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Autore: Odd WesternLollipop    14/08/2012    0 recensioni
"Sui noccioli che fruttificano saggezza e bellezza, le banshees stendevano i sudari perchè asciugassero, pronti ad accogliere i morti del giorno seguente."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal foglio scarabocchiato della psicologa sappiamo che Ulyssa era wiccan, ma non sappiamo quando rifiutò il cattolicesimo per convertirsi alla wicca. Suo cugino, a cui era molto legata, Xzavier Robinson, era rimasto cattolico, ardente al punto da credere fermamente in Satana e decidere di schierarsi nelle sue file, mettendo in gioco la vita in spericolate bravate contro il parroco della sua città. Bravate tanto catastrofiche, le sue, che se ne parlava in ogni angolo di Lancaster, adulando o deridendo colui che rischiò più volte di morire affogato nel fiume vicino al quale sorgeva la chiesa. 

Lungo le sponde dei fiumi, nei luoghi lontani dalle città,  nelle notti di luna, tragiche fate veggenti, pallide creature sovrannaturali, chiamate banshees, lavano i sudari per coloro che, per morire scelgono la battaglia. Anche quella di Xzavier Robinson poteva essere considerata una battaglia e si sperava sempre che non avessero da sciacquar il suo, di sudario, le banshees, poco lontane dai confini di Lancaster, mentre i suoi amici bivaccavano intorno ad un certo Powell, loro inesperto comandante, che quella notte, scambiando una pattuglia della polizia per una normale auto scura, avrebbe condotto i suoi seguaci diritti nella tana del lupo.

Per il momento, l'inizio dell'ennesima bravata era ancora lontana. Nell'oscurità percorsa dal frusciare della acque, dal bagliore della luna nella corrente, dall'umida fragranza del sottobosco, le banshees andavano e venivano lievi fra la riva del fiule e la cupa macchia del bosco. Là erano folti i noccioli, simbolo di saggezza e di bellezza, incontaminate entrambe, perchè racchiuse nel piccolo frutto compatto, che il duro guscio protegge dai veleni dell'animo umano. Per la sua incorruttibile natura, il nocciolo era sacro per la popolazione mitica dei bardi e dei celti.

Sui noccioli che fruttificano saggezza e bellezza, le banshees stendevano i sudari perchè asciugassero, pronti ad accogliere i morti di quella notte e del giorno seguente. Dall'altra sponda, Xzavier Robinson le aveva seguite con lo sguardo, notti addietro. Possedeva la seconda vista, lui che era stato rapito dalle fate quando era in culla e restituito al padre da adolescente. Intorno a lui tutti, compagni, polizia e prete, in quella notte che precedeva l'ennesima bravata, seppur divisi da confitti religiosi o semplicemente dal dovere, erano uniti da una comune credenza: ognuno di loro sapeva, le si vedessero o no, che secoli addietro si raccontava delle banshees, premonitrici di morte che stavano vagando fra i sacri noccioli. Un tempo tutti credevano nell'esistenza delle fate, indipendentemente dalla religione o dalla fede politica per cui erano disposti ad uccidere o a farsi uccidere.

Nella mentalità collettiva la credenza nelle fate era tanto radicata, nonostante non se ne parlasse più, da pervadere di sè la quotidianità del poliziotto e del ribelle, del prete e del vescovo, della madre di famiglia e della donna d'affari, dei matti e degli psichiatri, degli operai e dei contadini, dei commercianti e dei politici.
Era la travagliata epoca della libertà di culto presa un po' troppo alla lettera, che portava a piccole bricconate come a grandi guerre. C'era chi passava con fervore da una confessione all'altra e chi continuava a credere con altrettanto fervore nel mondo sovrannaturale e negli esseri elementari.

Se forme di paganesimo erano presenti in tutta Europa, più che mai lo erano in Inghilterra, in Scozia, in Irlanda, dove il cristianesimo, secoli addietro, aveva stentato a farsi strada nelle lande, nelle foreste e nelle montagne, tanto potente era il legame di quelle genti con gli invisibili esseri della Natura. Alcuni potevano, poi, come Xzavier Robinson agli inizi, inginocchiarsi davanti ad un prete cattolico al mattino e frequentare le fate di sera. Si poteva abiurare il cattolicesimo per la wicca, come Ulyssa Brown, grazie alla personale credenza  nelle fate e con essa la convinzione che dalle fate si potessero apprendere i segreti delle erbe che risanano, della rugiada che suggerisce i cambiamenti del tempo, delle acque curative, dell'influenza degli astri, il proprio futuro, il proprio destino.

Da secoli la Chiesa aveva iniziato una lotta senza quartiere al popolo fatato e al mondo magico. Eppure nei cuori dei più, queste antiche leggende e Cristo potevano tranquillamente convivere.

Convivevano nel cuore di Xzavier Robinson, allievo di fate e morto affogato, cadendo nell'acqua dai margini del fiume, per impedire che una particolare fede venisse imposta a chi non lo voleva. O così pensava lui. 

Presumibilmente Cristo e le fate, sia pure sotto una luce diversa, avevano convissuto anche nel cuore del prete che Xzavier combatteva, che praticava magia e che non avrebbe però mai rotto i ponti con il papato, che ripudiava la sua stessa sorella, da lui indicata come strega. E che, si diceva, tentava in certe notti di luna, di sorprendere le fate mentre danzavano intorno ai magici cerchi di pietra e sotto le sacre betulle, sperando di convincere la loro regina a svelargli i luoghi dove erano sepolti i leggendari tesori.

N.d.a.: tratto da qualcosa di vero..forse. Continua.

  
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