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Autore: Daymy91    24/02/2007    3 recensioni
Eccovi una nuova storia Cotton Candy!! L'intero racconto è ambientato nel mese di gennaio. Freddo e bianco. Ora... cosa causerà tutto questo freddo?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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SENSI DI COLPA

Salve a tutti!!!!!

Mi devo scusare per aver fatto questa ff mentre sono occupata con un’altra…

Ma non preoccupatevi! Cercherò di continuarle entrambe!

Purtroppo sono fatta così.

Ci sono periodi che non posso fare a meno di leggere le Huddy… e periodi che divento una Cotton Candy incallita! ^^”

E questo è un periodo Cotton Candy! J

Non so quanto durerà la storia ed è molto probabile che verrà di solo 2-3 capitoli… ma non è detto!

Intanto vi lascio a questo…

E mi raccomando… recensite!!

Voglio sapere che ne pensate!

 

Buona lettura!

 

Miky91

 

                               SENSI DI COLPA

 

 

 

 

                                                                I CAPITOLO

 

 

Quella era una bianca mattina.

Aveva nevicato tutta la notte e finalmente il sole si era concesso un po’ di spazio tra le nuvole.

E al PPTH la vita era quella di sempre...

 

Gregory House era appena entrato.

-House?- Esclamò Cameron vedendolo.

-Che vuoi? Non vedi che sono entrato adesso?!- Esclamò scocciato il diagnosta. –Lasciami almeno il tempo di respirare!- Concluse con enfasi.

-Già… sono le 11!-  Rispose lei con un sorriso. -… e a meno che tu non abbia l’asma,potresti dedicarmi almeno 10 minuti.-

House sbuffò.- Che seccatura le donne!-

-Ho bisogno di un consulto riguardo un paziente.-

 Il diagnosta la sgranò gli occhi.-eh?!?-

-Andiamo…- lo supplicò Allison. – Tanto non hai niente da fare!-

-E chi te lo dice?-

-Se veramente avresti voluto fare qualcosa non saresti venuto a quest’ora.-

-Appunto!-

-Ti faccio tre ore di ambulatorio.-

-Ok!- Esclamò il diagnosta senza farselo ripetere 2 volte e seguendola in ambulatorio.

Qui c’era un ragazzo seduto nel lettino con a lato i genitori.

-Salve.- Esclamò il padre,vedendo entrare il medico.

Ma House non rispose neanche. Si limitò solo a fare un sorriso tirato.

-Questo è il dr. House.- Lo presentò Cameron.

-Piacer noi siamo…-

-Si,si… bando alle ciance!- Esclamò il diagnosta ingoiando una pasticca di Vicodin ed avvicinandosi al ragazzo. –Allora?-

-Mi fa male da impazzire la gola…-  Iniziò il giovane. -…e mi sento le braccia deboli… come se avessi sollevato dei pesi.-

Il diagnosta osservò la gola.

Poi gli prese un braccio e lo lasciò cadere.

In fine fece un’ultima domanda: -Hai per caso dolore anche al midollo spinale?-

Cameron aggrottò la fronte e guardò il suo capo con sguardo interrogativo.

-…s..si.-

-è grave??- Chiese preoccupata la madre del ragazzo.

-già.- Rispose House con un sorriso ironico. –Vostro figlio è affetto da una grave forma di idiozia!-

-House!-Intervenne Allison.

-Che c’è?!?-

-Ma come si permette!!- Esclamò il padre furioso.

-Non vuole andare a scuola e si inventa balle. Si inventa balle e ci deve andare di mezzo il mio tempo libero!- Disse scocciato il diagnosta mentre si dirigeva verso la porta. –Chiudetelo in un colleggio!-

 

 Cameron lo seguì.-House!-

-Che vuoi ancora dalla mia vita?!-

-Non ti ho chiesto di prendere a parole la gente!-

-Già… non riuscivi a farlo tu e quindi hai mandato me!-

-Non è affatto vero!-  Esclamò l’immunologa scuotendo la testa. –Volevo solo la certezza che…-

-Cameron.- House si fermò. –Quando hai bisogno di certezze… chiama Wilson non me!-

- Ma io…-

-Già… perché io sono io e tu,invece, sei quella caritatevole che non riesce a sopportare le ingiustizie di questo mondo. E fai di tutto perché tutti abbiano il meglio! Persino un ragazzo cronicamente stanco della vita si meritava di una diagnosi come si deve!!-

Cameron si bloccò.

-Hai sacrificato 3 ore del tuo tempo libero solo perché non avevi il coraggio di dire la verità a quell’idioti! Smettila di fare la crocerossina! Alla fine ci vai di mezzo solo tu!-  

Lei era come paralizzata.

Mai come adesso lo sguardo di lui l’aveva toccata così nel profondo.

Gli occhi le si riempirono di lacrime che a mala pena riuscì a trattenere.

Alzò lo sguardo. –Scusa… la prossima volta non ti disturberò più.- Disse allontanandosi.

 

Greg sospirò.

Ecco.

L’aveva fatto di nuovo.

L’aveva ferita.

Ma del resto sel’era cercata!!

Già… ma allora perché adesso si sentiva una merda?

 

 

 

 

Cameron entrò in ufficio diagnostica e si andò a sedere nella sua scrivania,ancora con le lacrime agli occhi.

Che diavolo aveva lei che non andava!?!

In cosa aveva sbagliato?!

Perché lui la trattava così?

Basta.

Doveva smettere di soffrire per quel misantropo egocentrico.

Cercare di far svanire quei sentimenti nati dal nulla non sarebbe stato facile… ma ci doveva provare. O avrebbe sofferto in eterno.

 

 

 

 

-House!!- Urlò Cuddy per la terza volta.

Ma House,per la terza volta, non le diede retta,continuando a camminare.

Ad un certo punto la Cuddy si stancò.

Lui poteva scappare quanto voleva, ma lei aveva una cosa in più di lui: Non zoppicava!

Così aumentò il passo e lo prese per un braccio.-House!!!-

-Oggi non è giornata!- Mugugnò,tra se,il diagnosta.

-Ti ho chiamato ben tre volte!-  Continuò Cuddy esasperata.

-Scusa…- Rispose House stuppandosi un orecchio. - Ma oggi non ci sento gran chè.-

Cuddy fece un sorriso ironico.- Ma davvero?-

-Già!- Il diagnosta iniziò a squadrarla. –Approposito… a che mese siamo?-

-House,non sono in cinta!-

-Come? Puoi ripetere?- Esclamò divertito avvicinandole il capo.

Lei sorrise,gli prese una mano e gli poggiò sopra una cartella. –Lavatele le orecchie la mattina.- Così dicendo si allontanò soddisfatta.

House gettò uno sguardo alla cartella e poi alla dottoressa che si allontanava.

Sorrise anch’egli.

Amavano entrambi questo momento.

“Uno scambio di opinioni” lo chiamava Lisa.

Ma in realtà,per entrambi, era solo una gara di inteligenza e furbizia.

E questa volta… l’aveva vinta lei.

Ma non sarebbe passato molto tempo per il prossimo round. E lì si sarebbe riscattato!

 

 

10 minuti dopo…

 

House entrò nel suo ufficio diagnostico.- Allora,chi pensa che la Cuddy sia in cinta?- Esclamò divertito.

Cameron alzò lo sguardo dal computer.

C’era solo lei nella stanza.

Il diagnosta fece spallucce. –Be… almeno la risposta è unanime.-

La dottoressa si concentrò nuovamente sul suo lavoro. Non aveva la forza di guardarlo.

House le gettò un’occhiata.

Era ancora giù.

Forse prima aveva esagerato…

 

-Dov’è il resto della ciurma?- Chiese chiudendo un occhio e facendo la voce rauca.

Odiava affrontare i suoi sentimenti.

Odiava affrontare qualsiasi argomento che riguardasse lei.

E il solo modo per evitarlo… era divertirsi un po’.

 

-Non lo so.- Rispose secca la ragazza senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

Lui sbuffò,prese il cerca persone e li contattò.

Posò nuovamente il suo sguardo su di lei. “Gli passerà.”

Si diresse nell’ufficio affianco e si gettò sulla poltrona facendo andare a destra e a sinistra la sua adorata pallina rossa.

 

-Che succede?- Chiese Chase,dopo pochi minuti, entrando nell’ufficio seguito da Foreman.

-hmm…- House iniziò a riflettere. –Niente… stà solo morendo un paziente.- Concluse tranquillamente.

Foreman squotè il capo,prese la cartella che si trovava sul tavolo e gli diede uno sguardo.

Allora,il diagnosta si alzò dalla poltrona raggiungendo i 2 medici.

Poi si rivolse a Cameron. –Allora? Hai intenzione di lavorare o preferisci guardare come salvo una vita?-

Lei gli gettò un’occhiataccia e si alzò.

-Bene!- Esclamò House prendendo un pennarello. –Iniziamo!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era sera ormai…

Il sole aveva lasciato spazio alla luna.

Un forte vento gelido si faceva spazio tra i vari edifici della città.

Era ricominciato il freddo.

 

-Allora?- Chiese Foreman impaziente.

- Un attimo!mica sono vento!-Rispose Allison con lo sguardo sul microscopio.

Chase sospirò. Si era trattenuto abbastanza. Questa volta voleva sapere i fatti!- Che ha combinato House stavolta?!-

-Niente.- Rispose tranquilla l’immunologa.

Foreman e Chase si scambiarono un’occhiata d’intesa.

Allison non sapeva mentire.

-Cerca di lasciarlo perdere!- Iniziò Foreman.- è solo un bastardo che gioca con la vita delle persone!-

Ma la dottoressa fece finta di non sentirlo. Alzò lo sguardo e spense la luce artificiale del microscopio.- Ti sbagliavi Chese. È negativo.-

Il ragazzo annuì. –Bene. Fortuna che fra mezzora stacchiamo.-

Allison sbuffò. Lei non sarebbe uscita fra mezzora.

 Aveva promesso ad House di fare 3 ore in più in ambulatorio.

Doveva mantenere la promessa come lui aveva mantenuto la sua… anche se in malo modo.

 

 

 

 

4 ore più tardi…

-Cosa!?!- Esclamò Wilson allibito.- Questo conferma la mia teoria! Sei un bastardo!!-

-Grazie! Sei un vero amico!- Rispose House togliendosi il lecca lecca dalla bocca.

-Figurati.-

Ci fu un minuto di silenzio. Poi l’oncologo ricominciò. –Devi chiederle scusa!-

-Già… lo farò!-

-House! Non scherzare!... qui si tratta di Cameron!-

-Perché se si trattava di Chase o Foreman non era lo stesso?!- Continuò il diagnosta alzandosi dalla poltrona di Wilson e uscendo fuori.

- No. E tu lo sai bene.- Gli rispose l’amico seguendolo.

Entrambi si appoggiarono al muretto,guardando il paesaggio.

Lo sguardo di House venne subito attratto da un rumore,giù nella strada: Era la machina di Cameron che si allontanava.

 

Wilson guardò l’amico che non distolse lo sguardo dalla vettura finchè non scomparve nel buio della notte. –Allora?- Gli chiese sorridendo.

Il diagnosta sbuffò. –Ok! Domani le farò le mie scuse! Contento?-

L’oncologo annuì col capo,diede due pacche sulla spalla di House e rientrò.

Del resto… quella era la cosa giusta da fare.

 

 

 

 

Allison era in macchina.

Non riusciva a togliersi dalla mente House e quelle maledette parole.

Tu sei quella caritatevole che non riesce a sopportare le ingiustizie di questo mondo.

Gli aveva detto.

Che c’era di male in questo!?!

Forse il solo fatto di essere completamente diversi…

Smettila di fare la crocerossina!”

Cameron scuotè la testa e accese la radio.

In quell’istante stavano trasmettendo “Just so you know” di Jesse McCartney.

 

 

I shouldn't love you
but I want to,
I just can turn away
I shouldn't see you
but I can't move
can't look away

 

 

Una lacrima le rigò il viso.

 

And I don't know
How to be fine, when I'm not
Cause I don't know
How to make this feeling stop

 

La strada di fronte a sé era buia.

Era tutto buio.

Anche il suo cuore.

Voleva un po’ di luce… un po’ di speranza.

Ma sapeva che quella luce non sarebbe mai arrivata.

 

Di colpo sentì un forte rumore avanti a se.

Inizialmente non capì cosa fosse,fin quando non venne abbagliata dai fari di un camion.

Un automobilista ubriaco le stava venendo addosso.

Sterzò bruscamente… ma troppo tardi.

Un botto si fece spazio nel silenzio e nel freddo di quella notte.

 

Just so you know
this feelings taking control of me
and I can't help it
I won't sit around
I can't let it win now
I thought you should know
I tired my best to let go, of you
but I don't want to
I just gotta sat it all before I go.

 
Just so you know.

 

 

 

 

 

 

To be continued…

 

 

  
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