Capitolo ventisei
Il giorno dopo mi svegliai con un
senso di benessere diffuso, ma con la mente un po’ annebbiata. Prima di aprire gli
occhi annusai l’aria e sentii forte la presenza di Thomas. I ricordi si
ridestarono e mi strinsi più forte a lui, mentre le mie guance arrossivano.
“Ehi piccola… Sei sveglia?”
Aprii gli occhi e lo guardai. Il
sorriso che vidi sul suo volto era il più splendente e luminoso che avessi mai
visto.
“E’ successo davvero?” sussurrai.
“Credo proprio di sì”. E mi
baciò.
Dentro di me ringraziai il cielo
per aver chiesto ai miei genitori di poter passare la notte dal mio ragazzo,
con la scusa della festa. Il sole filtrava sottile dalle tende della camera di
Thomas.
“Che dici, mio vesto prima di
scendere a far colazione? Alessandro potrebbe spaventarsi”.
“Più che altro sono geloso. Vuoi
una mia tuta?”
“No, tranquillo, ho i vestiti di
quando sono arrivata ieri… Per montare tutta la festa non potevo rischiare di
rovinare il vestito che mi sono messa dopo”.
“Giusto. Vestiamoci dai”.
Una volta lavati e vestiti
andammo in cucina per la colazione. Di Alessandro non c’era alcuna traccia.
“Bene… Siediti principessa, oggi
tocca a me darmi da fare. Cosa ti preparo?”
“Umh… Un buon tè caldo con fette
biscottate e marmellata?”
“E il burro?”
“Ma naturalmente”.
Facemmo colazione insieme, io con
il tè e lui con il latte. Mentre ancora stavamo mangiando scese in cucina
Alessandro: “Il salotto è un disastro, e anche l’ingresso, con tutti quei
coriandoli… Entro mezzogiorno che sia tutto pulito intesi?”
“Ok nonno, non ti preoccupare.”
rispose Thomas.
Passammo così tutta la mattinata
a pulire. Mentre raccoglievo cartacce la mia mente vagava nel ricordo della
giornata di ieri, soprattutto la sera dopo la festa. Persa nei miei pensieri
non mi accorsi nemmeno delle ore che passavano, ma quando finimmo di pulire la
stanchezza si fece sentire, e mi buttai di peso sul divano. Thomas venne a
farmi compagnia, appoggiandomi la testa sulle gambe.
“Andiamo da me?”
“Dopo mangiato ok?”
“Va bene…”
“A cosa pensi?”
“Al fatto che sei maggiorenne.
Questo vuol dire patente! E che puoi comprare alcolici. E che puoi andare in
galera, quindi non fare stupidate. Ora ti devi prendere la responsabilità di
ogni tua azione”.
“Eh già… Non ci avevo ancora
pensato. A proposito, sai che se tuo padre scopre cos’abbiamo fatto ieri
potrebbe spedirmi in prigione?”
“Allora mi cucio le labbra, in
modo che non arrivi a lui. Non lo saprà nessuno”.
“Sarà un altro dei nostri
segreti?”
“Contaci. E’ troppo importante
per essere divulgato”.
Alessandro aveva preparato
l’arrosto, e il profumino era molto invitante. Mangiai molto volentieri dopo la
sfacchinata della mattina, e per le due io e Thomas eravamo a casa mia.
“Com’è andata la festa?” chiese
Roberto, appena entrammo.
“Benissimo, ci siamo molto
divertiti!” risposi.
“Mi hanno fatto proprio una bella
sorpresa, non me l’aspettavo…”.
Passammo tutto il pomeriggio in
camera mia a farci le coccole.
“Momenti come questi ti fanno
dimenticare che sei un Difensore delle Anime e che i Predatori stanno
scatenando una guerra vero?” mi chiese il mio amore.
“Oh, perché l’hai detto? Ora hai
rovinato tutto”.
“Pensa se lo dicevo ieri sera”.
mi disse divertito.
“Ma va là scemo”. gli risposi.
E continuammo a coccolarci.
Per le sei arrivò suo nonno e lo
riportò a casa, ed io tornai in camera e mi ributtati sul letto ad annusare
l’odore che era rimasto. Era sorprendentemente sia Thomas che me. Le farfalle
tornarono a riempire il mio stomaco ed io ero felice come non mai.
Sarebbe stata dura tornare alla
realtà il giorno dopo.