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Autore: Fegele    19/08/2012    12 recensioni
[Post-Movie]
Era sempre stato terrorizzato dalla possibilità che la sua bambina gli somigliasse e, al contempo, l'idea di tenere tra le braccia il ritratto in piccolo di suo fratello gli era insopportabile.
"Mi ami?" Eppure, quando aveva visto gli occhi di Thor su quel piccolo viso paffuto tanto simile al proprio, Loki aveva solo pensato che non vi potesse essere niente di più giusto, niente di altrettanto perfetto nell'intero universo. "Sì."
"La ami?" Ma a Thor questo non lo avrebbe mai detto, come non avrebbe mai ammesso che, alla fine, era stato lui l'artefice di quella felicità che non avrebbero mai potuto vivere insieme. Perché era troppo tardi. "Sì"
Come non avrebbe mai ammesso che ogni volta che sentiva sua figlia piangere, gli sembrava quasi di sentire il se stesso bambino.
"Allora portala a casa e dimenticati di me."
[Thor x Loki] [Tony x Steve, secondaria]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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IV


A differenza di Thor, Loki decise che era molto più facile imparare a parlare che camminare. Ad appena tre mesi dalla fine della guerra aveva cominciato a balbettare le sue prime sillabe, senza, però, tirarne fuori ancora nulla di riconoscibile. Quel poco, però, aveva convinto Thor che, se fosse stato abbastanza paziente e avesse passato tutte le ore del giorno e ripetere al fratellino il proprio nome, forse Loki avrebbe imparato a pronunciarlo. Frigga lo lasciava fare, cercando di non ridere apertamente degli ingenui tentativi del suo bambino. "Thor…” Disse lentamente il maggiore dei due principi, mentre Loki se ne stava seduto davanti a lui esaminando con estrema cura un pupazzo su cui Thor aveva già messo le mani anni prima, “Loki, guarda…”
Loki non guardò proprio niente.
“Thor! Su, Thor!”
Per tutta risposta, Loki si voltò nella direzione opposta, “mama…”
Frigga alzò gli occhi immediatamente.
“No! No mamma, Thor! Thor!”
“Mama!” Ripeté il bambino più piccolo con maggior convinzione sventolando una manina nella direzione della donna che, quasi inconsciamente, s’inginocchiò accanto ai due bambini sollevando il più piccolo per stringerlo al petto, “amore mio…” Mormorò commossa baciando una delle guance morbide di Loki che la fissò con quegli occhi verdi perennemente accesi di curiosità, “sì, sono la tua mamma, bambino mio.”
E il sollievo, la gioia di sapere che il suo piccolo Loki la considerava tale, furono tanto grandi che Frigga non si accorse minimamente del broncio di disapprovazione stampato sul viso di Thor.
Il nome del suo fratellone fu la seconda parola che Loki imparò a pronunciare.


“E quella cos’è?” L’espressione scandalizzata di Steve aveva dell’incredibile.
“Non si vede?” Replicò Tony con un gran sorriso orgoglioso.
“Io vorrei tanto sapere dove lo trovi il coraggio di definirla una culla,” commentò Natasha scuotendo appena la testa. Bruce inarcò un sopracciglio, “quella è la culla?”
“No, non lo è! È il cesto del bucato, quello!” Esclamò Steve lanciando un’occhiata velenosa al così detto genio alla sua destra. “Sì, con un materassino per neonati sensibile ai cambiamenti del ritmo respiratorio che, in caso di emergenze, mette in allarme immediatamente JARVIS e di conseguenza noi. È leggero, piccolo e anche portatile! Considerando che il papà ha un metro quadro di stanza e la principessina è una passeggera clandestina che non deve troppo nell’occhio, può andare.”
Steve roteò gli occhi, “Thor, digli qualcosa!”
Ma il semi-dio in questione era troppo occupato a sorridere all’indirizzo della neonata addormentata nell’ex cesto del bucato, “hai parlato?” Chiese con l’espressione confusa di chi è appena stato strappato da un sogno ad occhi aperti. “Se papà non si fa problemi, vedi di farti passare i tuoi,” consigliò Tony dando una sonora pacca sulla spalla a Steve che sibilò qualche insulto a denti stretti.
“In quanto a te, papà,” continuò rivolgendosi a Thor, “non è mia intenzione strapparti dallo stato di beatitudine in cui sei caduto, ma quali sono le tue intenzioni da qui in poi?”
Thor sospirò profondamente tornando a guardare la bambina, “non possono andare a casa, se è questo che vuoi sapere.”
Natasha fu sul punto di dire qualcosa ma gli sguardi sincronizzati di Steve, Tony e Bruce la zittirono.
“Devo prima risolvere tutti i conti in sospeso che ho con mio fratello.”
“Qualcosa mi dice che possiamo anche metterci comodi,” commentò Tony con aria scoraggiata, “in tutta sincerità, non vedo come tu possa migliorare la situazione.”
“Non posso,” ammise Thor e gli costò dirlo più di quanto non diede a vedere, “Loki ha commesso dei crimini per cui deve pagare, non lo nego e non lo negherò mai.”
“Ma?”
“Ma voglio perlomeno assicurarmi che, una volta giunti a casa, non faccia o dica nulla per mettere in pericolo la posizione di mia figlia.”
“Mi sembra più che legittimo,” Tony guardò Bruce e Steve che annuirono, “vai da lui, prova a parlargli, cerca di non farti staccare un braccio nel tentativo. Clint si sta assicurando che le telecamere restino spente per evitare che qualcun altro sappia alcunché. Penseremo noi alla principessina, vero Steve?”
Il Capitano annuì ignorando deliberatamente il tono sarcastico del collega.
“Vi ringrazio,” disse Thor con un sorriso appena accennato passando delicatamente due dita sulla testolina di sua figlia, “non starò via a lungo questa volta.”

Loki si era cambiato i vestiti più per sconfiggere la noia che per far felice quell’idiota che andava ancora in giro a spacciarsi per suo fratello. Non sapeva cosa lo facesse stare peggio, se il fatto che quegli stracci appartenessero a Thor o che fossero orribilmente umani. La sua unica consolazione era che l’idiota non era tornato a fargli visita carico dei suoi buoni propositi per almeno tre ore.
Ora ci pensava il silenzio ad ucciderlo dentro.
Quel maledetto silenzio in cui la voce di quel neonato tornava a perseguitarlo, implorandolo senza dire parole, chiamandolo senza pronunciare il suo nome. Si chiese quanto sarebbe durata quell’odiosa sensazione, quanto avrebbe dovuto aspettare prima che la sua mente ed il suo corpo potessero dimenticare. Più di una volta, si era sorpreso con una mano premuta contro il grembo ormai vuoto ed ogni volta, finiva con l’allontanarla come se qualcosa l’avesse scottato. Il silenzio, l’oscurità…
Per un anno ci aveva convissuto cercando d’ignorare gli sguardi schifosi di quegli esseri disgustosi.
E pensare che aveva condiviso quell’inferno con qualcos’altro di vivo, qualcosa che soffriva del suo dolore, qualcosa d’immensamente più fragile di lui, gli faceva venire i conati di vomito. L’idea lo faceva sentire violato tanto quanto il ricordo di quelle mani viscide e ossute che giocavano con il suo corpo, come se non fosse stato altro che una misera cavia nata per compiacere la loro curiosità di esseri inferiori.
In fondo, il pensiero lo fece sorridere, esistevano creature che si sarebbero macchiate dei peccati peggiori pur di poter toccare con mano il corpo di un dio.
Ma tu non sei un dio, sei un mostro.
La sua stessa voce lo derise in un angolo non poi così remoto della sua mente, la peggiore delle beffe.
Però su una cosa non hai mentito. Bisogna proprio commettere peccati innominabili per toccare un dio. Tu lo sai, tu sei una di quelle miserabili creature sporcate, tu lo hai fatto!
Che fosse un’altra parte della sua condanna ancora non ufficiale? Sentire la verità parlargli dentro con il suono della sua stessa voce.
Com’è stato toccare un dio, Loki? Com’è stato farti toccare nel modo più intimo e più dolce da qualcosa di tanto irraggiungibile, ineguagliabile?
Strinse gli occhi con forza premendosi le mani contro le orecchie. Se le sarebbe strappate se avesse perso di poco il controllo.
Quale pensi che sia il tuo più grande peccato? Aver fatto l’amore con tuo fratello o col tuo peggior nemico?
“Basta! Stai zitto! Basta!”
Una mano tra i suoi capelli lo fece trasalire dalla paura, dal terrore che la sua perfida coscienza avesse deciso di calpestare la poca lucidità che gli rimaneva per diventare un’illusione fin troppo reale. Ma non c’era nessuna immagine di se stesso accanto a lui, solo Thor. Sempre Thor.
Loki sapeva che, se avesse parlato, la sua voce sarebbe sembrata quella di un moccioso spaventato, per questo si limitò a tacere e a fissare l’altro semi-dio con quanta più indifferenza gli riuscisse di tirar fuori.
Thor ricambiò lo sguardo per un istante interminabile.
Non avrebbe detto nulla di melodrammatico questa volta, a Loki bastò guardarlo per capirlo.
Me l’esitazione, no, quella ancora c’era e il dio del caos l’accolse con un sorrisetto incolore ed uno sbuffo annoiato, in seguito ai quali decise che il muro di fronte a sé era molto più interessante.
Qualunque cosa avesse avuto intenzione di dire, Thor non aveva nulla con cui poterlo vincere a parole. Nulla.
“Volevo solo dirti che hai dato alla luce una bambina.”
Eppure Loki non lo aveva mai sconfitto.
“Abbiamo una figlia.”
Loki non si azzardò a rispondere in alcun modo, solo la scomparsa di quell’insopportabile sorrisetto diede conferma a Thor che lo stava ascoltando e che avrebbe continuato a farlo. “Penso che tu voglia sapere che non c’è niente di strano nel suo aspetto. È sanissima e bellissima e ha appena fatto scoppiare il suo primo temporale… Ha anche fatto… Esplodere il laboratorio, temo abbia già il mio caratteraccio.”
Ancora silenzio.
“Non assomiglia ancora a nessuno in particolare, ma ha tanti capelli neri proprio come i tuoi.”
Loki non sembrava essere minimamente toccato dalla cosa.
Thor sospirò tristemente e Loki s’irrigidì di colpo quando lo sentì premere le labbra contro la sua tempia destra. Un bacio che poteva anche passare per fraterno se Thor non ci avesse messo dentro tutta la gratitudine che, suo malgrado, provava per suo fratello, per l’enorme dono che, per quanto involontariamente, gli aveva fatto. Forse un giorno, prima che fosse troppo tardi, glielo avrebbe detto a parole.
“Nell’ultimo anno ho vissuto solo per riavere te,” confessò voltandosi, “da oggi in poi vivrò anche per rendere felice lei, come non ci sono riuscito con noi due.”
Thor era quasi alla porta quando Loki si decise ad alzare lo sguardo da quel maledetto muro.
“E gli occhi?” Si rese conto di aver proferito parola un secondo troppo tardi.
Thor si voltò quasi spaesato, “cosa?”
“Non mi hai detto di che colore sono i suoi occhi.”
“Non li ha ancora aperti.”


A Steve piacevano i bambini, anche se non aveva avuto mai modo di sperimentarlo sul serio fino a quel giorno. “Non sono solito ripetermi ma… Credo che tu abbia sbagliato mestiere,”  commentò Tony, mentre lo fissava dalla parte opposto della stanza con la schiena appoggiata contro il muro. Steve non si offese, sorrise solo di più alla neonata che se ne stava comodamente accoccolata tra le sue braccia. “Non credevo di riuscire a calmare un neonato  così facilmente,” rispose cullando appena la creaturina addormentata.
“La principessa ci fa scoprire i lati più nascosti di noi stessi!”
“Tu invece non mi sembri così entusiasta all’idea di prenderla in braccio.”
Tony sbuffò, “mocciosi! Rumorosi, maleodoranti e signori del caos. Non fanno per me.”
Steve gli rivolse un sorrisetto, “dimenticavo che i bambini non dovrebbero essere genitori di altri bambini!”
“Ehi!” Tony gli puntò un dito contro, “non giudicare me, quando abbiamo appena fatto partorire un semi-dio in piena crisi adolescenziale di onnipotenza capricciosa.”
“Disse l’uomo con un ego che non passava dalla porta.”
“Te l’ho già detto, Steve! Il sarcasmo lascialo a me!”
La porta della camera si aprì ed entrambi si rilassarono quando Bruce fece capolino dalla porta con un biberon in mano, “Thor non è tornato?”
“Nessun problema, abbiamo mamma Steve!”
“Si è addormentata…” Lo informò il Capitano indicando con un cenno del capo il fagottino tra le sue braccia. “Prima ordina il pranzo e poi si addormenta, è propria figlia di qualcuno che conosciamo,” commentò Tony.
“Hai un effetto calmante, Steven,” commentò Bruce con un mezzo sorriso passando a Tony il biberon pieno.
“Già, Steve! Questo è vero istinto materno!”
“Dillo anche a Thor, quando torna. La bambina non emette un suono in braccio a lui!”
“No, Cap, preferisco vivere.”
Steve si sporse di poco in avanti adagiando la piccola nella culla fatta in casa che Thor aveva spostato sopra il comodino. Era talmente piccola che ci stava senza problemi. “Ecco fatto…” Mormorò avvolgendo per bene la copertina bianca intorno alla piccola, “non dovremmo cambiarle il pannolino?”
“Ce lo farà sapere lei al momento giusto,” rispose Bruce.
“Speriamo lo faccia sapere a Thor, non a noi!” Esclamò Tony disgustato, “potrei costruire un braccio meccanico che…”
“Non ci provare!” Lo interruppe Steve puntandogli un dito contro, “le farebbe male, sicuramente!”
“Io non mi preoccuperei per un braccio meccanico considerando chi le gira attorno!”
“Stai parlando di te, te e te?”
La bambina avvertì la tensione intorno a lei e cominciò a lamentarsi nel sonno. Passò un solo istante, prima che i tre Vendicatori le fossero accanto.
“Biberon?” Domandò Tony agitando l’oggetto in questione.
“Buona idea, Stark, pensaci tu!” Propose Steve.
“Che?”
“Sì, forse dovresti cominciare a socializzare con lei,” Bruce annuì.
“Io non voglio socializzare con Loki junior!”
La piccola emise un versetto acuto e Steve non perse l’occasione per guardare male il collega.
“Va bene! Va bene!” Tony sposto le mani in cinque modi diversi prima di decidersi a sollevare la piccola, la quale immediatamente cominciò a dimenarsi e scalciare, “ecco! È tutta sua madre! Non le piaccio!”
“Ha solo freddo!” Sbuffò Steve raccogliendo la copertina che Tony aveva fatto cadere involontariamente. Anche Bruce dovette intervenire e, alla fine, Tony si ritrovò con una cosina minuscola tra le braccia che strillava come impazzita.
“E ora?”
Steve roteò gli occhi passandogli il biberon che il collega aveva abbandonato vicino al cestino-culla.
“Cerca di sollevarle un po’ la testa,” lo istruì Bruce on gentilezza, “bene, prova ad inclinare il biberon in questo modo… Lei sa già cosa fare.”
 E per fortuna che la piccola sapeva già cosa fare, perché Tony Stark aveva la faccia di qualcuno che non aveva la minima idea di cosa stava facendo. Poi cadde il silenzio e il grande Sark decise che poteva tornare a respirare. “Visto?” Disse Steve con aria vagamente saputa, “si è già calmata, non è vero che non le piaci.”
“Considerando i caratteri dei genitori, è estremamente socievole,” commentò Bruce.
Tony rise appena,“ma quando ti arrabbi sul serio rischiamo la folgorazione, vero Lux?”
Steve e Bruce fissarono Tony Stark presi dalla confusione più totale, il collega ricambiò l’occhiata, “nessuno qui conosce il latino?”
“Un po’,” ammise Bruce, “ma non credo sia una buona idea cominciare a chiamarla con un nome non suo.”
“Lux?” Ripeté Steve, “per quale motivo proporresti questo nome?”
“In latino significa luce. Suo padre è il dio del tuono, è una baby-semi-dea, futura regina di un regno molto molto lontano e l’abbaglio che ci ha fatto prendere in laboratorio penso ve lo ricordiate ancora. Le si addice.”
“Vuoi chiamare luce un brunetta?” Domandò Steve poco convinto.
“Preferisci Blackie?”
“No, ma Lux sarebbe un nome da umana. Credo che nel mondo di Thor abbiano dei nomi significativi che noi nemmeno ci immaginiamo.”
“Tipo Loki? Suvvia, chi chiama un figlio maschio Loki?”
“Be’ in Norvegia e d’intorni forse lo fanno passare come nome mitologico,” ipotizzò democraticamente Bruce. “Sembra il nome di un gatto…” Mormorò Stark con aria schifata.
“Ecco!” Esclamò Steve, “mitologia! Nelle leggende Thor e Loki hanno qualche figlia?”
“Nelle leggende tutti gli dei hanno molti figli con molte cose e persone. Nello specifico, mi sembra che il nostro adorato Loki partorisca qualche bestia tra cui un cavallo ad otto zampe,” Tony guardò con sguardo critico la bambina tra le sue braccia, “Lux assomiglia più ad un micetto.”
L’espressione traumatizzata di Steve era quanto di più comico Tony Stark avesse mai visto e chissà come sarebbe diventata se avesse continuato ad illustrare le sue vaghe conoscenze di mitologia nordica?
In quel mentre, Thor ricomparve sulla soglia con la tipica espressione abbattuta che Loki era bravo a provocargli. “È tornato papà!” Esclamò Tony felice di scaricare l’incombenza del fagotto elettrico a qualcuno di più adatto. Il sorriso tirato con cui Thor prese sua figlia tra le braccia attirò l’attenzione di Steve.
“Non è andata bene,” commentò.
“Non ha praticamente pronunciato parola,” rispose Thor cullando appena la piccola che si lamentava per l’ennesimo spostamento, “sta bene?”
“Abbiamo fatto la pappa, vero Lux?” Disse Tony con un sorrisone che Steve catalogò come imbecille.
“Lux?” Domandò Thor confuso.
“Ignoralo…” Gli consigliò Steve.
“Bene, miei prodi! Credo che sia il nostro turno ora.”
“Turno per cosa?” Domandò Bruce.
“Andiamo a parlare con la mamma, da bravi Vendicatori che non destano sospetti e ignoriamo deliberatamente la questione del nostro pianeta per parlare della principessa.”
“A quale scopo?” Chiese Thor, “non parla con me, perché dovrebbe farlo con voi.”
“Con tutto il rispetto, Thor, penso proprio che sia tu il motivo per cui non parla.”
Steve e Bruce decisero di ascoltare senza interferire.
“Che intendi dire, Stark?”
“Hai tua figlia in braccio, non agitarti o si agita lei,” disse Tony fissando la piccola semi-addormentata tra le braccia del semi-dio, “intendo dire che tu sei il fratello maggiore che dichiara di odiare.  L’aman… L’uom… La persona con cui ha avuto una figlia non programmata. Nella sua testolina incasinata, sei la causa di almeno trequarti delle sue disgrazie e, sinceramente parlando, al posto suo, nemmeno io riuscirei ad intavolare un discorso serio e approfondito con te.”
Thor non replicò, abbassò gli occhi sul faccino roseo della sua bambina pensando ad un modo per smentire le parole di Stark, ma non sembrava conoscerne. Anche in quell’occasione aveva fallito con Loki da ogni punto di vista. Come fratello. Come amante. In ogni modo.
“Che cosa vuoi sentirti dire dal tuo fratellino, capo?” Domandò Tony ma c’era una rara nota di serietà nella sua voce, “comandi tu il gioco.”


Nick Fury vagava per i corridoi a passo di marcia, mosso da un particolare senso d’irrequietudine che era solito preannunciare disastri. Non aveva avuto il tempo di abituarsi all’idea che il pericolo era scampato che qualcuno, sicuramente Stark, aveva fatto esplodere il laboratorio principale proprio nel bel mezzo di una temporale apocalittico che non l’aveva fatti precipitare per il rotto della cuffia. E, nel frattempo, metà dei Vendicatori, compreso quel maledetto di Stark, sembravano essersi dileguati, mentre Thor entrava ed usciva dalla camera di sicurezza in cui era rinchiuso Loki e le uniche telecamere della stanza, se si azzardavano a tenerle accese, erano vigilate a turno dall’agente Romanoff e l’agente Barter, senza che nessuno gli consegnasse un resoconto di quanto i due semi-dei si erano detti.
Che cosa doveva fare per ottenere un rapporto dettagliato ed un interrogatorio decente?
“Buon vecchio Fury…”
Ed eccolo il maledetto!
“Stark!” Ruggì quando quest’ultimo gli comparve davanti senza preavviso, “avete finito di giocare a nascondino tu e tuoi amichetti?”
“Io e chi?” Domandò Tony un pochettino turbato.
“Il Capitano Rogers ed il Dottor Banner, sono nomi a te familiari?”
“Vagamente…” Fu la risposta sarcastica.
“Dove sono con esattezza?”
“Li ho visti con Thor.”
“Dove?”
“Per il corridoio ma camminavano, si saranno spostati.”
“E tu mi vuoi far credere che Tony Stark non tiene sotto controllo ogni minimo angolo di questa areo-nave con o senza autorizzazione?” Fury non sembrava stesse passando una delle sue parentesi amichevoli, non che Tony avesse mai avuto l’onore di assistere ma il suo superiore sembrava sul punto di prenderlo a schiaffi come un bambino e questo era a dir poco inquietante. “A cosa devo la tua visita al livello prigionieri, Stark?”
“Al prigioniero, appunto.”
“Che intenzioni hai?”
“Entro, interrogo, esco. Possibilmente tutto interno.”
“E Thor?”
“Siamo arrivati alla costruttiva conclusione che Loki ha bisogno di vedere facce nuove per socializzare.”
“Risparmia il sarcasmo, mi dai sui nervi.”
“Chi c’è nella sala cinema?” Domandò Tony indicando la porta allo loro destra con un cenno del capo.
“Romanoff al momento.”
“Ottimo! Ti consiglio di andare a metterti comodo nel tuo ufficio, non sarà una cosa breve e mi premurerò personalmente di farti avere il resoconto finale con il prezioso aiuto della signorina Romanoff, s’intende.”
Tony Stark sorridere amichevolmente, Nick Fury se avesse avuto un’arma gli avrebbe sparato.
“Vedi di non finire in un monologo! Per quanto ti piaccia il suono della tua voce, è lui che deve parlare, non tu!”


Fu un’allucinazione la prima cosa a cui Loki pensò. Il suo corpo e la sua mente imploravano una pausa totale dalla realtà che lo circondava e lui, incapace di dormire a causa di un pianto infantile che riecheggiava nella sua testa senza pietà, stava perdendo il lume della ragione più velocemente di quanto previsto.
Non c’era altra spiegazione logica per giustificare la presenta del più irritante e rumoroso mortale del pianeta nella sua cella. Da parte sua, Tony Stark non esitò a ridergli in faccia non appena ebbe richiuso la porta blindata alla sue spalle, “ma come ti ha conciato tuo fratello?”
Loki si astenne dal rispondere.
“Sai? Sembri quasi carino senza la tua super-villain-suit!”
Blaterava, senza dubbio.
“Non so a cosa ti riferisci.”
Tony rise appena, “linguaggio da adolescenti, lascia stare,” fece un vago gesto con la mano arrivando di fianco al prigioniero, “Cos’è questo? Un tavolo operatorio con lo schienale rialzato?”
“Sei tu l’essere inferiore, non io.”
Non aveva alcuna voglia di sorridere, eppure quell’insetto fece piegare le labbra di Loki nel sorrisetto più sarcastico del suo repertorio senza il minimo sforzo, “sei qui per morire?”
“No, a dire il vero, il mio spirito di sacrificio ha già fatto la sua parte per oggi,” rispose Tony trafficando con qualcosa nella tasca dei jeans, “il mio obbiettivo di adesso è decisamente meno ambizioso.”
Loki non gli diede la soddisfazione di porre altre domande a cui rispondere.
“Molto bene,” riuscì a prendere il cellulare tra le mani, alla fine, “diamo il via all’esperimento! Ho solo bisogno che tu dia un’occhiata a questo!”
Loki porto gli occhi sul piccolo schermo di fronte a lui senza nemmeno rifletterci. L’espressione sarcastica si dissolse come una nuvola di fumo.
“Stark cosa stai facendo?” Domandò la voce del Capitano fuori dalla scena del video.
“Immortalo la principessa mentre impara ad usare le braccine e le gambine, penso che a Thor farà piacere avere qualcosa della sua bella bambina appena nata,” fu la risposta di Stark e, in un secondo, l’obbiettivo si avvicinò ancora di più a quello che era il soggetto indiscusso della scena, come se Loki non stesse già urlando interiormente abbastanza.
Il corpicino della creatura era completamente esposto e Loki trovò conferma di tutto ciò che Thor aveva detto in quelle immagini: la pelle era rosea e liscia, priva di qualsiasi stranezza o imperfezione; i capelli neri sulla testolina erano più folti di quel che aveva immaginato. Che fosse una femmina era più che evidente mentre scalciava vivacemente con un pugnetto saldamente premuto contro la piccola bocca.
Aveva ancora gli occhi chiusi.
Di che colore erano? Loki fissò l’immagine trattenendo il fiato, come se quelle piccole pupille potessero sollevarsi da un momento all’altro per rivelare al mondo due mostruosi occhi rossi senz’anima.
Fu costretto ad allontanare la sguardo e Stark ripose il piccolo oggetto elettronico al suo posto senza ulteriori pressioni, “allora non è vero che sei indifferente a lei.”
Loki prese un respiro profondo ma non rispose.
“Thor ne è completamente innamorato e consideriamo che l’ha vista per la prima volta appena due ore fa. Non è una reazione comune di fronte ad un figlio non programmato, se devo essere sincero.”
“Se stai cercando una verità diversa da quella che già sai, non ne ho,” lo informò freddamente Loki, “non mi disturberò ad inventarne un’altra per compiacerti.”
“Rilassati, non è mia intenzione indagare sul passato tuo e di Thor,” una pausa, “piuttosto defenestrami di nuovo!”
“Allora cosa vuoi?”
“Aiutare Thor e sua figlia… Ah, già! Dimenticavo che è anche figlia tua.”
Loki sbuffò, “non vedo nulla di così solenne nell’espellere un parassita dal proprio corpo.”
“Grazie per l’immagine piacevole, te ne sono sinceramente grato.”
“Che cosa vuole il neo devoto padre?”
Tony prese un respiro profondo fissando Loki per una manciata di secondi, “vuoi sapere quello che vuole davvero?” Domandò, “o ti basta conoscere ciò di cui si accontenterebbe?”
Loki roteò gli occhi voltandosi a fissare la parete dalla parte opposta della stanza: odiava le persone verbose!
“Va bene!” Esclamò Tony alzando entrambe le mani in segno di resa, “diciamo che cercherà di essere democraticamente soddisfatto solo assicurandosi che non farai o dirai nulla per mettere in pericolo la posizione o l’incolumità di vostra figlia una volta che tornerete a casa.”
“Come se quella cosa potesse essermi di qualche utilità,” borbottò Loki, “lo accuserei di stupro davanti a tutta la sua corte dorata se la mia parola non fosse automaticamente nulla contro la sua!”
“Siamo essere mortali e limitati, Loki,” disse Tony con gentilezza perfettamente simulata, “capiamo solo le risposte semplici e dirette. Per noi la tua parola non è nulla.”
Loki sbuffò di nuovo, “digli che è mio desiderio estirpare quanto è successo in questo giorno dalla mia memoria e che, per tanto, coinvolgere la sua bastarda nel mio futuro, ammesso che ne abbia, è l’ultima delle mie intenzioni.”
Tony annuì senza replicare, lanciò poi uno sguardo veloce alla videocamera sull’angolo destro del soffitto, “non ho ancora finito di rispondere.”
Silenzio.
“Morirò di diabete nel dirlo ma credo sia doveroso. Quello che Thor veramente vorrebbe penso sia poter entrare in questa stanza con la vostra bambina, mettertela tra le braccia per la prima volta e guardarti con assoluta devozione, mentre il sogno in cui non aveva mai osato sperare diviene realtà davanti ai suoi occhi.”
Loki non fece nulla che dimostrasse a Tony che aveva dato credito alle sue parole.
“E una volta realizzato, credo che sarebbe capace di mandare al diavolo tante cose e lo dico contro i miei interessi.”
“Stark,” la voce elettronica di Natasha Romanoff riecheggiò nella stanza, “Fury sta tornando, finiamola qui.”
“E il primo round è andato,” commentò Tony girando sui tacchi e dirigendosi verso la porta, non si aspettava che Loki dicesse qualcosa, per questo non tentò nemmeno di congedarsi educatamente.
Si sbagliava.
“Riferiscigli anche che, se solo osa non rispettare le mie scelte e decide di portare quella cosa nelle mie vicinanze, ci sarà anche l’infanticidio nella lista dei crimini per cui dovrò pagare!”


“… ci sarà anche l’infanticidio nella lista dei…”
 Steve afferrò repentinamente quello strano marchingegno che Stark gli aveva lasciato per permettere a lui e Thor di ascoltare l’intera discussione in un goffo tentativo di spegnerlo.
Thor non si mosse, né fiatò, aspettò solo un istante per elaborare le parole che suo fratello aveva appena pronunciato, poi attraversò la piccola stanza in un paio di passi chinandosi sulla culla della sua bambina in un istintivo gesto protettivo. Nel frattempo, Steve aveva fatto a pezzi l’invenzione di Tony lasciando cadere i pezzi sul pavimento con un sospiro stanco e frustrato al tempo stesso.
“Thor, io…”
Il dio del tuono era troppo occupato ad accarezzare con due dita la testolina di sua figlia per porgli attenzione.
“Non posso credere che…”
“Che cosa? Che possa distruggere un pianeta, ma non abbia il coraggio di uccidere sua figlia?”
Steve aprì la bocca avvertendo l’urgenza di dover rimediare in qualche modo. Non ci riuscì.
In quel mentre tornò Bruce, “pronto il nuovo biberon… Che è successo?”
“Meglio non ripeterlo,” disse Steve mortalmente dispiaciuto per aver chiesto a Tony di trovare un modo per far ascoltare loro il dialogo tra lui e Loki in diretta. Aveva pensato che sarebbe stato d’aiuto consentire a Thor di supervisionare la situazione da distanza.
Bell’aiuto davvero!
Thor fissò sua figlia come se non vi fosse nessun altra cosa intorno a loro. Loki l’aveva vista, Tony gliel’aveva fatta vedere! Sapeva di cosa parlava quando aveva urlato quella minaccia! Sapeva quel che aveva giurato di uccidere! Non era più solo un’idea, un pensiero, un vagito lontano prima di perdere i sensi! Eppure… Eppure…
“Devo parlargli!” Esclamò di botto e Steve gli si parò subito davanti, “no, Thor! Non ora.”
“Togliti di mezzo, Rogers!”
La bambina scoppiò a piangere e toccò a Bruce l’incombenza di rassicurarla, “buona piccola… buona…”
“Non oso immaginare come ti senti in questo momento, ma se ora scendi di sotto a provocarlo, farai il suo gioco!”
“Non è mia figlia che deve pagare!”
“Non accadrà! Non la toccherà, l’hai sentito tu stesso! Basta che rispetti le sue condizioni…”
Thor scosse la testa, “non ha il potere di dettare condizioni ed è meglio che lo capisca!”
“Forzandolo a fare che?” Domandò Steve confuso, “Thor, hai una figlia, lascia perde…”
“No! No!” Thor puntò un dito contro il Capitano, “non dirmi di lasciar perdere, sarò morto il giorno in cui lascerò perdere.”
“ Loki ha fatto la sua scelta! Non vuole la bambina…”
Thor scosse la testa, “non l’ha nemmeno vista con i propri occhi, non l’ha nemmeno presa in braccio, non…” Ogni protesta morì come Tony apparve sulla porta scrutando la scena con aria funerea. Steve tentò di spiegare ma il collega lo precedette, “lo so, Loki è un gran figlio di puttana.”
Bruce e Steve sbiancarono voltandosi a fissare l’espressione esterrefatta di Thor.
“Che c’è? È adottato, no?”
Il semi-dio fece appena in tempo a muovere un passo verso il povero Stark che Bruce si frappose tra i due facendo bene attenzione a far notare a Thor che aveva sua figlia tra le braccia, “vediamo di rimanere calmi, va bene?”
Thor si limitò a lanciargli un’occhiata raggelante ritirandosi nell’angolo opposto della stanza.
“Anthony, tieni la bambina,” disse Bruce voltandosi verso il collega.
“Perché io?!” Protestò Tony mentre il fardello del secolo veniva di nuovo scaricato tra le sue braccia.
“Per la tua sicurezza, idiota!” Esclamò Steve passandogli il biberon ancora tiepido.
“Ancora? Ma quanto mangiano questi affari?”
In una manciata di secondi, Tony se ne stava seduto comodamente sul letto con una neonata che succhiava soddisfatta il suo latte. “Inventiamoci qualcosa da dare a Fury,” disse Steve a Bruce, “obblighiamo il grand’uomo dei robot a costruire qualcosa che contenga il Tesseract e per la fine della settimana facciamo tornare Thor a casa con tutto ciò che è di suo diritto.”
Bruce annuì, “e speriamo che ci diano il permesso di andarcene anche a noi.”
“Che ne pensi?” Chiese poi il Capitano al semi-Dio nell’angolo.
Thor annuì senza emettere un suono.
“Bene… Stark?”
Tony era talmente concentrato a simulare vocette idiote per la bambina che l’ultimo scambio di battute non gli era affatto giunto alle orecchie, “ma quanto mangia la piccola Lux? Sì, deve mangiare tanto per diventare una dea potentissima! Ti ricorderai dello zio Tony allora, vero?”
Steve fu indeciso se ridere o meno.
“Non giudicare, Rogers!” Sbottò di colpo Tony sentendosi osservato.
“Non giudico affatto, stavo solo pensando che meno di un’ora fa hai dichiarato di odiare i bambini.”
“Nessuno me ne aveva scaricato uno in braccio, ancora!” Si giustificò Tony.
“Chiediti il perché…”
Quel battibecco andò avanti ancora per qualche minuto, fino a che Bruce non intervenne come paciere ma Thor li sentiva come dei bisbigli lontani, mentre quanto dichiarato da Stark si ripeteva nella sua testa come un’eco infinito.
Non l’ha nemmeno vista con i suoi occhi, non l’ha nemmeno presa in braccio!
Loki…
Stavo solo pensando che meno di un’ora fa hai dichiarato di odiare i bambini.
Nessuno me ne aveva scaricato uno in braccio, ancora!
 “Ora ho capito!”

 
“Comunque vada, Thor, sappi che stimo incredibilmente la tua capacità d’insistenza, sul serio!” Commentò Stark. Steve scosse la testa guardando il fagottino tra le braccia del semi-dio, “Non è una buona idea, non è assolutamente una buona idea.”
“Andare contro i patti appena fatti con il cattivo?” Chiese Tony, “Certo che è una cattiva idea, Steve! Proprio per questo siamo qui!”
“Abbi fiducia, Rogers,” disse Thor con un sorriso. Tony annuì, “invidio anche il modo in cui passi dalla modalità disperata-disperazione a quella di ottimistica-speranza-immotivata.”
“So quello che faccio, Stark.”
“E, per curiosità, lo sapevi anche quando hai tentato di portarlo dalla nostra parte nel bel mezzo della riuscita del suo piano?”
“Io sono pronto…” annunciò Bruce portando una siringa piena contro la luce per controllarne il contenuto ancora una volta. “Non vi serve un altro uomo?” Domandò Clint speranzoso di poter cogliere l’occasione per chiudere il conto in sospeso con il semi-dio che aveva osato trasformarlo in un burattino.
“No, Clint, tu devi lanciare un dardo infuocato a Fury nel caso…”
Natasha sospirò annoiata, “Stark…”
“Ho capito. Se le cose si mettono male usa l’arco… Ah, prendi bene la mira, per carità!”
“Non è un buona idea…” Mormorò Steve per l’ennesima volta.
“Steve, ci serve convinzione! Tu in prima fila con me, segue Banner e papà e principessa per ultimi. Il Falco e la Vedova Nera in postazione di guardia, grazie!”


Quando la porta blindata si spalancò, Loki non ebbe neanche il tempi di voltarsi per dare il degno benvenuto all’ennesimo intruso che qualcosa lo afferrò violentemente bloccandolo contro il letto di ferro. Istintivamente cercò di fare appello ai suoi poteri, dato che sulla prestanza fisica non aveva mai potuto contare.
In un’altra circostanza, il suo aggressore sarebbe esploso in mille pezzi prima ancora che il suo cervello riuscisse a registrare il dolore. Suo malgrado, il dio del caos fu costretto a ricordare il motivo per cui si era ritrovato a soccombere a quei luridi insetti che popolavano Midgar.
L’impossibilità di usare i suoi poteri, non gli impedì di dimenarsi con quanta poca forza gli era rimasta ma non riuscì ad impedire che qualcuno gli afferrasse un braccio. La sensazione di qualcosa di appuntito che gli penetrava la pelle scatenò un’eccessiva reazione di paura che velocemente sfociò nel panico. Non sarebbe stato il giocattolo sperimentale di nessun altro! Che lo uccidessero, che lo torturasse come si conveniva ad un criminale, ma che non usassero usare il suo corpo per il loro sporchi comodi! No! Non di nuovo!
Urlò come se gli stessero strappando tutti gli organi a mani nude. Urlò, fino a che un’insostenibile senso di spossatezza non ebbe la meglio e non poté fare altro che abbandonarsi alle attenzioni dei suoi carnefici.
“Sembra funzioni…”
“Quella dose stenderebbe un toro, certo che funziona!”
Loki respirò profondamente per riprendere il controllo di sé, si rese conto che la morsa che gli impediva di muoversi era sparita, ma ora era il suo stesso corpo quello reticente a muoversi. Alzò lo sguardò e i tre Vendicatori ricambiarono l’occhiata senza timore.
“Mi sembra assomigli abbastanza a qualcuno finito sotto un treno,” commentò Tony incrociando le braccia contro il petto. “Per quanto è sicuro?” Domandò Steve guardando Bruce. Il dottore scrollò le spalle, “nel peggiore dei casi, una mezz’ora circa.”
“Sarà una mezz’ora intensa…” sospirò Tony sparendo dal campo visivo di Loki, “Thor, è il tuo turno.”
Quando suo fratello comparve sulla soglia, Loki pensò seriamente di trattenere il fiato fino a che il suo corpo non avrebbe ceduto all’incoscienza. Non gli importava di Thor! Non gli importava se voleva passare ora a vaneggiare su un legame che tra loro non c’era mai stato! Poteva sopportarlo, quello! Poteva affrontarlo!
Thor guardò la bambina tra le sue braccia un’ultima volta, un’ultima esitazione, prima di procedere. Per ogni passo che faceva verso il fratello minore, gli altri Vendicatori indietreggiavano.
Loki tentò disperatamente di fare pressione contro la ferraglia su cui era disteso per alzarsi, per scappare! Dove non aveva importanza, se fosse rimasto immobile, il glorioso dio del tuono avrebbe avuto tutto il tempo di vincere il suo gioco. Ma Loki non glielo avrebbe permesso! Loki non poteva permetterglielo!
Loki sarebbe morto prima che Thor potesse avere la meglio su di lui ancora una volta!
La porta blindata si richiuse, suo fratello era accanto a lui ma non erano soli. Da dove si trovava, Loki poteva chiaramente vedere il profilo della cosa che Thor recava con sé: gli occhi chiusi, il naso minuscolo, un pugnetto premuto contro la bocca. Non piangeva. Perché avrebbe dovuto?
Già, Loki fece una smorfia, quelle braccia erano il posto più sicuro  dell’universo. Loki lo sapeva bene. Loki l’aveva conosciuto quel posto sicuro, aveva avuto l’ingenuo privilegio di definirlo suo. Suo, sì, in un altro mondo, in un altro tempo, in un’altra vita.
Thor si sedette accanto a lui lentamente, Loki notò che quell’esserino sembrava terribilmente piccolo contro il suo petto. Suo fratello sorrise prima alla bambina, poi a lui. Speranza, dannata speranza, di nuovo!
“Nostra figlia…” Mormorò e Loki gli fece mentalmente i complimenti per l’ovvietà, “non volevamo spaventarti,” si giustificò l’idiota, “non è nostra intenzione farti del male, è solo una precazione.”
Lo sguardo gelido di Loki fu l’unica risposta che ottenne.
“Volevo solo che la vedessi,” ammise Thor, il sorriso svanito. “volevo che la toccassi, almeno una volta.”
Loki abbassò gli occhi sul fagottino bianco guardandolo come se fosse sul punto di esplodere.
“È perfetta, non è vero?”
Suo malgrado, Loki si ritrovò a contare le piccole dita chiuse a pugno per vedere se c’erano tutte.
“Ed è opera tua, fratello.”
Thor lo guardò con intensità e Loki pensò di poter vomitare. Il dio del tuono spostò l’intero peso del fagottino su un singolo braccio, poi usò la mano libera per afferrargli il polso. Loki lo guardò come se avesse dato segno di volergli staccare le dita una ad una ma Thor si limitò a costare la copertina per posare la sua mano sul corpo della bambina. Se Loki avesse avuto il controllo dei suoi riflessi, sarebbe sobbalzato.
Era calda, la pelle nuova e perfetta era morbida sotto le sue dita e il battito di un piccolo cuore era perfettamente percettibile sotto la piccola cassa toracica. Thor gli lasciò il posto per coprire la sua mano con la propria, “lo senti? È il suono di una nuova vita, Loki e l’hai creata tu.”
Loki si sorprese che al posto del tu non ci fosse un noi, ma Thor aveva sempre avuto un talento nascosto nel sapere intuire i suoi pensieri quando meno se lo aspettava.
“Io ho solo fatto quello che qualsiasi altro uomo nell’universo sarebbe capace di fare ma tu… Loki, tu l’hai fatta crescere dentro di te, l’hai data alla luce e guarda! Guardala! Hai speso l’ultimo anno a cercare la gloria, fratello,” un sorriso spontaneo, “nessuna delle mie gloriose imprese vale quanto il momento in cui l’ho presa in braccio per la prima volta!”
Loki nemmeno lo ascoltava, era troppo occupato a muovere le dita quel poco che poteva per poter saggiare la consistenza del corpicino della bambina. La piccola si destò esaminando a sua volta quella nuova presenza che invadeva il suo spazio privato, un pugnetto si chiuse intorno al suo indice.
Loki non desiderò mai così tanto di morire.
“Thor!” Il Capitano rientrò nella stanza senza chiedere il permesso muovendosi velocemente verso il collega, “il tempo sta per scadere.”
Loki rimase a guardare, mentre suo fratello annuiva gravemente allontanando con cautela la bambina dalla sua portata per lasciarla alle cure del Vendicatore, “fai attenzione,” lo ammonì mentre Steve prendeva la neonata in braccio e, con cautela, se ne andava senza aggiungere un’altra parola. Non appena la piccola fu lontana dalle attenzioni dei suoi genitori, scoppiò a piangere e Loki si dimenticò di respirare a quel suono straziante.
Come osava quell’insetto irrompere sulla scena? Come osava solo pronunciare una parola in sua presenza? Come se lui lo sapesse cos’era giusto fare! Come se lui avesse qualche diritto! La neonata emise uno strillo acuto appena prima che la porta blindata si chiudesse ed il dolore divenne ancora più forte.
“Loki…” Chiamò gentilmente Thor, ma suo fratello era troppo impegnato a guardare con astio l’ingresso della cella per dargli ascolto, “Loki, guardami.”
No! Non poteva guardarlo! Non voleva guardarlo! Se Thor l’avesse guardato avrebbe visto qualcosa che non doveva vedere e, per Loki, respirare era già abbastanza doloroso così, senza doversi sforzare di recitare. Le mani di Thor furono gentili mentre gli prendevano il viso e due labbra calde si posavano sulla sua fronte, “non la toccheresti mai…” Mormorò con voce tremante a causa del sollievo e della forte emozione, “ora lo so, non le faresti mai del male.”
Loki non disse nulla, faceva male. Faceva dannatamente male!
“Loki… Oh, Loki.”
Thor sentì le mani di suo fratello stringergli convulsamente le braccia, “Th-Thor…”
Il semi-dio raggelò un secondo, poi si scostò per poter guardare suo fratello negli occhi, “Loki…” Chiamò terrorizzato, mentre il primo rivolo di sangue usciva dallo spigolo della bocca di suo fratello, “Loki! Stark, Rogers, Banner!”
“Che diavolo succede?”
“Oddio…”
“Steven porta la bambina via di qui immediatamente.”
“Loki! Loki guardami!”
Loki pensò che il destino mancasse veramente di fantasia.
“Loki! Devi rimanere cosciente, Loki!”
Perché ogni volta che perdeva i sensi, le ultime cose che riusciva a percepire erano la voce di Thor che gli urlava nelle orecchie e il pianto di un neonato a distanza.
“Loki!”


Loki non dava cenno di voler imparare a camminare nemmeno all’inizio del secondo anno di età. Non che ne avesse bisogno con Thor che lo trascinava da tutte le parti senza che lui dovesse fare alcuno sforzo.
Aveva imparato a stare in piedi da solo anche senza appoggio, ma di muovere quel primo passo non se ne parlava proprio. “Non credo sarà mai un gran guerriero,” aveva commentato Odino una sera osservando i bambini giocare in un angolo della camera.
“È importante?” Domandò Frigga con un velo di freddezza.
“No,” risponde suo marito con sincerità, “piuttosto direi che è la cosa migliore per Thor e per la sua impulsività. Loki potrebbe essere un buon freno.”
“Potresti evitare di parlare di nostro figlio come se fosse uno strumento?”
“Non era quello che intendevo…”
“Allora parliamo di cosa potrebbe diventare, piuttosto di cosa non è in grado di essere, “ una pausa, “come se spettasse a noi deciderlo.”
“In parte lo è.”
Frigga fece un gesto irritato con una mano, “ha poco più di un anno e noi gli stiamo scrivendo il futuro. È un bambino tranquillo, non deve essere un difetto. Non voglio che cresca pensando che abbia qualcosa di sbagliato.”
“Finché rimane tra queste mura materne andrà tutto bene,” commentò il re con aria grave, “è il giorno in cui li daremo in pasto all’universo là fuori che io temo.”
“Che intendi dire, caro?”
“Essere eredi di un mondo che si è eretto così in alto,” lanciò un’occhiata veloce a Loki, “ e non solo di questo, comporta delle responsabilità che nessun padre vorrebbe lasciare ai propri figli. Il titolo che portano sarà la l
oro prima fonte di potere e, al contempo, la loro eterna dannazione.”

  
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