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Autore: tikki    19/08/2012    5 recensioni
Cosa sarebbe successo se Hermione avesse deciso di andare a recuperare il corpo di Piton nella Stamberga Strillante, dopo la battaglia? E se, incredula, l'avesse trovato ancora vivo e avesse deciso di salvarlo?
Forse Hermione avrebbe potuto rivalutare Severus, il suo coraggio, il suo valore, ma anche la sua dolcezza.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Mi godo il suo profumo per quello che mi sembra un tempo infinito. Ascolto il suo respiro farsi calmo e regolare, i suoi muscoli rilassarsi. Questo abbraccio mi fa dimenticare tutto ciò che ho vissuto negli ultimi mesi, tutto l’orrore, il dolore, la fame, la paura. In un istante capisco che anche per lui è così, o almeno mi piace illudermi che lo sia.
Non voglio lasciarlo, non ora, non dopo le cose che gli ho detto. Ho paura che quando scioglierò questo abbraccio torneremo ad essere due estranei, senza nulla in comune se non una guerra combattuta sullo stesso fronte. Sono terrorizzata dall’idea che lui ridiventi l’uomo cinico e crudele che conosco da anni, e che le cose che gli ho detto non sortiscano alcun effetto. In poche settimane mi sono trovata di fronte un uomo completamente diverso, ho visto il suo dolore misto alla rabbia e alle lacrime e per un attimo mi è sembrato di poterlo capire, di essere in grado di aiutarlo. Non so cosa mi spinga a desiderarlo vicino a me, non so perché io mi stia illudendo di poter davvero fare la differenza, per lui. So solo che ne ho bisogno, più di ogni altra cosa. 
Forse voglio solo che anche lui sia lì per me come io voglio esserlo per lui.
 
 
Come tutte le cose belle nella vita, anche questo abbraccio non può durare per sempre, e io mi ritraggo da lui. Mentre scivolo dalle sue braccia come un’ombra silenziosa penso a tutte le cose che dovrei dirgli, a tutte le cose che si aspetta che io gli dica. Forse vuole una spiegazione per questo gesto così inconsulto, forse vuole delle scuse. 
Io non ho scuse, non ho ragioni, ho solo bisogno di guardare i suoi occhi neri, ancora una volta, con la speranza che non sia l’ultima. Tengo lo sguardo sollevato e lo osservo in silenzio. Anche lui mi sta guardando, sembra senza parole. 
In un solo istante mi rendo conto di quanto tutta questa situazione sia assurda, ho combattuto una guerra senza batter ciglio solo poche settimane fa e ora ho paura di non riuscire a trovare le parole giuste da dire a un uomo che ho appena abbracciato.
“Mi dispiace, non so proprio…” incomincio, ma lui non mi lascia finire. Solleva una mano e la posa sul mio viso, lentamente. Mi accarezza piano una guancia, mentre con il pollice  mi sfiora le labbra socchiuse dallo stupore. In questo gesto c’è tutta la tenerezza del mondo, tutta la delicatezza che non avrei mai creduto possibile da parte di un uomo come lui. Le sue mani portano i segni delle mille pozioni create, delle battaglie combattute, della vita vissuta. Sento ogni singolo, piccolo callo carezzare la pelle liscia del mio volto e per un attimo non penso più a nulla. Anzi, l’unica cosa che penso è che le sue labbra sono così vicine che non mi ci vorrebbe nulla a colmare la distanza che ci separa e a sfiorarle con le mie. 
Non leggo più rabbia, nel suo sguardo, a dire il vero non leggo più nulla, perché in questo momento, guardandolo negli occhi, mi sembra solo di guardargli dentro.
Alla fine è lui a parlare.
“Hermione” mi dice, e io quasi impazzisco nel sentirlo pronunciare il mio nome, che ha un suono così dolce, così rassicurante quando proviene dalla sua voce profonda. “Quello che mi hai detto poco fa è vero. La mia vita non è stata facile, e credo che tu l’abbia capito. Quello che ho provato quando ho capito di aver condannato Lily alla morte è stato il dolore più grande che io abbia mai sperimentato, è stato come sentire la propria anima frantumarsi in mille pezzi, sapendo che non sarebbe mai più tornata come prima. Quel tipo di dolore ti segna per sempre, perché ogni parte di me sa che sono state solo le mie azioni a causare quegli avvenimenti. Non posso incolpare nessun’altro, non posso incolpare il fato, o un Dio in cui non credo, posso  solo tormentare me stesso. E’ quello che ho fatto per anni, perché non riuscivo a trovare altra via di uscita se non l’odio per me stesso ed il disprezzo per gli altri; non sono più stato in grado di amare nessuno, o di affezionarmi a nessuno, perché tuttora non credo di meritarmi nulla, se non la solitudine. 
Credimi, Hermione, vai via. Non sprecare il tuo tempo con un uomo cinico e crudele come me. Non so perché tu stia tentando di starmi vicina, non lo so davvero, ma so che sono stato davvero grato di averti qui e non voglio farti del male, non voglio rischiare di corrompere anche la tua anima.”
Lo guardo in silenzio e penso a quanto le persone siano complicate, a quanto sia difficile andare avanti, superare, sopravvivere. Vivere sembra così semplice, così elementare, basta respirare, mangiare, dormire. Ma dietro questi corpi, dietro questi muscoli, queste ossa, questi cuori c’è qualcosa di più. Ci sono delle anime che si affannano per trovare un equilibrio con il mondo e che cercano di colmare le proprie debolezze e i propri vuoti come meglio possono.
Capisco che anche io ho paura, come tutti gli altri. Una paura folle e atavica che mi rende incapace di agire ora, una paura che mi fa solo pensare alle conseguenze negative, al dolore che potrebbe risultare dalle mie azioni, ma io non voglio che sia così, non più.
Afferro la mano che sta accarezzando la mia guancia e la stringo con forza, con decisione. Ho perso le parole, ma voglio solo fargli capire che io non me ne andrò, per nessuna ragione.
“Granger” dice, e io capisco che questo breve momento di vulnerabilità sta giungendo al termine. “Ti prego, Granger, torna nel tuo dormitorio. Non mettermi in difficoltà.”
Non comprendo pienamente cosa intenda con queste ultime parole, forse sono solo io ad averle interpretate male, o forse non sono davvero la sola a pensare che la distanza che ci separa è così breve che azzerarla richiederebbe davvero poco. 
 
 
 
Angolo autrice: Qui chiedere scusa per il ritardo non è nemmeno lontanamente sufficiente, immagino. Credo che non si possa nemmeno chiamarlo "ritardo",  perchè in effetti ho visto bradipi più veloci di me nell'aggiornare storie! In realtà avevo quasi meditato di non scrivere più nuovi capitoli, non so nemmeno perchè, però oggi mi è arrivata l'ispirazione e io mi sono lasciata tentare, spero che il risultato sia decente! Vi chiedo ancora perdono per avervi fatto aspettare così tanto, speriamo che l'ispirazione giochi un po' meno a nascondino, la prossima volta. In ogni caso prometto che mi impegnerò di più!
Tanti baci
Tikki
  
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