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Autore: sophie_85    02/03/2007    3 recensioni
--- EPILOGO PUBBLICATO ---
Ho provato a scrivere un ipotetico 7° libro, dato che la storia è stata scritta prima della sua uscita. E' la storia dei Harry&co. al settimo anno, passando dall'evoluzione dei loro rapporti, ad una fase più d'azione fino allo scontro finale con Voldemort. Diciamo che seguo le linee generali dei libri di zia Jo, quindi la mia storia parte con Harry dai Dursley, poi va alla Tana, e infine a scuola. La prima parte della storia è più tranquilla e romantica, mentre nella seconda parte entra in gioco l'avventura, con la ricomparsa di Piton, Malfoy e Voldemort.
Chiedo scusa se a volte i personaggi potrebbero acquisire una lieve sfumatura OOC, ma ho cercato comunque di mantenere personaggi e trama il più possibile legati a quelli di JKR, e... Spero vi piaccia! ps: il titolo con cui avevo iniziato a pubblicarla era "Harry Potter e..." e la maggiorparte delle recensioni sonon andate perse quando ho ricominciato a postarla di nuovo dall'inizio, chiedo scusa a tutti per questo.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Dalla busta appena aperta, la voce stranamente severa della signora Weasley rimbombò per tutta la stanza:
 
Harry James Potter! Non mi hai lasciato altra scelta! Ti avevo avvertito nell’altra lettera e devo dire che a volte sai essere testardo come un mulo! Ti veniamo a prendere, che tu lo voglia o no! Hai promesso di esserci al matrimonio di Bill e, cascasse il mondo, ci sarai! Arthur sarà lì tra breve, sempre che non si perda di nuovo con quei maledetti mezzi di trasporto babbani! Prepara il baule senza fare storie!
 
Poi con un tono più dolce, aggiunse
 
 Per il vestito non preoccuparti, Harry caro. Appena arrivi lo compreremo insieme!
 
E così come aveva iniziato, la busta si afflosciò a terra, e ridivenne quieta come niente fosse.
Negli ultimi tempi Harry era così perso nei suoi pensieri che si era completamente dimenticato del matrimonio di Fleur e Billy. Forse aveva decisamente superato il limite, almeno a qualche lettera avrebbe potuto rispondere. Doveva assolutamente farsi perdonare. Improvvisamente la porta della sua cameretta si spalancò, rilevando una zia Petunia alquanto alterata.
 
Oh-oh, mi mancava un’altra sgridata, oggi
 
“Zia Petunia, non dovevi fare la spesa?” disse Harry cercando di assumere l’aria più innocente e candida che possedeva.
“Ragazzo, che cosa ti avevo detto? NIENTE STRANEZZE IN QUESTA CASA! Pensa che figura se i vicini hanno sentito…” E a queste parole iniziò a guardarsi intorno sospettosa, come se qualcuno si fosse appostato per fotografare eventuali scene scabrose. Poi osservando la busta che stava in terra, ormai innocua, aggiunse “Ti hanno mandato una di quelle maledette cose urlanti… perché? Viene qualcun altro dei tuoi strambi amici qui? Non li voglio in questa casa, è chiaro!?”
“Sì, zia. Viene il padre di Ron, il signore che l’altra volta ti ha distrutto mezzo salotto.” Zia Petunia fremette, arricciando il naso con aria disgustata; prima che potesse ribellarsi, Harry aggiunse “Non preoccuparti. Mi passa a prendere con normali mezzi di trasporto, e poi molto probabilmente non mi vedrai più, quindi devi sopportare quest’ultima volta e poi niente più gente bizzarra in questa casa, contenta?”
“Grazie al cielo!” Sospirò, come liberata da un peso. Poi guardandolo fisso aggiunse. “E perché non tornerai più? Chi mi assicura che non verrai ancora qui? Infondo sei sempre tornato, lamentandoti anche, ingrato che non sei altro…”
Harry respirò a fondo prima di rispondere e, sorprendendo anche se stesso, rispose con una calma invidiabile. “Come ben sai, nel mondo dei maghi io quest’anno divento maggiorenne, e la protezione che mi madre mi ha fornito verrà a cadere. Sarei un pericolo per voi e per me restando qui. Sarò più al sicuro a casa del mio padrino. E poi può darsi che neanche ci arrivi al prossimo anno… potrei morire nel tentativo di sconfiggere Voldemort, chi lo sa.” E mentre diceva queste parole, iniziò a preparare i bagagli.
Zia Petunia fece per andarsene, ma poi d’un tratto si bloccò; rimase a fissare la maniglia per qualche attimo prima di voltarsi verso Harry e, quasi in un sussurro, dire “Tu non devi morire.”
Harry sgranò gl’occhi dalla sorpresa. Per un attimo penso di aver capito male e chiese “Come scusa?”
“Hai sentito bene. Non devi morire.” Ripeté, questa volta infastidita. “Tu pensi che io odiassi mia sorella, ma non è così. Le ho sempre voluto bene, nonostante il modo in cui la trattavo. Gliene ho sempre voluto. Aveva scelto di abbandonare il nostro mondo, per dedicarsi a tutte quelle cose strane, e non faceva altro che parlare di Hogwarts di là, Potter di qua…” Petunia, mentre parlava, sembrò invecchiare di colpo, e un’amarezza dal sapore antico sembrava impregnare ogni sua parola. “Ormai la vedevo pochissimo e mano a mano riversavo su di lei, le poche volte che riuscivo a vederla, la mia gelosia per quel mondo a cui io non appartenevo. Poi quando ho saputo cosa era successo…” Chiuse gli occhi un istante. Harry non aveva mai visto sua zia in quello stato. Forse solo quando aveva saputo che i Dissennatori avevano attaccato il suo Duddley. All’improvviso Petunia riprese a parlare con un tono più deciso, quasi a cancellare i ricordi appena evocati. “Ti ho accettato in questa casa perché volevo bene a mia sorella, ma rappresenti tutto ciò che me l’ha portata via, per non parlare del fatto che sei la copia sputata di tuo padre… Lei si è sacrificata per te! Tu non devi morire, è chiaro?”
Harry, ancora confuso, si avvicinò lentamente a sua zia e guardandola negli occhi le chiese quello che da ormai sei anni a questa parte non aveva mai avuto il coraggio di chiedere.
“Ma se amavi tua sorella, perché mi hai trattato in questo modo, tutti questi anni. Solo perché assomiglio a mio padre? Solo perché sono un mago? Credi che se avessi potuto scegliere, non avrei preferito morire io al suo posto?! Ero solo un bambino, dannazione, ero in fasce! Non puoi dare a me la colpa della sua morte!”
Improvvisamente, Harry comprese per la prima volta quelle parole, che tante volte le persone che gli volevano bene avevano pronunciato a lui. Non era la causa della morte di sua madre. Lei aveva voluto sacrificarsi per lui perché l’amava. Nessuno avrebbe potuto impedirglielo, e lui stesso avrebbe fatto altrettanto nella stessa situazione. Per la prima volta dopo tanti anni, sentì il suo cuore farsi più leggero: lui non aveva ucciso sua madre.
Intanto Petunia lo guardò con un’espressione tremendamente triste negli occhi. “Io non ti incolpo della sua morte,” voltandogli le spalle continuò quasi in un sussurro. “Ma tu non puoi capire, non puoi neanche immaginare quanto sia doloroso vedere in te i suoi occhi… mi dispiace Harry, ma mi è stato molto più facile detestarti, piuttosto che ammettere che non rivedrò mai più i tuoi occhi in quelli di Lily…” Dopo aver girato la maniglia aggiunse chiudendosi poi la porta alle spalle. “Tu non devi morire. Vendica Lily anche per me, ti prego. Uccidi quell’uomo”.
Un silenzio assordante cadde nella stanza e Harry, sconvolto, rimase imbambolato a fissare la porta dietro la quale era scomparsa sua zia.
Improvvisamente il suono del campanello lo ridestò.
 
Cavolo, è già arrivato il signor Weasley!
 
E dopo aver dato uno sguardo sconsolato alla stanza ancora totalmente in disordine, scese di corsa le scale.
“Non mi fa entrare, signora Dursley?” Arthur Weasley con il suo sorriso più smagliante, anche se un po’ tirato, stava fermo sulla soglia di casa, stranamente vestito in modo molto più babbano del solito con un bel completo giacca e cravatta, il cui colore però aveva un contrasto non proprio felice con i suoi capelli rossi, marchio Weasley.
“La faccio passare solo perché è vestito in maniera decente, e perché finalmente si porterà via, una volta per tutte, quell’ingrato di mio nipote!”
 
Questa donna non cambierà mai…
 
“Ragazzo, vedi di far sparire tutta la tua robaccia magica dalla tua camera, intesi? Io vado a fare la spesa, quando torno non voglio trovarvi qui, è chiaro? E di al tuo amico,” Dando un’occhiataccia di traverso al povero signor Weasley “Di non sporcare in giro…”
 
Mica è un cane
 
“Sì zia, non preoccuparti, quando tornerai sarà tutto in ordine. Salutami zio Vernon e Dudley. E… farò il possibile per mantenere la promessa.”
Zia Petunia, prima di chiudere la porta, fissò intensamente il nipote, forse per l’ultima volta.
Rimasti soli, Arthur riprese a parlare liberamente. “Devo dire che tua zia mi mette uno strano senso di soggezione, non so perché. Comunque ti trovo in gran forma Harry, anche se hai due occhiaie da far paura.”
“Già, non ho dormito molto ultimamente. In ogni caso sono davvero contento di rivederla, signor Weasley.”
“Anche io, ragazzo.” Harry e il signor Weasley si scambiarono un sorriso sincero. “Dove hai il baule, Harry? Dobbiamo sbrigarci, altrimenti Molly chi la sente.”
“Ehm…” Harry arrossì lievemente e condusse il signor Weasley al piano superiore, nella sua stanza. Appena aperta la porta, uno spettacolo non proprio decente si parò davanti a Arthur e Harry: la camera era piena di cartacce, calzini sporchi qua e la, e magliette spiegazzate negl’angoli. Il baule, aperto, troneggiava in un angolo della stanza, lasciando in bella mostra una moltitudine di oggetti messi a mo’ di insalata mista. Inutile commentare la gabbia di Edvige.
“Mi dispiace signor Weasley, ma non ho avuto molto tempo per riordinare…”
“Vedo. Sembra la stanza di Fred e Gorge!” Sorridendo, il signor Weasley, estrasse la sua bacchetta dal taschino interno della giacca del vestito, e disse forte “Gratta e netta”. In pochi minuti, tutte le cose di Harry erano state riposte ordinatamente nel baule, la gabbia di Edvige fu pulita, e la stanza riassunse un’aria di civiltà. “Molly riesce a dare anche quel particolare odore di pulito, non so come diavolo fa…” E, ancora pensieroso, tirò fuori dal taschino della giacca un elegante fazzoletto di seta, porgendone un capo ad Harry che l’afferrò. “E’ una passaporta? Credevo saremmo tornati col treno, la signora Weasley aveva detto che…”
“Sì, io ho provato a dirglielo che il viaggio sarebbe stato più interessante, con tutti quei babbani... ma lei ha insistito che per te sarebbe stato troppo pericoloso. Tieni stretta la gabbia di Edvige e il baule, mi raccomando, e ora andiamo”.
Harry sentì la consueta forza che lo tirava dall’ombelico in un vortice, e in men che non si dica, si ritrovarono all’ingresso della Tana.
C’erano dei rumori provenienti dalla cucina e Arthur disse “Sicuramente Molly e Fleur staranno ancora bisticciando per decidere il menù. Tu Harry, se vuoi, vai a salutare Ron e Hermione, io intanto porto le tue cose di sopra.”
“Anche Hermione è già arrivata?”
“Sì, in realtà è venuta quasi subito dopo la chiusura di Hogwarts. Ad ogni modo dovrebbero essere entrambi in giardino, prova a cercarli lì.”
“Lo farò, la ringrazio signor Weasley.”
“Figurati! Locomotor baule.” e il signor Weasley sparì sulle scale, seguito dal baule di Harry.
 
Harry uscì di casa, fece il giro ed arrivò nel giardino di casa Weasley. Preferì evitare di passare per la cucina anche per via degli inquietanti rumori che provenivano dall’interno. Prima voleva assolutamente scusarsi con Ron ed Hermione, e poi avrebbe salutato il resto della famiglia.
Il giardino aveva un aspetto insolito: tra le varie cose ed oggetti poco identificabili che lo ingombravano, in un angolo erano ammassate tante sedie bianche e centralmente era stato posizionato un bellissimo gazebo bianco, con a lato piante rampicanti e bellissimi fiori.
In tutto quel caos non riusciva ad individuare nessuno dei suoi amici, quando all’improvviso in un angolino nascosto, vide una figura china che scribacchiava velocemente. Era Hermione, naturalmente. Si avvicinò piano, e le coprì gli occhi con le mani.
“Dai smettila, Ron…”
“Mi dispiace signorina So-tutto-io, questa volta è in errore!”
“Harry!”
“Indovinato!”
Hermione si alzò di scattò e abbracciò forte l’amico, che non vedeva ormai da quando si erano lasciati alla stazione di King’s Cross.
“HARRY! Ma quando sei arrivato?” La voce proveniva da un mucchio di sedie bianche che, dondolando pericolosamente, si stava avvicinando verso di loro.
“Ma perché non usi la magia? Ormai sei maggiorenne.” Hermione estrasse la bacchetta e con un movimento elegante disse chiaro “Wingardium leviosa” e le sedie levitarono fino a quelle che già erano ammassate dall’altro lato del giardino. Da dietro le sedie emerse Ron, sempre più alto e con un sorriso enorme stampato in faccia “Hai ragione Hermione, come sempre del resto”.
“Quasi sempre.” Harry fece un occhiolino ad Hermione che per tutta risposta, gli fece una buffa smorfia.
“Allora amico, come stai?” disse Ron abbracciandolo fraternamente. “Perché non ti sei fatto sentire per tutta l’estate?”
Hermione che evidentemente, felice di rivedere l’amico, si era dimenticata di questo ‘piccolo’ particolare, lanciò un’occhiata assassina a Harry “Tu! Credevi di avermi distratto e averla fatta franca, ma mica te la cavi così… Ora devi spiegarci perché ci hai ignorati in questa maniera! Lo so che era un momento difficile, ma non hai pensato che i tuoi amici potessero essere preoccupati per te, e non azzardarti a sfogarti su di noi anche quest’anno, altrimenti te la vedrai con me, e se credi…”
“Ehi, Hermione, calma, calma…” disse Harry sorridendo e cercando di placare l’amica, tenendo le mani in alto. “Dai, entriamo e vi racconto tutto, ok? Basta che mi prometti che non mi schianti!”
“Ok!” Hermione sorrise placandosi un pochino ed insieme entrarono in casa.
Hermione e Ron si accomodarono sul divano del soggiorno, davanti al caminetto spento, mentre Harry si sedette su una poltrona, come erano soliti fare anche ad Hogwarts.
“Allora… come giustifica la sua reticenza nella corrispondenza, signor Potter?” disse con fare accusatorio Ron, puntandogli contro il dito e assomigliando paurosamente alla McGrannitt.
“Ehm… diciamo che volevo stare solo… lo so che può sembrare banale come scusa, ma davvero, avevo bisogno di assimilare quanto è successo, e cercare di superarlo.” Harry abbassò lo sguardo. “Vedete, non volevo che succedesse come quando morì Sirius. Quando leggevo le vostre lettere, so che volevate solo consolarmi, ma mi saliva una rabbia incontrollabile. Mi sentivo compatito, anche se non era così. E invece di cercare di superare il dolore preferivo piangermi addosso, dicendomi che voi non potevate capire quanto io in realtà soffrissi…”  Mentre parlava, Hermione gli posò una mano gentile sulla sua, in segno d’affetto. “Usavo le vostre lettere come sfogo al mio dolore, che poi ho trasformato in rabbia ingiustificata verso di voi, quando ci siamo rivisti. Non volevo che succedesse nuovamente.”
“E questa volta sei riuscito a incanalare meglio il tuo dolore?” disse Hermione con un sorriso furbetto.
“Sì, Remus mi è stato di grande aiuto.” Il sorriso di Hermione si allargò. “…Ehi! Aspetta un attimo! Tu cos’hai da ridacchiare a quella maniera?”
“Beh, ecco… quando ho visto che non rispondevi alle nostre lettere, ho pensato che magari al professor Lupin avresti risposto.” disse Hermione con un’aria molto vaga.
“Mmm… non me la racconti giusta! Come facevi a sapere che Lupin mi avrebbe scritto?” Hermione alzò le spalle. “Intuito?”
“Tanto prima o poi scoprirò cosa nascondi! Ma raccontatemi qualcosa voi! Che avete fatto questa estate?”
Ron, che aveva appena messo in bocca una caramella Tutti i Gusti+1 iniziò a tossire in maniera preoccupante, mentre Hermione arrossendo lievemente mormorò. “Ehm… quest’anno sono venuta un po’ prima, sai? Perché i miei sono andati in Italia per una seconda luna di miele e mi hanno lasciato alla Tana, tutto qui! E tu, invece, com’è andata dai Dursley?”
 
Non mi freghi, mia cara…
 
“Insulti e pasti da far invidia alla miglior cucina macrobiotica, il solito. Ma Hermione…” Le prese una ciocca di capelli e la fece scorrere tra le dita. “Cosa hai fatto hai capelli? A parte che sono più lunghi, ma sono anche più luminosi e morbidi…” Si avvicinò alla ciocca e respirò a fondo, e guardandola dritto negli occhi le sussurrò quasi all’orecchio. “…Mmm… sanno di cocco! Sono bellissimi.” Le scoccò un’occhiata maliziosa.
Ron iniziò ad agitarsi sul divano, borbottando qualcosa contro i peli di Grattastinchi, e Hermione che era visibilmente confusa dal comportamento dell’amico, arrossì lievemente.
“Gr-grazie Harry… E’ che mi sono fatta convincere da Lavanda ad usare un balsamo che mi aveva regalato per il mio compleanno.”
“Ah! E’ un consiglio di Lavanda! Mi fa piacere che siete rimaste amiche nonostante tu e Ron vi siate messi insieme.”
A quelle parole Hermione assunse la stessa identica sfumatura dei capelli di Ron, il quale si stava strozzando nuovamente con l’ennesima caramella. Dopo aver scongiurato il soffocamento, guardò l’amico e disse con aria stralunata. “Ma tu come...?”
Harry assunse un’espressione sorniona. “Ehi, ma mi avete preso per scemo? Anche Tiger e Goyle se ne sarebbero accorti. A parte tutte le scenate di gelosia che vi siete fatti l’altr’anno, le tue lettere che arrivavano in perfetto sincronismo con quelle di Hermione; tutta l’estate da soli… Il cambiamento repentino di discorso di Hermione prima… E poi quando ho visto l’espressione che hai fatto quando lei mi ha stretto la mano poco fa mi ha dato la conferma dei mie sospetti! Come prova finale, dovevi vedere la tua faccia quando mi sono messo a giocherellare con i suoi capelli, per un attimo ho pensato che ti saresti alzato e mi avresti tirato un pugno! Devi stare più tranquillo, amico, in fondo sono io, no? Non ti facevo così geloso.” E iniziò a ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi, seguito da una Hermione alquanto divertita che disse: “Non ti facevo così attento ai particolari, Harry!”
“E io che ci sono cascato con tutte le scarpe…” Ron lanciò un’occhiata offesa all’amico e alla sua ragazza, che ancora sghignazzavano. “Se, se… ridi, ridi, tu ci scherzi! Mi stavo per alzare sul serio, sai? Da quando in qua sai fare così bene il cascamorto con le ragazze, tu?” e assunse un’espressione imbronciata molto buffa.
“Eh… se avessi dovuto fare sul serio i complimenti ad una sconosciuta, lo sia che figura meschina avrei fatto! Ho ancora gli incubi per il Ballo del Ceppo!”
“A chi lo dici, amico!”
Hermione si girò di scatto verso Harry. “Ma come se avessi dovuto fare sul serio? Vuoi dire che in realtà non ti piacciono i miei capelli? Mi hai presa in giro!”
“Ma no, che dici! Sono davvero belli, ti stanno bene così lunghi. E poi il cocco è il mio frutto preferito…”
“Ma la vuoi piantare?! Guarda che mi alzo sul serio!” Tra il serio e il divertito, Ron tirò verso di sé la sua ragazza e scoppiarono a ridere tutti e tre insieme.
Improvvisamente l’attenzione di Harry fu attirata da qualcosa, smise di ridere, e con immensa sorpresa dei suoi due amici, si alzò. Ron ed Hermione ebbero appena il tempo di intravedere una figura salire quasi di corsa le scale e Harry seguirla a ruota.
“Non avremmo dovuto fermarlo? Non so se è ancora pronta per affrontarlo…” Ron mise un braccio intorno alle spalle di Hermione, e lei si accoccolò contro il suo petto.
“Non preoccuparti Herm, mia sorella è una tosta; ricordati che è una Weasley, e poi sono sicuro che Harry saprà gestire la cosa nel modo migliore. E’ molto più bravo di me in certe cose.”
“Beh, questo è sicuro.”
“Che vorresti dire, Herm?” La guardò con lo stesso broncio che aveva prima.
“Dai, Ron… non tentare di negare l’evidenza! Tu hai una delicatezza di un ippogrifo imbufalito quando si tratta di sentimenti.”
“Forse hai ragione tu amore, come sempre.” disse Ron facendogli una smorfia.
“Come sempre.” ripeté lei imitandolo. Poi lo guardò dolcemente e gli diede un piccolo bacio a fior di labbra.

 

 

 

 

Note dell'autrice: Avete ragione, ragazzi. Forse non è stata un'idea brillantissima, ma questa è la mia prima fanfiction, e visto che stranamente (contrariamente a tutto quello che faccio) mi è piaciuta, ci tenevo a renderla il migliore possibile! Vi giuro che posterò tutto il frettissima ^_^ tipo un giorno si e uno no, o comunque ogni volta che o tempo.

Vi ringrazio ancora per avermi seguito con tanto affetto. Mi avete dato la forza di arrivare fino alla fine ^_^. Grazie.

 

Per i miei nuovissimi recensori, voglio mandare un abbraccio sincero... :) trovare un commento dopo tanto lavoro, fa davvero piacere!!!!

Al prossimo capitolo ;) Sophie

   
 
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