Tombe senza nome
Guardavo il
panorama dalla finestra della mia camera del Bell Hotel, dove
alloggiavo. Quel
posto era davvero incantevole: affacciava sul fiume Stour, che scorreva
placido
nel silenzio della sera, accompagnato solo dall’ultimo
cinguettio di qualche
uccellino che di lì a poco sarebbe andato a dormire. Ma anche di fronte a
quello spettacolo,
l’unica parola che riecheggiava nella mia testa ormai da ore
era sempre la
stessa. –Un fantasma…- mormorai. No. Era
impossibile. Da scienziata non potevo
credere in queste cose, come non credevo negli alieni e in Babbo
Natale. E
anzi, avevo svariati dubbi anche sull’esistenza di Dio,
nonostante la mia
famiglia fosse formata da cattolici convinti. Perciò anche
soltanto pensare
nella presenza di un fantasma per me rasentava la follia. Ma anche se
mi
aggrappavo disperatamente a tutte le mie convinzioni, il pensiero che
Marcus
fosse un entità senza corpo, di solo spirito,
non mi dava tregua. Esasperata, mi alzai e decisi di fare
qualche
ricerca al mio computer portatile. Digitai la parola
“fantasma” su Google e
immediatamente comparvero le informazione più disparate.
Storie di incontri con
ectoplasmi, spiegazioni pseudo-scientifiche su cosa fossero,
addirittura chi
asseriva di essere andata a letto con un fantasma. Una
di queste cretinate però catturò la mia
attenzione. Era una delle tante spiegazioni senza capo ne coda di cosa
fossero
i fantasmi, ma non so perché mi rimase impressa. “
I fantasmi sono entità
formate di materia ectoplasmatica, che in parole più
semplici potremo definire
spiriti, anime rimaste intrappolate sulla terra. In genere sono persone
morte
in maniera violenta, rimaste attaccate al luogo dove sono defunte.
Perché rimangono
nel luogo dove sono morte? Questo non è un dato del tutto
chiaro. In linea
generale si potrebbe dire che non passano
nell’aldilà perché devono ancora fare
qualcosa nel nostro mondo, qualcosa che non sono riusciti a portare a
termine, hanno
lasciato, insomma, qualcosa in sospeso…”-
Ridicolo!- sbottai a voce alta
chiudendo il portatile di scatto. Quante stronzate, cose in sospeso, ma
per
favore! Eppure, nonostante sapessi che erano solo un mucchi di
sciocchezze, un
tarlo dispettoso nella mia mente non mi dava tregua. -Sei sicura che si
tratti
solo di sciocchezze? Pensaci bene Virginia: un ragazzo che appare a
scompare,
muri nella villa che tu vedi ma che poi scompaiono come per magia e
l’intera dimora
che sembra avere un’aria sinistra, come se nascondesse
qualcosa di orribile tra
le sue stesse mura…tu stessa hai detto che è
impossibile vedere ville patrizie
conservate così bene nell’arco dei millenni,
perché allora questa è
praticamente perfetta?- continuava a ripetere la voce antipatica nella
mia
testa. – Dannazione!- esclamai furibonda. Ma improvvisamente
sobbalzai. Il mio cellulare
aveva cominciato a squillare. Lo afferrai velocemente e vidi un nome
che mi
fece sussultare. John Grey.
-Allora
Dottor Grey, mi illumini, l’esperto è lei- disse
Carl Donovan sorridendo al
giovane archeologo chino sulle due tombe ritrovate a diversi metri
della villa.
– Francamente Professor Donovan, sono molto contento che mi
abbiate chiamato
per analizzare questa sepoltura- disse Jonh senza smettere di fissare
la fossa
nel terreno.- Eri l’unico da queste parti Jonh- disse Damian
con aria
sarcastica guardandolo con sufficienza.
Notando l’aria alquanto tesa di Damian, Carl
Donovan pensò bene di alleggerire
la situazione mandando Damian a controllare lo scavo che procedeva
all’ interno
della villa. Mentre si avviava, Damian mi guardò con aria
ferita, ma il suo
atteggiamento cominciava a
darmi sui
nervi. Da quando Jonh era arrivato sul sito per analizzare la tomba
trovata a
poca distanza dalla villa, Damian era di cattivo umore e non mancava di
sottolineare il suo disappunto nei miei confronti o in quelli di Jonh
con
battutine velenose e frecciatine fuori luogo, anche se io sapevo che
avrebbe
reagito in questo modo. Quando avevo ricevuto la telefonata di Jonh la
sera
precedente che mi aveva avvertito della scoperta e che sarebbe stato
lui ad
analizzare la tomba, immaginai che Damian avesse sfasciato
l’intero cantiere
sentendo che sarebbe stato lui l’archeologo forense ad
occuparsi dei corpi
trovati al suo interno. – Che dire Professore-
cominciò Jonh alzandosi in
piedi- è una tomba a fossa, niente di inusuale, bhe a parte
per la sua
posizione e per i corpi ivi presenti. Infatti la presenza di una tomba
vicino a
una villa non è molto usuale, per di più
solitaria, senza nessun altra
sepoltura nei paraggi. Per quanto riguarda i corpi invece, nonostante
mi ci
vorrà del tempo per analizzarli meglio, a
primo impatto, direi che si tratti di una
donna, vista la larghezza delle ossa pelviche, e bhe, per
l’altro corpo, penso
che abbiamo capito tutti di cosa si tratta. Jonh mi guardò
con aria triste.
Accanto allo scheletro della donna, un piccolo corpicino faceva
capolino dal
terreno. Un bambino.