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Autore: Filakes    10/08/2012    2 recensioni
Lei è Anne, lavora in una farmacia e proprio lì incontra Mello.
Ma questa non è una storia con un lieto fine, perchè lui morirà.
Rapire Takada era una missione suicida, lui lo sapeva.
Lei aveva cercato di fermarlo.
Una storia di un'amore difficile e puro, una ragazza che rinnega ciò che ha costruito per tentare di salvare l'amato.
Dal primo capitolo:
"Io Mello ci siamo conosciuti tempo fa, lavoravo in una farmacia in periferia, non ho mai amato il casino del centro.
Stavo riponendo delle medicine sugli scaffali, era ora di chiusura, quando lui entrò, facendo finta di non vedere la serranda tirata giù a metà. Era alto, biondo, il cappuccio alzato, bello. Per un istante mi si gelò il sangue, la sua presenza mi inquietava e attraeva al tempo stesso."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mello, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I:
Non può finire così

  Sono in moto, sto sfrecciando tra le strade trafficate di questa città troppo affollata. Il vento mi ferisce i lembi di pelle scoperti dalla tuta, ma non mi importa. Con unauricolare ascolto la radio, Matt è morto. Quello stupido di Mello! Glielo avevo detto che sarebbe finita così, lo sapeva! Tutto per salvare Near, per evitargli uno stupido errore. Ma ora non è il momento di recriminare, devo raggiungerlo prima che gli succeda qualcosa, prima che lo ammazzino.
 



  Io e Mello ci siamo conosciuti tempo fa, lavoravo in una farmacia in periferia, non ho mai amato il casino del centro.
Stavo riponendo delle medicine negli scaffali, era ora di chiusura, quando lui entrò, facendo finta di non vedere la serranda a metà. Era alto, biondo, il cappuccio alzato, bello. Per un istante mi si gelò il sangue, la sua presenza mi inquietava e attraeva al tempo stesso.
Senza cortesie inutili né preamboli mi chiese un antidolorifico piuttosto forte.
-         Ha la ricetta?
Domandai, cercando di guardarlo negli occhi, ma i lunghi capelli biondi e il cappuccio mi impedivano di vedere bene il volto.
Non rispose alla mia domanda, ma semplicemente si tolse il cappuccio e scostò i capelli dal suo splendido viso. Mi spaventai quando vidi la terribile cicatrice impressa sulla pelle.
-         Come te la sei fatta?
La mia voce era strozzata, era un miracolo che fosse ancora vivo e che il viso non fosse completamente sfigurato.
-         Non sono affari tuoi, ho bisogno di quella medicina. Ora. La ricetta te la porterò un altro giorno.
Si decise di dire infine, io lo guardai negli occhi, se il mio capo mi avesse scoperto sarei stata licenziata.
-         Hai almeno i soldi per pagare?
Lui non rispose, ovvio che non li avesse.
Mi guardai intorno, presi la medicina dallo scaffale e pagai con i miei soldi. Non so perché lo feci, forse per pena, compassione Non saprei, ma non esitai.
-         Prendi e la prossima volta vieni con una ricetta. Non posso fare sempre così, ok?
Lo avvisai scostandomi i capelli biondi dal volto. Lui non mi ringraziò, non parlò, nulla. Uscì senza voltarsi, anche se mi sembrò di aver visto un leggero sorriso aprirsi sulle sue labbra.

 


  Freno davanti al semaforo rosso, non vorrei farlo ma sono costretta, la polizia è ovunque. Cercano quella stupida giornalista, uninutile pedina di Kira. Inizio ad innervosirmi, quanto ci mette a diventare verde?!
Sbuffo mentre una lacrima mi scivola sulla guancia, spero davvero che non sia troppo tardi
Finalmente il semaforo scatta e io riparto verso lautostrada. Può averla portata solo in un posto.
 


  Era passata poco più di una settimana dal nostro primo incontro e lui non aveva portato la ricetta, né si era fatto vedere. Io avevo raccontato il fatto al mio superiore, per correttezza, prendendomi una lavata di capo, ma almeno non mi licenziò, anche se ne era stato tentato. Quel giorno staccavo prima, presi la borsa, mi legai i capelli in una coda e uscì. Anche se non lo volevo ammettere, continuavo a pensare a quel bellissimo ragazzo che mi aveva rubato il cuore e il sonno. Stavo per attraversare la strada e raggiungere la fermata dellautobus, quando una moto da corsa nera si fermò di fronte a me. Indietreggiai un poco, spaventata. Il ragazzo in moto sollevò la visiera e riconobbi subito il ragazzo sotto il casco.
-         Vuoi un passaggio?
Domandò riabbassando la visiera ed io annuì.
Presi il casco scuro che mi lanciò e lo indossai impacciata. Saltai sulla moto dietro di lui, gli cinsi i fianchi e mi tenni stretta, ringraziando di aver messo i jeans quella mattina.
La sua guida era sicura e agile, anche se superava il limite di velocità consentito in quello strade.
Mi stupì nel vedere che si fermò sotto casa mia senza che gli spiegassi la via.
-         Ma come hai fatto?
Mi preoccupai.
-         Non montarti la testa, non ti ho mai seguita. Abito qui vicino e ieri sera ti ho vista entrare in questo palazzo. Mi sono ricordato di te e ho pensato di darti un passaggio per sdebitarmi.
Spiegò, parlando più del solito.
-         Oh, per sdebitarti dovresti farlo tutti i giorni, per poco non venivo licenziata!
Esclamai senza cattiveria.
Lui sembrò pensarci un attimo poi sorrise lievemente.
-         Va bene, lo farò.
Accettò alzando un sopracciglio.
-         Guarda che scherzavo!
Mi affrettai a dire.
-         Io no invece.
Il sorriso si fece più ampio.
-         Puoi chiamarmi Mello.
Disse, porgendomi la mano.
-         Mello? Che nome è?
-         Un soprannome.
-         Ok uomo del mistero, io sono Anne.
Sorrisi a mia volta, stringendogli la mano.
 


  Sto imboccando lautostrada, quando un camion mi taglia la strada e barcollo.
-         Idiota!
Urlo anche se so che non mi sentirà.
Ora il mio cuore batte allimpazzata, alla radio dicono che anche gli elicotteri cercano la sua moto scura.
Ho paura di non fare in tempo, una paura terribile.
Stringo i denti e accelero, superando il camion.
 


-         E già una settimana che mi accompagni a casa, non ti sei stufato?
Eravamo sotto il mio portone, avevo ancora il casco in mano, ormai era mio: me laveva regalato il giorno prima.
-         Io mantengo sempre la parola data.
Commentò serio.
-         Ok, ok va bene.
Sorrisi.
-         Ma se ti dà fastidio la smetto.
Propose.
-         No, non mi dà fastidio! Anzi!
Ammisi con troppa foga e lui mi sorrise, mentre sentì le guance infiammarsi.
Lo salutai impacciata e inserì la chiave nella serratura con qualche difficoltà, stavo per entrare quando lui mi fermò.
-         Cosa ne dici se usciamo a mangiare qualcosa?
-         Ora?
-         Quando se no?
Alzò gli occhi al cielo.
Ci pensai un attimo, volevo fare una doccia e sistemarmi un po.
-         Accetta: ora o mai più.
-         Ora.
Affermai sperando di essere lo stesso presentabile.
-         Ottima scelta.
Mi porse la mano e io lafferrai, mentre lo stomaco si riempiva di farfalle e il cuore accelerava i battiti.
Risalimmo in moto e sfrecciammo verso un locale caldo e accogliente, dallaltra parte della città.
Lambiente non era tetro come lavevo immaginato, anzi era molto famigliare. Il cameriere ci accompagnò ad un tavolo dove giaceva un piccolo foglio con sopra il mio cognome, aveva già prenotato.
Ci sedemmo di fronte e il cameriere accese una piccola candela dopo averci lasciato i menù.
-         Cosa ne pensi?
-         Penso che sia favoloso.
Sussurrai perdendomi nel suo sguardo.
Per la prima volta sembrò in imbarazzo, ma celò subito le sue emozioni.
-         Raccontami qualcosa di te.
-         Meglio di no, altrimenti ti perderei.
Ammise con semplicità, sgranocchiando del pane.
-         Ha a che fare con la cicatrice?
-         Anche.
Tagliò corto lui.
-         Ho capito, non ne dobbiamo parlare, eh?
Sbuffai dispiaciuta ed un po irritata.
-         Credimi lo faccio per te, ti metterei in un mare di guai e non mi sembra il caso.
Il suo sguardo serio placò ogni mio altro tentativo di indagare oltre.
-         Dimmi solo questo: hai già una ragazza?
-         Ma sei scema? Come mai te ne esci con ste domande?
-         Magari è per questo che non vuoi parlarmi di te.
Mi guardò come se avessi detto la più grande boiata della mia vita.
-         Anne, è ovvio che no, per chi mi hai preso? Comunque è meglio se chiudiamo qui il discorso. Piuttosto, cosa prendi?
Domandò osservando il menù.
-         Uhm, prenderò una bistecca con contorno di verdure. Tu?
-         Lo stesso.
Sorrise.
Quella fu una serata indimenticabile, bellissima. Come lo fu il bacio che mi diede sotto casa: dolce e appassionato al tempo stesso.


 
  I minuti passano e io continuo a correre tra le auto, alla ricerca della sua moto. Arrivo alluscita dove si trova il magazzino che cerco,mi affretto e lo vedo in lontananza. Scendo dalla moto ansimante ed entro, ma tutto quello che trovo è un suo biglietto.
Lo prendo in mano, tolgo il casco e lo leggo. Sento le ginocchia cedermi.
Addio Anne. Ti ho amata. Perdonami se puoi, ma è una cosa che devo fare per il bene di questo mondo. Per il bene di Near, di Matt. Per il tuo. Addio..
Le lacrime scorrono senza sosta, rigandomi il viso. Mi asciugo gli occhi, respiro a fondo.
Non mi posso dare per vinta. Rimetto il casco e riparto, l'unico posto dove può essere è una chiesa abbandonata, a poche decine di chilometri da qui.
 


  Camminavo verso casa, Mello mi aveva avvisato che non poteva venirmi a prendere quel giorno. Era già buio ed ero quasi arrivata quando mi ricordai che dovevo fare la spesa. Controllai lorologio: potevo fare una corsa al super mercato vicino a casa. Feci dietrofront e mi incamminai verso la meta. Vidi una coppia parlare fitto fitto, la donna era alta e bellissima, stava ammiccando ad un ragazzo appoggiato ad una moto. Il cuore mi si fermò: la moto era di Mello. Con le lacrime agli occhi proseguì, profondamente ferita e delusa.
Quella notte non dormì né mangiai, riuscì solo a rigirarmi più e più volte nel letto, agitata.
 

  Alla radio sento che hanno mobilitato tutte le forze di polizia, anche a costo di uccidere Mello. Mi ci vorrà un po per arrivare alla chiesa abbandonata, ma non importa.
Dio, ti prego, fammi arrivare in tempo. Ti supplico prego mentre piango.

 
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Angolo autrice:
Ciao a tutti! Per cominciare volevo dire che ho questa fanfic in mente da molti anni, ma non sapevo come strutturarla, poi ho deciso di fare una one-shot, ma mi è venuta molto lunga, più del previsto, ed ho deciso di spezzarla in più capitoli. Spero che vi piacerà!
Filakes
   
 
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