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Autore: Rey_    20/08/2012    5 recensioni
-Ho una domanda intelligente.- esordisce Louis.
-Dai, spara.- gli dice Zayn, guardandolo interessato. Louis arriccia le labbra e ci guarda concentrato.
-Quanto può vivere una persona senza cervello?- chiede. Il silenzio cala immediatamente, mentre Zayn sembra pensarci su.
Decido di intervenire.
-Non saprei.- rispondo a Louis, senza battere ciglio. Poi mi volto verso Zayn.
-Tu quanti anni hai?- gli chiedo, sorridendo amabilmente.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love is just a mess.




(2) But who you are, a cannibal?
 
 
 


Julie, non posso venire a prenderti. Allarme ragazza. Ti dispiace tornare con Harry?’
Fanculo Louis.
Sbruffo e butto il cellulare nello zaino. Lis si gira verso di me e mi lancia un’occhiata curiosa.
“Che c’è?” bisbiglia. Scrollo le spalle.
“Lou non può venirmi a prendere.” le dico. Lei alza le spalle come per dire ‘e allora?’.
“Devo tornare con Harry.” sibilo. Lei scoppia a ridere, sapendo cosa significa per me.
Harry è il migliore amico di mio cugino, mi conosce come le sue tasche e sa quanto odio il fatto che sono l’unica ragazza dell’ultimo anno a non avere la patente e che di conseguenza ha bisogno di essere scarrozzata qua e là dagli altri.
Ovviamente, lui non perde occasione per ripetermelo, ogni singola volta che mio cugino gli chiede di riaccompagnarmi a casa.
Risultato?
Un intero viaggio fatto delle sue prese in giro per il fatto che sono ancora una ‘mocciosa’, come dice lui.
A volte lo odio.
Se non fosse per il fatto che praticamente è anche il mio migliore amico, che passiamo praticamente tutto il tempo insieme ed è l’unico ragazzo degno di avere due neuroni al posto di uno, lo butterei sotto ad un treno e mi libererei di lui.
“E il tuo caro Jonah?” mi chiede Lis, senza riuscire a trattenere una piccola smorfia.
Ma cos’è tutta questa avversione verso il mio ragazzo?
Le faccio la linguaccia.
“Lavora fino a tardi, oggi.” la informo. Lei scrolla le spalle.
“Ti prego, fammi venire con te.” la imploro, facendole gli occhi dolci. Lei scoppia a ridere e scuote la testa.
“Mi dispiace, ma ho da fare con mia madre. Penso che ci vedremo stasera.” mi dice. Io sbruffo e la sua risata si fa più forte, davanti al mio broncio, tanto da farsi sentire dalla prof. e farsi riprendere davanti a tutti.
“Signorine, vorreste far ridere anche noi?” chiede la donna barbuta davanti a noi con espressione saccente. Devo ammettere che la prima volta che l’ho vista ho pensato che fosse un uomo.
Se non avesse portato una lunga gonna a fiorellini blu che grazie al cielo la copriva fino alle caviglie, mi sarei rivolta a lei con un ‘buongiorno, signore’ che mi avrebbe fatto fare un bel giretto dal preside.
Non che poi non ci fossi andata ugualmente per altre sciocchezze che lei reputava offensive.
Lis fa un gesto con la mano.
“Nah, lei non riderebbe neanche se un pagliaccio le facesse uno spettacolo davanti agli occhi.” risponde Lis, senza preoccuparsi della possibile conseguenza. Mi schiaffeggio la fronte con la mano e scuoto la testa, sconsolata. La prof. diventa tutta rossa e si alza in piedi, lasciando scivolare rumorosamente la sedia a terra, mentre la classe scoppia in una risata divertita.
“Bene, allora vediamo se riuscirete a far ridere il preside. Fuori!” tuona, indicando la porta.
Lis si alza con noncuranza e raggiunge la porta, sempre con la sua solita espressione divertita, sotto lo sguardo furioso della prof.
Quest’ultima si gira verso di me e mi lancia un’occhiata di fuoco.
“Anche lei, signorina White.” mi intima. Sbruffo e mi alzo.
Maledetta boccaccia di Lis.
Maledetto Louis che manda messaggi fastidiosi nel bel mezzo della lezione.
“Vediamo di mettere subito in chiaro le cose. Questo è un anno importante per tutti voi, non vi lascerò fare come volete come l’anno scorso.” borbotta, mentre le sfilo davanti, raggiungendo Lis sulla porta. Le lancio un’occhiataccia e ci affrettiamo ad uscire, prima che quell’energumeno che abbiamo al posto della professoressa ci sbatta fuori a calci in culo.
“Quando ti ho chiesto di farmi venire con te, intendevo a casa tua, non nell’ufficio del preside.” sibilo non appena si chiude la porta alle spalle. Lei fa un gesto secco della mano, allontanando le mie lamentele.
“Ci penso io al vecchio.” mi dice, riferendosi al nostro povero preside, decisamente un pezzo di pane che si fa mettere i piedi in testa da tutti. “Tu vai a prenderti una camomilla, così magari ti passa un po’ di acidità.” mi dice facendo una smorfia e dandomi una spintarella verso il bar della scuola.
Borbottando qualcosa mi avvio verso il bar, mentre lei prende la direzione opposta in direzione della presidenza. Mi avvicino al bancone e rivolgo un sorriso tirato a Megan, la donna che lavora lì da praticamente una vita.
Non l’ho mai vista in altre circostanze, se ne sta sempre lì, senza muoversi a sorridere e a distribuire le sue perle di saggezza a chiunque le chieda consiglio.
“Buongiorno, signorina.” mi dice, mentre mi siedo sullo sgabello di fronte a lei.
“Ciao, Meg.” le rispondo con aria annoiata, afferrando un bastoncino di plastica, quelli da caffè, cominciando a giocarci.
“Che hai combinato sta volta?” mi chiede, mettendosi le mani sui fianchi.
Le lancio uno sguardo stralunato.
Ehi, non è colpa mia se i professori amano sbattermi fuori dalla classe!
Il fatto è che su cinque giorni alla settimana, passo in classe si e no un giorno e mezzo.
Amo i miei professori privi di pazienza, tutto qui.
“E’ colpa di Lis, io non centro niente.” borbotto difendendomi. Lei scoppia nella sua risata dolce e comprensiva.
Mi ricorda una di quelle mamme chiocce, sempre pronte a difendere i propri pargoli e a mettere una buona parola per loro.
“Si, come no.” dice, mettendomi davanti la solita tazza di caffè. L’anno scorso ho passato talmente tante di quelle ora al bar, invece di essere a lezione, che sa tutto di me, praticamente mi conosce come le sue tasche.
E’ diventata quasi la mia seconda confidente, dopo Lis ovviamente.
Le lancio un’occhiataccia e mando giù il caffè tutto d’un fiato.
“Ehi, giovanotto!” esclama Meg, con sguardo serio, rivolta a qualcuno alle mie spalle. Mi volto e mi trovo davanti il ragazzo dell’altra mattina, mister gelatina, che se ne va girando per il corridoio con le mani in tasca e una sigaretta dietro l’orecchio.
Dovrebbe sembrare figo, ma a me dà l’aria di essere solo uno sfigato. Lui alza lo sguardo verso Meg, sorpreso.
“Dove credi di andare?” gli chiede lei. Lui fa spallucce.
“A fumarmi una sigaretta.” risponde con noncuranza, come se fosse ovvio.
Mi scappa un sorrisetto.
Certo, come se potessi fare come vuoi.
Caro ragazzo, qui l’unica autorizzata a farlo sono io.
Infatti Megan scoppia in una risata sarcastica.
“Certo, e io vorrei fare parte di un circo e andarmene in giro per il mondo.” gli dice, facendo segno di tornare indietro. “Fila in classe, ragazzo. E ringrazia che non vado a chiamare il preside.” gli dice.
Ok, questa minaccia se la poteva pure risparmiare, sappiamo tutti che il preside non sarebbe proprio un problema, anche perché in questo momento è occupato con la mia amica Lis.
Lui sbruffa e gira su se stesso, per poi lanciarmi un’occhiata di fuoco. Io sorrido allegramente, per niente scossa.
“Attenta, potresti cadere dallo sgabello.” mi dice con un sorrisetto strafottente. Io continuo a sorridere.
“Torna in classe, giovanotto.” dico, facendo il verso a Meg e beccandomi una sua occhiataccia. Lui mi fulmina per qualche altro secondo, poi con il suo passo che dovrebbe sembrare sexy o quant’altro, sparisce da dove è venuto.
Mi giro verso Meg, che sta scuotendo la testa e le sorrido. Lei sospira.
“Davvero vorresti far parte di un circo?” le chiedo stupita. Lei mi guarda stralunata e poi scoppio a ridere, seguita a ruota da lei. Mi colpisce con lo strofinaccio che ha in mano e io salto giù dallo sgabello, allontanandomi ridendo.
“Vattene in classe anche te, ragazzina.” mi dice,cercando di sembrare autoritaria. Mi raddrizzo e mi porto una mano sulla fronte, come un soldato.
“Si, signor capitano.” dico con voce metallica. Lei scuote la testa ed io mi allontano continuando a ridere. Raggiungo la presidenza e mi siedo sulle poltroncine, aspettando che esca Lis.
Dopo qualche minuto esce la mia amica tutta sorridente. Mi nota e mi illumina con un sorriso raggiante.
“Oh, sei qui.” dice raggiungendomi. Si siede accanto a me.
“Allora, che ti ha detto il tuo amico?” le chiedo, riferendomi al preside. Lei scrolla le spalle e cerca di imitare la sua voce.
“Ora torna in classe e cerca di non far arrabbiare la signorina Conor.” dice, per poi scoppiare nella sua risata cristallina.
“Che poi signorina non mi sembra proprio il termine adatto per quel bolide.” continua. Io scuoto la testa e mi scappa un sorriso divertito. Mi alzo e la trascino con me.
“Forza, torniamocene in classe.” le dico, avviandomi verso la nostra amata classe di matematica.
 
 
 
“Ehi, ragazzina.” sento una voce alle mie spalle. Alzo gli occhi al cielo, riconoscendola e mi volto verso di lui.
“Ciao, riccio.” gli dico con una smorfia. Lui mi illumina con un sorriso.
Già so quello che dirà tra tre…due…uno…
“Allora, hai bisogno di un passaggio?” dice ammiccando. Gli sorrido, allegramente.
Il mio modo di fargli capire che presto lo ucciderò. Lui scoppia a ridere e mi prende sottobraccio.
“Dai, non è colpa tua se sei ancora piccolina.” mormora con la voce da deficiente, afferrandomi le guance con una mano.
“Harry, toglimi le mani di dosso, prima che te le stacchi.” sibilo, con la voce attutita dalla sua stretta. Lui scoppia di nuovo a ridere e mi molla.
“Beh, Julie. Allora ci vediamo dopo?” mi chiede Alissa, che cammina accanto a me. Mi volto verso di lei, lanciandole uno sguardo implorante.
Fino all’ultimo minuto avevo sperato che ci ripensasse, ma niente.
Non dovrei considerarla più la mia migliore amica, se mi lascia nelle mani di questo idiota.
“Ti prego, Lis.” ci provo per l’ennesima volta. Lei scoppia a ridere e saluta Harry con un bacio leggero sulla guancia.
“Trattamela bene.” si raccomanda, poi mi tira un bacio con la mano. La fulmino con lo sguardo, mentre Harry sorride, malizioso.
“Puoi stare tranquilla.” mormora, pizzicandomi un fianco. Sbruffo e mi allontano da lui, mentre Alissa si allontana con la sua risata allegra, salendo sulla macchina della madre.
Io mi avvicino alla macchina di Harry e salgo, senza neanche aspettare che lui mi dia il permesso.
“Ma accomodati pure.” mormora infatti, mentre sale dall’altro lato. Per tutta risposta chiudo lo sportello sbattendolo. Lui fa una smorfia divertita e mette in moto.
Il silenzio regna nella macchina finché vedo che supera a tutta velocità la svolta per arrivare a casa di Louis, ovvero casa mia.
“Ma dove diavolo vai!?” esplodo, girandomi verso di lui. Lui non mi guarda e sorride.
“Louis mi ha categoricamente vietato di portarti a casa. Sai com’è, ha da fare con una ragazza.” dice, lanciandomi uno sguardo malizioso. Sbuffo.
“E allora dove andiamo?” gli chiedo.
“Beh, io ho fame e vorrei tornare a casa. Tu, ovviamente, dovrai venire con me.” dice.
Non mi preoccupa la cosa.
Sono andata talmente tante volte a casa sua che posso considerarla la mia seconda casa.
E poi i suoi genitori non ci sono mai, abita praticamente da solo, una pacchia completa.
Parcheggia nel vialetto ed io in silenzio scendo dalla macchina, aspetto che apra la porta e mi fiondo in casa, buttandomi sul divano. Lui mi segue e va in cucina.
“Fai pure come se fossi a casa tua!” mi urla dall’altra stanza.
“Non c’era bisogno che lo dicessi.” rispondo urlando a mia volta. Mi accomodo sul divano e accendo la tv, sintonizzandola sul canale della musica.
Lui mi raggiunge e si butta sul divano accanto a me, con un panino in mano a cui da un grande morso.
Faccio una smorfia, disgustata, e torno con gli occhi sulla tv, dove stanno trasmettendo l’ultimo singolo di Katy Perry.
“Hai fame?” mi chiede lui, a bocca piena. Evito di guardarlo.
“Se prima l’avevo, ora me l’hai fatta passare” mormoro. Lui manda giù il boccone e scoppia a ridere.
Io scuoto la testa, non capendo proprio cosa ci sia di divertente.
Ma forse è per questo che va tanto d’accordo con mio cugino: non fanno altro che ridere.
Tanto quella a cui scassano le palle sono io.
“Che facciamo?” chiede lui, imbronciandosi, appena finito di mangiare il suo panino. Faccio spallucce, a corto di idee.
In verità avrei tanto voglia di andarmene a casa mia, a rilassarmi, ma a quanto pare è una cosa impossibile.
Restiamo in silenzio per qualche minuto, quando i nostri occhi si posano sulla console sotto la tv.
Ci guardiamo per mezzo secondo.
“Partita a PES!” esclamiamo in coro. Scoppio a ridere, mentre lui scatta ad accendere la playstation, porgendomi un joystick e accomodandosi sul divano accanto a me, a gambe incrociate.
“Ti farò nera, stavolta.” sibila, lo sguardo già concentrato.
Scoppio a ridere.
Nessuno mi batte a calcio, sono una bestia.
“Si, come l’altra volta.” mormoro, ammiccando.
“Ti ho lasciata vincere.” si difende lui. La mia risata si fa più forte.
“Si, come no.” lo sfotto. Lui non mi guarda nemmeno e seleziona la sua squadra del cuore: Liverpool.
Io mi affretto a selezionare la mia: Arsenal.
Si, sembrerà strano, ma sono una patita del calcio.
E odio, infinitamente, i ragazzi che credono che alle ragazze non possa piacere.
Fanculo, io guardo tutte le partite, e so anche cos’è il fuorigioco.
“Preparati a perdere.” mormora. Schiocco la lingua.
“Zitto, schiappa.” gli rispondo io.
Poi cominciamo a giocare.
Lo lascio divertire un po’, facendogli segnare due goal e lasciandolo sfottere.
Poi decido che è abbastanza e parto all’attacco.
Nel giro di due minuti siamo già 2-6 e lui si è ammutolito, continuando a tenere lo sguardo dritto davanti a se.
Finita la partita, mi lancia uno sguardo sconfitto ed io soffoco una risata.
“Non è giusto!” sbotta mettendo il broncio. Scoppio a ridere e lo abbraccio di slancio, carezzandogli i capelli.
“Povero piccolo.” mormoro. “Non prendertela con me, è colpa di Louis! Mi costringe a giocare tutti i giorni, è normale che io sia un portento.” dico facendo spallucce. Lui mi lancia un’occhiataccia e mi morde un braccio.
Salto in piedi e lo guardo sbalordita.
“Harry! Ma che sei un cannibale?” urlo. Lui mi guarda, sembra quasi matto.
“Si, e ora ti mangio!” esclama, partendo all’attacco. Lancio un urlo divertito e comincio a correre, scappando da lui. Lui mi afferra e mi butta a terra, cominciando a farmi il solletico.
“Smettila, smettila.” riesco a dire tra le risate.
Poi mi squilla il cellulare.
Lui si blocca per un istante, poi lo afferra di scatto e risponde al posto mio.
“Salve, la signorina Julie in questo momento è occupata a farsi mangiare da me, siete pregati di richiamare più tardi.” mormora divertito. Mi schiaffeggio la fronte, scuotendo la testa.
Sento una voce arrabbiata urlare dall’altro lato e Harry sbianca, porgendomi immediatamente il telefono.
“E’ Jonah.” dice con una risatina nervosa. Alzo gli occhi al cielo.
“Bene, ci mancava solo questa. Sei un coglione, Styles.” sussurro, prendendo il cellulare e avvicinandolo all’orecchio.
“Amore!” esordisco, scatenando la risata di Harry.
 









Sssssalve, bellezze!
Eccomi quì con il secondo capitolo.
Scusate se vi ho fatto aspettare, ma ero in vacanza e non avevo una merda di PC dietro.
*passa una balla di fieno*
Ok, passiamo oltre.
Ho un po' di cose da dirvi:
prima di tutto ringrazio tuuuutte quello che hanno recensito lo scorso capitolo e hanno messo la ff tra le preferite, ricordate, seguite.
Poi volevo dirvi che ho un po' sconvolto l'età dei ragazzi, era indispensabile, non odiatemi D:
Allora, Harry, Zayn, Niall e Liam hanno tutti la stessa età e frequentano lo stesso anno scolastico della protagonista, ma lei è un anno avanti, quindi è più piccola.
Solo Louis ha mantenuto la sua età ed è più grande di tutti.
Ah, ovviamente, non sono famosi, i One Direction non esistono (che merda, eh?) e non tutti i ragazzi saranno sempre presenti nei capitoli.
E non sono tutti amici come nella realtà, ma lo diventeranno. Credo.
So, spero che ora abbiate capito un po' di più.
Spero vi piaccia ç.ç
#With love.
-S.







Ps. Passereste a leggere la mia OS?
Grazie di cuore a chi lo fa :3
Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1199290&i=1
  
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