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Autore: Rosy_Ognibene    13/08/2012    0 recensioni
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Bloody Love

Prologo.

Diceva Seneca “Verso la morte sei spinto dal momento della nascita. Su questo e su pensieri del genere dobbiamo meditare, se vogliamo attendere serenamente quell'ultima ora che ci spaventa e ci rende inquiete tutte le altre”.
Ma per quanto tu possa meditare sulla morte e sul fatto che un giorno dovrai abbandonare questa terra, quando il Tristo Mietitore arriva di fronte a te, con il suo lurido mantello nero e la sua falce affilata, bagnata del sangue di vite ormai perse, trascinandosi dietro urla di anime dannate e una fitta nebbia che oscura la luce del sole, non puoi far altro che piangere.
Era questo che faceva Dylan Howard sullo sporco marciapiede di un vicolo buio e malandato vicino Central Park. Il suo corpo esile e allungato giaceva inerte in una pozza di sangue, il suo sangue. La pelle color avorio si era tinta di un rosso rubino che sembrava brillare alla poca luce che filtrava tra gli enormi edifici dell’Uptown. I lunghi capelli dorati erano sparpagliati su quell’asfalto sudicio e rovente, che si stava pian piano trasformando nel suo letto di morte. I grandi occhi smeraldo fissavano vitrei un piccolo pezzo di cielo che si intravedeva nell’oscurità di quel luogo. Le lacrime scendevano ininterrotte sul suo candido viso, sciogliendo il mascara, che le rigava di nero le guance, un attimo prima rosee, che lentamente stavano sbiancando. Le sue forze vitali stavano sfumando. La sua anima stava abbandonando il suo corpo...
Dylan sapeva che un giorno sarebbe dovuta morire. Aveva, fin da piccola, oscillato tra la vita e la morte. Quel terribile pensiero la tormentava in continuazione. Le notti erano per lei insonni e spaventose. I mattini angoscianti e deprimenti. Non si sentiva mai al sicuro. Ma la cosa che più la disturbava era il fatto che non fosse malata. Lei non era vittima di un qualche oscuro morbo che si annidava maligno nel suo corpo.
No, Dylan era sana, sana come un pesce. Purtroppo quel pesce, era diventato la preda di squali famelici, che le stavano alle calcagna fin dal giorno che suo padre fece la scelta sbagliata...
Ancora una volta, un povero figlio si era visto costretto a pagare per gli sbagli commessi dai suoi genitori.
Quegli orchi in giacca e cravatta, come li definiva spesso Dylan, le avevano conficcato, senza pietà, tre gelidi proiettili nel petto.
In tutta la sua vita, la giovane ragazza non aveva mai riposto odio nei loro confronti, sebbene fosse già stata vittima della loro spietata ed amara vendetta. Ma tutto cambiò nell’istante in cui la sua carne veniva perforata.
In lei diventavano sempre più grandi i sentimenti dell’odio, del rancore, della rabbia e della... vendetta. Rimuginare su quelle emozioni negative, era per Dylan l’unico modo per non lasciarsi andare tra le gelida braccia della morte.
Continuava a pensare a quante cose belle non avrebbe più potuto fare e vedere; a quanto tempo aveva sprecato per i preparativi del gran ballo dei diplomati 2011 del Horace Mann High School, al magnifico abito di seta color pesca che aveva fatto confezionare per l’occasione un mese prima, ai compagni di liceo che l’avrebbero guardata a bocca aperta mentre varcava, leggiadra e splendida, l’entrata della palestra, adornata con un grazioso arco fatto di edera rampicante e rose bianche, insieme al suo cavaliere, nonché grande amore: Jamie Chase.
‘Oh, Jamie...’ Il solo pronunciare quel nome nella sua mente, riaccendeva in lei la fiamma della passione. Quanto poteva amare quel ragazzo, neanche lei riusciva a spiegarselo. Il loro amore era sbocciato proprio come in un film..
Un ragazzo ed una ragazza, diversi tra loro ma allo stesso tempo tanto simili. C’era tra loro un’antipatia reciproca, ma l’uno non riusciva a fare a meno dell’altra. E alla fine, nonostante le discordie, riuscirono a coronare il loro amore.
‘Come in un film...’ Queste parole continuavano a ronzare nella mente di Dylan, facendola lacrimare ancor di più. Sebbene si fossero innamorati come in un film, quel film non avrebbe avuto una lieta fine. La sua proiezione l’aveva appassionata così tanto, l’aveva resa così felice! Ma, purtroppo, non aveva avuto la possibilità di godersi il finale. Lo trovava così ingiusto.
“Dylan..!” Una voce familiare spezzò i suoi pensieri. Le ricordava tanto il tono di Jamie. ‘E’ incredibile! -pensò la ragazza- Sto pensando così intensamente a Jamie che mi sembra quasi di sentire la sua voce..’ Lo trovava così strano: era in fin di vita eppure aveva ancora la forza per ricordare il suo amato. “Dylan..!” Gridò nuovamente quella voce. Non era frutto della sua fantasia o del fatto che sarebbe passata a momenti nell’aldilà. No, Jamie era proprio lì.
Un ragazzo alto, dal corpo snello, si accasciò piangendo di fianco alla bionda morente. Una zazzera di capelli, dello stesso colore del grano, copriva un paio d’occhio, castani come il caramello, lacrimanti. Le gocce di pianto gli bagnavano gli zigomi alti e definiti. Mordeva insistentemente le sue labbra rosee e carnose e
batteva con forza i pugni sul suolo. Tra un singhiozzo e l’altro continuava a pronunciare il nome della sua amata. Gridava a squarciagola in segno di aiuto; imprecava contro quegli esseri viscidi e maligni che avevano sparato alla sua bella.
“Ti prego, Dylan non morire..” La supplicò singhiozzando, tenendola tra le sue braccia tremolanti. “Jamie...” Sussurrò lei con un filo di voce. Il ragazzo la strinse a sé e premette la fronte sui suoi capelli dorati. “Sii forte. Tu ce la farai.. Cecilia.”
Dylan rimase di sasso quando gli sentì dire quelle parole; era la prima volta che la chiamava con il suo vero nome. Almeno nei suoi ultimi istanti di vita non fu costretta a mentire sulla sua vera identità.
All’improvviso, il silenzio di quel luogo oscuro venne interrotto dal suono acuto della sirena di un’autoambulanza, che correva a tutta velocità verso il posto dove si trovava Dylan, morente. Dietro di questa, le autovetture dalla polizia si facevano largo tra il traffico dell’Uptown, nel tentativo di acciuffare e sbattere in cella gli assassini della giovane ragazza.
Il furgoncino bianco con l’enorme croce rossa sul cofano anteriore, sgommò all’interno del vicolo dove giaceva Dylan.
Jamie urlò a squarciagola ai medici giunti in soccorso “Siamo qui! Venite, presto!”
Uomini vestiti di bianco si accovacciarono vicino la ragazza, la sollevarono da terra prendendola per il busto e le gambe e la adagiarono con accortezza su una fredda barella d’acciaio.
Dylan non capiva cosa stesse accadendo. Vedeva solo ombre sfocate intorno a sé. Una specie di voce ronzante continuava a dirle “Tranquilla. Ti salveremo.” Ma lei non era per nulla tranquilla, sapeva benissimo che non ce l’avrebbe fatta.
Per lei era giunta la fine...
  
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