Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Callie_05    21/08/2012    2 recensioni
e se la religione che conosciamo non sia altro che una menzogna per occultare le passioni di Dio?
Genere: Erotico, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 
Lilith passava tutti i suoi giorni ad appagare il suo signore, gli massaggiava i muscoli quando tornava dalle feste stanco, teso e spesso ebbro di vino, cantava con la sua voce più soave quando si mostrava canuto e vecchio e le sue membra non erano abbastanza forti da farla sua e le dipingeva i seni con l' Hennè quando, in forma di fanciulla, aveva voglia di danzare e di suonare l' arpa nuda sulle ventilate dune erbose dell' eden. Lilith divenne indispensabile per Dio che ben presto si accorse che nessuno dei suoi angeli gli generava le sensazioni che lei era capace di donargli con un solo sguardo. Fu allora che cominciarono a manifestarsi i primi generi di emozioni, contrastanti ed incontrollabili, sensazioni che Dio stesso non riusciva a controllare, una parte della natura che ancora non faceva parte di lui, quella parte della natura che nemmeno nei secoli successivi egli avrebbe mai controllato. Per dominare le sue nuove emozioni, Dio cominciò a rinchiudere Lilith in una prigione, così dorata da parer magnifica all' occhio di chi guarda, ma terribilmente vuota agli occhi di Lilith che cominciò a provare anch' ella un' emozione: la tristezza.
Così, mentre Dio provava la felicità di aver chiuso un bellissimo uccello in una gabbia preziosa, il meraviglioso angelo cominciava a versare le lacrime più amare che potesse conoscere. 
Lilith giustificava Dio, dicendo che un' essere onnipotente non poteva capire l' enorme valore dell' aria che accarezzava la pelle, della libertà. Fu da allora che Lilith cominciò a cantare e a danzare per se stessa nell' enorme stanza a lei adibita e solo i fiori sotto la sua finestra potevano sentirla. Si dice che fu allora che nacquero i rampicanti. I fiori sentendo una voce sì soave echeggiare nell' aria, vollero vedere chi era la splendida creatura in grado di emanare un tale canto e così si arrampicarono sulla muratura del Tempio di Dio, sino ad arrivare alla sua finestra, ma quando la videro così bella ma con gli occhi così tristi, furono colti da un dolore così forte che persero tutti i loro petali rimanendo verdi come tutti i prati, senza più la loro particolarità di fiori.
-Perchè siete così triste, soave Angelo?- Chiese un giorno il rampicante.
Lilith smettendo di cantare si avvicino e lo guardò.
-Perchè sono costretta a rimanere rinchiusa qui dentro e non posso più ballare e cantare per i miei fratelli angeli, nè posso giocare con loro... non posso nemmeno vederli, Dio me lo ha proibito. -
Il rampicante indignato si drizzò più su se stesso e parve quasi avere una forma simile a quella di Lilith.
- è perchè un figlio della natura dovrebbe fare questo? che potere ha egli su di un altro essere?- Domandò il fiore come se la risposta fosse ovvia, ma l' angelo si rabbuiò ancor di più in volto.
- Ci ha creati lui e questo gli da un diritto su di noi, non credi? -
-Giammai! Dio è stato creato dalla natura, e anche noi fiori facciamo parte della natura, ma questo non gli ha mai impedito di calpestarci e di creare i suoi templi sulle nostre teste o sbaglio? e a nostra volta noi non gli abbiamo mai impedito di vivere... che senso avrebbe creare degli esseri viventi se poi non gli si dona una vera vita? -
Lilith rimase in silenzio, tutti i tentativi di risposta le si bloccarono in gola per l' incontestabilità del discorso del fiore e la bocca rimase aperta nel capire di essere stata maltrattata dal suo stesso creatore.
- Dio ti ha dato un nome, giovane angelo? - chiese il fiore riscuotendola dai suoi pensieri.
- Lilith... e tu c'è l' hai un nome? - Chiese ingenua la fanciulla.
- Io sono solo un fiore! -
- Come puoi essere un fiore se non hai nemmeno un petalo? -
- Una volta avevo molti petali, ma poi la tristezza me li ha portati via... - Disse il fiore piegandosi su se stesso dalla tristezza -Ora non so più cosa sono, non so più come chiamarmi... - 
Lilith lo accarezzò appena e sorrise dolcemente - Edera è un bel nome, significa arrampicarsi... tu sei arrivato sino a me in questo modo, quindi penso che Edera ti stia benissimo! -
Il fiore riprese nuovo vigore nel avere di nuovo una collocazione in questo mondo e persino un nome, e felice avvolse la ragazza tra le sue foglie, quasi a crearle un vestito verde.
- Sono un' Edera! - Esclamò felice il fiore ed insieme si misero a ballare e cantare accarezzandosi come due vecchi amanti che per troppo tempo rimasero separati.
- Cosa desideri di più, Lilith? - Chiese improvvisamente l' Edera accarezzandola.
- Qualcuno che porti la luce nei miei momenti di buio - Rispose Lilith senza nemmeno pensarci.
Ma il momento di giubilio non durò a lungo. Infatti Dio, arrivando da una delle tante feste che gli angeli avevano creato per lui, aveva la bruciante voglia di vedere Lilith, di possederla e di baciarla fino a farle diventare le labbra più rosse delle rose dei campi, ma quando entrò nella stanza e la vide completamente avvolta nell' edera, che accarezzava dolcemente il suo corpo nudo, sperimentò nel cuore una nuova senszione più bruciante e consumante dell' amore: l' odio.
Vedendo Dio così adirato l' edera si ritirò dal corpo di Lilith andandosi a posare nuovamente sulla finestra guardando con orrore il figlio della Natura che diveniva sempre più gonfio ed alto, prima che potesse accorgersene, il rampicante fu avvolto da fiamme altissime, fiamme che ferivano e facevano sanguinare il cuore di Lilith. L' antico fiore cominciò ad appassire e morì bruciando del tutto nell' odio generato da Dio. 
La punizione di Lilith fu ancora peggiore, Dio bruciante di passione per lei, la destinò a reprimere per sempre le sue emozioni, in modo che gli altri angeli mai venissero a conoscenza di queste sensazioni così poco divine e così pericolose per lui; e la rinchiuse nella sua stanza in modo che nessuno, a parte lui, potesse toccare il suo corpo. Lilith divenne la prostituta di Dio.
Fuori dalla sua finestra, lì dove un tempo cresceva rigogliosa la sua amata edera, ora c' era solo una grossa macchia nera. Ma col passare degli anni qualcosa gravidava nel ventre della Natura, ed un giorno una voce lontana giunse alle orecchie di Lilith.
- Cosa desideri di più, Lilith?. Qualcuno che porti luce nei miei momenti di buio... -
L' angelo riconobbe quelle parole e svelta andò ad affacciarsi alla finestra, ma prima che potesse guardare giù una maestosa creatura le si parò davanti.
A prima vista le parve un angelo, ma la sua pelle era scura come l' ebano e i suoi occhi verdi, come la sua edera; e le sue ali, a differenza di quelle candide di tutti gli altri angeli, erano nere come la macchia che l' incendio di Dio generò sotto la sua finestra. Era l' angelo più bello dell' eden.
- Chi sei? - chiese Lilith sbigottita nel guardare un angelo più bello di Dio stesso.
- Sono il secondo figlio della Natura, il fratello di Dio, nato dalle fiamme della sua ira. Sono Lucifero, e sono il tuo portatore di luce- .
  
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