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Autore: masterteo89    12/08/2012    1 recensioni
La storia della vita di un giovane umano proveniente dal futuro e catapultato nel passato...proprio tra le grinfie degli yoro del sud. Una storia di schiavitù , amicizia, crudeltà , gioia ... poichè anche nell'oscurità la speranza non muore mai. Ma sarà solo l'inizio, poichè chi di crudeltà ferisce di crudeltà perisce...
Citazione:
"i progenitori della tribù scavarono dove non dovevano scavare. In queste caverne le ombre sono vive, caute e silenziose. Si muovono nell'oscurità seguendo il richiamo della luce, si avvicinano di soppiatto e si nutrono delle tue più intime paure. Fredde e spietate, le ombre sono più taglienti della lama di una spada."
Una vicenda parallela alle avventure del mezzodemone amato, iniziata con un ritmo calmo e rilassato ma tuttavia destinata a mutare in una perigliosa avventura : il risveglio di un'antico male più pericoloso di Naraku infatti condurrà un manipolo di sventurati verso il più pericoloso viaggio della loro vita. A volte morire non basta per espiare i propri peccati...
Genere: Dark, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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yoro 1 Ed eccoci al secondo capitolo! Come al solito, se vi piace recensite mi raccomando...mi farebbe piacere sentire la vostra opinione.

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David seguì in silenzio l'orgogliosa creatura, lasciando scivolare a lungo lo sguardo intorno a sè quasi a voler impressionare quei meravigliosi scenari nella sua mente :  l'ampia vallata,  ricca di boschi ed abitata da innumerevoli creature viventi;  le maestose montagne, che fiere si ergevano oltre l'orizzonte dove una spolverata di neve candida  decorava le loro cime impervie.

Un complesso mosaico dinamico, vibrante e ricco di vitalità :  al confronto la moderna società appariva una realtà arida, spoglia e tediosa.

Quali sinfonie di richiami si potevano udire, dagli animali più piccoli e insignificanti ai superbi uccelli che solcavano il cielo privi di alcuna preoccupazione o affanno! Sparito il traffico veicolare, sparito l'odore acre e maleodorante dell'urbanizzazione, sparite le luci che imperiture facevano impallidire persino le stelle con il loro falso fulgore.

In questo ritorno agli albori della società si poteva avvertire la natura : era palpabile, un'entità degna di ammirazione e rispetto. Da quando l'uomo la sostituì con i falsi idoli nomati "progresso" e "urbanizzazione" ?

Come ha potuto l'umanità distruggere tale gloriosa armonia del creato per plasmare il mondo a proprio diletto? A David piangeva il cuore, poichè osservava tale bellezza con lo sguardo rassegnato di chi già ben comprende il futuro : tutto ciò non sarebbe durato. Le fabbriche e l'inquinamento avrebbero soffocato la terra e sradicato gli alberi e i teneri arbusti.

E dunque osservava affascinato le cime degli alberi mosse giocose dalla brezza leggera mattutina, mirava con stupore le complesse gallerie naturali scavate nel fianco della montagna sulla quale si trovava : perchè ben poco gli yoro avevano fatto.

Si erano semplicemente insediati in tale meraviglioso luogo, difficile da definire... pareva una gola scavata nel fianco della montagna, riparata dalle alte vette e tagliata in due da una cascata impetuosa che scendeva fino a valle.

La zona era una vera e propria fortezza naturale, poichè l'unico accesso alla gola era dato da due sentieri impervi e scoscesi che giungevano fino a valle. La tribù poi era distribuita su più livelli, seguendo il fianco della montagna.

Alcuni livelli erano accessibili attraverso sentieri molto ripidi e insidiosi, altri li si poteva raggiungere solamente saltando : era ovviamente un villaggio creato secondo le esigenze dei demoni.

Ma al livello più basso, dove si aprivano le imboccature per gli "alloggi" degli schiavi, si svolgeva la maggior parte dell'attività del villaggio. Nel piccolo piazzale costeggiante la cascata si ritrovavano al mattino presto i maschi prima di andare a caccia ;  sempre in tale luogo spesso si potevano trovare gruppetti di demoni lupo intenti a socializzare e condividere le loro esperienze di vita.

Ma sfortunatamente per David gli alloggi del capo tribù si trovavano in un luogo più...riparato, lontano da occhi indiscreti : situato nel livello più alto, dominava la vallata ed il resto del villaggio. (o almeno pensava all'inizio, ma non era proprio corretto nelle sue supposizioni)

Un demone ci sarebbe arrivato facilmente con alcuni lunghi balzi, tuttavia David non era un demone e quindi dovette ricorrere ad alcune gallerie scavate nella roccia e colleganti i vari livelli tra loro : era un labirinto naturale di cunicoli che sboccavano tanto all'aperto quanto in vicoli ciechi. Una difesa naturale, si potrebbe quasi affermare.

Ma David al momento aveva un'ottima guida, anche se taciturna. Nonostante ciò, prese mentalmente nota del percorso in modo da poterlo ripercorrere in futuro se la necessità si fosse presentata.

E mentre compiva questo percorso la solita scena alla quale oramai vi era abituato si era ripresentata : indifferenza, smorfie e insulti indirizzati alla sua persona poichè umano, il tutto accompagnato di tanto in tanto da calci o graffi.

E se David abbassava il capo, mordendo per la cieca rabbia l'interno delle labbra, Takara pareva non curarsi minimamente dell'umiliazione alla quale era sottoposto il ragazzo o gli schiavi in generale : con eleganza e grazia ultraterrena continuava a camminare mantenendo lo sguardo dinanzi a sè, badando solo alla strada da percorrere.

Personalmente, David preferiva l'indifferenza poichè non era vero e proprio astio verso la sua gente : semplicemente non lo consideravano abbastanza importante da meritare la loro attenzione. Quel tipo di mentalità era la più facile da piegare con il tempo in proprio favore, mentre ben altra storia si presentava con coloro i quali manifestavano con violenza il loro astio nei suoi confronti.

Ma David sapeva che se voleva sopravvivere doveva mitigare la collera dei violenti e accattivarsi le simpatie degli altri...facile da dirsi, arduo da farsi. Doveva giocare bene le sue carte ; ecco perchè misurava sempre con estrema cura le proprie parole, soprattutto nei confronti di Takara : sapeva perfettamente che lei sarebbe riuscita ad aiutarlo solo fino a un certo punto. E se si dovesse mai presentare il bivio in cui dichiarare lealtà ai suoi simili o a uno schiavo, lei non avrebbe scelto David.

Dopo alcuni minuti e parecchi metri di cunicoli e gallerie immerse nella fitta penombra, i due singolari individui emerserò in un grazioso piazzale ricco di fiori, muschi e licheni che coloravano la nuda roccia con le loro deliziose sfumature cromatiche.

Acqua cristallina filtrava dalla parete rocciosa, scivolando a rivoli sul terreno e andando ad alimentare la cascata che, vicina, scorreva impetuosa. Si trovavano dunque nella zona centrale della gola, là dove alimentata dai sovrastanti ghiacciai (visibili a mala pena con l'occhio nudo in verità. E David dubitava che qualcuno si fosse mai spinto fin la sopra...il terreno era friabile e ripido) si generava l'amata cascata che con le sue acque dissetava l'intera tribù e gli animali a valle.

Anche da tale altezza ben si scorgeva il fiume che tagliava a metà la vallata, andandosi a perdere oltre l'orizzonte. Indubbiamente, erano paesaggi da favola.

Giunti in quel piazzale, il sentiero scompariva dietro alla cascata, quasi inghiottito dalle acque. Più avanti faceva capolino solitaria una grotta; apparentemente nulla di insolito se non fosse per gli yoro di guardia ai lati dell'ingresso.

Probabilmente quello doveva essere il famoso ingresso per l'area proibita : santuario degli Anziani, era una vallata di rara bellezza circondata dai monti e accessibile solo dopo un lungo cammino attraverso cunicoli fiocamente illuminati da fiaccole ardenti e ben protetti da guardie veterane.

In tale vallata che, a detta del giovane, solo per raggiungerla ci volevano come minimo un paio d'ore di cammino attraverso vari cunicoli e a ritmo sostenuto , avevano dimora le famiglie più influenti della tribù.

Non solo vi dimoravano gli anziani, ma a valle era pure presente il cimitero sacro nel quale venivano sepolti i membri più illustri della loro società.

Era facile intuire dunque che non molta gente poteva avere accasso a tale zona ed ogni trasgressione era punita severamente.

Leggenda vuole che tale gioiello della natura, una valle circondata dai monti e celata alla vista dell'uomo, fosse stata trovata casualmente dagli Okami mentre scavavano la roccia per creare nuove dimore per la loro gente.

Come direbbero Cesare e Tolkien : quibus rebus cognitis, i nani hanno imparato a scavare dai lupi. E più di una volta David, rimuginando su tali ilarità, si era trovato a ridacchiare al pensiero di una Takara vestita come Gimli e intenta a scavare gallerie con un piccone.

La vedeva certamente meglio intenta a spazzare via orchi e orchetti con la sua fida katana, sempre al suo fianco. ( E giravano voci che quella spada se la curasse quasi con la stessa intensità con cui una donna può curare il proprio amante!)

Ma tornando alla vicenda attuale, i due erano finalmente arrivati alla loro metà. Non era la dimora della principessa poichè questa in verità si trovava nell'area proibita; era semplicemente una sala di consulta in cui la tribù si ritrovava per risolvere le questioni di interesse per l'intera comunità.

Vi si accedeva passando dietro alla cascata, dove il sentiero si faceva stretto e pareva scomparire tra i flutti : in realtà mai terminava, e la parete rocciosa si apriva in una grande spelonca illuminata da innumerevoli fiaccole e decorata da moltissime stalattiti e stalagmiti che brillavano minacciose nell'oscurità.

Qui, disposti a semicerchio, Okami dall'aria austera e solenne parlavano sottovoce tra di loro mentre lupi dall'aria feroce e minacciosa giacevano sparsi quà e là intenti alle loro attività.

Ogni discussione si interruppe bruscamete all'arrivo dei due e in breve David si ritrovò suo malgrado al centro dell'attenzione.

Ricordando le nozioni basilari della sua condizione, quando Takara si fermò a pochi passi di distanza dagli anziani egli la imitò, inginocchiandosi e volgendo gli occhi al terreno.

Un umano infatti non aveva diritto di parola finchè non gli veniva posta una domanda diretta : bisognava porre a freno la lingua o soffrirne le conseguenze.

La prima a parlare fu Takara che, diversamente dal giovane, era rimasta in piedi fiera ed orgogliosa, in una posa rigida e quasi statuaria. Indubbiamente un'atteggiamento inflessibile e marziale, ma lei aveva la guerra e la disciplina nel sangue.

-- Obara-sama, Ayame-sama, illustri anziani. -- Iniziò, rivolgendosi a turno verso gli interpellati.

Il primo era un lupo dall'aria anziana ma maestosa, il suo sguardo acuto e penetrante con il quale pareva scrutare l'animo dell'interlocutore lo rendevano un leader naturale, una creatura capace di incutere soggezione. Da giovane doveva essere stato un guerriero molto saggio e valente, ciò era indubbio. David riusciva quasi ad avvertirlo... e non a caso quel demone era la massima autorità della tribù.

La seconda era una ragazza che in termini umani avrebbe dimostrato si e no diciott'anni : un delizioso fiore nel pieno della giovinezza, dotata di una grazia quasi eterea che metteva in risalto le forme armoniose del suo corpo delicato. Capelli lunghi e rossi come il fuoco decoravano un volto leggiadro e quasi fanciullesco : gli occhi della donna, verdi come due magnifici smeraldi e pieni di onesta curiosità e interesse verso il creato parevano lo specchio dell'innocenza.

Il leggero sorrisetto malizioso che a tratti compariva sulle sue labbra tuttavia denotava un'animo meno ingenuo rispetto a quanto non poteva apparire. Come si suol dire, le apparenze ingannano.

E infatti la principessa Ayame era rinomata per il suo fine intelletto, per il suo grande sapere e per i suoi poteri spirituali. Era ben conscia della sua straordinaria bellezza e sapeva all'occorrenza come manipolare il prossimo a suo piacimento.

In tutto ciò, David non comprendeva le voci che la davano per un animo sensibile e ferito che nascondeva le sue delusioni d'amore (chi sarà mai quel Kouga tanto nominato?) dietro un velo di curata apparenza.

Dal punto di vista di David non era diversa dagli altri yoro : era una padrona, era una creatura pericolosa da trattare con rispetto e cautela.

Gli altri erano invece volti privi di alcun interesse per il giovane, o almeno per il momento.

Ma tornando a noi, Takara proseguì -- Ho condotto dinanzi a voi lo schiavo che avevate richiesto. Se non avete altre richieste, i miei compagni d'arme mi attendono--

Fu Obara il primo a parlare, con voce roca e profonda -- No, vada pure generale. Al resto pensiamo noi.--

Passarono alcuni minuti, in cui l'unico suono udibile nella sala era il riecheggiare dei passi della donna che si allontanava, poi il lupo addocchiò severo il giovane.

-- Umano, abbiamo alcune cose da discutere. Dimmi il tuo nome.--

-- David, signore -- Affermò il giovane, lo sguardo sempre rivolto verso il suolo.

-- David, il famoso umano del continente al di là del mare.(Si riferiva all'europa, non all'america ovviamente). Mmm, ho ricevuto nel corso della mia lunga vita alcuni testi della vostra gente, ho sempre trovato interessante il vostro linguaggio e la vostra cultura. Inoltre, i demoni di quelle terre sono rinomati per la loro saggezza e...violenza. Dimmi, cosa diresti se citando i vostri coloriti insulti ti chiamassi "deficiente"?-- Terminò, snudando divertito le zanne.

Gli anziani alle parole del lupo si scambiarono occhiate eloquenti, qualcuno ridacchiò pure, schernendo il giovane. Ayame invece si limitò ad accavallare le gambe e piegare il capo, un sorriso enigmatico sul volto quasi a denotare una conoscenza di una chiave di lettura della domanda di Obara-sama che agli altri anziani era sfuggita.

David, dal canto suo, riflettè che pobabilmente lo stavano mettendo alla prova. Volevano giocare con le parole? Bene, pure lui conosceva la dialettica, non si sarebbe certo offeso facendo il loro gioco.

Sempre senza alzare il capo affermò, pacato -- Direi che ha ragione Obara-sama. Sono privo di innumerevoli cose, ma quella che rimpiango di cuore è la dolce libertà, poichè sono legato al crudele giogo della schiavitù fino a quando morte non mi coglierà. --

-- Ottima risposta, umano. Conosci dunque il latino, la vecchia lingua dei colti usata nel vostro continente. Di ciò mi compiaccio-- Replicò, approvando con un cenno del capo le parole del ragazzo.

Inaspettatamente, fu Ayame a parlare ora, osservandolo intensamente -- Ascolta attentamente le mie parole e rispondi. " Breve la mia vita, talvolta nasco alto e maestoso su di un podio dalle api amato, fulgido e nella notte sovrana  a gran voce invocato. Scaccio i dubbi e della ragione sono guida sicura e fidata : ma quando perisco faccio del saggio un pietoso demente. Riarsa è la mia gola, e tale resterà in eterno. Ho molte dimore, e anche se posso errare le mie radici giammai potrò spostare. Cosa sono?" --

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  PROSSIMAMENTE la seconda parte del dialogo di Ayame e la storia avanza. Allora, fino a qui la storia vi piace? Oh, non sono bravo a inventare gli indovinelli quindi dai, rispondete voi all'enigma di Ayame... è facile! :-)      


 
  
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