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Autore: BigEyes    16/08/2012    2 recensioni
(SECONDO CAPITOLO DELLA SERIE: IN THE NAME OF JESUS)
La ragazza si voltò di scatto asciugandosi in fretta la lacrima col dorso della mano. Sentì rumore di passi.
- Lucia sei tu? – domandò, guardando l’interno del soggiorno al buio – Heliu non fare questi scherzi..- continuò, attraversata dall’adrenalina. Deglutì mentre si voltava verso il mare.
Ma di fronte si trovò un ragazzo, appoggiato al balcone con la schiena, con braccia e gambe incrociate
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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Dobbiamo liberarlo,- disse Lucia, guardando David - lo libereremo vero? -  muovendo lo sguardo verso Heliu con occhi lucidi imploranti, strattonandolo per la maglia.
Il ragazzo non muoveva un muscolo, teneva i denti stretti, fissando lo sguardo al pavimento rigato di sangue. Quell’odore metallico gli mandava input bestiali: voleva fare a loro quel che avrebbero voluto fare a quel ragazzo e alla sua famiglia.
Ormai era sotto l’effetto del luogo: odio, violenza e sangue era un mix micidiale per un cuore che aveva sempre lottato contro tutto questo.
Gli occhi sbarrati della ragazza lo inondavano di timore e, strinte le braccia della giovane, la spostò di scatto dalla sua visuale. Lucia barcollò, rimanendo a bocca aperta: Heliu non si era mai comportato così.
Si accarezzò le braccia, dove le mani del ragazzo avevano lasciato il segno rosso.
 
L’adrenalina gli correva lungo le vene mentre  prendeva il pugnale. Iniziò a tagliare le corde sudice di sangue, che tenevano il ragazzo legato all’ara.
Mentre tagliava freneticamente quelle corde, Lucia sentiva i suoi singhiozzi e vedeva le gocce delle lacrime trasparenti che si mescolavano al sangue rosso dell’altare.
Capì a quel punto che quell’inferno gli aveva spezzato l’anima e lentamente tutti i pezzettini stavano cadendo insieme a quelle perle. Lucia non aveva mai visto un ragazzo piangere e gemere in quel modo straziante.
 
 Il pensiero che lo affliggeva era che quel ragazzo avrebbe dovuto fare le sue esperienze con i suoi genitori, che lo avrebbero consigliato e corretto. Doveva  giocare a calcio col padre, parlargli delle ragazze, proteggere ed onorare la madre: tutto quello che lui non era riuscito a fare e che aveva sempre rimpianto.
Heliu non aveva affatto dei bei ricordi della sua infanzia e non ne aveva della sua adolescenza. Il padre, fin da quando era piccolo, tornava a casa ubriaco e picchiava la madre: quando era di buon umore la feriva solo con le mani. Il bambino assisteva alle scene sempre rintanato in un angolo.
“Quella bestia” , come lo aveva sempre definito, una notte gli uccise la madre e poi scappò, per suicidarsi, nella notte di un lontano 31 ottobre.
 
David aveva un padre vero e una madre vera che probabilmente lo stavano cercando e bramavano il suo ritorno a casa. Quei demoni non sarebbero riusciti nel loro intento, perché lui aveva vinto il suo passato, e forte di questa vittoria era cresciuto nel coraggio e nella fede. Quel coraggio ora lo spingeva a liberare il ragazzo.
Ma mentre le braccia di Heliu continuavano a tagliare, Lucia trasalì alla vista di un’ombra che si stava materializzando dietro la schiena del ragazzo.
-          He…Heliu – balbettò Lucia, portando le mani alla bocca.
Heliu alzò di scatto la testa dal suo lavoro, la guardò ad occhi spalancati, seguì il suo sguardo angoscioso, si girò e si vide sovrastato da un ombra nera, molto più alta di lui. Inspirò rimanendo un secondo senza fiato. L’ombra lentamente si abbassò verso di lui, mentre Heliu stringeva i pugni e guardava il nulla. Lucia, stringendo tra i palmi la croce bronzea, pregava silenziosamente ad occhi chiusi, tremante.
Quell’ombra si dissolse in una nube nera e al suo posto comparve una donna incappucciata di nero e rivestita di un mantello lucido del medesimo colore. I suoi capelli corvini le arrivavano ai fianchi.
Heliu accigliò lo sguardo, socchiuse gli occhi e vide una coroncina d’oro scintillante che le usciva dal cappuccio.
Lucia aprì gli occhi, vedendolo incolume, fece un sospiro di sollievo e corse a stringere il braccio dell’amico. Un braccio dai bicipiti tesi.
La ragazza guardò i suoi occhi torvi, socchiuse le labbra per dirgli qualcosa ma le richiuse subito dopo.  Gli sfiorò il braccio, l’avambraccio, fino ad arrivare delicatamente al polso.
Heliu al suo tocco sentì dei brividi di piacere lungo il corpo. Lei gli strinse la mano chiusa a pugno, che si aprì lasciando avvolgere le sue dita sottili a quelle di lui.
Lui rilassò i muscoli del viso e  si girò verso la ragazza che gli si  era appoggiata con la testa dorata alla spalla.   
 
Intanto Joshua ed Ariel, camminavano l’uno accanto all’altra, seguendo Acab, che voleva aiutarli ad uscire da quell’incubo.
Il corridoio era stretto e la mano destra di Ariel sfiorava, camminando, quella sinistra di Joshua. Inaspettatamente, lei sentì il braccio robusto del ragazzo sulle spalle e, dopo un largo sorriso, fatto fissando gli occhi verdi del giovane, si appoggiò al suo cuore che sentiva battere velocemente.
 
-          Give me… of the peace and joy in your mind…- iniziò a canticchiare in falsetto Acab, mentre camminava a testa alta e con le mani dentro le tasche. Joshua corrugò la fronte in una smorfia di fastidio nel sentire la sua voce.
-          Ti piacciono i Muse? –domandò Ariel con gli occhi che le brillavano.
Joshua sbuffò quando vide che la giovane si incuriosì tanto da voler staccarsi dal suo braccio e affiancarsi ad Acab.
-          No – rispose l’adepto con tono distaccato, mentre Ariel alzò il mento per guardarlo negli occhi.
-          E come fai a sapere le parole? – gli domandò alzando un sopracciglio.
-          Ariel… – la richiamò Joshua sorridendo di sbieco, mettendosi le braccia dietro la nuca -Può essere che l’abbia sentita in superficie, mentre accalappiava qualche ragazza ingenua.
-          No…- intervenne Acab, continuando a camminare senza guardarlo – noi qui ascoltiamo solo cantanti che fanno parte del team e\o che dicono cose blasfeme – continuò l’adepto – vedi Ariel – prendendola dal fianco e  avvicinandosela – conosco i Muse perché vanno contro alcuni nostri, diciamo cosi…metodi. –ghignò lui, guardando gli occhi nocciola della ragazza – questa canzone mi piace perché mi identifica.-concluse poi.
Ariel allora, storcendo le labbra con aria pensosa, cercava di tradurre le parole. Joshua le poggiò una mano sulla spalla e la tirò verso di sé, fissando Acab con sguardo truce.
-          Ariel – disse Joshua con voce severa –ti ricordo – si avvicinò al suo orecchio – che stai  parlando con Acab, - le bisbigliò – non con un ragazzo come tanti.
-          Si Ariel – intervenne Acab guardandoli con sguardo torvo, poggiandosi con la spalla alla parete, incrociando le braccia al petto – non ascoltare un cattivo ragazzo, che vi ha aiutato ad uscire e che vi sta conducendo fuori da questo inferno! – esclamò adirato.
“ Perché” pensò”perché non si fidano di me?”
-          Questa poi…  - iniziò a dire Joshua, mettendo le mani ai fianchi- è da vedere! – accigliò lo sguardo mentre si avvicinava all’adepto, stringendo i pugni, tendendo i muscoli, pronto alla rissa.
-          Cosa c’è ragazzino – ghignò Acab – il tuo orgoglio non mi pare che si sia affievolito, questa esperienza non avrebbe dovuto placarti i bollenti spiriti?
-          Dimmi la verità – ribatté Joshua senza rispondere –ci stai facendo girare in tondo così che i tuoi sottoposti abbiano il tempo- lo prese per la camicia –di tenderci un’ imboscata, non è così? – lo tirò bruscamente a sé.
-          Dimmi …- cominciò Acab, spingendolo verso la ragazza, che leggermente si spostò portando le mani alla schiena di Joshua, guardando attonita la loro discussione. –qual è quell’uomo che è uscito facilmente dal mondo dell’occulto? Aspetta – si fermò – non c’è, non c’è un uomo che sia uscito da questo mondo con facilità! – esclamò con voce severa. – tutti i traditori sono stati uccisi poco dopo –iniziò a respirare spasmodicamente- chi solo ha osato pensarci, ancora sta gemendo per le torture subite.
Ariel fu attraversata da un brivido gelido, si strinse le braccia al petto e si accostò a Joshua. –voi – continuò con la bocca secca – siete degli eletti –fissò Joshua cambiare espressione: rilassò i muscoli e il viso. – tu Ariel – spostò lo sguardo languido verso di lei -sei un angelo mandato da Dio per redimermi- disse portando la mano sul cuore, con occhi lucidi. – eh –rise abbassando il volto – tu Joshua, non sai come ti invidio. – lo rialzò sorridendo di sbieco – hai un Signore misericordioso, che nonostante tutto ti perdonerà. – inspirò – io probabilmente tornerò alla mia solita vita o peggio – deglutì – sarò torturato per avervi aiutato.
Le lacrime rigarono il viso di Ariel e mentre Acab le mostrava le spalle iniziando a camminare, lei gli si buttò alla schiena, stringendo le mani sui suoi freddi pettorali.
 
Acab si sentì accaldato, di nuovo. Sfiorò le sue mani e le strinse riuscendo a provare, di nuovo, quella sensazione alla bocca dello stomaco.
- Acab tu sarai con noi. – disse Ariel stringendo il suo corpo a quello dell’adepto –Dio si fa trovare da coloro che lo cercano. Credilo!
  
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