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Autore: Blue_moon    12/08/2012    2 recensioni
Primo libro della trilogia Similitudini.
Dal prologo:
"Nonostante fosse nato nell'oscurità di Jotunheim, Loki bramava la luce.
Il suo calore, la sua purezza e, soprattutto, la sua capacità intrinseca di creare ombre profonde e insondabili. Le stesse che sentiva di avere dentro, le stesse che l'accecante luce di Odino e Thor aveva creato nella sua vita.
Essere lasciato al freddo e al buio era una punizione peggiore di quanto lui stesso pensasse.
Ma c'era una cosa che, in parte, lo consolava.
Fino a che fosse stato sotto la protezione del Padre degli Dei e di Thor, non avrebbe potuto essere bersaglio dell'ira di Thanos, l'oscuro signore con cui si era alleato e di cui aveva disatteso le aspettative.
Loki era scaltro e realista, teneva alla propria vita.
Senza di essa non avrebbe potuto raggiungere i suoi obiettivi, né dimostrarsi degno dell'onore che sapeva di meritare.
Per ora, anche se impotente, si trovava in uno dei posti più sicuri all'interno dei nove regni, protetto dall'amore cieco e stupido di chi si credeva migliore di lui.
Almeno, così aveva sempre creduto."
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Similitudini'
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Riesco di corsa a postare il terzo capitolo. Sono contenta che il numero delle letture sia sempre così alto, ma non vi nego che qualche recensione farebbe piacere, ovvio XP comprendo però che al momento sia difficile farsi un'idea chiara della storia. Dal prossimo capitolo si inizierà a capire qualcosa in più.
Intanto c'è una sorta di "presentazione" della nostra protagonista femminile.
BENVENUTA alla mia amica! Red_Sayuri :-*** grazie mille del sostegno e anche del contagio XD
Buona lettura.




Loki era uscito dalla camera di guarigione da poco più di un giorno, quando Thor, rientrato da Midgard, gli comunicò che il suo trasferimento sul pianeta umano sarebbe avvenuto da lì a poche ore. Dopo la notizia, l'asgardiano attese una reazione da parte del fratello, ma quello rimase muto, all'apparenza indifferente alla propria sorte.
Sospirando, Thor lasciò Loki nuovamente solo, nella nuova cella, meno oscura della precedente, e raggiunse Odino per comunicargli la stessa notizia.
Loki attese che i passi pesanti del fratello si fossero allontanati, per aprirsi in un sorriso di puro trionfo. Alla fine, anche se non come aveva pronosticato, l'arroganza di Asgard lo stava aiutando oltre le sue più rosee aspettative.
Davvero pensavano che su Midgard sarebbe stato più facile rinchiuderlo? Cosa diavolo potevano fare quegli esseri inferiori per privarlo delle sue capacità?
La vittoria ottenuta sui Chitauri doveva aver gonfiato eccessivamente l'orgoglio dei terrestri.
La cosa non gli dispiaceva affatto, avrebbe reso tutto molto più divertente.
Per adesso doveva solamente fingere arrendevolezza, o rassegnazione, e lasciarsi condurre su quel piccolo pianeta abitato da inetti.
Certo, era consapevole che non sarebbe stato facile. Sicuramente alle costole gli avrebbero messo sia quel gigante verde, che l'uomo di latta, ma lui era scaltro e anche senza lo Scettro di Thanos era perfettamente in grado di manipolare la mente delle persone intorno a lui.
Gli bastava la forza delle proprie parole.
Era certo che la mente debole di un umano non avrebbe potuto tenergli testa.

L'agente Khalida Sabil non era una donna che mostrava facilmente le proprie emozioni, ma quando era stata scelta da Fury in persona per quel compito, non aveva potuto trattenere un sorriso orgoglioso. Per quanto la maggioranza avrebbe considerato un simile incarico più una punizione che un privilegio, lei era riuscita a scorgerci una grande dimostrazione di fiducia.
Era determinata con tutta sé stessa, era all'altezza del compito affidatole e l'avrebbe svolto egregiamente.
Mentre sostava in attesa che il Tesseract aprisse il portale che le avrebbe condotto il suo prigioniero, la donna ostentava una posa marziale che non la faceva sfigurare al fianco di Steve Rogers.
Tutti i Vendicatori non l'avevano mai incrociata alla base, nemmeno Natasha e Clint, e molti di loro si domandavano quali capacità avesse per essere scelta per un incarico tanto difficile.
Di sicuro, era una persona eccezionalmente imperturbabile: nessuno l'aveva mai vista con più di due espressioni diverse sulle labbra carnose.
Il portale si attivò e il Dottor Selvig si diede da fare per stabilizzarlo, picchettando sui tasti del computer. Non appena i fulmini si fecero meno frequenti, la luce si intensificò e nel laboratorio comparvero Thor, tre guardie asgardiane e Loki legato e imbavagliato esattamente come era stato portato via dalla Terra un anno prima.
Stark, che per l'occasione indossava l'armatura, si irrigidì, insieme a Clint che portò istintivamente le mani all'arco a tracolla.
Loki rimase impassibile e si guardò attentamente intorno, scrutando i volti dei presenti.
C'era l'uomo con la benda sull'occhio che era evidentemente il capo di quel gruppo di montati, il Dottor Selvig, il gigante verde in forma umana, la vulvetta lamentosa, l'arciere dalla mente debole ma dal cuore forte, l'uomo di latta e quello che loro chiamavano, in modo davvero poco originale, Captain America.
Però, in quel gruppo, c'era una donna che non aveva mai visto.
Se ne stava dritta in piedi accanto all'uomo di latta, con uno sguardo duro, fissandolo senza nessuna emozione evidente sui lineamenti marcati. Aveva un che di feroce nella posa e nella piega delle labbra e immediatamente Loki provò un'istintiva curiosità per quell'umana.
Alla fine, fu l'uomo bendato a prendere la parola. «Agente Sabil, è tutto suo», disse, rivolto alla donna che Loki non conosceva.
Questa fece un cenno al Dottor Selvig che le passò qualcosa che non riuscì ad identificare.
La donna avvicinò Loki con passo calmo e misurato, senza distogliere lo sguardo dal suo. Lui la analizzò con attenzione, valutando la forza della sua mente, indubbiamente notevole, per un'umana così fragile.
Si domandò che ruolo avesse nella sua prigionia.
L'agente Sabil ignorò lo sguardo indagatore del Dio e senza troppe cerimonie gli calò in testa una sorta di elmetto dello stesso metallo di cui era stata costruita la sua gabbia.
Loki non capiva a cosa potesse servire, ma sospettava che fosse quello di cui aveva parlato Thor, il misterioso materiale che gli avrebbe impedito di usare le sue capacità.
Sotto il bavaglio, il Dio sogghignò.
Mentre il folto gruppo di accompagnatori lo conduceva lungo corridoi, Loki si guardò intorno discretamente ma con attenzione. I sistemi di sicurezza erano molti e non ne colse completamente il meccanismo ma gli parve chiaro che la chiave per aprire quelle porte era la voce dell'uomo bendato. Mentalmente si appuntò ogni particolare che riusciva a cogliere, rigirandoselo tra i pensieri per volgere ogni cosa a suo vantaggio.
Il percorso gli parve lungo, ma la sua concentrazione era tale che il tempo volò e in poco tempo si trovò faccia a faccia con la sua nuova prigione.
Non aveva niente a che fare con il cilindro di vetro in cui era stato confinato sull'Eliveivolo, benché più elementare, aveva un aspetto massiccio. Nella stanza c'erano nove uomini, disposti lungo il perimetro delle pareti ma Loki non vi diede bado.
Appena aveva attraversato la porta era diventato cosciente che il comando era passato dalle mani dell'uomo bendato a quello della donna.
La persona su cui doveva lavorare era lei.
Di nuovo, sorrise sotto il bavaglio.
Sarebbe stato molto più divertente di quanto aveva immaginato.

Con un fruscio quasi impercettibile la porta della gabbia scivolò sui binari, rivelando l'interno interamente rivestito da lamiere bianche smaltate, che riflettevano in modo accecante le luci alogene del soffitto.
L'agente Sabil scrutò con attenzione ogni angolo della gabbia, poi fece un cenno deciso nei confronti di Thor.
«Portalo qui», ordinò.
L'asgardiano strinse la presa sul braccio del fratello, senza fargli male. Loki non riuscì a trattenere uno sguardo interrogativo nei suoi confronti e questi gli fece un brevissimo sorriso. Se non fosse stato per il bavaglio, Loki l'avrebbe deriso per il suo cieco affetto.
L'agente Sabil non perdeva di vista il proprio prigioniero, studiandone i lineamenti e gli occhi. Riusciva a cogliere gran parte dei suoi pensieri, o comunque la loro natura.
Come aveva già pronosticato a Fury, non si aspettava di trovarsi davanti un Loki rassegnato o indebolito. Non c'era la minima traccia di rimorso negli occhi chiari che ora la fissavano con un interesse che era pari al suo.
Si aspettava di venire presa di mira dal Dio.
Lei era il vertice del comando, anche se solo dentro quella stanza, e Loki bramava il potere come una falena cerca la luce anche a costo di morire.
Una scarica di adrenalina le attraversò i muscoli, rendendola ancora più vigile.
«Togligli il bavaglio», ordinò nuovamente, senza togliere gli occhi da quelli di Loki.
Un lieve mormorio di dissenso percorse le fila dei Vendicatori, e perfino Thor si voltò per cercare gli occhi di Fury, ma questi annuì.
Il Dio del Tuono sfiorò un meccanismo invisibile e con uno scatto metallico il bavaglio sparì, mostrando il sorriso appena accennato di Loki.
L'agente Sabil trattenne nuovamente la propria espressione.
Quello che vedeva, non le piaceva per niente.
Senza delicatezza, tolse l'elmo dal capo di Loki e, aiutata da Thor, lo spinse all'interno della gabbia, chiudendogli la porta immediatamente alle spalle.
Attraverso la parete di metallo, Khalida Sabil fissò gli occhi del Dio dell'Inganno.
Ora a noi due.
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Nuovamente è presente il lieve crossover con l'altro fumetto Marvel. Ma se nessuno ha indovinato vuol dire che è talmente lieve che lo vedo solo io che so di averlo messo XDXD

A presto ^-*
  
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