E come promesso, ecco qui la seconda parte!
Allora, eravamo rimasti con il risveglio dei veri poteri di Saiko e la partenza per il salvataggio degli altri, giusto?
E allora direi che è arrivato il momento di svelare la fine di questo capitolo! XD
Ringrazio ancora Fly89 per avermi prestato i suoi personaggi e avermi
fatto da beta reader e Ottoperotto per avermi concesso l'uso dei suoi
personaggi, oltre che di scrivere questo "dietro le quinte" della sua
versione di darkroxas92.
Ma prima di lasciarvi al capitolo, le risposte alle recensioni!
@ Inuyasha_Fede:
E non hai ancora idea di quale saranno i prossimi due mondi XD. E
Loony... come direbbe Otto, è Loony XD. E credimi, quella che ha
mostrato nello scorso capitolo è solo una minima parte della sua
reale... follia XD. Se vuoi saperne di più, ti consiglio di
leggere le storie di Ottoperotto. Per come andrà a finire...
ancora poche righe e lo scoprirai XD.
@ Poldovico: Mi dispiace,
credevo di essere riuscito a restare constante... Vorrà dire che
aspetterò le tue recensioni una volta finita la storia! E grazie
per aver resistito fino ad adesso XD.
@ Jimmopolis: Tecnicamente
sì, ma più che diventare forte come Goku, potrebbe
trasformarsi semplicemente in un Sayan, e comunque solo in quel mondo.
Però se per esempio dovesse finire in un mondo come il nostro,
non succederebbe niente e resterebbe normale. Inoltre è una sua
scelta se usare o no questo suo nuovo potere.
E adesso, prima del capitolo, una piccola sorpresa per voi: l'ultima
opening di Equilibrio! Attenzione, spoilera i prossimi due capitoli,
perciò guardatela solo se siete pronti al peggio XD
Capitolo 77: Quarta prova! Affrontare gli incubi e credere nel proprio cuore!
Jessie si ritrovò ad affondare nel buio.
“Dove sono?” si chiese, cercando di intravedere
qualcosa attorno a
sé.
“Temo proprio che siamo finiti nella mia mente.”
Rispose la voce di
darkroxas92, rivelando così la sua presenza poco lontano.
“La tua mente?”
“Mentirei se dicessi che questo è il mio cuore,
visto che me lo
sono strappato io stesso molti secoli orsono.” Rispose la
divinità.
“Perché è così buio? Nemmeno
io ho una tale oscurità…”
“Questo è il risultato di ciò che mi
è successo. Questo è ciò che
resta di Lan Yami, un re vissuto molto, molto tempo fa… In
un tempo che nessuno
ricorda nemmeno più.”
“Ma tu chi sei?”
“Una divinità. Provengo da una dimensione
parallela, proprio come
te, dove sono temuto praticamente da tutti i ragazzi, e non. Sono il
signore
della distruzione, sinonimo di tutte le calamità
naturali… anche se, a
malincuore, devo ammettere che non è sempre stato
così.”
“Che cosa intendi dire?”
Ma nessuna voce rispose alla custode, che si ritrovò
nuovamente
sola.
Poi, come dal nulla, sotto di lei cominciarono a prendere forma
varie sagome, creando lentamente una piccola cittadella. Subito dopo
apparvero
anche molte persone, che sembravano star acclamando qualcuno.
Jessie atterò in mezzo a loro, senza essere notata da
nessuno.
“Che cosa starà succedendo?”
“Mamma, guarda, eccolo!” disse un bambino, cercando
di saltare per
vedere meglio.
La donna al suo fianco sorrise, per poi prenderlo in braccio e
sollevarlo.
Jessie spostò lo sguardo, vedendo così una
carrozza che stava
attraversando il paese.
“Il re è arrivato!” esclamò
felice una ragazza poco lontana,
mentre tutti gli altri presenti cominciarono ad urlare felici.
“Re?” ripeté Jessie, cercando di vedere
meglio.
Sgranò gli occhi quando vide che dentro la carrozza vi era
seduto
niente meno che darkroxas92.
Solo, sembrava in qualche modo diverso.
Nei suoi occhi c’era gioia, e non quel freddo che lei aveva
visto.
In più, rispondeva con un sorriso sincero ai saluti della
gente.
“Ho sentito che ha deciso di eliminare la classe nobile,
così da
poter rendere tutti noi sudditi uguali!” Sentì
dire da un uomo, che stava
parlando felice con un suo amico.
“Quello… è davvero la stessa persona
che ho incontrato poco fa?
Sembra così diverso…” disse Jessie, per
poi girarsi sentendo il rumore di uno
sputo.
“Bastardo di un re…” fece una voce
proveniente da un vincolo poco
lontano, a cui la custode del Tramonto si era avvicinata.
Vide subito un piccolo gruppetto di persone, che a differenza delle
altre fissava con rabbia e odio la carrozza reale.
“Già il padre ci aveva dato parecchie grane, e lui
è anche peggio.”
Disse un’altra voce.
“Ma tanto lo sarà ancora per poco.”
Commentò con un ghigno una
terza persona, tirando fuori qualcosa da una borsa, avvolto da un
panno. “Da
domani sarà solo un brutto ricordo. Noi nobili non gli
permetteremo mai di toglierci
i nostri privilegi come se niente fosse!”
Jessie sgranò gli occhi, incredula.
Evocò subito i Keyblade, cercando di colpire quelle persone,
ma non
riuscì nemmeno a sfiorarle.
Lo scenario cambiò subito, trasformandosi in
un’enorme stanza, al
centro della quale si trovava un letto.
Seduto su questo vi era il re, che stava parlando con
un’altra
persona.
“Sire, il popolo vi considera già migliore di
vostro padre. Nella
nostra storia non era mai successo prima che un re venisse amato subito
da
tutti.”
Lan Yami sorrise.
“Mi fa piacere sapere che la maggior parte delle persone mi
apprezzi, ma non è abbastanza… il mio desiderio
è che tutti siano felici, e considerati
allo stesso livello!”
“I nobili non glielo permetteranno così
facilmente.” Lo ammonì
l’uomo.
“Lo so… Ma non riesco proprio a capire questo loro
attaccamento al
potere. I più ricchi e privilegiati dovrebbero aiutare i
più sfortunati, invece,
loro pensano solo a loro stessi. Spero solo di riuscire in qualche modo
a
farglielo capire. Non voglio che loro diventino miei nemici. Io voglio
un regno
di pace, dove tutti possano vivere felici e-”
Ma il re si fermò sentendo il rumore di un vaso che cadeva a
terra.
Jessie guardò verso la fonte del rumore, vedendo un bambino
di
dieci anni accanto ai cocci del vaso, che stava osservando terrorizzato.
Il bambino aveva dei capelli castani a punta e un volto che
esprimeva purezza.
“Sora?” fece sorpresa la custode, osservando meglio
il bambino.
“Mi scusi signore… Non devo aver chiuso bene le
finestre.” Si
apprestò a dire il servitore. “Ci
penserò io a punire questo ragazzo e a
riportarlo ai genitori.”
“No!” esclamò Lan. “Non si
farà niente al ragazzo. Sono sicuro che
voleva solo incontrarmi, non è vero?” disse,
avvicinandosi al bambino, che
annuì.
Poi lo sguardo del re cadde sulla mano del ragazzino, dalla quale
stava uscendo un po’ di sangue.
“Ti sei fatto male, eh?” fece, per poi girarsi
verso il servitore.
“Per piacere, vai a prendere qualcosa per medicarlo e per
pulire.” Disse.
L’uomo fece un inchino, per poi uscire, mentre Lan prendeva
in
braccio il bambino, allontanandolo così dai cocci.
“Allora, dimmi, come ti chiami? Immagino lo saprai
già, ma io sono
Lan Yami.”
Il bambino, però, continuò a tremare impaurito,
incapace di
rispondere.
“Tranquillo, non ti farò nulla. Dirò ai
tuoi genitori che ti eri
perso mentre tornavi a casa, e mi assicurerò che non ti
puniscano in alcun
modo.” Fece il re, sorridendo. “Però tu
devi dirmi come ti chiami.”
“S-Somau…” rispose balbettando il
bambino.
“Allora Somau, come mai sei entrato dalla mia finestra,
distruggendo un vaso?”
“I-Io non volevo… sono inciampato nella tenda
e-”
“Del vaso non m’importa nulla, ce ne sono tanti
altri. L’importante
è che tu non ti sia fatto nulla oltre quel graffietto, che
presto medicheremo.”
“E-Ecco… io sono venuto qui…
perché ho sentito che lei è tanto
buono…”
“Oh, così dicono questo di me?”
rifletté il re, per poi sorridere.
“Allora significa che sto facendo proprio un bel lavoro,
no?”
Il bambino annuì, mostrando un piccolo sorriso.
“Io sono venuto qui… per chiederle
aiuto…” continuò, incerto su
cosa dire.
“Di che genere?”
“Ecco… la mia famiglia è povera, e
fatica ad andare avanti… Per
questo volevo sapere se… potevo avere un po’ di
pane da portare a casa…” disse,
per poi coprirsi la faccia con le braccia, impaurito per la reazione
che
avrebbe potuto avere l’adulto.
Lan sospirò.
“Questo significa che c’è ancora molto
da fare…” fece preoccupato,
per poi prendere una collana che portava al collo, togliendosela e
porgendola
al bambino.
Jessie osservò con attenzione il ciondolo.
Era una piccola corona d’argento, che il re mise attorno al
collo
del bambino.
“Con questa potrai avere tutto il pane che desideri. Domani
stesso
darò l’ordine di diffondere per tutti i negozi
della città che quando vedranno
un ragazzo con questa collana, non dovranno fargli pagare nulla, e di
mandare
direttamente a me il conto. Vedi di non strafare però, e
soprattutto di non
mostrarla ai quattro venti. Dovrà essere il tuo piccolo
segreto.”
Somau guardò incredulo l’oggetto, per poi
cominciare a piangere.
“I-Io… non so come ringraziarla,
Sire…” disse in mezzo alle
lacrime, poco prima che il re gli scompigliasse i capelli, ridacchiando.
“È solo Lan.” Rispose lui.
Jessie guardava intenerita la scena.
Vide il servitore tornare e medicare la ferita del bambino, per
poi raccogliere i cocci e portarli fuori.
“Ora ti farò riportare a casa. Sentiti pure libero
di tornare
quando desideri. Questo castello sarà sempre aperto per te,
come per chiunque
altro avrà bisogno del mio aiuto.”
Il bambino sorrise, per poi saltare giù dal letto.
“Cerca di non finire in nessun guaio.” Gli disse il
re,
sorridendo, per poi ordinare al servitore di accompagnarlo a casa,
assieme a un
sacco di pane e diverse caraffe d’acqua.
L’uomo s’inchinò, per poi uscire assieme
al bambino, che però
rimase fermo.
“Tu ci aiuterai sempre, vero?” chiese infine.
“Certo, finché ne avrò la
possibilità, non esiterò ad aiutare chi
ne avrà bisogno.” Rispose lui, sorridendo.
Il bambino annuì felice, per poi seguire l’uomo,
chiudendo la
porta.
Il re continuò a sorridere.
“Se solo tutti fossero puri come i bambini.” Disse
a bassa voce.
“Come l’antica leggenda narra, sono stati proprio
loro a ricostruire i mondi
dopo che l’oscurità aveva ricoperto tutto. Nessuno
dovrebbe toccarli. Sono loro
coloro che manderanno avanti i mondi. E chissà…
forse un giorno li salveranno
di nuovo.”
Poi il tempo attorno a Jessie cominciò a scorrere
velocemente,
finché il sole fuori dalla finestra non scomparve, e Lan
andò a dormire.
La ragazza rimase in attesa che il tempo tornasse normale,
finché
la porta della stanza non si aprì.
Il re stava dormendo profondamente, e non si accorse di nulla.
La custode si voltò, vedendo il servitore di prima entrare
tenendosi una mano insanguinata sopra lo stomaco.
“S-Sire…” ansimò, con voce
troppo bassa per essere sentito.
Ma prima che potesse ritentare, cadde a terra, privo di vita.
“Povero stupido… poteva salvarsi.” Fece
una voce, mentre uno dei
tre uomini che Jessie aveva visto in quella via entrava, tenendo in
mano un
pugnale già sporco di sangue.
La custode del Tramonto spalancò gli occhi, mentre
l’uomo si
avvicinava a Lan, alzando l’arma.
“Fermo!” urlò la custode, che
però non venne udita.
Si portò una mano sulla bocca e l’altra sulla
pancia quando vide
il braccio dell’uomo scendere in corrispondenza del petto del
re.
“Così impari a metterti in mezzo ai nostri
affari.” Disse l’uomo,
per poi uscire di corsa dalla stanza, dopo aver messo il pugnale tra le
mani
del servitore.
“Perché…” fece Jessie,
lasciando cadere lungo il viso delle
lacrime silenziose.
Lo scenario cambiò nuovamente.
Si trovava in un’enorme campo verde, dove c’erano
centinaia di
persone riunite in un solo punto, tutte con sguardi tristi.
Uno ad uno se ne andarono tutti, lasciando solo un bambino, Somau,
che continuò a guardare la lapide di fronte a sé,
stringendo con forza il
ciondolo che il re gli aveva regalato.
“Avevi promesso… Avevi promesso che ci avresti
sempre aiutato…”
disse, piangendo.
Jessie abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace principalmente per lui.” Disse una
voce triste, che le
fece spalancare gli occhi.
La custode si girò di colpo, ritrovandosi ad osservare Lan,
affiancato da una donna, avvolti entrambi da un alone di luce.
“Posso capire quel che senti.” Disse la donna.
“Io però, posso
offrirti la possibilità di continuare a vegliare su di lui.
E come lui, anche i
molti altri che seguiranno sia le tue che le sue impronte.”
“Come?” chiese lui.
“Posso dirti come accedere a un livello superiore
dell’esistenza.
È questo il mio compito. Potrai far diventare tuo compito
guidare i ragazzi
come lui, aiutandoli nel loro percorso.”
“Ma ne sarò all’altezza? Non sono
nemmeno riuscito ad aiutare lui…
Non ho fatto in tempo…”
“Potrai sempre aiutarlo ad andare avanti, indicandogli la via
giusta da prendere.”
Lan parve riflettere un attimo.
“Cosa devo fare, Oma?”
La donna sorrise.
“Una goccia in un oceano è
insignificante… ma in un deserto può
essere determinante.”
“Userai sempre questi aforismi per rispondere,
vero?” fece Lan,
sorridendo.
“Oh, per molto più tempo di quanto tu possa
immaginare.” Rispose
lei.
Lo scenario cambiò ancora, mostrando Lan, che indossava una
tunica
bianca, osservare qualcosa in un vicolo buio.
Jessie vide solo una mano che stringeva un ciondolo, sdraiata a
terra come il corpo da cui proveniva, senza dare alcun segno di vita.
“Mi dispiace…” disse l’uomo,
senza riuscire a trattenere le
lacrime. “Mi dispiace tanto… è tutta
colpa mia… ho sbagliato a guidarti… Somau,
perdonami se puoi…”
Jessie spostò lo sguardo, incapace di guardare quella scena
e
portandosi le mani al ventre, preoccupata.
“Quell’oscurità… era dovuta a
questo?”
Come per risponderle, le immagini cambiarono, mostrando Lan sempre
in quel modo, ma ogni volta in luoghi e con persone differenti.
“Questa sofferenza… Ha dovuto soffrire
così tanto, per tutto quel
tempo?!” esclamò incredula la custode.
Poi, ad un certo punto, le immagini si fermarono, mostrando un Lan
diverso, sospeso nello spazio.
I suoi occhi ormai, mostravano solo pura tristezza, non era
rimasta alcuna traccia della gioia che in passato li aveva fatti
brillare come
stelle.
“Io sono diventato una divinità con il solo scopo
di proteggere i
ragazzi e tutti coloro che hanno deciso di seguire il mio
cammino…” disse
freddo. “Eppure, per millenni e millenni non ho fatto altro
che rivedere la
stessa scena! Perché gli uomini sono
così… perché per il loro potere
passano
sopra tutto e tutti?!”
Jessie poteva percepire senza problemi la sua sofferenza.
“Il mio cuore… Il mio cuore mi fa male…
Ho visto Somau
reincarnarsi decine di volte, e tutte le volte è finita
sempre nello stesso
modo! Nonostante i miei tentativi di aiutarlo, c’è
sempre stato qualcuno a
fermare la sua strada. E come per lui, infinite altre
persone!”
Si portò una mano al petto, lasciando che altre lacrime gli
scorressero sul viso.
“Se le cose stanno così… Se davvero non
si possono cambiare… Vorrà
dire che sarò io a cambiare! Distruggerò io
stesso il male! Anche a costo di
diventare io stesso un malvagio! Salverò i ragazzi che
verranno dal mio stesso
fato, anche a costo di doverli fermare con la forza!”
Sotto gli occhi increduli di Jessie, si colpì il petto con
tale
forza da farvi entrare le mani.
“Non ho più bisogno di questo!”
urlò, per poi estrarre il proprio
cuore con un gesto secco e deciso e scagliarlo lontano da sé.
“Lan Yami non esisterà mai più! Da oggi
solo la sua oscurità andrà
avanti nel suo compito! E distruggerà tutta la corruzione
che incontrerà. Non
importa se sarò chiamato distruttore, o
calamità.” Dichiarò. “La
verità non
dovrà mai saperla nessuno! Sono stato chiaro, Oma?”
Jessie si girò, ritrovandosi di nuovo di fronte alla donna
dal
corpo etereo, che però stavolta aveva uno sguardo triste.
“Come desideri, Lan…”
“No, non Lan… è darkroxas92.”
Disse lui, mentre il suo abito
cambiava colore, diventando nero, dopodiché si mise il
cappuccio che da quel
momento in poi avrebbe celato il suo volto.
“Che cosa dovrò dire agli altri?” chiese
Oma.
“Digli che Yami è stato rinchiuso in una
dimensione parallela da
me e che io ti ho ingannata per poter ascendere.
C’è solo un’ultima cosa che
voglio chiederti, prima di cadere totalmente nelle tenebre.”
“Dimmi pure.”
“Prenditi cura delle vittime della mia crociata. Solo di
coloro
che lo meriteranno, ovviamente. Tu sei l’unica in grado di
vedere così bene
dentro le persone.”
“Non mi sopravvalutare. Non ho saputo vedere completamente la
tua
immensa sofferenza.”
La divinità sorrise.
“Quella nemmeno Lan è stato in grado di
vederla.” Disse, per poi
scomparire, lasciando spazio ad un’altra città.
Questa volta Jessie vide centinaia di persone in preda al panico
alla ricerca vana di una via di fuga, mentre la città
collassava rapidamente su
se stessa. Lo scenario si spostò attorno alla custode,
fermandosi di fronte a
un ragazzo che stava scappando, che Jessie riconobbe subito essere Sora.
Il ragazzo inciampò, cadendo a terra e perdendo un oggetto,
che
scivolò qualche metro più in là,
fermandosi ai piedi di una persona, che lo
prese tra le mani.
Jessie riconobbe subito il ciondolo che Yami aveva donato a Somau.
“G-Grazie…” fece il ragazzo, rialzandosi
e avvicinandosi all’uomo,
il cui volto era celato da un cappuccio nero.
“Dev’essere molto prezioso per te questo,
vero?” chiese, prima di
restituirlo al proprietario.
“A dir la verità non saprei…
l’ho sempre avuto da quando ho
memoria, ma sono sicuro che per me è importante. Percepisco
come un antico
legame con questo ciondolo.”
“Capisco… Qual è il tuo nome?”
“Hamalau! E il tuo?”
A Jessie parve di scorgere un sorriso triste sul volto di
darkroxas92.
“Non ha importanza. Ti conviene sbrigarti, prima che per
questo
mondo giunga alla sua fine.”
“Non posso senza prima essermi accertato che i miei amici
siano al
sicuro. Il Magister sta facendo di tutto per arginare
l’attacco di quel mostro!
Cerca di metterti in salvo anche tu!” fece Hamalau, per poi
correre via.
L’uomo si tolse il cappuccio.
“Perdonami di nuovo, ma è meglio se per questa
volta passi
direttamente alla tua prossima reincarnazione, Somau. Questo mondo era
troppo
corrotto per andare avanti.”
darkroxas92 si rimise il cappuccio, proseguendo nel suo cammino,
mentre diversi palazzi crollavano attorno a lui.
“E chissà… forse in futuro, sarai
proprio tu a fermarmi, dato che
ti farò soffrire molto.”
“Sei sicuro di ciò che stai facendo?”
chiese una voce.
“In questo modo dovranno sigillarmi per aver violato la
Grande Regola,
ponendo così un freno alla mia mania distruttrice. Un tempo
sufficiente per far
regnare un po’ di pace, mentre il mio nome
continuerà a incutere timore.”
Oma sospirò.
“Ti avverto che farò ascendere Hirurogeita Lau. E
lui cercherà
sempre un modo per farti capire ciò che hai fatto, oltre ad
intralciarti.”
“Capisco. Sì, credo che lui possa riuscire
là dove Lan ha fallito,
però lui non dovrà mai sapere del suo
predecessore, chiaro?”
“Come desideri… Darky.”
Poi tutto scomparve, lasciando Jessie nuovamente persa nelle
tenebre.
“Quindi è così che stanno le
cose…”
“Esatto.” Rispose la voce di darkroxas92.
“Ho passato ogni
instante della mia esistenza a cercare di salvare tutti quelli che
potevo,
fallendo sempre. Poi, ho capito che l’unico modo per far
sì che non soffrissero
quanto me era quello di farli soffrire in maniera minore, anche se
probabilmente loro non ci crederebbero mai.”
Jessie rimase in silenzio ad ascoltarlo.
“Somau… Hamalau… Sora… ho
cercato di aiutarlo infinite volte… Il
mio senso di colpa per non essere riuscito a mantenere
quell’unica promessa mi
ha sempre tormentato. E adesso, per mia scelta, quel ragazzino mi odia
con
tutto se stesso, considerandomi giustamente per quel che sono: un
essere senza
cuore, privo di sentimenti e morale, il cui solo obiettivo è
quello di far
soffrire lui e tutti i suoi coetanei.”
“Era davvero necessario?” chiese Jessie.
“Non c’era nessun altro
modo per aiutarlo?”
“CI ho provato per millenni!” replicò
con rabbia la divinità. “Ma
ogni misera volta… Ogni volta che lui interveniva per
aiutare qualcuno, qualcun
altro lo fermava. È come se fosse una maledizione, quel
ciondolo che gli donai
quel giorno, lo segue in ogni sua reincarnazione, come se fosse parte
di lui!”
“Questo significa che continua a credere in quella promessa,
no?”
fece Jessie. “Significa che crede ancora in te!”
“No… significa solo che la mia maledizione
continua a colpirlo, in
un ciclo infinito…”
“È inutile che provi a salvarlo,
custode!” esclamarono diverse
voci, mentre la sagoma oscura prendeva nuovamente forma, assieme a una
stazione
del cuore grigia.
Non appena Jessie atterrò su di essa, un vento freddo la
investì, portando
con sé qualche fiocco di neve.
Poco lontano vi era anche darkroxas92, che però era sdraiato
a
terra, senza alcuna intenzione di muoversi.
“Voi siete le persone che lo hanno ucciso quella notte,
vero?”
chiese la custode, evocando i due Keyblade.
“Non solo. Noi siamo tutti coloro che abbiamo fermato lui e i
suoi
innumerevoli protetti. Noi siamo coloro che hanno creato la sua
sofferenza, e
siamo fieri di averlo fatto!”
“Voi… Credevo di averne viste di persone
malvage… Certo, non siete
ancora ai suoi livelli, però voi… Voi non potete
essere perdonati!”
“E che cosa vuoi fare? Sconfiggerci? Eliminarci? Nessuno
può
farlo! Siamo oscurità pura, e tu non hai sufficiente luce
per affrontarci.
Anzi, è più facile che tu ti unisca a
noi!”
“Siete degli illusi se sperate che lasci accadere una cosa
del
genere!”
“Allora affrontami, custode, e vediamo fin dove arriva la tua
determinazione!”
Jessie strinse con maggiore forza i suoi Keyblade.
“Credo proprio che ti serva un piccolo aiuto, non
è vero?” fece
una voce, che risuonò in quello spazio
all’apparenza vuoto.
“Dark!” esclamò Jessie, guardando verso
l’alto.
“Io e Hikari abbiamo provato a raggiungervi, ma nonostante i
miei
poteri, c’è una barriera che ci impedisce di
proseguire. Tuttavia, credo di
aver trovato qualcun altro in grado di aiutarvi!”
Non appena ebbe detto ciò, tre fasci di luce attraversarono
le
tenebre, cadendo affianco a Jessie, che si coprì gli occhi.
Quando li riaprì, Sora, Riku e Kairi erano al suo fianco,
tutti e
tre con il Keyblade in mano.
“Non posso proprio lasciarti sola un attimo, eh?”
fece Riku,
sorridendole. “Ti lascio sul letto e ti ritrovo a combattere
contro un altro
essere oscuro.”
Poi il ragazzo si fece serio.
“Tutto bene? Hai avuto difficoltà?”
Jessie scosse la testa.
“Tranquillo, non ho esagerato.” Assicurò
con un sorriso.
“Perfetto allora! Vediamo di dare una lezione a questo tizio
e di
tornare a casa!” esclamò Sora.
“Somau… Così anche tu osi
affrontarci.” Disse la figura, alzando
il pugnale, preparandosi ad attaccare.
“Somau? E chi diamine sarebbe?” chiese il castano
confuso.
“Una vecchia conoscenza del proprietario di questo cuore
vuoto.”
Rispose Jessie, alzando i Keyblade per difendersi.
“Che sarebbe?”
“Quel tipo a terra.” Rispose la figura, indicando
la divinità con
un cenno. “Poverino… immagino che rivivere
millenni e millenni di brutti
ricordi lo abbia provato non poco, dev’essere stato doloroso
anche per una
divinità della distruzione.”
I quattro custodi lo guardarono con occhi infuriati.
“Siete voi la causa di tutto questo!”
esclamò Jessie. “Ho visto
cosa gli è successo! E mi meraviglio che la sua
volontà lo abbia fatto andare
avanti per così tanto tempo, ma questo significa soltanto
che avete fallito!
Non siete riusciti a farlo cadere completamente nelle
tenebre!”
“Sì, forse hai ragione, ma presto
soccomberà totalmente di fronte
all’oscurità! E voi con lui.”
Detto ciò, la figura scagliò un’onda
nera contro i custodi, che li
investì in pieno.
I quattro usarono i Keyblade per contrastare l’onda
d’urto, che fu
comunque sufficientemente potente da farli indietreggiare.
Il braccio sinistro di Jessie si fece leggermente più scuro,
costringendo la custode a cacciare un piccolo urlo di dolore.
“Jessie!” esclamò Riku preoccupato.
“N-Non ti preoccupare… questo non è
niente…”
Ma con grande sorpresa di tutti, l’onda fu spezzata da
qualcosa.
Di fronte ai quattro custodi c’era darkroxas92, con lo
sguardo
verso il basso e la mano aperta.
“Basta così…” disse, senza
alzare il capo. “Questo è abbastanza.
Andatevene.”
“Non se ne parla nemmeno! Non possiamo lasciarti in balia di
quell’essere!”
esclamò Sora.
“Già, non ce la farai mai da solo contro di
lui!” aggiunse Kairi.
“Va bene così… Sparirò con
lui. Le mie sofferenze, la mia verità,
il mio passato… farò sparire tutto insieme a
me!” urlò, creando una sfera di
energia e scagliandosi contro l’avversario.
Tuttavia, la divinità fu respinta come se niente fosse,
rotolando
a terra.
“Patetico. E tu saresti l’essere più
temuto da tutti? Sei solo un
debole, che si atteggia da forte.”
“Sì, è vero… In effetti, ho
passato gli ultimi ventimila anni a
far credere a tutti di essere il signore della distruzione…
e devo dire che mi
è anche venuta bene come recitazione. Forse avrei dovuto
fare l’attore, ma
sembra che questo caratterizzi tutti i Dark esistenti… Anche
il me di questa
dimensione ha fatto lo stesso, anche se per un tempo infinitamente
più breve.”
“E con ciò? Credi che basterà? Ti
farò sprofondare nelle tue
tenebre peggiori, dalle quali non uscirai mai più!”
Senza che nessuno potesse fare qualcosa, la figura lanciò il
pugnale contro darkroxas92, colpendolo in pieno petto.
La divinità sgranò gli occhi, poco prima che essi
si spegnessero,
lasciandolo cadere a terra come una marionetta a cui sono stati
tagliati i fili.
“No!” urlò Jessie, per poi girarsi irata
verso la figura, come gli
altri tre custodi.
“Non si risveglierà mai più! Perso
dentro sé stesso per sempre!”
“Beh, ho una brutta notizia per te. Nemmeno tu uscirai da
questo
posto vivo!” esclamò Sora, per poi creare una
sfera di luce con il Keyblade.
“Noi te lo impediremo!”
“Fatevi sotto allora.”
“Perché non avrei dovuto? Sono solo un fallito,
che non è riuscito
in niente.”
“In effetti, ti ho sempre impedito di fare ciò che
volevi, ma
dopotutto, come hai detto, sei stato un ottimo attore.”
Aggiunse un’altra voce,
che costrinse la divinità a spalancare gli occhi e a
mettersi seduto.
Di fronte a lui c’erano Oma e Ottoperotto, che lo guardavano
divertiti.
“Che cosa…?”
“Sei giunto così lontano, Lan. Non vorrai davvero
fermarti adesso,
vero?” chiese la donna.
“Io…”
“Lo dicevo io che eri una divinità della domenica,
‘gnorante!”
Esclamò un’altra voce, mentre dal nulla appariva
suor Nausicaa.
“Però bisogna concedergli un premio come miglior
attore delle
ultime epoche. Cavoli, è riuscito a ingannare
l’intero Alto dei Cieli, più
qualche milioncino di mondi.” Aggiunse Loony.
“Io… Io ero serio! Io volevo davvero distruggere!
E volevo punire
i tuss!”
“Sì, certo… e io amo passare le vacanze
da Xehanort.” Commentò Ventus,
apparendo alle sue spalle.
“E io non somiglio vagamente a Sora.” Fece Vanitas,
mostrandosi al
suo fianco.
“E Xaldin non impreca mai.” Aggiunse Roxas,
sbucando di fronte a
Vanitas.
“Che cos’è? Una riunione per prendermi
in giro?”
“Prenderti in giro?” fece una voce, mentre di
fronte a lui
appariva Sora. “Direi di no, anzi, il contrario.”
“Siamo qui per ringraziarti.” Disse un altro
ragazzo, il cui volto
era però inesistente, mentre attorno alla
divinità ne apparvero centinaia.
“Tu ci hai sempre guidato, cercando di aiutarci in tutti i
modi
possibili.”
“Non ci hai mai abbandonato.”
“Hai cambiato metodi, e dobbiamo ammettere che quelli degli
ultimi
millenni non sono stati proprio di nostro gradimento, ma
l’intenzione è rimasta
sempre la stessa.”
“Anche quando svolgevi il tuo nuovo ruolo… hai
sempre pensato a
noi.” Fece Hamalau, apparendo al fianco di Sora.
“Hai sempre cercato di mantenere quella promessa fatta tanto
tempo
fa.” Disse Somau, comparendo anche lui di fronte a
darkroxas92.
Poi i tre ragazzi tirarono fuori il loro ciondolo, mostrandolo
alla divinità, imitati da molti altri.
“Questo non è il simbolo di una
maledizione.” Dissero insieme.
“Questo è il simbolo che dimostra la tua
lealtà verso di noi! La tua devozione
verso la tua promessa!”
“Da migliaia di anni siamo stati legati da questo ciondolo.
Tu mi
hai sempre protetto, e hai sempre sofferto ogni volta che qualcuno mi
fermava.”
Fece Somau.
“Non permettere ai tuoi incubi di avere la meglio!”
esclamarono
tutti insieme.
“Affrontali!” fece Sora.
“Annientali!” disse Hamalau.
“Vendicaci!” concluse Somau.
darkroxas92 li guardò incredulo, per poi sorridere,
scuotendo la
testa.
“Cavoli… devo essere proprio caduto in basso se
tutti voi siete
venuti qui. Mi dispiace, ma il qui presente darkroxas92 non ha
intenzione di
farsi consolare!” disse, saltando in piedi.
“Non c’è bisogno che me lo diciate voi.
È arrivato il momento di
affrontare le mie tenebre, e di mantenere fede alla mia
promessa!”
Tutti i ragazzi sorrisero, per poi cominciare a svanire, lasciando
darkroxas92 da solo di fronte alle tre incarnazioni di Sora.
“Questo credo sia tua.” Dissero, porgendoli il
ciondolo, che la
divinità prese tra le mani.
“Buona fortuna… Lan…” fece
Somau, scomparendo assieme agli altri
due.
Yami osservò il ciondolo che teneva in mano.
“La tua luce…” fece una voce alle sue
spalle, che lo costrinse a
girarsi. “È molto più forte di quanto
tu creda.”
Di fronte alla divinità c’era una donna avvolta
dalla luce, che lo
guardava sorridendo.
“Tu chi sei? Non mi sembra di averti mai
visto…”
“Il mio nome è Lucis… E sono la madre
del Dark di questa
dimensione.”
Lan spalancò gli occhi.
“Vuoi dire che tu sei…”
“La Luce, esatto. Lan Yami, la tua oscurità ha
solo ricoperto la
tua luce. È arrivato il momento di risvegliarla!”
“Non posso… ho gettato via il mio cuore, non posso
più risvegliare
la mia luce…”
“Il tuo cuore sta ancora battendo. Non è
scomparso, è solo
disperso.”
Poi Lucis alzò una mano verso di lui.
Il ciondolo s’illuminò, per poi scomparire,
lasciando il posto a
un Keyblade dorato, con striature bianche e nere.
“Questo è… un Keyblade?!”
“Usalo per affrontare le tue tenebre e i tuoi incubi. Tieni
fede
alla tua promessa!” esclamò Lucis, per poi
scomparire.
Lan rimase fermò per qualche secondo, per poi puntare il
Keyblade
verso l’alto, rilanciando un raggio di luce.
Istantaneamente, sotto i suoi piedi apparve un mosaico, che
rappresentava lui, sia come Lan Yami che come darkroxas92, circondato
da
centinaia dei suoi ciondoli.
Dietro di lui si scorgevano anche tutti i ragazzi che gli erano
apparsi poco prima.
“Non vi deluderò.” Disse Lan, mentre
tutto svaniva nella luce.
Il pavimento grigio cominciò a dissolversi, rivelando lo
stesso
mosaico che aveva visto Lan.
Il suo corpo si alzò da solo, mentre nella sua mano
compariva il
Keyblade.
“Che cosa?!” esclamò Riku.
“Anche lui è un custode?!”
“Impossibile!” urlò la figura, mentre
Lan riapriva gli occhi.
“Direi che è arrivato il momento di porre fine a
questa storia!”
disse, puntando il Keyblade contro l’avversario.
“Non ti lasceremo vincere così
facilmente!” replicò la figura,
creando un secondo pugnale.
Lan si scagliò contro di lui, ma l’avversario lo
evitò saltando in
alto.
“Siamo pur sempre nel nostro elemento, credi che non
possa-”
Ma s’interruppe quando Sora e Riku apparvero ai suoi lati,
afferrandogli le braccia per tenerlo fermo.
“Lasciateci andare!”
“Ora!” urlarono i due custodi.
“Con immenso piacere!” esclamò la
divinità, saltando verso la
figura, per poi scomparire e riapparire alle sue spalle.
“Noi… non spariremo così
facilmente…” cominciò a dire quella,
mentre i due custodi la lasciavano andare. “Saremo sempre
dentro di te…”
“Sì, è vero, ma non mi darete
più fastidio!” disse darkroxas92,
puntandogli contro il Keyblade e colpendolo con un raggio di luce.
Sul corpo dell’avversario apparve una serratura, che
s’illuminò,
costringendo i cinque a chiudere gli occhi.
Quando riuscirono a riaprirli, dell’avversario non era
rimasta
alcuna traccia.
“È finita?” chiese Jessie, ansante,
mentre Riku la raggiungeva.
“Direi di sì.” Rispose una voce, mentre
un varco si apriva,
lasciando entrare Dark e Hikari.
“Ma chi era quello?” chiese Kairi.
“Era un concentrato dei miei incubi.” Rispose
darkroxas92.
“Millenni di storia, di eventi tragici… tutti
riuniti in quell’essere.”
“Millenni?” fece Sora.
“Ehi, state parlando con una divinità. Non sono di
certo nato
ieri.” Replicò Lan, sorridendo divertito e
osservando il Keyblade.
“Tieni.” Disse, porgendolo a Dark, che
però scosse la testa.
“È il tuo Keyblade. Io non posso
prenderlo.”
“Me l’ha dato tua madre, io non posso usarlo
ancora. Non ne sono
degno.”
“Se mia madre te l’ha donato, significa che pensa
tu lo sia.”
“Il Keyblade non viene mai dato a qualcuno che non
è in grado di
usarlo.” Aggiunse Hikari.
“Quindi è così che funziona qui? Non
appena uno si dimostra degno
del Keyblade lo riceve?” chiese Sora.
“Possiamo dire di sì, ma non chiunque. Solitamente
sono io che
scelgo svariati guardiani.” Rispose Dark, per poi lanciare a
Lan il telecomando
di Loony. “Con quello potrete tornare tutti nella vostra
dimensione.” Spiegò.
Jessie annuì, recuperando la benda dalla sua tasca.
“Sei sicura?” le chiese Riku.
Lei annuì.
“Sì. Qui mi limiterei a fuggire. Inoltre,
c’è anche l’altra
Jessie. Non voglio complicarle l’esistenza.”
“E poi, credo sia meglio per voi tornare nel vostro
universo.”
Fece Dark, dando a Jessie un’occhiata più che
eloquente. “Dubito che vogliate
che succeda qui, vero?”
I quattro custodi lo guardarono sorpresi.
“E tu come-”
“Sono una delle entità portanti di questo
universo. Credete
davvero che non sia in grado di accorgermi di una cosa del
genere?”
“Se sta parlando di quel che penso, me n’ero reso
conto anch’io. Era
fin troppo palese.” Commentò darkroxas92,
sorridendo. “Cerca solo di non
passare nella mia dimensione nei prossimi due decenni. Ho intenzione di
continuare con i miei soliti metodi.”
“Uh?” fece Kairi.
“Sono la divinità della distruzione, e ho una luna
piena di
ragazzi a cui far capire cos’è giusto e
cos’è sbagliato. E per farglielo
capire, intendo dire che devo punirli oltre l’umana
immaginazione!”
Jessie sorrise.
“Va bene. Quindi continuerai a tenere fede alla promessa
fatta a
Somau.
“Somau?” chiese Hikari.
“Sempre.” Rispose la divinità, senza
girarsi e premendo un bottone,
facendo aprire due varchi.
“Au revoir! Non vedo l’ora di vedere la faccia di
quei quattro
tuss quando vedranno la mia nuova arma.” Fece, sparendo
dentro uno di essi.
“Allora andiamo anche noi.” Disse Riku.
“Jessie ha bisogno di
riposo.”
“Credo proprio che tu abbia ragione…”
disse lei, rassegnata, però
sorridendo.
Dark e Hikari annuirono.
“Prima di andare… Dark, posso chiederti un piccolo
favore?”
L’Equilibrio guardò la custode incuriosito.
“Uh? Certo, dimmi.”
La castana si avvicinò al ragazzo, prendendogli una mano per
posarla sul suo ventre.
Dark arrossì per un istante, ma si riprese quando
avvertì la
stretta della ragazza.
“Jessie…” disse preoccupato il custode
dell’Alba, avendo capito i
pensieri della castana.
“Dark puoi dirmi cosa senti? Come ha detto quella custode
oscura,
la mia luce s’è ridotta ad un punto immerso nelle
tenebre… ti prego, dimmi che
quel punto è uguale a prima.” Supplicò,
puntando i suoi occhi color nocciola
colmi d’ansia in quelli dell’altro.
Per qualche istante nessuno disse nulla, poi Dark sorrise.
“Non
devi preoccuparti, questa luce non cadrà facilmente sotto
l’oscurità, mi sembra
tenace.”
“Grazie. Grazie davvero.” Fece la keyblader.
“Grazie a voi per il vostro aiuto. Credo che anche quelli
della
dimensione dell’altro Dark vi saranno grati.”
“Più di quanto possiate immaginare. Sarebbe stata
una grave
perdita per loro.” Disse Jessie, per poi stringere con forza
la benda,
attraversando il varco assieme ai tre compagni.
“Niente da fare…” ansimò,
lasciandosi cadere seduta a terra.
“Questa volta Azuki ci ha giocato.”
“Non può essere indistruttibile!”
esclamò Natsu, continuando a
colpire il muro con il fuoco. “Fairy Tail è famosa
per essere la gilda più
distruttiva, non posso di certo fallire nella nostra
specialità!”
“Aye!”
“È inutile.” Fece Protoman.
“Se ha hackerato i dati di questo
posto, può aver creato delle pareti assolutamente
indistruttibili.”
“Beh, noi non ci arrenderemo di certo!” disse Sora.
“Sono già
finito in un mondo dentro un computer, e ne sono uscito sano e
salvo!”
Edward batté le mani, per poi appoggiarle al muro.
“Maledizione… anche l’alchimia
è inutile. Non riesco a riconoscere
i materiali di questo muro. Non è semplice
oscurità.”
“E voi sareste dei custodi? Tutti così impazienti
e scalmanati?”
commentò Protoman.
“Sentì un po’, Mr
Io-Sono-Perfetto.” cominciò Black Star.
“Non so
chi tu sia esattamente e non me ne importa un accidente,
però tu non puoi di
certo pretendere che ce ne stiamo qui buoni ad aspettare che Dark o
qualcun
altro ci salvi!”
“E io non sono di certo venuto fin qua per morire in questo
modo.”
Fece Conan.
“Argh!!!” urlò Masaru, prendendo la
rincorsa e colpendo il muro
con un pugno.
Per qualche secondo rimase attaccato ad esso, per poi venire
respinto indietro come allontanato da una forza misteriosa.
“Aniki!” esclamò Agumon.
“Non sia mai detto… che un fottuto muro mi
fermi!” esclamò il
ragazzo, rialzandosi.
“Se solo potessimo usare i nostri
Keyblade…” fece Riku, chiudendo
le mani a pugno per la rabbia.
“E io non riesco a mettermi in contatto con Chad.”
Poco lontano, Kuroyukihime e Haru erano intenti ad
esaminare le pareti.
“Quella ragazza è stata molto abile.”
Fece la ragazza. “È
riuscita a manipolare in maniera a dir poco perfetta i dati, unendoli a
qualcosa di sconosciuto, probabilmente come dicono i custodi,
oscurità.”
“Se solo mio padre fosse qui... o anche Ax. Anzi, forse
lui sarebbe il più adatto, visto che considera la nostra
informatica piena
zeppa di errori…” disse l’Animorph.
“E chi sarebbe? Un hacker?” chiese Haru.
“No, un alieno mutaforma con conoscenze minime di
informatica, ma ad ogni modo superiori a quelle degli esperti del mio
mondo. È
uguale per te?”
“Alieno mutaforma?” fece Protoman. “Come
sarebbe a dire?”
Marco sbuffò, per poi avvicinarsi ad Agumon.
“Puoi darmi un attimo la zampa per piacere?”
“Eh? Okay, ma per-”
Non appena il Digimon fu toccato dall’Animorph, si
zittì,
mentre i suoi occhi diventarono vuoti.
Marco gli lasciò la zampa dopo pochi secondi, lasciandolo
tornare normale.
“Cosa mi hai fatto?!” esclamò questi,
preparandosi a
combattere.
“Solitamente preferisco evitare di farlo con creature
intelligenti, ma credo sia l’unico modo per dimostrarvi il
mio potere.” Disse
Marco, mentre cominciava a diventare più piccolo.
Lentamente sul suo corpo crebbero delle scaglie
arancioni, mentre la sua testa si allungava.
Le sue braccia e gambe si trasformarono in zampe con tre
artigli al posto delle dita.
Un paio di minuti dopo, di fronte a tutti c’era una copia
esatta di Agumon.
“Questo potere mi è stato donato da uno di quei
alieni,
per poter proteggere il mio mondo. Posso trasformarmi in tutto
ciò che tocco e
che possiede un DNA.” Spiegò
l’Animorphs. “Purtroppo, ho un limite di due ore,
e non mi limito a copiare l’aspetto… In questo
momento sto provando
un’inspiegabile voglia di tirare pugni a qualcuno.”
“Wow… è proprio identico a
me!” esclamò Agumon, mentre
Masaru lo guardava sconvolto.
“Capisco… sembra proprio che i custodi non siano
mai
delle persone normali.”
“Beh, il mio unico potere è quello di poter
diventare un
bambino.” Rispose Conan. “Purtroppo al momento sono
bloccato in questo aspetto,
ma in realtà sono un liceale.”
“Eh?!” esclamò incredulo Haru,
guardandolo.
“Credo che di umani puri ci siamo solo io, Riku, Kairi,
Saiko, Ran e Asuka.” Fece Sora. “Infatti in questa
situazione siamo i più
svantaggiati.”
“Oh, non sai quanto, custode della luce.” Disse una
voce.
Tutti si girarono, ritrovandosi di fronte ad un’armatura
nera, con pezzi bianchi e azzurri.
Sulla vita e sull’elmo aveva un simbolo simile a quello
dei Nessuno, con la differenza che questi era
all’ingiù.
Ma la cosa che sorprese tutti era che impugnava un
Keyblade, anch’esso nero.
“E tu chi sei?!” esclamò Natsu, mentre
tutti si preparavano
a combattere.
“Un incubo.” Rispose questi. “Proprio
come quello che
stanno affrontando i vostri amici fuori di qui.”
“E di chi saresti? Non credo ti abbiamo mai visto
prima.”
Fece Sora.
“Oh, il fatto che non mi abbiate mai incontrato, non
significa che l’oscurità non possa materializzarmi
qui. In compenso, i tre
custodi che vi hanno preceduto dieci anni fa, sanno bene chi
sono.”
“Quindi è un vecchio nemico di Aqua, Terra e
Ventus?”
domandò Kairi.
“Ora preparatevi… perché vi
eliminerò tutti, dal primo
all’ultimo!”
“Non te lo permetteremo!” urlò Inuyasha,
partendo
all’attacco.
Ma con sua sorpresa, dal terreno uscirono delle catene,
che lo imprigionarono, facendolo cadere a terra.
“Che cosa-?” fece il mezzo demone, spalancando gli
occhi
quando vide l’armatura alzare il Keyblade, sollevando assieme
a esso un pezzo
del terreno, come se niente fosse.
“Attento!” urlò Pan, correndo in suo
aiuto affiancata da
Natsu e Ichigo, colpendo il pezzo di terra con i loro attacchi,
facendolo
esplodere.
Senza però avere nemmeno il tempo di riprendere fiato,
attorno all’armatura apparvero una decina di lame di luce,
che si mossero da
sole contro i custodi, colpendoli in pieno e facendoli cadere tutti a
terra.
“Maledizione… Chi accidenti è questo
tipo?!”
“Lasciate che sia un Master a occuparsi di lui!”
urlò
Black Star, mentre il suo corpo veniva ricoperto da strisce nere.
L’assassino scomparve, riapparendo di fronte
all’avversario e colpendolo in pieno con l’onda
dell’anima, senza però sorbire
alcun effetto.
“Che cosa? Perché non funziona?!”
esclamò poco prima di
venire respinto da un calcio.
“Non sarà…” fece Edward, per
poi battere le mani e creare
dal terreno una spada di ferro, con la quale si scagliò
contro l’armatura,
colpendola.
L’alchimista spalancò gli occhi, per poi saltare
all’indietro.
“Non pensavo avrei più rivisto qualcosa del
genere…”
mormorò.
“Di cosa si tratta?” chiese Kuroyukihime.
“È proprio com’era mio
fratello… Quell’armatura è
vuota!”
esclamò, facendo girare tutti verso di lui.
“Che cosa?!” fece Protoman. “Come fa
un’armatura a essere
vuota?”
“Nel caso di mio fratello, lui aveva perso il corpo, e io
ho legato la sua anima a un’armatura… Ma per
questo qui, non ne ho idea…”
“Ed!” urlò Sora. “Devi crearci
delle spade con cui
combattere!”
“Credo che per stavolta sarò costretta a chiedere
il tuo
aiuto…” si aggiunse Asuka, sbuffando, mentre anche
Conan si avvicinava ai
quattro.
Edward fece un ghigno, per poi battere la mani e
appoggiarle a terra, creando cinque spade che lanciò ai
quattro custodi.
Ran invece creò dal nulla una spada di luce, mentre Marco
tornava al suo aspetto umano.
“Credete forse di poter battere uno dei Master più
vecchi?” chiese l’armatura, per poi venire avvolta
da un’aura dorata.
“Che cosa? Uno dei Master…” fece Ichigo.
“Sei Xehanort?!”
“Certo che no, ma lo conosco bene.”
Poi, senza dare tempo a nessuno di reagire, dal suo
Keyblade uscirono decine di catene, che avvolsero tutti i presenti.
“Lasciaci andare!” urlò Natsu, cercando
inutilmente di
liberarsi.
Per tutta risposta, l’armatura alzò il Keyblade,
creando
una decina di copie dell’arma, che lo circondarono.
Sulla punta di tutti i Keyblade cominciò a crearsi una
sfera d’energia.
“Ditevi addio, custodi!” fece l’armatura.
“Non così in fretta!” urlò
una voce.
Dal muro si creò un varco di luce, dal quale uscì
Saiko,
con il Keyblade in mano, con cui colpì in pieno
l’avversario, costringendolo a
interrompere l’attacco e a sciogliere le catene.
“Saiko?! Che cosa gli è successo?!”
esclamò Sora, per poi
vedere altre tre figure uscire dal varco.
“Ha liberato il suo vero potere. O almeno, così ha
detto
Dark.” Rispose Megaman, mentre Chad e Lan lo affiancavano.
“Chad?!” fece sorpreso Protoman.
“Come-?”
“Un certo essere superiore mi ha permesso di venire ad
aiutarti. Sei pronto a combattere?”
Il Net-Navi annuì, raggiungendolo.
“Allora, siete pronti?” chiese Lan, ricevendo tre
assensi.
Lui e Chad presero subito i loro dispositivi elettronici,
inserendo un chip al loro interno.
I due ragazzi scomparvero assieme ai loro Navi avvolti
dalla luce.
Quando essa scomparve, solo Megaman e Protoman erano
ancora presenti.
“Dove sono finiti gli altri due?” chiese Ichigo.
“Siamo ancora qui.” Rispose Megaman, usando
però la voce
di Lan. “Ci siamo fusi con i nostri Navi. È un
chip speciale, che solo in pochi
possono usare.”
“Tu… come hai fatto a rientrare in possesso del
tuo
Keyblade?” chiese l’armatura, rivolgendosi a Saiko.
“Il nostro potere non consiste solo nel Keyblade.”
Rispose il mangaka, portandosi una mano sul petto. “Il nostro
potere è il
nostro cuore! E ora, te lo dimostrerò!”
“Provaci!” replicò l’armatura,
alzando il Keyblade.
Ma prima che riuscisse a fare qualcosa, Haru lo colpì in
pieno con un calcio.
“Non ci lasceremo colpire di nuovo!”
esclamò, volando
subito via, lasciando il posto a Kuroyukihime, che lo colpì
con le sue lame,
costringendolo a indietreggiare ulteriormente.
“Maledetti…”
“Ora tocca a noi!” urlarono i due Navi, facendo
scomparire le loro braccia per sostituirle con delle spade
d’energia, per
partire subito all’attacco.
L’armatura riuscì a respingerli con il Keyblade,
sebbene
dovette compiere altri passi indietro.
“Non ti sarai dimenticato di noi, vero?” fece
Masaru,
mentre Agumon veniva ricoperto dalla sua aura arancione, aumentando di
dimensioni e trasformando le sue zampe in ali ricoperte da dati.
Masaru salì sulla sua schiena, volando subito verso
l’alto, mentre anche lui veniva completamente ricoperto dalla
sua aura.
“Questo è il potere… della nostra
DigiSoul!” urlò,
saltando giù non appena fu sufficientemente in alto,
colpendo l’avversario con
un pugno, facendolo così volare contro il muro, riempiendolo
di crepe.
“M-Maledetti… come osate…!”
L’armatura si interruppe quando vide Saiko di fronte a
lui, con alle sue spalle tutti gli altri custodi.
“Per te è finita!” esclamò il
mangaka, alzando il Keyblade
verso l’alto. “Torna da dove sei venuto,
incubo!”
Il Keyblade cominciò subito ad emanare luce, che
costrinse l’armatura a portarsi una mano sopra
l’elmo.
“Fermo!”
Saiko non lo ascoltò, e abbassò il Keyblade
direttamente
sul suo petto, trafiggendolo e distruggendolo il muro che si trovava
alle sue
spalle, e con esso l’intera struttura oscura, che
collassò su se stessa,
lasciando liberi i presenti.
Dark e Hikari erano poco lontani, ad aspettare quel
momento.
“Ce l’avete fatta, eh?” fece il custode
dell’Equilibrio,
sorridendo e avvicinandosi al gruppo e all’armatura.
“Già…” ansimò
Saiko, mentre il Keyblade tornava normale.
“M-Maledetti… Una simile forza…
superiore a quella dei
Master…” disse l’armatura, rialzandosi a
fatica. “Ma io non mi arrenderò così
fac-”
Tutti spalancarono gli occhi non appena videro un
Keyblade grigio trapassargli l’elmo, facendo scomparire
nell’oscurità
l’armatura, e mostrando così ai presenti il Blue
Ranger.
“Ancora tu?!” esclamò Natsu.
Il nuovo arrivato non disse nulla, limitandosi a girarsi
e ad allontanarsi.
“Aspetta!” fece Saiko, venendo fermato da Dark, che
scosse la testa.
“Se non vuole unirsi a noi, non possiamo
costringerlo.”
Disse. “Ma sono sicuro che presto sapremo di più
sul suo conto.”
“Ma non ne abbiamo idea, te l’abbiamo
già detto!” rispose
Sora.
“Sciocchezze! Solo voi potete essere i responsabile della
scomparsa del Maestro!”
“Senti, signore oscuro dei miei stivali, noi non
centriamo nulla!” fece Vanitas.
“Oh, vedo che un tuss è desideroso di
prenderle!”
“Ascolta Sidious…” fece Ottoperotto.
“Secondo me non ne
sanno proprio nulla. Ci hai svegliato alle tre di notte ordinandoci di
venire
qui, e ci abbiamo messo dieci minuti buoni per svegliarli!”
“E allora dov’è il Maestro? Ha saltato
la punizione dei
tuss del dopo cena, non era mai successo prima!”
“Suvvia, qualcuno avrà richiesto i suoi servizi da
distruttore.” Commentò Xaldin.
“A quello ‘gnorante? Figuriamoci! Ora
però voglio far
vedere a un certo sith cosa succede a svegliarmi senza un motivo ben
valido!”
“E io mi unisco a te!” aggiunse Larxene, evocando i
suoi
kunai.
“E-Ehi… Ragioniamo…” fece
Sidious, indietreggiando
spaventato.
“Però ora che ci faccio caso, anche Loony
è sparito da un
po’…”
“Non dirmi che ti stai preoccupando per me, vero?”
fece
il diretto interessato, apparendo dal nulla assieme a Oma, facendo
saltare
tutti i presenti per lo spavento.
“Loony! Oma! Volete farci venire un attacco di
cuore?!”
“Nah, troppo banale.” Commentò Loony.
“Comunque sono di
ritorno da un mondo fantastico! Sapete, c’erano virus,
programmi dalla forma
umana, divinità della distruzione che affrontavano i loro
incubi…”
“Solita amministrazione insomma, eh?” fece Sora,
per poi
zittirsi.
“Aspetta… ripeti l’ultimo punto,
scusa?”
“Punto.”
“Intendeva l’ultima cosa che hai detto,
Loony…” disse
acido Otto.
“Oh, che darky ha affrontato i suoi incubi aiutando quel
simpatico gruppo di custodi?”
“Stai dicendo che il Maestro si trova in una dimensione
parallela?!” esclamò Sidious, prendendo
l’emanazione per il colletto e
sollevandola di peso.
“Certo che no.”
“E allora dov’è?!”
“Forse in quel varco dietro di voi.” Rispose Loony,
indicandolo con un dito.
Tutti si girarono, vedendo un varco aperto.
“Che cactus…?” cominciò Sora,
poco prima di venire
colpito alla bocca da un raggio di luce, che però non gli
fece alcun danno.
“Che cosa è stato?” esclamò
Ventus, girandosi verso il
varco.
Con grande sorpresa di tutti, un Keyblade dorato, striato
di bianco e nero, sbucò dal varco.
“Un Keyblade?!” urlarono tutti quanti.
“Ma non l’ho mai visto prima! Di chi
è?”
“Da come ha colpito Sora, di sicuro non è un
amico!”
“Hai ragione, tuss.” Fece una voce, mentre dal
varco
usciva una familiare figura vestita di nero, che continuava a tenergli
puntata
contro la chiave leggendaria. “Diciamo che sono tornato,
più forte e
determinato di prima.”
“Darky?! Con un Keyblade?!” urlarono tutti.
“Si salvi chi può!” urlò
Sora, scappando via seguito
dagli altri tre ragazzi.
“Per tutti i nomi del convento!” esclamò
Nausicaa.
“Questo dev’essere un sogno.” Fece
Sigmund. “Sì, un
sogno, non c’è altra spiegazione…
Altrimenti dovrò psicanalizzare a fondo
l’incosciente che ha dato un Keyblade al signore della
distruzione!”
Solo Oma si soffermò a guardare il ciondolo del Keyblade,
lasciandosi sfuggire un sorriso.
“Nostalgia dei vecchi tempi?” chiese una voce alle
sue
spalle.
Il Ranger si girò subito, facendo scomparire il cellulare
ed evocando il Keyblade.
Di fronte a lui si trovava un ragazzo con addosso un
impermeabile bianco, con il cappuccio che gli celava il volto.
“Un emissario di Lucis?” fece la voce robotica del
Ranger.
“No, non direi. Io sono solo un osservatore.”
“Un osservatore?”
“Esattamente. Potrei essere definito come colui che sa
tutto quello che sta succedendo. Motivo per cui so chi sei
realmente.”
Il Blue Ranger rimase in silenzio, limitandosi a
prepararsi ad attaccare.
“E cosa vuoi fare adesso?”
“Te l’ho detto: sono un osservatore. Non rientra
nel mio
interesse ingaggiare battaglia contro di te. Sono qui solo per
riferirti alcuni
particolari sull’ultima prova che i custodi sotto la guida di
Dark dovranno
sostenere.”
“E perché mai verresti a dirlo a me?”
“Perché sei tu che li salverai, ma ti serve un
piccolo
aiuto. Prima che ti spieghi tutto però, gradirei che ti
togliessi quel casco.
Sai, mi piace parlare direttamente con le persone.”
“Allora anche tu devi levarti quel cappuccio.”
Il ragazzo sorrise, obbedendo.
Gli occhi sotto l’elmo del Ranger si spalancarono.
“Tu sei-”
“Non sono Dark. E nemmeno una sua copia. Diciamo che io
sono la base.” Rispose lui.
Il Blue Ranger non disse altro.
Poi, come se niente fosse, si portò le mani al casco,
cominciando a toglierselo, lasciando così liberi dei lunghi
capelli castani.
Il ragazzo sorrise.
“Adesso possiamo parlare di ciò che dovrai
fare… anche se sarà molto difficile per
te.”