cerbero farsi strada con la ragazza in groppa. “A meno che… No. No, non può essere… E’ assurdo…”
“Che cosa è assurdo?” Chiesero i due scagnozzi.
Ade gettò un’ultima occhiata ed allibì. “E invece sì, per le chiappe di Zeus! Quella ragazza, è viva!”
Pena e Panico si guardarono sgomenti.
 “Viva!” Urlò Ade, in fiamme. “Una non-morta che passeggia allegramente per il mondo dei morti!” Sputò fiumi di lava. “Che cos’è questo, un nuovo modo per passare il fine settimana? Un giro turistico dell’Ade in sella al mio cane da guardia?”
“Vostra nerezza…”
“Voi! Provvedete subito a riportare Cerbero al cancello principale e a sbarazzarvi di quella ragazza!” Ordinò Ade. “Se muore dalla voglia di farsi una scampagnata, possiamo accontentarla immediatamente!”
 
Note al capitolo: Acheronte: primo fiume infernale
                                   Cerbero: cane a tre teste a guardia dei cancelli dell’Inferno
                                   Tartaro: luogo più profondo dell’Ade, dimora di Ade in persona e dei dannati più malvagi
                                   Piana degli Asfodeli: luogo in cui dimorano le anime di chi in vita non è stato né troppo
                                                                             nobile né troppo malvagio
  

  
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