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Autore: DarkPoison    05/03/2007    5 recensioni
Seguito della Fatale Fata Le. Ebbene si. Non sono assolutamente responsabile di quello che ho scritto.

Attenzione!! Non leggetela se non avete letto la fict precedente, non avrebbe senso. Comunque sono entrambe oneshot, non vi prenderanno molto tempo.
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Come nasce una Fata


Una Fata in Famiglia




Come nasce una Fata?


«Una Fata può nascere per un evento naturale o per l’unione dell’energia di due esseri, di cui uno fata


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Dov’eravamo rimasti? Ah, si:

Harry e Draco si erano rifugiati nella Stanza delle Necessità, e si stavano baciando con passione. Una cosa, però, non era passata inosservata agli occhi del biondo; ultimamente Potter sembrava… nervoso, o… preoccupato. Quasi gli leggesse nel pensiero, Harry gli si sedette più vicino e lo guardò negli occhi, con estrema serietà.

- amore… -

- si, Harry? –

- ecco, c’è una cosa di cui ti dovrei parlare… -

- è qualcosa che ti preoccupa, vero? –

Harry annuì, abbassando lo sguardo

- beh, dimmi – lo esortò Draco

- non… non è così semplice… ecco, io… io credo di… beh, io non so come sia stato possibile, ma… - alzò lo sguardo su Draco, fissandolo implorante, e concluse in un sussurro – Draco, io aspetto un bambino –


Silenzio.

Silenzio imbarazzato, a dire il vero.

Draco prese una mano di Harry tra le sue.

- Harry, ma questo non è possibile! I ragazzi non possono restare gravidi. E tu sei un ragazzo… posso dirlo per esperienza personale. – concluse, con un sorrisetto lascivo.

- Draco, anch’io so che è impossibile, eppure è così! L’altro giorno Hermione stava provando un incantesimo per scoprire una gravidanza… lo ha provato su di sé, ed era negativo, poi per assicurarsi che funzionasse bene, lo ha provato su di me e.. questo è il risultato! – Harry allargò le braccia, frustrato.

- Magari la Granger si è semplicemente sbagliata –

- Impossibile – sentenziò Harry – Lei non sbaglia mai –

- E’ comunque più probabile un suo errore di una tua gravidanza, me lo concedi? – gli fece notare Draco, sollevando con eleganza un sopracciglio

- Si, anche questo è vero – razionalizzò Harry – Ma abbiamo ripetuto la prova così tante volte, e il risultato è sempre lo stesso… -

- Facciamo così: - Draco prese il viso di Harry tra le mani, cercando di tranquillizzarlo – Farò io l’incantesimo per scoprire una gravidanza… solo allora riuscirò a crederci. E non preoccuparti… sono certo che l’esito sarà negativo. –

Harry annuì, non troppo convinto.


Due ore dopo…

- Cazzo! Com’è possibile? Come facciamo? – Draco era seduto su una panca in biblioteca e si teneva la testa tra le mani

- Draco, hai provato l’incantesimo una sola volta! Magari ti sei sba… -

- Non dirlo, Potter! – intimò Draco, puntandogli un dito contro – Io non sbaglio mai! –

- E’ comunque più probabile un tuo errore di una mia gravidanza – gli ricordò Harry, scimmiottando le sue parole di quella mattina.

- Ah ah ah. Io non sbaglio mai – ripeté Draco, cocciuto.

Harry si avvicinò timoroso a lui, sedendoglisi accanto. Intuendo il suo nervosismo, Draco gli si rivolse con il maggior tatto possibile:

- Hai paura? – gli passò un braccio attorno alle spalle, accarezzando con la mano i suoi riccioli corvini – Non preoccuparti, andrà tutto bene. –

- Ho paura – ammise Harry, con voce rotta – Ma non di questo… - si passò una mano sul ventre, dove in teoria stava nascendo una vita. – Ancora non riesco a credere che possa essere vero. In questo momento la mia più grande paura… - esitò, guardando negli occhi il suo ragazzo – è che cosa farai tu. –

A Draco ci volle qualche secondo per realizzare le parole di Harry.

- Io? Che cosa dovrei fare, io? –

- Tu non… ecco, io ho p-paura che,… insomma, stai per lasciarmi? –

Seguì un momento di silenzio in cui Draco lo guardò prima stupefatto, poi offeso, e infine parve riflettere seriamente sulle parole di Harry. Il moretto aspettava una sua risposta, trepidante.

- No, Harry, non ci penso neppure a lasciarti! – lo abbracciò con trasporto, grato che a quell’ora in biblioteca non ci fosse nessuno. – Anzi, questa nuova… responsabilità, mi dà il pretesto per chiederti qualcosa che avevo in mente da tanto tempo… -

Harry lo guardò in silenzio, in attesa che estrapolasse. Draco tacque per un lungo momento, prima di prendere il discorso molto alla lontana;

- Noi siamo al settimo anno, ormai – cominciò – tra un paio di mesi la scuola sarà finita e… considerato il tuo.. stato.. forse sarebbe il caso che noi due si restasse.. i-insieme, ecco –

- Cioè… - Harry aggrottò le sopracciglia – intendi.. vivere insieme? –

- Beh… si – confermò il biondino – Io ti amo, Harry, e voglio stare con te – confessò.

A quelle parole così dolci e spontanee Harry gli buttò le braccia al collo, baciandolo sulle labbra con passione e dolcezza.

- Anch’io ti amo, Draco, lo sai. Sono talmente felice che tu me lo abbia chiesto! –

- Quindi è un “si”? – chiese Draco, guardandolo seriamente negli occhi

Harry rise di gioia e lo strinse a sé ancora più forte.

- Si! –



Erano passati nove mesi da quel giorno. Nove mesi in cui erano successe molte cose: Harry e Draco avevano dichiarato pubblicamente il loro amore, andando a vivere insieme. Come conseguenza tutti i giornali scandalistici avevano parlato di loro per settimane, spesso in termini non troppo lusinghieri, ma da quando Harry aveva sconfitto Voldemort non c’era nulla che potesse scalfire l’affetto delle folle per il ragazzo-sopravvissuto. Le critiche si accentravano soprattutto su Draco, che era stato accusato di aver “adescato” Harry unicamente per ristabilire il buon nome della sua famiglia ecc… Ma a nessuno dei due importavano queste chiacchiere di corridoio. I loro amici, coloro che amavano, li avevano accettati. Magari con un po’ di difficoltà, ma alla fine tutto si era risistemato.


L’unica cosa che lasciava un po’ perplessi i due ragazzi, era che la supposta “gravidanza” di Harry non era progredita; il suo ventre non si era gonfiato come avrebbe dovuto, ed entrambi avevano catalogato l’intera storia sotto la voce “incantesimo difettoso” (o, a detta di Harry, “errore di Draco”, cosa che faceva andare in bestia il compagno). Alla fine la cosa era caduta nel dimenticatoio. Finché, appunto nove mesi dopo…


Harry si svegliò, una mattina come tante, e sorrise nel sentirsi stretto nel caldo abbraccio di Draco. Il compagno dormiva ancora. Il moretto pensò bene di approfittarne per restare un po’ a sonnecchiare e a coccolare il biondino. C’era qualcosa di strano, però.

Ci mise un po’ a realizzare cosa fosse: gli prudeva l’ombelico.

Allungò una mano verso il punto incriminato per scacciare il prurito, ma nell’inserire un dito nella piccola cavità incontrò… un grumo di qualcosa. Sembrava un fagiolo o qualcosa del genere, ma era più morbido. Con prudenza, tastò quella piccola palla morbida, non più grande di una sua falange; con sua somma costernazione, la cosa emise un suono strozzato, molto simile a un vagito.

Harry si tirò su a sedere, mettendo una mano a coppa sul suo ombelico per recuperare quella cosa quando fosse scivolata giù. La sentì rotolare sulla sua mano… non pesava quasi niente.

Quando portò la mano a coppa all’altezza del viso, per vedere cosa si fosse annidato nel suo ombelico, si trovò a tu per tu con un minuscolo neonato. Adesso piangeva a squarciagola, bruscamente svegliato dal trattamento poco gentile di Harry (l’aveva quasi schiacciato con un dito e poi fatto rotolare!) con una vocetta teneramente sottile.


- Hmm… Harry? – lo chiamò Draco, mezzo addormentato. Probabilmente erano state le mosse di Harry a svegliarlo, non il pianto della piccolissima creatura.

- Draco… - sussurrò Harry, con voce mozza – Guarda –

Draco si stropicciò gli occhi e poggiò il volto alla spalla di Harry, cercando con lo sguardo il motivo di tanto chiasso. Quando vide la creaturina che Harry teneva sulla mano, per poco non fece un salto sul posto.

- Harry! Dove l’hai trovato??

Il moretto lo guardò stupito.

- Dormiva nel mio ombelico. Perché, hai un’idea di che cosa sia? –

Prudentemente, Draco allungò un dito verso il neonato e spinse delicatamente per farlo girare su un fianco. Scoprendo così un paio di minuscole ali di uno splendido azzurro sfumato di blu alle estremità.

- Come pensavo… è un cucciolo di fata. – asserì Draco, studiando l’esserino da tutte le angolazioni. – Cosa ci facesse nel tuo ombelico, non lo so. Ma per prima cosa dobbiamo occuparci di lui; dobbiamo coprirlo, è così piccolo, potrebbe avere freddo… - non aveva ancora finito di dirlo, che estrasse dal suo cassetto un fazzoletto di seta pulito e vi avvolse la fatina.

- E magari avrà fame – considerò Harry – Che diamine mangiano le fate? –

Draco scrollò le spalle, impotente. Non lo sapeva. Tuttavia una voce sottile e decisamente femminea rispose al posto suo:

- Polline di Iris e gocce di rugiada, finché sono così piccoli – Draco ed Harry si voltarono verso la voce, che scoprirono appartenere ad una fatina più adulta che svolazzò verso di loro, uscendo da sopra l’armadio, scrollandosi la polvere dai vestiti – Ma se polline di Iris non l’avete, andrà bene anche miele di Acacia diluito. È un po’ indigesto, ma… - la fatina si strinse nelle spalle, lasciando cadere il discorso – A proposito, è una femmina –

Entrambi i ragazzi rimasero zitti a fissarla, a bocca aperta come due cretini.

- Come? – domandò infine Harry

- È una femmina, capito? La fatina che avete lì. – la fata adulta indicò il neonato nella mano di Harry – E vi conviene darle in fretta un nome, o ci resterà malissimo. –

- Ma… - Harry abbassò lo sguardo sulla fatina minuscola che ora dormiva beata sul suo palmo – Perché? Dobbiamo tenerla noi? –

La fata sbuffò con esasperazione, facendo una piroetta in aria per manifestare il proprio fastidio.

- Naturale che dovete tenerla! È vostra figlia! Non avrete mica intenzione di abbandonarla?? – insinuò, con aria di rimprovero.

- A-Abbandonarla? Figlia?? – s’intromise Draco. – Sto ancora dormendo, vero? – domandò, guardando alternativamente Harry e la fata.

Harry trovò assolutamente adorabile l’aria spaesata del fidanzato, e gli posò un dolce bacio sulla guancia prima di rispondere:

- Temo di no, amore… oppure stiamo facendo lo stesso sogno. –

- Allora questa è… la famosa gravidanza di Harry? – insistette Draco, cominciando a capire qualcosa. Harry sussultò e, seguendo il suggerimento di Draco, aggiunse:

- Quindi è per questo che il mio ventre non si è gonfiato! Una creatura così minuscola… -

- Si – confermò la fata – Si… ehr,… esatto. – pareva tremendamente a disagio, come se aspettasse una domanda.. che prontamente Draco le pose:

- Come mai nostra figlia è una fata? È già abbastanza strano che noi due si possa procreare, ma addirittura una creatura non umana? –

- Ehmmm… - la fata sembrava sempre più in imbarazzo – Si.. temo che sia, insomma.. un pochino colpa mia. –

I due ragazzi aspettarono pazientemente una spiegazione. Cioè, erano entrambi troppo sconvolti per arrabbiarsi.

- Io mi chiamo Le. Sapete, sono una di quelle fate che realizzano i desideri. – arrossì appena mentre continuava: - Vi ho visti che.. insomma.. che vi accoppiavate con tanto impegno e ho pensato che.. che non fosse giusto che… i vostri sforzi non fossero mai premiati – Harry e Draco notarono che la voce della fata si era fatta sempre più bassa, fin quasi a diventare inudibile. – Ma non era previsto che il vostro bambino fosse una Fata. È stato un caso. Forse ho.. esagerato con la polvere magica. –

- Oh.. hai esagerato con la polvere magica – ripeté Draco, in tono flautato. Poi, perfettamente calmo, tese una mano verso Harry – Amore, mi passi l’ammazza zanzare elettrico? –

- Draco! – lo rimproverò Harry – Dalle almeno l’occasione di rimediare. –

- Ri-rimediare? – domandò la fata nel panico, saettando con lo sguardo da Harry a Draco.

- Si. – annuì Harry – Tu esaudisci i desideri, no? Bene, io desidero che tu ci aiuti a crescere questa bambina. Non sappiamo niente di fatine… è colpa tua se è venuta al mondo così e tu dovrai aiutarci a farle avere una vita felice! –



Alla bambina fu messo nome Lucy, “Lu” per gli amici. Fata Le era contentissima che la piccola avesse un nome simile al suo, e non mancava di farsene vanto… nel poco tempo libero che aveva, perché Harry e Draco la mandavano spesso e volentieri a fare commissioni, o le chiedevano di curare la bambina quando loro non potevano (per esempio, era Le a dover cambiare i pannolini alla piccola. Harry e Draco non ci sarebbero riusciti nemmeno con una pinzetta).

Quando gli amici seppero che cos’era successo, insistettero per venire a vedere la fatina. Un bel pomeriggio Harry e Draco se li ritrovarono tutti a casa; c’erano Ron ed Hermione, i signori Weasley, naturalmente Fred e Gorge, Ginny, perfino Neville, Remus e Silente (cosa che fece avvampare Harry dall’imbarazzo). Una mezz’oretta più tardi arrivarono anche Blaise Zabini e Pansy Parkinson, per congratularsi con Draco. Sembrava che si fossero dati appuntamento apposta.

Draco li guidò, a gruppi di due alla volta, a vedere la bambina. Con i loro ragguardevoli fondi avevano comprato per la figlioletta una casa delle bambole enorme, un vero e proprio palazzo in miniatura, compreso di sferette di luce magica, acqua corrente, mobili, dispense dove accatastare il cibo e i pannolini per la fatina. Lu dormiva in una cameretta che condivideva con Le, che si era trasferita a casa di Harry in pianta stabile per occuparsi della bambina (e anche perché, diciamo la verità, non è che i suoi servigi fossero richiesti altrove). Con un incantesimo, Draco rese trasparenti le pareti della casa, permettendo agli ospiti di vedere la neonata.

- Ma dov’è? – domandò Ron

- Già, non si vede – rincarò Ginny, che era entrata in coppia con lui

- È nella sua culla, sta dormen… - tentò di spiegare Draco, ma venne interrotto dalla piccola Lucy che scelse quel momento per svegliarsi e scoppiare a piangere.

- Oh, ma è quella? – Ginny pareva estasiata – è minuscola, che carina! –

Le, che al momento si trovava nella cucina della casa di bambole a preparare il biberon per Lu, mollò tutto e si precipitò un po’ correndo e un po’ volando dalla bambina. La prese in braccio e la cullò finché non smise di piangere.

- Su, su, fiorellino. C’è il tuo papà qui fuori. – uscì volando da una finestra con la piccola in braccio, e rimproverò Draco: - Non statele tutti addosso così! La spaventate! Le Fate sono creature schive e timorose per natura! –

- S.. scusa.. – balbettò il biondino

- Va beh… tienila tu, adesso – intimò, porgendo la neonata a Draco

- Io? –

- Si, si, tu! – Draco porse una mano a coppa e Le vi depose con cura la bambina infagottata – Se proprio devi farla vedere a tutti, và di là e mostrala, ma non guardarla attraverso un vetro come un oggetto in un museo! Sei suo padre, per lo meno stalle vicino! Lei capisce tutto, sai? Poi si offende! –

A Draco parve che fosse soprattutto Le ad essersi offesa, ma preferì tacere. Portò la bambina nell’altra stanza per mostrarla agli amici, che l’accolsero con espressioni sognanti e ammirate e complimenti di circostanza. “Che carina”, “Guarda, somiglia un po’ a Harry, ma qui e qui è identica a Draco”… [come si faccia a dire a chi somiglia un neonato, non l’ho mai capito NdA].

In ultima analisi, fu un pomeriggio a dir poco snervante.

Non fu il primo né l’ultimo.



Ad esempio, ci fu quella volta in cui Lu, all’età di tre anni, decise di esplorare il giardino e visse un incontro ravvicinato del terzo tipo con un calabrone (Harry la salvò appena in tempo, e passò i seguenti due giorni a rassicurarla che il suo papà era sempre lì a proteggerla).

E come dimenticare quel magico pomeriggio in cui Lu, ad appena due anni, si era messa in testa di imparare a volare? Per farlo si era arrampicata sul tetto della casa delle bambole e buttata di sotto. Se non ci fosse stata Le a tuffarsi in un salvataggio artistico…

Poi una volta, quando ormai aveva sette anni e Draco ed Harry si erano illusi che l’età dei guai fosse passata, s’infilò in una tasca di Draco mentre andava al lavoro e, una volta uscita per giocare, si perse tra i corridoi del Ministero. La trovò un inserviente e la portò a Draco insieme al caffè, dicendole di averla scoperta che piangeva disperata nell’Archivio (come ci fosse finita, resta tuttora un mistero).

Per i suoi genitori, che le volevano un bene dell’anima, furono esperienze logoranti.



Nonostante tutto Lucy crebbe sana e forte, diventando una graziosa fatina di dieci centimetri. Era davvero bella a vedersi; le alucce cambiavano colore a seconda del suo umore, aveva ereditato i grandi occhi verdi di Harry e i capelli biondi di Draco, che le scendevano lungo la schiena in una cascata di morbidi boccoli. Sempre da Draco aveva ereditato i lineamenti sottili, anche se meno appuntiti, e i nasino all’insù, mentre aveva chiaramente le labbra di Harry, le sue fossette quando rideva e le sue stesse dita dei piedi (mah. Da qualcuno bisogna pur ereditarle).


La vita procedeva tranquilla a casa Potter-Malfoy, salvo qualche occasionale guaio che combinava la bambina, o peggio, qualche guaio di Fata Le, che di solito era decisamente peggiore.

Tuttavia la cosa che sorprese tutti quanti fu che la piccola Lu, nell’estate dei suoi undici anni, ricevette la lettera da Hogwarts. Nessuno se l’aspettava.

A quanto pare la bambina, oltre agli innati poteri di fata (volare, emettere una gradevole luce iridescente e spargere polverina luccicante dappertutto) e oltre alle piccole magie che le aveva insegnato Le (come far innamorare due persone, preparare la polvere magica, far sbocciare i fiori ecc.), aveva ereditato anche la magia dei suoi genitori; era una strega.

Ma di più. La prima fata-strega del mondo.

Daltr’onde, che non fosse una fata in tutto e per tutto era evidente dal suo carattere: dove di solito le fatine sono volubili e frivole, Lu dimostrava fermezza di carattere e una vispa intelligenza, stemperate però dalla leggera spensieratezza con cui accettava il bello e il brutto della vita.

Così, pronta per la nuova avventura, si munì di corredo miniaturizzato e andò a studiare alla più prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria d’Europa: Hogwarts.

Quando i suoi genitori la portarono alla stazione, la ragazzina rimase nascosta nel taschino di Harry finché non fu il momento di salire sul treno, intimorita dalla massa di gente. Poi volò dentro passando da un finestrino, mentre Harry le allungava il bagaglio, che per lei era abbastanza pesante, ma che al giovane mago stava tutto in una mano.

Anche Fata Le era venuta alla stazione, e salutò la fatina più giovane con le lacrime agli occhi; ormai le era davvero molto affezionata. Le due creaturine si salutarono con un abbraccio e con la promessa che Le sarebbe andata a trovare Lu e le avrebbe finalmente insegnato a sparire in un posto e ricomparire in un altro, una pratica che solo le Fate più in gamba sanno usare (simile alla smaterializzazione, però chiamata “Qui e là, o la va o la spacca”, perché purtroppo è c’è sempre un 20% di possibilità di finire in un luogo assolutamente casuale. Tipo nello spazio aperto, oppure in fondo al mare, o in un altro momento della Storia). Naturalmente avrebbero dovuto farlo di nascosto e contro il parere di Draco ed Harry, ma lo sapete come sono i genitori…


Una volta ad Hogwarts, Lucy venne smistata a… beh, forse sarebbe buffo spendere due parole sul suo Smistamento: quando si posò sullo sgabello e le venne calato il cappello sulla testa, si presentò qualche problemino di dimensione. Il cappello copriva tutto il suo corpicino senza nemmeno toccarla, la testa. Così Lu dovette volare, restando sotto il cappello, per andare a infilare la testa nella punta in modo che toccasse la stoffa, e restare in quella scomodissima posizione per tutto il tempo necessario a smistarla. Ci volle molto tempo, o almeno così le sembrò, ma alla fine fu mandata tra i Grifondoro. Venne accolta da applausi fragorosi ed entusiasti, tanto che arrivò a temere di essere schiacciata tra le mani di qualcuno.

Scrisse una lettera a casa per comunicare la grande notizia, ricevendo in risposta lodi entusiastiche da Harry e un “per forza, tutta colpa di tuo padre, l’altro” da Draco. Lucy non se la prese. Hogwarts le piaceva un sacco.

La parte migliore era che durante le verifiche scritte (i suoi compiti venivano ingranditi con la magia, una volta consegnati) poteva scriversi i bigliettini essendo matematicamente certa di non essere scoperta; erano troppo piccoli perché io prof potessero vederli. Un’altra bella cosa fu che venne esentata dalle lezioni di Volo a causa delle sue dimensioni, con gran dispiacere dei suoi genitori ma con la completa approvazione di Le. Qualche piccolo problema si presentò soltanto a lezione di Pozioni, perché non era in grado né di sollevare gli enormi coltelli per tagliare gli ingredienti, né tantomeno di reggere il mestolo e mescolare. Alla fine si limitava a lavorare in coppia con qualcuno e dare le direttive; per fortuna aveva ereditato l’abilità di Draco in quella materia.




Ma nel frattempo, a casa Potter-Malfoy…

Lu frequentava Hogwarts da circa due mesi. Harry e Draco sentivano la sua mancanza, certo, ed erano preoccupati per lei, così piccola in un mondo di giganti… ma erano abbastanza rassicurati dalle lettere settimanali di Lu (naturalmente non le scriveva lei, ma i suoi amici, sotto dettatura. E poi Lu aveva giurato che non si sarebbe mai, mai, mai e poi mai avvicinata ad un gufo).

Era una fredda sera di inizio novembre. Di Le non c’era traccia. Era molto, molto tempo che Harry e Draco non avevano una simile occasione di intimità.

Naturalmente, ne approfittarono. A lungo e ripetutamente. Non si accorsero nemmeno del ritorno di Le.



Grosso, grossissimo errore.



La Fatale Fata Le

è cocciuta come un mulo,

se si fissa su di te

l’avrà vinta, stai sicuro.


Fata Le non si rassegna

è un disastro, è un tormento

quando pensi d’esser salvo

ti colpisce a tradimento!



Le ci aveva pensato a lungo, in quegli anni. Dov’è che aveva sbagliato? Perché la figlia di Harry e Draco era una fata?

All’inizio aveva creduto di aver usato troppa polvere magica, ma con il tempo aveva cambiato posizione; quella polvere aveva modificato il corpo di Harry in modo da creare in lui un luogo d’incubazione per la fatina nascitura. Non c’era motivo per cui la figlia di due umani dovesse essere una fata, tranne che forse… forse non aveva usato abbastanza polvere magica. Lo spazio magico creatosi nel corpo di Harry era risultato troppo piccolo, per cui, per evitare che la bambina morisse prima di nascere, la magia della polvere aveva trasformato l’embrione in un essere abbastanza piccolo da stare comodamente nel ventre del ragazzo; una fata. Un essere abbastanza simile a un essere umano e profondamente connesso con la natura della polverina magica, che è composta in parte da polvere di fata.

Per questo, Le amava definirsi (non in pubblico) la “mamma” di Lu. Ma per quanto Lu fosse adorabile e amata dai suoi genitori, per quanto la fata pasticciona volesse bene alla ragazzina, non era quello che Le aveva cercato di ottenere. E Le ottiene sempre quello che vuole… se anche gli altri mostrano di volerlo.


Tornando a casa un po’ più tardi del solito (un party al cespuglio di gelsomini notturni con le altre fatine) colse in flagrante Harry e Draco in atteggiamenti inequivocabili. E lo prese per un “via libera”. Oh, era talmente ovvio. Quei giovani sentivano così tanto la mancanza di Lu…

Indiscreta come al solito, Le volò sopra di loro proprio mentre stavano… avete capito. E siccome Le è una che impara dai propri errori, questa volta non fece economie e svuotò l’intero sacchetto di polvere magica sui due ragazzi.


Quando, ancora dopo quattro mesi, non si erano riscontrati segno visibili sul corpo di Harry, Fata Le cominciò ad avere dei terribili sospetti. Cominciò seriamente a pensare di abbandonare la carriera di Fatina dei Desideri.


Altri cinque mesi più tardi, Harry si svegliò, una mattina come tante. Draco era già in piedi e stava preparando il caffè, cosa che sapeva fare benissimo, dopo averci messo appena tre anni ad imparare.

Era Agosto, sebbene non facesse particolarmente caldo, ed Harry non aveva nessunissima voglia di alzarsi. Rimase nel dormiveglia per alcuni minuti, mentre lentamente prendeva coscienza di quanto gli accadeva intorno. Draco che preparava la colazione, Lu che ancora non si sentiva, forse stava ancora dormendo… il cinguettio degli uccelli mattutini e il più lontano rumore delle macchine… il ticchettio dell’orologio appeso al muro, la leggera brezza che filtrava dalla finestra socchiusa, un leggero prurito all’ombelico…


Harry raggelò. Un leggero prurito all’ombelico

- Draco? – chiamò, con una ben evidente nota di panico nella voce

- Hmm? – gli giunse una risposta borbottata dall’altra stanza

- Draco, vieni subito! –

- Harry si bruciano i toast.. ma.. che cos’hai? Sei pallido, stai male? –

Harry deglutì, fermando con un gesto secco il compagno che stava per sedersi sul letto accanto a lui. Draco aggrottò la fronte; Harry si stava comportando in modo strano. Perché restava sdraiato a letto così rigidamente, come se avesse paura di muoversi?

- Mi prude l’ombelico – spiegò Harry

- E allora? – Draco lo guardò perplesso – Non mi sembra così grave… -

- No – l’interruppe il moretto, sempre più pallido – Ecco, magari non è niente, ma potresti controllare che non ci sia… n-niente di strano? –

Solo in quel momento Draco capì a cosa si stesse riferendo Harry. Sul suo viso si dipinse la medesima espressione di panico che aleggiava negli occhi del moretto. Lentamente, pregando in silenzio, Draco scostò il lembo della coperta giù lungo il torace di Harry (beandosi al contempo di quella vista seducente) finché arrivò a scoprire il piccolo, perfetto ombelico di Harry.


E Draco comprese che pregare è inutile, tanto Dio non esiste, o se esiste, ci ha creati per suo crudele divertimento.

Ed Harry comprese che l’idilliaco periodo di pace che aveva vissuto con Draco nell’ultimo anno, mentre Lu era ad Hogwarts, era da considerarsi perduto per sempre. O almeno per i prossimi undici anni.

E Fata Le comprese che le sue convinzioni sulla polvere magica andavano profondamente rivedute e corrette.


Nell’ombelico di Harry, pigramente addormentati e stretti l’uno all’altro, c’erano tre bellissimi e minuscoli neonati.


  
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