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Autore: SilviAngel    21/08/2012    4 recensioni
Post quinta stagione.
Apocalisse sventata, Dean sta bene e Sam non è caduto nella gabbia.
Cass ha, però, un enorme problema: deve ripopolare il Paradiso, ma gli angeli non riescono più ad accoppiarsi tra loro!
Cosa escogiterà il nostro eroe???
Destiel... of course!
Possibili elementi o momenti OOC.
Mpreg
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Sorry per il ritardo, un altro pairing mi ha rapita!
Infatti se vi interessa nel mio profilo potrete trovare due storie
Sterek, per chi non conoscesse, la coppia Stiles/Derek, personaggi del telefilm Teen Wolf.
Ora bando alle ciance, ecco il nuovo capitolo.

 
Cap. 16
“L’angelo fa la ruota”
 
Cass passò le ore successive a girarmi attorno come fosse un satellite e io il suo pianeta e di tanto in tanto si limitava ad alzare il capo incrociando il mio sguardo e domandandomi con gli occhi da cucciolo spaurito se i bambini continuassero a muoversi.
Un paio di volte, mentre ero distratto tra una pentola e un tegame, tentò di allungare le mani e sfiorare il mio addome “Smettila” dissi esasperato “è probabile stiano riposando o addirittura dormendo, lo fanno sai i bambini, ancora prima di nascere”
“Va bene”
Capii dal tono con cui pronunciò queste parole, che non si sarebbe fermato ad esse e infatti “Però non è giusto. Tu puoi sentirli sempre e sapere cosa fanno. Io no”
“Vorrei ben vedere, dato che sono io a portarli in giro 24 ore su 24” ripresi con tono per nulla ironico “Facciamo così la prossima volta rimani incinto tu! Che ne pensi?”
“I-incinto? Io?” balbettò il pennuto “Prossima volta? Vuoi davvero che ci sia una pross”
“No, cioè io non… lascia perdere… ma potreste escogitare un modo per cui il rito tra angelo e umano faccia effetto su di voi e non sull’altra povera metà della mela, così potrai godere di tutte queste bellissime sensazioni: le nausee, il mal di schiena, i piedi a zampogna e questa montagna che ti cresce al posto di un piatto e scolpito addome! Dimenticavo, probabilmente grazie ai vostri poteri non sentireste il benché minimo disagio! Questo sì che è ingiusto!”
“Scusa, pensavo avessi accettato oramai la gravidanza… non credo faccia bene ai bambini sentire che non li vorresti” asserì serio e compito l’angelo, riuscendo con una frase a farmi sentite il classico emerito stronzo.
“Non è vero che non li voglio! È lo stress, il dolore e tutto il casino che ha sconvolto la mia vita” e piegando il collo fino a guardarmi la pancia, continuai “Avete capito voi due laggiù papà Dean vi vuole, solo che spesso ha dei momenti no”
La tensione venne drasticamente smorzata dal mio cellulare che iniziò a vibrare forsennato sul tavolo della cucina e agguantandolo appena prima che superasse il bordo e cadesse a terra risposi “Pronto”
 
Era Nancy che ci comunicava con suo grande dispiacere di essersi accorta che, per errore, lo scalda biberon recapitatoci era un modello difettoso e che di conseguenza avrebbe mandato un magazziniere a sostituirlo e che, per scusarsi dell’inconveniente, avrebbe aggiunto un omaggio.
Chiusa la conversazione, mi resi conto di essere un po’ impossibilitato ad accogliere gente in casa e guardando il moro capii di non avere alternative, dovevo trasformarlo – nel breve tempo che ci era concesso – in un credibile essere umano.
 
Dopo aver recuperato dalla montagna di acquisti fatti pochi giorni prima, la confezione dell’elettrodomestico indicatomi dalla commessa del negozio, mi piazzai davanti a Cass e lo istruii a dovere.
“Allora, ascoltami, quando arriva quel ragazzo, tu dovrai dargli questa scatola e prendere tutto ciò che ti darà. Ok?” continuai solo dopo aver ricevuto un cenno di assenso “Non penso che voglia intavolare una conversazione e limitati a sorridere e ringraziarlo per il disturbo dopo aver fatto lo scambio. Tu sarai sulla porta e io rimarrò qui, non intendo turbare i suoi sogni con l’immagine di un uomo gravido. Se mai fossi in difficolta vieni da me”
“Ho capito” fu ciò che ottenni e me lo sarei dovuto far bastare.
 
Dopo neppure una decina di minuti, sentimmo delle ruote frenare sullo sterrato davanti casa e un paio di secondi più tardi il clacson richiamare la nostra attenzione con lunghi segnali. Avrei dovuto convincere Bobby a installare un campanello e un citofono, ma per il momento mi limitai a spingere con entrambe le mani Cass verso la porta e – dopo avergli passato la scatola – fargli cenno di aprire, mentre mi nascondevo dietro il tramezzo.
“Buonasera, lavoro per il Paradiso del Bebè, sono qui per una consegna e un ritiro merce difettosa”
La voce dell’addetto era squillante e sperai che tutto si risolvesse in fretta, anche perché non sentii Cass rispondere alcunché.
“Bene, questo è tutto! Ah… mi scusi, non vorrei sembrarle sfacciato, ma sa ha un bellissimo sorriso”
 
COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO? Fu il mio unico pensiero, prima di accorgermi di non essere più in grado di sentire se i due stavano parlando e cosa si stessero eventualmente dicendo.
Qualunque fosse lo scenario che si presentava in veranda, una cosa era certa quel commesso ci stava provando con mio… mio… con Cass.
Ero ancora perso nei miei pensieri quando mi ritrovai davanti il moro con in una mano una scatola del tutto identica a quella che aveva poco prima e nell’altra un’enorme borsa di plastica variopinta.
Dopo averlo aiutato a poggiare entrambe  sulla scrivania di Bobby, l’angelo si volse verso di me “Dean, quel ragazzo mi ha domandato se avevo impegni per questa sera? Puoi spiegarmi cosa intendesse dire e che cosa devo rispondergli? Non avevi previsto questa domanda mentre mi spiegavi come avrei dovuto comportarmi”
Beata innocenza!
Quel povero angelo spelacchiato non si rendeva conto che quel Casanova da quattro soldi ci stesse provando con lui e io non ero così convinto mi convenisse spiegargli davvero tutto e tentando di trattenere la gel… il nervoso che mi saliva nelle vene puntando un dito verso la porta e bisbigliando, risposi “Ora torni là fuori e gli dici di andare a…” no no no Dean non puoi suggerirgli di parlare in tal modo “dicevo… ora torni di fuori e gli dici che…”
“Cosa devo dirgli Dean?” domandò incuriosito piegando il capo aspettando una mia risposta di senso compiuto, che tardava ad arrivare.
Dannazione quanto era difficile, ma prendendo un respiro profondo e passandomi la mano sul viso come a scacciare i dubbi ripresi “Digli solo che hai da fare”
“Ma Dean, io non ho da fare. Mi stai dicendo di mentire?”
E non ci vidi più, non voleva o non riusciva a comprendere… bene! Sarei stato schietto e diretto.
“Allora dì la verità” e aprendo le braccia continuai “digli che devi stare a casa a fare il padre! Cazzo!” e girando i tacchi lo lascia per dirigermi in cucina.
Un attimo dopo sentii i suoi passi muoversi verso la porta.
 
Cosa diavolo mi stava succedendo?
Ero diventato furioso in quel bar, quando quella ragazza si era messa in mente di portarsi a casa Cass e ora la scena si ripeteva.
La prima volta avevo cercato di convincermi fosse il mio ego ferito, dato che la barista aveva preferito lui a me, ma adesso… non potevo certo dire che stesse succedendo la medesima cosa!
E stavo logicamente soprassedendo, per l’incolumità della mia mente provata, riguardo la sessione di baci infuocati e strusciamenti bollenti terminata poco prima.
Mi ritrovai poggiato con entrambe le mani strette al bordo della cucina e la testa piegata in avanti a ciondoloni.
Ero patetico, ero… non sapevo neppure io che cosa ero e d’un tratto la mano grande e forte dell’angelo si chiuse sulla mia spalla.
“Dean” amavo quando il mio nome veniva sussurrato da quella voce tanto roca quanto calda “credo di aver disilluso le speranze di quel ragazzo e di averlo intristito. Quando gli ho ripetuto la tua frase, ha smesso di sorridere ed è andato via”
“Meglio per lui” mi intromisi nel suo monologo “Quello lì voleva uscire con te, Cass! Come fai a non capire, a non rendertene conto. È come l’altra sera, ti ricordi la rossa al bar? Voleva portarti a casa sue per…”
“Eileen voleva mostrarmi come aveva arredato la sua nuova casa” puntualizzò il moro.
Sbuffando e sorridendo, mi girai e rivolgendomi a lui come ad un bambino, schietto spiegai “No, quella voleva scoparti Cass e pure il tipo delle consegne”
 
Silenzio.
Forse stava elaborando le informazioni.
 
“Oh” riuscì solo a emettere dopo minuti passati a guardare il nulla di fronte a sé.
“OH?” mi ritrovai a ripetere salendo di tono “È tutto ciò che ti riesce di dire? Se non ti avessi suggerito quella risposta, che avresti fatto? Saresti uscito con lui?”
La rabbia stava di nuovo guidando la mia voce e anche il mio corpo pareva volesse aggredirlo avvicinandosi in modo aggressivo.
“Certo che no! Se mi fossi allontanato, avreste iniziato a sentirvi male di nuovo”
“Cristo Cass! Solo per questo non saresti andato?” e nella mia mente la frase proseguì non per il fatto che abbiamo passato un’ora a mangiarci la faccia a suon di baci?
“Non voglio che tu ti arrabbi” obiettò cercando di rabbonirmi.
“E allora cerca di evitare di farmi incazzare”
“Se fossi uscito con quel ragazzo, si sarebbe aspettato che io facessi con lui quello che abbiamo fatto io e te di sopra, vero?”
L’angioletto cominciava a comprendere, ma ritenni fosse meglio tacere, dato che tutto ciò che usciva dalla mia bocca era, per il momento, eccessivamente tagliente e mi limitai ad annuire.
“Io non voglio…” mormorò vagamente imbarazzato e vedendolo con le gote che si stavano colorando e le mani che giocavano l’una con l’altra, incapaci di stare ferme, tutto quella rabbia evaporò veloce come era arrivata e avvicinandomi gli sollevai il mento con un dito, per guardarlo dritto in quei suoi occhi così blu.
“Cosa non vuoi Cass?”
“Non… voglio baciare altre persone e non desidero che altri mi tocchino” disse con l’ingenuità che lo caratterizzava “… solo tu”
E quella sincerità mi stordì e senza incensi o profumi mistici, poggiai le labbra socchiuse sulle sue, non feci pressione e non lo forzai ad aprirle, solo un piccolo bacio.
“Allora ti va se torniamo a preparare la cena e poi ci spaparanziamo sul divano a guardare la TV?” suggerii mentre mi dirigevo nuovamente ai fornelli.
 
Mentre facevo saltare le verdure – ebbene sì, verdure – e rosolavo per bene la carne, la voce di Cass tornò a distrarmi “Dean? Credo di dover acquistare degli abiti nuovi”
Torcendo il collo in un gesto secco e pericolosamente rumoroso, lo fissai allibito… davvero Cass Guai a chi mi tocca il trench voleva rifarsi il guardaroba?
“Perché?” chiesi vinto dalla curiosità.
“Alan ha detto che sono molto bello, ho un sorriso affascinante e degli occhi fantastici, solo dovrei… valorizzarmi di più”
Rischiai di rovesciare parte del contenuto del tegame a terra.
“Cosa?” e lo trovai che si specchiava nei vetri della finestra.
“Sono bello per davvero?” domandò senza staccare gli occhi dal suo riflesso.
“S-sì” tentennai solo un secondo, non ero mai stato il tipo da complimenti, ma vedevo come stesse attendendo le mie parole e lo accontentai “sei bello, ma ora ritira le piume e vai a preparare la tavola, peacock!”*
E lui tutto sorridente, dopo aver regalato un’ultima attenta occhiata alla sua immagine riflessa, agguanto le stoviglie che gli stavo porgendo e si diresse verso il tavolo.
 
 
*Peacock = pavone… ho lasciato il termine inglese come richiamo alla canzone di Katy Perry.  
   
 
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