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Autore: Odd WesternLollipop    14/08/2012    2 recensioni
"Sui noccioli che fruttificano saggezza e bellezza, le banshees stendevano i sudari perchè asciugassero, pronti ad accogliere i morti del giorno seguente."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessun dubbio che parlasse di fate, la studentessa di Bradford Ulyssa Brown, quando alla psicologa della scuola fu costretta a descrivere le dame in abito bianco apparse nella sua cucina. Quella sera Ulyssa aveva bruciato alcune foglie di quercia.

Dubbi sull'esistenza delle fate non ne aveva di certo lei, Ulyssa Brown, famosa in tutta la scuola per i suoi discorsi insensati e le sue strane tisane. Ragazza colta e in grado di vedere oltre, diceva lei. Con l'accusa di essere matta, di avere forse una psicosi, nel 2006  venne costretta a presentarsi prima di tutto dalla psicologa della sua scuola. Non seppe mai chi le parlò per prenderle l'appuntamento. Allora c'era una cassetta, in segreteria, a disposizione di tutti gli studenti. Quindi chiunque, non visto, poteva lasciare cadere lamentele, suggerimenti e accuse contro compagni e insegnanti. Prontamente i foglietti finivano nelle mani della preside. Quello che parlava di Ulyssa Brown venne poi condegnata alla psicologa.

Costei era protestante. Non fu quindi una seguace della Chiesa di Roma, ma di essa imitò ed enfatizzò il rigore cattolico nel demonizzare ciò che non conosceva. Ricordava quasi l'inquisizione. Ma l'ultima strega condannata, buona o cattiva che fosse, morì nel 1782, in Svizzera, per cui non c'era nulla da temere.
La Bibbia continuò però ad insegnare che le streghe esistono e devono essere uccise. "Non lascerai vivere la strega." Questa è la legge universale di Dio.

Ci mancherebbe proprio che non fosse strega, per quella psicologa un po' arretrata, questa Ulyssa Brown che comunicava con gli esseri fatati, ne era allieva e seguace, e peggio ancora non li temeva. Anzi: li descriveva come spiriti buoni ed amabili.

Lei, la psicologa, solo a parlar di fate si sentiva rizzare i capelli in  testa, come dovrebbe accadere ad ogni buon cristiano. Per provare il brivido della paura bastava prendere una macchina e allontanarsi da Bradford e dal vociferare dei suoi trentamila abitanti e inoltrarsi in un bosco deserto, scosso da un vento inquieto. E' qui, e certo non solo nella stregata cucina di Ulyssa, che le fate, come quelli che si fanno chiamare neopagani sanno, amano sorprenderti alle spalle, apparire e sparire fra i cespugli o gli alberi dove hanno dimora, all'interno di certe colline ricoperte da alberi, le cui radici affondano giù giù, fino all'inferno, direbbe la psicologa.

Nessun dubbio infatti, per la spicologa, protestante o cattolica che fosse, circa la vera natura di quegli spiriti sottili chiamati nei secoli "fate". Spiriti che molto tempo addietro la Chiesa di Roma e la Riforma avevano definito di natura satanica. O Satana stesso si tramutava in essi, essendo il Diavolo tanto abile,si sa, ad assumere qualsivoglia aspetto, bruco o fata o lupo o bella donna, gnomo o elfo, pur di tentare le creature mortali e strapparne l'anima al Signore dei Cieli, per dannarla.

Ciò che non è di Dio appartiene a Satana, non finiva di ripeterlo. Di questa verità Ulyssa Brown non riesce a convincersi, nonostante le risate dei suoi compagni, e le continue visite dalla psicologa. Nè si convince che fu il Diavolo, come sosteneva la psicologa, e non le fate ad ammaestrarla sui segreti delle erbe medicinali, sui cicli naturali, sulla sua veggenza.

Nessu dubbio per Ulyssa Brown, ragazza saggia e che vedeva oltre, che oltre al regno visibile delle creature mortali, esistano ben altri regni, e non solo di materia. Sono questi i regni che appartengono alla Natura, governati dalla sua energia vitale, dalla sua forza rigeneratrice e misteriosa, dai suoi cicli di Sole e di Luna. Linfa, albero, gemma, fiore e frutto, acqua e pietra, creatura animale, pianta ed erba risanatrice o velenosa, di quei regni Ulyssa Brown tutto conosce.

Conosce la qualità degli spiriti che animano la Natura. Mondi invisibili scorrono paralleli a quello visibile:  Ulyssa sa discernere l'invisibile nel visibile, il sovrannaturale nel naturale. Chi come lei possiede la secoda vista crede nelle fate perchè le vede, a differenza della sua psicologa che nelle fate crede pur senza riuscire a vederle.

"Chi guarda, vede", affermava Ferne Palmer, gran Sacerdotessa dei Figli delle Nebbie, che sulle creature appartenenti al mondo soprasensibile scrisse nella prima parte del suo libro, mai pubblicato, sul nuovo paganesimo.

Evidentemente, Ulyssa sapeva guardare. Del resto Ferne Palmer - la cui morte nel 2027 fu preannunciata, a quanto si dice, da un'eclissi totale - affermava che tutto ciò che aveva imparato sulle erbe e sui cristalli le era stato insegnato da altre streghe, specializzate come erboriste, creatrici di tisane ed esperte di farmaci naturali, donne sagge capaci di trattare sostanze benefiche e veleni nella giusta misura. Magnifiche nel risanare. Che secoli prima sarebbero state accusate di uccidere dal potere laico e da quello ecclesiastico.

Sul foglio scarabocchiato dalla psicologa, leggiamo dunque che le fate apparvero a Ulyssa Brown in un pomeriggio di ottobre.

Fu il primo incontro. Ulyssa non era sola nella piccola cucina di casa sua. Altri sedevano con lei. Fuori, oltre i palazzi, si scorgeva vagamente il crepuscolo autunnale, mentre le luci artificiali si apprestavano a schiarire la notte. Dentro, una fiamma accesa in una piccola scodella d'acciaio, dava vigore all'aroma delle erbe mediche, legate da Ulyssa in mazzi e appese in stretta successione ad una cordicella tesa a poca altezza dalla scodella. Quell'aroma invadeva l'aria frammisto all'odore delle foglie di quercia, che stavano bruciando nel fuoco alimentato esso stesso da legno di quercia, pianta sacra in assoluto. Su di essa, fra cielo e terra, cresce il magico vischio, farmaco incomparabile, che racchiude in sè il potente spirito della pianta che lo ospita.

Seduta al tavolo, accanto alla fidanzata, Ulyssa stava pensando che fra pochi mesi, quando il vischio avrebbe iniziato a verdeggiare sulle querce, sarebbe uscita di casa prima dell'alba e si sarebbe recata nei boschi meno lontani. Avrebbe scorto, bassa all'orizzionte, la costellazione del Toro. Aveva mparato dai suoi libri che questo era il tempo della raccolta del vischio, al colmo delle sue virtù curative. Ulyssa rifletteva che, al solito, avrebbe disposto alcuni rametti di vischio sopra la porta della cucina, perchè oltre a risanare il corpo, il vischio sa come tener lontano gli spiriti maligni dalla casa, e quindi dall'anima.

Sulla tavola Ulyssa aveva deposto alcune focacce di avena impastata con uova e latte, fatte a mano da lei stessa. Chiacchiere, risate, pettegolezzi, si incrociavano intorno a lei. A un certo punto vennero bruscamente cancellati da chissà quale gesto magico per lasciar spazio a un silenzio da cui Ulyssa si sentì circondata come da un sudario. Tratta in un'altra dimensione da quel silenzio sospeso, Ulyssa percepì qualcosa davanti a lei. Abbassò lo sguardo verso il fuoco e fu allora che le vide.

Raccontò alla psicologa di aver subito guardato spaventata la sua fidanzata e poi gli altri intorno al tavolo: continuavano palesemente a parlare fra di loro anche se lei, Ulyssa, non riusciva ad udire le loro parole. Non badavano a lei e tantomeno parevano essersi accorti del gruppo fatato apparso nel centro della tavolata. A nessun altro in quella stanza, se non a lei, apparivano le fate. Insieme al loro, Ulyssa scorse Xzavier Robinson.

N.d.a.: tratto da qualcosa di vero..forse. Continua.

  
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