Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: yllel    14/08/2012    5 recensioni
"si aggrappa alle sbarre del ponte e chiude gli occhi, sentendoli bruciare forte. lui non piange mai, non lo fara' neanche ora." e' notte su un ponte lungo il Tamigi... e non e' una notte felice.
un'altra delle mie storie, segue "il matrimonio di Sherlock Holmes e Molly Hooper" e tutte le altre ancora prima. post seconda stagione.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il motivo per cui torno sempre indietro'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Grazie di nuovo a SvaneH, Bored94 e miserere per i loro commenti positivi.
 

VENDETTE
CAPITOLO 4
 

John osservo’ Sherlock rientrare come una furia e dirigersi verso la sua stanza.
Lo segui’ preoccupato e lo vide, con sorpresa, prendere la sua borsa da viaggio e gettarci qualche indumento.
“Stiamo partendo?” gli chiese con tono incerto, cominciando mentalmente a fare la lista delle cose da prendere.
“No.”
La risposta laconica di Sherlock lo spiazzo’.
“Non capisco... perche’ stai preparando la borsa, allora?”
Sherlock continuo’ a cacciare alcune cose nella sacca con gesti veloci, fino a che non si diresse verso i cassetti del mobile vicino alla finestra, cominciando a rovistarci alla ricerca di qualcosa.
“Sherlock? Che succede?”
“Maledizione!” il consulente investigativo richiuse un cassetto sbattendolo e ne apri’ un altro, iniziando a tirarne fuori freneticamente il contenuto. La biancheria di Molly comincio’ a sparpagliarsi sul pavimento.
La preoccupazione di John crebbe a dismisura. Perche’ era cosi agitato?
Finalmente l’altro emise un suono soddisfatto e si giro’, cacciando nella borsa il paio di chiavi che aveva recuperato dal cassetto.
Poi la chiuse con un gesto secco.
“Ok, Sherlock. Adesso basta, dimmi che succede. Dove sei stato e perche’ sei cosi di fretta? Dove andiamo?”
“Tu, da nessuna parte. Io sto partendo. Vado fuori citta’”
“Che cosa? Nel bel mezzo di un caso? Aspetta... c’entra il caso? Stai seguendo un qualche indizio? Se e’ cosi, perche’ non mi vuoi con te?”
Sherlock scosse la testa.
“Vado da solo. Dovrei tornare domani o dopo domani. Devo fare... una cosa”
Una cosa? Perche’ tanto mistero?
Prima che John potesse replicare, la voce di Molly arrivo’ dall’ingresso.
“Ehi, ci siete? Muoio dalla fame ma non ho voglia di cucinare, che ne dite di ordinare cinese?” il sorriso sul suo volto si spense, non appena arrivo’ sulla soglia della camera.
Il suo sguardo passo’ dalla sua biancheria sparpagliata sul pavimento, alla borsa di Sherlock pronta sul letto.
“Siete in partenza?”
Sherlock evito’ di guardarla negli occhi.
“Io vado fuori citta’ per un paio di giorni, John resta.”
“Cosi, improvvisamente? E perche’ vai da solo? Qualcosa non va?”
Lui prese la borsa e le arrivo’ vicino.
“Va tutto bene. Ho solo bisogno di verificare una cosa, non serve che John venga con me.” Le diede un bacio in fronte. “Niente di cui preoccuparsi”
Molly lo osservo’ tornare in salotto e si volto’, molto preoccupata, invece. Non gli aveva creduto neanche per un attimo.
“John?”
Lui sospiro’.
“Lo so, lo so... mi spiace, tesoro,  ma davvero non ho idea di cosa stia succedendo. Pero’, qualunque cosa sia, lo sta agitando tremendamente.”
Molly si morse il labbro e poi si diresse decisa verso il soggiorno, dove Sherlock stava controllando al computer alcuni orari di treni.
“Dovrai prendere due biglietti” gli disse decisa.
“No.”
Molly strinse i pugni.
“Hai detto che non e’ una cosa pericolosa”
Sherlock richiuse il computer e si volto’ ad osservarla.
“E non ti ho mentito” le rispose, fissandola dritta negli occhi.
Lei annui’.
“Allora lascia che venga con te.” Se le aveva detto una bugia e quello che stava per andare a fare era pericoloso, lui non avrebbe acconsentito a portarla con se’, rivelando il suo inganno.
“Molly...” il suo tono si addolci’ al pensiero dello stratagemma, che sua moglie stava provando ad utilizzare.
“Niente Molly! Siamo sposati, ora. Non puoi fare come ti pare e piace. C’e’ qualcosa che non va e se anche non vuoi dirmelo, ho almeno il diritto di assicurarmi che tu stia bene!”
“Io sto bene!” le rispose lui.
Ma non era la verita’. Lei lo conosceva nel profondo, lo sapeva. Ed era cominciava a spaventarsi un po’.
“Sherlock,  per favore...” lo supplico’.
Lui prese la borsa dal divano.
“Tornero’ presto, te l’ho gia’ detto.” Le accarezzo’ una guancia e si chino’ a baciarla.
Molly scosse la testa e si diresse velocemente verso la camera da letto, sbattendo la porta.
Sherlock chiuse gli occhi e respiro’ a fondo, alla ricerca di controllo. Non poteva permettersi di andare da lei, non ora.
“Ne vale la pena?” la voce di John risuono’ carica di rabbia “qualunque cosa sia, vale la pena farla soffrire cosi?”
Sherlock non rispose e se ne ando’.

***

“Perche’ papa’ e’ con questa gente in questa fotografia?”
L’unica risposta di Mycroft era stato un impercettibile movimento della bocca, ma questo era bastato a Sherlock per rivelare quanto quella fotografia lo avesse sorpreso.
“Da dove arriva?” alzo’ una mano per afferrarla, ma suo fratello fu piu’ veloce e la rimise in tasca.
“Dimmi perche’ papa’ e’ con questi uomini. Chi sono? Perche’ li conosceva?”
Per un attimo, i due rimasero a fissarsi senza dire una parola.
“Non lo so.” Disse infine Mycroft, di nuovo sul volto una maschera neutra.
“Stai mentendo!” Sherlock alzo’ la voce, attirandosi diversi sguardi.
Mycroft gli ando’ vicino e gli parlo’ a denti stretti.
“E’ una vecchia fotografia. Magari significa qualcosa, magari non significa nulla... ma ti ricordo che io avevo dodici anni quando papa’ e’ morto, non sono tenuto ad essere a conoscenza di ogni suo piccolo o grande segreto. Ora, fratellino, a meno che tu non voglia bere qualcosa, o leggere il giornale, o fumarti un sigaro, ti consiglio di andartene a casa. Tua moglie rientrera’ tra poco, goditi la serata con lei.”
“Uno di quegli uomini e’ stato ucciso. E dopo quarant’anni, i figli degli altri due sono stati uccisi anche loro, dallo stesso fucile. Papa’ li conosceva. E’ evidente dalla loro postura e dal contenuto del tavolo, si evince che hanno appena finito di mangiare insieme. Non posso credere che tu non ne sappia niente”
“Va a casa, Sherlock, o giuro che ti faccio sbattere fuori” sul viso di Mycroft passo’ un’espressione decisa. Nessun dubbio che avrebbe messo in atto la sua minaccia. E che non avrebbe detto altro.
Sherlock gli lancio’ un’ultima occhiata e poi usci’ dal club.

La sirena del treno riporto’ Sherlock alla realta’, distogliendolo dal ricordo di cio’ che era successo con suo fratello poche ore prima.
Lu isapeva. O per lo meno aveva piu’ informazioni, che tuttavia non voleva condividere.
Questo aveva fatto imbestialire Sherlock.
Questo, e la probabilita’ che suo padre potesse essere coinvolto in qualcosa di poco chiaro, costringendolo a fare i conti con una parte del suo passato, che non gli interessava affatto rivangare.
Aveva davvero pochi ricordi di lui, quando era morto aveva solo cinque anni.
Ricordava il vestito nero che lo avevano costretto ad indossare per il funerale, lo sguardo triste della mamma e di Mycroft.
La sua tata che gli diceva di essere un bravo ometto, mentre gli spiegava che suo padre non sarebbe piu’ tornato a casa.
Per lui non avrebbe fatto una grossa differenza, aveva risposto, guadagnandosi lo sguardo preoccupato della sua bambinaia; in verita’, aveva semplicemente constatato il fatto che per lui, quella figura era sempre stata qualcosa di vago, un’ombra che ogni tanto si muoveva per casa e gli rivolgeva la parola, ancora piu’ assente di mamma, che ogni tanto partiva per qualche giorno per fare musica.
Col tempo, aveva scoperto alcune cose che lo riguardavano, ma non si era mai interessato piu’ di tanto a cio’ che Leonard Holmes era stato in vita.
Per lo meno, la sua presenza in quella fotografia spiegava il vero lavoro di Andrew Stern senior e di Roster, al servizio del governo di Sua Maesta’ la Regina, adeguatamente camuffato con le aspirapolveri e i prodotti delle pulizie.
False foto. Falsi riconoscimenti. Forse nemmeno le loro mogli ne erano a conoscenza, certamente non i loro figli.
Sherlock fece un sorriso beffardo. Questo, per lo meno, era uno dei segreti che la sua famiglia si era risparmiata.
La posizione di Leonard all’interno del governo era troppo in vista, per poter essere camuffata. Mycroft addirittura l’aveva probabilmente superata, anche se teneva un profilo minore.
Sherlock era stata la pecora nera, naturalmente.
“Ehi”
Alzo’ la testa di scatto al suono di quella voce.
“Che diavolo ci fai qui?”
Molly gli sorrise incerta.
“Non avrai davvero creduto a quella scena della porta sbattuta, vero? Sono andata a preparare la mia borsa, mentre John controllava la tua cronologia su Internet, per scoprire dove eri diretto. Ho preso il treno per un pelo ed e’ da venti minuti, che controllo ogni vagone alla tua ricerca. Il signore qui dietro ci ha provato con me”
Sherlock scosse la testa.
Stupido, era stato cosi preso da tutte le sensazioni che provava, che lei l’aveva fregato... tuttavia, un moto di orgoglio lo assali’ al pensiero dell’intraprendenza di sua moglie.
“Sherlock... “
Molly lo stava guardando ancora con titubanza, anche se nei suoi occhi brillava una chiara luce di risolutezza. Non sarebbe riuscito a rimandarla indietro. L’avrebbe rallentato, a meno che non avesse agito subito.
E poi il pensiero che lei era li per lui, unicamente per assicurararsi che stesse bene, lo invase.
Si alzo’ in piedi e la bacio’ con foga. Lei rispose con altrettanto entusiasmo.
“Non per lamentarmi” riusci’ a dire lei a corto di fiato, quando si staccarono “ma non ho ancora ben capito dove stiamo andando”
Sul viso di suo marito torno’ un’ombra.
“Alla residenza estiva della famiglia Holmes”

***

Molly osservo’ Sherlock recuperare le chiavi dalla borsa e aprire la porta di quella che si poteva definire, senza mezzi termini, una villa.
Residenza estivaricordo’ a se’ stessa.
A volte, ancora si domandava quante cose non sapesse della vita dell’uomo che aveva sposato.
Oh, era assolutamente sicura di sapere tutte le cose importanti, anche le piu’ brutte... e sapeva che proveniva senz’altro da una famiglia ricca.
Ma una residenza estiva di quelle proporzioni?
“Dovremo arrangiarci. I custodi la tengono in ordine e probabilmente c’e’ qualcosa in dispensa e comunque un letto pronto, vorrai riposare un po’.”
“Vuoi dire che pagate qualcuno per tenere pronta questa casa, anche se non ci venite mai?” Molly tento’ di contenere il suo stupore.
Sherlock alzo’ le spalle.
“Ogni tanto mamma ci viene con alcuni amici. Mycroft ci ha tenuto qualche riunione. Per il resto si, e’ sempre disabitata ma pronta. Ci venivamo da piccoli.”
“Oh” si volto’ all’esclamazione di Molly e la trovo’ con in mano una fotografia. Lui e Mycroft da bambini, l’anno prima che il loro padre morisse. Entrambi avevano una faccia concentrata e seria. E le ginocchia sporche di erba, perche’ avevano appena finito di rincorrersi sul prato.
Lei gli sorrise.
“Eri un bambino bellissimo”
Sherlock le ando’ vicino e le prese la foto dalle mani, rimettendola a posto. La vista di quell’immagine, gli fece rimontare il nervosismo nei confronti del fratello.
“Tu sei di parte, non fai testo” la abbraccio’ e per un attimo tutto sembro’ a posto, persino essere di nuovo in quel luogo.
“Sherlock, perche’ siamo qui?”
Lui si scosto’.
“Devo vedere lo studio di mio padre e verificare una cosa. Solo controllare dei documenti e poi ripartiremo. Te l’avevo detto che non ci avrei messo molto”
Molly lo guardo’ dubbiosa.
Tutta quella fretta per dei semplici documenti? Forse pero’ c’era qualche urgenza, forse sua madre gli aveva chiesto un favore. O persino Mycroft. Questo avrebbe giustificato il suo nervosismo.
“Andiamo, e’ tardi e tu sei stanca. Sono sicuro che troveremo qualcosa che tu possa mangiare”

***

Due ore dopo, Sherlock osservava sua moglie completamente addormentata e si disse che era il momento di agire.
La residenza estiva per lui era sempre stato un luogo magico, dove poter finalmente correre e trovare tante occasioni e materiali per i suoi esperimenti, senza aver paura degli sguardi irritati della governante o, piu’ tardi, al sicuro dalle regole rigide del collegio.
Suo padre ogni tanto li raggiungeva e si fermava per qualche giorno, ma di solito stava chiuso nel suo studio, oppure accoglieva personaggi strani e misteriosi, che sorridevano a Sherlock senza dire una parola. Raramente li raggiungeva per il pranzo o la cena, cosi non era molto diverso da quando erano a Londra e lui non c’era mai.
Il suo studio era sempre stata una stanza off limits, per i bambini. Un luogo in cui non entrare, non disturbare, non curiosare.
Pur non essendo stato fin da piccolo incline a seguire le regole, Sherlock Holmes aveva sempre rispettato questo divieto. E non perche’ non fosse incuriosito dal contenuto di quella stanza, ma per diversi motivi.
Inizialmente, ne era stato terrorizzato. Mycroft gli aveva piu’ volte raccontato che ci voleva un codice particolare, per entrare, e chi non lo conosceva cadeva in una profonda botola, oppure veniva afferrato da lunghi uncini appesi al soffitto. La stanza poteva sigillarsi e chi si trovava dentro, sarebbe rimasto senz’aria.
A quattro anni, Sherlock era ancora abbastanza suggestionabile e credeva ancora, a tutto quello che il suo super fratello maggiore gli raccontava. L’anno dopo era invece pronto a sfidarlo, ma papa’ era morto e ci era voluto qualche anno prima che ritornassero per l’estate.
Una volta cresciuto, Sherlock aveva ritenuto inutile entrare nello studio, non c’era nulla che potesse interessarlo.
Fino ad ora.
Sapeva che le cose di suo padre erano rimaste esattamente come le aveva lasciate. Era stato un assurdo gesto sentimentale da parte di sua madre. Aveva fatto svuotare lo studio della casa di Londra e riversato tutto il materiale li.
Si avvicino’ alla maniglia e senti’ il suo telefono squillare.
Incurante, Sherlock constato’ che la porta era chiusa a chiave e si appresto’ a forzarla.
Il telefono segnalo’ un sms.
Poi ricomincio’ a suonare.
Sherlock sospiro’ e lo estrasse dalla giacca.
RISPONDI SUBITO A QUESTO TELEFONO. MH
Fece una smorfia e aspetto’ il nuovo squillo, risolvendosi a rispondere.
“Mamma?”
“Bene, vedo che ti sei deciso”
“E io vedo che Mycroft non ha perso molto tempo.”
Senti’ sua madre sospirare piano.
“Sherlock, non so cosa stia succedendo, ma frugare tra le carte di tuo padre non ti aiutera’”
Lui si senti’ invadere dall’irritazione.
“Accade che sto lavorando a un caso, mamma! C’e’ la foto di papa’ con altri uomini coinvolti in un omicidio, c’e’ la possibilita’ di un nuovo omicidio! Voglio solo saperne di piu’!”
“Sherlock, di qualunque cosa si tratti, tuo padre e’ morto anni fa! Non vedo come dei vecchi documenti possano aiutarti!”
“Non lo sapro’ fino a che non li avro’ visti, maledizione! Lasciami fare il mio lavoro!”
Dall’altra parte, ci fu un attimo di silenzio molto teso, poi sua madre parlo’ di nuovo.
“Mycroft mi ha assicurato che non c’e’ niente che ti possa aiutare, li dentro.”
Sherlock strinse le labbra.
“Oh, certo... se lo dice Mycroft allora e’ cosi, vero?”
“Sherlock...”
“Tuo figlio ha piu’ dannati segreti di quanti tu possa immaginare! Sa qualcosa e non me lo vuole dire e ora ti ha convinta a chiamarmi, nella pallida speranza che tu mi convincessi a lasciar perdere. Di cosa ha paura, che scopra qualche sordida storia su papa’?”
“Adesso basta!” la voce di Madleine risuono’ forte “tuo padre era un uomo buono e onesto, Sherlock. Con un lavoro che gli richiedeva grossi compromessi, ma per il quale si e’ sempre impegnato e ha dato tutto quello che poteva, nella speranza di rendere il mondo un posto migliore. Tuo fratello sta cercando di fare altrettanto, non ti permetto di dubitare di loro!”
Sherlock respiro’ forte.
“Mentre invece io sono un incidente di percorso, vero? Il figlio strano che non doveva arrivare... beh, non mi importa, cara mamma. Io devo risolvere un caso, faccio questo, di lavoro. Mi spiace se ho disatteso le tue speranze!”
“Io non...”
“Adesso ho da fare” riattacco’ il telefono e lo spense.
Non capiva che lui doveva avere quelle informazioni?
Armeggio’ con la serratura per qualche secondo, finche’ non riusci’ ad avere la meglio.
Accese la luce all’interno dello studio e per un attimo rimase a contemplarlo. Niente botole, niente uncini.
Suo padre aveva invece una collezione ammirevole di vecchi volumi, alcuni dei quali molto rari.
La sua scrivania era libera e Sherlock si diresse verso i cassetti. Chiusi a chiave anche quelli.
Per un attimo, lo sguardo gli cadde sulle due fotografie appoggiate sul ripiano.
Una ritraeva sua madre.
L’altra era la stessa che Molly aveva tenuto in mano poco prima, quella di lui e Mycroft.
Le teneva qui, in bella vista. Senso di colpa per tutto il tempo che non ci dedicava... affetto?
Scaccio’ quel pensiero dalla mente.
Doveva concentrarsi per trovare cio’ che stava cercando, qualunque cosa fosse.

***

Molly si sveglio’ sobbalzando al rumore di qualcosa che veniva gettato per terra e per un attimo, si chiese dove fosse.
Poi ricordo’. La residenza estiva.
Sherlock.
Con passo incerto si diresse giu dalle scale verso i rumori, arrivando in un corridoio illuminato attraverso una  porta aperta.
Non aperta. Forzata.
Si fermo’ sulla soglia, osservando con stupore suo marito che buttava a terra i libri dagli scaffali, evidentemente alla ricerca di qualcosa.
“Sherlock?” lo chiamo’ con voce incerta.
Lui inizialmente non le rispose, poi si volto’.
“Torna a dormire.”
Lei scosse la testa.
Quale ricerca di un documento prevedeva la distruzione sistematica di una stanza?
“Sherlock, che succede? Perche’ stai buttando tutto all’aria?”
“Perche’ non trovo nulla! NULLA!”
Molly sobbalzo’ al suo tono arrabbiato.
“Se mi dici cosa stai cercando, forse posso aiutarti”
“Io non lo SO! Non so cosa diavolo cercare! Ma SO che sono nel posto giusto!” con un gesto violento, getto’ un libro attraverso la stanza.
Molly sobbalzo’ di nuovo.
“Sherlock, per favore. Mi stai spaventando”
Lui scosse la testa, senza dar segno di averla sentita.
“Le ha telefonato. L’ha chiamata per ordinarmi di non entrare qui dentro, come se non fosse anche un mio diritto!’
“Chi ha telefonato?”
“Mycroft! Spera sempre di controllare tutto, ma non ci riuscira’. Sta deliberatamente cercando di boicottare il MIO caso!” con una mano, spazzo’ dalla scrivania le fotografie.
Molly chiuse gli occhi e cercando di controllare le sue mani che tremavano, gli si avvicino’.
“Per favore, calmati. Sono sicura che c’e’ una spiegazione piu’ che valida al suo comportamento. Anche quando non sembrava, ti ha sempre aiutato.”
Sherlock si allontano’ dal suo tocco, uno sguardo freddo negli occhi.
“Non ho davvero bisogno che tu dia prova di grande stupidita’, ora”
Molly arretro’ stupita, troppo sconvolta dalle parole che lui aveva pronunciato.
Aspetto’ che lui se le rimangiasse, che le chiedesse scusa.
Ma lui rimase in silenzio, di nuovo concentrato sugli scaffali.
Combattendo contro le lacrime che cominciavano a inumidirle gli occhi, si rese conto di essere arrivata al punto che aveva sempre temuto. Quello in cui Sherlock, si sarebbe trovato di fronte a qualcosa di grosso e la sua frustrazione e il suo bisogno di risolvere un caso, sarebbero stati piu’ grandi di qualsiasi altra cosa, anche del loro rapporto. E lei sapeva di non potergli essere d’aiuto.
Lui aveva tentato di farglielo capire, non voleva che lo seguisse. E lei lo aveva fatto ugualmente. Era stato un enorme sbaglio.
“Voglio andare a casa.” Riusci’ a mormorare.
“Non ti ho chiesto io di venire. Io rimango, devo assolutamente scoprire se c’e’ qualcosa di importante, qui dentro.”
“Ok”
Molly si volto’ e se ne torno’ nella sua stanza.
Un’ora dopo, un taxi la stava riportando alla stazione.
Sherlock non era nemmeno venuto a salutarla.

***

Stava gia’ albeggiando, quando finalmente trovo’ la cassaforte ben nascosta dietro una doppia parete di cartongesso. Gli ci vollero altre quattro ore per riuscire ad aprirla.
Nella busta, trovo’ finalmente alcune delle risposte che cercava.
Si sedette sul pavimento e prese ad analizzare le nuove informazioni acquisite.
Era di nuovo il tramonto, quando si decise a ripartire e a riaccendere il telefono.
Il suono degli sms in entrata arrivo’ a rompere il silenzio nella stanza.

PER FAVORE, FIGLIO. NON INTENDEVO FARTI ARRABBIARE. MH

SPERO TUTTO BENE. SENTI, SE HAI BISOGNO, CHIAMA. SONO CONTENTO CHE MOLLY SIA CON TE. JW

MOLLY E’ RIENTRATA A CASA. CHE DIAVOLO E’ SUCCESSO? JW

PER FAVORE, FATTI SENTIRE. SONO PREOCCUPATO. PER ENTRAMBI. JW

SHERLOCK. CHIAMA! JW

MOLLY HA FINALMENTE SMESSO DI PIANGERE. SEI UN VERO IDIOTA. JW
 
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: yllel