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Autore: irene1    09/08/2012    6 recensioni
Mi girai e, quando la vidi, la pelle mi si accapponò.
-RAF!-era completamente nuda, distesa supina, piena di graffi e sangue e i suoi occhi, i suoi magnifici occhi color del mare, erano fissi sul muro di fronte a lei.
-Raf ti prego rispondimi!- le sussurrai abbracciandola e scuotendola ma era sotto shock e semi incosciente, cosa che veniva dimostrata dal forte tremore e dallo sguardo fisso sul muro.
Non riuscii a farne a meno, le lacrime mi uscirono da sole; eppure non avevo mai pianto in vita mia! Velocemente presi il cellulare dalla tasca e composi il numero dell’ambulanza; sarebbe arrivata entro 20 minuti.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 4:

-Allora, sei pronta?- mi chiese Sulfus quando uscii dal bagno della mia camera
-Si- risposi io sorridendogli
-Bene dai muoviti e mettiti il casco così andiamo a scuola- rispose al mio sorriso
I giorni di ricovero erano finiti, passati in fretta grazie all’aiuto di Sulfus e delle mie amiche che restavano con me tutti i giorni dopo la scuola.
Avevano deciso di dimettermi di mattina presto e, dato che di stare a casa tutto il giorno non ne avevo proprio voglia e avevo perso un sacco di giorni, mi ero fatta portare la divisa di scuola da Andreas, in modo da poter andare direttamente a scuola.
Arrivata davanti alla Golden School, vidi quasi tutti gli alunni del liceo girarsi a gurdarmi, e,d’istinto, mi strinsi vicino a Sulfus, deglutendo nervosamente.
-Raf!- era Uriè
-Che bello Raf ti hanno dimesso!- mi disse con un sorriso
-Già… ehm… Uriè ma che hanno tutti da fissarmi?- le chiesi sottovoce
-Beh si è sparsa la voce del tuo… ehm… incidente ecco…- disse guardandomi in modo enigmatico
Bene.
In quel momento la campanella suonò e io mi diressi il più infretta possibile verso la porta, guardandomi i piedi
TONF. Andai a sbattere contro qualcuno
-Ops scusa- alzai lo sguardo. Era Kabiria
-Ehi ciao… come stai?- mi chiese con uno sguardo preoccupato;non potevo crederci
-Ehm molto meglio grazie- risposi io facendomi piccola piccola; ero sicura che ci fosse qualcosa sotto
-Beh meno male; spero che quel dannato porco lo arrestino. Comunque sono contenta di vedere che stai meglio- mi disse sorridendomi, e se ne andò. Mi voltai verso Uriè e, entrambe, ci guardammo con la bocca aperta
-Beh che ti aspettavi… anche loro hanno un cuore eh- mi disse Sulfus con il suo solito sorriso strafottente
La mattina passò tranquilla, piena di sguardi, e, per l’ora di pranzo mi rintanai in terrazza, per evitare altre occhiate.
Le mie amiche mi seguirono e così anche Sulfus e, incredibile ma vero, i ”Devil”.
Conoscendoli meglio, non erano poi così male come mi aspettavo, anzi sarebbero stati anche simpatici, se non fosse che andavano matti per gli scherzi di cattivo gusto.
Mangiammo sulla terrazza, scherzando e ridendo; finito di mangiare ogniuno se ne andò per conto suo, fino a quando non rimanemmo solo io, Sulfus e Uriè.
-Beh ragazzi io devo andare… Sulfus la riaccompagni tu a casa?-
-hm… se proprio devo…- disse con il solito tono glaciale che riservava per quando eravamo con qualcuno. Uriè alzò gli occhi sbuffando e se neandò
Sulfus si girò verso di me, fece uno sbuffo e io scoppiai a ridere
-Cos’hai da ridere te- mi disse con un sorriso si sbiego
-Perché, mo è vietato ridere?!- gli risposi facendogli la lingua
-vuoi vedere che mo ti faccio ridere io?- mi disse con un lampo negli occhi, trasformando il sorriso in un ghigno
-prima mi devi prendere, gli dissi io alzandomi e iniziando a correre a destra e sinistra; lui mi venne in contro cercando di acchiapparmi ma io, con una finta, riuscii a scansarlo.
Ero quasi arrivata vicino al muro che senti le sue mani sulle spalle.
-No lasciami!- gridai io tra le risate, sia mie che sue, mentre lui spostava le mani dalle spalle ai fianchi, iniziando a farmi il solletico.
Non ce la facevo più, ridevo come una matta e senza accorgermene, finii con la schiena contro il muro; mi lasciai scivolare fino a sedermi per terra e lui smise di farmi il solletico, e per un attimo restammo fermi a prendere fiato, le sue mani ancora sui miei fianchi.
-Non mi sfidare angelo perché sono abituato a vincere- mi disse con il suo solito sorriso sghembo, quello che mi lasciava senza fiato e che mi faceva palpitare il cuore.
Non mi capacitavo di me stessa; com’era possibile che in soli 4 giorni io potessi essermi affezzionata a lui? Per 2 motivi semplice.. Mi aveva salvata ed era sempre passato a vedere come stavo.
E poi era dolce e sensibile, anche se non lo voleva ammettere; mi aveva consolata quando mi aveva vista piangere, nonostante mi conoscesse da solo alcune ore.. mi aveva salvata ed era rimasto quando ne avevo bisogno, saltando anche il lavoro se necessario, fino a che non mi avevano dimessa dall’ospedale.
Mentre pensavo a tutto ciò, lo guardavo; lo fissavo, o meglio, fissavo le sue labbra e, notai con piacere, che lui faceva lo stesso con le mie.
Era successa la stessa cosa in ospedale e, per poco, non ci eravamo baciati; ci eravamo fermati solo perché era entrata l’infermiera.
Ci stavamo avvicinando a poco a poco; oramai era questione di secondi e le nostre labbra si sarebbero toccate.
Come aveva fatto in precedenza, lui portò una mano all’altezza del mio viso ma, al contrario dell’altra volta, non mi toccò i capelli, bensì la guancia; me l’accarezzò piano, continuando ad avvicinarsi
-sei bellissima- mi sussurrò a fior di labbra, rendendomi in un istante felicissima, poi accorciò le distanze e posò le sue labbra sulle mie.
Iniziammo a mordicchiarci il labbro a vicenda, poi lui infilò la sua lingua nella mia bocca.
Anche il maniaco aveva fatto lo stesso, ma questo era completamente diverso! Mi suscitava emozioni indescrivibili, tanto che le nostre lingue iniziarono una danza sfrenata e passionale; io misi le mie mani sulla sua testa e gli accarezzai i capelli. Erano morbidissimi al tatto… insomma una vera gioia toccarli. Lui invece mi accarezzava i fianchi e la schiena.

Non volevamo, ma dovemmo fermarci per riprendere fiato.

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Avevo baciato un sacco di ragazze, ma non avevo mai provato sensazioni del genere; baciarla era stato… indescrivibile.
La guardai e notai che era leggermente rossa, e che non mi guardava; doveva essere imbarazzata. Il mio sguardo si fece dolce e con una mano le accarezzai la guancia; quando lei mi guardò, io le sorrisi. Fu un sorriso dolce, che non avevo mai fatto a nessuno in vita mia fino ad allora, tanto che rimasi sorpreso io stesso di poterlo fare.
Raf mi sorrise a sua volta e mi diede un altro bacio, un pò più imbarazzato e a stampo, questa volta, ma pur sempre dolcissimo; guardò l’orologio, che segnava ormai le 15;47.
-Mi sa che è meglio se andiamo… o rischiamo che ci chiudano dentro la scuola- disse con un sorrisetto
-Va bene dai… muoviti lumaca che ti accompagno- dissi prendendola per mano e facendola alzare, ma, non appena fu in piedi, le mie braccia la circondarono e lei appoggiò la testa sul mio petto.
-Sai… s… sono felice di averti conosciuto- mi disse imbarazzata
-anche io- risposi arrossendo a mia volta, poi la presi per mano e, dopo aver ritirato la nostra roba, scendemmo le scale fino ad arrivare in cortile.
-Senti ho un idea!- dissi fermandomi di colpo e lei mi guardò inarcando un sopracciglio.
-Dato che io sono venuto a casa tua, che ne dici se oggi vieni te da me?- le chiesi con il mio sorriso sghembo, dato che avevo capito che quando lo facevo non riusciva a dirmi di no.
-V..va bene; aspetta che avverto a casa- ecco appunto.
Dopo che ebbe chiamato Andreas per avvertirlo, le porsi il casco, salimmo sulla moto e sfrecciammo verso casa mia.
Quando arrivammo davanti al cancello, la sentii trattenere rumorosamente il respiro; una volta posata la moto in garage, ci dirigemmo verso l’entrata, sempre tenendoci per mano.
-Buongiorno signorino Sulfus, com’è andata a scuola oggi?- chiese Lucas sentendoci entrare in casa.
-Direi perfettamente- dissi sogghignando, mentre ripensavo a poco prima, sul terrazzo; non ero l’unico, visto che Raf era arrossita e si era girata a fissare i quadri appesi nell’ingresso.
-Capisco… Beh il pranzo è pronto se volete seguirmi- disse lui, gentilmente
-veramente noi abbiamo già pranzato… andiamo in camera mia a vedere un film- risposi, poi, vedendo che Raf si era incantata in un ritratto di mio padre e non aveva sentito nemmeno una parola di quello che avevo detto a Lucas, la trascinai verso le scale.

Scoppiai a ridere, mentre lei quasi cadeva per colpa mia; mi fece la linguaccia e mi seguì.
Quando entrammo nella mia stanza, rimase imbambolata.

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Quando arrivammo davanti a casa sua, trattenni il respiro; era tre volte casa mia!
Il giardino era favoloso, con una fontana gigantesca al centro e tanti fiori rossi e blu; “il giardiniere ha buon gusto” pensai con un sorrisino.
Quando entrammo, fummo accolti dal maggiordomo che chiese a Sulfus se avesse passato una buona giornata a scuola; io mi voltai imbarazzata, ripensando al bacio, e iniziai a guardare i ritratti appesi alle pareti con molto interesse.
Il mio sguardo venne catturato da un quadro appeso subito davanti a me; lo sfondo era grigio scuro, e metteva in risalto un uomo dai lineamenti marcati, ma giovanile.
Aveva gli occhi di un marrone intenso che, ad un’occhiata meno approfondita, poteva sembrare rosso; i capelli, invece, erano di un nero scuro dai riflessi blu. C’era qualcosa in quel quadro, che mi era molto familiare; quasi come se avessi già visto l'uomo ritratto.
Non feci nemmeno in tempo a formulare quel’ultimo pensiero, che venni strattonata da Sulfus, finendo quasi per terra.
Lui mi guardò e scoppiò a ridere e io gli feci la lingua e poi lo seguii; la scalinata era simile a quella di casa mia, solo molto più larga.
Proseguimmo lungo un corridoio a destra, lasciandoci alle spalle molte stanze, poi Sulfus si fermò ed aprì una porta alla sua sinistra; io varcai la soglia e rimasi imbambolata a guardarmi attorno.
La stanza aveva le stesse dimensioni della mia, ma aveva le pareti rosse e nere, cosa però che non la rendeva scura, anzi era molto luminosa.
Il letto era di legno bianco e le lenzuola erano rosse; sotto la finestra c’era una scrivania di un marrone scuro, piena di fogli messi ben in ordine in cartelline nere di pelle, e, dall’altro lato della stanza, c’era un enorme armadio nero e rosso, nel cui centro era stato incollato un enorme specchio. Subito accanto c’era una porta, che doveva dare sul bagno
-Wow- dissi sorpresa –è… è molto bella!- dissi guardandolo
-Grazie- disse lui ridendo
-Scusa ma io ti faccio i complimenti e tu ti metti a ridere?- gli chiesi alzando un sopracciglio
-S…scusa ma dovevi vedere che faccia avevi- disse sempre ridendo, poi imitò la mia faccia e allora anche io scoppiai a ridere
-Beh che si fa?- gli chiesi una volta finito di ridere, arrossendo un pochino; ero ancora in imbarazzo per il bacio di prima.
-Non so… vuoi guardare un film?- chiese gentilmente sorridendomi e prendendomi la mano, facendo sparire ogni inquietudine.
-Certo- risposi io ricambiando il sorriso.
Ci mettemmo distesi, lui con un braccio attorno alle mie spalle e io con la testa sul suo petto, a guardare il film, o almeno a provarci; io continuavo a ripensare a prima, sul terrazzo, e alle sensazioni che avevo provato quando mi aveva baciato… Era stato bellissimo, e ora, il mio corpo ne reclamava ancora.
Il mio cuore batteva all’impazzata, mentre cercavo di calmarmi, tanto che non mi accorsi da subito che anche il suo cuore era impazzito come il mio; mi girai verso di lui, e vidi che anche lui mi guardava.
Poi mi avvicinò e mi baciò di nuovo.
Io gli accarezzai i capelli con una mano, mentre il nostro bacio si faceva sempre più frettoloso.
Lui mi prese di peso e mi spostò sopra di lui, facendo intrecciare le nostre gambe e accarezzandomi la schiena.
Non era per niente come quando ero stata toccata dal maniaco; quei tocchi mi provocavano paura, inquietudine e ribrezzo, mentre questi solo piacere e pura estasi.
Sotto di me, sentivo la sua erezione, ma Sulfus non cercò mai di spogliarmi; solo baci e carezze.
Passò circa mezz’ora, in cui ogni tanto ci staccavamo per riprendere fiato, ma non ci spostavamo mai; riuscivo a sentire il suo calore sotto di me, ed era molto piacevole. Però poi il mio telefono vibrò due volte; era un messaggio.
Il mittente era Andrew;
-È Andrew… chissà cosa…- poi mi zittii leggendo il messaggio.
“Signorina, suo padre è appena arrivato a casa e ha chiesto di vederla immediatamente”
-Cosa dice?- chiese Sulfus quando alzaii lo sguardo verso di lui, ma io non avevo forze per parlare… Ero esterrefatta; gli porsi il cellulare e lasciai che leggesse da solo. Quando finì, mi guardò
-ok capito ti accompagno- disse prendendomi la mano e tirandomi su di peso, poi mi circondò con le braccia e mi diede un lungo, tenero bacio.
-io… io non voglio vederlo- gli dissi, abbassando lo sguardo sulle mie mani, appoggiate al suo petto.
-Ma devi! Magari ti dirà cos’è successo in questo periodo e perché era così impegato- mi disse lui sorridendomi dolcemente
-i..io… e va bene- risposi guardandolo, anche se era evidente che non sprizzavo felicità da tutti i pori.
Prendemmo i caschi e salimmo sulla moto, poi ci dirigemmo verso casa mia; una volta arrivati davanti al cancello, Sulfus si aspettava che io scendessi, ma io non lo feci.

 

CAPITOLO REVISIONATO IL 15 AGOSTO 2016
  
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