Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |       
Autore: Rey_    09/08/2012    10 recensioni
-Ho una domanda intelligente.- esordisce Louis.
-Dai, spara.- gli dice Zayn, guardandolo interessato. Louis arriccia le labbra e ci guarda concentrato.
-Quanto può vivere una persona senza cervello?- chiede. Il silenzio cala immediatamente, mentre Zayn sembra pensarci su.
Decido di intervenire.
-Non saprei.- rispondo a Louis, senza battere ciglio. Poi mi volto verso Zayn.
-Tu quanti anni hai?- gli chiedo, sorridendo amabilmente.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Love is just a mess.





A mia cugina, che mi odierà leggendo questa storia.
Ti voglio bene, caccola.

 
 
 
(1) Something tells me you're a great lout.
 
 
 
 
 
Suona la sveglia e io mi rigiro nel letto, mormorando qualcosa di incomprensibile.
Dopo qualche minuto suona di nuovo, fastidiosa, ed io spero solo che sia tutto uno stupido sogno.
Chi metterebbe la sveglia la mattina presto, quando si è in piena estate?
Un attimo.
Ma noi siamo a Settembre.
Un pensiero fastidioso si fa strada nella mia testa.
Settembre.
Fine dell’estate.
Inizio di qualcos’altro…
“Sveeeeglia. Oggi è il primo giorno di scuola!” esclama canticchiando mio cugino, invadendo la mia stanza.
Ecco, lo sapevo.
La scuola.
Infilo la testa sotto il cuscino e faccio finta di non averlo sentito. Lui spalanca le finestre, facendo entrare la luce e con una risata mi tira via le coperte. Mi rannicchio e lui si butta sopra di me.
“Andiamo, andiamo! E’ ora di alzarsi.” continua canticchiando.
Non ci posso credere, ma dove la trova l’energia di prima mattina?
“Louis. Togliti di dosso, subito!” sibilo, con il tono più freddo che posso. Lui mi ignora e scoppia a ridere, facendomi il solletico. Sbuffo e lo spingo via.
“Quanto rimpiango la mia vecchia casetta.” mormoro tra me e me. Lui si irrigidisce un poco, ancora non capendo come faccia a scherzarci sopra.
Vivo a casa sua da ormai tre anni.
Dopo la morte dei miei genitori, la mamma di Louis, mia zia, era l’unica persona che mi era rimasta.
Mi aveva presa sotto il suo arco protettivo da mamma chioccia e mi aveva accolta in casa sua senza farsi tanti problemi.
Però, il suo lavoro la costringe a viaggiare, viaggiare e viaggiare, quindi io e Lou siamo praticamente sempre da soli.
Ma non è male, io adoro mio cugino.
Tranne se mi sveglia quando sono nel bel mezzo di un sogno.
Sbuffando mi metto seduta, stropicciandomi gli occhi.
“Ora puoi anche andartene, mi sto alzando.” gli faccio notare. Lui scoppia in una risatina divertita e si mette comodo sul letto.
“Ti conosco troppo bene, ragazzina. Sono sicuro che appena metto piede fuori da questa stanza tu torni nel mondo dei sogni.” mi dice, alzando un sopracciglio. Sbuffo e mi alzo del tutto.
“Ti odio.” sussurro, provocando un’altra risata divertita.
E’ anche questo che non sopporto di lui, oltre al fatto che è un maschio e di conseguenza è completamente stupido, dotato di un neurone destinato a marcire, non fa altro che ridere.
Davvero, ride per ogni singola cosa.
E’ snervante.
Afferro senza neanche guardare qualche vestito dall’armadio e a passo pesante vado a chiudermi in bagno.
“Ti accompagno io a scuola?” mi chiede dall’altra parte della porta. Faccio una smorfia al mio riflesso allo specchio.
“No, passa a prendermi Jonah.” gli dico. Lo sento sospirare.
“Ma non avevi detto che era finita?” mi chiede. Alzo gli occhi al cielo e comincio ad affondare la mia spazzola nei lunghi capelli, per cercare di dominarli.
“Io non ho detto mai niente del genere.” gli rispondo. Lui soffoca una risata.
“Già, hai ragione. Devo essermelo sognato. Ed è stato proprio un bellissimo sogno.” dice ridendo. Alzo gli occhi al cielo e lo ignoro.
Louis ha sempre odiato Jonah, senza motivo. Dice che non fa per me, è troppo montato.
Ma a me non interessa, io sto bene con lui.
Almeno credo.
Mi accetta per quella che sono, è divertente, simpatico e a volte sa essere anche dolce.
Anche se non so se sto ancora con lui perché la cotta colossale che mi ero presa per lui c’è ancora, o solo per abitudine.
Voglio dire, avevo solo quattordici anni quando la cosa è diventata ‘ufficiale’.
Ora ne ho quasi diciotto e non sono sicura che il mio amore sia sincero come una volta.
Finito di prepararmi, scendo di sotto a fare colazione, con Louis che mi segue come un’ombra.
“La pianti?” gli chiedo, scocciata. Lui fa spallucce, fintamente sorpreso.
“Di fare cosa?” mi chiede. Sbruffo e mi siedo a tavola, versando una quantità indefinita di cereali nella mia tazza. Ci affondo il cucchiaio e comincio a mangiare.
“Ma non devi andare al lavoro, tu?” gli chiedo, con la bocca piena. Lui fa una smorfia e mi lancia un’occhiataccia. Io ingoio e sorrido allegramente.
“No, oggi ho il giorno libero.” mi risponde, continuando a fissarmi schifato.
“Che vuoi?” gli chiedo, affondando di nuovo il cucchiaio nei cereali.
“Sai, penso che se tu smettessi di fare il maschiaccio, qualche ragazzo potrebbe anche accorgersi di te.” dice facendo una smorfia. Faccio spallucce.
“Ho già un ragazzo, che mi accetta per quello che sono. Quindi non c’è questo problema.” gli rispondo tranquilla. Lui sbruffa e fa un gesto con la mano.
“Come vuoi tu.” me la da vinta alzando gli occhi al cielo. Continuo a mangiare e appena ho finito corro a lavarmi i denti e a prendere la mia borsa. Scendo le scale velocemente, appena in tempo per sentire il clacson di una macchina sul vialetto.
Louis sbruffa infastidito e mi avvicino per stampargli un bacio sulla guancia.
“Fai la brava.” mi dice, per poi scoppiare a ridere. Alzo gli occhi al cielo ed esco, lasciandomi alle spalle la troppa allegria di mio cugino.
A passo svelto, raggiungo la macchina di Jonah e mi chiudo dentro, sbattendo lo sportello.
“Buongiorno, piccola.” mi dice lui, con un sorriso assonnato.
“Ciao.” gli rispondo, sporgendomi e stampandogli un bacio frettoloso sulle labbra.
Lui mi illumina con un sorriso dei suoi, che un tempo mi mandava il cuore in fibrillazione e mette in moto.
“Pronta per la nuova avventura?” mi chiede, soffocando una risata. Lo fulmino con lo sguardo.
“Non sei simpatico.” gli rispondo incrociando le braccia al petto. Lui si lascia sfuggire un sorrisetto e allunga una mano verso di me, sfiorandomi la guancia.
“Dai, è l’ultimo anno, sarà divertente.” tenta di tirarmi su, cercando di soffocare un’altra risata. Gli lancio un’occhiataccia.
“Smettila di sfottere.” gli intimo. Lui alza le braccia davanti a se per due secondi, poi riafferra il volante e si concentra sulla guida, con un vago sorrisetto sulle labbra.
Ok, sono stata odiosa.
Ma già non ho voglia di tornare a scuola, se ci si mette anche lui più che disposto a prendermi in giro, proprio non reggo.
Arrivati davanti a scuola, parcheggia, spegne la macchina e si volta verso di me, sorridendo entusiasta.
“Se sei così felice, perché non vai tu al posto mio?” gli chiedo. Lui scoppia a ridere e mi da un buffetto sulla guancia.
“Perché per me la scuola ormai è un lontano ricordo.” mi dice, facendo spallucce “E’ tutta tua.” continua, indicando l’imponente edificio che ho davanti agli occhi. Con un sospiro apro lo sportello.
“Fai la brava e vai a imparare qualcosa.” mi dice, cercando di non ridere. Mi volto verso di lui e gli faccio la linguaccia. Lui ricambia con una smorfia divertita, poi si sporge verso di me e mi stampa un bacio in fronte.
Un bacio in fronte?!
Neanche mia nonna mi saluta più così!
“Mi saluti così?” gli chiedo, un po’ malinconica. Lui mi fa uno splendido sorriso, poi si sporge di nuovo verso di me e cattura le mie labbra con le sue, infilando una mano tra i miei capelli.
Il bacio si sta trasformando in qualcosa di decisamente più serio, quando mi stacco, allontanandomi un poco da lui.
Lui sorride e si passa la lingua sulle labbra.
“Ok, abbiamo capito che il ragazzo non ha mezze misure.” borbotto divertita, ancora in estasi per il bacio mozza fiato che ho appena ricevuto.
Lui mi illumina con un altro sorriso, poi sento il cellulare vibrare nella mia tasca. Lo tiro fuori e vedo lampeggiare il nome della mia migliore amica. Alzo gli occhi al cielo e rifiuto la chiamata.
“Vado, prima che venga a prendermi a forza.” borbotto, stampandogli un altro veloce bacio sulle labbra.
“Ci vediamo all’uscita, liceale.” mi sfotte lui. Gli faccio una boccaccia e scendo dalla macchina, sbattendo lo sportello.
Aspetto che sparisca oltre la curva, poi con un sospiro di frustrazione mi incammino verso l’entrata dell’inferno.
Non faccio neanche dieci passi all’interno della scuola, che mi ritrovo stretta tra due braccia familiari.
“Buongiorno, buongiorno, buongiorno!” grida Alissa al mio orecchio. Con una risata mi divincolo dalla sua presa.
E’ entusiasta, e posso bene anche capire il perché.
E’ l’ultimo anno per noi, e lei lo ha aspettato con impazienza.
‘Quest’anno potremmo essere noi le regine della scuola, perché siamo le più grandi e tutti ci devono portare rispetto.’
E’ così che la pensa lei.
In realtà, non ci si caga nessuno, ma è meglio farle vivere il suo sogno.
E poi io non potrei nemmeno pensarle queste cose.
La mia grandiosa intelligenza mi ha permesso di andare un anno avanti, quindi sono la più piccola nella mia classe.
“Buongiorno.” mugugno. Lei non si lascia scalfire dal mio commento poco entusiasta e continua a saltellarmi accanto, mentre mi avvio verso il mio armadietto, che dovrebbe essere rimasto quello dello scorso anno.
“Non puoi neanche immaginare quanto sono felice che sia ricominciata la scuola!” squittisce, sempre saltellando. Apro il mio armadietto, depositandoci dentro i miei libri.
Lo so, fidati.” le dico lanciandole un’occhiata eloquente. Poi mi guardo intorno e la blocco nel bel mezzo di un saltello.
“Piatala, Lis, ci sono i primini che ti stanno prendendo per pazza.” la ammonisco, lei si ferma e si guarda intorno, imbarazzata.
Come pretende anche solo di pensare di poter comandare a scuola, se si comporta come un bambina?
Che poi, tutta questa cosa di avere il ‘potere’ della scuola mi sembra tanto una cretinata.
Io preferisco starmene per i fatti miei, studiare il minimo indispensabile, attendere con impazienza che arrivi Giugno e gridare di gioia quando quest’inferno finirà, punto.
E’ tutta qui la mia vita ‘scolastica’.
Sempre tenendola per un braccio, comincio a trascinarla verso la classe di letteratura.
Che poi letteratura alla prima ora del primo giorno di scuola, è da suicidio.
Ma Lis mi ha assicurato che è meglio così, almeno ce la leviamo subito di torno.
Svoltiamo l’angolo e finisco contro qualcosa di duro, che mi fa cadere a terra.
Quel qualcosa rischia di finirmi sopra, ma riesce a rimanere in equilibrio.
“Stai un po’ attenta!” sibila il ragazzo sopra di me, visibilmente infastidito. Resto a bocca aperta e cerco di tirarmi su, magari con una mano di Lis, che sembra imbambolata.
Scuoto la testa e faccio da sola, fronteggiando questo tizio.
E’ più alto di me di almeno venti centimetri, ma penso sia tutto grazie all’effetto del ciuffo nero corvino che si ritrova in testa.
I suoi occhi scuri mi fissano infastiditi.
“E tu la prossima volta guarda dove metti i piedi.” sibilo io, non trovando nient’altro da dire.
Avrei preferito che il mio cervello sputasse fuori una qualche minaccia ad effetto, ma niente.
Lui scoppia in una risata sprezzante.
“Ma per piacere…” mormora, passando oltre dandomi una spallata, che mi fa vacillare all’indietro. Rischio di cadere di nuovo, ma mi poggio al muro, riuscendo a rimanere in piedi. Il tizio si gira verso di me con un sorrisetto.
“Qualcosa mi dice che non hai tanto equilibrio.” mi sfotte. Lo fulmino con lo sguardo.
“Qualcosa mi dice che sei un gran cafone.” ribatto io. Lui alza le mani davanti a se, facendo finta di essere spaventato.
“Oh, non dirmi che ti ho fatta arrabbiare.” dice, portandosi una mano davanti alla bocca. “Togliti di mezzo.” continua.
Poi, senza lasciarmi il tempo di rispondere, si gira e se ne va, sparendo tra la folla.
Mi avvicino a Lis, nervosa fino alla punta dei capelli, e gli schiocco due dita davanti agli occhi, dato il fatto che è praticamente imbambolata a fissare il punto in cui mister gelatina è sparito.
Lei torna in se e mi lancia un’occhiata stralunata.
“Ma hai visto che tipo? Non capisco come un ragazzo possa essere così…”
“Bellissimo.” finisce la frase Lis, con un sospiro sognante. Alzo gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
“Stavo per dire un’altra cosa, non molto piacevole a dir la verità.” borbotto, afferrandola per un gomito.
“Andiamo in classe, che mentre discutevo con il tuo bellissimo, è suonata la campanella.” le dico, trascinandola con me.




















HOLA C:
Ed eccomi quì con un'altra Ff.
Lo so, vi siete stancate di me, ma ormai ho preso il via e non credo riuscirò a smettere u.u
Vabbè, cerco di contenermi e scappo a mangiare.
Spero vi piaccia ç.ç
Fatemi sapere se devo continuare o se è il caso che mi dia fuoco (?)
Love yaaa!
-S.

Ps. Vi lascio il link dell'altra mia Ff, se avete voglia di passare... :)
Link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1139519&i=1
  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Rey_