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Autore: xlairef    20/08/2012    3 recensioni
“Lascialo andare! Ha pagato a sufficienza!”
“Secondo i termini della nostra scommessa, la sua anima mi appartiene.” Replicò il dio della morte in tono cattedratico.
“Meg! Salvami!”
“Ti supplico… Farò qualunque cosa, qualsiasi cosa…” Sussurrò Meg, piangendo.
Ade alzò la mano, e l’avvoltoio si fermò.
“Qualunque? Specifica.” Chiese.
La ragazza trattenne il respiro, poi disse, con voce ferma: “Prendi me al suo posto.”
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                      I, I'll survive
 
Cerbero non era mai stato un cane affettuoso.
I suoi sentimenti si limitavano alla rabbia, all’odio e alla fame (se questa può essere definita un sentimento). Per cui era con profondo sconcerto che assisteva, all’interno del proprio cuore rinsecchito, alla lotta tra il più tradizionale odio e un nuovo qualcosa che compariva non appena riportava alla mente l’immagine di Meg.
La visione di Meg in persona, di ritorno dalle Isole dei Beati, gli fece metter da parte ogni riflessione. Scodinzolando, corse verso di lei, gettandola a terra e iniziando a leccarle la faccia.
“Buono, buono.” Ricoperta di saliva infernale, Meg tentò di darsi un contegno. Risalì in sella a Cerbero e puntò lo sguardo oltre il ponte sul Lete.
“Coraggio, non manca più molta strada.” Stava per spronare il cane, quando un pensiero subitaneo la fermò. “Dove sono finiti quei due?”
“Eccoci, mia signora.” Come richiamati per magia, Pena e Panico apparvero sul ponte. “Non vi potremmo mai abbandonare da sola!”
“Non ne avevo dubbi.” Li zittì lei. “Forza, portatemi da Hyperion.”
“Subito!” Esultò Panico, pronto a scortarla dal suo signore e padrone Ade.
“Ma prima…” Meg rifletté attentamente. Sicuramente quei due mostriciattoli avrebbero cercato di farla cadere in qualche insidia. Inoltre non aveva alcuna certezza che, una volta liberato Hyperion, sarebbe bastato portarlo alla luce del sole per farlo rivivere. E non doveva dimenticare Ade: e se si fosse accorto delle sue manovre? Anzi, a quel punto avrebbe già dovuto essere intervenuto…
Meg si massaggiò il mento in un gesto che aveva visto tante volte fare a suo padre, prima di una grave decisione politica. Che cosa avrebbe detto lui, in questo caso?
“La miglior difesa è talvolta l’attacco…” Meditò Meg.
“Come, scusa?” Chiese Panico, sordo d’orecchi.
“Nulla. Ho cambiato idea, nano.”
“Sono un demone!” Replicò quello, offeso.
“Fa lo stesso. Il Tartaro che tipo di luogo è?”
Pena prese la parola. “E’ un posto spaventoso! Dannati ovunque, provenienti da ogni parte del mondo, e vengono puniti con le peggiori torture mai concepite da mente umana o divina!” Prese fiato, e concluse. “E’ il luogo più terrificante mai esistito nell’universo!”
“Dannati, dici?” Considerò Meg. “Interessante…”
 
Ade era impegnato in una combattuta partita a freccette contro se stesso (usando l’anima di uno sfortunato signore della guerra come bersaglio), quando Meg irruppe nella sala a bordo di Cerbero.
“Rivoglio Hyperion. Subito.” Intimò al dio della morte, senza alcuna paura.
Con un gesto annoiato, Ade fece scomparire bersaglio e freccette.
“Lo rivuoi? Con chi credi di parlare, ragazzina? Come osi sfidare il  qui presente magnifico, supremo dio della morte, Ade?”
“Ehm, signore…” Panico, che era entrato dopo Cerbero, si avvicinò ai piedi del suo sovrano. “Non vorrei essere inopportuno, ma credo si siano verificati dei problemi…”
“Quali problemi? Che altro c’è ora?” Chiese Ade, esasperato.
“Ecco…”
Cerbero si spostò, e Ade poté ammirare uno stuolo di dannati, liberi dalle loro catene, inneggiare a Meg e brandire ogni tipo di arma possibile e immaginabile contro di lui.
Uno di loro, Tantalo, mentre  con una mano addentava una mela con gusto, con l’altra fece roteare Pena sopra la sua testa e lo scaraventò di fronte ad Ade.
Sisifo rincarò la dose, e fece rotolare verso il dio della morte un colossale macigno. “Che ne dici, Ade? Assaggia un po’ la tua stessa medicina!” Rise, mentre Ade schivava il colpo tuffandosi dietro il suo trono.
Uno sciame di arpie, liete di aver occasione di ribellarsi al loro datore di lavoro, si lanciarono in picchiata contro di lui, per poi virare verso l’alto e defecargli in testa, spegnendogli i capelli.
“Un po’ di rispetto, per cortesia!” Tuonò Ade
Due banditi tebani emisero un suono molto, molto poco cortese verso di lui.
“Insomma! Sono il dio della morte, dopotutto, esigo di essere rispettato!” Nessuno gli diede retta, e il saccheggio continuò.
“Sembra che la ragazza sia riuscita a fomentare una rivolta, eccelso…”
“Una rivolta?” Ade guardò alternativamente Pena, Panico e Meg. “Una rivolta nel mio regno?” Poi esplose, letteralmente. “Vi affido un compito semplice semplice, e voi, invece di far fuori la ragazza, le consentite di organizzare una sommossa con i peggiori avanzi di galera?!?”
“Sommo Ade, veramente noi…”
Le Danaidi iniziarono a saccheggiare la mobilia di Ade, spettegolando tra loro ad alta voce.
“Silenzio!” Sbottò Ade.
“Ridammi. Hyperion. Vivo.” Scandì Meg.
Il dio della morte si portò una mano alla fronte. “Vediamo: una rivolta nel Tartaro e una misera mortale che mi dà ordini… Il mio oroscopo non diceva nulla di tutto questo, oggi.” Si raddrizzò. “Devo ricordarmi di non pagare le Parche, la prossima volta che andrò da loro… Bene!” Batté le mani, all’indirizzo della bolgia scatenata. Creonte alzò un randello ricavato dalla gamba di una sedia e lo agitò nella sua direzione.
Ade non se ne curò. “Bene, ragazzi, la ricreazione è finita, adesso tornate ai vostri posti!”
Un ululato pieno di odio fu l’unica risposta.
“Andiamo, ragazzi, niente scherzi.” Ade alzò un sopracciglio.
Meg lo guardò minacciosa. “Non sei nella condizione di poter scherzare: dimmi dove si trova Hyperion, altrimenti….”
“Altrimenti cosa?” Le sorrise mellifluo Ade. “Mi scateni contro i tuoi amichetti?” Schioccò le dita: una potente corrente di aria e fuoco spazzò via tutti i rivoltosi, rispedendoli nelle loro rispettive punizioni eterne e dolorose.
“ E tu…” Ade si rivolse a Cerbero. “Sacco di pulci, ti insegno io a prenderti le ferie senza autorizzazione.” La folata di vento spinse con violenza il cane contro una parete, lasciandolo esanime.
 Meg fu sbalzata a terra, piombando addosso a Pena e Panico.
Le tre teste dell’animale cercarono con lo sguardo Meg un’ultima volta, poi le palpebre si richiusero, e Cerbero venne portato via come gli altri, verso il cancello dell’Ade.
“Stupida mortale. Ho il controllo assoluto su questa parte del regno dei morti, non lo sapevi?” Ade fissò Meg, irato: per colpa di quella ragazza il suo magnifico palazzo era ridotto ad un cumulo di macerie, e avrebbe impiegato giorni a rimettere tutto in ordine. Si sorprese a pensare che, se avesse avuto collaboratori con meno della metà del fegato di quella ragazza, l’Olimpo intero sarebbe potuto essere a portata di mano da tempo.
“Ridammi Hyperion.” Meg si rialzò, incurante del dolore alla schiena.
“Non sai dire altro?” La sbeffeggiò Ade. “Comunque, se ci tieni tanto…” Con un altro schiocco di dita fece aprire la volta della sala. Meg inorridì: appeso ad una rupe, Hyperion urlava di dolore, mentre un avvoltoio enorme si cibava del suo fegato.
“Sai, Prometeo aveva bisogno di una vacanza…” Commentò Ade, indifferente alle lacrime di Meg.
La ragazza cadde in ginocchio, distrutta dalla vista del suo amato tormentato a quel modo.
“Ti prego, liberalo!” Supplicò.
Ade portò una mano all’orecchio. “Cosa odo infine? Siamo passati a maniere più cortesi?”
“Meg!” Hyperion la chiamò. “Meg! Aiutami, Meg! Ti prego!”
“Lascialo andare! Ha pagato a sufficienza!”
“Secondo i termini della nostra scommessa, la sua anima mi appartiene.” Replicò il dio della morte in tono cattedratico.
“Meg! Salvami!”
“Ti supplico… Farò qualunque cosa, qualsiasi cosa…” Sussurrò Meg, piangendo.
Ade alzò la mano, e l’avvoltoio si fermò.
“Qualunque? Specifica.” Chiese.
La ragazza trattenne il respiro, poi disse, con voce ferma: “Prendi me al suo posto.”
Ade si irrigidì, poi la squadrò, meditabondo. “Dunque, cosa mi viene proposto? Scambiare la vita di Raggio di Sole, che sta diventando lamentoso, con quella di Miss Ce La Posso Fare?” Rifletté ad alta voce, camminando avanti e indietro per la sala. “Direi che…è andata!” E trionfante le porse una mano.
Meg esitò solo per un istante, poi la strinse con forza.
Subito sentì come se una forza invisibile le stesse marchiando l’anima con un punzone ardente. Urlò di dolore, poi ricadde a terra. Hyperion si trovava accanto a lei, e l’abbracciò. Il mondo dei morti iniziò a girare attorno a loro, svanendo lentamente.
“E’ stato un piacere fare affari con te.” Il volto di Ade le danzava all’interno delle palpebre chiuse. “Ti concedo di riaccompagnare a casa il tuo amato soldatino: hai tredici ore, poi ti richiamerò qui. Per sempre.”
 
Note al capitolo: Tantalo: dannato, la sua pena consiste nel rimanere immerso per metà in uno stagno                      
                                                 senza poter bere o mangiare
                                    Sisifo: dannato, è costretto a spingere un enorme masso fino alla cima di un monte
                                    Arpie: esseri mitologici per metà donne e per metà uccelli
                                    Danaidi: gruppo di sorelle condannate per aver ucciso i loro mariti
                                    Creonte: dannato, famoso per la sua crudeltà
                                    Prometeo: condannato ad avere il fegato eternamente divorato da un’aquila 

 

  
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