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Autore: denna    22/08/2012    4 recensioni
Fanfiction che nasce dalla lettura del capitolo 500 e dalla domanda che ne è scaturita subito dopo.
E se quella spada fosse Pantera?
SPOILER!
Questa fic è ambientata in un momento immediatamente successivo all'invasione della Soul Society.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Neliel Tu Oderschvank, Urahara Kisuke
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ciao a tutti! Come promesso, ecco il nuovo capitolo.Spero vi piaccia :) Colgo l'occasione per ringraziare i recensori  Junna,Saeko_san,Devileyes e l'ultima arrivata purple benny per i loro commenti *denna si commuove* Inoltre, mille grazie anche ha chi ha inserito la storia tra le seguite e tra i preferiti.
Buona lettura, ci vediamo giu! 

Part 4


Nel era tornata.
Durante uno degli ultimi scontri, la piccola arrancar si era trasformata, recuperando il suo aspetto originario. Orihime aveva provveduto immediatamente a riparare la sua maschera rotta, ora ritornata integra grazie allo straordinario potere della fullbringer.
Nel era tornata, stavolta per sempre.
Pesche e Dondochakka avevano riaccolto con gioia la loro espada, con tanto di lacrime e balletti scoordinati e imbarazzanti-ma era il pensiero che contava. Anche Ichigo ed i suoi amici erano molto felici. Un po’ diversa era stata la reazione di Grimmjow: dopo lo stupore iniziale, l’arrancar era rimasto in disparte a fissare la nuova arrivata con confusione e sospetto, anche dopo che gli ebbero spiegato la situazione. Tuttavia, non si era dimostrato ostile.
Il ritorno della terza espada fu accompagnato da una nuova atmosfera che pervase l’Urahara Shop: gli inseguimenti  erano cessati, così come i litigi, le risse e le esplosioni. Nel e Grimmjow trascorrevano gran parte del tempo nella camera sotterranea ad allenarsi. La ragazza in realtà non amava molto combattere, ma aveva ceduto alle richieste dell’azzurro nella speranza di frenare la sua natura violenta; inoltre, con una guerra in corso, un po’ di allenamento non poteva farle che bene, visto che era rimasta inattiva per troppo tempo ed era un po’ arrugginita. L’arrancar, invece, era entusiasta : gli esercizi individuali stavano cominciando ad annoiarlo, aveva bisogno di un degno avversario con cui misurare le proprie capacità e quella ragazza era un osso duro.  Ancora faticava a credere che quella bambina rompiscatole fosse in realtà l’ex terzo espada, era stato un bene che avesse assistito di persona alla trasformazione. Se glielo avessero detto al loro primo incontro, difficilmente ci avrebbe creduto.

***

Era buio, le ferite gli facevano male, ma non quanto si aspettava.
 Forse stava morendo– si disse.
Percepì la sabbia di quel deserto che era L’Hueco Mundo sotto i polpastrelli e contro la schiena. Da quanto tempo era disteso a terra?
Una fitta gli attraversò il torace, mozzandogli il respiro, seguita immediatamente da un’altra alla spalla. Sentì qualcosa scorrergli sul petto che attenuò in parte il dolore, consentendo ai suoi polmoni di riempirsi nuovamente d’aria. Stava morendo, ma paradossalmente si sentiva molto meglio. Qualcosa non tornava. Si costrinse ad aprire gli occhi. Il volto di una bambina apparve nel suo campo visivo, a tratti nitido, a tratti sfocato.
La mocciosa che era con Kurosaki.
«Sei sveglio!» strillò contenta la piccola.
Grimmjow non rispose, mentre  metteva a fuoco la figurina vestita di verde al suo fianco. Tentò di guardarsi intorno: dove era finito Nnoitra? E Kurosaki? L’ultima cosa che ricordava era lo shinigami che si metteva tra lui e il quinto espada e quest’ultimo che lo sfotteva.
 «Nel pensava che fossi morto!» disse la mocciosa, avvicinandosi al suo viso.
Beh, lo pensava anche lui fino a pochi secondi fa.
Sollevò leggermente il capo. Le ferite del suo scontro con il dio della morte avevano smesso di sanguinare e si erano in parte rimarginate, così come il colpo di Nnoitra, ed erano ricoperte da una sostanza viscosa e trasparente. Doveva essere stata quella a curarlo. Ora che ci faceva caso, quella roba era su tutto il suo corpo, ne aveva addirittura un po’ nei capelli.
«Ma ora stai meglio, per fortuna!» esclamò la bambina.
L’espada la guardò di nuovo. Un rivolo di quella strana sostanza le gocciolava da un lato della bocca, intanto che gli sorrideva contenta. Sgranò gli occhi, mentre la verità lo investiva con la forza di un Cero Oscuras.
Quella… Non poteva… Davvero… Essere…
«BAVAAAAA!» gridò a pieni polmoni, mettendosi di scatto a sedere. Il dolore lo attraversò come una scarica elettrica.
«Merda!» imprecò, mentre crollava di nuovo a terra in preda agli spasmi. Ogni colpo gli faceva male come se gliel’avessero inferto un’altra volta. Per poco non svenne.
«Non ti puoi agitare così, altrimenti le ferite si riapriranno!» strillò Nel. «Aspetta, ora mi tocco il velo pendulo così esce altra saliva…»
Grimmjow fulmineo, le tappò la bocca con una mano.
«Non provarci!» disse minaccioso.
La mocciosa farfugliò qualcosa che lui interpretò come un “ma è per il tuo bene!”
« A questo punto preferisco morire. E poi, se ti toccassi il velo pendulo, vomiteresti, non uscirebbe saliva!» aveva replicato l’azzurro, mentre mollava la presa.
 Chiuse gli occhi,sentendo le forze abbandonarlo. Udì dei passi avvicinarsi.
«Nel! Finalmente ti abbiamo trovata!»
«Pesche! Dondochakka!»
« I grandi fratelli del deserto sono di nuovo insieme… Ehi! E lui chi è?» aveva esclamato Pesche, avvicinandosi cautamente a Grimmjow.
«Sesta espada, Grimmjow-sama.» trillò la piccola arrancar.
I due  hollow erano balzati indietro in preda al panico.
« Cribbio,un espada!» gridò Dondochakka, iniziando a piangere « Ci ucciderà tutti, non lo sai!»
«E’ conciato piuttosto male, dubito che abbia la forza di combattere.» commentò Pesche «Comunque, Nel, allontanati da lui.»
«Si! Dobbiamo andarcene prima che arrivi qualche altro nemico.» affermò il grosso hollow a pois.
«E lo lasciamo qui?» domandò la bambina.
Le due fracciòn l’avevano guardata confuse.
«Portiamolo con noi!» strillò.
«Nel, non possiamo, lui…» mormorò Pesche, in difficoltà, mentre osservava l’espada a terra, che aveva riaperto gli occhi. Le iridi azzurre vagarono spente, incrociando per un attimo gli occhi gialli dell’hollow, prima di sparire di nuovo sotto le palpebre .
«E’ un nemico!» concluse Dondochakka, che non vedeva l’ora di andarsene.
 «Nel non vuole  che muoia.» affermò la piccola, risoluta.
«Cosa gli è successo?» aveva domandato d’un tratto l’hollow-formica, tentando di capire perché la sua  ex padrona fosse così decisa a portarsi dietro quell’arrancar.
«Itsygo lo ha sconfitto, ma non voleva ucciderlo. Poi però è arrivato Nnoitra che lo ha colpito.»
Entrambi gli hollow trasalirono.
Nnoitra, era stato lui. La storia si ripeteva.
«Ehi Pesche, che cosa facciamo?» sussurrò Dondochakka.
L’amico rimase in silenzio per qualche minuto.
«Prendiamo anche lui.» dichiarò
«Evviva!» strillò entusiasta la bambina.
«S-sei sicuro?» balbettò il grosso hollow.
«Sicuro. Ah, fai uscire Bawabawa.»
«Perché?»
 «Ci spostiamo con lui» spiegò Pesche. « Ridotto com’è, è probabile che se lo muoviamo troppo, finiremo col fargli ancora più male.» concluse, mentre sollevava con attenzione Grimmjow da sotto le braccia.
«Vieni ad aiutarmi! Pesa una tonnellata!» sbottò.
Il sesto espada sentì qualcuno afferrarlo per le gambe, prima di ripiombare nelle tenebre.

***


Anche a scuola la situazione era migliorata notevolmente: Ichigo aveva notato che da quando anche Neliel si era iscritta come studentessa, Grimmjow aveva iniziato a comportarsi meglio, a parte le spallate, gli spintoni, gli insulti e le minacce non troppo velate alla sua persona. Almeno non lanciava più banchi come se fossero coriandoli e non tentava di ammazzare Keigo un giorno si e l’altro pure; anzi, l’espada aveva perfino instaurato una specie di legame- perché amicizia era una parola grossa- con Tatsuki: i due passavano gran parte del tempo a stuzzicarsi e punzecchiarsi a vicenda, apostrofandosi con gli epiteti più fantasiosi, ma l’azzurro non aveva mai alzato un dito contro la sua amica. Il sostituto shinigami sospettava che la buona condotta di Grimmjow fosse dovuta alla presenza di Nel: la ragazza era la terza espada, mentre lui la sesta, il divario era ampio, e forse, l’azzurro non voleva perdere la faccia prendendole da una donna.
Si, Grimmjow temeva Nel, senza dubbio.
 Le cose non sarebbero potute andare meglio di così.
Tuttavia, si verificavano degli strani episodi. Alcune volte, i due espada sparivano per ore in mezzo alle rocce della camera di allenamento, vietando agli altri due hollow che risiedevano lì di seguirli. Grimmjow in particolare, aveva minacciato di morte le fracciòn di Neliel, se li avesse visti avvicinarsi. Una volta, Ururu, in fuga da Jinta, era andata a cercare aiuto nel luogo dove erano soliti rintanarsi i due arrancar. Era tornata indietro di corsa con un espressione terrorizzata sul volto. Il ragazzino si era spaventato nel vederla in quello stato.
«Ma che ti è successo?» domandò.
«Jinta-kun, da oggi puoi picchiarmi quanto vuoi, magari così riuscirò a dimenticare ciò che ho visto» aveva mormorato la bambina, in preda a una specie di trance, mentre le guance diventavano scarlatte. Il rosso non aveva fatto altre domande ed entrambi i bambini erano tornati di sopra.
Inoltre, l’arrancar non aveva perso il vizio di saltare le lezioni, a volte anche fino alla pausa pranzo, e spesso toccava ad Ichigo e i suoi amici l’arduo compito di cercarlo per riportarlo in classe. Come quel giorno.
«Lo  avete trovato?» chiese il dio della morte, mentre raggiungeva il resto del gruppo, radunatosi vicino allo stanzino delle scope.
«No, mi spiace Kurosaki-kun» rispose Inoue, dispiaciuta.
«Abbiamo controllato dovunque, anche sul tetto, ma niente.» affermò Tatsuki.
«Ma perché tocca sempre a me rintracciarlo!» si era lamentato lo shinigami, sbuffando.
«Perché l’hanno iscritto come un tuo familiare, come Nel.» gli aveva ricordato la mora.
«Si, ma non è giusto!» protestò la fragola.
Orihime sgranò gli occhi.
«E’ sparita anche Nel-san, ora che ci penso…» mormorò.
« L’ultima volta che l’ho vista, stamattina, mi ha detto che andava a cercare Grimmjow.» spiegò Ichigo. «Dove si sarà cacciato quel pazzo? E’ da tre ore che non si trova!» gridò, frustrato.
Tatsuki guardò l’orologio.
«La lezione di ginnastica sta per cominciare, andiamo. Magari è già in palestra.»
«Può darsi.» disse Ichigo.
«Forza, muoviamoci, altrimenti faremo tardi!» esclamò Orihime, trascinando via l’amica.
Il dio della morte le seguì.
La porta del ripostiglio si aprì piano, Grimmjow mise fuori la testa, controllando che il corridoio fosse deserto.
«Via libera?» chiese Nel, facendo capolino da dietro la sua spalla.
«Si.»
Uscirono dallo stanzino.
«Questo posto è strettissimo.» constatò la ragazza, aggiustandosi la camicetta.
«E’ colpa tua.» aveva affermato l’azzurro.
Lei si fermò e lo guardò confusa. «E perché?»
«Hai le tette troppo grandi. Se non avessimo cambiato posizione, a un certo punto, sarei morto soffocato.» dichiarò l’espada.
Lei gli diede uno scappellotto. « Ma sentilo! Sei alto quasi un metro e novanta, sei tu che prendi tutto lo spazio!» replicò offesa. L’azzurro ghignò perfido, mentre finiva di sistemarsi i vestiti.
«Sai» aveva ripreso a parlare Nel «Che ringhiassi e soffiassi lo sapevo, perché lo fai quando sei arrabbiato… Ma che sapessi fare le fusa, è stata una sorpresa!»
«Non mi pare ti sia dispiaciuto.» commentò l’hollow, senza guardarla.
«Ma cosa hai capito! Certo che non mi è dispiaciuto! E’ una cosa così carina!» esclamò l’ex-espada, entusiasta.
L’arrancar la osservò un attimo, cercando di capire se lo stesse prendendo in giro.
«Ci riesci sempre?» domandò la ragazza, allungando una mano verso di lui per fargli un grattino.
«No, non sono un fottuto gatto.» disse infastidito Grimmjow.
«Ah. Quindi riesci a farle solo quando noi, insomma… »
«Si.» rispose lapidario l’espada.
«Oh, peccato…» mormorò Nel con aria afflitta.
Sul volto dell’arrancar si disegnò un sorriso ferino.
«Se ci tieni così tanto a risentirle» aveva detto con voce roca «Potremmo rimanere qui un altro po’.»
«Ma abbiamo saltato già troppe lezioni!» Protestò l’ex espada.
«E allora?» replicò lui, mentre si avvicinava.
« Potrebbe insospettirsi…» insistette la ragazza.
«Chi, Kurosaki? Ma fammi il piacere!» sghignazzò l’azzurro.
«Però, Grimmjow…»
«Insomma! Vuoi sentirmi fare le fusa o no?» sbottò l’arrancar.
«Si, certo, ma…»
Non fece in tempo a finire la frase perché Grimmjow le aveva coperto la bocca con la sua, stroncando ulteriori repliche sul nascere. Si lasciò spingere nello stanzino, mentre il compagno si chiudeva dietro la porta.
Kisuke osservava divertito i due espada rinchiudersi di nuovo nel ripostiglio. Se avesse saputo che bastava così poco, si sarebbe dedicato anima e corpo per farla ritornare come era prima, altro che studiare l’amuleto dei quincy.
Sorrise, mentre riprendeva la strada per il negozio.
Non gli importava cosa avrebbe detto o fatto il Comandante Generale, a fine guerra li avrebbe fatti tornare nell’Hueco Mundo.
 A qualunque costo.


Note di un'eterna indecisa:
Siam così giunti alla fine della quarta parte. Come potete aver notato, questo capitolo ha uno stile diverso rispetto ai precedenti. La verità è che inizialmente volevo concludere con la parte 3, ma mi era sembrato un finale un po' triste, quindi ho deciso di inserire questo epilogo dai toni più leggeri; inoltre, mi era venuta in mente la scenetta del flashback e mi era sembrato un peccato scriverci qualcosa al riguardo.Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando! ;)
P.S. Avevo detto che questo sarebbe stato il capitolo finale... Tuttavia, (complice anche una chiacchierata con la mia compagna di malefatte) mi sono venute in mente un paio di idee carine per un ipotetica parte 5. Non prometto nulla, sia chiaro, dipende se Kubo mi farà arrabbiare o meno col 504. Lo so, sono malata XD, ma ci tengo a ricordarvi che Part 2 e 3 sono nate dall'inca******a che mi hanno provocato i capitoli successivi al 500 XD. Quindi, vediamo che succederà. Un bacione!

  
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